Objet du Conseil n. 36 du 7 mars 1967 - Verbale

OGGETTO N. 36/67 - LEGGE REGIONALE RECANTE NORME SUGLI ORGANI E LE PROCEDURE PER LA PROGRAMMAZIONE REGIONALE.

Il Presidente della Giunta, BIONAZ, riferisce al Consiglio in merito al sottoriportato disegno di legge regionale recante norme sugli organi e le procedure per la programmazione regionale, disegno di legge trasmesso in copia ai Signori Consiglieri, con apposita relazione, nonché con le modificazioni proposte al testo del disegno di legge stesso dalla Commissione Affari Generali e Finanze, unitamente all'ordine del giorno dell'adunanza:

"Con provvedimento legislativo n. 101 del 10 agosto 1966 il Consiglio Regionale ha approvato il disegno di legge (n. 8) recante norme sugli organi e le procedure per la programmazione regionale.

Tale disegno di legge è stato rinviato, non vistato, dal Presidente della Commissione di Coordinamento per la Valle d'Aosta con la seguente lettera in data 10 settembre 1966 prot. n. 2826:

""A norma di quanto previsto dal quarto comma dell'art. 31 dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, approvato con legge costituzionale 26 febbraio 1948 n. 4, rinvio non vistata la legge regionale indicata in oggetto, per i seguenti motivi:

1) L'art. 3, coma secondo, di detta legge, attribuendo al Comitato tecnico consultivo di esperti, previsto dagli artt. 1 e 2, oltre a compiti consultivi e di soprintendenza all'elaborazione del progetto di piano di programmazione regionale, anche la potestà di controllo della sua attuazione, contrasta con un principio fondamentale dell'ordinamento, qual è quello che non consente siano affidate ad estranei alla Pubblica Amministrazione - quali potranno essere i componenti del suddetto Comitato in base dell'art. 2 della legge in questione - attività prettamente amministrative (tale essendo l'attività di controllo).

2) Le disposizioni che attribuiscono alla Giunta Regionale la potestà: di affidare, con proprie deliberazioni, incarichi di consulenza a istituti specializzati in materia di programmazione, approvandone e finanziandone le relativo spese (art. 2); di stabilire il compenso mensile da corrispondere al Presidente e al Vice Presidente del Comitato Tecnico Consultivo, nonché i compensi per seduta da corrispondere ai Membri di tale Comitato (art. 3); di stabilire le misure delle medaglie di presenza da corrispondere per ogni seduta ai Membri della Commissione Consultiva Regionale, oltre al rimborso delle eventuali spese di viaggio (art. 5); di assumere personale, presso l'istituendo Ufficio Regionale per la Programmazione, per chiamata diretta, determinando le condizioni d'incarico e il trattamento economico (art. 6), contrastano con i principi di legalità della pubblica amministrazione, desumibili in particolare dall'art. 97 della Costituzione e che richiedono disposizioni di legge che stabiliscano in materia criteri generali, modalità e limiti da riferire a situazioni obiettive, evitando un eccessivo potere discrezionale degli organi esecutivi. Il criterio discrezionale previsto dalla legge regionale in esame in ordine alle suddette spese non consente, inoltre, un'adeguata valutazione dell'onere complessivo, anche ai fini del riscontro della copertura della spesa ai sensi dell'art. 81 della Costituzione.

Con l'occasione, al fine di assicurare la certezza del diritto, ritengo conveniente ed opportuno richiamare l'attenzione di codesta Amministrazione sulla necessità di chiarire se si intenda abrogare o meno, con la legge di cui trattasi, la precedente legge regionale 31 luglio 1965, n.13, che prevede altri organi e spese per la programmazione, nonché di stabilire la durata in carica del Comitato Tecnico Consultivo.

3) Gli interventi della Regione nella programmazione non hanno carattere di globalità e possono attualmente riguardare soltanto una o più materie previste dallo Statuto speciale per la Valle d'Aosta, nei limiti dell'attribuita potestà legislativa. Sembra, pertanto, opportuno che codesta Regione attenda la preventiva approvazione, da parte del Parlamento, del programma nazionale, il cui schema prevede una sistematica generale circa i compiti di ciascun operatore pubblico nella programmazione.

Le iniziative regionali dovrebbero, per quanto detto, seguire e non precedere il provvedimento legislativo nazionale suindicato, anche al fine di evitare disarmonie e per il necessario adeguamento delle norme regionali alla futura disciplina statale"".

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In seguito alla lettera soprariportata sono stati presi opportuni accordi con il Presidente della Commissione di Coordinamento e con i competenti organi ministeriali al fine di addivenire alla rielaborazione del provvedimento legislativo regionale tenendo conto dei rilievi di cui sopra e delle norme della emandata legge statale sugli organi e le procedure per la programmazione economica nazionale.

In base alle intese intercorse si è, quindi, provveduto alla rielaborazione del disegno di legge nel nuovo allegato testo che si sottopone all'approvazione del Consiglio Regionale.

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(SEGUE allegato nuovo disegno di legge regionale: ...Omissis...)

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"La Commissione consiliare permanente di studio per gli Affari Generali e Finanze, riunitasi il 2 febbraio 1967, dopo attento esame del nuovo testo di disegno di legge regionale recante norme sugli organi e le procedure per la programmazione regionale, ha proposto le seguenti modificazioni al testo del disegno di legge stesso:

Articolo 5 - ultimo comma

Sostituire la frase: "Il Comitato Tecnico Consultivo funziona alle dipendenze dirette del Presidente della Giunta Regionale o, per sua delega, dell'Assessore Regionale all'Industria e Commercio,....." con la seguente frase: "Il Comitato Tecnico Consultivo dipende direttamente dal Presidente della Giunta Regionale o da un Assessore suo delegato,..."

Articolo 6 - ultimo comma

Sostituire il testo di detto comma: "L'Ufficio Regionale per la Programmazione funziona alle dipendenze dirette del Presidente della Giunta Regionale o, per sua delega, dell'Assessore Regionale all'Industria e Commercio", con il seguente nuovo testo: "L'Ufficio Regionale per la Programmazione funziona alle dipendenze dirette del Presidente della Giunta Regionale o di un Assessore suo delegato".

Articolo 7 - secondo comma

Aggiungere tra i componenti la Commissione Consultiva i seguenti membri:

- Un rappresentante degli operatori economici del settore turistico, designato dalla Giunta;

- Un rappresentante della S.A.V. - S.p.A."

Articolo 9

Aumentare da annue Lire dieci milioni a annue Lire dodici milioni la previsione delle spese annue derivanti dall'applicazione della legge".

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Il Presidente della Giunta, BIONAZ, dichiara quanto segue:

"Come risulta dagli allegati inviati ai Signori Consiglieri, è stato nuovamente presentato un disegno di legge regionale recante norme sugli organi e le procedure per la programmazione regionale.

Il Presidente della Commissione di Coordinamento aveva rinviato, senza visto, un nostro analogo precedente disegno di legge comunicando i seguenti motivi del rinvio:

1°) potestà di controllo affidata ad un Comitato Tecnico;

2°) disposizioni della legge contrastanti con i principi di legalità della pubblica Amministrazione;

3°) non ancora avvenuta l'approvazione della legge statale sulla programmazione.

La Giunta non ha ripresentato subito all'approvazione per conferma del Consiglio il disegno di legge per queste ragioni:

1°) perché, nel frattempo, il disegno di legge statale era stato presentato al Consiglio dei Ministri, per cui si era iniziato l'iter ministeriale;

2°) perché si erano presi ripetuti contatti con il Ministero del Bilancio per superare alcune difficoltà.

Stretti contatti erano stati, infine, tenuti con tutte le altre Regioni a Statuto speciale, ottenendo delle modifiche importantissime al menzionato disegno di legge statale.

Il 5 dicembre scorso, a Roma, in una riunione tenutasi tra i Presidenti delle Regioni, questi dettero l'incarico al Presidente della Regione Siciliana di predisporre il testo degli emendamenti proposti al disegno di legge statale da sottoporre all'esame del Parlamento.

Tale disegno di legge, di iniziativa governativa, prevede l'inserimento degli organi delle Regioni nell'elaborazione del programma economico nazionale, in accoglimento delle richieste delle Regioni.

A questo risultato si è giunti dopo tre o quattro riunioni alle quali abbiamo partecipato e, per la verità, bisogna riconoscere che le Regioni sono rimaste abbastanza soddisfatte per l'accettazione, da parte del Governo, di queste proposte, che troveranno ulteriore conferma negli emendamenti che il Presidente della Regione Siciliana presenterà al Parlamento a nome delle Regioni a Statuto speciale.

Vi è da dire che la Regione Valle d'Aosta, in questa materia, si trova già in una posizione più avanzata delle altre Regioni, poiché, unitamente all'approvazione della spesa per gli studi preliminari, ha già emanato una legge nella quale si sancisce il principio che il piano di sviluppo economico regionale deve essere approvato dal Consiglio Regionale, sentite le categorie interessate.

Vi è già, dunque, una statuizione normativa regionale che ci riconosce certi poteri senza attendere l'emanazione di leggi nazionali sulle procedure per la programmazione economico-nazionale. Abbiamo ora rielaborato il disegno di legge regionale che prevede gli Organi e gli Uffici per la programmazione regionale.

Pertanto, non si è abbandonato nulla e si segue attentamente l'iter delle leggi in Parlamento. Non si vede, perciò, perché si debbano compiere altri passi, quando, su accordo fra le Regioni, già si è concordato una linea unitaria.

Per quanto concerne gli studi elaborati per la programmazione regionale a cura della Società SORIS, comunico che sono tutti stati trasmessi a Torino per la stampa. Mi pare che quattro debbano ancora essere stampati ed uno debba essere ancora riveduto per qualche correzione prima della stampa.

È superfluo aggiungere che la materia è stata approfondita anche in occasione del Convegno di Palermo, che ha indubbiamente influenzato gli Organi statali nel senso di dare maggiore ampiezza ai poteri regionali.

Si propone, quindi, che il Consiglio approvi la legge presentata dalla Giunta, affinché si possa dare l'avvio agli Organi che dovranno vagliare tutti i dati di ricerca già acquisiti e si possa finalmente dare esecuzione alle precedenti norme già emanate in materia dal Consiglio Regionale e a quelli che saranno, in seguito, gli obblighi che incomberanno alle Regioni nello stabilire i programmi e le procedure per la programmazione economica regionale".

Monsieur le Conseiller CAVERI fait les déclarations suivantes:

"Vu qu'on ne l'a pas fait auparavant, permettez-moi d'évoquer les étapes qui ont été suivies pour la préparation des recherches économiques et sociales pour la programmation régionale.

Dès la première réunion de Junte du 4 décembre 1963, j'avais proposé la constitution d'une Commission pour les recherches économiques et sociales nécessaires pour rédiger le plan économique régional.

Le 3 juin 1964 nous avions chargé Monsieur le Dr Massignan d'élaborer une étude démographique de la population de la Vallée d'Aoste.

Le 9 octobre 1964 j'avais proposé la Junte d'assigner un expert à la Commission des six, présidée par Monsieur Chamonin.

Le 28 octobre 1964 nous avions chargé Monsieur le Prof. Forte et Monsieur le Dr Zandano d'élaborer le bilan de prévision pour l'annéo 1965, en relation aux recherches en cours.

Le 27 juin 1965, nous avions chargé la SORIS d'élaborer les recherches économiques et sociales pour notre Vallée et le 1er septembre 1965 nous avions publié le volume du Dr Massignan sur la démographie valdôtaine.

Cette étude du Dr Massignan est une des meilleures monographies qui ont été faites dans ce domaine. Celà ne veut pas dire que cette étude soit parfait; peut-être le Dr Massignan a voulu se limiter à rapporter certaines chiffres, à dénoncer certains phénomènes, sans en indiquer les causes. Par exemple, le Dr Massignan souligne le phénomène et donne des chiffres sur la diminution de la population industrielle de la Haute Vallée (de la Thuile et de Morgex), mais il passe sous silence les causes de ce phénomène. Les causes, évidemment, sont dans le retrécissement de l'activité de la Société Cogne, dû à la fermeture des mines de Morgex et de La Thuile.

Nous avions traité cet argument de la programmation régionale plusieurs fois au Conseil Régional.

Les experts, qui se sont tenus constamment en rapport avec nous (il y avait la Commission des six), nous avaient consigné, le 30 mai 1965, l'introduction à l'étude des phénomènes démographiques, sociaux et économiques de la Vallée d'Aoste.

Le 21 septembre ils avaient consigné l'enquête sur l'industrie, y comprise la Cogne; nous avons lu attentivement cette enquête sur la Cogne, qui est assez bien faite, quoique nous eussions eu l'impression que, quand même, ces experts avaient ressenti un peu une certaine influence, d'autre part assez discrète, de certains hauts dirigéants de la Cogne.

Le même jour nos experts avaient consigné une enquête sur la production de l'énergie électrique et une enquête sur le commerce et sur les autres activités tertiaires. On me dit que cette enquête sur le commerce et sur les autres activités tertiaires est, peut-être, une des monographies moins réussies et je me réserve, pour ce qui me concerne, de contrôler le fondement de cette affirmation. Ainsi, de suite, le 29 octobre 1965 l'étude sur le tourisme, les autoroutes et les percements, une relation sur l'Administration publique, cinq cartes d'enquête touristique et une carte sur les zones industrielles et, le 17 novembre, une relation du Dr Terni sur les infrastructures scolaires.

Pendant le mois de février 1966 une Imprimerie de Turin nous avait envoyé 500 copies pour chacune des 7 premières relations d'étude et de recherche.

Pendant le premier mois du 1966 nous avions convoqué l'Assemblée démocratique et générale, de laquelle faisaient partie tous les Syndics, tous les Conseillers régionaux, les six membres de la première Commission, les représentants de tous les Syndicats, de tous les Mouvements politiques et de toutes les Organisations économiques, politiques et culturelles.

C'étaient des Assesseurs socialistes, qui faisaient part de notre Junte, qui avaient demandé l'institution d'une Assemblée démocratique, c'est-à-dire d'un siège où l'on aurait discuté de tous les problèmes de la programmation, parce qu'ils craignaient que nous voulions donner une allure autoritaire à ces études et à ces recherches économiques et sociales du plan régional.

Nous avions adhéré bien volontiers à cette requête des Assesseurs socialistes et nous avions créé cette grande Assemblée démocratique,

Dans la première réunion de cette Assemblée, que nous avions tenue dans le salon des manifestations du Palais régional, les experts et les Administrateurs régionaux avaient pris la parole sur les aspects généraux de la programmation régionale, dans une deuxième réunion on avait traité les problèmes du tourisme.

Dans la discussion des problèmes du tourisme on avait remarqué, cependant, un côté négatif de cette initiative, c'est-à-dire bien que plusieurs personnes eussent démontré dans leurs interventions une expérience pratique et concrète et eussent dit des choses interessantes-, on avait remarqué que plusieurs orateurs avaient pris la parole sans avoir lu la relation sur le tourisme.

Or, on ne peut pas faire une discussion sur ces monographies de recherches économiques et sociales, on ne peut pas faire une discussion sur des problèmes de fond du plan régional, si l'on n'a pas lu ces monographies rédigées par des socialistes. On peut discuter du contenu et des conclusions de ces monographies, mais, évidemment, on peut le faire seulement si l'on a lu ces monographies.

Nous avions déjà préparé les lettres pour la convocation d'une troisième séance de cette Assemblée, dans laquelle on aurait dû discuter les problèmes de la Cogne, mais nous avions renvojer cette séance parce que la crise régionale intervint vraiment alors.

Ensuite, nous avons présenté une interpellation au Président du Conseil Régional sur les problèmes de la Cogne, mais nous nous réservons de présenter une demande de convocation extraordinaire du Conseil pour discuter de cet argument, afin d'avoir la possibilité d'en discuter en plein Conseil Régional, en séance publique, vu que vous avez supprimé l'Assemblée démocratique populaire sur la programmation régionale, pour ne pas discuter de ce problème devant cette Assemblée; à ce propos, nous serions bien curieux de savoir l'avis de ces Assesseurs socialistes qui avaient demandé à nous la constitution de cette Assemblée.

A partir du 1er juin 1966 qu'est-ce-que avez-vous fait de la programmation régionale? Vous l'avez suffoquée et surgelée à la température de 60° sous zero. Tout ce problème, pendant l'année qui nous sépare des élections régionales, dormira le sommeil le plus profond, parce que vous avez peur non seulement des élections politiques et des élections régionales, - que vous cherchez de retarder le plus possible, même contre l'avis du Ministère de l'Intérieur-, mais aussi de traiter, au Conseil et en des Assemblées démocratiques, les problèmes de fond de notre Vallée.

Vous êtes les représentants de ce pouvoir central qui traine d'Hérode à Pilate, de Pâques à la Trinité, aux calendes grecques les problèmes de la programmation nationale, comme tous les grands problèmes nationaux, tels que les Régions, la réforme de l'urbanisme, la réforme du Conseil Supérieur de la Magistrature, la carte géologique de l'Etat italien, l'aménagement et la restauration du sol, la réforme de l'INPS, de l'INAM et de l'INAIL.

Une revue politique italienne, qui jusqu'à présent avait applaudi le Centre-gauche de droite, a affirmé, il y a quinze jours, qu'elle avait toujours soutenu le Centre-gauche, qu'elle avait été le "vessillifero" du Centre-gauche, mais que maintenant ses collaborateurs déclarent d'être repentis de cette expérience, puisque le Centre-gauche a été la congélation de tous les problèmes nationaux.

Domenico Melli scrive ad un quotidiano di Torino: "È, veramente, lo Stato italiano al livello della fattoria degli animali, fondato sulla funzione di una uguaglianza all'interno della quale, anche tra pari grado, alcuni sono più uguali degli altri? La nostra classe dirigente è al punto che "libito fè licito" la sorregge, "per torre il biasmo in che era condotta?" C'è puzza di putrefazione in Italia ed è giunta al limite della tolleranza. Provvedano quelli cui spetta di rimuoverne le cause, per non suscitare la ribellione più inarrestabile, quella degli uomini di buona volontà, pazienti, ma risoluti a voler un ordine più giusto a qualsiasi costo".

E' questo ormai (et ici ce n'est plus Domenico Melli qui parle, mais c'est le soussigné) è questo ormai il punto in Italia! E' sciocco voler discutere se il successore di Moro debba essere Colombo o Taviani. Non serve a niente cambiare il direttore d'orchestra: è il sistema che bisogna cambiare; perché il sistema attuale è marcio e corrotto fino alle midolla. E non serve a niente che l'On.le La Malfa versi delle lacrime di coccodrillo, dica che i fatti recenti sono frutto dell'imprevidenza e della leggerezza; non serve a niente, perché anche l'On.le La Malfa è responsabile dell'attuale sistema, di cui stato il padrino, anche se ogni tanto si atteggia a Cassandra e fa le prediche al Governo, che però ha voluto anche lui.

Et, à propos de Monsieur La Malfa, je veux rappeler ce que j'avais à peine esquissé l'autre jour. J'avais parlé de la prise de position du Ministre socialiste Preti, qui tous les dimanches fait un discours contre les Régions; j'avais parlé de Monsieur Tanassi, le co-secrétaire d'un des grands Partis qui sont au gouvernement, qui a demandé de faire un référendum pour supprimer les Régions; j'avais parlé aussi de l'attitude, extraordinaire, étrange et inconcevable de Monsieur La Malfa, qui reniant les origines du Parti Républicain, a dit l'autre jour qu'il ne faut pas faire les Régions.

Je vous avais expliqué à travers quelles étapes est passé Monsieur La Malfa pour nier 1'existence des Régions: avant, sur "l'Europeo" il avait fait un article dans lequel sa pensée n'était pas très claire, même s'il demandait déjà que les autonomies des Régions à Statut spécial fussent ravalées au niveau des Régions à Statut ordinaire, et après il a demandé de supprimer les Provinces. Mais Monsieur La Malfa prend vraiment les électeurs italiens pour des crétins, parce que tout le monde sait que les Provinces sont inscrites dans la Constitution républicaine et que tous les Partis italiens, du premier au dernier, ne veulent pas supprimer les Provinces pour des questions d'intérêt électoraux, d'intérêts politiques, d'intérêts administratifs et d'intérêts économiques.

Et même vous,- ceci je le dis sans aucun personnalisme -,Messieurs de la Junte, vous êtes les représentants de cette classe politique nationale.

Cela ne nous étonne pas que vous ayez supprimé l'Assemblée démocratique populaire que nous avions créée en suivant la instance des Assesseurs socialistes qui, maintenant, ont mis le "cenerino" sur la suppression de cette Assemblée démocratique; celà ne nous étonne pas que vous ayez renfermé la relation sociologique sur les travailleurs de la Cogne et la relation sociologique sur l'agriculture à double tour de clé.

Vous n'avez même pas envoyé les copies aux Conseillers régionaux, parce que vous avez peur de discuter les problèmes de fond à l'air libre, parce que, comme la Junte Bondaz, vous êtes en train de vous renfermer dans une tour d'ivoire, parce que vous pensez d'administrer la Vallée avec les mêmes systèmes par lesquels vos collègues démo-chrétiens ont administré la Cogne en ces dernières années, avec les belles conséquences que nous avons. De cette industrie, qui avait la possibilité d'un grand essor économique, vous en avez fait une maladrerie, dans laquelle les Administrateurs nouveaux font des efforts inoutils pour sortir de l'impasse et chercher une voie nouvelle.

Il y a un autre ordre de considérations que je veux développer d'une maniere très courte et c'est que,- et ceci je le dis en dehors de toute polémique politique-, nous ne devons pas oublier une chose: ces monographies ont été écrites et rédigées avec beaucoup de diligence et avec beaucoup de préparation par les techniciens de cette Société que nous avions chargée. Rappelons-nous, cependant, que ce sont des techniciens, ce sont des technocrates, ce sont des spécialistes, surtout. Or, la vision des spécialistes dans tous les domaines, que ce soit dans le domaine du droit ou que ce soit dans le domaine de la médecine, est toujours une vision limitée et unilatérale des problèmes qu'il faut reconnaître. Approfondir un problème, cela veut dire s'enfoncer dans ce problème et oublier la vision d'ensemble.

Eh bien! je pense que le devoir de la Junte, et aussi le devoir du Conseil, est de revoir toute cette matière, de relire, d'examiner, d'analyser, d'approfondir toutes ces monographies, parce que, à un certain moment, il faudra faire de nouveau la synthèse, il faudra réunir toutes les différentes parties dans une grande mosaique, duquel devra sortir demain le plan économique régional.

J'avais trouvé, il y a quelque temps, dans une librairie un magnifique livre sur le revenu national français. Eh bien, je crois que une des conclusions de toutes ces études devra être d'étudier le revenu régional valdôtain, parce que sur cet argument on a dit un tas de bêtises jusqu'à présent.

Dernièrement on a publié, - sur un certain journal que je ne nomme pas, parce que autrement l'Avocat Marcoz me gronde-, un article où l'on disait que la Vallée d'Aoste était au deuxième rang dans la classification des revenus des différentes Régions.

Mais ces gens oublient que, quand les techniciens de l'Istat parlent de revenue, ils parlent toujours de revenu produit, et jamais de revenu consommé.

Et alors, naturellement, le milliard et demi que la SITAV met en poche sur le revenu total du Casinò de Saint-Vincent est mis en compte par les techniciens de l'Istat et après il semble que ce sont les citoyens de la Vallée d'Aoste qui ont mis en poche ce milliard et demi de revenu.

Je vous fais cet exemple, mais je pourrai faire l'exemple du revenu de la Soie de Châtillon (je ne parle pas de la Cogne, parce qu'elle est passive), de la Brambilla, de l'ILSSA, de l'ENEL, de toutes les Sociétés privées et publiques qui s'occupent de questions économiques et financières en Valle d'Aoste. Moi, pour mon compte, j'ai voulu une fois aller voir vraiment quel est le revenu consommé des différentes Régions et j'ai constaté que, comme nous sommes aux dernières places, nous sommes aussi aux dernières places pour le revenu consommé.

La Vallée d'Aoste consomme très peu et elle est suivie seulement par la Province de Sondrio et par la Province de Matera.

Celà est la réalité économique et sociale de la Vallée d'Aoste pour ce qui concerne le revenu!

Il y a encore une autre chose que je veux dire. J'ai vu dans le verbal d'une séance du Conseil Régional, à laquellc nous n'avions pas assisté, des étonnantes déclarations de Monsieur Bionaz-, parce qu'il dit: "Riferisco, in proposito, che lo studio del disegno di legge concernente la programmazione nazionale è in via di ultimazione e che tale disegno di legge dovrà essere presentato in questi giorni all'esame del Consiglio dei Ministri (jusqu'ici il n'y a rien d'extraordinaire).

Osserva che il Presidente della Commissione di Coordinamento della Valle d'Aosta aveva appunto restituito, non vistato, il disegno di legge regionale di cui si tratta, rilevando che la Regione avrebbe dovuto attendere che da parte del Parlamento fosse approvato il disegno di legge concernente la programmazione nazionale".

Ici nous sommes déjà beaucoup moins d'accord avec les affirmations de Monsieur César Bionaz.

En effet, nous voyons que le Conseiller Lustrissy, en suite aux déclarations de Monsieur Bionaz, avait dit à son tour: "Il Consigliere Lustrissy dichiara che la posizione assunta dal Presidente della Commissione di Coordinamento in ordine al disegno di legge per gli organi e la procedura per la programmazione regionale, approvato dal Consiglio nell'adunanza del 10 agosto 1966, è quanto mai stupefacente (nous sommes parfaitement d'accord) , perché nelle altre Regioni a Statuto speciale già da qualche anno sono in vigore analoghe leggi sugli organi e le procedure per la programmazione regionale.

Si dichiara stupito che per la Regione Autonoma della Valle d'Aosta si adotti un metro diverso da quello usato per le altre Regioni a Statuto speciale.

Auspica, comunque, che lo Stato si decida presto a fare discendere la programmazione nazionale dall'Olimpo delle cose da fare, perché il problema è urgente e si sono già persi tre anni per qualificare il tipo di programmazione da adottare".

Qu'il soit dit entre parenthèses: je me suis lu, en grande partie, le plan Pieraccini, qui est un plan purement théorique qui n'a aucune possibilité appliqué, qui n'a aucune possibilité de changer le cours de l'économie nationale; c'est une chose purement académique, c'est un plan qui est complètement dans les nuages. Et cela l'ont reconnu plusieurs hommes politiques, même des hommes politiques qui appartiennent aux Partis qui sont au Gouvernement.

Monsieur Lustrissy continue: "Ricorda che in Sicilia e in Sardegna sono già stati presentati ai rispettivi Consigli Regionali i piani quinquennali di sviluppo economico".

Aux observations faites par Monsieur le Conseiller Lustrissy, Monsieur Bionaz répond par ces mots: "....ritiene che le osservazioni mosse dal Presidente della Commissione di Coordinamento sul disegno di legge di cui si tratta siano da porre in relazione al fatto che è veramente imminente ("non, ce n' est pas vrai du tout") la presentazione al Parlamento, da parte del Consiglio dei Ministri - ("ce n'est pas du tout vrai;/n'est pas celle-là la cause de l'opposition du Président de la Commission de Coordination"), del disegno di legge concernente la programmazione nazionale. In caso contrario,- egli dice-, non si sarebbe usato nei confronti della Regione Autonoma della Valle d'Aosta un trattamento diverso da quello usato nei confronti delle altre Regioni a Statuto speciale.

Ribadisce, pertanto, la sua proposta di rinviare la discussione sul disegno di legge di cui si tratta ad una prossima adunanza consiliare".

Alors, si j' ai bien compris, Monsieur Bionaz avait l'idée d'attendre qu'on ait terminé de discuter la programmation nationale au Parlement avant de faire la programmation régionale, mais aujourd'hui il me semble qu'il a commencé à rectifier le tir, parce que évidemment il s'est préoccupé de ce qu'avait dit en cette occasion-là Monsieur le Conseiller Lustrissy et aussi de ce que, éventuellement, auraient pu dire les Conseillers de l'opposition, qui n'auraient pas pu faire à moins de remarquer cette attitude étonnante de Monsieur Bionaz de vouloir attendre la programmation nationale avant de faire la programmation régionale, tandis que c'est exactement le contraire qu'il faut faire.

En effet, des membres de l'actuel gouvernement national ont déclaré que les programmations des différentes Régions auraient été les articulations du programme national. Evidemment, c'est comme cela qu'il faut faire, parce que autrement, sans la collaboration des différentes Régions, la programmation nationale deviendrait une entreprise impossible.

Les Administrateurs des Régions connaissent, beaucoup mieux que le Gouvernement central les besoins, les conditions économiques et sociales de leurs Régions et sont à même de créer ces articulations régionales qui demain seront destinées à être unies dans une grande synthèse nationale. Que ce soit comme cela, il est démontré aussi par les évènements, parce que la Présidence même du Conseil des Ministres et le Ministère du Bilan, dans la monographie "Programma economico nazionale per il quinquennio 1965-1969", sont de cette idée.

En effet, on peut lire dans cette monographie les paroles suivantes: "Con l'attuazione dell'ordinamento regionale sarà possibile articolare il piano nazionale in vari piani regionali: Tra i piani regionali e quello nazionale si porranno rapporti di interdipendenza. Attraverso l'azione delle Regioni potranno trovare espressione, nell'ambito delle grandi scelte compiute a livello nazionale, conformemente alle competenze stabilite dalla Costituzione le esigenze e le aspirazioni locali, sia per quanto riguarda la valorizzazione delle risorse e delle opportunità economiche locali, sia per quanto riguarda il soddisfacimento dei bisogni civili, sia per quanto attiene alla distribuzione territoriale. Per questa via l'attuazione dell'ordinamento regionale consentirà una ampia partecipazione democratica alla formazione del programma.

Au contraire, si pour faire les programmations régionales on attend que soit faite la programmation nationale, alors on renverse les rôles, on met "i carri davanti ai buoi" et, ensuite, il en sortira dehors une chose mesquine, misérable, théorique et académique, comme il s'est justement révélé le plan Pieraccini.

Or, les théories de Monsieur Bionaz, quand il avait répondu à Monsieur Lustrissy,- théories qu'aujourd'hui il a commencé à corriger-, sont les mêmes théories du fameux Panfilo Gentile, qui, dans un article de fond publié, il y a quinze jours, sur le "Corriere della Sera", sous le titre "Regioni e programmazione nazionale", a dit que "la programmazione nazionale è incompatibile con le Regioni, che la programmazione nazionale deve essere fatta senza le Regioni e che le Regioni non devono mettere il becco nel problema della programmazione nazionale".

Moi, j'ai beaucoup d'estime de Monsieur Panfilo Gentile come studieux, come écrivain, come historien, parce que Monsieur Panfilo Gentile a écrit des livres très remarquables, tels que "Il Genio della Grecia", qui est un des plus beaux livres sur l'Ancienne Grèce, mais non pas comme politicien, parce que en fait de politique il écrit des choses abominables.

Je pense que même Monsieur Pedrini, qui appartient au Parti Libéral, comme Monsieur Panfilo Gentile, quand il lit les articles de celui-ci sur le "Corriere della Sera", il doit sauter sur sa chaise.

Mais revenons à la monographie de la Présidence du Conseil des Ministres.

"D'altra parte, - continue la Présidence du Conseil -, le Regioni costituiranno un mezzo per il decentramento della Pubblica Amministrazione e, quindi, per una migliore attuazione degli obiettivi del piano, in rispondenza alle varie situazioni locali".

Mais ce n'est pas seulement dans la monographie de la Présidence du Conseil des Ministres qu'on reconnaît que les Régions doivent être les instruments pour "la programmazione", pour arriver, dans un deuxième temps, à faire aussi la programmation nationale; c'est aussi dans le "Decreto del Ministro del Bilancio, in data 22 settembre 1964, concernente la costituzione dei Comitati regionali per la programmazione economica", nel quale, all'art. 1, si stabilisce quanto segue: "In ogni Regione, escluse quelle già costituite a Statuto speciale, è nominato - ai sensi dell'art. 1 della legge 14 novembre 1962, n. 1619 - un Comitato per la programmazione economica avente lo scopo di collaborare con il Ministero del Bilancio in detta materia e in special modo di:

a) procedere ad una ricognizione delle riserve economiche e delle condizioni sociali proprie della Regione, promuovendo gli studi, ricerche ed indagini necessari;

b) identificare i problemi dello sviluppo economico regionale e prospettare i potenziali obiettivi e i possibili mezzi di intervento nella Regione;

c) predisporre, secondo le direttive del Ministero del Bilancio, un progetto di piano di sviluppo economico regionale;

d) in genere, fornire al Ministero del Bilancio tutte le notizie che a questo occorrano in relazione all'attività di programmazione economica".

Or, il faut faire attention à ces paroles "escluse quelle già costituite a Statuto speciale", parce que, vous et nous, nous ne sommes non du tout obligés de suivre les règles qui ont été faites pour la programmation nationale dans les Provinces où il n'y a pas l'organisation régionale.

Pour les Régions à Statut spécial, il y a d'autres règles, encore plus larges, plus élastiques, pour permettre aux Régions à Statut spécial de faire, en plus grande latitude, en plus grande liberté, le plan régional.

Ceci il ne faut pas l'oublier; nous ne devons pas renoncer aux armes que nous donne le Pouvoir central. Nous sommes toujours là à nous plaindre du Pouvoir central et puis nous ne sommes pas capables de nous servir des instruments que nous donne le Pouvoir central quand il reconnaît le rôle des Régions!

En conclusion, l'article que je vous ai lu veut dire qu'on doit faire avant la programmation des Régions et après la programmation nationale.

Alors on a perdu déjà assez de temps, à partir du premier juin 1966, parce que après le premier juin 1966 il y a eu la congélation, la surgélation complète de tous les problèmes nous verrons après, en parlant des parkings et d'autres choses, s'il y a eu la congélation.

J'ai encore ces quatre lignes à vous lire:

"Nelle promesse del sopracitato Decreto Ministeriale risulta che, per quanto riguarda le Regioni a Statuto speciale, è l'Ente Regione già operante che costituisce l'interlocutore naturale del Governo, ai fini della programmazione economica nazionale. L'articolo 3 del citato Decreto Ministeriale stabilisce poi, per quanto riguarda i Comitati regionali da istituire nelle Regioni non costituite in Regioni a Statuto speciale, che, per lo svolgimento di studi e ricerche e indagini, il Comitato per lo sviluppo economico regionale segnalerà al Ministro la necessità eventuale dell'opera di Istituti regionali di ricerca a carattere pubblicistico".

C'est exactement ce que nous avons fait, parce que nous avions assigné, non pas à un "Istituto di carattere pubblicistico", mais quand même à une Société d'experts spécialisés dans la question, la charge d'élaborer les recherches économiques et sociales nécessaires pour la rédaction du plan économique régional.

J'ai terminé et il me semble d'avoir terminé assez vite, parce que je ne crois pas d'être prolixe dans mes interventions, mais d'être assez concis".

Il Consigliere CASETTA dichiara quanto segue:

"Nel Parlamento italiano si dovrà ancora discutere del Programma nazionale di sviluppo economico per il quinquennio 1966-1970.

La prima constatazione che noi possiamo fare è che la nostra Regione è praticamente del tutto esclusa da tale discussione, se non per quel marginale richiamo (credo poco più di mezza paginetta) che nel Piano quinquennale si fa della Valle d'Aosta.

Infatti, la mancata presentazione al Parlamento, da parte del Governo centrale, del disegno di legge sulle procedure per la programmazione nazionale, che pare ora almeno discusso e approvato in sede governativa, rischia di pregiudicare la partecipazione delle Regioni, in particolare delle Regioni a Statuto speciale, all'elaborazione del programma nazionale; si tende, cioè, a far passare una programmazione nazionale e globale, che tutto dispone, ed una programmazione regionale ad essa subordinata, il cui unico scopo è di dare attuazione alla prima, senza alcuna autonoma capacità di elaborazione o di contestazione.

Noi riteniamo, invece, che tale autonoma elaborazione ci debba essere, che i piani regionali di sviluppo debbano essere predisposti senza alcun limite, cosicché vi possa poi essere quella contestazione in sede centrale, quella contrattazione con il potere centrale che sola può porre nei suoi giusti termini il rapporto dialettico che si deve stabilire tra la potestà legislativa centrale e quella periferica.

La salvaguardia dei diritti costituzionali delle Regioni a Statuto speciale in materia di programmazione la si ha infatti soltanto se, partendo da una autonoma elaborazione regionale, si arriva ad una sintesi capace di coordinare ed unificare momenti ed indirizzi particolari.

Su questo terreno si sono mosse le altre Regioni a Statuto speciale, in primo luogo la Sardegna e la Sicilia.

In Sardegna, il Consiglio Regionale, già nel maggio dello scorso anno, ha unitariamente richiesto al Parlamento italiano che la Regione sia preventivamente sentita, per valutare la compatibilità con gli interessi regionali delle linee di politica economica del piano di sviluppo nazionale, ed ha espresso voto, - un voto unitario -, che il progetto di programma quinquennale venga adeguato alle esigenze regionali, garantendo il diritto della Regione a presentare proposte organiche ai fini della propria rinascita ed assicurando il ruolo della Regione medesima nella predisposizione ed attuazione del Piano.

Analoga posizione di riaffermazione delle prerogative statutarie della Regione e del carattere autonomo, che deve avere il piano regionale rispetto a quello nazionale, è stata presa in modo unitario nel passato mese di novembre dall'Assemblea Regionale Siciliana.

Deve essere sottolineato che queste posizioni non sono state soltanto affermate, ma sono state sostenute anche da una specifica iniziativa politica.

E' stata formata, infatti, una delegazione unitaria dell'Assemblea Regionale Sarda che a Roma, nel mese di settembre dello scorso anno, in un incontro con la Presidenza della Commissione Bilancio del Parlamento nazionale, ha illustrato il contenuto dell'ordine del giorno unanimemente approvato dal Consiglio Regionale Sardo, realizzando così un primo rapporto diretto tra la Regione e il Parlamento cd un primo tentativo di negoziazione e di contrattazione di quelle che sono le scelte nazionali.

Il rifiuto del Governo e della maggioranza di Centro-sinistra ad accogliere il contenuto di quell'ordine del giorno non ha chiuso la questione. In Sardegna, dove già è stato approvato il piano regionale di sviluppo, sono continuate, in Convegni di Sindaci e di Consiglieri provinciali e regionali, le azioni unitarie tendenti ad affermare i diritti costituzionali della Regione in materia di programmazione.

L'iniziativa assunta concordemente dai Presidenti delle Regioni a Statuto speciale nel mese di giugno dello scorso anno per un passo tempestivo presso il Governo, la riunione dei Presidenti delle Regioni stesse, di cui hanno dato notizia i giornali, per l'esame dello schema di disegno di legge statale per le procedure della programmazione e gli emendamenti proposti in questa direzione vanno tutti nel senso dell'esigenza sopra accennata di far svolgere alle Regioni, ed in particolare a quelle a Statuto speciale, un ruolo importante nella elaborazione ed attuazione del piano di sviluppo economico nazionale.

Anche la nostra Regione ha costituzionalmente ampi poteri che le garantiscono la possibilità di un suo intervento e di un suo apporto alla predisposizione degli indirizzi del Piano nazionale e degli interventi che lo stesso propone.

Sorge allora spontanea una domanda: l'azione dell'attuale Giunta Regionale è stata rivolta nel senso di salvaguardare i diritti autonomistici, costituzionalmente conferiti alla nostra Regione? Ha cercato l'azione della Giunta Regionale di garantire il nostro apporto regionale alla predisposizione degli indirizzi del Piano nazionale? Ha portato avanti la nostra capacità di contrattazione e di contestazione anche sulle scelte che più ci riguardano?

La risposta non è positiva. L'azione, in questo campo, è stata del tutto carente e, direi, di supina accettazione delle direttive che venivano dal Governo centrale, o, per lo meno, non si è avuto alcun eco in Valle delle iniziative profondamente autonomistiche e di largo consenso popolare che nelle altre Regioni a Statuto speciale, in questi mesi, si andavano svolgendo in difesa di diritti e di poteri irrinunciabili.

Guardiamo, infatti, un po' come sono andate le cose.

Gli studi predisposti e portati avanti dall'Amministrazione Regionale democratica degli anni passati, già molto avanzati e praticamente quasi arrivati alla conclusione, sono stati interrotti senza giustificazione alcuna. Interrotta è stata la pubblicazione degli stessi studi e le ultime relazioni di ricerche eseguite non sono state trasmesse né ai Consiglieri regionali, né ai Sindaci, né agli altri organismi della Regione interessati al piano.

Più grave ancora è la mancata pubblicazione della bozza di sintesi del piano di sviluppo, con l'individuazione dei possibili interventi regionali, come base necessaria, dopo la discussione politica democratica, sulla quale formulare il piano regionale. stesso.

Anche la discussione democratica già iniziata è stata ingiustificatamente interrotta.

Nella seduta del 10 agosto 1966 è stato presentato un disegno di legge regionale sulle procedure da seguire per il piano regionale, disegno di legge criticabilissimo sotto molti aspetti, soprattutto perché in esso già si rinunziava alle prerogative proprie, autonome, della nostra Regione, ricalcando schemi di procedure e di organismi di impronta prettamente governativa e tutt'altro che democratici.

Tale legge è stata respinta con provvedimento governativo e l'Amministrazione Regionale lo ha supinamente accettato, abdicando in tal modo ai diritti delle Regioni nel campo della programmazione.

Grave era, infatti, la giustificazione secondo la quale la legge veniva respinta. Si diceva, cioè, che non essendoci ancora una legge sulle procedure per la programmazione in campo nazionale e un piano approvato dal Parlamento, ogni nostra iniziativa doveva considerarsi prematura e che, quindi, ad essa dovevamo rinunciare in attesa dell'impostazione nazionale alla quale poi adeguarsi, finendo così con l'essere il nostro piano un semplice piano di attuazione della programmazione nazionale.

A proposito della gravità di tale rigetto, basta rileggere (e l'ha già fatto il Consigliere Caveri) il verbale della seduta tenutasi qui il 7 ottobre dello scorso anno.

Dalle pagine 42 e seguenti di detto verbale si può desumere come i presenti a tale riunione abbiano accettato, senza batter ciglio, i rilievi del "Prefetto coordinatore", rilievi assurdi, enormi, fuori luogo, che ritardano e tendono ad annullare ogni azione autonoma di una programmazione regionale.

Occorre dare atto al Consigliere Lustrissy di aver compreso questo, poiché dichiara che la posizione del Coordinamento è stupefacente e da respingere. L'avvocato Bionaz, invece, si inchina riverente alla volontà dell'Eccellenza Gerlini e prende atto dei voleri di quel Presidente di Coordinamento che veramente è rimasto Prefetto, così come amava definire Einaudi.

E così la discussione su di un argomento tanto importante si è chiusa in breve, nell'attesa fiduciosa che quel piano nazionale scenda dall'Olimpo delle cose da fare (ancora cito Lustrissy) e venga così ad annullare quegli anni di lavoro e di passione che hanno preceduto la preparazione del piano regionale.

Si prende atto e basta!

Non volete rendervi conto che, così facendo, noi vi chiediamo: quale contrattazione può esserci con il Governo centrale, se noi non abbiamo prima il nostro piano regionale? Se non conosciamo bene gli indirizzi nei quali dobbiamo muoverci, gli interventi che dobbiamo sollecitare, le scelte alle quali occorre dare priorità?

Ci sembra che, abdicare a questi diritti, che d'altra parte a noi, Regione a Statuto speciale, sono dati, sia estremamente colpevole.

Da queste considerazioni derivano le nostre richieste che vanno nello stesso senso nel quale, unitariamente, si stanno muovendo in questi mesi le Assemblee e i Consigli delle altre Regioni a Statuto speciale.

Si tratta, in primo luogo, di condurre anche noi, con l'azione congiunta della Giunta Regionale e di una delegazione unitaria del Consiglio, la necessaria pressione presso il Parlamento nazionale, per prospettare la volontà del Popolo valdostano che la elaborazione di un programma nazionale avvenga nel pieno rispetto delle disposizioni costituzionali e con l'apporto delle proposte regionali, per richiedere, cioè, la sollecita presentazione al Parlamento della legge sulle procedure per le programmazioni regionali ed ottenere, per questa, quelle modifiche e quegli emendamenti capaci di garantire che le direttive del piano nazionale siano concordate con le Regioni, in particolare con le Regioni a Statuto speciale.

La nostra azione, in questo senso, deve essere identica all'azione che viene condotta dalle altre Regioni a Statuto speciale.

Si tratta, in secondo luogo, di portare avanti il piano regionale.

Noi prendiamo atto che la nostra mozione presentata tre mesi fa è servita a farvi riproporre uno schema di legge per il programma di sviluppo regionale.

Siamo, però, costretti a prendere anche atto che in quello schema di legge vengono accolti tutti i rilievi della Commissione di Coordinamento.

Esamineremo poi compiutamente, nel corso dell'esame degli articoli del disegno di legge, quali sono, a nostro avviso, gli emendamenti che si possono e si debbono allo stesso portare.

Deve essere, però, subito detto che lo schema di legge che ci viene sottoposto non tiene conto della partecipazione di tutte le forze democratiche all'elaborazione del piano.

Un esempio, in questo senso, ci viene dal Comitato Regionale per la programmazione della Lombardia.

Tale Comitato, infatti, si è reso conto di portare in sé i difetti che sono all'origine della sua nomina, vale a dire, una nomina non su basi elettive, ma dall'alto, e quindi, non in grado di rappresentare la complessità e la diversità delle forze politiche ed economiche di una intera Regione.

Pertanto, tale Comitato, ha deciso di fare proprie le richieste che da più parti gli sono state avanzate perché il dibattito sul piano si svolga attraverso i Partiti, i Sindacati, gli Enti locali, nel modo più ampio ed approfondito possibile, cosicché tutte le forze operanti sul piano politico, sindacale, economico, culturale e sociale siano chiamate a partecipare alla formazione del piano in forma veramente democratica.

Permetteteci anche di constatare, in modo critico, che, se i lavori del piano fossero proseguiti dal giugno dello scorso anno ad oggi, avremmo potuto discutere già sin d'ora su un bilancio per l'anno finanziario 1967 veramente programmato e che, invece, siamo al mese di marzo (sono passati dieci mesi) e siano qui a discutere solamente sul progetto di legge per la programmazione.

Con tutto ciò, io penso che, se saranno discussi ed accettati tutti i nostri emendamenti, se vi sarà il preciso impegno di portare a termine, entro breve tempo, gli studi iniziati, di continuare la pubblicazione e l'invio del piano di sviluppo a tutti gli Organismi interessati, di continuare il dibattito, largamente democratico, che era stato iniziato, il nostro voto non sarà certamente un voto negativo, e ciò perché siamo convinti che, forti del nostro piano di sviluppo regionale, potremo essere gli interlocutori validi del Governo centrale, potremo contrattare sulle nostre necessità e sugli interventi, senza abdicare a nessuno dei nostri diritti autonomistici".

Il Consigliere CHAMONIN dichiara quanto segue:

"Voglio fare solo un brevissimo rilievo.

Sono d'accordo che il piano nazionale, che rappresenta le scelte di indirizzo economico della intera Nazione, debba rappresentare una sintesi delle istanze regionali, per cui la programmazione, assolutamente, deve procedere dal basso verso l'alto, dalla periferia verso il centro. Quindi, noi non dobbiamo affatto aspettare la approvazione del piano nazionale, ma dobbiamo precederlo con un piano regionale.

Ma io intendevo, soprattutto, esaminare brevemente il primo rilievo fatto dal Presidente della Commissione di Coordinamento in ordine alla potestà di controllo attribuita, nel precedente analogo disegno di legge regionale, al Comitato per la programmazione, al quale, a suo avviso, non potrebbe essere attribuita alcuna potestà di controllo sull'attuazione del piano di sviluppo economico regionale.

Ora, è ben chiaro, - ed è stato detto molte volte, penso troppe volte -, che il Piano non è un meccanismo assolutamente rigido e che, quindi, siccome esso dovrebbe essere attuato in un quinquennio, l'esame delle sue risultanze parziali non è solo necessario, ma è indispensabile. È un presupposto assoluto questo, perché sarebbe addirittura mostruoso se, a seguito di previsioni risultate poi errate (perché le previsioni possono essere modificate anche nel tempo, in quanto parecchio tempo, fatalmente, intercorre fra le previsioni e l'attuazione del programma elaborato in relazione a queste previsioni), sarebbe mostruoso se si dovesse continuare su di una via che si dimostrasse in seguito totalmente errata.

Pertanto, è ben logico che il Comitato Tecnico consultivo che, in base al disegno di legge regionale in esame, dipende dalla Giunta, riferisca alla Giunta stessa e questa, a sua volta, al Consiglio Regionale.

Quindi, a mio avviso, si tratta di un rilievo assolutamente infondato e addirittura illogico".

Il Consigliere LUSTRISSY dichiara quanto segue:

"Dal momento che sono stato chiamato in causa, devo anch'io dire qualcosa in merito alla programmazione regionale, tanto più che da questi stessi banchi di opposizione, da tempo, assieme ai miei colleghi e a colleghi di altri Partiti, sollecitai da parte dell'esecutivo regionale l'esame di questo problema.

Devo dare atto ai Consiglieri Caveri e Casetta di essersi mantenuti nella discussione su di un piano dialettico e di aver introdotto certe questioni che sono molto importanti ai fini che noi ci proponiamo, cioè quelli della programmazione regionale.

Non voglio, però, ora iniziare o allargare il dibattito sulla programmazione regionale, perché noi, oggi, stiamo discutendo su di un disegno di legge che regolamenta tutto l'iter procedurale per la programmazione regionale: non siamo in sede di programmazione, ma siamo in sede di discussione di un organismo tecnico, che dovrà fare un certo lavoro preparatorio della programmazione regionale.

Devo constatare che i precedenti interventi sono stati predisposti con cura e, questa volta, mi scuso con i Colleghi del Consiglio se non sono arrivato con il solito compitino scritto come hanno fatto gli oratori che mi hanno preceduto. Cercherò, quindi, riallacciandomi a quanto è stato detto, - possibilmente senza fare o esercitare attività sportive di slalom o meno -, di esaminare gli argomenti che sono stati introdotti sia dal Consigliere Caveri, sia dal Consigliere Casetta.

Innanzitutto, uno dei rilievi (e con questo mi pare che entriamo in merito alla legge sugli organismi e le procedure per la programmazione predisposta dalla Giunta Regionale), uno fra i rilievi che vengono fatti a questo testo di legge (se ho inteso bene) si riferirebbe alla Commissione consultiva per la programmazione, nella quale,- si dice -, non sono sufficientemente rappresentate tutte le categorie sociali operanti nella Regione e non sono rappresentati per niente i Partiti politici.

Ora, io mi ricordo che, in sede di discussione del disegno di legge n.11 del 31 maggio 1965, presentato dopo che il Presidente della Commissione di Coordinamento aveva restituito non vistato il precedente disegno di legge proposto dalla allora Giunta per i primi studi sul piano regionale, ebbi a fare un intervento di un certo rilievo, nel quale richiesi specificatamente alla Giunta allora in carica di prendere in esame una richiesta di modificazione della composizione della Commissione per le ricerche economiche e sociali, allo scopo di far partecipare ai lavori di questa Commissione, per lo meno, le forze politiche presenti in Consiglio e tutte le Organizzazioni Sindacali ed economiche presenti nella Regione.

Il Presidente della Giunta di allora, Avv. Caveri, mi diede assicurazione in questo senso, dicendo: "fra qualche mese avremo occasione di discutere questo problema e mi impegno di rivedere questa questione e di proporne la discussione in una prossima seduta di Consiglio Regionale".

Però, da allora,- mi pare dal settembre o dall'ottobre dell'anno 1965 -, non si è più discusso di questo problema, per cui mi pare che il voler richiedere oggi, in questa fase consultiva, la integrazione della Commissione consultiva prevista dall'attuale disegno di legge con i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali ed economiche e dei Partiti politici sia un po' in contraddizione con quanto avete fatto voi allora, quando avete costituito una Commissione che rappresentava un determinato orientamento della maggioranza e non vi siete preoccupati per niente di quello che era la composizione del Consiglio Regionale.

Però non voglio fermarmi su questi aspetti; questo è un rilievo critico che faccio, senza voler fossilizzarmi su queste cose, perché se voi, ad un certo punto, avete agito non molto bene, non è che questo serva da giustificazione a noi per fare altrettanto.

Io volevo semplicemente dire questo: che la Commissione Consultiva regionale per la programmazione è composta dai rappresentanti di tutte quelle categorie sociali ed economiche presenti nella nostra Regione, che non sono rappresentate direttamente in Consiglio Regionale da membri designati democraticamente da tali organismi.

Pertanto, il compito consultivo di questa Commissione, che dovrà prendere in esame tutti gli studi sin ora fatti e quelli che, probabilmente, sarà ancora necessario di fare per l'aggiornamento e la revisione del lavoro già svolto, sarà appunto di riesaminare questo materiale e di esporre i punti di vista delle loro Organizzazioni in merito a determinati problemi, di modo che il Comitato Tecnico, che è poi il vertice della Commissione Consultiva, possa indicare alla Giunta determinate soluzioni dei problemi che vengono in discussione.

Invece, l'esame dei Partiti politici si deve esplicare, secondo il mio avviso, in questa sede, nella sede del Consiglio Regionale, nella quale le rappresentanze politiche vi sono e sono numerose.

E allora, quando la Giunta, in base ai suggerimenti della Commissione Consultiva e del Comitato Tecnico, sarà predisposto il piano di sviluppo regionale e lo avrà proposto all'esame del Consiglio, in quella sede si eserciterà quella azione di sintesi naturalmente riservata alle rappresentanze politiche.

Infatti, è riconosciuto oramai da tutti quanti gli economisti che, proprio per ovviare agli inconvenienti tecnocratici che ad un certo punto potrebbero manifestarsi nella programmazione, la programmazione stessa non deve essere opera esclusiva di tecnici che, per forza di cose, hanno una visione unilaterale dei problemi, ma deve essere integrata ("deve essere" e non "può essere") dalla capacità di sintesi dei Partiti politici, i quali, messi di fronte a certe situazioni, a certi obiettivi da raggiungere, possono scegliere, dando priorità a questa o a quell'altra impostazione, seguendo le istanze della loro base politica.

Quindi, questo Consiglio sarà la sede adeguata, ove la parte politica porterà il suo contributo alla programmazione regionale, e sarà un contributo notevole, perché io penso che, allorquando il Consiglio Regionale verrà a discutere del piano di sviluppo regionale, si impiegheranno parecchie sedute e non due sole, come per l'approvazione del bilancio preventivo per il 1967.

E si facciano pure riunioni straordinarie del Consiglio Regionale per dibattere questi problemi; però, secondo il mio avviso l'essenza dell'iter procedurale della programmazione è questa: Commissione Consultiva - Esecutivo del Comitato Tecnico - Giunta Regionale - Consiglio Regionale.

In sede di Consiglio Regionale la parte politica, poi, darà il suo contributo, e sarà il contributo, - permettetemelo di dire -, determinante, perché in questa sede si dovranno operare la selezione e le scelte che si renderanno necessarie per predisporre il piano di sviluppo.

Questo, per quanto riguarda la questione della Commissione Consultiva per la programmazione.

Non voglio nemmeno polemizzare ulteriormente sulla Assemblea regionale, il cosiddetto Organismo democratico che ara stato istituito dalla Giunta precedente per allargare la discussione sui lavori, sui résumés, sugli studi che sono stati fatti dai tecnici incaricati.

Teoricamente, come principio, può essere cosa validissima l'avere un centro democratico, un organismo democratico, nel quale siano rappresentati tutti quanti, una larga Assemblea nella quale possa svolgersi un'ampia discussione, un dibattito produttivo su quello che si vuole raggiungere, per predisporre un piano di sviluppo.

Però, a mio avviso, ritengo che un'Assemblea composta nominalmente di quasi 200 persone (e forse anche di più) non potrebbe dare gli stessi risultati della Commissione consultiva prevista nel disegno di legge in esame, organo un pochino più ristretto, nel quale, però, il principio di rappresentanza viene fatto salvo, perché i rappresentanti delle varie Organizzazioni che parteciperanno alla Commissione consultiva saranno designati dalle Organizzazioni stesse.

Mi pare, pertanto, che il voler polemizzare su di un tipo di Assemblea o su di un altro non sia una questione di grande importanza.

Per quanto riguarda, invece, l'osservazione fatta dal Consigliere Casetta nella prima parte del suo intervento, - in riferimento al programma quinquennale di sviluppo economico nazionale predisposto dal Governo -, che in questo programma di sviluppo ai la Valle d'Aosta sarebbe dedicata non più di una mezza paginetta, mi dispiace di non avere qui il programma di sviluppo economico predisposto dal Ministro Pieraccini per chiarire meglio la questione.

Mi pare che in quella mezza paginetta si tratta solo del problema dell'industrializzazione e, precisamente, in quella mezza paginetta, il Governo si assume il compito di potenziare e di sviluppare la Società Nazionale Cogne durante questo quinquennio. Mi pare di aver letto questo; io l'ultima modifica del programma non ce l'ho; comunque nel programma originale predisposto dal Governo si prevedeva proprio il potenziamento della Società Nazionale Cogne.

Però, ad un certo punto, devo dire che, in determinate riunioni tenutesi presso il Ministero del Bilancio proprio per esaminare, assieme ai vari rappresentanti delle Regioni Autonome, questi problemi, abbiamo parlato anche della Valle d'Aosta, nonostante quello che si dice, anche se, naturalmente, non siamo ancora riusciti a concretizzare nulla, per mancanza di tempo e anche di preparazione su problemi specifici.

In queste riunioni ci è stato anche detto: "Signori della Valle d'Aosta, nel programma economico nazionale per il quinquennio 1966-1970 ci siamo limitati a mettere quello che, secondo noi, poteva essere più utile, perché i Signori del Governo valdostano, qui al Ministero del Bilancio non li abbiamo mai visti, e non sapevamo che in Valle d'Aosta si stavano compiendo degli studi per la programmazione regionale. Pertanto le istanze della Valle d'Aosta non ci sono mai state rappresentate".

Questo ci è stato detto da un membro politico del Governo, non da un funzionario del Governo. Si è notata l'assenza della Valle d'Aosta in questa prima fase interlocutoria.

Io non so se questo è vero o se non è vero; comunque a me è stato detto questo ed io vi riferisco, onestamente, quella che è stata la nostra discussione in quella sede.

Per quanto si riferisce alla mia presa di posizione contro il rinvio, senza visto, del progetto di legge n. 11 del 31 maggio 1965, sugli organi e le procedure per la programmazione, da parte del Presidente della Commissione di Coordinamento, posso dire che io allora mi ero, effettivamente, stupito di questa situazione e anche dei rilievi che erano stati mossi, perché il Presidente della Commissione di Coordinamento era entrato nel merito ed aveva espresso dei giudizi che non sono stati tutti recepiti dalla Giunta.

La Giunta non ha bisogno della mia difesa e, naturalmente, saprà dirvi come si è svolto anche questo iter.

Comunque, mi preme sottolineare questo: a seguito di quella presa di posizione del Presidente della Commissione di Coordinamento, quando abbiamo partecipato a determinate riunioni assieme agli altri rappresentanti delle Regioni autonome a Roma, presso il Ministero del Bilancio e nella riunione dei rappresentanti delle Regioni a Statuto speciale per un'azione unitaria, si è visto proprio come alcune leggi fra quelle già predisposte dalla Sardegna, dalla Sicilia e dal Friuli Venezia Giulia siano un pochino sfasate per quanto riguarda il collegamento col quadro di insieme della programmazione nazionale.

D'accordo che la sfera di autonomia della potestà legislativa delle Regioni a Statuto Speciale debba essere rispettata, questo è indubbio. Però c'era da chiarire col Governo determinati principi e, se non altro, questo ritardo è servito a noi, oltre al resto, per prendere contatti con i rappresentanti delle altre Regioni che già avevano una esperienza in materia. Questi rappresentanti ci hanno portato il contributo della loro esperienza e ci hanno fatto meditare un pochino sulla nostra legge, che era stata preparata forse un po' frettolosamente, senza tener conto di determinate questioni.

E le discussioni che si fecero, allora, con i rappresentanti delle Regioni Autonome furono utilissime perché, tutti insieme, si è riusciti a far introdurre nella legge nazionale sulle procedure per la programmazione la norma che i Presidenti delle Regioni autonome, oltre ad essere chiamati a far parte del Comitato interministeriale per la programmazione (C.I.P.) nel momento particolare della discussione dei piani regionali, fossero sentiti dal Governo anche preventivamente, cioè in fase di studio del Piano nazionale.

A mio avviso, questa fu una vittoria di una certa importanza.

Bisogna ancora aggiungere l'apporto che noi abbiamo dato agli amici delle altre Regioni, specialmente per quanto riguarda le competenze legislative delle Provincie di Trento e di Bolzano, le quali, in base alle norme della legge sulle procedure per la programmazione nazionale, possono ora partecipare autonomamente alla formazione del programma economico nazionale, come se fossero due Regioni autonome.

E questo è anche un notevole passo avanti per quanto riguarda la pacificazione interna della Regione Trentino-Alto-Adige, portata avanti anche da noi in modo solidale con la Regione Trentino-Alto-Adige, unitamente alle altre Regioni.

Pertanto, tutte queste discussioni che noi abbiamo avuto sono state molto utili. È stata una esperienza che noi abbiamo acquisito e non ci sentiamo oggi di dire: mah! forse, se avessimo approvato prima la nostra legge sugli organi e sulle procedure per la programmazione regionale tutto sarebbe stato più facile. No. Penso che, se noi avessimo approvato la nostra legge in quel momento e in quel modo, sarebbe stato tutto più difficile. Oggi come oggi, dobbiamo riconoscerlo, certe questioni si sono chiarite e si potrà procedere celermente verso gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Mi sembra, inoltre, di aver rilevato nella esposizione dei Consiglieri Casetta e Caveri delle critiche sulla struttura degli organismi previsti nel disegno di legge in esame, organismi che, più o meno, ripeterebbero quelli previsti dalle norme del Ministero sui Comitati regionali per la programmazione.

È stato detto, da parte dei Consiglieri Casetta e Caveri, che noi siamo una Regione autonoma, che abbiamo la nostra potestà legislativa, che abbiamo la nostra autonomia e che, pertanto, dobbiamo sviluppare la programmazione regionale in un modo diverso.

A parte il fatto che noi, poveretti e ultimi arrivati, non siamo neanche in grado di innovare tanto in materia di programmazione,- perché se possiamo dare il modesto contributo della nostra poca esperienza personale, non siamo certamente in grado di fare delle innovazioni di rilievo per quanto riguarda un iter consolidato nel tempo, per esperienze maturate sia in Italia, sia in altri Paesi a noi vicini, su quelle che sono le procedure per la programmazione, a me pare che, quando si dice che i Comitati Regionali per la programmazione, previsti per le Regioni a Statuto normale, portano le istanze delle Regioni al Ministero del Bilancio e che le Commissioni consultive regionali portano le istanze al Governo regionale, questa discussione possa essere superata.

Questo non è voler scimmiottare, ma voler creare un organismo democratico, nel quale è rispettato il pluralismo dei centri decisionali e nel quale sono rappresentate tutte quelle Organizzazioni che possono dire qualcosa in questa materia di programmazione regionale.

A mio avviso, la nostra Commissione consultiva regionale per la programmazione non è la copia di un qualcosa che è già stato fatto, ma rappresenta l'adeguamento delle nostre esigenze a quella che è una esperienza comune.

Voglio ancora dire un'ultima parola su quanto è stato detto sul bilancio programmato da parte del Consigliere Casetta, allo scopo di chiarire questo concetto.

Ad un certo punto, se la Regione della Valle d'Aosta dovrà approvare, come dovrà approvare, un piano di sviluppo economico regionale, dovrà anche (e su questo argomento c'è già un parere della Corte Costituzionale) approvare una legge per il finanziamento pluriennale del piano di sviluppo economico; non potrà adottare un piano di sviluppo economico regionale ed adeguarlo semplicemente al bilancio, perché il bilancio è solo una delle fonti di finanziamento.

Bisognerà provvedere a finanziare il piano di sviluppo, oltre che con le modeste entrate del bilancio regionale, mediante l'istituzione di una Società Finanziaria Regionale e la richiesta di un contributo pluriennale straordinario allo Stato, ai sensi dell'articolo 12 dello Statuto, analogamente a quanto è stato fatto per la Sardegna col piano di rinascita.

Comunque, la situazione è questa: non è che noi abbiamo fatto delle cose che hanno danneggiato la Valle d'Aosta; anzi, abbiamo tentato di dare ordine a questa materia e abbiamo predisposto l'organismo tecnico che dovrà fare la sintesi dei lavori finora fatti, dopo averne proseguito l'esame, perché una parte di esame è già stata fatta da quella Commissione che era stata creata dalla precedente Giunta.

In conclusione, si tratta di rivedere un pochino tutto questo lavoro e di aggiornarlo, perché è un lavoro che deve essere continuamente aggiornato.

Infatti, nella relazione sull'attività industriale della Regione si prevedeva una riduzione dell'attività dello Stabilimento della "Soie di Châtillon" nel prossimo quinquennio, mentre invece è successo proprio il contrario, perché tale Società ha fatto un notevole investimento in questo Stabilimento, sfatando la previsione che era stata fatta. E questo succederà probabilmente anche per altre previsioni.

Pertanto, si rende necessario un aggiornamento di questi lavori, dopo di che si potrà funzionare celermente ed arrivare alla presentazione al Consiglio Regionale del piano di sviluppo economico della Valle d'Aosta".

L'Assessore COLOMBO dichiara quanto segue:

"Molto di quanto io avrei voluto dire è già stato detto dal Consigliere Lustrissy; quindi io non lo ripeto.

Però, a me dispiace che, in questo momento, sia assente il Consigliere Caveri, perché, più che altro, volevo dare una risposta alle osservazioni fatte nel suo intervento, non per la programmazione, ma su quello che è un po' il tasto, che noi sentiamo da alcune sedute a questa parte, di voler mettere sotto accusa il Partito Socialista Unificato.

Io intendo sottolineare che, su questo problema (e mi pare che lo stesso Consigliere Caveri ce ne abbia dato ampio riconoscimento), il Partito Socialista non è stato certamente ultimo nelle spinte che, naturalmente, si dovevano dare per avviare a soluzione il problema stesso.

Il riconoscimento che il Consigliere Caveri ci ha dato, di essere stati noi i promotori di quelle Assemblee, che sono state un po' il lancio politico della programmazione regionale, fa fede che, su questo problema, noi ci siamo sempre battuti e abbiamo sempre sostenuto la necessità che detto problema dovesse essere portato avanti.

Ora, abbiamo rinunciato alle Assemblee. Io voglio aggiungere, a quanto già ha detto in proposito l'amico Lustrissy, che le Assemblee sono servite egregiamente per manifestare la volontà dell'Amministrazione Regionale in ordine al problema della programmazione, ma che certamente non sono idonee per la continuazione di quegli studi specializzati dei vari settori economici e sociali, dai quali dovranno scaturire gli orientamenti e le priorità degli interventi finanziari dell'Amministrazione Regionale.

Quindi è da questi motivi che nasce l'esigenza della presentazione del disegno di legge in esame.

Ed anche sulla presentazione di questo disegno di legge devo dire una parola.

Non è vero, amici dell'opposizione, che il disegno di legge viene proposto oggi sulla spinta delle sollecitazioni fatte dall'opposizione stessa con la mozione dalla medesima presentata.

Voi stessi avete riconosciuto che un primo disegno di legge sulla programmazione regionale è stato presentato al Consiglio il 10 agosto 1966, a breve distanza dalla data del cambiamento dell'Amministrazione Regionale. Tale disegno di legge era stato presentato il 10 agosto 1966 perché la nuova Giunta pensava proprio, -avendo di fronte ancora 5 o 6 mesi prima della formulazione del bilancio -, di poter arrivare a delle soluzioni mediante le quali fosse già possibile predisporre un bilancio programmato, da cui scaturissero, a loro volta, chiare direttive e priorità di intervento da parte dell'Amministrazione Regionale.

Purtroppo abbiamo incontrato delle resistenze, di cui non nascondiamo l'esistenza. Voglio ricordare agli amici dell'opposizione che anche il disegno di legge per la predisposizione degli studi sulla programmazione regionale aveva incontrato le resistenze che aveva incontrato, resistenze identiche a quelle incontrate dal primo disegno di legge per la creazione degli organismi necessari per la formulazione del piano.

E voglio ricordare che anche in questo caso i Socialisti sono quelli che, in definitiva, sono intervenuti in campo nazionale, nei confronti del Ministro Pieraccini, per rimuovere queste resistenze e, quindi, per dare l'avvio, se non altro, a quella che è stata la predisposizione degli studi per la programmazione regionale.

Pertanto, io posso dire proprio tranquillamente che, in questa materia, così come siamo stati gli elementi di spinta, di avanguardia nella passata maggioranza, riteniamo di esserlo anche in questa nuova maggioranza, e che ci siamo adoperati attivamente per superare quelle resistenze che, oggi, siamo certi che dovrebbero essere superate con l'approvazione di questo disegno di legge.

Si tratta, quindi, di mettersi al lavoro con buona volontà, perché gli organi previsti da questo disegno di legge possano provvedere velocemente alla formulazione del piano regionale di sviluppo economico, senza il quale è inutile parlare di contestazioni nei confronti del Governo centrale.

Noi siamo convinti che, su questo terreno, l'Amministrazione Regionale dovrà senz'altro contestare al Governo quelle che saranno le priorità che noi intenderemo portare avanti nel piano di sviluppo economico della Valle d'Aosta e ci prepariamo tranquillamente a fare queste contestazioni. Siamo lieti che su questo terreno ci sia l'azione unitaria di tutto il Consiglio Regionale, così come è stato annunciato dal Consigliere Casetta, affinché attraverso questa azione unitaria si possa portare avanti, il più velocemente possibile, il problema della programmazione regionale, onde creare, con la formulazione del piano, condizioni di sviluppo dell'economia valdostana non più settoriali, ma globali in una valida prospettiva per il futuro".

L'Assessore BENZO fa le seguenti dichiarazioni:

"Non intendo, per ora, entrare nel merito delle norme del disegno di legge in esame, né anticipare quanto dirà il Presidente della Giunta su questo argomento, ma ritengo che siano da precisare due questioni concernenti la programmazione regionale.

La prima questione, che chiamerei tecnica, riguarda l'approvazione da parte della Giunta Regionale, avvenuta il 16 dicembre, della stampa degli ultimi elaborati preparati dalle competenti sedi e riguardanti l'indagine sull'agricoltura in Valle d'Aosta, l'indagine sulle interdipendenze socio-culturali nell'agricoltura e nell'industria e l'indagine sulla individuazione dei possibili interventi regionali, il piano di sintesi; questi elaborati saranno distribuiti a tutti i Consiglieri regionali non appena ci saranno consegnati.

Per quanto concerne la questione generale della partecipazione della Regione alla elaborazione della programmazione nazionale, già il Consigliere Lustrissy vi ha anticipato che vi è stata una costante presenza della Giunta e della nostra Regione, insieme a tutte le altre Regioni a Statuto speciale, a tutte le consultazioni che sono state predisposte ed effettuate presso il Ministero del Bilancio, alla presenza o del Ministro o del Sottosegretario.

Questa partecipazione unitaria è stata veramente positiva, perché le Regioni a Statuto speciale,- con una riserva per quanto concerne la Regione Siciliana -, hanno ottenuto, innanzitutto, di dialogare, per la prima volta, con il Governo centrale e, in secondo luogo, di modificare in un senso più favorevole alle Regioni a Statuto speciale gli articoli principali della legge statale concernenti la partecipazione delle Regioni alla formazione del programma economico nazionale; tale legge sulle procedure è già all'esame del Parlamento.

Si trattava, precisamente, di modificazioni agli articoli 9, 10 e 11 del disegno di legge governativo che, si può dire, investono tutto il settore della programmazione nazionale e delle programmazioni regionali.

In tali articoli, innanzitutto, è prevista la presenza delle Regioni a Statuto speciale nella fase preliminare, cioè nella preparazione del documento preliminare che sarà approvato dal Parlamento, ed in secondo luogo è prevista la partecipazione diretta dei Presidenti delle Giunte Regionali al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, che dà le indicazioni e determina la formula ed i criteri metodologici per l'articolazione regionale del programma economico.

Ed è proprio avvalendosi di tali indicazioni e criteri che ciascuna Regione può formulare, a sua volta, lo schema regionale di sviluppo economico, corredato da osservazioni e proposte per il proprio territorio.

Questa è la prima istanza che è stata accolta dal Governo.

Inoltre, si è ottenuto l'accoglimento di una seconda istanza, che ritengo di grande importanza per le Regioni e, precisamente, si è ottenuto che le Regioni e le Provincie autonome di Trento e di Bolzano siano consultate ai fini dell'aggiornamento del piano economico nazionale.

Infatti, la programmazione nazionale non sarà una cosa statica, ma avrà sempre un suo dinamismo, con una continua ricerca di rispondenza a quelle che sono le vicende via via mutanti dell'economia nazionale.

Per quanto riguarda, poi, l'elaborazione dei piani economici regionali, si prevede che entro 4 mesi dall'entrata in vigore del piano economico nazionale, siano approvati con leggi regionali i piani quinquennali degli interventi regionali.

Questa norma è da porsi in relazione alla necessità che anche i piani economici regionali rispettino le effettive esigenze unitarie del piano economico generale, il che è precisato nella seguente norma dell'articolo 2 della proposta di legge statale per la programmazione nazionale: "Il programma economico nazionale è vincolante, nei confronti delle Regioni, limitatamente agli obiettivi globali e settoriali dello sviluppo economico ed ai criteri generali dell'assetto territoriale".

E anche in questo si vede chiaramente la volontà del Governo nazionale di permettere alle Regioni,- sia a quelle a Statuto speciale, sia alle altre -, di formulare, sulla base della indicazione generale degli obiettivi, i propri particolari schemi di sviluppo economico".

Il Consigliere FOSSON dichiara quanto segue:

"Gli interventi del Consigliere Lustrissy, dell'Assessore Colombo e dell'Assessore Benzo mi danno lo spunto per rispondere brevemente a certe considerazioni che sono state fatte, anche se non intendevo prendere la parola nella discussione generale di questo disegno di legge.

Ritengo, prima di tutto, di dovere rispondere prendendo lo spunto dalle ultime cose che sono state dette, per risalire poi a certe affermazioni fatte prima dal Consigliere Lustrissy.

Da quanto è stato detto, soprattutto dall'Ing. Benzo, sembrerebbe che, in questi ultimi tempi, si è ottenuto tutto, mentre prima non si sarebbe compiuta alcuna azione unitaria insieme con le altre Regioni a Statuto speciale.

Io devo, pertanto, ricordare che tutte le richieste che l'Ing. Benzo ha illustrato e che attualmente sembrano in gran parte accolte dal Governo centrale sono state proprio formulate, in riunioni fatte con i rappresentanti delle altre Regioni a Statuto speciale, prima che voi foste installati su quei banchi.

Io ho avuto occasione di partecipare, in rappresentanza del Presidente della Giunta, ad alcune delle riunioni dei Presidenti di Giunta delle Regioni a Statuto speciale, nel corso delle quali si era appunto trattato della questione di richiedere formalmente al Ministro del Bilancio e al Parlamento l'inserimento delle Regioni nella fase delle consultazioni per l'elaborazione del programma economico nazionale e, specialmente, nella fase di elaborazione della legge sulle procedure per la programmazione nazionale.

Io prendo atto, con piacere, che certe questioni sono andate a buon fine, ma desidererei, per l'obiettività, che non si dicesse che sono questioni che sono state impostate solo in questo periodo, perché su questo punto erano stati anche presi in precedenza dei contatti che voi, come era vostro dovere, avete fatto bene a continuare.

Per quanto riguarda la formulazione delle richieste da inoltrare al Governo, dirò che nel mese di maggio scorso dovevamo avere un incontro con tutti i Presidenti delle altre Regioni a Statuto speciale e che era già stata fissata anche la data per l'incontro con il Ministro Pieraccini e con qualche altro Ministro, incontri che dovettero essere rinviati.

In seguito sono sopravvenuti i fatti che sono sopravvenuti. Questo ho dovuto precisare, non per amore di polemica, ma solo per amore di precisione.

All'amico Colombo,- forse sta meglio chiamarlo amico che compagno -, all'amico Colombo, il quale ha testé affermato che sono stati i Socialisti a sollecitare la programmazione regionale, quasi che la programmazione regionale fosse solo espressione della volontà del Partito Socialista, vorrei dire: non appropriamoci sempre di quelle cose che vanno bene, per scaricare, invece, sugli altri tutte le cose che non vanno bene; a parte il fatto, che il mio collega Caveri ha già chiarito che, fin dal 1963 nel programma della nuova Amministrazione era inclusa la questione della programmazione e che, immediatamente dopo, hanno fatto seguito i fatti, con la nomina di quella Commissione che doveva esaminare questo problema.

Ad esempio, a proposito di Assemblee, l'Assessore Colombo riconosce, adesso, che le Assemblee non sono la sede più idonea per discutere della programmazione regionale.

Noi possiamo concordare con il Consigliere Lustrissy, quando dice che, forse, le Assemblee troppo numerose non sono le più idonee per discutere di questo problema; noi chiediamo, però, che sia aumentato il numero dei membri della Commissione Consultiva Regionale per la programmazione.

Non ci irrigidiamo sulla questione di ritornare all'ampiezza di quelle Assemblee che avevamo convocato un paio di volte, perché possiamo riconoscere che un numero troppo grande di partecipanti non dà quel contributo che tali Assemblee potrebbero dare.

Io non entro, ora, nei particolari della questione, perché mi riservo di fare le nostre obiezioni su questo punto in sede di discussione dei singoli articoli del disegno di legge in esame; ritengo però che, in linea di principio, dobbiamo ampliare la composizione della Commissione consultiva, anche se riconosciamo qualche difetto alle "precedenti Assemblee da noi convocate".

Però permettimi, caro Colombo, di farti osservare che la questione dell'Assemblea democratica era una cosa che riempiva particolarmente la vostra bocca. Quando noi, allora, dicevamo che, per trattare della programmazione, ci voleva una rappresentanza completa, voi rispondevate che ci voleva l'Assemblea democratica.

Quindi, è inutile venire adesso a dire che queste Assemblee non sono idonee allo scopo.

E vengo a quanto ha detto il Consigliere Lustrissy, anche in questo caso non per polemica, ma solo per precisare i diversi punti di vista.

Il Consigliere Lustrissy ha voluto trovare un contrasto tra il nostro atteggiamento al momento della nomina di quella Commissione di studio per le ricerche economiche e sociali per la programmazione e il nostro atteggiamento attuale, quando chiediamo un allargamento della Commissione Consultiva prevista nel disegno di legge in esame.

Io non vedo questo contrasto, perché i compiti delle due Commissioni sono nettamente diversi. Il compito di quella Commissione di studio da noi nominata, - e che, forse, ha prolungato oltre una certa misura la durata dei suoi lavori a causa delle discussioni approfondite e forse persino troppo meticolose fatte nella materia -, era quello di vedere quali studi bisognava predisporre per le ricerche economiche e sociali necessarie per la programmazione regionale.

Fatti questi studi, doveva essere compito dell'Assemblea democratica esaminare il contenuto delle ricerche effettuate per giungere a delle proposte concrete da sottoporre all'esame della Giunta e, quindi, del Consiglio Regionale.

Appunto da questo concetto deriva il nostro intendimento di chiedere l'allargamento della Commissione Consultiva prevista nel disegno di legge in esame, in modo che nella Commissione stessa vi siano i rappresentanti delle varie categorie economiche, dei vari Sindacati, dei vari Partiti, al fine di poter discutere, in un campo più allargato, quelle che sono le risultanze di questi studi e per poter fare delle proposte a quell'altro organismo che si prevede più ristretto.

D'altra parte, non si tratta neanche di proposte, perché la Commissione Consultiva non ha da fare delle proposte, ma deve solo esaminare e discutere questi studi, in maniera che l'Organo tecnico ed eventualmente, la Giunta, possa trarre da questa discussione allargata delle utili indicazioni.

Quindi, mi pare che il compito di queste due Commissioni sia ben diverso, per cui ritengo di non dover più insistere su questo punto.

Il Consigliere Lustrissy ha, inoltre, voluto puntualizzare che i Partiti politici dovranno esaminare il piano economico regionale in sede di Consiglio.

Ora, noi ci auguriamo che, a questo scopo, si facciano numerose riunioni del Consiglio; non siamo contrari a questo, anzi abbiamo già dimostrato che siamo favorevoli alle riunioni del Consiglio e alle discussioni in sede di Consiglio.

Ma, se una certa rappresentanza dei Movimenti politici e dei Partiti sarà già inclusa nella Commissione Consultiva allargata, la quale dovrà prendere in esame le varie ricerche effettuate, il Consiglio potrà poi discutere del piano economico regionale con una maggiore conoscenza della materia.

In sede di Consiglio noi dovremo discutere su di un qualche cosa di diverso dai risultati delle ricerche economiche e sociali fatte; perché, mentre in sede di Commissione Consultiva si discuterà in linea generale e si sentiranno i vari pareri che l'Organo tecnico utilizzerà per fare le sue proposte alla Giunta, noi, come Consiglieri regionali, dovremo discutere sulle proposte che ci saranno fatte dalla Giunta stessa, proposte che terranno conto, o no, dei pareri espressi dalla Commissione Consultiva.

Quindi, mi pare che questa mia osservazione sia da tenere presente e non ritengo che sia una richiesta fuori luogo quella di chiedere un allargamento della composizione della Commissione Consultiva Regionale per la programmazione, anche senza nuovamente arrivare al numero di quelle Assemblee democratiche che avevamo fatto a suo tempo".

Il Consigliere GERMANO dichiara quanto segue:

"Prima di entrare nell'argomento in esame, voglio fare una considerazione sul "compitino"; perché, oggi, purtroppo, ha accennato al "compitino" anche Lustrissy il quale è abituato, giustamente secondo me, anche lui a farlo. Questo termine l'ha tirato fuori Bordon, il quale, quando si fanno di queste discussioni, in genere manifesta insofferenza, si allontana dall'aula consiliare, non segue la discussione e così via.

Io ritengo che si abbia una strana considerazione del compito del Consigliere regionale. Ora, il Consigliere regionale deve prepararsi, deve presentarsi documentato, deve fare delle proposte su cui ha riflettuto, per portare un valido contributo ai lavori del Consiglio. Pertanto, non additiamolo al disprezzo se ha il "compitino"; si è preparato, ha fatto bene e ha dato un contributo ai lavori del Consiglio Regionale.

Questa osservazione deriva anche dagli interventi che fanno, in genere, i membri della Giunta, i quali quando parlano danno invece l'impressione contraria, cioè di non essere preparati. Ne abbiamo avuto un esempio recente nella discussione del bilancio preventivo per il corrente anno finanziario, quando alcuni membri della Giunta hanno dimostrato di non essere preparati, di non essere documentati, di non sapere rispondere.

Noi riteniamo che sia meglio essere preparati, essere documentati e non siamo d'accordo che si faccia dell'ironia di fronte ai "compitini", che dovrebbero essere, invece, considerati dei contributi che i Consiglieri cercano di portare ai lavori di questa Assemblea.

E veniamo alle questioni testé trattate.

Il Consigliere Lustrissy ha detto: anche se discutiamo di un organismo tecnico, la discussione può allargarsi.

Certo, discutiamo pure di un organismo tecnico, ma vi è anche tutta una serie di implicazioni politiche da considerare.

La prima implicazione politica da prendere in considerazione qual è? È inutile che giriamo: siamo stati fermi per 9 mesi. Noi, da un anno e qualche mese, abbiamo la sintesi del piano, sintesi che può essere riveduta e corretta e che deve essere discussa. Questa sintesi non l'abbiamo discussa!

Siamo arrivati, ad esempio, anche ad altre affermazioni. L'Avvocato Bionaz ha detto: "La nostra Regione è più avanzata delle altre Regioni, perché ha già elaborato una legge sugli organi e le procedure per la programmazione regionale".

Noi siamo, invece, all'ultimo posto tra le poche Regioni a Statuto speciale, perché abbiamo perso un anno. Rendiamocene conto!

Rendiamoci conto che la Sardegna ha già adottato il suo piano di sviluppo economico regionale e che, quando va a discutere a Roma, va a discutere perché ci sono delle contraddizioni tra il suo piano e le previsioni del piano Pieraccini.

Le contraddizioni principali quali sono? Sono che il piano Pieraccini prevede per il territorio nazionale un aumento del reddito nella misura del 5% in media all'anno.

E allora, se non si aggiorna il piano Pieraccini, gli obiettivi del piano regionale non si realizzano.

Un altro elemento di discussione è dovuto al fatto che nel piano Pieraccini i nuovi posti di lavoro da creare, in Sardegna, in base alla popolazione, nei cinque anni di durata del piano dovrebbero essere quarantamila, mentre nel piano regionale ne sono previsti 130 mila.

Ecco perché una delegazione unitaria sarda è andata a discutere con la Commissione del Bilancio.

Vi sono delle questioni in contestazione e i Sardi, unitariamente,- il che, in genere, non si riesce ad ottenere in Valle di Aosta -, unitariamente vogliono, nell'interesse della Sardegna, che vengano aggiornate per la Sardegna, come è giusto, le previsioni del piano di sviluppo economico nazionale.

Noi, invece, nel nostro bilancio abbiamo previsto un aumento generico degli stanziamenti per il settore del Turismo e dei Lavori Pubblici orientati verso il Turismo; abbiamo sentito affermare, in questa sede, dall'Assessore Bordon che l'elemento di fondo dell'economia valdostana è il Turismo.

Ora, questo non corrisponde alla situazione valdostana.

Non vi è solo il problema del Turismo,- e non vado qui a ricordare che abbiamo aumentato gli stanziamenti per il settore del turismo senza avere un piano programmato, senza avere un orientamento -, ma vi è anche un altro grande problema, quello dell'industrializzazione, che la sintesi indicava come elemento motore dell'economia valdostana, assieme al turismo.

Che cosa abbiamo stanziato in bilancio per iniziative atte a favorire lo sviluppo dell'industrializzazione? Che cosa abbiamo fatto perché le Aziende di Stato svolgano in Valle d'Aosta la loro funzione? Non abbiamo fatto niente.

Nella questione dei contingenti, una delle voci che forse era meno popolare, - perché non si trattava di zucchero o benzina, - ma che più contava per lo sviluppo dell'industrializzazione, era quella che riguardava l'esenzione fiscale per i macchinari dell'industria, che avrebbe favorito l'insediamento in Valle d'Aosta di nuove industrie. Ma voi l'avete scartata, così, come se niente fosse!

Queste sono le implicazioni che portano alla discussione. Ora, io non voglio farvi perdere altro tempo su queste questioni, perché le vedremo poi negli emendamenti che proporremo, ma voglio ancora fare un'osservazione.

Non tiriamo adesso in ballo i "prima" e i "poi" e tutte le altre cose, perché su questo ci sarebbe da discutere all'infinito: ma l'organismo che ci presentate non è un organismo democratico. I compagni socialisti possono dire quello che vogliono, però si tratta di un organismo che per metà è nominato dalla Giunta e per l'altra metà è formato da rappresentanti degli organismi di Stato presenti in Valle, inadatti ad esprimere idee, a portare validi elementi per la elaborazione del piano di sviluppo economico regionale.

Ora, tutti sappiamo che la programmazione non è una cosa della Giunta,- e l'avete ammesso in parecchi, questo -, ma che spetta al Consiglio Regionale di decidere in questa materia, al Consiglio Regionale come organismo.

Ed allora, vogliamo che il Consiglio Regionale, quando tutto sarà stato fatto, si riunisca e discuta accademicamente per tre giorni di questa programmazione regionale e poi ci metta lo spolverino sopra, oppure vogliamo che le forze politiche presenti in seno al Consiglio diano il loro contributo nello studio, nello sforzo, nella fatica per trovare le soluzioni migliori per la Valle d'Aosta?

Questo è l'interrogativo!

Se vogliamo la seconda soluzione, è necessario apportare alcune modifiche al presente disegno di legge; se non lo modifichiamo, verrà fuori di nuovo la vostra volontà politica, che è stata espressa magistralmente dall'Assessore Bordon con le parole: non vi vogliamo, a Roma dobbiamo fare noi, decidiamo noi, contiamo noi.

Non vi vogliamo! Questa è la strana volontà politica che viene espressa dall'attuale Giunta.

A me pare che il problema di fondo sia quello di raccogliere tutti gli apporti che può dare il Consiglio, apporti che può dare in questa Assemblea, che può dare andando a Roma, premendo dove è necessario, quanto è necessario, nell'interesse della Valle d'Aosta.

Ma questo lo vedremo quando presenteremo gli emendamenti agli articoli del disegno di legge in discussione.

Però, rendiamoci conto, ad esempio, che in campo nazionale, pur con tutti i difetti che ha la programmazione statale, si sta costituendo il Ministero del Bilancio e della Programmazione, cioè un organismo parlamentare, avente le sue Commissioni parlamentari, alle quali parteciperanno tutti i Gruppi.

Rendiamoci conto che tutte le iniziative di programmazione delle altre Regioni a Statuto speciale sono state prese all'unanimità dai rispettivi Consigli e, quindi, cerchiamo anche noi di fare uno sforzo, tutti insieme, per presentare gli emendamenti che rendano democratico questo organismo, in modo che ci sia la partecipazione di tutti, in modo che il risultato sia anche un risultato democratico".

Il Consigliere CHAMONIN fa la seguente dichiarazione:

"Io devo fare una precisazione su di un'osservazione che ho sentito e che contesto nel modo più assoluto.

In base a questa osservazione, sembrerebbe che, ai tempi della precedente Giunta, non si sia voluto andare a Roma per discutere di queste cose; sembrerebbe, cioè, che ci sia stato dell'assenteismo, che il problema non sia stato sentito.

Ora, io contesto, recisamente e nel modo più fermo, quanto, a detta del Consigliere Lustrissy, quell'alto esponente politico gli ha dichiarato a Roma.

Si vede che a Roma, alcuni mesi fa, si sono finalmente svegliati dal ridicolo in cui minacciava di naufragare tutta la faccenda del piano di sviluppo economico nazionale, perché proprio sembrava di assistere a quell'opera in cui tutti cantano "partiam, partiam" e nessun si muove mai.

Dopo anni e anni che si parla del piano economico nazionale, finalmente si comincia a vedere qualche cosa; finalmente chiamano a Roma anche i rappresentanti delle Regioni a Statuto speciale.

È bensì vero che allora, io parlo di due anni fa, a Roma non esisteva ancora niente; l'Ufficio del Piano era ancora in via di formazione e si navigava veramente nella nebbia.

Avevano indetto una sola riunione, ci avevano convocati e i rappresentanti della Regione avevano partecipato a quella riunione. C'era, allora, il Prof. Saraceno che presiedeva la riunione, assistito dal Dr. Rufolo, che allora era un piccolo funzionario e che adesso, invece, è diventato un grosso funzionario; ci era stato chiesto, allora, di presentare le istanze della Regione, perché fossero inserite nella prima bozza del programma economico nazionale.

Le istanze, allora, erano particolarmente legate a tutti i problemi derivanti dall'apertura dei trafori stradali alpini; queste precise istanze furono integralmente riportate nella prima bozza di programma nazionale.

Quanto ho detto, ha il solo scopo di ristabilire la verità dei fatti".

Il Presidente della Giunta, BIONAZ, dichiara quanto segue:

"Io risponderò seguendo un po' l'ordine di quelli che sono stati gli interventi finora fatti.

L'Avvocato Caveri ci fa il rimprovero di aver soffocato le Assemblee dei Sindaci e degli operatori economici, quelle Assemblee oceaniche che, - e questo è stato riconosciuto dopo, non portano quel previsto grande contributo, perché molti dei partecipanti, per ammissione dello stesso Avvocato Caveri, non avevano neanche letto le varie relazioni.

Naturalmente, l'Avvocato Caveri non rinuncia mai ad alcuna occasione per dire che noi, davanti a queste Assemblee, a questi Sindaci, dimostriamo di avere paura.

Noi non abbiamo paura di niente e di nessuno, neanche delle elezioni. Si convinca di questo e se lo ricordi. In quanto, poi, alle elezioni, delle elezioni se ne ricorderà lei.

Evidentemente non si è potuto fare tutto in una volta. Avevamo presentato un precedente disegno di legge sugli organi e le procedure per la programmazione regionale, disegno di legge che non è stato vistato dal competente Organo di controllo per delle ragioni che sono state già precisate e che, - non lo metto in dubbio -, noi non potevamo accettare.

Ma non è che noi abbiamo supinamente accettato le osservazioni del Presidente della Commissione di Coordinamento; abbiamo voluto fare tutto quello che era possibile per rimuovere gli ostacoli proprio là dove questi ostacoli sorgevano.

Ed è stata tanto precisa e tanto utile questa azione che, nel disegno di legge sugli organi e le procedure per la programmazione nazionale presentato dal Governo al Parlamento, all'art. 9, possiamo ora leggere una dizione che, mi pare, possa tranquillizzare tutte le Regioni. È stato anche questo il frutto di tutti quei contatti che, - non lo dubito -, possono essere stati intrapresi anche da voi precedentemente e che noi abbiamo condotto a buon termine.

L'art. 9 del sopracitato disegno di legge statale, recante come titolo "Consultazione delle Regioni", recita testualmente "Sulla base del documento programmatico approvato dal Parlamento, a norma degli articoli 3 e 4 della presente legge e nell'ambito degli obiettivi e delle ipotesi di sviluppo in esso indicati, il Comitato Interministeriale per la Programmazione economica, con la partecipazione dei Presidenti delle Giunte Regionali e delle Giunte Provinciali di Trento e Bolzano, formula le indicazioni e i criteri metodologici per la articolazione regionale del programma economico nazionale."

Avvalendosi di tali indicazioni e di tali criteri, ciascuna Regione formula uno schema di sviluppo economico per il proprio territorio, corredato da osservazioni e proposte relative alla definitiva formulazione del programma economico nazionale e della sua articolazione regionale.

Dunque, mi pare che, detto questo, il risultato di questa attesa sia un risultato positivo. Che cosa sarebbe, infatti, successo se avessimo ripresentato un altro disegno di legge regionale, che ci fosse nuovamente rinviato dall'Organo di controllo? Avremmo perso soltanto del tempo.

Questo tempo non è stato, invece, perso perché, come ho detto nella relazione introduttiva, in seguito ai ripetuti contatti tra i rappresentanti delle Regioni a Statuto speciale ed ai contatti tra questi rappresentanti e i rappresentanti del Governo, si è ottenuto che alle Regioni venisse riconosciuta quella loro funzione, così come è chiaramente espresso nell'art. 9 dello schema di legge presentato alle Camere.

Non sto a dare delle spiegazioni e a ribattere a quelle che sono state le argomentazioni che riguardano gli altri Partiti, ecc. Sono tutte cose inutili, che non servono a niente agli effetti della discussione che noi dobbiamo fare in questa sede. Non servono assolutamente a niente tutte le critiche che Lei, Avvocato Caveri, fa a La Malfa e a Tanassi.

In proposito, io voglio sottolineare questo fatto: ci si lamenta che non abbiamo fatto abbastanza in fretta e, adesso, sono quasi tre ore che siamo qui a perdere del tempo per dire delle cose, molte delle quali non sono assolutamente utili.

Ora, se vogliamo veramente metterci a lavorare, questo è il momento, perché sia il Comitato Tecnico Consultivo, di cui parla l'articolo 3 del disegno di legge che stiamo esaminando, sia la Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione sono degli organismi che veramente dovrebbero rispondere allo scopo di predisporre il materiale, di fare gli studi necessari e di dare tutte le indicazioni utili perché la Giunta possa avere degli elementi per la formazione del progetto di Piano regionale di sviluppo economico e sociale, da sottoporre poi all'esame del Consiglio.

Ma mi sembra che su questa strada non ci siamo, continuiamo a correre dietro alle parole, a fare il processo alle intenzioni, a dire che Bionaz si adegua perfettamente alle intenzioni del Presidente della Commissione di Coordinamento.

Io ho dichiarato che non sono assolutamente d'accordo sui rilievi che sono stati fatti da questo Organo di controllo in merito al precedente disegno di legge sugli organi e sulle procedure per la programmazione regionale; però, nelle condizioni in cui ci troviamo, era molto più utile agire nel senso positivo che abbiamo intrapreso, che non fare delle opposizioni e ripresentare dei nuovi disegni di legge, che sapevamo già che non avrebbero avuto poi dei risultati concreti, mentre sono stati concreti, invece, i risultati che abbiamo ottenuto.

Ritengo che non vi siano dei dubbi sulla natura della partecipazione delle Regioni all'articolazione regionale del programma di sviluppo economico nazionale; le Regioni, in tale sede, avranno una parola chiara da dire. Non solo, ma io ho anche comunicato che il Presidente della Regione Siciliana è stato delegato dalle altre Regioni a predisporre tutti quegli emendamenti al disegno di legge sugli organi e le procedure per la programmazione nazionale che ancora si rendano necessari agli effetti della affermazione e della incisività delle funzioni delle Regioni a Statuto speciale nella formazione del Piano di sviluppo economico nazionale.

E allora, se le cose stanno in questo modo, non veniteci a dire che non abbiamo fatto niente, non veniteci a dire che ci siamo adeguati supinamente alle osservazioni del Presidente della Commissione di Coordinamento.

Il Consigliere Casetta ha dichiarato, testé, che la nostra Regione sarebbe esclusa dal programma economico nazionale.

Ora io vi faccio osservare che il programma economico nazionale non è ancora fatto: lo Stato deve ancora studiarlo, come noi dobbiamo ancora studiare il nostro programma economico regionale.

Mi sembra inutile, inoltre, venir qui ad arzigogolare sulle Regioni, su chi è contrario o meno alle Regioni a Statuto ordinario: noi la Regione l'abbiamo e dobbiamo difenderla. Questa è una realtà che esiste, che nessuno mette in dubbio e che dobbiamo difendere.

Difendiamo la nostra Regione e non pensiamo alle altre Regioni; pensiamo alla nostra Regione e non pensiamo alle Regioni a Statuto ordinario. Pensiamo alla nostra Regione che, in questo caso, è molto ben appoggiata da tutte le altre Regioni a Statuto speciale. E mi sembra che i risultati di cui vi ho dato notizia siano senz'altro positivi.

Il Consigliere Casetta è solito ripetere, - e questo è il solito ritornello comunista -, che per fare questa azione di difesa ci vuole una delegazione unitaria, come se, senza i Comunisti, non si possa fare niente.

Ma noi abbiamo avuto la prova, ed ha voluto proprio accennarne il Consigliere Gemano, di quello a cui servono i Comunisti. Proprio due o tre giorni fa i Comunisti hanno avuto il bel gusto di andarci a bloccare, nella competente Commissione legislativa della Camera dei Deputati, un disegno di legge di iniziativa governativa concernente l'aumento dei nostri contingenti annui in esenzione fiscale che, provvisoriamente, erano stati concordati ed ottenuti.

Questa, dunque, sarebbe l'utilità di averli in compagnia, i Comunisti!

Pertanto, io non vi dico, - scusate -, io non vi dico che non vi vogliamo; vi dico che non servite a niente, che siete nocivi.

E poi ci avete raccontato un sacco di bugie l'altro giorno; avete addirittura detto che l'On.le Zugno, relatore al disegno di legge sull'aumento dei contingenti, aveva dichiarato in Commissione che non si poteva concedere la zona franca se non a dei singoli Comuni, mentre, dal Bollettino delle Commissioni Parlamentari, che abbiamo a mani, risulta quanto segue:

"Quanto al problema della zona franca, il relatore, osservando come debba essere limitata alle zone confinarie, preannuncia un ordine del giorno ad impegnare il Governo in una celere definizione del problema stesso.

Il Sottosegretario di Stato per le Finanze sottolinea come le richieste della Valle d'Aosta siano state attentamente valutate dal Governo e come le ulteriori richieste di miglioramenti contenute nel telegramma dell'Organo regionale, citato dal Deputato Pajetta, si riferiscano ad un momento successivo all'approvazione del provvedimento in esame".

La questione mi pare abbastanza chiara: noi avevamo trasmesso al Presidente della Commissione un ordine del giorno nel quale si riaffermava che noi vogliamo l'attuazione della zona franca e si chiedeva, nell'attesa, di approvare subito questo provvedimento, per rivedere, successivamente, anche tutto il problema del contingentamento.

Dal precitato Bollettino, inoltre, io apprendo, con sorpresa, che è intervenuto nella discussione anche il Deputato Spagnolli, il quale "... osserva che la dichiarazione del relatore, relativa all'approntamento e distribuzione delle tessere con riferimento ai nuovi contingenti prima dell'approvazione definitiva del disegno di legge da parte del Parlamento, confermata dalla delibera degli Organi regionali e comunicata dall'Assessore all'Industria, è molto grave. Ove i fatti narrati corrispondano a verità, essi presenterebbero gli estremi dell'illecito".

Ci vogliono addirittura accusare, i Comunisti, di aver commesso un illecito, poiché avremmo distribuito delle tessere, dopo l'approvazione del disegno di legge-in questione da parte del Consiglio dei Ministri e da parte della competente Commissione del Senato -, esattamente come è stato fatto nel 1955, quando erano state distribuite le tessere, con i nuovi aumenti, 4 mesi prima che la legge fosse promulgata.

A me sembra che non abbiamo commesso alcun illecito e sono convinto, - e voglio tranquillizzare tutti in questo senso -, che otterremo, malgré vous, che alla Camera dei Deputati la legge passi senza questo ulteriore incaglio.

Questo, semplicemente per specificare qual è il vostro aiuto. E poi vi stupite che noi non abbiamo un grande desiderio di avervi in compagnia quando andiamo a Roma a portare le nostre giuste istanze.

Il Consigliere Casetta ha ancora affermato che la nostra è un'azione carente. Ma è un'azione carente quella che si è concretata in una statuizione come quella del soprariportato articolo 9 del disegno di legge sugli organi e sulle procedure della programmazione nazionale? Ma se questa è una carenza, allora che cosa possiamo pretendere di più?

Evidentemente, questa statuizione è solo una premessa e abbiamo già predisposto un certo accordo con le altre Regioni affinché, nelle successive modificazioni che verranno apportate al disegno di legge che è ora all'esame del Parlamento, sia tenuto conto dell'indispensabilità dell'intervento regionale.

Consigliere Chamonin, è giusta l'osservazione, da lei fatta, che non bisogna aspettare il programma economico nazionale; le dò pienamente ragione. E, in fondo, è quello che noi stiamo facendo, perché, adesso, con l'entrata in vigore del disegno di legge in esame, anche il programma economico regionale prenderà l'avvio senza alcuna ulteriore remora, senza bisogno di aspettare ancora.

Il rilievo che era stato fatto dal Presidente della Commissione di Coordinamento in merito al secondo comma dell'articolo 3 del provvedimento legislativo consiliare n. 101 del 10 agosto 1966, effettivamente è vago, però si comprende la sua natura. Al punto uno della lettera del Presidente della Commissione di Coordinamento si legge infatti: "L'art. 3, comma secondo, di detta legge, attribuendo al Comitato tecnico consultivo di esperti, previsto dagli artt. 1 e 2, oltre a compiti consultivi e di sopraintendenza alla elaborazione del progetto di piano di programmazione regionale, anche la potestà di controllo della sua attuazione (è questo che ha suscitato qualche perplessità nell'Organo di controllo e, quindi, il rilievo), contrasta con un principio fondamentale dell'ordinamento, qual è quello che non consente siano affidati ad estranei alla Pubblica Amministrazione - quali potranno essere i componenti del suddetto Comitato in base all'art. 2 della legge in questione - attività prettamente amministrativa (tale essendo l'attività di controllo)".

Ora, mi pare che anche questo ostacolo sia stato rimosso e io penso che anche tale dubbio possa essere chiarito.

Il Consigliere Lustrissy ha puntualizzato la questione da competente, siccome ha partecipato a diverse sedute che si sono svolte presso il competente Ministero, ed è entrato anche nel merito di qualche particolare con molto acume, il che mi esonera dal rispondere a certe osservazioni.

Io penso che non c'è alcun bisogno di pregarci di voler ad ogni costo riconoscere quello che è stato fatto da altri in questo campo. Noi diamo atto di quello che avete fatto voi; vi diamo atto che avete predisposto gli studi preliminari per la programmazione regionale, che avete fatto fare le pubblicazioni delle varie relazioni, che la prima legge che era stata promulgata in allora, indubbiamente, costituisce un qualche cosa di acquisito anche per noi. Noi non mettiamo in dubbio tutto questo, non mettiamo assolutamente in nessuna ombra quello che avete fatto voi.

Vi chiediamo soltanto una cosa: di lasciarci lavorare. Ma, insomma, almeno adesso che abbiamo qualche cosa da fare e con urgenza, cari Signori, vi volete convincere che la cosa migliore, la più utile sarebbe quella di lasciarci lavorare? Non perché vogliamo far tacere il Consiglio Regionale, perché, a suo tempo, certamente il Consiglio dovrà pronunciarsi sul piano di programmazione regionale, ma solo perché si possa lavorare, si possa fare sì che, a breve distanza di tempo, la Giunta possa presentarvi tutti quegli elaborati di cui, certamente, la Giunta stessa e il Consiglio sono in attesa e dai quali, indubbiamente, dipende l'avvenire, per molti anni, della Valle d'Aosta".

Il Consigliere GERMANO dichiara quanto segue:

"Io devo replicare al Presidente della Giunta, perché il Presidente della Giunta è abituato a falsare le cose e allora dobbiamo smentirlo.

Faccio presente che il Bollettino delle Giunte e delle Commissioni Parlamentari riporta solo il resoconto sommario dei lavori delle Commissioni stesse; noi chiediamo, pertanto, al Presidente del Consiglio che quanto andremo dicendo sia interamente messo a verbale, perché ci teniamo che resti a verbale.

Ma noi porteremo, in questa sede, anche il resoconto stenografico delle sedute delle Commissioni Parlamentari, dal quale si potrà vedere chiaramente quali sono le intenzioni della Democrazia Cristiana circa la zona franca; intenzioni che si capiscono già dal resoconto sommario, ma che si capiranno ancora meglio, perché scritte in tutte lettere, nel resoconto stenografico.

Aggiungo che il resoconto sommario delle sedute delle Commissioni Parlamentari non lo fa il Gruppo Parlamentare Comunista che, secondo certe versioni, sembrerebbe che sia diventato maggioranza in Parlamento, decida e faccia tutto quello che vuole e si sia sostituito alla maggioranza D.C. o di Centro-sinistra.

Voglio ancora fare un'altra osservazione e, precisamente, che le cose principali, riportate in questo resoconto sommario, sono state dette dall'On.le Zugno; quindi, non da un Deputato qualsiasi che non conosceva il problema, ma dallo stesso relatore al disegno di legge concernente l'aumento dei contingenti, cioè da un Parlamentare che, per lo meno, questo problema avrebbe dovuto conoscerlo a fondo.

Dopo di questo io vado a darvi lettura di quanto riportato nel resoconto sommario in questione, tralasciando le premesse per arrivare subito ai passi già toccati dal Presidente della Giunta, che io però vi leggo per esteso:

"Il relatore Zugno illustra i provvedimenti in titolo, che intendono modificare, per quanto attiene ai contingenti, le norme relative all'esenzione fiscale per il territorio della Regione della Valle d'Aosta.

La revisione, per altro, sollecitata dai competenti organi regionali, si giustifica in attesa dell'attuazione del regime di zona franca, previsto per la Regione dall'art. 14 della legge costituzionale 26 febbraio 1948 n. 4, in quanto i contingenti di cui si parla non sono più rispondenti alle mutate reali necessità della Regione, a causa sia dell'aumento della popolazione che del notevole sviluppo della motorizzazione, del turismo e dell'agricoltura.

Il disegno n. 3810 e la proposta n. 3190 si differenziano per quanto concerne le voci e i contingenti per i prodotti agevolati in discorso.

Quanto al problema della zona franca, il relatore, osservando come essa debba essere limitata alle zone confinarie, preannuncia un ordine del giorno inteso ad impegnare il Governo ad una celere definizione del problema stesso.

Propone alla Commissione di assumere, quale testo base, il disegno di legge n. 3810, già approvato dal Senato, e ne raccomanda l'approvazione.

La Commissione assume, quale testo base, il disegno di legge 3810".

- Adesso apra le orecchie anche lei, Assessore Benzo!

"Il Deputato Paietta contesta, inizialmente, che l'istituzione della zona franca possa essere limitata ad una parte del territorio della Valle d'Aosta, richiamando, in proposito, il testo dell'art. 14 dello Statuto regionale, che dice che tutta la Valle d'Aosta è considerata zona franca e, quindi, fuori della linea doganale.

Rammenta, su tali problemi, i numerosi impegni governativi del 1958 (Fanfani), 1962 (Trabucchi), 1966 (Moro).

Lamenta che il Governo centrale continui ad umiliare la Regione autonoma, decurtando i contingenti rispetto alle richieste avanzate dai membri del Governo regionale, di cui la proposta 3190 è un riflesso.

Richiama il telegramma del Consiglio Regionale pervenuto ai Commissari ed approvato all'unanimità, auspicante l'aumento delle voci dei quantitativi agevolati.

Chiede che la discussione venga sospesa, per consentire una ulteriore consultazione con gli Organi regionali interessati.

Il Deputato BIMA (tra parentesi, democristiano, di Cuneo) si dichiara contrario al rinvio, in quanto il provvedimento ha carattere d'urgenza, non essendo prevedibile che il regime di zona franca possa essere attuato in breve tempo. Infatti la questione generale delle zone e dei punti franchi è connessa alla nuova normativa in materia doganale, attualmente in discussione, e con iter non breve, presso il Parlamento.

Osserva che l'aumento di voci e quantitativi sollecitato dalla proposta Paietta potrebbe, per taluni aspetti, rivelarsi in conflitto con gli interessi di difesa dell'industria nazionale, specie operante nel Mezzogiorno.

Il Deputato MATTARESE si dichiara favorevole alla proposta di sospensiva per consentire rapide e fruttuose consultazioni.

Il Deputato TROMBETTA - (questo è del Partito Liberale) - osserva come il problema dei contingenti non sia questione da negoziare. Tale problema si risolve tecnicamente correlando i dati della popolazione a quella dei consumi medi-pro-capite.

È contrario a gonfiamenti di voci e contingenti che potrebbero provocare un contrabbando di ritorno.

È decisamente contrario all'inclusione delle sigarette tra i prodotti da contemplare per l'agevolazione.

Il relatore Zugno ricorda come il provvedimento sia stato predisposto su sollecitazione delle Autorità regionali, le quali hanno già approntato il materiale tecnico relativo alle tessere per i nuovi contingenti approvati dal Senato".

Dal resoconto stenografico, risulta che, a questo punto, l'On.le Zugno ha dichiarato che si erano già distribuite le tessere; invece dal sommario questo non risulta. È per questo che l'On.le Spagnolli ha risposto nel modo indicato dall'Avv. Bionaz.

Ma proseguo:

"Il Sottosegretario di Stato per le Finanze, Gioia, sottolinea come le richieste della Valle d'Aosta siano state attentamente valutate dal Governo e come le ulteriori richieste di miglioramenti contenute nel telegramma dell'Organo regionale, citato dal Deputato Paietta, si riferiscano ad un momento successivo all'approvazione del provvedimento in corso.

La Commissione respinge, quindi, la proposta di sospensiva.

Il Deputato Spagnolli osserva che la dichiarazione del relatore relativa all'approntamento e distribuzione delle tessere con riferimento ai nuovi contingenti, prima dell'approvazione definitiva del disegno di legge da parte del Parlamento, confermata dalla delibera degli Organi regionali e comunicata dall'Assessore all'Industria, è molto grave. Ove i fatti narrati corrispondano a verità, essi presenterebbero gli estremi dell'illecito".

Ora io mi domando se in Italia sia già successo in qualche luogo un fatto del genere. L'Avvocato Bionaz ha dichiarato che già nel 1955 si è fatto così; ma allora, si vede che è un'abitudine dei democristiani di Aosta quella di applicare una legge prima che detta legge sia entrata in vigore, perché questo non è mai successo in nessun altro luogo e per nessun caso. E, permettetemi, questo fatto presenta gli estremi dell'illecito."

Continuo nella mia lettura:

"Il Deputato RAFFAELLI, comunista, preannuncia che la sua parte politica si accinge, per la delicatezza della questione sollevata dal relatore, a presentare alla Presidenza della Camera la richiesta, sottoscritta dal prescritto numero dei componenti dalla Camera, per la remissione in Assemblea dei provvedimenti n. 3810 e 3190.

Il Presidente, SCRICCIOLO, sospende quindi l'esame dei provvedimenti in titolo.

"Questo è il testo completo del resoconto sommario della seduta della Commistione della Camera dei Deputati, nel corso della quale è stata esaminata la questione dell'aumento dei quantitativi dei generi contingentati per la Valle d'Aosta.

Noi presenteremo in questa sede anche il resoconto stenografico.

Però, risulta fin d'ora chiaro, per bocca del relatore Zugno e del democristiano On.le Bima, che si vuole concedere alla Valle d'Aosta una zona franca limitata ad alcuni punti di confine e ad alcune zone e che l'iter del relativo provvedimento di concessione sarà molto, molto lungo. Questa è la realtà!

E noi, comunisti, che nociamo, vogliamo che queste cose i democristiani abbiano il coraggio di andarle a dire davanti all'intera Camera dei Deputati, per vedere quale rispetto loro hanno della Costituzione; perché l'art. 14 del nostro Statuto regionale fa parte della Costituzione e non verrà modificato da nessun democristiano, senza sentire - sia ben chiaro - tutto quello che gli dobbiamo dire".

Il Presidente, MONTESANO, dopo aver riferito che sono ancora iscritti per prendere la parola i Consiglieri Caveri e Manganoni e l'Assessore Benzo, rileva che la discussione in corso è uscita nettamente dall'argomento in esame. Invita, pertanto, tutti i Consiglieri a riportare nei limiti dell'oggetto di cui si tratta la discussione, allo scopo di poter proseguire più celermente nei lavori del Consiglio.

Il Consigliere CAVERI fa la seguente dichiarazione:

"Intendevo dare una brevissima risposta a quanto detto dal Signor Colombo, ma sono obbligato a rimandare questa dichiarazione, perché il Signor Colombo è assente dall'aula. Quindi, io, per il momento, rispondo soltanto al Signor Bionaz e rinvio la mia risposta al Signor Colombo.

Da quanto ha detto il Signor Bionaz, è chiaro che egli ha una concezione stranissima del Consiglio Regionale, in quanto egli è convinto che le discussioni in sede di Consiglio Regionale non servano a niente.

Ora, io non voglio dargli del fascista e mi limiterò a fare la seguente distinzione: i democratici pensano che le discussioni nei Parlamenti e nei Consigli servano, perché ogni Consigliere, ogni Deputato, ogni Senatore, ogni membro di qualunque Collegio e di qualunque Assemblea in questo modo può dare il suo contributo, mentre i fascisti pensano che le discussioni, sia al Parlamento sia al Consiglio Regionale, siano perfettamente inutili.

Questa è l'opinione dei fascisti e constato che questa è anche l'opinione del Signor Cesare Bionaz.

Con questo, non gli ho dato del fascista.

Aggiungo quest'altra considerazione, ritornando più strettamente all'argomento in esame: i Presidenti delle Regioni a Statuto speciale, prima di partecipare a quella tale riunione interministeriale, dovranno già aver promosso gli esami, gli studi e le decisioni degli organi regionali; perché, se non si fa prima questo, allora sì che la presenza dei Presidenti in tale sede non potrà essere efficace.

La presenza dei Presidenti delle Regioni a Statuto speciale a questa riunione interministeriale sarà ben più efficace e ben più normale, se il Presidente di ogni singola Regione si presenterà con tutto il materiale relativo agli esami, alle ricerche e alle decisioni degli organi regionali. Questo mi pare che sia evidente.

Il Signor Bionaz ha, inoltre, comunicato che i quattro o cinque Presidenti delle Regioni a Statuto speciale hanno incaricato il Presidente della Regione Siciliana di preparare quei tali emendamenti che dovranno poi essere presentati al Parlamento; penso che dovranno prima essere presentati alla Camera dei Deputati, perché è proprio davanti alla Camera dei Deputati che si discute del programma di sviluppo economico nazionale preparato dal Ministro del Bilancio.

Su questo fatto devo fare una prima considerazione.

Vedete il danno enorme che subisce la Valle d'Aosta per non avere oggi il suo Deputato? Se oggi ci fosse il Deputato, sarebbe questo Deputato della Valle d'Aosta che presenterebbe per la Regione della Valle d'Aosta gli emendamenti al Piano nazionale.

Voi non avete voluto le elezioni politiche e queste elezioni politiche non le ha nemmeno volute il Senatore Chabod, il quale ha fatto, lui, la grande invenzione che è stata poi ripresa dal Ministro Taviani e, cioè, che quella tale legge dovesse essere una legge costituzionale.

Invece, quella legge - (intanto non c'era bisogno di nessuna legge, perché la Giunta delle elezioni della Camera aveva dichiarato che non c'era nessun bisogno di una legge per fare le elezioni politiche suppletive in Valle d'Aosta) - doveva essere una legge normale e la si è voluta definire costituzionale per scopi chiaramente dilatori, contro la verità delle cose, al solo scopo di ritardare, di non arrivare alle elezioni politiche.

E adesso vi rivolgete al Presidente della Sicilia perché prepari lui gli emendamenti al Piano nazionale!

Oggi, il Signor Bionaz ha riconosciuto che la Regione non deve attendere il Piano nazionale; oggi lo ha riconosciuto! Alla buon'ora, dico io; si vede che egli è sulla via della conversione, come San Paolo quando era sulla via di Damasco.

Speriamo che sia sulla via della conversione anche per altre questioni o che un giorno il Signor Bionaz venga a dirci: riconosco che queste discussioni che facciamo al Consiglio Regionale non sono inutili, riconosco che la presenza dei rappresentanti delle forze politiche nella Commissione Consultiva per la Programmazione regionale può servire a qualche cosa, perché oggi ci ha detto che questa presenza delle forze politiche è perfettamente inutile.

Ma questa doveva essere la mentalità del dittatore Trujillo, che era il capo non mi ricordo più di quale Repubblica del Centro-America.

Con questo, io credo di avere risposto non a quanto ha detto il Signor Bionaz, perché in quanto ci ha detto può esserci qualche cosa di vero e di fondato, ma di aver risposto a quelle affermazioni che per me sono delle vere e proprie eresie nella concezione politica che dobbiamo avere.

Se le discussioni al Consiglio Regionale sono soltanto delle perdite di tempo, allora, - io non so -, sopprimiamo il Consiglio Regionale; rimarrà una Giunta a governare e ad amministrare la Valle d'Aosta per conto suo, senza alcun bisogno di un Consiglio Regionale.

Al Signor Colombo risponderò più tardi, quando avrò il piacere di rivederlo in questa sala".

Il Consigliere MANGANONI dichiara quanto segue:

"In questo Consiglio avvengono delle cose enormi, che io non ho mai visto, né sentito in vent'anni.

In questo Consiglio incomincia ad avvenire che la Giunta si rifiuta di rispondere alle domande chiare e precise dei Consiglieri, per cui durante una seduta e mezza abbiamo dovuto assistere al triste spettacolo di Consiglieri che ponevano delle domande chiare agli Assessori e questi non rispondevano.

Non erano mai successi fatti del genere, mai!

Oggi abbiamo dovuto sentire dall'Avvocato Bionaz che le discussioni in Consiglio, per lui, rappresentano delle perdite di tempo.

Io affermo che questi fatti sono un oltraggio non solo al Consiglio, ma a tutti i Consiglieri e mi stupisco che quei Signori là, nella palude, non abbiano un minimo di amor proprio che li ponga in condizione di reagire. Da parte nostra reagiamo e protestiamo contro questo oltraggio al Consiglio ed ai Consiglieri.

Se noi stiamo qui a perdere del tempo, allora sciogliete il Consiglio, nominate un podestà e poi tirate avanti in questo modo. Se questa è la vostra democrazia, quando da quei banchi vi sciacquate la bocca e cianciate di democrazia dovreste arrossire, perché voi la democrazia vorreste calpestarla. Quando qui c'è democrazia e si discute, voi ci dite: lasciateci lavorare, state zitti, non fateci perdere del tempo.

Ma allora, per che cosa esiste un Consiglio Regionale? Io me lo domando, questo!

Badate bene, se continuate di questo passo, non so dove andrà a finire questo Consiglio Regionale. Io è da vent'anni che sono in questa sede e, - scusatemi se ve lo ripeto -, non ho mai assistito e mai sentito cose del genere.

Io vi invito a correggervi e a seguire le orme dei precedenti Consigli. Non siamo sempre stati noi sui banchi della Giunta: ci sono stati i democristiani, c'è stato Bondaz, c'è stato Caveri, c'è stato Chabod, ci sono stati uomini di un po' tutti i Partiti, ma mai eravamo scesi a questo livello.

Dr. Montesano, lei ha testé osservato che noi siamo usciti dal seminato. Lei ha ragione, le dò atto! Ma, chi è uscito per primo dal seminato? Io non avevo intenzione di intervenire sull'argomento in oggetto, se l'Avvocato Bionaz non tirava in ballo altri argomenti che non hanno alcuna attinenza con questo problema, come, ad esempio, la questione dell'aumento dei contingenti. Quindi, lei abbia pazienza e ci riconosca il diritto di rispondere.

Ma, ritornando alle dichiarazioni dell'Avvocato Bionaz, devo constatare che in questa aula bisogna sempre ripetere le stesse cose, perché si continua a fare un dialogo fra sordi, in quanto la Giunta non vuole sentire certi tasti.

L'Avvocato Bionaz ha testé affermato: "Noi non abbiamo bisogno di voi comunisti".

Ecco la discriminazione, ecco la divisione dei Valdostani; ed allora, se il Governo di Roma non vi concede nulla e vi tratta male, abbiate il coraggio di dire: je l'ai voulu.

Su questo argomento, io posso citarvi dei fatti, - non delle opinioni, perché le opinioni sono sempre discutibili -, posso citarvi dei fatti che dimostrano che, quando i Valdostani erano uniti e non si facevano discriminazioni fra i comunisti e i non comunisti, la Valle d'Aosta ha ottenuto da Roma quanto chiedeva.

Io vorrei ricordare all'Avvocato Bionaz, - senza riandare al periodo delle lotte antifasciste e partigiane, ma partendo dal periodo immediatamente successivo alla Liberazione, dal periodo delle lotte per l'autonomia -, che i famosi congressi di Morgex, di Aosta, di Pont Saint Martin ecc., nei quali parlavano, tra gli altri, l'Avvocato Caveri, l'Avvocato Page, il sottoscritto - che era comunista - e dicevano tutti uniti: "Marciamo assieme per difendere i nostri interessi, i nostri diritti", vorrei ricordare che questi famosi congressi erano serviti a qualche cosa, perché avevano fatto capire a Roma che i Valdostani erano tutti uniti, al di sopra delle loro "querelles", per la difesa dei loro diritti.

Che ci siano delle questioni che ci dividono dal punto di vista politico, all'interno della nostra Regione, d'accordo! Ma nei confronti di Roma dobbiamo essere uniti.

Vi ho accennato a quei famosi congressi, ma voglio ricordarvi anche quella famosa delegazione del 1947, nominata dal Consiglio all'unanimità - democristiani, comunisti, unionisti - per andare a Roma da tutti i Gruppi Parlamentari per ottenere uno Statuto regionale accettabile. Ebbene, anche quella delegazione aveva ottenuto quanto chiedeva. Quindi, questi sono dei fatti che vi dimostrano che l'unità d'azione è servita, in passato.

Da quando, invece, abbiamo perso questa unità di azione nei confronti di Roma per la difesa dei diritti della Valle d'Aosta, - non parlo delle altre questioni -, e Roma ha capito questa situazione, il Governo centrale si è detto: Bene, lasciamoli litigare, questi Valdostani; anzi, se possiamo, fomentiamo pure le ragioni di questi litigi, perché, fin quando quelli litigano fra di loro, noi possiamo tranquillamente maltrattarli.

Vi citavo, l'altro giorno, l'esempio dei colonialisti inglesi che, per dominare le loro colonie, fomentavano una tribù contro l'altra. È quanto avviene, oggi, per noi Valdostani.

Io voglio ancora ricordarvi che cosa dicevano al Consiglio Comunale di Aosta il 16 giugno 1917, perché non è da oggi che noi dobbiamo lottare contro la prepotenza di Roma. Già allora, quando non c'era un Consiglio Regionale, al Comune di Aosta dovevano prendere delle posizioni e lottare contro le prepotenze di Roma.

Comunque, nell'ordine del giorno che il Consiglio Comunale di Aosta aveva votato in quella seduta, discutendo della questione delle acque, si leggono queste parole "Pour qu'une action collective soit organisée dans toute la Vallée pour la défense des droits qui nous sont communs".

E sapete chi era che pronunciava queste parole? Era il Canonico Monsignor Stevenin.

Ora, è vero che allora, nel 1917, non c'erano i comunisti in Valle d'Aosta, ma c'erano i socialisti; non i socialisti di oggi, non i socialisti di Nenni, non quelli che reggono la coda alla destra, al padrone del vapore, alla Democrazia Cristiana, con tutto quel che ne segue, per una manciata di fieno nella greppia, no, ma i socialisti di allora, che erano socialisti e che erano numerosi ed avevano un seguito.

Ebbene, Monsignor Stevenin non disse in quell'occasione che non voleva i socialisti, ma parlò di un'azione collettiva di tutti i Valdostani per la difesa di quei diritti che erano e sono comuni a tutti.

Ora, voi che dovreste essere i successori di questi Amministratori - (oltre a Monsignor Stevanin, che era un Monsignore, vi era, tra gli altri, anche un Avvocato Farinet, che penso sia stato il padre dell'attuale Avvocato Farinet, il quale, però, è un figlio un po' degenere nel campo della difesa degli interessi della Valle d'Aosta nei confronti di Roma) - perché non seguite le loro orme?

Quegli Amministratori, già allora, nel 1917, parlavano di un'azione collettiva per difendersi dalle prepotenze di Roma e, parlando di Roma, avevano anche il coraggio di dire pubblicamente queste parole: "Pour faire voir comment sont illusoires, pratiquement, les promesses de Rome".

Questo dicevano allora quegli Amministratori e non dicevano che il Consiglio faceva perdere tempo e non serviva a nulla! Essi avevano il coraggio di smascherare Roma e, riferendosi al Governo, dicevano ancora: "En un mot, il dispose en maître souverain et absolu, en despote".

Ma queste sono cose che anche noi stiamo dicendo oggi da questi banchi di minoranza e che dicevamo ieri quando eravamo lì sui banchi della maggioranza; le dicevamo e voi protestavate.

Nel 1917, erano i vostri predecessori che le dicevano e dobbiamo dare loro atto che avevano ancora della dignità, che si sentivano valdostani e che avevano il coraggio di dire nelle sedute pubbliche quello che Roma era allora e che, peggiorata, è oggi.

Inoltre, a voi che dite che noi comunisti non serviamo a niente, io faccio osservare che noi rappresentiamo il 25% dei valdostani, i quali, forse, rappresentano le forze più sane e attive della Regione, perché per noi, - scusate -, non vota l'Ospizio dei Poveri (con tutto il rispetto che io ho, sia chiaro, per quei poveretti, anche se, non tutti, non sono più nel completo possesso delle loro facoltà mentali).

Ora, il fatto che voi vogliate ignorare un quarto degli abitanti della Valle d'Aosta dimostra il gioco che voi state facendo nei confronti di Roma.

A proposito della questione dei contingenti, voglio ancora aggiungere questa osservazione: voi avete fatto presente che anche nel 1955 avevano distribuito le tessere prima dell'approvazione della relativa legge statale. Ma anche nel 1955 erano al Governo regionale i democristiani, per cui anche voi dovete ammettere che siete proprio incorreggibili.

Nel 1955, distribuendo le tessere in quel modo, vi era andata semplicemente bene. Nel 1967 ripetete lo stesso errore e poi vi lamentate!

A me sembra che dobbiate incominciare a non più sbagliare, per non dovervi poi lamentare del vostro errore e per non dover poi scaricare le colpe su di noi. Ma siamo noi che comandiamo a Roma? No, sino a prova contraria.

Io voglio ora terminare il mio intervento ponendovi le seguenti due domande precise, pregandovi però di non voler insistere nella linea seguita in queste ultime sedute del Consiglio, nelle quali la Giunta non rispondeva alle domande dei Consiglieri:

1) Volete, oltre all'aumento dei quantitativi dei generi contingentati già concessi in esenzione fiscale, l'aumento del numero delle merci, con l'inclusione di quelle nuove voci a cui abbiamo diritto - (questo l'abbiamo già dimostrato e penso che nessuno di voi possa negarlo) -, quali i tabacchi, la nafta per il riscaldamento, il gas e i macchinari per l'industria?

A proposito dell'inclusione del macchinario per l'industria tra le nuove merci da concedersi in esenzione fiscale, condivido il rilievo, mossovi dal compagno Germano nel corso del suo precedente intervento, perché voi pensate di sviluppare la Valle d'Aosta soltanto con il turismo. Il turismo è solo una delle attività della Valle d'Aosta e non la principale, perché la maggioranza dei valdostani, oggi, vive particolarmente sull'industria e sull'agricoltura.

Ottenendo l'esenzione sui dazi doganali per i macchinari destinati alle industrie, noi potremo disporre di un ottimo strumento per invogliare le industrie a venire ad installarsi in Valle d'Aosta.

Questo aumento dell'industrializzazione regionale dovrebbe anche rientrare nella programmazione, allo scopo di assorbire le nuove leve del lavoro e di evitare che molti giovani valdostani debbano ancora emigrare in Svizzera o in Francia.

2) Siete d'accordo di formare una delegazione unitaria, di tutti i Valdostani, dal Partito Liberale, al Partito Socialista, all'Union Valdôtaine, per andare a Roma insieme e insieme difendere gli interessi della Valle d'Aosta, impegnando tutti i Gruppi Parlamentari ad approvare entro breve termine (e si potrebbe anche stabilire un termine) questa legge sull'aumento dei contingenti e delle nuove merci da immettere in consumo in Valle d'Aosta in esenzione fiscale?

Non vi chiedo delle lunghe risposte a queste mie domande; vi chiedo solo che ci rispondiate: sì o no".

Il Presidente del Consiglio, MONTESANO, osserva che, dopo quasi tre ore di discussione, il Consiglio è sempre fermo sullo stesso argomento.

Osserva che l'argomento riguardante l'aumento dei quantitativi dei generi contingentati in esenzione fiscale non ha nulla a che vedere con il disegno di legge in esame, concernente gli organi e le procedure per la programmazione regionale.

Fa presente che sulla questione dei generi contingentati figura iscritta una mozione all'ordine del giorno della seduta odierna.

Chiede, pertanto, ai Consiglieri ancora iscritti a parlare di limitare la durata dei loro interventi, in modo che si possa al più presto chiudere la discussione generale sul disegno di legge in esame.

Il Consigliere CAVERI dichiara quanto segue:

"Si tranquillizzi il Dr. Montesano, perché il mio intervento sarà brevissimo, in quanto intendo solo dare una risposta al Signor Colombo e al Signor Bionaz.

Noi, poco fa, avevamo chiesto l'allargamento democratico della Commissione consultiva per la programmazione regionale e, sostenendo le nostre tesi, avevamo ricordato al Signor Colombo e al Signor Balestri che proprio loro, come espressione del loro Partito, avevano chiesto, quando facevano parte della nostra Giunta, che si convocasse una Assemblea democratica, davanti alla quale si facesse un dibattito sui problemi della programmazione regionale.

Il Signor Colombo mi ha testé risposto con le seguenti testuali parole: "le Assemblee non sono idonee".

Ora io domando: se le Assemblee non sono idonee a discutere dei problemi della programmazione, perché voi socialisti, ieri, chiedevate che si facessero queste Assemblee?

Il Signor Colombo ha già dato una specie di risposta anticipata a questa mia domanda, dicendo: "ah sì, ma oggi non sono più idonee".

Questa, però, è una bella teoria: oggi non sono più idonee, mentre ieri erano idonee.

Ma io rispondo con un altro argomento a questa stupefacente risposta del Signor Colombo, rilevando che proprio adesso, che tutto il materiale di studio e di ricerca è stato preparato dalla SORIS e da tutti gli altri specialisti in questa materia, è proprio adesso che è finita l'opera dei tecnici che deve incominciare l'opera dei politici, i quali devono rielaborare tutto questo materiale.

Ed è per questo che è sconvolgente la tesi del Signor Bionaz, il quale dice che in questa fase le forze politiche sono perfettamente inutili. Ma questa è proprio la fase nella quale debbono intervenire le forze politiche, ma questo è proprio il momento in cui le Assemblee democratiche (chiamiamole Assemblee democratiche o chiamiamole Commissioni consultive), in cui le rappresentanze dei Partiti e dei Movimenti, cioè delle forze politiche, devono intervenire nella discussione perché, finita l'elaborazione dei tecnici, ad un certo momento bisogna fare le scelte e sono i politici e non i tecnici che devono dire quali scelte devono essere fatte.

Questo, per quanto riguarda la risposta che dovevo dare al Signor Colombo.

Ora rispondo al Signor Bionaz.

Il Signor Bionaz si è scandalizzato perché io avevo citato Panfilo Gentile: secondo lui non bisogna citare Panfilo Gentile in questa aula.

Io mi ricordo, - e questo lo sanno tutti, perciò non faccio sfoggio di cultura -, che Giolitti non era uso citare Dante Alighieri in un tempo in cui tutti citavano Dante; erano i tempi in cui qualunque professionista sapeva a memoria tutta la Divina Commedia e mio padre sapeva a memoria tutta la Divina Commedia.

Ebbene, Giolitti, un giorno, citò Dante: la cosa essendo talmente straordinaria, tutta la Camera dei Deputati scoppiò a ridere. E allora lui si arrabbiò e disse: ah! sì, voi ridete perché io ho citato Dante? Ebbene, io non lo citerò mai più.

In quella scia, io voglio rispondere al Signor Bionaz in questo modo: Guardi! Se è soltanto quello che Le fa dispiacere, Le prometto che non citerò mai più Panfilo Gentile.

Però dopo, ripensandoci un momento, mi sono detto: ma, in fondo, io non devo essere così buono con questa gente; e poi, chissà perché non dovrei citare Panfilo Gentile.

Io non condivido, evidentemente, (e credo che noi tutti non condividiamo) le idee di Panfilo Gentile, che sarà un Liberale, ma è uno di quei liberali neri, nerissimi, reazionari, spaventosi, che non hanno più niente a che fare con quelle concezioni liberali, quali potevano essere le concezioni di un Cavour.

A proposito di Cavour, ho visto che sulla Stampa hanno deplorato, - scusatemi se parlo di questo -, hanno deplorato quel bellissimo film su Camillo Cavour (per me è un bel film) che la televisione ha messo in onda ultimamente, dicendo che si demitizzava la figura di Cavour, mentre invece è ora di parlare di questi personaggi visti nella loro reale umanità.

Ma ritornando a Panfilo Gentile, io non solo non prometto a Cesare Bionaz che non citerò mai più Panfilo Gentile, ma gli prometto che lo citerò ancora e anche parecchie volte, perché anche se noi non condividiamo le idee di Panfilo Gentile, è certo che Panfilo Gentile è uno dei più grandi scrittori italiani di cose politiche e, siccome noi qui facciamo delle discussioni di politica, è giusto che noi citiamo il parere degli scrittori di cose politiche, poco importa che siano amici o avversari".

L'Assessore BENZO dichiara quanto segue:

"Visto che sono state fatte varie citazioni di uomini politici, io ritengo che sia opportuno richiamarci appunto a quegli uomini politici, come Giolitti e Cavour, che adottavano una politica realistica.

Il Consiglio Regionale è oggi chiamato a discutere di un disegno di legge di grande importanza, come quello concernente gli organi e le procedure per la programmazione regionale, che ci darà gli strumenti idonei a predisporre quel Piano regionale di sviluppo economico e sociale, ancorato strettamente al progetto di legge nazionale sulle procedure per la programmazione, la quale ci permetterà di intervenire positivamente in sede di programmazione nazionale.

Penso, quindi, che il Consiglio Regionale debba adottare questo tipo di politica realistica: avanzare, fare qualche cosa di concreto e iniziare veramente questa azione programmatica che ci permetterà di conoscere le possibilità di sviluppo della nostra economia nei vari settori.

Anche per quanto concerne l'altro problema, quello dei contingenti e della zona franca, credo che sia doverosa una risposta, in quanto di questo problema ne hanno parlato, prima di me, diversi Consiglieri.

Sarò, comunque, brevissimo.

In merito alla zona franca, dichiaro che noi stiamo concordando la questione nelle competenti sedi, nel rispetto della lettera e dello spirito dell'articolo 14 del nostro Statuto regionale.

Per quanto riguarda l'aumento dei contingenti, bene ha fatto il Consigliere Germano a far mettere a verbale il testo ufficiale del resoconto sommario di quella tal seduta della VIa Commissione Finanze e Tesoro, in quanto questo testo corregge quelle inesattezze, per non dire quelle falsità, espresse dal medesimo nell'ultima seduta di Consiglio.

Al Consigliere Manganoni assicuro che noi chiediamo al Governo, - e l'ho già detto nell'ultima seduta consiliare -, tutto quello che ci compete secondo i nostri diritti; quindi, indubbiamente, anche le sigarette, di cui Lei ha testé parlato.

Per l'altra questione, penso che le risponderà il Presidente della Giunta, il quale in merito ha già avuto modo di esprimersi in precedenza".

Il Consigliere MARCOZ dichiara quanto segue:

"Io sarò brevissimo, perché intendo fare una sola osservazione, che vuole anche essere una raccomandazione.

Lei ricorderà, Signor Presidente, che nella seduta consiliare del 2 marzo, quando avevate votato quell'ordine del giorno di deplorazione dell'atteggiamento assunto dal Gruppo parlamentare Comunista presso la VIa Commissione legislativa permanente della Camera, mi ero permesso di dire: andiamo adagio, andiamo con i piedi di piombo.

Io, purtroppo, avevo ragione, perché oggi è venuto fuori un documento che, a mio modesto avviso, è di una gravità eccezionale; si tratta di quel documento che il Consigliere Germano ha testé letto in quest'aula.

Ho detto che intendevo anche fare una raccomandazione, perché mi sono accorto, dal gesticolio dell'Assessore Benzo, che egli stava difendendo il Deputato On.le Zugno.

L'On.le Zugno, a giudicare dal contesto di quel verbale, ha detto delle cose gravissime, ma altrettanto grave è la notizia, sentita oggi, che si intende abbinare l'attuazione della nostra zona franca all'attuazione dei punti franchi.

Ora io vi dico, Signori della Giunta: state attenti!

Rivolgetevi al Senatore Chabod, il quale vi dirà di essere stato molto preoccupato, quando, ad un certo momento, avevano abbinato il problema della zona franca della Valle d'Aosta col problema della zona franca di Trieste.

Quindi, invece di difendere il Deputato Zugno, Assessore Benzo, apra bene gli occhi e le orecchie, perché, - noi non abbiamo niente, ovviamente, contro il Deputato Zugno, che non conosciamo -, dalle poche battute di quel verbale, risulta chiaro che noi stiamo di nuovo scivolando su di una china pericolosa, per quanto riguarda la zona franca.

Io penso che non faccia bisogno di essere molto lungimiranti per capire, attraverso quel verbale, che il problema della zona franca sta di nuovo ritornando in altissimo mare.

Era solo questa la raccomandazione che volevo fare alla Giunta.

Mi perdoni, Signor Presidente, se ho toccato il tasto della zona franca, ma non potevamo fare a meno di sottolineare la gravità di certe dichiarazioni; perché, se è molto importante la discussione sulla programmazione, anche la discussione incidentale che ne è venuta fuori riveste una certa quale importanza.

Ora, siccome di questi, problemi non ne possiamo parlare in altra sede, noi, per raccomandare alla Giunta di essere molto cauta e di aprire gli occhi, approfittiamo di questa sede".

L'Assessore COLOMBO fa la seguente dichiarazione:

"Io prendo la parola soltanto per una necessaria precisazione in seguito alle osservazioni fatte or ora dall'Avvocato Caveri.

Io non ho affermato che le Assemblee non servono; io ho detto che le Assemblee hanno fatto il loro tempo, perché le Assemblee erano allora servite per un lancio politico della programmazione regionale, lancio politico che ha posto il problema della programmazione regionale in termini irreversibili. Questo era l'obiettivo che il Partito Socialista voleva raggiungere.

Oggi, si tratta, invece, di far sì che, con delle discussioni e con delle riunioni specializzate, - alle quali, naturalmente, partecipino i rappresentanti di tutti gli Enti ed Organismi interessati ai vari settori economici regionali -, la programmazione faccia un passo avanti.

Potremmo ancora discutere, Avvocato Caveri, - e su questo sono d'accordo con Lei -, sui successivi elaborati che saranno predisposti nella fase della programmazione e sulle scelte politiche, dopo che, naturalmente, noi avremo avuto nelle mani i risultati del lavoro della Commissione Consultiva e del Comitato Tecnico Consultivo in ordine alla formulazione del Piano regionale di sviluppo economico e sociale.

È in questo secondo tempo che spetterà al Consiglio Regionale effettuare le scelte politiche fondamentali e non è escluso che, allora, si possa nuovamente ritornare alle Assemblee democratiche per la determinazione di quelle scelte che vincoleranno poi l'impostazione del bilancio dell'Amministrazione Regionale.

Ho voluto chiarire questo, per evitare che mi si attribuiscano delle intenzioni che assolutamente io non ho manifestato".

Il Consigliere CAVERI dichiara quanto segue:

"Sono costretto a replicare brevemente al Signor Colombo per poi dire poche parole sulla questione della zona franca.

Parlerò della zona franca-, perché, siccome, - contrariamente alle intese che, mi pare, erano intercorse da uno all'altro di questi banchi -, il Signor Benzo ha voluto parlare della zona franca, ritengo che anche noi abbiamo il diritto di parlarne.

In risposta al Signor Colombo, ribadisco che egli, precedentemente, aveva pronunciato le seguenti testuali parole: "Le Assemblee non sono idonee", mentre, qualche secondo fa, egli ha precisato che "Le Assemblee hanno fatto il loro tempo".

Ora, queste sono cose inaudite e non voglio aggiungere altri aggettivi ed altri sostantivi, perché altrimenti poi si dice che io sono troppo polemico, che ho un brutto carattere, mentre, invece, io ho un ottimo carattere.

E allora io ripeto che è proprio in questo momento che i politici devono intervenire e, se non le piace la parola "politici", dirò "i rappresentanti delle forze politiche"; è questo il momento in cui i rappresentanti delle forze politiche devono intervenire, ora che il lavoro dei tecnici è terminato.

Altrimenti, voi ritarderete la soluzione del problema perché, se passa questo disegno di legge, che voi ci avete presentato, con quella insulsa Commissione Consultiva nella quale noi, come al solito , vedremo l'Annibale Torrione, o il figlio del Geometra Vesan o altri personaggi del genere, - come in quelle Commissioni insulse, monocolori che voi fate, per affidare poi i progetti ai soliti raccomandati di ferro che, magari, non possiedono neanche i prescritti titoli professionali -, con quella insulsa Commissione Consultiva voi non caverete nulla, perché non si può fare uscire del sangue da una rapa.

Quindi, voi ritarderete la formulazione del piano di sviluppo economico e sociale della Regione, perché voi volete escluderci dalla discussione di tutto il materiale preparato dai tecnici.

Vuol dire che noi su questo materiale ci ritorneremo, ma dopo, quando la questione sarà portata in Consiglio, data la evidente incapacità di questa Commissione Consultiva che voi volete monocolore perché voi, che volete dare a noi dell'Union Valdôtaine delle lezioni di democrazia, siete degli anti-democratici.

Con questo mi pare di aver risposto esaurientemente al Signor Colombo e non conta a nulla che il Signor Colombo si serva del solito frasario vuoto di partito e che ci parli di lancio, perché questo, se mai, è un lancio dalla finestra della programmazione regionale.

Per quanto riguarda le questioni settoriali, io ricordo al Signor Colombo che, se ci sono le questioni settoriali nella programmazione, ora bisogna però guardare il problema nel suo insieme, bisogna cioè fare una sintesi, sintesi di cui anche altri Consiglieri, che non sono dei nostri, vostri alleati, hanno riconosciuto la necessità.

Ma voi alla sintesi, con quei tapinelli che volete mettere nella Commissione Consultiva e con una Commissione Consultiva unilaterale, monocorde, monocolore, voi non ci arriverete mai".

Il Consigliere FOSSON dichiara quanto segue:

"Io vorrei esaminare ancora brevemente le premesse dell'articolo 7 del disegno di legge in esame, che riguardano la nomina di questa Commissione Consultiva.

Ritengo che questo esame sommario rientri nella discussione generale del disegno di legge in questione, perché non intendo inoltrarmi, ora, nei dettagli delle modificazioni che noi proporremo all'articolo 7 e che discuteremo a suo tempo.

Credo, però, che sia opportuno leggervi la seguente parte iniziale del citato articolo 7, che recita: "Al fine di assicurare la partecipazione della collettività regionale alla realizzazione degli obiettivi del Piano di sviluppo economico e sociale della Regione, sarà istituita una Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione avente lo scopo di....."; vi faccio grazia della lettura dei successivi punti a), b), c) e d), che avete tutti sotto occhio.

Ora, proprio attraverso la lettura di questi punti, risulta chiaro come il sole che questa Commissione Consultiva deve prendere in esame e discutere gli studi e le ricerche necessarie alla elaborazione del Piano. Quindi, ribadisco quanto ho già detto prima, cioè che noi siamo dell'avviso che si debba allargare la composizione di detta Commissione.

Non crediamo e non intendiamo che si debba arrivare ad una composizione simile a quella delle Assemblee democratiche ma, quando passeremo all'esame dei singoli articoli, faremo delle proposte per allargare la composizione di questa Commissione, perché lo riteniamo assolutamente necessario."

Il Consigliere CAVERI dichiara quanto segue:

"Io, poco fa, avevo fatto notare di avere uguali diritti del Signor Benzo di parlare della zona franca e, non avendolo fatto per dimenticanza, io dico ora due parole su questo argomento.

L'On.le Zugno, come risulta dal verbale testé letto dal Consigliere Germano, ha detto questo: "Quanto al problema della zona franca, il relatore, osservando come essa debba essere limitata alle zone confinarie ....".

Mi fermo a queste parole "... limitata alle zone confinarie ..." e faccio osservare che Pont St. Martin, Verrès e Montjovet non sono zone confinarie, perché zona confinaria vuol dire zona confinaria, secondo il significato dato a questo termine dal Deputato democristiano Zugno.

Ma non basta: l'On.le Bima, egli pure Deputato democristiano, nella stessa seduta ebbe a dire: "Infatti la questione generale delle zone e punti franchi ....". Quindi, anche l'Onorevole Bima, facendo la distinzione tra zone e punti franchi, evidentemente, vuol isolare i punti franchi, vuole restringere le zone franche alle zone confinarie.

Ora, Signori miei, la Valle d'Aosta non è una zona confinaria; la Valle d'Aosta contiene delle zone confinarie, ma la più gran parte della Valle d'Aosta non è zona confinaria.

In conclusione, due Deputati democristiani si sono dichiarati contrari alla zona franca della Valle d'Aosta.

Quindi, andatela a contare al Kaiser che i democristiani non sono contrari alla zona franca".

Il Presidente, MONTESANO, richiamandosi alle norme dell'art. 49 del Regolamento interno per il funzionamento del Consiglio Regionale, propone di mettere ai voti l'approvazione della chiusura della discussione generale sul disegno di legge in esame.

Si dà atto che, dopo breve discussione, il Consiglio unanime, concorda sulla proposta del Presidente.

Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente accerta e comunica che il Consiglio, ad unanimità di voti favorevoli (Consiglieri presenti, votanti e favorevoli: trentadue), ha approvato la proposta di chiusura della discussione generale.

Il Presidente invita, quindi, i Consiglieri a prendere la parola per fare eventuali dichiarazioni di voto, prima di passare all'esame dei singoli articoli del disegno di legge in questione.

Richiama, in proposito, l'art. 59 del Regolamento interno del Consiglio, di cui dà lettura:

"Art. 59 - Chiusa la discussione generale è data ai membri della Giunta e ai componenti della Commissione di studio la facoltà di parlare per semplice dichiarazione, a nome della Giunta o della Commissione, e ai Consiglieri per una succinta spiegazione della propria dichiarazione di voto".

Su richiesta di alcuni Consiglieri, il Presidente concorda sulla proposta che le dichiarazioni di voto siano fatte dopo l'esame dei singoli articoli del disegno di legge di cui si tratta.

Invita, quindi, il Consiglio a procedere all'esame e all'approvazione, per alzata di mano, dei singoli articoli del disegno di legge stesso.

Articoli 1 e 2

Si dà atto che gli articoli 1 e 2 sono approvati dal Consiglio, senza discussione, con due separate votazioni per alzata di nano, ad unanimità di voti favorevoli (Consiglieri presenti, votanti e favorevoli: trentatré).

Articolo 3

Il Consigliere FOSSON propone il seguente emendamento sostitutivo del primo comma dell'articolo in esame:

"Il Comitato Tecnico Consultivo di cui al secondo comma dell'articolo 2 è nominato con deliberazione del Consiglio Regionale ed è composto da un Presidente, da un Vice Presidente e da cinque membri, dei quali due designati dai gruppi di minoranza."

Il Presidente, MONTESANO, osserva che l'emendamento proposto dal Consigliere Fosson è un emendamento sostitutivo e che, pertanto, il medesimo deve essere posto in votazione dopo l'avvenuta votazione del testo originario dell'articolo in discussione.

Il Consigliere GERMANO osserva che, dal momento che il piano regionale di sviluppo economico e sociale dovrà essere approvato dal Consiglio, sarebbe giusto che gli organismi che saranno preposti all'elaborazione di detto piano fossero nominati dal Consiglio stesso.

Aggiunge che la proposta, fatta dal Consigliere Fosson, di includere due rappresentanti dei gruppi di minoranza nel Comitato Tecnico Consultivo per la programmazione regionale sta, inoltre, a significare il desiderio della minoranza stessa di portare il suo contributo all'elaborazione del piano regionale di sviluppo economico e sociale.

Il Consigliere CAVERI dichiara di ritenere inutile aggiungere altre parole a sostegno dell'emendamento proposto dal Consigliere Fosson.

Fa presente, però, che è un diritto della minoranza pretendere che la Giunta risponda in termini precisi se è disposta, o no, di accogliere detto emendamento.

Il Presidente, MONTESANO, dichiara che, se nessun altro Consigliere chiede la parola su questo argomento, deve mettere ai voti prima l'approvazione del testo originario dell'articolo in esame ed, in un secondo tempo, l'approvazione dell'emendamento sostitutivo proposto dal Consigliere Fosson.

Il Consigliere FOSSON dichiara che non pensava fosse necessario fornire dei chiarimenti sull'emendamento da lui proposto, in quanto si tratta di un emendamento molto semplice e sufficientemente chiaro.

Aggiunge di essere stato mosso a presentare l'emendamento in questione, perché la nomina del Comitato Tecnico Consultivo per la programmazione regionale rientra più nelle competenze del Consiglio che non nelle competenze della Giunta e perché ritiene necessario affermare il principio che spetta alla minoranza consiliare di nominare alcuni suoi membri in detto Comitato.

Il Presidente della Giunta, BIONAZ, dichiara che la Giunta stessa ritiene di dover mantenere inalterato il testo originario dell'articolo di cui si tratta.

Il Consigliere CAVERI osserva che il modo di agire del Presidente della Giunta è contrario alla prassi di una qualsiasi Assemblea elettiva.

Anche il Governo, - egli dice-, può presentare delle proposte di legge al Parlamento; ma se nella Camera dei Deputati o nel Senato un Deputato comunista o un Senatore Liberale presentano degli emendamenti alle proposte di legge di iniziativa governativa, il Governo ha il dovere elementare, in base alle norme del diritto costituzionale e alla prassi parlamentare, di dire: "non accetto gli emendamenti".

Non solo, - egli prosegue-, ma il Governo designa sempre un parlamentare a rispondere per gli altri.

Il Presidente, MONTESANO, rileva che il Presidente della Giunta ha dato una risposta sufficientemente chiara, in quanto ha detto che la Giunta intende mantenere il testo dell'articolo di cui si tratta, così come è stato presentato.

Ritiene che, pertanto, la discussione su questo incidente possa considerarsi chiusa.

Il Consigliere CAVERI ribadisce che, a suo avviso, il Presidente della Giunta o un Assessore qualsiasi dovrebbe rispondere chiaramente se la Giunta stessa accetta, o no, l'emendamento proposto dal Consigliere Fosson.

Il Presidente, MONTESANO, fa presente che, se la maggioranza consiliare non ritiene di dover accogliere l'emendamento in questione, anche il Consigliere Caveri deve adeguarsi alla volontà della maggioranza.

Il Consigliere GERMANO dichiara che, in questa occasione, la Giunta Regionale sta sovvertendo tutti i principi che regolano il funzionamento delle Assemblee legislative.

Osserva che, in ogni Assemblea legislativa gli emendamenti che, da qualsiasi parte, vengano proposti ai singoli articoli di un disegno o di una proposta di legge, sono accolti o respinti solo dopo ampia discussione, durante la quale le parti interessate hanno la possibilità di presentare le argomentazioni che ritengono più opportune a sostegno delle loro tesi.

Fa presente che questa procedura sarebbe particolarmente necessaria nel momento attuale, in sede di Consiglio Regionale, perché, per motivi che ormai tutti conoscono, la minoranza consiliare non fa parte delle Commissioni permanenti di studio in seno alle quali i vari disegni di legge che vengono portati in Consiglio subiscono un primo esame preliminare.

Noi oggi, - egli prosegue -, ci troviamo invece di fronte ad una maggioranza che segue la prassi dell'ex Camera dei fasci e delle corporazioni.

Ora io mi domando, - egli aggiunge- se tutte le forze politiche che compongono l'attuale maggioranza consiliare sono del parere di seguire una simile procedura perché, altrimenti, davanti ad un uomo che decide tutto da solo, ci troveremmo veramente di fronte ad uno spettacolo pietoso della situazione.

Invita, quindi, l'attuale maggioranza consiliare ad abbandonare questo suo atteggiamento perché, altrimenti, - egli dice- ci squalifichiamo di fronte a tutta l'Italia.

Il Consigliere MANGANONI ritiene che le parole testé pronunciate dall'Avvocato Bionaz, in merito all'argomento di cui si tratta, rappresentino la volontà dell'intera Giunta, dal momento che nessun Assessore ha dichiarato di essere di parere contrario.

Ritiene, pertanto, opportuno dare lettura dei seguenti passi della dichiarazione fatta dall'Assessore Colombo durante la discussione del disegno di legge regionale riguardante l'approvazione del bilancio preventivo della Regione per l'anno finanziario 1965:

"È giusto quindi, sempre a nostro avviso, che si attribuisca alla programmazione regionale una maggiore attenzione e cura fino a farne il tema dominante, il terreno naturale, dello scontro, incontro, tra le forze politiche che oggi si misurano sulla scena valdostana".

"In risposta a quanto è stato richiesto dal Consigliere Avvocato Torrione, seguirà la terza fase, quella cioè della partecipazione democratica alla definizione degli obiettivi e degli interventi del piano, partecipazione da attuarsi attraverso un apposito organismo che comprenda rappresentanti dei Sindacati dei lavoratori, degli operatori economici, delle minoranze politiche, dei Comuni, e di tutte quelle categorie comunque interessate al piano.

La funzione di questo organismo democratico, attraverso il quale si esprimerà più compiutamente la volontà popolare nei confronti del piano, dovrà, a nostro avviso, corrispondere ad un inserimento progressivo e permanente della volontà popolare nelle scelte e nelle responsabilità della vita economica regionale".

Analizzando le soprariportate dichiarazioni, osserva che, se oggi si esclude la minoranza consiliare dalla fase preparatoria della programmazione regionale, questa non può più rappresentare il terreno naturale dello scontro - incontro tra le forze politiche che oggi si misurano sulla scena valdostana e che, parimenti, se si esclude l'attuale minoranza consiliare dall'organismo tecnico avente il compito di sovraintendere alle ricerche e agli studi necessari per l'elaborazione del progetto di piano di programmazione regionale, non vi è più la possibilità di un inserimento progressivo e permanente della volontà popolare nelle scelte e nelle responsabilità della vita economica regionale.

Dichiara, in proposito, che l'attuale minoranza consiliare rappresenta almeno il 50% dell'elettorato valdostano, per cui una sua esclusione dai lavori per l'elaborazione del progetto di piano di programmazione regionale costituisce una vera discriminazione politica, in quanto si impedisce ad una metà della popolazione valdostana di portare il suo contributo di esperienze in questa importantissima fase della vita della Regione.

Invita l'Assessore Colombo a mantenersi coerente e fedele ai principi che egli aveva dichiarato di avere nel 1965 e ad avere il coraggio di ribellarsi ad eventuali imposizioni e a mantenere fede ai suoi principi democratici.

Ribadisce che, in fatto di democrazia, l'attuale minoranza consiliare è sempre in grado di dare lezioni alla maggioranza consiliare, come è già avvenuto nel corso dell'odierna seduta mattutina, quando la maggioranza stessa non ha accolto una sua precisa richiesta di nominare una delegazione unitaria formata di rappresentanti di tutti i partiti e movimenti politici presenti in Valle d'Aosta per la difesa comune dei nostri diritti statutari.

Rivolto all'Assessore Colombo, conclude con queste parole: "Vedi, Colombo, ti stai allineando anche tu con questa maggioranza consiliare. Ora, abbi il coraggio di dire: ho tutto sbagliato, e noi diremo: va bene, è umano sbagliare; però, abbi il coraggio di dirlo".

Il Presidente, MONTESANO, osserva che, se i Consiglieri della minoranza possono illustrare nel modo che ritengono più opportuno i loro emendamenti, non possono tuttavia coercire la volontà della maggioranza, pretendendo da essa una certa risposta piuttosto che un'altra. Ritiene che sia giunto il momento di mettere in votazione l'emendamento proposto dal Consigliere Fosson, perché nessuno è più qualificato della maggioranza del Consiglio ad accogliere, o no, questo emendamento.

Dichiara che non intende impedire ai Consiglieri di prendere la parola sull'argomento di cui si tratta, ma che, tuttavia, è pure necessario giungere ad un certo punto alla chiusura dell'attuale discussione.

Il Consigliere CAVERI osserva che la prassi seguita in tutti i Parlamenti e in qualsiasi Consiglio elettivo dovrebbe portare alla discussione degli emendamenti proposti ai vari articoli di un disegno di legge.

Precisa che la minoranza consiliare non ha nemmeno chiesto che siano esposte le argomentazioni contrarie all'accoglimento dell'emendamento presentato dal Consigliere Fosson, ma che ha semplicemente chiesto che si risponda se detto emendamento viene accolto o no.

Il Consigliere BERTHET, riferendosi a quanto detto dal Consigliere Manganoni, dichiara di contestare le lezioni di democrazia dal medesimo impartite all'attuale maggioranza consiliare.

Riferendosi, poi, a quanto detto dal Consigliere Caveri, dichiara quanto segue: "Il Consigliere Caveri ha finto di non capire la risposta datagli dal Presidente della Giunta, Bionaz; ha finto di non capire perché in realtà ha capito benissimo che cosa l'Avvocato Bionaz voleva dire e noi, del Gruppo democratico-cristiano, senza subire alcuna imposizione, siamo d'accordo di approvare il testo dell'articolo in esame così come è stato proposto dalla Giunta Regionale".

Il Consigliere MARCOZ osserva che l'attuale comportamento della Giunta Regionale contrasta con le parole pronunciate dall'Avvocato Bionaz durante le dichiarazioni programmatiche fatte in occasione dell'insediamento della nuova Giunta, quando ebbe a formulare l'augurio di vedere al più presto rioccupati dai loro titolari i banchi della minoranza.

Fa presente che, nel corso della discussione sul disegno di legge di cui si tratta, parecchi Consiglieri di minoranza hanno lasciato intendere che, a certe condizioni, sarebbero stati favorevoli all'approvazione del disegno di legge.

Ora,- egli prosegue -, a me sembra che voi abbiate la riserva mentale di approvarlo da soli questo disegno di legge, forse perché ritenete che si tratti di un disegno di legge glorioso con il quale pensate di passare alla posterità o perché pensate che possa arrecarvi danno se viene approvato all'unanimità.

Osserva, quindi, che l'emendamento proposto dal Consigliere Fosson non contiene nulla di straordinario e non modificherebbe per nulla il rapporto di forze all'interno del Comitato tecnico consultivo per la programmazione regionale, per cui la minoranza consiliare desidera sapere in modo chiaro se la Giunta è disposta, o no, ad accogliere detto emendamento.

Aggiunge che l'emendamento in questione non mira ad altro che a consentire alla minoranza consiliare di dare il suo apporto nell'elaborazione del piano per la programmazione regionale.

Conclude, dichiarando che, se la Giunta insisterà nella sua posizione negativa, la minoranza consiliare sarà costretta a recedere dalla sua favorevole disposizione in ordine all'approvazione unanime del disegno di legge di cui si tratta.

Monsieur le Conseiller ANDRIONE pense qu'il aurait été bien, pour la dignité du Conseil, que la Junte actuelle ait répondu simplement et clairement qu'elle n'acceptait pas l'amendement proposé par la minorité du Conseil.

En même temps, il déclare de vouloir présenter un autre amendement à l'article en examen par lequel on établisse que le Président, le Vice Président et les autres membres de ce Comité technique consultatif ne fassent pas partie du Conseil Régional afin d'éviter qu'un jour quelqu'un des Membres de ce Comité soit ni Assesseur, ni Conseiller vienne ici défendre le fruit de ces travaux et qu'il se sente offensé si d'autres Conseillers font des remarques sur ce qu'il a fait.

Il propose que les membres du Comité dont il s'agit soient nommés en dehors du Conseil Régional, afin qu'ils puissent prendre librement toute décision et afin que ces décisions puissent être discutées avec la même liberté dans le Conseil, sans crainte de pouvoir offenser quelqu'un qui pourrait être un collègue.

Il Consigliere FOSSON ribadisce che l'emendamento proposto non presenta alcun pericolo per l'attuale maggioranza consiliare, perché non può modificare, in seno al Comitato tecnico consultivo per la programmazione regionale, il rapporto di forze attualmente esistente in seno al Consiglio Regionale.

Dichiara di aver proposto l'emendamento in questione al solo fine di salvaguardare le prerogative del Consiglio Regionale, come era stato molte volte richiesto dall'attuale maggioranza consiliare allorquando essa sedeva sui banchi della minoranza e affinché l'attuale minoranza consiliare possa avere una giusta rappresentanza democratica in seno al predetto Comitato.

Osserva che, a suo avviso, non vi sono validi motivi per spingere l'attuale maggioranza consiliare ad irrigidirsi sulla posizione assunta, a meno che i nominativi dei membri del Comitato tecnico consultivo per la programmazione regionale siano già stati definitivamente stabiliti.

Il Consigliere MANGANONI osserva che il Consigliere Berthet ha trattato di argomenti che non hanno alcuna attinenza con i lavori del Consiglio Regionale della Valle d'Aosta.

Dichiara che il gruppo consiliare del Partito Comunista non avrebbe alcun timore di affrontare una pubblica discussione su questi argomenti in contradditorio con i rappresentanti della Democrazia Cristiana, ma non ritiene che la sede adatta per una simile discussione sia l'aula del Consiglio Regionale, in cui si dovrebbero trattare unicamente i problemi locali regionali.

Dichiara che l'attuale maggioranza consiliare, allo scopo di eludere le domande formulate dalla minoranza ed anche perché non sa come rispondere a queste domande, sposta sovente la discussione su argomenti estranei ai lavori del Consiglio, quali il muro di Berlino o la guerra di Corea.

Il Presidente, MONTESANO, dopo aver constatato che nessun altro Consigliere intende prendere la parola per formulare osservazioni o chiedere chiarimenti sull'articolo di cui si tratta, pone ai voti, per alzata di mano, l'approvazione del seguente emendamento proposto dal Consigliere Andrione:

"L'appartenenza al Comitato tecnico consultivo è incompatibile con la carica di Consigliere Regionale".

Procedutosi alla votazione per alzata di mano, il Presidente accerta e comunica che il Consiglio, con voti contrari diciannove e voti favorevoli quattordici (Consiglieri presenti e votanti: trentatré) ha respinto il soprariportato emendamento proposto dal Consigliere Andrione.

Invita, quindi, il Consiglio a votare, per alzata di mano, sull'articolo 3.

L'Assessore COLOMBO fa la seguente dichiarazione di voto:

"Rimango fedele alle dichiarazioni che ho fatto in sede di discussione del bilancio preventivo della Regione per l'anno finanziario 1965, dichiarazioni testé lette dal Consigliere Manganoni.

Ritengo però che l'articolo in esame, così come è stato formulato, non debba subire delle variazioni, fermo restando, - e mi pare che questo nessuno di noi l'abbia detto -, che non si vuole escludere le minoranze da quella che è la composizione del Comitato Tecnico consultivo.

Quindi, ferma restando la competenza della Giunta di nominare i membri del predetto Comitato, così come previsto dall'articolo 3 del disegno di legge di cui si tratta, io sono del parere che, in questo Comitato tecnico debbano essere rappresentate anche le minoranze".

Il Consigliere GERMANO dichiara di non riuscire a capire come si possa essere d'accordo che nel Comitato Tecnico Consultivo per la programmazione regionale siano rappresentate le minoranze e, nel medesimo tempo, che i rappresentanti della minoranza siano nominati dalla maggioranza.

Osserva che questo modo di agire significa eludere la democrazia perché, se si ritiene che in determinati organismi debbano essere presenti i rappresentanti delle minoranze, è normale che questi rappresentanti siano nominati dalle minoranze stesse.

Invita, comunque, i gruppi consiliari di maggioranza a riflettere ancora su questo problema onde trovare una soluzione che renda possibile l'approvazione all'unanimità del disegno di legge di cui si tratta.

Il Presidente, MONTESANO, pone ai voti, per alzata di mano, l'approvazione dell'articolo 3 in discussione nel testo presentato dalla Giunta Regionale.

Si dà atto che il Consiglio, con voti favorevoli diciannove e voti contrari quattordici (Consiglieri presenti e votanti: trentatré) ha approvato l'articolo di cui si tratta.

Il Presidente fa quindi presente che, in base alle norme del Regolamento interno per il funzionamento del Consiglio Regionale, non si rende più necessario procedere alla votazione sull'emendamento sostitutivo proposto dal Consigliere Fosson, in quanto detto emendamento cade dopo l'avvenuta approvazione dell'articolo a cui l'emendamento stesso si riferisce.

Articolo 4

Si dà atto che l'articolo 4 è approvato dal Consiglio con voti favorevoli diciannove e voti contrari quattordici (Consiglieri presenti e votanti: trentatré).

Articolo 5

Il Presidente, MONTESANO, comunica che la Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze ha proposto una modificazione da apportare alla parte iniziale dell'ultimo comma dell'articolo di cui si tratta.

Precisa che detta modificazione consiste nella sostituzione delle seguenti parole: "Il Comitato Tecnico Consultivo funziona alle dipendenze dirette del Presidente della Giunta Regionale o, per sua delega, dell'Assessore regionale all'Industria e Commercio ..." con le seguenti parole: "Il Comitato Tecnico Consultivo dipende direttamente dal Presidente della Giunta Regionale o dall'Assessore suo delegato ...".

Il Presidente invita il Consiglio a discutere sul soprariportato emendamento proposto dalla citata Commissione consiliare.

Il Consigliere GERMANO propone la seguente modificazione alla prima parte del primo comma dell'articolo in discussione: sostituire le parole "con deliberazione della Giunta Regionale", con le seguenti parole "con deliberazione del Consiglio Regionale ...".

Propone, inoltre, di modificare le seguenti parole della parte finale dell'ultimo comma dell'articolo di cui si tratta "... da sottoporre all'esame della Giunta Regionale." con le seguenti parole "... da sottoporre all'esame della Giunta Regionale e del Consiglio Regionale."

Il Presidente, MONTESANO, osserva che gli emendamenti proposti dal Consigliere Germano sono degli emendamenti sostitutivi, per cui, in base alle disposizioni del Regolamento interno per il funzionamento del Consiglio Regionale, detti emendamenti decadono se il Consiglio approva preventivamente il testo dell'articolo 5 modificato come da proposta della Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze.

Dopo aver constatato che nessun altro Consigliere intende prendere la parola sull'argomento in discussione, il Presidente pone ai voti, per alzata di mano, l'approvazione dell'articolo 5 modificato come dalle soprariportate proposte della citata Commissione consiliare.

Si dà atto che l'articolo 5 è approvato dal Consiglio con voti favorevoli diciannove e voti contrari quattordici (Consiglieri presenti e votanti: trentatré).

Il Presidente fa presente che, essendo stato approvato l'articolo di cui si tratta, non si procede più alla votazione per l'approvazione degli emendamenti sostitutivi proposti dal Consigliere Germano.

Articolo 6

Il Presidente, MONTESANO, fa presente che la Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze ha proposto la sostituzione dell'ultimo comma dell'articolo in questione con il seguente nuovo ultimo comma: "L'Ufficio regionale per la programmazione funziona alle dipendenze dirette del Presidente della Giunta Regionale o di un Assessore suo delegato".

Il Consigliere MANGANONI chiede che sia chiarito da chi saranno scelti, e con quale criterio, gli incaricati addetti all'Ufficio regionale per la programmazione.

Il Presidente della Giunta, BIONAZ, risponde che dalla stessa lettura del testo dell'articolo in questione si evince chiaramente chi sceglierà e con quali criteri i predetti incaricati.

Il Presidente, MONTESANO, dopo aver constatato che nessun altro Consigliere intende prendere la parola per chiedere chiarimenti o formulare osservazioni sull'articolo in esame, pone ai voti, per alzata di mano, l'approvazione dell'articolo stesso nel testo modificato come da proposta della Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze.

Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente accerta e comunica che il Consiglio, con voti favorevoli diciannove e voti contrari quattordici (Consiglieri presenti e votanti: trentaquattro) ha approvato l'articolo di cui si tratta.

Articolo 7

Il Consigliere MANGANONI, dopo aver dichiarato di ritenere evasiva la risposta testé ricevuta dal Presidente della Giunta, chiede che gli sia chiarito il significato della parola "collettività", di cui alla prima linea dell'articolo in discussione.

Il Presidente della Giunta, BIONAZ, sottolinea che la collettività valdostana sarà rappresentata nella Commissione consultiva per la programmazione regionale da tutti quegli organi elencati nella seconda parte dell'articolo 7.

Il Presidente, MONTESANO, fa presente che la Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze ha proposto di aggiungere, tra i componenti la Commissione consultiva regionale per la programmazione, i seguenti due membri:

- un rappresentante degli operatori economici del settore turistico, designato dalla Giunta;

- un rappresentante della Società Autostrade Valdostane - S.p.A.

Il Consigliere MANGANONI osserva che il testo dell'emendamento proposto dalla Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze sta a significare che, se non a parole, almeno a fatti, il Partito Liberale fa parte dell'attuale maggioranza consiliare, tanto che sarà rappresentato in seno alla Commissione consultiva regionale per la programmazione nonostante che, da parte dell'attuale maggioranza consiliare, si sia dichiarato che in detta Commissione non devono entrare i rappresentanti dell'attuale minoranza consiliare.

A proposito del significato della parola "collettività", osserva che detto termine dovrebbe significare l'insieme del Popolo valdostano.

Ritiene pertanto assurdo che nel disegno di legge in discussione si parli di rappresentanza della collettività quando poi si vuole escludere dalla citata Commissione consultiva i rappresentanti della minoranza.

Riferendosi ai cinque membri del Comitato Tecnico Consultivo che entrano a fare parte di diritto nella Commissione consultiva di cui si tratta, rileva che, dal momento che questi cinque membri sono nominati dalla Giunta ai sensi dell'articolo 3 del disegno di legge in esame, in ultima analisi, tutti i membri della Commissione consultiva per la programmazione regionale sono nominati dalla Giunta, il che non depone in favore della vantata democraticità dell'attuale maggioranza consiliare.

Il Consigliere GERMANO, dichiara che, allo scopo di rompere il criterio monocolore della Commissione consultiva in questione e allo scopo di introdurre nella composizione della medesima un concetto di rappresentanza democratica, propone di sostituire il seguente capoverso: "tre Sindaci di Comuni rispettivamente della Bassa, della Media e dell'Alta Valle, designati dalla Giunta Regionale;" con il seguente nuovo capoverso "otto Sindaci in rappresentanza degli otto comprensori omogenei a vocazione naturale, eletti dai Sindaci delle rispettive zone".

Propone, inoltre, di includere tra i componenti della Commissione consultiva due rappresentanti del movimento cooperativo, designati dalle rispettive Associazioni.

Il Consigliere FOSSON propone, a sua volta, di includere tra i componenti della Commissione di cui si tratta sei Consiglieri regionali in rappresentanza dei sei gruppi consiliari attualmente presenti in seno al Consiglio.

Osserva che questa richiesta non contrasta con il principio, testé affermato dal Consigliere Andrione, di escludere i Consiglieri regionali dal Comitato Tecnico Consultivo, in quanto la Commissione consultiva è un semplice organo di consultazione della Giunta.

Propone, inoltre, di modificare il seguente capoverso: "Due rappresentanti dei coltivatori diretti, designati dall'Associazione Valdostana Agricoltori;" con il seguente nuovo capoverso: "tre rappresentanti delle Associazioni Agricoltori residenti in Valle d'Aosta, designati dalle rispettive Associazioni;".

Il Consigliere CHAMONIN, dopo aver osservato che il Sindaco del Comune di Aosta entra già a far parte della Commissione consultiva in questione, come rappresentante del Comune capoluogo di Regione, nonché in rappresentanza del comprensorio omogeneo di Aosta, propone di modificare nel modo seguente l'emendamento testé proposto dal Consigliere Gemano: "Un Sindaco in rappresentanza di ogni comprensorio omogeneo, nominato dagli altri Sindaci del comprensorio stesso".

Fa presente, inoltre, che sarebbe opportuno includere tra i membri della Commissione di cui si tratta non solo il dirigente dell'Assessorato dell'Industria e Commercio, ma tutti i dirigenti di Assessorato, in modo da poter avere l'apporto della competenza amministrativa di questi funzionari direttivi regionali.

Il Presidente della Giunta, BIONAZ, rileva che, ai sensi dell'ultimo coma del presente articolo, potranno essere chiamati a prendere parte alle adunanze della Commissione consultiva regionale per la programmazione, con voto consultivo, esperti nelle singole materie da discutere e Sindaci dei Comuni direttamente interessati agli argomenti da trattare.

Osserva quindi che anche nel testo dell'articolo proposto dalla Giunta Regionale è prevista la possibilità di integrare la predetta Commissione consultiva di altri membri che si riterrà opportuno di convocare.

Il Consigliere GEMANO rileva che, nelle attuali condizioni dei rapporti tra maggioranza e minoranza consiliare, il verbo "potranno", non può avere alcun significato positivo.

Il Presidente, MONTESANO, osserva che l'emendamento presentato dal Consigliere Germano e i due emendamenti presentati dal Consigliere Fosson sono degli emendamenti aggiuntivi, che devono essere posti in votazione prima di porre in votazione il testo dell'articolo proposto dalla Giunta con le modificazioni suggerite dalla Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze; osserva, inoltre, che i due emendamenti proposti dal Consigliere Chamonin sono degli emendamenti sostitutivi, che vanno posti in votazione dopo l'approvazione del testo dell'articolo stesso.

Pone, quindi, ai voti, il seguente emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Germano: "otto Sindaci in rappresentanza degli otto comprensori omogenei a vocazione naturale, eletti dai Sindaci delle rispettive zone".

Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente accerta e comunica che il Consiglio, con voti contrari diciannove e voti favorevoli quattordici, ha respinto il soprariportato emendamento (Consiglieri presenti e votanti: trentatré).

Il Consiglio prende atto.

Il Presidente pone quindi ai voti, per alzata di mano, l'approvazione del seguente secondo emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Germano: "Due rappresentanti del movimento cooperativo designati dalle Associazioni cooperativistiche valdostane;".

Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente accerta e comunica che il Consiglio, con voti contrari diciannove e voti favorevoli quattordici, ha respinto il soprariportato emendamento aggiuntivo (Consiglieri presenti e votanti: trentatré).

Il Consiglio prende atto.

Il Presidente, MONTESANO, pone quindi ai voti il primo emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Fosson, formulato nei seguenti termini: "sei Consiglieri rappresentanti i vari gruppi consiliari;".

Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente accerta e comunica che il Consiglio, con voti contrari diciannove e voti favorevoli quattordici, ha respinto il soprariportato emendamento proposto dal Consigliere Fosson (Consiglieri presenti e votanti: trentatré).

Il Consiglio prende atto.

Il Presidente, MONTESANO, pone quindi ai voti il secondo emendamento proposto dal Consigliere Fosson e formulato nei seguenti termini: "Tre rappresentanti delle Associazioni agricoltori esistenti in Valle, designati dalle rispettive Associazioni".

Procedutosi alla votazione per alzata di mano, i1 Presidente accerta e comunica che il Consiglio, con voti contrari diciannove e voti favorevoli quattordici ha respinto il soprariportato emendamento proposto dal Consigliere Fosson (Consiglieri presenti e votanti: trentatré).

Il Consiglio prende atto.

Si dà atto che l'articolo 7, modificato come da soprariportata proposta della Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze, è approvato dal Consiglio con voti favorevoli diciannove e voti contrari quattordici (Consiglieri presenti e votanti: trentatré).

Il Consiglio prende atto.

Il Presidente, MONTESANO, fa presente che, essendo stato approvato il testo dell'articolo 7 in discussione, gli emendamenti sostitutivi proposti dal Consigliere Chamonin cadono a' sensi del Regolamento interno del Consiglio.

Articoli 8, 9, 10 e 11

Si dà atto che gli articoli 8-9-10 e 11 sono approvati dal Consiglio, con quattro separate votazioni, per alzata di mano, con voti favorevoli diciannove e voti contrari quattordici (Consiglieri presenti e votanti: trentatré).

Il Presidente, MONTESANO, fa presente che occorre ora passare alla votazione segreta sul complesso del disegno di legge, previe eventuali dichiarazioni di voto.

Il Consigliere GERMANO dichiara quanto segue:

"Il nostro Gruppo voterà contro l'approvazione di questo disegno di legge, facendo alcune osservazioni.

Innanzitutto facciamo osservare che la Valle d'Aosta è l'unica Regione a Statuto speciale in cui il problema della programmazione non trova l'unanimità dei consensi. Questo problema non trova l'unanimità dei consensi nella nostra Regione a causa della mentalità di una Giunta e di una maggioranza,- mentalità già manifestatasi nel corso della discussione del bilancio preventivo della Regione per il 1967 -, che non tengono in alcun conto le opinioni dei Consiglieri, che non vogliono alcun contributo da parte della minoranza, che respingono tutte le proposte e tutti gli emendamenti, dai più ragionevoli e di buon senso a quelli più insignificanti che riguardano una virgola o un errore di lingua, che respingono tutto, tutto.

Questa Giunta e questa maggioranza non vogliono assolutamente che ci sia alcun contributo da parte della minoranza.

Attualmente, vi è in Italia una campagna contro le istituzioni parlamentari; è una campagna alimentata dalle Destre e che ha gli obiettivi che tutti conosciamo, cioè quello di creare le premesse per una forma dittatoriale di Governo, perché, quando si vogliono abolire le Camere, si vuole abolire il Parlamento, l'obiettivo è quello di avere un uomo o un gruppo che dirige.

Ebbene, a questa campagna voi date il massimo di contributo. Voi, nel considerare questo Consiglio come una cosa che vi dà fastidio, come una cosa che vi annoia, come una cosa che disturba il vostro lavoro, date un contributo a questa campagna.

E quello che mi stupisce è che in questa maggioranza ci sono delle forze politiche che non avevano mai assunto di queste posizioni, che avevano dichiarato, a più riprese, che non sarebbero mai scese su questo terreno, ma che, nella pratica, nella realtà, questo fanno. Lo fanno assieme agli altri, associandosi a quello che decidono l'Avvocato Bionaz ed il suo subalterno Rag. Bordon, i quali sono quelli che decidono. Gli altri, dai Liberali ai Socialisti, sono pronti a servire, pronti a raccogliere quello che può cascare dal loro tavolo.

Per questo noi voteremo contro il disegno di legge in questione, dicendovi però che questa vostra posizione noi la denunceremo all'opinione pubblica. Noi lo diremo fuori da quest'aula come vi comportate, perché è una cosa veramente vergognosa che non ha nessun precedente in questo Consiglio e che non ha neanche dei precedenti nelle altre Assemblee legislative che ci sono in Italia".

Il Consigliere FOSSON fa la seguente dichiarazione:

"Constatato l'inqualificabile comportamento della Giunta, che non ha neanche voluto discutere gli emendamenti presentati dall'opposizione, - emendamenti che avevano il solo scopo di garantire una più equa rappresentanza della collettività regionale nei vari organismi previsti dalla legge -, e constatato che, non accogliendo le giuste richieste dell'opposizione, questi organismi assumono una pura fisionomia di parte, noi, prendendo atto di questa ingiustificata faziosità, che respinge il fattivo e doveroso contributo che eravamo disposti a dare, mentre prima eravamo disposti a votare a favore, siamo ora costretti ad esprimere il nostro voto contrario a questo disegno di legge".

Il Consigliere PEDRINI dichiara quanto segue:

"A nome del Gruppo Liberale, dichiaro che noi voteremo a favore dell'approvazione del disegno di legge in esame e questo, in modo particolare, perché intendiamo che la programmazione abbia un esito immediato e porti dei benefici alla Valle d'Aosta".

Il Consigliere BERTHET fa la seguente dichiarazione:

"Contestando ai Gruppi di opposizione l'accusa alla Giunta di una volontà ritardataria, il Gruppo democristiano, mentre plaude a tutte le iniziative prese da parte della Giunta di centrosinistra per accelerare l'attuazione della legge per la programmazione, voterà a favore del disegno di legge proposto".

L'Assessore BALESTRI dichiara quanto segue:

"Il disegno di legge recante norme sugli organi e le procedure per la programmazione, che la maggioranza di centro-sinistra ripropone oggi all'approvazione del Consiglio Regionale, rappresenta l'indispensabile premessa e il necessario strumento per qualunque intervento di carattere programmatico e giunge, finalmente, a sanare una situazione di disagio in cui ci si dibatteva da un po' di tempo a questa parte. E, nel dire ciò, voglio riferirmi alle insufficienze di indicazioni, di studi e di analisi che fino ad oggi hanno gravemente limitato l'efficacia degli interventi della Regione.

Infatti, i bilanci fino ad oggi presentati, - anche quello recentemente approvato dal Consiglio, nonostante l'accresciuto volume della spesa pubblica, che è già di per sé un fatto positivo e qualificante -, hanno gravemente difettato di una impostazione organica e globale.

Pienamente consapevoli di questo stato di cose, abbiamo compiuto tutto quanto era nelle nostre possibilità per giungere il più rapidamente possibile, nonostante le difficoltà incontrate, alla discussione del presente disegno di legge regionale.

Nell'esprimere la soddisfazione del mio Partito nel compiere questo che speriamo sia l'ultimo atto dell'iter di approvazione di questa legge, mi sia consentito di ricordare ancora una volta al Consiglio che cosa significhi per noi la programmazione regionale. Essa deve significare la fine degli egoismi settoriali, delle nocive improvvisazioni programmatiche, delle irresponsabili concessioni clientelari. Essa deve significare l'inizio di un nuovo costume democratico, fondato sulla razionalità delle scelte operate su ben precisi ordini di priorità, scelte portate avanti dall'opinione pubblica che,- rifiutando di rimanere circoscritta funzione subalterna di sostegno e di integrazione, rispetto a quella privata-, sia veramente capace di decidere sulla produzione del reddito e sull'utilizzazione, secondo orientamenti che riflettano gli interessi del Paese reale, cioè, prima di tutto, le esigenze delle grandi masse popolari e dei ceti intermedi.

In questo quadro, a nostro avviso, spettano agli Enti Locali due compiti fondamentali: quello di creare una coscienza di questi nuovi problemi, di questi nuovi concetti, e quello di preparare gli strumenti che permettano di elaborare una coerente linea di sviluppo democratico e di crescita civile.

Questi due obiettivi si realizzano trasferendo a livello locale metodi e obiettivi della programmazione, si realizzano impegnando la Regione in una politica amministrativa che veda, nei piani di sviluppo economico ed urbanistico a livello comprensoriale regionale e nelle previsioni di spesa quinquennale, la piattaforma su cui basare la propria attività politico-amministrativa.

E così deve essere per noi e deve essere per la Regione Autonoma della Valle d'Aosta.

La nostra Regione, - che trova nello Statuto speciale una marcata autonomia legislativa e amministrativa-, può, infatti, utilizzando tali sue prerogative, superare più facilmente quegli impedimenti e quelle lentezze di carattere procedurale proprie del Governo nazionale e, se opportunamente potenziata nei suoi organi tecnici e illuminata in quelli decisionali, può ancora più efficacemente promuovere lo sviluppo economico e sociale dei suoi cittadini.

Ecco, in buona sostanza, cosa noi Socialisti intendiamo per programmazione.

Con l'augurio che quanto innanzi detto trovi logico presupposto in questo disegno di legge recante norme e procedure per la programmazione regionale, annuncio il nostro voto favorevole".

Il Presidente, MONTESANO, dopo aver accertato e dichiarato che gli undici articoli del disegno di legge in esame sono stati dal Consiglio approvati con separate votazioni per alzata di mano, invita il Consiglio a votare, a scrutinio segreto, per l'approvazione del sottoriportato disegno di legge nel suo complesso.

Procedutosi alla votazione finale, a scrutinio segreto, ed allo spoglio dei voti con l'assistenza degli scrutatori Consiglieri Signori Albaney, Casetta e Lustrissy, il Presidente, Montesano, accerta e comunica i seguenti risultati della votazione:

- Consiglieri presenti e votanti: trentatré;

- Voti favorevoli: diciotto;

- Voti contrari: quindici.

Il Presidente, MONTESANO, in base all'esito della votazione, dichiara che il Consiglio ha approvato il sottoriportato disegno di legge regionale recante norme sugli organi e le procedure per la programmazione regionale:

Disegno di legge regionale n. 2

REGIONE AUTONOMA DELLA VALLE D'AOSTA

LEGGE REGIONALE N. : ORGANI E PROCEDURE PER LA PROGRAMMAZIONE REGIONALE.

Il Consiglio Regionale ha approvato;

Il Presidente della Giunta Regionale

PROMULGA

la seguente legge:

Art. 1

La Regione adempie, secondo le modalità previste dagli articoli seguenti, ai compiti di programmazione regionale economica, sociale ed urbanistica, in armonia con gli indirizzi della programmazione nazionale, nei limiti delle competenze legislative stabilite dallo Statuto speciale regionale e dalle leggi dello Stato.

A tal fine è autorizzata l'istituzione, per una durata non superiore ad anni cinque, dei seguenti organi per lo studio dei problemi della programmazione regionale:

1°) - Comitato Tecnico Consultivo;

2°) - Ufficio Regionale per la programmazione;

3°) - Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione.

Art. 2

La Giunta Regionale determina, nei limiti di cui al precedente articolo e con l'osservanza dei principi fissati dalle norme sulla programmazione economica nazionale, le direttive per la predisposizione del progetto di Piano regionale di sviluppo economico e sociale, da sottoporre dalla Giunta all'esame e all'approvazione del Consiglio Regionale.

La Giunta Regionale si avvale della collaborazione di un Comitato Tecnico Consultivo di esperti di cui al precedente articolo ed, eventualmente, anche della consulenza di Istituti specializzati in materia di programmazione.

Gli eventuali incarichi di consulenza sono conferiti con deliberazioni della Giunta Regionale, con le quali debbono anche essere approvate e finanziate le relative spese, entro il limite massimo di spese annue previste dal successivo articolo 9.

Art. 3

Il Comitato Tecnico Consultivo, di cui al secondo comma dell'articolo 2, è nominato con deliberazione della Giunta Regionale ed è composto da:

- un Presidente

- un Vice-Presidente

- cinque Membri.

Detto Comitato sovrintende alle ricerche e agli studi necessari per la elaborazione del progetto di Piano di programmazione regionale e predispone dati, indicazioni e proposte per la redazione del progetto stesso e per le eventuali modificazioni al Piano di programmazione regionale.

Il Presidente provvede ad organizzare e a coordinare i lavori del Comitato, secondo le direttive della Giunta Regionale.

Il Vice Presidente coadiuva il Presidente in tutte le sue funzioni e lo sostituisce in caso di assenza o di impedimento.

Al Presidente ed al Vice Presidente è attribuito un compenso fisso mensile in misura da stabilire con deliberazione del Consiglio Regionale.

Ai Membri del Comitato sono corrisposte medaglie di presenza nelle misure previste dall'articolo 4 della legge regionale 29.8.1964 n. 20, oltre al rimborso delle eventuali spese di viaggio.

Art. 4

Il Comitato Tecnico Consultivo di cui al precedente articolo costituisce l'organo tecnico di consulenza e di collaborazione della Giunta Regionale per lo studio e la formazione del progetto di Piano Regionale di sviluppo economico e sociale e per le eventuali modificazioni da apportare al Piano di programmazione regionale.

Art. 5

Con deliberazione della Giunta Regionale sono stabilite le norme per il funzionamento del Comitato Tecnico Consultivo, dell'Ufficio Regionale per la Programmazione, di cui all'articolo 6, e della Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione, di cui all'articolo 7.

Le medaglie di presenza da corrispondere per ogni seduta ai Membri della Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione, oltre al rimborso delle eventuali spese di viaggio, sono liquidate con deliberazioni della Giunta Regionale nelle misure previste dall'articolo 4 della legge regionale 29.8.1964 n. 20.

I servizi di segreteria ed amministrativi del Comitato Tecnico Consultivo e della Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione sono espletati dal personale dell'Ufficio Regionale per la Programmazione.

Il Comitato Tecnico Consultivo dipende direttamente dal Presidente della Giunta Regionale o da un Assessore suo delegato e si avvale, per l'espletamento dei suoi compiti, della collaborazione della Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione, ai fini dello studio e della formulazione del progetto di Piano Regionale di sviluppo economico e sociale, da sottoporre all'esame della Giunta Regionale.

Art. 6

Per l'espletamento dei compiti amministrativi connessi con la predisposizione del Piano regionale di sviluppo economico e sociale, la Giunta Regionale istituirà e metterà a disposizione del Comitato Tecnico Consultivo un apposito Ufficio Regionale per la Programmazione, composto da non più di dieci incaricati da scegliere fra personale qualificato nelle discipline economiche, sociali, urbanistiche, statistiche, tecniche ed amministrative.

Il personale dell'Ufficio Regionale per la Programmazione, quando non sia tratto da quello dipendente dall'Amministrazione Regionale, sarà incaricato, in via precaria e a tempo determinato, senza costituzione di rapporto di pubblico impiego, per prestazioni di carattere saltuario remunerate contrattualmente in base a note periodiche di spesa da liquidare con deliberazioni della Giunta Regionale.

L'Ufficio Regionale per la Programmazione funziona alle dipendenze dirette del Presidente della Giunta Regionale o di un Assessore suo delegato.

Art. 7

Al fine di assicurare la partecipazione della collettività regionale alla realizzazione degli obiettivi del Piano di sviluppo economico e sociale della Regione, sarà istituita una Commissione Cousultiva Regionale per la Programmazione, avente lo scopo di:

a) prendere in esame e discutere gli studi e le ricerche necessari all'elaborazione del Piano;

b) discutere i problemi dello sviluppo economico regionale e prospettare i potenziali obiettivi ed i possibili mezzi di intervento dell'operatore pubblico e privato;

c) fornire al Comitato Tecnico Consultivo per il Piano regionale ed all'Ufficio per la programmazione l'apporto della competenza specifica dei suoi componenti;

d) discutere il progetto di Piano e fornire le indicazioni opportune alla Giunta Regionale,- tramite il Comitato Tecnico Consultivo e l'Ufficio della programmazione -, per l'attuazione del piano stesso.

La Commissione Consultiva è composta dei seguenti Membri:

- Il Presidente della Commissione, nella persona del Presidente del Comitato Tecnico Consultivo di cui all'articolo 3;

- Il Vice Presidente della Commissione, nella persona del Vice Presidente del Comitato Tecnico Consultivo di cui all'articolo 3;

- I cinque Membri del Comitato Tecnico Consultivo di cui all'articolo 3;

- Il Presidente del Consorzio dei Comuni Valdostani del Bacino Imbrifero Montano della Dora Baltea, o un suo delegato;

- Il Sindaco della Città di Aosta, o un suo delegato;

- Un rappresentante dell'Assessorato Regionale dell'Industria e Commercio;

- Un rappresentante dell'Ufficio del Genio Civile di Aosta;

- Tre Sindaci di Comuni rispettivamente della bassa, della media e dell'alta Valle d'Aosta, designati dalla Giunta Regionale;

- Otto rappresentanti dei lavoratori, designati in numero di due rispettivamente dalla "C.I.S.L.", dalla "C.G.I.L.", dal "S.A.V.T." e dalla "U.I.L.";

- Due rappresentanti dei datori di lavoro designati, rispettivamente, dall'Associazione Valdostana Industriali e dall'Associazione Aziende a partecipazione statale;

- Un rappresentante della Società Nazionale "Cogne";

- Il Direttore dell'Ufficio Regionale del Lavoro di Aosta;

- Due rappresentanti dei coltivatori diretti, designati dall'Associazione Valdostana Agricoltori;

- Due rappresentanti degli artigiani, designati dall'Associazione Valdostana degli Artigiani;

- Due rappresentanti dei commercianti, designati dall'Associazione Valdostana dei Commercianti;

- Un rappresentante degli operatori economici del settore turistico, designato dalla Giunta;

- Un rappresentante della Società Autostrade Valdostane (S.A.V.- S.p.A.).

Potranno essere chiamati a prendere parte alle adunanze della Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione, con voto consultivo, esperti nelle singole materie da discutere e Sindaci dei Comuni direttamente interessati agli argomenti da trattare.

Art. 8

La Commissione Consultiva Regionale per la Programmazione è nominata con decreto del Presidente della Giunta Regionale in base alle designazioni di cui al precedente articolo e sentita la Giunta Regionale.

Art. 9

Le spese derivanti dall'applicazione dalla presente legge, previste in annue lire dodici milioni, saranno approvate e liquidate con deliberazioni della Giunta Regionale, con imputazione al capitolo 6 della Parte "Spesa" del bilancio di previsione della Regione per l'anno finanziario 1967, nonché ai corrispondenti istituendi capitoli di spesa dei bilanci preventivi della Regione per i successivi anni di durata degli organi istituiti a' sensi del precedente articolo 1 per lo studio dei problemi della programmazione regionale.

Art. 10

Le norme già approvate con la legge regionale 31 luglio 1965 n. 13 sono abrogate.

Art. 11

La presente legge è dichiarata urgente ai sensi del terzo comma dell'articolo 31 dello Statuto speciale per la Regione Valle d'Aosta, promulgato con legge costituzionale 26 febbraio 1948 n. 4, ed entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

La presente legge sarà inserita nella raccolta ufficiale delle leggi e dei regolamenti della Regione Autonoma della Valle di Aosta e sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Della promulgazione della presente legge sarà dato avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Valle d'Aosta.

Aosta, lì

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Si dà atto che la seduta è sospesa alle ore tredici e minuti cinquantuno e rinviata alle ore sedici e minuti trenta.

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