Objet du Conseil n. 2140 du 21 décembre 2011 - Resoconto
OGGETTO N. 2140/XIII - Illustrazione delle proposte di legge n. 156, n. 157, n. 161, n. 164 e n. 171, relative al contenimento dei costi della democrazia.
Presidente - Iniziamo con la lettura delle relazioni dei cinque disegni di legge legati ai costi della politica. Ricordo che discuteremo assieme i punti n. 18, n. 19, n. 21, n. 22 e n. 23.
La parola al relatore delle proposte di legge n. 156 e n. 157, Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Egregio Presidente, cari colleghi, come concordato dai Capigruppo, in questa fase ci limiteremo all'illustrazione della proposta di legge.
Il dibattito sulla riduzione dei costi della politica ha molte sfaccettature, fino ad arrivare a visioni profondamente diverse della stessa democrazia. È chiamato in causa il ruolo delle istituzioni democratiche, delle Assemblee legislative e degli Enti locali, dei Governi, delle Giunte, dei partiti e movimenti e, naturalmente, dei politici, ma anche e più semplicemente - e questo è l'intento delle proposte di legge n. 156 e n. 157 presentate dal PD - di rispondere ad un'esigenza diffusa di maggiore sobrietà del ceto politico. Questo in modo particolare nel momento in cui la politica impone grandi sacrifici a tutti i cittadini per risanare il debito pubblico.
Vista la natura complessa della materia in questione e tenuto conto dell'esigenza di massima chiarezza e trasparenza nei confronti dei cittadini, proprio al fine di evitare di scivolare sul terreno sdrucciolevole dell'antipolitica, la proposta di legge in oggetto mira ad occuparsi esclusivamente delle facilitazioni, dei cosiddetti "benefit" o liberalità di cui gode il politico. Chiariamo intanto che il Consigliere regionale della Valle d'Aosta gode esclusivamente della gratuità dell'autostrada per svolgere la sua attività e di un rimborso forfetario per essere presente alle adunanze del Consiglio e alle riunioni ufficiali delle commissioni, laddove la sua residenza sia a più di cinque chilometri da Aosta.
L'applicazione della proposta di legge n. 156 non determina particolari risparmi della spesa pubblica, siamo nell'ordine di circa 110.000 euro, ma risponde ad un principio fondamentale ben più importante: chi gode di una buona remunerazione, molto più alta di quella del cittadino medio, non ha bisogno di ulteriori facilitazioni. Nel settore privato è prassi ricorrere ad un sistema di benefit per premiare o retribuire i manager, ma qui ci riferiamo ad un sistema pubblico che deve fare tutti i risparmi possibili per rilanciare l'economia.
Infine, una liberalità che abbiamo individuato essere in contrasto con l'immagine di sobrietà, indispensabile a chi svolge una funzione politica pubblica, è lo sconto praticato sull'abbonamento annuale allo skipass regionale. La soppressione di questa liberalità non determina particolari risparmi essendo poco utilizzata dagli stessi beneficiari, ma ora come non mai è classificata come un privilegio incomprensibile per gli altri cittadini valdostani che, concorrendo per la loro parte a pagare le tasse e a stringere la cinghia, devono pagare per intero il prezzo del biglietto.
Siamo dunque consapevoli che non è questa una soluzione risolutiva di per sé del problema dei costi della politica, e per questo è stata affiancata ad altre che meglio rispondono alla necessità di ridurre la spesa pubblica, ma siamo altrettanto consapevoli che queste norme contribuiscono a riavvicinare la politica ai cittadini, a dare di essa un'altra immagine e, infine, fanno il bene della democrazia.
Grazie Presidente, illustro anche la proposta di legge n. 157, che si riferisce alla riduzione del trattamento indennitario dei Consiglieri regionali che hanno altre attività. In linea con la proposta di legge n. 156, la presente non abbatte sensibilmente i costi della politica, ne siamo consapevoli, anzi non garantisce risposte certe in termini di entità del risparmio, riferendosi a situazioni personali che mutano nel corso della legislatura e anche nel corso degli anni. Va chiarito subito che non ci si riferisce, nel caso specifico, a norme che afferiscono a limitazioni degli incarichi pubblici e che non si introduce alcuna limitazione alle libertà individuali che sono normate in altra sede, vedi la legge regionale 7 agosto 2007, n. 20: "Disciplina delle cause di ineleggibilità e di incompatibilità con la carica di Consigliere regionale, ai sensi dell'articolo 15, comma secondo, dello Statuto speciale". Molto più semplicemente la proposta di legge si indirizza a chi svolge l'attività politica in concomitanza con altre attività o percepisce redditi derivanti da trattamenti di quiescenza in misura pari o superiore a 20.000 euro annui lordi.
Non si tratta di un'assoluta novità nell'ordinamento legislativo regionale. Seppur con le notevoli differenze di ruolo e funzione, anche di natura applicativa, la legge regionale 4 settembre 2001, n. 23: "Norme concernenti lo status degli amministratori locali della Valle d'Aosta. Abrogazione delle leggi regionali 18 maggio 1993, n. 35, 23 dicembre 1994, n. 78 e 19 maggio 1995, n. 17" dimezza i compensi di Sindaci, Vicesindaci e Assessori del Comune di Aosta e degli altri Sindaci e Presidenti di Comunità montane, qualora non siano collocati in aspettativa. Tale norma infatti introduce, almeno parzialmente limitandolo al solo lavoro dipendente, il principio che l'attività politica non a tempo pieno comporta una decurtazione.
All'obiezione secondo cui chi è bravo può svolgere più attività contemporaneamente rispondono sia le norme che impediscono a chi ricopre determinati incarichi di essere eletto, o quelle che introducono l'incompatibilità, già previste nell'ordinamento regionale; questo a sottolineare la natura particolare della funzione politica. Dunque chi non dedica il suo tempo in maniera esclusiva alla politica, cosa che l'elettore non può che parzialmente verificare, non avrà nulla da eccepire se il suo compenso verrà decurtato del 20 percento, secondo un principio di equità e di risparmio, non essendo il trattamento indennitario fonte esclusiva di sostentamento.
L'estensione di tale riduzione del 20 percento dell'indennità nel caso di cumulo di rendite o pensioni superiori ai 20.000 euro va nell'indirizzo di una politica vista come servizio reso alla comunità e non come un'attività aggiuntiva finalizzata al profitto. Il principio di non cumulabilità di pensioni, o rendite, o indennità è un principio che il legislatore dovrebbe introdurre e fare suo generalmente. Un passo alla volta è meglio che niente, nessuno infatti fa politica per arricchirsi, ma per il bene comune e dunque, trovandosi in condizioni di agio economico, come ha fatto il Presidente del Consiglio dei Ministri Monti, non necessariamente ha bisogno dell'intera indennità per svolgere la propria attività.
In conclusione, le indennità in politica non avevano il fine di premiare chi svolgesse tale attività, ma di indennizzarla per il tempo dedicato alla comunità; tale indennizzo sia dunque equilibrato e ispirato ad un principio di equità.
Presidente - La parola al relatore della proposta di legge n. 161, Consigliere Segretario Rigo.
Rigo (PD) - Da tempo, agli annunci di riduzione dei costi della politica non seguono mai i fatti, da tempo tutti la indicano come priorità da mettere all'ordine del giorno delle Assemblee consiliari ma quel giorno, per una ragione o per l'altra, tarda sempre ad arrivare. Adesso poi con la neve sono arrivati anche gli ulteriori sacrifici della manovra del Presidente del Consiglio, professor Monti. Molti cittadini sono coscienti, sanno bene che questi sono necessari, anche se non equi, affinché i giovani abbiano un futuro e i deboli un presente, ma i cittadini, i buoni cittadini chiedono anche "esempi" certi e visibili: una riduzione dei privilegi ai politici. Per molti non importa forse l'entità dei risparmi, perché in questa difficile fase conta soprattutto la credibilità di chi dovrà gestirla. Ma non c'è solo questo: c'è anche un'onda crescente di antipolitica. La crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo non è che un acceleratore di questo negativo processo, che va invece non assecondato, ma affrontato con una visione nuova della politica: come servizio reso alla comunità e finalizzato al conseguimento del bene comune. Umiltà, rigore, impegno, trasparenza devono essere i punti di forza per riconquistare il terreno perduto. È necessario riconquistare credibilità nei confronti dei cittadini con atti concreti e la riduzione delle indennità dei Consiglieri regionali va in questa direzione. Così come la trasparenza rispetto ai costi della politica. Proprio per questo, proprio per consentire a tutti di conoscere i compensi percepiti dagli Amministratori regionali, la proposta di legge interrompe quel meccanismo che "aggancia" le indennità dei Consiglieri a quella dei Parlamentari. Questo processo è fondamentale nel perseguimento del principio dell'autonomia decisionale che dovrebbe contraddistinguere le istituzioni valdostane. Di conseguenza, per quanto riguarda l'indennità mensile di carica, il compenso è effettuato attraverso la determinazione del relativo importo, mentre per ciò che concerne l'indennità di funzione e la diaria, le riduzioni degli importi sono calcolate anche mediante una rimodulazione delle preesistenti percentuali di parametrazione.
La presente proposta di legge si compone di tre articoli. L'articolo 1 reca modificazioni all'articolo 2 della legge regionale n. 33/1995, relativo alla determinazione dell'indennità mensile di carica dei Consiglieri regionali. L'articolo 2 modifica l'articolo 5 della legge regionale n. 33/1995. La modifica introdotta dispone la correlazione delle indennità di funzione all'indennità mensile lorda di carica e la contemporanea rimodulazione delle percentuali previste in precedenza. La modifica dispone poi l'eliminazione dell'indennità di funzione spettante ai Presidenti delle commissioni consiliari. Il comma 2 dispone in merito all'indennità spettante al Presidente della Regione in qualità di Prefetto. L'articolo 3 sostituisce l'articolo 6 della legge regionale n. 33/1995, prevedendo di fissare la diaria mensile in una percentuale prestabilita, pari al 30 percento dell'indennità mensile lorda di carica dei Consiglieri regionali.
Presidente - La parola al relatore della proposta di legge n. 164, Consigliere Bertin.
Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.
Il presente intervento normativo si inserisce nell'ambito delle proposte di riduzione dei cosiddetti "costi della politica" quali misure dirette al contenimento della spesa pubblica e alla perequazione sociale dei sacrifici richiesti in conseguenza della difficile crisi economica che stiamo attraversando. I cosiddetti "costi della politica" sono un bisogno ineluttabile per il buon funzionamento di un sistema democratico ma, proprio per questa ragione, è giusto che tale realtà sia nota, condivisa e sostenuta da tutta la collettività. Bisogna dunque chiedersi in quale misura i soldi utilizzati per il funzionamento degli organi democratici siano necessari e quanto invece costituiscano un inaccettabile spreco di denaro, in grado di produrre forme di iniquità e privilegio ingiustificato nella vita pubblica. Inoltre è l'occasione per ripensare il ruolo dei Consiglieri e la logica della politica come servizio o come mestiere. A tale proposito, la proposta di legge reca un duplice binario di misure. Innanzitutto interviene sull'assegno vitalizio spettante ai Consiglieri regionali, disponendo la soppressione di tale istituto giuridico. In un periodo di grave disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, la soppressione dell'assegno vitalizio vuole rappresentare un segnale, diretto a fare emergere l'autentico significato dell'attività politica quale concreto impegno a favore della collettività e dell'interesse comune. La politica, in sostanza, non deve costituire un'attività professionale e non può comportare perciò la maturazione di un beneficio che, per avendo nella forma una natura giuridica sui generis di carattere non previdenziale, è comunque percepito dall'opinione pubblica come un vero e proprio trattamento pensionistico privilegiato, un trattamento pensionistico che si aggiunge, si affianca ad un altro già eventualmente maturato. Il superamento dell'assegno vitalizio è disposto a decorrere dalla prossima legislatura. La soppressione dell'assegno è preceduta da una fase di transizione caratterizzata dalla sensibile riduzione degli oneri correlati gravanti sul bilancio del Consiglio regionale. In conseguenza di questa modifica i contributi a carico del Consiglio regionale non sono più stabiliti dall'Ufficio di Presidenza in misura non superiore al doppio della trattenuta obbligatoria a carico del Consigliere, ma in misura non superiore alla trattenuta stessa, cosa che avviene per la totalità dei lavoratori dipendenti. È disposto, inoltre, che l'assegno vitalizio non possa essere erogato sotto forma di capitale. In secondo luogo le riduzioni sono perseguite intervenendo sulla legge regionale 17 marzo 1986, n. 6 riguardante il funzionamento dei gruppi consiliari, al fine di ridurre i contributi finanziari per gli oneri di funzionamento dei sopracitati gruppi: una riduzione del contributo ai gruppi consiliari di circa il 50 percento. Questa proposta di legge riguardante l'assegno vitalizio e i finanziamenti ai gruppi consiliari integra e completa la proposta elaborata con i colleghi del Partito Democratico concernente le disposizioni in materia di riduzione del trattamento indennitario dei Consiglieri regionali.
Presidente - La parola al relatore della proposta di legge n. 171, Consigliere Empereur.
Empereur (UV) - Grazie Presidente.
Ho accettato volentieri il compito di relatore di questa legge, sapendo quanto sia complesso avvicinarsi, in maniera parziale e con riferimento solo al nostro ambito, al tema dei cosiddetti "costi della politica". Come ben sappiamo, la grave situazione economico-finanziaria che stiamo attraversando richiede la tempestiva adozione di provvedimenti di contenimento della spesa pubblica che, accanto alle necessarie misure di contrasto degli sprechi, si traducono quasi inevitabilmente in tagli al sistema previdenziale e al welfare. È altrettanto noto a tutti come la questione della riduzione dei costi della politica, che noi riteniamo essere costi della democrazia, sia sotto i riflettori dell'opinione pubblica, che in un periodo così difficile ne sottolinea la portata perequativa di fronte ai sacrifici imposti a tutti i cittadini, con il rischio di acuire la diffidenza e l'incomprensione di parte dell'opinione pubblica verso i politici.
Peraltro, nell'attuale clima di preoccupante disaffezione verso la politica, le voci critiche che si levano contro la cosiddetta "casta" - come si dice, ricordando il titolo di un libro di successo, definizione peraltro contestata dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per quella vena di disprezzo che ha assunto e che rischia di trascinarsi dietro l'intera democrazia rappresentativa - hanno buon gioco ad identificare gli emolumenti percepiti dagli Amministratori pubblici come meri privilegi ingiustificati, perdendo così completamente di vista la ratio che ne sancisce l'indispensabilità alla luce dell'articolo 69 della Costituzione italiana e dell'articolo 25 del nostro Statuto speciale di autonomia. Come ha chiarito la Corte costituzionale con la sentenza n. 24/1968, la corresponsione di un'indennità ai membri del Parlamento ed ai componenti dei Consigli regionali risponde al principio di uguaglianza di cui all'articolo 3, comma 2, della Costituzione e che in un regime veramente democratico il legislatore ha l'obbligo di porre in essere tutte le condizioni indispensabili a garantire a tutti - anche ai non abbienti - l'accesso alle cariche pubbliche e il relativo esercizio delle funzioni. L'obbligatorietà dell'indennità dei Consiglieri regionali vale altresì a garantire il principio di libero esercizio del mandato, da un lato assicurando l'indipendenza degli eletti, dall'altro consentendo l'esercizio della loro funzione in modo continuativo e professionale. Tuttavia, la questione non può essere responsabilmente ignorata dalla classe politica. La politica non può far finta di niente rispetto alle accuse di corporativismo, data la dimensione fortemente emotiva che ha assunto nel Paese e anche nella nostra comunità. Così come ritengo, dall'altra parte della barricata, inaccettabile l'uso strumentale e demagogico dell'antipolitica, cavalcata per compiacere in una rincorsa ai tagli che non avrebbe mai fine se si ritenesse lo stesso mandato politico in sé un privilegio.
Per questo motivo, per dare un concreto riscontro alle richieste dell'opinione pubblica valdostana in ordine ad una maggiore equità nella distribuzione dei sacrifici, la proposta di legge in esame, frutto di un approfondito confronto politico e della condivisione tra le quattro forze componenti la maggioranza consiliare, interviene per ridurre il trattamento indennitario dei Consiglieri regionali. Riteniamo che le misure proposte siano serie ed equilibrate e non abbiamo difficoltà a difenderle, anche contro chi forse ci accuserà che esse siano poca cosa rispetto alle aspettative. Era comunque necessario in questo momento fissare nuove regole, sapendo che tutto si può dire, ma non che la politica della nostra Valle abbia maturato situazioni e condizioni scandalose, come talvolta qualcuno vorrebbe far credere. Non entrerò nel gioco delle classifiche comparandoci ad altre Regioni, ma non si può neanche far finta che tutti siano uguali e chi ha avuto già in passato atteggiamenti parsimoniosi o innovativi, come il nostro Consiglio Valle, dovrebbe averne un riconoscimento.
Gli emolumenti spettanti ai membri del Consiglio regionale sono in questo momento disciplinati dalla legge regionale n. 33/1995, che individua le voci in cui questi si articolano e ne quantifica l'entità. Com'è noto, la manovra finanziaria dello scorso mese di agosto ha disposto, con decorrenza dal mese di ottobre e sino al 2013, la riduzione delle indennità di carica superiori a 90.000 euro lordi annui in misura pari al 10 percento per la quota compresa fra 90.000 e 150.000 euro e del 20 percento per la parte eccedente i 150.000 euro. In base alle clausole di adeguamento contenute nella legge regionale n. 33 a cui ho fatto riferimento, tale decurtazione è stata automaticamente e immediatamente recepita dal Consiglio regionale e si è tradotta in un immediato e proporzionale taglio al trattamento economico dei Consiglieri valdostani.
Mi preme di ricordare in proposito che l'elenco analitico delle singole voci degli importi in cui si articola il trattamento economico dei Consiglieri regionali è pubblicato per intero nel sito istituzionale del Consiglio e pertanto è integralmente accessibile al pubblico.
I tagli introdotti a livello nazionale sono stati accolti non certo come un traguardo, ma come un buon inizio, un punto di partenza su cui innestare ulteriori e più marcati interventi che diano conto ai valdostani della ferma intenzione di questa maggioranza di voler affrontare la questione in modo concreto e senza alcun indugio. A questo scopo è stata presentata la proposta di legge n. 171, che introduce ulteriori riduzioni percentuali del trattamento indennitario dei Consiglieri regionali, in aggiunta a quelli conseguenti all'entrata in vigore della citata manovra finanziaria, per un ammontare complessivo pari al 10,34 percento di riduzione. È da puntualizzare che, in linea con quanto previsto dal legislatore statale nella manovra citata, i tagli introdotti dalla proposta di legge non costituiscono ancora una misura strutturale, ma si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2012 e sino al termine della presente legislatura. In questo modo infatti si è ritenuto opportuno introdurre una soluzione transitoria che, in attesa che giunga a regime la riforma del trattamento indennitario dei Parlamentari in questo periodo in esame alle Camere, possa produrre immediati effetti di risparmio sul bilancio regionale. La scadenza di fine legislatura pertanto non deve essere interpretata come un mero termine caducatorio, poiché ulteriori misure di contenimento dei costi potranno essere prese in considerazione sulla base di quanto emergerà dall'esito dei lavori parlamentari. In coerenza con questa prospettiva, la proposta di legge dà facoltà ai Consiglieri che lo riterranno opportuno di rinunciare volontariamente alle predette indennità, ovvero di indicarne percentuali di calcolo inferiori a quelle previste dalla proposta medesima. Tale clausola infatti, lungi dal voler sortire un mero effetto provocatorio, intende invece favorire gli obiettivi di risparmio e di contenimento della spesa a carico del bilancio consiliare attraverso il contributo spontaneo dei singoli Consiglieri interessati.
Infine, sempre nell'ottica del risparmio e dell'equità, la proposta di legge incide anche sul previgente regime dei rimborsi per le spese di viaggio, prescrivendo che competa esclusivamente ai Consiglieri residenti ad una distanza superiore a venti chilometri dal comune capoluogo di Regione e che, unitamente alla riduzione del 25 percento degli accessi, produce una riduzione del 45 percento dei costi attuali.
Mentre in molti si accontentano di effetti annuncio, la maggioranza che governa la nostra regione e che, vorrei sottolinearlo, aveva chiesto fin da subito una condivisione massima senza fughe in avanti, ha operato in modo concreto e responsabile; auspico quindi che il voto che domani andremo ad esprimere sarà la pratica dimostrazione di quanto detto. Grazie.
Presidente - Con tale relazione dichiaro conclusi per questa giornata i lavori dell'adunanza del Consiglio regionale. I lavori riprenderanno domani mattina alle ore 9,00 con la discussione generale, che sarà unica per le cinque proposte di legge.
La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 20,10.