Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 2130 du 21 décembre 2011 - Resoconto

OGGETTO N. 2130/XIII - Inizio della discussione generale congiunta sulla P.L. Cost. n. 6: "Disposizioni in materia di riduzione del numero dei Consiglieri regionali. Modificazione all'articolo 16 della Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d'Aosta)" e sulla P.L. n. 158: "Disposizioni in materia di riduzione del numero degli Assessorati regionali. Modificazioni alla Legge regionale 7 agosto 2007, n. 21".

Presidente - Come è stato concordato in sede di Conferenza dei Capigruppo stamattina, propongo di passare all'illustrazione delle relazioni degli oggetti n. 17 e n. 20, ed eventualmente vediamo dove siamo arrivati; casomai sospendiamo la seduta e la riprendiamo oggi pomeriggio per la discussione generale. Siete d'accordo? Va bene.

La parola al relatore, Consigliere Segretario Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

Brevissimamente per dare il senso della proposta di legge costituzionale, quindi anche per segnalare alcuni elementi utili ad alimentare il successivo dibattito consiliare. Mi riprometto poi di intervenire nel merito della proposta per fare alcune considerazioni che non mi sembrava corretto, che non potevo - anche per una questione di forma - inserire nella relazione oggetto del Consiglio. Da mesi e mesi si parla, si scrive di "casta", sembra che non vi sia altro problema: i troppi Parlamentari, i troppi Consiglieri regionali, le loro remunerazioni, i loro benefit. È innegabile che le istituzioni repubblicane, e quindi anche il nostro Consiglio regionale, stiano vivendo un momento difficile e che il rapporto tra i cittadini e la politica stia conoscendo una nuova acuta fase di sfiducia e di "slegame".La crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo, i nuovi sacrifici imposti ai cittadini non fanno che alimentare questo processo e questa onda crescente di antipolitica. Certo, la politica ha tante colpe e le sue classi dirigenti hanno certamente consumato un credito nei confronti del resto della società. Il modo migliore per contrastare gli umori antipolitici è mettersi in sintonia con il Paese, con le sue paure, le sue speranze e, soprattutto, dare corso a misure concrete, visibili, efficaci, che restituiscano credibilità ed autorevolezza alle istituzioni.

In questa direzione, pur giudicando necessario che il Parlamento abbia la determinazione e la capacità di varare quella riforma di sé e dell'assetto istituzionale da troppi anni evocate, senza mai che se ne veda compiuta la realizzazione, è importante che la Regione autonoma Valle d'Aosta, alla luce delle sue competenze, intraprenda "autonomamente" un percorso di riforma da un lato e, dall'altro, di contenimento della spesa pubblica, partendo proprio dai costi della politica. Si deve dare un segnale chiaro ai valdostani della volontà di recuperare il crescente distacco, ridisegnando la nostra macchina istituzionale, rendendola al tempo stesso più efficiente e meno costosa. È necessario quindi realizzare interventi concreti volti a contenere le spese per gli organi politici; tali interventi devono essere orientati, da un lato, alla riduzione dei componenti degli organi e, dall'altro, ad una nuova disciplina delle indennità per coloro che ricoprono le cariche elettive. A tal fine, la proposta di legge costituzionale ha l'obiettivo di ridurre il numero dei Consiglieri regionali, ponendo attenzione al contenimento della spesa, ma allo stesso tempo salvaguardando la possibilità per l'Assemblea regionale di svolgere appieno il suo ruolo istituzionale e di rappresentanza.

La proposta di ridurre a 29 il numero dei componenti risponde quindi alla necessità di contenimento della spesa della politica, ma non incide negativamente sulla capacità del Consiglio regionale di esercitare efficacemente le funzioni normative attribuite alla Regione dallo Statuto speciale, dalle norme di attuazione e dalle leggi dello Stato. L'articolato si compone di due articoli: l'articolo 1 sostituisce il comma primo dell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d'Aosta), riducendo a ventinove il numero dei Consiglieri eletti; l'articolo 2 specifica da quando verrebbe applicata la nuova disposizione. Grazie.

Presidente - La parola al relatore, Consigliere Donzel.

Donzel (PD) - Grazie Presidente. Cari colleghi, naturalmente nel corso del dibattito interverremo per chiarire meglio alcuni passaggi.

Proposta di legge regionale n. 158, "Disposizioni in materia di riduzione del numero degli Assessorati regionali. Modificazioni alla legge regionale 7 agosto 2007, n. 21": le modifiche proposte alla legge regionale n. 21 del 7 agosto 2007, hanno come obiettivo quello di fissare per legge il numero di massimo degli Assessori e le modalità della loro elezione. L'esperienza ci suggerisce che anche le maggioranze più solide sono tentate dall'istituire un numero elevato di assessorati, anche con articolazioni molto diverse fra di loro, sino al limite di essere delle strutture apparenti e superflue, al fine di garantire equilibri politici e interessi di parte, più che fare gli interessi della comunità e perseguire il bene comune (e chi fa questa relazione è perfettamente consapevole di cosa ha combinato il "Governo Prodi" in questa direzione!).

Questa norma è molto delicata, perché associa ad effettivi e concreti risparmi della spesa pubblica, che oscillano dai 300.000 euro (se attuata subito), fino a 500.000 euro (se valutata in astratto e tenendo conto di un alleggerimento conseguente degli apparati), una significativa riorganizzazione del sistema di governo della nostra Regione. In concreto, viene limitato a 6 il numero massimo degli Assessori e contemporaneamente si introduce il principio che gli Assessori stessi siano tutti eletti fra i 35 Consiglieri regionali, quindi si impedisce il ricorso all'Assessorato tecnico. Per capire il senso della proposta non bisogna dimenticare due questioni, che sono premesse imprescindibili dei ragionamenti successivi e che attengono al peculiare sistema elettorale ed istituzionale della Regione autonoma a Statuto speciale, che è diverso da quello in vigore nelle altre Regioni ed enti locali. Il sistema elettorale vigente non prevede infatti l'elezione diretta del Presidente e consente il voto di preferenza.

La prima domanda a cui bisogna rispondere è se sei Assessori possono far fronte alle esigenze crescenti della nostra comunità; noi riteniamo di sì, alla luce della particolare organizzazione dell'Amministrazione regionale, dotata di un grande apparato che consente la nomina fiduciaria dei coordinatori. Quindi ogni Assessore è circondato da dirigenti competenti di sua piena fiducia ed è possibile garantire il perfetto funzionamento dell'apparato amministrativo, anche con una Giunta dai numeri più contenuti. Sul fronte del risparmio della spesa pubblica, senza questa norma limitativa non hanno senso, o si svuotano di senso, le altre proposte volte a contenere i costi della politica, anche attraverso la riduzione dei Consiglieri, perché risulterebbe arbitrario il numero degli Assessori, tanto più se si tratta di tecnici non eletti, che incidono per circa 150.000 euro l'anno.

La seconda domanda è se serve davvero un Assessorato tecnico. La risposta in questo caso è "no", per le stesse ragioni addotte in precedenza: un'amministrazione in cui è possibile adottare lo spoil system alla dirigenza, non rende più necessario un tecnico nelle vesti di politico. Guardate che mentre leggo questa relazione, ho la consapevolezza del grande ruolo svolto da Assessorati come quello della Viglino, o in tempi più recenti i "Lévêque" ed i "Nicco", ma ai tempi della Viglino, per fare un esempio, all'istruzione pubblica il Sovrintendente non era di nomina dell'Assessore, era una persona che faceva un concorso pubblico e lì rimaneva incardinato, sempre! Vediamo allora di non confondere i piani e seguire anche l'evoluzione che abbiamo dato all'Amministrazione regionale, per fare un ragionamento rispetto agli Assessorati. Inoltre, essendo i Consiglieri regionali eletti con voto di preferenza, non si giustifica agli occhi dell'elettore la scelta di un tecnico che non sia stato promosso dall'elettore stesso col suo voto. Se mettiamo il voto di preferenza, non possiamo dire che le segreterie di partito scelgono loro: se c'è il voto di preferenza, sono gli elettori che decidono! Come per il Presidente della Regione, che per legge deve essere scelto fra gli eletti, così la stessa regola va estesa agli Assessori; quindi non è un'invenzione normativa questa, è semplicemente l'estensione della stessa norma che riguarda il Presidente della Regione agli Assessori. Dal punto di vista della spesa pubblica, sarebbe estremamente costoso un meccanismo che continua a consentire la nomina di Assessori tecnici.

Infine, si rende opportuno introdurre per legge quanto normato, ad esempio, nel regolamento del Comune di Aosta, e questo è un tema che mi sta molto a cuore, ossia la presenza di entrambi i generi in Giunta. Sebbene sia urgente prevedere una vera e propria parità dei generi, e quindi mi aspetto magari un emendamento di maggioranza che dica: non basta la presenza di entrambi i generi...ma noi chiediamo la parità e noi lo accoglieremmo subito, la proposta di legge in questione consentirebbe comunque di fare un primo passo in avanti e fissare un punto certo in una battaglia di civiltà nella quale, la nostra Regione, non sta particolarmente brillando!

Nel concludere questa presentazione, mi sorprende che non sia arrivato in Consiglio regionale il parere favorevole della Consulta femminile su questa ipotesi, cioè sulla possibilità della rappresentanza di entrambi i generi nell'Amministrazione regionale. Non so se la Consulta era distratta al momento della formulazione di questa legge, ma è curioso che, a Roma, le elette siano a sostegno dei provvedimenti che vanno nella direzione della parità di genere e quando si trasferiscono da Roma in Valle d'Aosta, qui da noi cambiano linea politica e si torna "alle donne devono tirarsi su le maniche e farsi strada da sole". Allora voglio capire se è l'aria di Roma che suscita questa euforia, che fa votare documenti profondamente favorevoli che inneggiano alla parità di genere, e quando si torna all'aria più rarefatta della Valle d'Aosta si torna in un clima di non apertura su questo fronte normativo e legislativo... Non vorrei che la Regione autonoma Valle d'Aosta fosse scavalcata su questo tema da norme che, prima o poi, a livello nazionale si imporranno!

Presidente - La discussione generale è aperta.

La parola al Consigliere Louvin.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

Intendo innanzitutto, a nome dei colleghi di ALPE, rendere merito alle iniziative sia dei colleghi del Partito Democratico che del collega Tibaldi, che hanno portato all'attenzione del Consiglio questa delicata problematica della riduzione o, comunque, modificazione del numero dei Consiglieri regionali. Qui siamo non a discutere semplicemente di una questione economica, di una questione monetaria, ma siamo a discutere anche di una questione di carattere profondamente costituzionale, cioè di cosa vogliamo come comunità, che sia questo Consiglio regionale, di quale entità, di quale estrazione, di quale spessore anche dal punto di vista delle possibilità che sono riconosciute ai suoi singoli componenti...più tardi discuteremo del versante più squisitamente economico del trattamento, ma i due temi si intrecciano, perché dobbiamo avere presente qual è il modello di Consiglio regionale che vogliamo avere di fronte.

Quando venne istituito il Consiglio Valle, nel 1945 contava un numero inferiore di componenti di quanti non ne abbia attualmente, erano solo 25; sono lievitati con l'entrata in vigore dello Statuto speciale, ma crediamo che non sia un tabù e che sia invece assolutamente pertinente che oggi - anche sull'onda di sollecitazioni che vengono dalla comunità in relazione all'atteggiamento, allo stile che hanno Parlamentari regionali, nazionali, europei nel condurre la loro azione politica - la comunità si ponga la questione della congruità del numero dei componenti di questo organismo.

Vorrei ricordare che per noi, come movimento, questo Consiglio Valle è e deve essere un organismo parlamentare, riteniamo che non debba scadere, né a sede di pura ratifica della volontà del Presidente della Regione, né a luogo di sterili dispute, ma deve essere opportunamente un luogo di ampio ed articolato dibattito politico nel senso più ampio del termine, perché deve poter rappresentare - questo Consiglio - istanze che sono ideologiche (perché ci sono indubbiamente delle diversità ideologiche fra coloro che ne fanno parte ed in nome di coloro che essi rappresentano), ma ci sono delle differenze generazionali che oggi non sono interamente rappresentate in questo Consiglio, e lo constato avendo visto un invecchiamento dell'Assemblea consiliare, un dato facilmente riscontrabile anche in sede demografica. Ed ancora: una questione di pluralismo di genere che noi affermiamo anche all'interno del Consiglio regionale ed una questione direi di "rappresentanza territoriale", perché abbiamo una comunità che ha sfaccettature molto diverse dal contesto cittadino, al contesto dell'alta montagna, al contesto della media montagna, ed il numero di variabili che devono trovare risonanza in questo Consiglio è un numero abbastanza elevato. Questo per dire che proposte estreme come quella paracadutata sul tavolo della commissione, proprio nella sua ultima seduta da un partito politico autorevole, presente a livello nazionale, come l'UdC, che chiede in nome appunto di questo partito la riduzione a 17 Consiglieri - sostanzialmente quasi ad un Consiglio di amministrazione - di questa Assemblea, non ci paiono delle opzioni ragionevoli e sostenibili.

Crediamo che mentre si discute del costo non della politica, ma degli apparati democratici, ed a questo dovremmo aggiungere anche una ragionevole valutazione del costo della democrazia diretta e partecipata in questa Regione, costo che voi, come forze di maggioranza, poco fa avete incrementato indebolendo l'istituto della democrazia diretta stessa, rifiutando la logica dell'election day, crediamo che questo nodo vada affrontato guardando a che tipo di Consiglio vogliamo avere.

La nostra risposta è molto semplice: tornare alle origini, tornare alla nozione di un Parlement de milice - uso il termine generalmente utilizzato nella dialettica svizzera - che vuol far sì che si possa essere anche componenti di un'assemblea legislativa pur svolgendo altre attività, abbassando significativamente e molto più di quanto non farà questa Assemblea fra poco, la soglia di remunerazione. Riteniamo sia giusto che rimanga ampia la rappresentanza della comunità all'interno di questo Consiglio, che non si riduca numericamente al punto da far perdere di diversità di posizione, ma che la condizione stessa del Consigliere regionale ritorni ad approssimarsi, seppure in modo non così radicale, a quella che è stata negli anni '50-'60 in questa Regione, in cui questa Regione ha espresso personalità molto significative alla politica valdostana. È un'operazione che mi pare risultare sempre meno evidente, attraverso filiere oggi di reclutamento, di ricambio della classe politica, che non sono più così attente alla soglia anche dell'apporto individuale professionale, ma non solo di professionisti, di persone eminenti della nostra comunità, anche provenienti dal mondo rurale, anche provenienti dal mondo operaio, che non per questo devono essere escluse. Questo ragionamento fa sì che noi siamo interessati a che seriamente si vada ad un leggero ritocco del numero dei Consiglieri regionali. Detto questo, che è la nostra posizione di sostanza, introduciamo una seconda valutazione che potrà sembrare formale, ma che tale non è.

Vorrei rifarmi un istante ad un'affermazione che fece in Assemblea costituente un rappresentante del gruppo autonomista. Il Partito d'Azione aveva un gruppo autonomista in Assemblea costituente ed uno dei più grandi giuristi della storia italiana, Piero Calamandrei, disse una cosa molto intelligente, e non parlava espressamente degli statuti speciali, parlava degli statuti di tutte le Regioni (cito): "L'articolo 123 della Costituzione, assegnando il potere di deliberare gli statuti, indica che gli statuti regionali devono essere ideati, discussi, deliberati da ciascuna Regione secondo il proprio giudizio, secondo i propri interessi, secondo le proprie vocazioni". Questa mi pare un'affermazione cardinale nel ragionamento che stiamo facendo, perché il punto di partenza, invece, di questo ripensamento del numero dei Consiglieri regionali, oggi, è stato un atto vergognoso nei confronti delle autonomie regionali, un atto con cui il Ministro Tremonti ed il Governo di cui ha fatto parte si sono sentiti in diritto di indicare dei criteri di decimazione numerica dei Consigli regionali, indipendentemente da qualsiasi valutazione relativa alla qualità, alla rappresentanza, al ruolo che possono svolgere questi Consigli...come se l'unico problema fosse quello di ridurre delle spese relative al funzionamento dei Consigli regionali! Ai Consigli regionali poteva benissimo essere detto che dovevano ridurre le proprie spese, ma non che dovessero ridurre, e come, perché il decreto che prende le mosse da questa vicenda della riduzione del numero dei Consiglieri indicava addirittura delle soglie numeriche e, per la nostra Regione, la discesa a 20 Consiglieri della composizione di questa Assemblea. Vorremmo ricordare, invece, che il nostro Statuto, prima ancora della modifica del 2001, ci accordava precisamente la competenza a modificare la materia della forma di governo, quella dell'articolo 123 di cui abbiamo parlato prima ed a cui si riferiva testualmente Calamandrei, con le forme prevedute nello stesso articolo, Noi avevamo, già prima del 2001, la competenza a modificare la nostra forma di governo!

Ora si è innescata, su questa questione della modifica del numero dei Consiglieri, un'esplicitazione dell'idea secondo cui fosse necessario procedere per legge costituzionale, cioè far dire al Parlamento nazionale che il Consiglio regionale deve vedere modificati i suoi numeri, partendo dall'assunto che questa competenza a cambiare il numero non è indicata espressamente nel nostro articolo 15 dell'attuale Statuto, in seguito alla modifica che esso ha avuto nel 2001. Allora è difficile, non avendo testi alla mano ed anche la pazienza di seguire queste cose, ragionare in termini formali; vorrei dire che lo Statuto attuale ci assegna ancora la competenza a modificare la nostra forma di governo, perché dice testualmente che siamo abilitati a farlo e specificamente a definire modalità di elezione del Consiglio Valle, del Presidente della Regione, degli Assessori, casi di ineleggibilità ed incompatibilità, referendum, e così via, ripeto, "specificatamente". Questo è l'avverbio che si usa, e questo è l'avverbio che precisa che noi siamo destinatari di questa competenza speciale, ma non solo, siamo tributari di una competenza generale sulla nostra forma di governo. Quando dico "forma di governo", intendo il modo in cui le nostre funzioni politiche essenziali - legislativa, di governo, la partecipazione popolare - sono definite dal nostro ordinamento; non è più competenza dello Stato, il quale ce la riconosce, competenza che rientra in quel patrimonio autonomistico che l'articolo 116 della Costituzione dice: "sono le forme particolari di cui la Regione dispone". Prima della riforma del Titolo V era scritto: "sono attribuite alle Regioni"; adesso dice: "dispongono di forme particolari di autonomia", e vorrei ricordare che l'articolo 114 oggi ha compiuto quella rivoluzione generale per cui non c'è più uno Stato che si articola nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni, ma ci sono i Comuni, le Province, le Regioni e lo Stato, che compongono la Repubblica.

Se ciascuno ha le sue funzioni, ciascuno rispetta le funzioni degli altri ordinamenti, in particolare gli ordinamenti ad autonomia costituzionale come il nostro, la questione del numero dei Consiglieri regionali va posta secondo un canale diverso - lo abbiamo annunciato in commissione, lo ribadiamo qui - che è una decisione autonoma della Regione Valle d'Aosta attraverso una legge statutaria, quella prevista appunto dall'articolo 15 dello Statuto, che dice che con una votazione a maggioranza assoluta dei nostri componenti possiamo, noi, modificare il numero dei componenti di questa Assemblea, senza rimetterlo sul tavolo del Parlamento. E che metterlo sul tavolo del Parlamento sia oggi un'operazione problematica ce lo ricorda anche lo stesso dato informativo che ci viene dalle Camere: ci sono già sei disegni di legge costituzionali in Parlamento per la modifica del numero dei Consiglieri regionali e due Regioni hanno già avanzato delle proposte, seguendo però una via diversa da quella che sosteniamo opportuno perseguire (quella delle leggi statutarie). Esse hanno scelto a loro volta già dei modelli diversi...il modello sardo, che dice: "riduciamo sì, ma non tanto quanto vorreste voi il numero dei Consiglieri", ed il modello friulano che dice: "noi ci teniamo ad un rapporto numerico fra il numero degli abitanti ed il numero dei Consiglieri regionali".

Se venisse seguita la soluzione friulana, se il Parlamento ad esempio gradisse questa soluzione...e ricordo che nel momento in cui approvassimo una proposta di legge costituzionale metteremmo il nostro birillino sul tavolo in modo che poi decidano loro come vogliono, non abbiamo la previa intesa, questo lo sanno bene i colleghi, soprattutto chi si è a lungo battuto su questa questione, non ce l'hanno ancora riconosciuta in sede costituzionale...ma se fosse scelta la via friulana, avremmo un Consigliere ogni 25.000 abitanti, il che ci dice che sarebbero in cinque o sei a giocarsi la partita per comporre non in quest'aula, ma in una saletta molto più piccola - quasi una cabina telefonica - il futuro Consiglio regionale della Valle d'Aosta! Il ragionamento numerico non va rapportato al numero degli abitanti, è una nostra opinione precisa: noi riteniamo che la Valle d'Aosta sia in grado di fare, lei, la propria valutazione, e non la farebbe su questo genere di criteri.

Non condividiamo che si affidi al tavolo del Parlamento, attraverso la doppia lettura della modifica del nostro Statuto, questa questione di tanta delicatezza, ma crediamo in sostanza che ci siano due statuti speciali. C'è uno statuto esterno, che è quello della legge costituzionale come difesa delle nostre competenze e della qualità particolare dei rapporti che abbiamo noi con lo Stato: la questione prefettizia, la riserva di elezione dei Parlamentari, le questioni linguistiche, le questioni finanziarie, e così via. Poi c'è lo statuto interno, che è l'organizzazione di questa Regione per tutto quello che non attiene direttamente ai rapporti con lo Stato...ma quello, signori, se siamo autonomisti, ce lo giochiamo in casa, lo decidiamo noi, in Valle d'Aosta...ci confrontiamo, se del caso! E attenzione: se lo facciamo con una proposta di legge statutaria, è sufficiente che una quota molto ridotta degli elettori ci chieda conto di quello, si vada a referendum e diventi veramente una scelta partecipata della popolazione! Se invece si manda, come una lettera alla posta, la proposta al Parlamento, advienne que pourra (vedremo cosa succede)! Dietro quel advienne que pourra ci può anche essere la malizia di chi dice: "proviamo una nostra proposta, facciamo le anime belle, poi tanto questo Parlamento ne ha già fin sopra ai capelli, il tempo per passare una legge costituzionale non ce l'avrà, quindi passata la festa, gabbato lo Santo, intanto eleggiamo nel 2013 il nuovo Consiglio, teniamo un po' la platea larga, così almeno procediamo"! Ecco, noi vorremmo far cadere questo sospetto, perché honi soit qui mal y pense non vorremmo mai che questo dovesse toccare qualcuno della maggioranza! Allora, semplicemente seguendo la via di una legge statutaria, la scelta di una riduzione che per noi non deve essere una riduzione mortificante, può essere una riduzione contenuta anche nell'ordine di grandezza di quella espressa dai colleghi del PD, è una riduzione sostenibile, ma è una riduzione che faremmo noi, e si voterebbe nel 2013, subito, secondo le nuove regole numeriche che noi avremmo responsabilmente e consapevolmente fissato. Mi fermo a questo punto per quanto riguarda la prima parte.

I colleghi hanno illustrato però due distinte proposte e sulla seconda vorrei dire due parole, anche se altri colleghi del gruppo interverranno perché sono entrambe proposte di grande caratura. La seconda riguarda la questione del numero degli Assessori regionali che vengono a comporre l'Esecutivo della Valle.

Qui, senza esitazioni, non possiamo che condividere l'invito e la sollecitazione a ridurre l'impianto numerico del Governo regionale, mi pare giusto ricordare che su questa questione si sono espressi anche favorevolmente in larga maggioranza i cittadini che sono andati alle urne nel corso della tornata referendaria del 2007, su una proposta con un impianto diverso dal punto di vista concettuale rispetto alla formula che attualmente presiede la composizione dell'Esecutivo regionale. Si trattava di una proposta di elezione diretta del Governo regionale per un numero di sette componenti, quindi sei Assessori più il Presidente, esattamente nella stessa misura in cui oggi i colleghi del Partito Democratico propongono che venga completato il nostro Esecutivo: ci pare ragionevole, equilibrato. I nostri colleghi del Canton Valais - per prendere un riferimento prossimo, grande più di tre volte la nostra Regione - hanno cinque componenti del Governo cantonale con attribuzioni che, per importanza, superano le nostre: hanno la giustizia, gli affari interni, polizia, eccetera...insomma, hanno competenze di Stato; insomma, la République et Canton du Valais è governata da cinque ministri. Dunque ci pare che attestare l'Esecutivo con sette componenti sia una soglia ragionevole; l'Esecutivo attuale è già gonfiato rispetto ad altri assetti che abbiamo avuto in precedenza, quindi la proposta trova tutta la nostra condivisione in termini numerici.

Dove facciamo dei distinguo di valutazione, peraltro, è sul punto dell'eleggibilità o ineleggibilità alla funzione di Assessore di persone che non facciano parte di questo Consiglio. Su questo punto il collega Donzel ha precisato che i proponenti riconoscono l'importanza che ha avuto in passato l'elezione di Assessori tecnici. Questa formula ha consentito a personalità del calibro di Luigi Berton, di Maria Ida Viglino, di Mario Andrione, di Giovanni De Vita, Roberto Nicco, Bruno Ferrero e Massimo Lévêque - per non parlare che dei predecessori, rispetto a quelli che attualmente svolgono le funzioni - di calcare la scena della vita pubblica valdostana e di approdare alla vita politica ed alla vita consiliare, attraverso indicazioni molto lungimiranti di forze politiche e di Presidenti incaricati, che hanno ritenuto utile chiamare a questa funzione persone di indubbio spessore. È sempre stata questa, con la sola eccezione di questa legislatura, una via maestra che ha portato frutti di qualità alla vita politica valdostana. Noi ci siamo rammaricati già al momento in cui è stata utilizzata impropriamente, invece, questa carta all'interno di questo Consiglio, dell'uso distorto che è stato fatto di questo istituto nel corso dell'attuale legislatura. Siamo in presenza di una situazione di Assessorato tecnico, cioè di affidamento di funzioni assessorili ad un collega che è stato dichiarato ineleggibile dalla Corte d'Appello di Torino alle funzioni consiliari; quindi siamo di fronte ad un collega - se vogliamo - "politico tecnicizzato", o comunque recuperato all'attività amministrativa attraverso un'operazione che è stata giustamente definita come "una uscita dalla porta ed un rientro dalla finestra"!

Allora, se c'è una forza politica o una maggioranza che fa un uso distorto delle norme, questo non rende necessariamente la norma illogica o sbagliata, né può evidenziare questo come una utilizzabilità in senso anomalo, ma non è stato il caso in passato. E questa è la ragione per cui riteniamo opportuno, stante l'attuale sistema di elezione della Giunta regionale, che è un sistema di elezione attraverso votazione da parte del Consiglio e non votazione popolare (come avremmo desiderato noi, con la proposta del 2007 che ebbi l'onore di sottoscrivere insieme al Senatore Dondeynaz e ad altri promotori della proposta), ovvero nel momento in cui conserviamo un meccanismo di elezione del Governo regionale da parte dell'Assemblea...riteniamo opportuno tenere aperta questa possibilità. In passato è sempre stata utilizzata positivamente e, avendo avuto la possibilità di stimare personalmente una larga parte di questi ex Assessori tecnici, credo che sarebbe un peccato, mi rammaricherei di veder perdere questa opportunità alla Regione Valle d'Aosta.

Per il resto, la nostra valutazione sul contenimento della spesa, ma anche sulla maggiore coesione che questo può dare al Governo regionale, un impatto migliore della sua azione, una maggiore organicità di deleghe, una maggiore collegialità: oggi abbiamo "più Assessori leggeri" e "un Presidente molto pesante"...non mi riferisco a pesantezza fisica, naturalmente, ma alla forte autorevolezza e decisione del Capo dell'Esecutivo...gradiremmo avere un Governo dai pesi più equilibrati. Secondo noi un esecutivo deve essere collegiale, deve dare forza ai singoli Assessori, non solo nelle decisioni di settore - da dove, in questo momento, fra l'altro spariscono addirittura -, ma contribuire ad una forte condivisione dell'azione collegiale, che è resa possibile da numeri più ridotti. Questa è la nostra opinione (la mia, almeno); poi i colleghi del gruppo ALPE che lo desiderano, porteranno sicuramente altre valutazioni ad un dibattito che riteniamo estremamente utile, anche se abbiamo il sospetto che possa non approdare a risultati fattivi.

Presidente - Si concludono qui i lavori della mattinata; riprenderanno nel pomeriggio alle ore 15,30.

La seduta è tolta.

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La seduta termina alle ore 12,58.