Objet du Conseil n. 193 du 18 octobre 1968 - Verbale
OGGETTO N. 193/68 - Questione cecoslovacca. Ordini del giorno.
Mozione
Il Consiglio regionale
di fronte alla situazione creatasi in Cecoslovacchia in seguito all'entrata di truppe dell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia;
in considerazione che tali fatti sono una conseguenza della Politica dei Blocchi e possono mettere in pericolo un ulteriore sviluppo della coesistenza pacifica
Delibera
di esprimere la propria solidarietà al Popolo cecoslovacco impegnato nella costruzione di una forma avanzata di socialismo ed auspica il superamento della Politica dei Blocchi e l'uscita dell'Italia dalla N.A.T.O., garanzie per un avvenire di pace.
F.ti: Germano Pietro - Giulio Dolchi - Savioz Fabiano - Macheda Domenico - Crétier Egidio - Tonino Aldo - Manganoni Claudio - Gianna Bianco Siggia.
Germano (P.C.I.) - Abbiamo presentato questa mozione anche in relazione al tentativo del Presidente della Giunta di non mettere l'argomento all'ordine del giorno per cercare di sorprendere gli avversari e direi anche gli amici; ma dico anche perché questo non è il motivo principale.
Per noi, questo fatto grave avvenuto sulla scena internazionale, anche se grazie all'intervento di molti Partiti Comunisti, compreso il nostro, grazie all'intervento delle forze progressiste di tutto il mondo, pare si stia risolvendo - non conosciamo ancora i termini precisi per poter dare un giudizio - in modo politico, senza versamento di sangue, senza crisi pericolose per la pace del mondo, con la Cecoslovacchia guidata dalle stesse autorità elette dal Popolo cecoslovacco. Per noi, dicevo, il fatto è grave ed intendiamo discuterlo per trarne i necessari insegnamenti.
Nel mio intervento mi limiterò ad illustrare i motivi di principio che hanno indotto il nostro Partito ad assumere la posizione che voi già conoscete. Per le conclusioni di carattere politico parleranno altri compagni ed eventualmente mi riservo di intervenire ancora nel corso del dibattito.
Dico subito che non pensiamo di aver presentato una mozione perfetta, siamo pronti ad accettare propose di emendamenti; l'importante è che si tenda al superamento della Politica dei Blocchi e si avanzi sulla strada della coesistenza e della pace.
I Comunisti ritengono che i principi di fondo che sono alla base di una strategia della coesistenza e, quindi, del confronto dei due sistemi ad un'avanzata del Socialismo sono, in primo luogo, lo sviluppo autonomo, in ogni Paese, sulla base delle condizioni concrete economiche, storiche, sociali e politiche che in esso si presentano della lotta politica e sociale, da parte della classe operaia delle forze progressiste e socialiste, per obiettivi di trasformazione democratica e socialista della società. Seconda condizione: lo sviluppo della lotta imperialista per la pace sicura, per la liberazione dei popoli coloniali, per l'indipendenza politica ed economica, di tutte le nazioni. Terzo: la costruzione su questa base di una nuova unità nel Movimento Operaio Comunista Internazionale e della più larga intesa in tutto il mondo tra tutte le forze democratiche e progressiste. A queste esigenze e a questi principi si è ispirata l'azione del nostro Partito in Italia e su scala internazionale, per un coerente sviluppo della linea affermata all'ottavo Congresso del nostro Partito, che del resto aveva avuto conferma piena nel precedente ventesimo Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.
Su questa base abbiamo portato avanti una politica di solidarietà e di appoggio ai combattenti del Vietnam e ai combattenti di tutte le lotte di liberazione nazionale, in Africa, e in America latina. Su questa base abbiamo pure preso posizione sugli avvenimenti in Cecoslovacchia, esprimendo il nostro dissenso e la nostra riprovazione per l'intervento militare dell'URSS e dei Paesi del Patto di Varsavia, perché consideriamo, da una parte, infondata l'ipotesi catastrofica di un grave ed imminente pericolo controrivoluzionario, posto alla base, come motivo di giustificazione, della necessità di un intervento, ma soprattutto lo consideriamo in aperto contrasto con i nostri principi ideologici, del resto sempre affermati anche dai Paesi Socialisti e ribaditi dallo stesso Governo dell'Unione Sovietica nel novembre del 1956, dopo il doloroso intervento in Ungheria.
Si legge nel comunicato del Governo sovietico: "Uniti dai comuni ideali dell'edificazione di una nuova società, e dai principi dell'internazionalismo proletario, i Paesi della grande comunità delle Nazioni Socialiste possono costruire i loro rapporti soltanto su principi di totale uguaglianza, di rispetto per l'integrità territoriale, per l'indipendenza statale e la sovranità, di non ingerenza negli affari interni". Questo è il punto di fondo del nostro dissenso, della nostra riprovazione. Sappiamo che da parte imperialista si agisce e si pensa diversamente, ma sappiamo anche che gli imperialisti sono imperialisti, proprio perché basano sulla forza il mantenimento del loro predominio.
Noi pensiamo, inoltre, che la violazione dei fondamentali principi su cui si fonda il nostro Movimento indebolisce la lotta antimperialista nel mondo e lo stesso schieramento degli Stati Socialisti, Unione Sovietica compresa. Noi consideriamo, quindi, che la situazione venutasi a creare con la permanenza delle truppe del Patto di Varsavia si rifletta negativamente sull'autorità degli organismi legali democraticamente eletti dallo Stato nella loro attività. In particolare, a nostro giudizio, consideriamo contrarie a posizioni di principio più volte affermate alcune tesi apparse su organi di stampa di Partiti Comunisti in polemica con noi, quali il Partito Comunista polacco e quello della Germania orientale. Secondo queste tesi, in rapporto agli avvenimenti Cecoslovacchi, il rispetto dell'autonomia di ciascun Partito e della sovranità di ogni Stato andrebbe subordinata ad una valutazione della situazione internazionale o della situazione interna del Paese in questione, valutazione poi che non si sa bene chi e a quale titolo sarebbe giudice ed arbitro per farlo. Noi abbiamo respinto queste tesi e le respingiamo fermamente ancora oggi, perché contrarie a tutti i nostri principi; sottolineiamo però che non esiste alcuna contraddizione tra la riprovazione, la condanna e la fondamentale solidarietà con l'URSS e i Paesi Socialisti. L'autonomia di giudizio e il dibatto aperto, franco, sincero, sui vari problemi del Movimento Operaio sono per noi una delle condizioni per la riaffermazione del carattere critico e creativo del Marxismo e del Leninismo, sono la condizione perché queste teorie non diventino un dogma.
La nostra concezione dell'unità nella diversità, tesi proposta a suo tempo dal Compagno Togliatti, non significa agnosticismo o indifferenza, non si preoccupa solo di affermare la giustezza delle diverse vie nazionali al Socialismo per chiudersi poi nel nostro orticello nazionale, ma significa impegno del Partito, dei Partiti, nel compito della necessaria unificazione strategica e politica del nostro Movimento, conducendo, per ottenere questo, la battaglia ideale e politica contro le posizioni che riteniamo errate ed ispirate ad una visione unilaterale della lotta di classe.
Alla luce di questi principi abbiamo condotto nel passato - e conduciamo ancora ora - una polemica aperta contro le posizioni che nello stesso Movimento Operaio Comunista portano ad una visione sbagliata dei compiti storici che ci stanno di fronte al momento presente, quali il disconoscimento delle possibilità di evitare la guerra e della portata distruttiva, per la civiltà umana, delle armi termonucleari; tesi, come sapete, sostenuta dai Compagni cinesi. Noi valutiamo e sosteniamo anche le esperienze di lotta armata e di guerriglia solo in rapporto alle lotte di intere masse popolari che, secondo noi, sono le uniche e le sole capaci di modificare radicalmente le situazioni. Più in generale, il Partito Comunista Italiano rifiuta ogni concezione di violenza per la violenza, così come d'altra parte rifiuta ogni contrapposizione rigida tra lo sviluppo pacifico e non pacifico della lotta rivoluzionaria. Noi abbiamo sempre detto e ripetuto che la nostra strada è la strada pacifica e solo se la borghesia, di fronte ad una maggioranza prenderà le armi, saremo costretti a difendere le posizioni della maggioranza.
Il Partito Comunista Italiano porta avanti inoltre una discussione anche contro ogni forma di sottovalutazione del rapporto Democrazia-Socialismo. A questo proposito noi affermiamo con fermezza che il Socialismo è il punto più alto della reale liberazione degli uomini da ogni costrizione morale, materiale, intellettuale, economica e politica; non vi può essere libertà per le grandi masse popolari senza l'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, senza l'abbattimento del sistema della proprietà privata sui mezzi di produzione, senza il superamento della miseria, dell'ignoranza e dell'indigenza, senza l'eliminazione del dominio autoritario dei grandi gruppi monopolistici su tutta la società, su tutto il popolo. Per questo noi riteniamo decisivo per la storia dell'umanità il fatto che la Rivoluzione d'Ottobre e la costruzione del Socialismo abbia gettato le basi strutturali su cui è stato possibile creare una società tecnicamente, industrialmente, culturalmente avanzata che è stata capace di battere la Germania nazista dando un diverso corso alla storia del mondo, che oggi compete e, in molti campi sopravanza gli Stati Uniti d'America, che ha aiutato e aiuta il Vietnam, la Cina, e i movimenti di liberazione di tutti i popoli. È proprio per questo che noi pensiamo che nei Paesi Socialisti - che si trovano ormai in una situazione di alto livello di sviluppo delle forze produttive e di progresso impetuoso delle conquiste tecniche e scientifiche - è non solo possibile, ma necessario, un processo di piena espansione della democrazia, che tenga conto, naturalmente, delle strutture sociali, delle tradizioni, delle forme organizzative in cui è andata strutturandosi in tutti questi anni la vita sociale, politica, ed economica dei Paesi Socialisti. Proprio in questa fase storica dello sviluppo del contrasto mondiale tra Socialismo e Capitalismo, tra mondo socialista ed imperialismo, mentre nel mondo dominato dal Capitalismo e dai monopoli si estendono ingiustizia, arbitrio, manifestazioni sempre più espressive di limitazione della personalità umana, il Socialismo è e deve apparire il punto più alto della democrazia e della libertà. Queste sono le questioni di principio che hanno portato gli organi dirigenti del nostro Partito ad un giudizio immediato e deciso.
Sulla base di questi principi, senza cambiare trincea, lavoriamo per superare questa grave situazione e, come dicevo, dai giornali di oggi s'intravvede uno spiraglio - vedremo i limiti - di una soluzione politica e non militare.
Lustrissy (D.C.) - Una fiorente letteratura è nata ormai sui tragici avvenimenti che hanno avuto inizio la notte del 20 agosto in Cecoslovacchia; molto è stato detto, scritto, ed è oltremodo difficile oggi, in quest'Aula, fare un'analisi serena della situazione odierna in tale Paese, senza correre il rischio di cadere, inevitabilmente, in un'interpretazione unilaterale dei fatti. Mi riprometto pertanto di limitare il mio intervento, per quanto possibile, all'analisi della mozione presentata dai Consiglieri del Partito Comunista e del P.S.I.U.P., i quali, partendo dalla premessa che la situazione determinatasi in Cecoslovacchia è la conseguenza della Politica dei Blocchi e che tale politica potrebbe mettere in pericolo l'ulteriore sviluppo della coesistenza pacifica, propongono un testo di deliberazione al Consiglio regionale, il cui contenuto analizzerò più avanti.
Sarebbe più corretto affermare che la situazione determinatasi in Cecoslovacchia non è esattamente una delle conseguenze della suddivisione del mondo in blocchi, quanto piuttosto il regolamento di una questione interna, politica, di uno dei blocchi. Ora, che, di riflesso, tale situazione abbia generato una serie di reazioni, non solo all'interno della tradizionale sfera di influenza politica dell'Unione Sovietica, ma in tutto il mondo, è un fatto certo e lo abbiamo tutti constatato leggendo le relazioni rilasciate da numerosi esponenti politici, con responsabilità di Governo, tramite le agenzie di stampa di tutto il mondo civile. Si è fatto un gran chiasso attorno agli accordi di Jalta, concernenti la divisione del mondo in sfere di influenza, ma ben pochi commentatori politici si sono resi conto che se sinora si è riuscito ad evitare catastrofi di dimensioni mondiali è proprio grazie a quei tanto deprecati accordi che hanno impedito l'intervento militare americano in Cecoslovacchia oggi, nel 1953 nella Germania Orientale e nel 1956 in Ungheria, e quello sovietico, in Grecia, ai tempi della Guerra civile e in alcuni Paesi dell'America latina controllati dagli Americani.
Non è che questa constatazione ci renda ottimisti oggi più di ieri circa l'allontanamento dello spettro della guerra, però tale situazione - lo dobbiamo riconoscere - ha impedito sinora dei disastri irreparabili. Certamente, in questo frangente, l'Europa ha subito, ancora una volta, una dura lezione a causa della mancanza di unità politica nel suo interno, come avremo modo di osservare oltre. Nonostante questa situazione è certo, però, che l'unica politica costruttiva è e rimane quella della coesistenza pacifica e soprattutto dell'apertura di tutto l'Occidente, e particolarmente dell'Europa, verso i Paesi dell'Est. I motivi di tensione e di crisi all'interno del mondo comunista, culminati con la barbara invasione della Cecoslovacchia, sono certamente il frutto della coesistenza che, specialmente in Europa, si stava estendendo. Con l'invasione della Cecoslovacchia i burocrati, i mediocri e i cinici del Cremlino hanno dimostrato la propria incapacità a tenere la leadership del Comunismo e a reggere la sfida della coesistenza col mondo occidentale.
L'intervento armato dei Sovietici in Cecoslovacchia non è la conseguenza, dunque, della suddivisione del mondo in blocchi, ma piuttosto la conseguenza della miopia di un regime che affonda le sue radici non nella democrazia politica, ma nei carri armati.
Non condividendo perciò la premessa della mozione, così come formulata, se ne può condividere la prima parte della proposta di deliberazione, manifestando la nostra solidarietà di uomini liberi al Popolo cecoslovacco così duramente calpestato. Non mi pare di poter condividere completamente la parte finale del testo della deliberazione, in quanto la situazione creatasi all'interno del Patto di Varsavia non è certamente stata determinata dall'adesione dell'Italia alla N.A.T.O. e non sarà certamente l'uscita unilaterale dell'Italia dalla N.A.T.O. che sarà garanzia di un avvenire di pace per il mondo intero. Personalmente penso - e non solo il solo - che il brutale arresto del processo di democratizzazione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia ha fornito una clamorosa conferma dell'incapacità del sistema comunista di superare l'alternativa dello Stato guida, o del neo-Nazionalismo di Sinistra, cioè l'incapacità del sistema comunista di pervenire all'unità sovranazionale nel rispetto delle diversità nazionali o locali. A questo proposito, invito i Consiglieri regionali a leggersi attentamente una pubblicazione edita recentemente, nel maggio scorso, dalle Edizioni Riunite, di chiara ispirazione comunista: "Il nuovo corso in Cecoslovacchia", scritto da Dubcek, che propone proprio alla nostra attenzione una situazione che si stava maturando in quel Paese, situazione proprio connessa al richiamo alla diversità nazionale, sociale, alle varie espressioni, anche nel mondo comunista, delle vie nazionali al Socialismo.
D'altra parte, la tragedia cecoslovacca ha imposto ulteriori motivi di autocritica al mondo occidentale, che dovrà meditare e operare con ben maggiore coerenza per contribuire al superamento dell'equilibrio del terrore e, in generale, del precario equilibrio fra i blocchi e al progresso verso un governo mondiale rispettoso della Carta dei diritti dell'uomo. In particolare i fatti della Cecoslovacchia rappresentano un chiaro monito per gli Europei occidentali: se la sola logica dei blocchi dovesse prevalere, questa darebbe credito agli oltranzisti, agli imperialisti dell'una e dell'altra sponda che si potrebbero legittimamente presentare come i soliti garanti contro la proliferazione nucleare e contro tutti i pericoli che può generare il pieno ritorno alla pluralità, senza vincoli superiori di Stati nazionali sovrani.
Una grande ed effettiva iniziativa democratica può provocare un superamento positivo dello status quo: l'Europa delle Patrie in Occidente mette in ombra in Oriente l'incapacità del regime comunista - come si presenta tutt'ora, legato ai postulati di Stato e rivoluzione di ieri - a dare vita reale, attraverso istituzioni sovranazionali a partecipazione popolare, al suo millantato internazionalismo.
I vecchi regimi franchisti e salazariano imposti o stimolati da Mussolini ed Hitler con la piena connivenza delle democrazie occidentali, e quello dei Colonnelli greci, nato agevolmente al cospetto dei cosiddetti "difensori delle libertà", dei rigurgiti neonazisti che sorgono un po' dovunque, contribuiscono a scoraggiare la lotta contro il neo-Stalinismo e l'Antisemitismo sovietico e attenuano la forza di persuasione e le ancora fragili possibilità di fermenti libertari all'interno della stessa Russia, come l'abbiamo ancora una volta potuto constatare nel corso dell'ultimo processo contro i manifestanti che hanno denunciato a Mosca le brutalità dell'intervento armato contro i fratelli di Cecoslovacchia.
L'indubbia crisi della democrazia americana, le gravissime colpe di cui si è anch'essa macchiata, da Santo Domingo alla copertura del Fascismo Sudvietnamita con la conseguente e successiva escalation di quell'operazione, iniziata come un semplice contenimento dell'espansionismo maoista e la sua crescente tendenza ad una politica sprezzante e pericolosa, il monopolio americano in Occidente, in certi settori tecnologici ed economici avanzati di importanza militare, sono favoriti proprio dall'incapacità dell'Europa occidentale a federarsi e a pesare nei modi dovuti con la sua unità democratica.
D'altra parte, l'assenza dell'Europa e la spietata logica dei blocchi non giovano ad incrinare il potere del gruppo ideologico e burocratico che domina nell'Unione Sovietica, proteso a una stretta vigilanza e da un'implacabile subordinazione dei satelliti - che questa sia una realtà dei fatti l'avete constatato voi stessi, Compagni Comunisti, durante queste tragiche giornate che hanno colpito l'Europa nel corso di questa estate -, mentre sembrerebbe ben più ragionevole, se il sistema comunista lo consentisse, pervenire a forme di corresponsabilità sovrannazionale passando dall'imperialismo stalinista ad istituzioni sovrannazionali orientali a controllo popolare.
L'unità federale dell'Europa occidentale, il ristabilimento della democrazia in tutti i Paesi europei, il controllo politico e democratico dei massimi feudi economici del continente sono, dunque, obiettivi urgenti, così come urgente è inserire, definitivamente e dignitosamente, la Germania occidentale in un sistema unitario, democratico, europeo occidentale. Gli Europei occidentali, liberi, uniti e collegialmente impegnati a non riaprire più questioni di frontiere, né all'interno, né verso l'esterno della comunità, potranno condurre un dialogo non ambiguo con gli Europei orientali. Solo in questa prospettiva è lecito parlare, non velleitariamente, di progressivo superamento dei blocchi, fermo restando che l'obiettivo finale non è la vittoria di un'ideologia o la scomparsa della realtà statuale, quanto un compenetrarsi di diverse esperienze, il diffondersi di un Federalismo integrale e l'affermarsi, al di là dei blocchi e aperta a tutti i Paesi, di una comunità mondiale dotata dei poteri necessari per garantire la pace, amministrare alcuni beni indivisibili del creato, favorire una corretta informazione fra le genti.
L'Europa dei Governi nazionali è ferma e bisogna decisamente chiamare in causa il popolo e, con esso, le nuove generazioni, la cui protesta sarà univoca se offriremo loro l'idea forza di esemplari Stati Uniti d'Europa, volti a superare la minaccia dell'Apocalisse atomica e chimica-batteriologica; Stati integralmente federalisti, cioè fondati su una democrazia pluralista che garantisca la compartecipazione dei cittadini a tutti i momenti salienti della vita associata, economica, politica e culturale, aperti ad utilizzare il fondo degli oceani e dello spazio, non per stabilire nuove egemonie, ma per vincere la fame del mondo ed aumentare la conoscenza dell'uomo.
Questo significa in pratica pretendere dai sei Governi membri della C.E.E. di chiamare direttamente i cittadini ad eleggere, secondo quanto scrivono i Trattati di Roma, un Parlamento europeo, organismo nazionale con il compito di arbitro democratico di rissose miopie delle classi politiche nazionali, di burocrazie incapaci di salti qualitativi, di imprese economiche che non sanno volgere lo sguardo verso il futuro, di uomini di cultura succubi a gretti interessi costituiti. Ciò significa che bisognerà conferire a questo Parlamento la competenza sovrana di redigere ed approvare uno statuto politico europeo; ciò significa garantire collegialmente la Germania occidentale e garantire i terzi verso la stessa, parte integrante di una Comunità che vada, oggi, da Londra, anzi, dall'Irlanda alla linea di divisione fra le due Germanie e domani stabilire, nel quadro di rinnovate Nazioni Unite interne, un ordine internazionale giusto e pacifico. In tal modo si trasformerà l'oligopolio americano-sovietico in un rapporto di tranquilla convivenza tra Paesi del Patto Atlantico e del Patto di Varsavia e si perverrà, sino all'abolizione completa della vecchia disputa dei confini dell'Oder-Neisse, a celebrare il Patto di pace perpetua tra i Paesi dell'Ovest e dell'Est europeo. Ciò significa ancora, in concreto, portare avanti quel fronte democratico europeo da anni invocato dalle classi dirigenti politiche più avanzate; esso ci permetterà di addivenire, in un prossimo futuro, ad un autentico Governo europeo per gestire il commercio estero in comune, per condurre una politica monetaria ed una programmazione economica comune, per tracciare una linea comune di pianificazione del territorio che permetta di realizzare quell'armoniosa Europa delle Regioni, per decidere un orientamento tecnologico comune, per chiedere agli Europei imperativi sacrifici comuni in favore del mondo della fame, per avviare razionalmente un disarmo comune e collaborare per trasferire la garanzia ultima della pace dalle superpotenze egemoniche alle Nazioni Unite finalmente rese ad un'organizzazione universale, equamente rappresentativa e capace di iniziative autonome. Il fronte democratico europeo dovrà operare in permanenza e dovrà articolarsi a livelli regionali, riproducendo a questi livelli l'alleanza democratica di vertice con il compito di sollecitare i Governi ad agire. In ogni comunità, sia essa scuola, fabbrica, università, dovrà crearsi una cellula operativa perché sia chiaro che, con l'esito della costruzione dell'Europa Federale, è in gioco la sorte stessa della democrazia della pace.
Per concludere, colleghi Consiglieri, riassumendo brevemente quanto dianzi esposto, mi permetto di sottoporre all'attenzione del Consiglio regionale, il seguente ordine del giorno:
Ordine del giorno
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
riunito in Assemblea straordinaria per discutere, tra gli altri argomenti, una mozione riguardante la situazione determinatasi in Cecoslovacchia a seguito delle invasioni delle truppe del Patto di Varsavia,
Esprime
la propria solidarietà al Popolo cecoslovacco così duramente provato;
Auspica
il ritiro delle truppe del Patto di Varsavia dal territorio occupato;
Constatato
inoltre che i Governi europei hanno arrestato il processo di integrazione politica dell'Europa nel momento stesso nel quale una situazione drammatica sta minacciando l'Europa e la pace mondiale, nonostante la sempre più radicata convinzione dell'opinione pubblica europea dell'effettiva necessità dell'unità dell'Europa;
Considerato
che la Comunità Economica Europea forma oggi la base più solida di questa unità e che la stessa, con la dichiarazione del 1° luglio 1968, ha riproposto all'attenzione dei Governi membri le seguenti finalità:
- di costruire l'Europa dei Popoli e degli Uomini,
- di condurre una politica europea nel mondo,
- di istituire l'unione politica,
e che tali finalità dovranno essere perseguite con:
- un trattato unico,
- la democratizzazione dei poteri europei,
- l'appello a tutte le forze vive,
Decide
di invitare il Governo italiano ad approvare il testo di tali dichiarazioni e di fare dell'anno 1969 l'anno del Parlamento europeo, proseguendo l'azione da anni intrapresa per arrivare al più presto alla elezione dello stesso a suffragio universale;
Invita
altresì, il Governo italiano a farsi promotore di una azione intesa a promuovere opportuni negoziati per istituire al più presto tale organismo politico sovranazionale al fine di condurre una politica comune degli affari esteri, della difesa, della moneta, dell'economia, della cultura e della tecnologia;
Afferma
che, per raggiungere tali scopi, è necessario che i Partiti politici ed i Sindacati si organizzino su di un piano comunitario europeo e che la loro azione sia coordinata con quella degli attuali organismi europei, quali la C.C.E. in seno al fronte democratico europeo proposto negli Stati Generali di Roma nell'ottobre dell'anno 1964.
Tonino (P.S.I.U.P.) - Signor Presidente, Signori Consiglieri, ho già avuto modo, nella seduta consiliare del 4 ottobre, di esprimere il pensiero mio e del mio Partito sui fatti della Cecoslovacchia. In quella seduta il Signor Presidente della Giunta ha voluto introdurre nelle sue comunicazioni i fatti della Cecoslovacchia in un modo del tutto anomalo, non solo nei riguardi dell'opposizione, ma negli stessi riguardi della sua maggioranza e più ancora, nei riguardi di qualche componente della Giunta regionale stessa, assumendo così, in tale modo, quelle caratteristiche che si richiamano e si riallacciano a chi vuole fare da solo. Qualche componente della stessa maggioranza di Centro-Sinistra ha dovuto così supinamente ingoiare una posizione personale del Presidente della Giunta regionale, senza tuttavia, pur con qualche differenziazione, toccare quello che ne è stato l'argomento più toccante.
Veniamo all'odierna mozione: io concordo con la mozione che si sta illustrando ed in modo specifico concordo sulla parte deliberativa per la solidarietà al Popolo cecoslovacco, ma in questo caso non vorrei che si facesse pesare un'ulteriore condanna più marcata, più spregiudicata, più strumentale, senza tuttavia condannare tutti i tipi di aggressione che ci sono stati e che stanno avvenendo nel mondo. Vorrei tanto che questo Consiglio ne prendesse atto, maggioranza ed opposizione concordi nel condannare non solo l'intervento delle truppe del Patto di Varsavia nei fatti della Cecoslovacchia, ma nel condannare tutti i tipi di aggressione di cui dicevo prima, che vanno dall'America latina al Medio ed all'Estremo Oriente, alle vicende del Biafra, al Vietnam, al Messico, alla Grecia, e in parte, ai metodi di democrazia imposta che vi sono nel Portogallo e nella Spagna, all'assassinio degli stessi uomini di primo piano dell'America di Johnson, ai problemi dei negri, all'ultimo assassinio di questi giorni dell'eroe congolese Pierre Mulele.
Vorrei proprio che questo Consiglio regionale prendesse atto anche delle mutate situazioni, delle mutate posizioni di ieri e di oggi per quanto concerne i problemi cecoslovacchi nel quale l'elemento caratterizzante della situazione cecoslovacca è stato siglato da accordi reciproci tra Unione Sovietica e Cecoslovacchia stessa, accordi siglati da delegazioni dirette da Breznev e Dubcek. Nel testo di quel documento vi sono almeno tre elementi di novità: innanzitutto, per la prima volta da parte cecoslovacca, si è ammessa l'esigenza di rafforzare la lotta contro le forse antisocialiste, venendo così, almeno di fatto, a riconoscere la tesi sovietica circa i pericoli che minacciavano il regime e per sventare i quali si sarebbe arrivati all'intervento militare. Di questo me ne dovete dare atto: non sono solo io a dire queste cose, non siamo solo noi Socialisti di Unità Proletaria che diciamo queste cose.
Voi prendete "La Stampa" torinese del Centro-Sinistra del 10 ottobre: vi è un articolo di un certo Signor Gaetano Tumiati, il quale, riferendosi ai lavori del Presidium cecoslovacco, riporta una dichiarazione ufficiale dello stesso Dubcek - quello che, secondo certe fonti ben informate e interessate a spendere notizie false, si diceva che fosse già stato assassinato - ed è, invece, lo stesso Dubcek che dice testualmente questo: "Partendo dallo spirito internazionalista della nostra ideologia, ogni iscritto al nostro Partito deve capire inequivocabilmente che le prospettive di sviluppo del nostro Paese sono strettamente legate all'alleanza con l'Unione Sovietica e con gli altri Paesi socialisti. Ogni provvedimento in campo politico, economico, culturale, militare deve partire da questa constatazione".
Secondo elemento, e lo rilevo da un articolo della "Gazzetta del Popolo" del 15 ottobre, un'autocritica di Cernik, il quale dice: "Abbiamo sbagliato". Faccio presente che questo compagno è stato uno dei maggiori protagonisti del nuovo corso cecoslovacco; non voglio quindi illustrare adesso come si tramava alle spalle del giusto nuovo corso cecoslovacco, basta ricordare quei drammatici momenti: la radiotelevisione cecoslovacca che non riusciva più ad essere controllata dal Partito Comunista Cecoslovacco, spesse volte paralizzato ed impotente ad intervenire e sovente costretto a smentire i suoi medesimi deliberati.
Terzo elemento è la categorica smentita della stampa occidentale rivelatasi improvvisamente così sollecita per le fortune del Socialismo in Cecoslovacchia, per la sua serie di illazioni sulla sorte dei massimi dirigenti di Praga. Si è detto che non è solo Dubcek, ma anche il Primo Ministro Cernik e il Presidente della Repubblica Svoboda sarebbero stati decisi a dimettersi non avendo nessun'altra soluzione onorevole, dopo che Mosca aveva posto loro un nuovo diktat; senonché la notizia di queste dimissioni in massa è stata smentita a Praga da alti esponenti del Partito e la stessa smentita è stata successivamente avallata dalla riunione del Presidium del Partito Comunista Cecoslovacco, che l'8 ottobre ha approvato l'operato di Dubcek a Mosca. Magari avvenissero di queste cose, di questi accordi per il Vietnam: certo, questo piano di capovolgimento, che non era certamente di appoggio al giusto nuovo corso cecoslovacco, ha avuto come conseguenza l'intervento di una parte delle truppe del Patto di Varsavia che il nostro Partito ha condannato come una conseguenza di quando si lasciano passare degli anni senza affrontare la vera Democrazia socialista, senza creare l'unità, innanzitutto del Movimento Operaio Mondiale, non solo sui principi dell'internazionalismo operaio e sui problemi inerenti alla Democrazia socialista, ma su una politica coerente a questi principi, una nuova unità che per essere veramente tale ed operante non può non essere che di dialettica e di coesistenza pacifica tra gli Stati socialisti.
Questo breve accenno che ho fatto sulla Democrazia socialista può essere paragonata ad un'autocritica, proprio perché il nostro Partito non è un alleato degli Stati Uniti d'America, e tanto meno alleato dei Paesi a regime capitalistico, ma è un partito strettamente alleato ai Paesi socialisti e sottosviluppati e quindi, come tale, partecipe a tutte le vicende che caratterizzano gli Stati socialisti. Mentre noi abbiamo il coraggio di farci un'autocritica, di denunciare certi metodi superati dal tempo, dall'altro lato le forze imperialistiche e capitalistiche si sono erse a difesa di quella Nazione in un modo scoperto e strumentale, senza peraltro avere nessuna preoccupazione delle sorti reali del Popolo cecoslovacco, se non per avvalersi di questo, per scatenare una forsennata campagna anticomunista ed antisovietica. Nessuna di queste forze politiche ha avuto il coraggio di denunciare il pericolo della forza dei blocchi contrapposti, anzi, direi che proprio queste forze politiche a regime capitalistico, per la loro interferenza, hanno dimostrato di essere ostili a quanto di nuovo e positivo era emerso dal dibattito del Movimento Operaio sulle vicende della Cecoslovacchia e ciò è avvenuto, non solo sui problemi della Democrazia socialista com'era ovviamente da attendersi, ma addirittura anche su un'impellente esigenza di una potente riforma dell'ordinamento internazionale, sia in Europa, sia nel resto del mondo, per cercare di creare le condizioni di un'effettiva autodeterminazione dei popoli. Non è continuando a massacrare l'intero Popolo Vietnamita che si utilizzano strumenti di pace, non è acutizzando l'atlantismo che si prevengono le distruzioni, non è aggredendo ieri Paesi come Cuba, come Santo Domingo e come l'America latina, i fatti del Messico, la Grecia di ieri, la Spagna e il Portogallo di oggi che si stabilizzano le basi per una pace duratura. Non è col permettere che in Italia vengano erette basi missilistiche o col permettere la permanenza in Italia di truppe straniere che si faciliterà il raggiungimento della fine della Guerra Fredda.
Cari Signori, e qui, in questa sede, vogliamo responsabilmente valutare queste cose, questi fatti, questi pericoli? Non solo denunciando l'intervento delle truppe del Patto di Varsavia in territorio cecoslovacco, ma anche cominciando a valutare e condannare tutti gli aspetti aggressivi, i metodi di inciviltà, la stessa responsabilità del Governo italiano circa l'intenzione di rinviare la firma del Trattato di non proliferazione atomica, calpestando così, in questo modo, i medesimi deliberati della maggioranza in seno ai due rami del Parlamento. Non sono certo le visite in America fatte dall'Onorevole Ministro degli Esteri, Medici, con le sue dichiarazioni, che possono riaprire le porte ad una soluzione pacifica dei gravi pericoli che sconvolgono il mondo. Ho voluto dire tutte queste cose proprio nell'interpretare il senso deliberativo della mozione perché voglio credere che, responsabilmente, questo Consiglio regionale voglia valutare tutti gli aspetti in questione. Vorrei, ritornando su quelli che sono i pericoli che incombono sull'umanità intera, rivolgermi al Governo della Regione affinché, quale Regione Autonoma, si vigili attentamente perché niente abbia a concretizzarsi nel suolo della Valle d'Aosta.
Io, pure apprezzando l'ultima parte dell'intervento del Consigliere Lustrissy riguardante la condanna dell'operato delle forze americane nel Vietnam, anticipo subito al Consigliere Lustrissy che il sottoscritto non è disposto, in nessun modo, a modificare l'ultima parte della nostra mozione, che sarebbe quella in cui viene richiesta l'uscita dell'Italia dalla N.A.T.O., e nemmeno concordo con la proposta di quell'ordine del giorno che lei ha testé letto in questa Sala; questo perché sono Socialproletario e tale voglio rimanere.
Dolchi (P.C.I.) - Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho avuto occasione di recarmi per ben due volte in Cecoslovacchia ed a Praga nell'ultimo mese, prima per la preparazione della riunione del Consiglio mondiale della Federazione mondiale delle Città gemellate e poi per le tre giornate di dibattiti. Potrei quindi riferire impressioni di viaggio, sensazioni o testimonianze accolte fra i cittadini, cittadini sempre così cordiali e desiderosi di stabilire contatti e colloqui. Potrei riportare a questo Consiglio le elevate parole dette dal Sindaco di Praga, dal Presidente dell'Assemblea Nazionale Smrkovski nel corso di incontri con Amministratori di tutto il mondo convenuti a Praga. Potrei, infine, anche riferire le espressioni di saluto e di particolare amicizia rivolte verso l'Italia esternatemi personalmente dal Presidente della Repubblica Cecoslovacca Svoboda, in occasione del ricevimento offerto al Castello di Praga, ma tutto ciò non porterebbe che un'ulteriore testimonianza della fermezza, della calma e della ferma volontà democratica e socialista del Popolo cecoslovacco e dei suoi legittimi rappresentanti. Quello che interessa, soprattutto per l'avvenire, sono le posizioni e i riflessi internazionali della situazione creatasi e del rapporto sempre più stretto esistente tra la situazione internazionale e quella interna, nonché il condizionamento che in ogni Paese ha la prima sulla seconda.
Se si guardano i fatti della vita politica internazionale degli ultimi tempi, ci si rende pertanto conto dell'enorme importanza, della necessità del superamento della Politica dei Blocchi, proprio perché tale politica condiziona non solo la politica estera, ma anche quella interna dei singoli Stati tendendo a far cristallizzare le posizioni, a frenare le spinte rinnovatrici. Se la logica della Politica dei Blocchi nasce da esigenze e motivi diversi, la tesi che essa è un risultato della divisione del mondo in sfere di influenza va respinta.
Le aggressioni al Vietnam per cui sembra - dalle notizie di oggi pomeriggio - che si intravvedano concrete speranze per una tregua foriera di pace, il colpo di stato in Grecia, la politica dell'America latina sono azioni di una visione imperialistica degli Stati Uniti che tende a modificare lo status quo esistente. Non neghiamo che la logica dei blocchi agisce anche in alcuni Paesi socialisti frenando un più rapido evolversi del processo di sviluppo interno. Pertanto il superamento dei blocchi e l'uscita dell'Italia dal Patto Atlantico e la sua liquidazione sono la condizione per una libera cooperazione di Stati e dei popoli che rappresentano un punto essenziale per una reale politica di alternativa democratica. Non è una posizione facile, ma è possibile se tutte le forze della Sinistra riescono a far riconoscere che la politica di alleanza atlantica è un freno ad una politica di effettivo superamento dei blocchi e, anzi, un incentivo al riarmo atomico e convenzionale che porta, ad esempio, alla grave affermazione odierna del Ministro Gui che chiede un aumento del 6 percento per il bilancio della difesa, per potenziare le Forze armate italiane, per fini difensivi, come egli afferma. E la stessa posizione del Governo italiano, contraria alla firma del Trattato di non proliferazione atomica, ha del resto suscitato allarme e prese di posizione da parte di diverse forze politiche italiane e della Sinistra in particolare.
In seguito a ciò ha ripreso corpo e vigore l'idea di una nuova organizzazione degli Stati europei per fermare il riarmo atomico e per superare la pericolosa Politica dei Blocchi. Noi riteniamo che questa funzione dei Paesi europei possa costituire non solamente la base per un incontro fra le forze di Sinistra, ma la base per una nuova politica estera italiana, la quale non può prescindere da una serie di problemi attuali, come ad esempio: i rapporti con gli Stati Uniti d'America, il riconoscimento dell'esistenza dei due Stati tedeschi, una reale apertura verso il Terzo Mondo, i rapporti economici con i Paesi socialisti, come ci ricordava, anche poco fa, il Consigliere Lustrissy. Sono i problemi che sollevano i popoli e, come diceva nella passata seduta il Consigliere Caveri, i popoli credono nell'autodeterminazione, non nelle soluzioni imposte e nella logica dei blocchi.
Io penso che il Consiglio regionale della Valle d'Aosta, proprio per le sue caratteristiche e per la profonda convinzione che anima le popolazioni valdostane sul valore dell'autodeterminazione, possa accogliere questi concetti e, facendosene portavoce, contribuire, forse modestamente ma pur sempre contribuire, ad abbattere gli steccati che ancora impediscono una politica italiana estera ed interna diversa, nuova, autonoma ed ispirata al possibile impegno comune delle Sinistre.
Milanesio (P.S.U.) - Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questa mozione presentata dal Gruppo Comunista e dal P.S.I.U.P. ci offre l'occasione per ridiscutere del problema della Cecoslovacchia.
Dobbiamo cercare, in questi dibattiti - questa è una raccomandazione generale che faccio -, di essere i più sobri possibile, perché dobbiamo evitare di ripetere. Non voglio fare un'offesa a nessuno, ma sono cose che già tutti hanno detto, magari meglio o peggio, comunque questo è un Consiglio regionale che discute della Cecoslovacchia due mesi dopo che sì sono verificati i fatti della Cecoslovacchia. Non abbiamo quindi certamente il pregio della novità e dell'originalità in quello che noi diciamo. Ciò nonostante questo è un problema che merita una valutazione attenta e una nostra considerazione sincera e serena.
Io ho apprezzato una grossa parte dell'intervento del Consigliere Germano, ho molto apprezzato l'intervento del Consigliere Lustrissy e ho anche apprezzato una parte dell'intervento dei Consiglieri Dolchi e Tonino. Ci sono però alcuni punti sui quali noi Socialisti non possiamo concordare o, perlomeno, ci sono degli aspetti soprattutto degli interventi del Consigliere Germano, del Consigliere Dolchi, del Consigliere Tonino che non risolvono, secondo noi, il nodo del problema.
Si vede l'aggressione alla Cecoslovacchia da parte dei Paesi del Patto di Varsavia come un errore, e va bene, su questo siamo d'accordo; si esprime la solidarietà al Popolo cecoslovacco, e su questo siamo più d'accordo ancora, però non si vogliono trarre le logiche conseguenze. Io non chiedo certamente che il Partito Comunista, che il P.S.I.U.P. possano in un giorno, in due giorni, in due mesi rinnegare quella che è stata sempre la loro posizione e, per quanto attiene ai rapporti internazionali, rinnegare i legami che esistono con l'Unione Sovietica che fino a ieri veniva considerato lo Stato guida e che oggi, pur con parole diverse, viene sempre considerata, in fondo, la madre del Comunismo. Quindi c'è quell'affetto, perlomeno filiale, che si nutre verso una Nazione che per prima ha instaurato un regime di tipo comunista, che ha cercato di esportare questo regime all'estero e, per una certa parte, ci è riuscita.
Quello che noi Socialisti non possiamo accettare, che noi non possiamo condividere quando si fanno delle valutazioni sul grado di libertà, sul grado di democrazia, sul grado di effettiva liberazione dell'uomo cui si era giunti in questi Paesi, è appunto lì dove si dice che, in fondo, nell'Unione Sovietica e nei Paesi a regime comunista la libertà è certamente maggiore che negli altri Paesi a democrazia liberale occidentale e negli altri Paesi capitalistici.
Io non voglio dire, non posso e non potrei dire che nei Paesi capitalistici la libertà dell'individuo è superiore alla libertà che esiste nei Paesi comunisti, che esiste nell'Unione Sovietica e negli altri Paesi del Patto di Varsavia o nella stessa Cina. Mi pare tuttavia che, se è vero che in Unione Sovietica hanno risolto il problema della proprietà collettiva dei mezzi di produzione e di scambio - è questo un passo avanti, un considerevole passo avanti -, a mio avviso, però, non si è risolto il problema del potere, cioè della formazione democratica di questo potere, del controllo democratico di questo potere, dell'esercizio del potere da parte dei cittadini, da parte dei lavoratori. Ed è questo il dissenso, la linea di demarcazione, la discriminante che in questo momento divide e dividerà, se le cose non cambieranno, i Socialisti dai Comunisti.
È vero che la proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio non esiste più, però noi non crediamo in questo caso, con l'analisi marxista, che sia solo questa la vera discriminante tra la libertà dell'uomo e la coercizione dell'uomo. C'è tutta un'organizzazione del potere dell'Unione Sovietica che ha portato l'uomo a essere governato da gruppi di potere, da gruppi burocratici che si annidano nel Partito Comunista per la struttura stessa di questo potere e per la mancanza di controlli che si possono esercitare su questo potere.
Noi diciamo, quindi, che il grosso problema che deve affrontare il Comunismo oggi, potrà essere quello di migliorare certamente le sue forme di produzione, i suoi metodi di produzione, per esempio, magari introducendo delle forme correttive nell'economia che adesso è altamente pianificata e centralizzata. Però il vero problema da risolvere è quello della gestione del potere, della formazione del potere, del controllo democratico di questo potere. Il Comunismo - Marx, tra l'altro, non aveva pensato a queste cose e, detto tra di noi, Lenin forse ha esasperato certe concezioni di Marx - al problema del potere democratico non ha mai pensato. Questo problema è irrisolto, è il problema che, in questo momento, porta milioni di cittadini sovietici, per esempio, ad apprendere, qualche giorno dopo che l'invasione della Cecoslovacchia c'è stata, sempre da una stampa che, evidentemente, è regolata strettamente dal Partito o dal Governo, porta ad apprendere ai cittadini l'informazione così come viene loro propinata. Non ci sono dei contropoteri al livello di società civile e politica. C'è un Partito che non può essere messo in discussione, c'è un Partito che è immanente a tutte le cose e a tutto. Evidentemente la libertà non si può conciliare con l'impossibilità di organizzare un dissenso; un dissenso che non deve necessariamente mettere in discussione i principi nel mondo comunista ed è su questo che noi puntiamo le nostre critiche, i nostri strali. Evidentemente il difetto sta nel manico. Noi diciamo che il mondo comunista, se non subirà un'evoluzione profonda, per quanto attiene ai problemi soprattutto della libertà dell'individuo e della formazione e gestione del potere, se questa evoluzione non avverrà, non potrà produrre niente di meglio di quanto non producono altri Paesi capitalistici che, per esempio, in nome di una democrazia formale commettono gli abusi, commettono delle violazioni della libertà altrui.
Io non voglio mettere sullo stesso piano la democrazia di tipo liberale e formale e la democrazia di tipo comunista, però è chiaro che questi due sistemi, così come si sono manifestati ed esplicitati, non offrono delle garanzie e non possono essere un punto di riferimento, almeno per noi Socialisti.
Noi chiediamo che, evidentemente, il mondo comunista affronti questo discorso, forse questo discorso si stava affrontando in Cecoslovacchia, ma questo contrastava con il monolitismo che il mondo comunista chiede a sé stesso. Quel monolitismo che in questo momento i Compagni Comunisti ci rimproverano e che noi non vogliamo evidentemente mantenere, cioè noi siamo la Politica dei Blocchi, noi non possiamo accettare che la N.A.T.O. continui a contrapporsi, così come alcuni anni fa, ai Paesi del Patto di Varsavia. Noi non crediamo che la pace, la distensione del mondo passino attraverso la continuazione della Politica dei Blocchi, però una cosa è certa: quelle forze che hanno incominciato a manifestare intemperanze nei confronti dei blocchi sono state, evidentemente, messe a tacere da coloro i quali avevano interessi a che questi blocchi continuassero a funzionare secondo quella logica negatrice della libertà e dell'autodecisione.
Pertanto io sarei dispostissimo, per esempio, ad accogliere una parte della mozione, soprattutto la parte del deliberato, lì dove si parla di "esprimere la propria solidarietà al Popolo cecoslovacco impegnato nella costruzione di una forma avanzata di socialismo ed auspica il superamento della Politica dei Blocchi", qui sono d'accordo. Quanto all'uscita dell'Italia dalla N.A.T.O., garanzia per un avvenire di pace, io però aggiungerei qualcosa, perché qui si chiede l'uscita dell'Italia dalla N.A.T.O., ma del Patto di Varsavia non se ne parla: il Patto di Varsavia è sacro, intangibile, è qualcosa di cui non si può discutere. Ora, dico, se è vero che la Politica dei Blocchi è negativa - ed io credo in questo -, se è vero che dobbiamo superarla, che dobbiamo fare tutti gli sforzi per superarla, se si fa un cenno alla necessità di rivedere la N.A.T.O. bisognerà anche esplicitamente dire - e dovrete proprio essere voi Comunisti italiani a dirlo - che il Patto di Varsavia è superato e che bisogna, evidentemente, metterlo in crisi, che i Paesi comunisti devono mettere in crisi il Patto di Varsavia perché il Patto di Varsavia ha prodotto qualche mese fa, con l'invasione della Cecoslovacchia, quello che la N.A.T.O., in fondo, non è riuscita a produrre in Italia. Quindi, se c'è stata una violazione palese della libertà di un popolo da parte di un blocco, è stato proprio - consentitemi di dirlo - quello del Patto di Varsavia che ha invaso la Cecoslovacchia nel modo che tutti abbiamo visto.
Ora si parla di trattative, si dice che sono stati raggiunti degli accordi, che sono stati firmati dei protocolli. A me pare, però, che questa Cecoslovacchia sia in ginocchio, che i dirigenti di questa Cecoslovacchia non siano in grado di contrattare, di trattare onorevolmente quando un Paese viene invaso, quando un Paese viene messo in ginocchio come è stata la Cecoslovacchia - seppur in modo intelligente, seppur non nel modo brutale, per esempio, che hanno impiegato gli Americani nel Vietnam -, però questo Paese non ha più nessun potere di contraffazione, questo Paese o accetta di resistere - e allora cade nel bagno di sangue, perché evidentemente i carri armati sono lì per reprimere qualunque resistenza - oppure accetta quello che può sembrare un compromesso onorevole, ma non so per chi possa essere onorevole. È un compromesso che consente alla Cecoslovacchia di mantenere degli uomini suoi a dirigere il Paese, evita uno spargimento di sangue, rimanda al futuro la possibilità di rivedere certe cose che oggi vengono imposte, vengono fatte accettare.
Io non posso quindi condividere quanto è stato detto a proposito dei barlumi di libertà che s'incominciano a intravvedere, non posso acconsentire a ritenere che il Trattato siglato sia qualcosa che ha sanato l'episodio dell'invasione e che ha rimesso in una condizione di normalità i rapporti fra il Popolo cecoslovacco e l'Unione Sovietica. Questa invasione resta un'invasione brutale, resta un'espressione della politica di potenza del mondo orientale, così come l'aggressione americana nel Vietnam resta un inqualificabile atto di aggressione di una potenza occidentale ai danni di un popolo che cerca una sua via nazionale verso la democrazia, che potrebbe essere una democrazia socialista, ma che potrà anche essere una democrazia di tipo diverso.
Noi Socialisti, quindi, condanniamo l'intervento armato dell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia e riteniamo che questo intervento abbia posto una remora gravissima a quella liberalizzazione che si manifestava sia nel Patto Atlantico, sia nel piano della N.A.T.O. che nel Patto di Varsavia.
È chiaro che quanto avvenuto può dare il destro alle Forze militari italiane, ai circoli conservatori per spingere e richiedere una politica di armamento maggiore.
Io sono convinto - forse questa è una mia convinzione personale, non sarà condivisa da altri - che se non fosse accaduto quanto è accaduto in Cecoslovacchia il Ministro della Difesa, Gui, non avrebbe fatto la richiesta che ha fatto. Non voglio comunque per questo attribuire a una parte sola tutta la responsabilità del ricongelamento dei blocchi; è chiaro che, per il momento, dobbiamo muoverci all'interno di questi blocchi per superarli.
Noi abbiamo uno strumento, noi Europei: è uno strumento da costruire, da creare, che è quello dell'Europa. Giustamente Lustrissy parlava dell'Europa di uomini, parlava degli Europei, del Parlamento europeo eletto a suffragio universale. Sono cose che noi Socialisti condividiamo, sono cose che diciamo da lungo tempo: l'Europa è quella terza forza che può contrapporsi, anche se limitata come potenza economica, come capacità tecnologica, come peso numerico della stessa popolazione, può però contrapporsi efficacemente all'invadenza degli Stati Uniti e della politica economica degli Stati Uniti nell'Europa, può contrapporsi anche al Blocco sovietico e alla pressione che questo blocco esercita su una parte dell'Europa. Noi riteniamo, quindi, che il modo migliore per superare questi blocchi, in questo momento, sia di arrivare a creare questo strumento che è l'Europa unita, uno strumento che non è di facile attuazione, che comporta uno scontro di interessi, perché, evidentemente, gli scontri che si verificano a livello nazionale si verificheranno a livello internazionale; esistono i lavoratori ed esistono i capitalisti, sia in Italia che in Francia, che in Germania e in tutti gli altri Paesi dell'Europa. Questo comporterà, quindi, in primo luogo un adeguamento della lotta di classe e delle organizzazioni operaie a questa nuova realtà che bisogna creare; questo dovrà comportare una spinta dei Partiti di Sinistra verso la costruzione dell'Europa, una spinta che non è mai stata troppo forte. Occorrerà, evidentemente, potenziare questa spinta in quella direzione.
Io ritengo, comunque, che la mozione presentata dal Partito Comunista e dal P.S.I.U.P., così com'è formulata, non possa essere accettata. Ho svolto le considerazioni che il mio Partito fa abitualmente, non penso di avere detto nulla di nuovo, evidentemente ho ripetuto le mie convinzioni, le convinzioni della grande maggioranza dei Socialisti italiani e anche dei Socialisti valdostani.
Se ci si deve esprimere su un ordine del giorno, io sarei per aggiungere ancora alcune considerazioni all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Lustrissy e, per quanto attiene sempre all'argomento della Cecoslovacchia, che è stato solo sfiorato, io condivido tutta la parte contro la Politica dei Blocchi, condivido la necessità di costruire l'Europa. Non voglio minimamente polemizzare, perché non ritengo sia il caso in questo ordine del giorno, con quell'imperialismo che, evidentemente, esiste anche da parte dell'Unione Sovietica, con questa politica di potenza che ha coinvolto la stessa Unione Sovietica ed i Paesi del Blocco socialista. Perché se dobbiamo essere onesti, se dobbiamo dare a ciascuno il suo, noi Socialisti siamo i primi a condannare gli Stati Uniti di America e tutte le potenze imperialistiche dell'Occidente che aggrediscono o cercano di sovvertire la democrazia, per esempio, nei Paesi dell'America latina o in altre zone del mondo. Però ci dobbiamo sentire in dovere, in questo caso, di condannare questo intervento che s'ispira alle stesse, alle medesime ragioni della politica di potenza degli Stati Uniti, s'ispira alle ragioni di voler dividere in due parti precise il mondo: quelli che stanno da una parte e quelli che stanno dall'altra, senza possibilità di autonomia e di sviluppo di un'iniziativa libera all'interno di questi blocchi.
Quindi la condanna va ancora - prima che all'una o all'altra parte - alla politica di potenza di cui sono vittime questi due grandi blocchi e il mezzo, ripeto, che possa contrastare questa invadenza e questa logica, che è negativa per la pace nel mondo e per la libertà all'interno di ogni Stato, è quello della costruzione di un'Europa unita.
Vorrei concordare con il Consigliere Lustrissy qualche piccola modifica all'ordine del giorno da lui presentato, in modo che possa essere anche fatto nostro da noi del Partito Socialista.
Manganoni (P.C.I.) - Io dò atto che gli interventi di oggi hanno avuto un contenuto ed un tono assolutamente diverso dall'intervento del Presidente della Giunta nel passato Consiglio, dò atto di questo; dò atto che gli interventi sono stati alquanto distensivi, anche se, a mio parere, hanno avuto questo difetto: hanno messo in rilievo i difetti, le manchevolezze dei Paesi dell'Est ignorando o passando sopra a quelle dell'Ovest.
Pertanto ora non ripeterò quanto ho detto l'altra volta, non ripeterò neanche quanto hanno detto i miei colleghi di Gruppo e quanto ha detto il Consigliere Tonino, però ci sono alcune cose che io intendo assolutamente precisare e intendo riaffermare qui.
Il Consigliere Milanesio - guardi, Milanesio, che io non voglio polemizzare, è assolutamente fuori dalle mie intenzioni oggi polemizzare, ma solamente precisare - dice che il Partito Comunista non può in pochi mesi rinnegare i suoi legami col Partito Comunista Sovietico. Io personalmente tengo a precisare - perché questa sua affermazione, "in pochi mesi", potrebbe essere anche interpretata nel senso che ciò potrebbe avvenire con altri mesi, in futuro - e intendo fargli questa precisazione da parte mia ...(voci)... che non solo non rinnego niente, ma io intendo confermare qui i nostri sentimenti fraterni con i Comunisti di tutto il mondo ...(voci)... sia chiaro... no, un momentino, con i Comunisti di tutto il mondo che per noi sono dei fratelli perché combattono per la causa dell'emancipazione e della liberazione degli oppressi, che sono i lavoratori.
Ora, noi, però, non è che approviamo tutto quanto fanno i nostri fratelli Comunisti nel mondo; noi, pur mantenendo e riconfermando questa nostra fratellanza fra tutti i Comunisti del mondo, quando i Comunisti di un Paese o di diversi Paesi commettono degli atti e fanno cose che noi non condividiamo, noi diciamo: "Noi questo non lo condividiamo, questo lo disapproviamo", come l'abbiamo detto in questa circostanza per i fatti della Cecoslovacchia, dove noi abbiamo detto al Partito Comunista Sovietico e al Governo Sovietico: "Noi disapproviamo, voi avete fatto male.", e non glielo abbiamo detto o sussurrato in un orecchio, ma l'abbiamo detto pubblicamente, sui giornali, in Parlamento, dappertutto, come lo diciamo qui. Quindi disapprovare certe azioni che fanno i nostri fratelli Comunisti di un certo Paese non vuol dire rinnegare i nostri legami fraterni coi Comunisti di tutto il mondo. E io qui dichiaro anche la solidarietà, per esempio, ai Comunisti indonesiani che, ancora adesso, vengono massacrati, certamente non dai Comunisti, ma da quel regime capitalista di cui non tutti, perché oggi il tono è cambiato, ma nel passato Consiglio si additavano ad esempio.
Ora io penso che sia il Consigliere Lustrissy che il Consigliere Milanesio abbiano parlato a nome del loro Gruppo. Loro non respingono o, meglio, propongono di modificare il nostro ordine del giorno. Adesso forse il mio intervento è anticipato, però l'hanno detto chiaro che non accettavano la questione della N.A.T.O., no, e io su questo insisto e insisto perché voi avete parlato di Europa unita. Vorrei porvi una domanda: "Voi in questa futura Europa unita prevedete di inglobare anche Salazar, cioè quello che gli succederà? Il regime di Franco, i Colonnelli greci?" Perché ...(voci)... anche loro parlano dell'Europa unita... e tutto quanto avviene, per esempio, nell'Angola, nel Mozambico per opera dei Portoghesi? Qui sarebbe anche bene precisarlo, ma, ad ogni modo, a parte quel fatto dell'Europa unita, per voi la N.A.T.O. va bene. Ora, se l'occupazione della Cecoslovacchia avvenuta da parte dei Paesi del Patto di Varsavia è una conseguenza del Patto di Varsavia, e noi in questo caso disapproviamo quest'azione, diciamo che il Patto di Varsavia è stato creato in seguito alla costituzione della N.A.T.O., e quindi ne è una conseguenza, perché la N.A.T.O. ha detto: "Dobbiamo difenderci"; ma la N.A.T.O. si è costituita prima del Patto di Varsavia, dunque quest'ultimo ne è una conseguenza.
L'occupazione della Cecoslovacchia è un atto negativo in conseguenza del Patto di Varsavia. Noi, però, in Italia, che facciamo in questo caso? Ci ergiamo a difensori della libertà del Popolo cecoslovacco per le truppe di Varsavia, eccetera, ma noi, in Italia, non abbiamo anche noi delle truppe straniere? lo questo ve lo domando... no, non qui, sono arrivate addirittura di giorno e nessuno ha protestato, e non solo a Verona, a Piombino, in Sardegna, ma anche in Valle d'Aosta. Io vi dirò, infatti, che l'estate scorsa uscivo dal lavoro e, per arrivare a casa mia, dovevo attraversare Place Narbonne, ho visto un macchinone targato U.S.A., posteggiato, e mi sono detto: "ma guarda che i turisti Americani finalmente arrivano - quella era una delle poche macchine targate U.S.A. che ho visto fermate qui ad Aosta, e va bene, i turisti arrivano, passo e guardo -, ma non erano proprio dei turisti, avevano una divisa, non so se quella dei Marines o qualcosa di simile. Questi erano ad Aosta; io ho visto, ho osservato, anni fa, dei soldati che parlavano una lingua che non capivo - forse era il tedesco - ed avevano una divisa certamente non italiana, che passavano sempre in Piazza Narbonne, davanti a casa mia, e in mano non avevano delle margherite, no, no, non avevano delle margherite in mano. Ora io mi dico: è giusto che noi deploriamo la presenza dei soldati del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia, ma i soldati dei Paesi stranieri che oggi sono presenti in Italia, quelli ci stanno? No, e allora noi vi diciamo: voi siete parziali, voi volete difendere la libertà altrui, è ottima l'intenzione, ma la libertà nostra chi la difende? Devono venire i Cecoslovacchi a difendere la libertà nostra e devono loro votare degli ordini del giorno perché la libertà dell'Italia, la libertà del Popolo italiano non sia calpestata, oppressa dalle truppe straniere che si trovano in Italia?
Ecco, allora io vi dico questo: siamo obiettivi, non ripeto la questione dei blocchi, io sono del tutto d'accordo su quanto è stato detto. Se noi, però, vogliamo tutelare con tanto zelo e con tanto ardore le libertà del Popolo cecoslovacco, perché non tuteliamo anche le nostre? Preoccupiamoci anche di casa nostra, dobbiamo essere degli altruisti, sì, preoccuparci degli altri sì, della libertà altrui, sì, ma delle libertà nostre no? In piemontese si dice che: "la prima carità a l'è cola 'd cà " no? E allora preoccupiamoci anche della libertà di casa nostra, non solo della libertà della casa d'altri, no?
Pertanto, mentre noi, in quell'ordine del giorno che abbiamo proposto, deploriamo i fatti della Cecoslovacchia implicitamente e diciamo che quei fatti sono una conseguenza del Patto di Varsavia, dobbiamo però anche deplorare la N.A.T.O., che equivale, perché diciamo che il Patto di Varsavia è nato in conseguenza dell'istituzione della N.A.T.O. Mentre noi ci preoccupiamo, giustamente, è vero, della libertà del Popolo cecoslovacco, preoccupiamoci anche della nostra libertà. Dobbiamo sostenere che le truppe straniere nella Cecoslovacchia ritornino nel loro Paese e le truppe straniere che oggi sono in Italia ritornino al loro Paese, così dimostreremo di avere effettivamente a cuore, è vero... di essere i tutori della libertà, non solo in casa d'altri, ma anche in casa nostra. Ed è per questo che io insisto - pensavo che fossimo fermi all'ordine del giorno del Consigliere Lustrissy, ecco perché ho chiesto la parola - anche sulla questione della N.A.T.O.
Fosson (U.V.) - La position de l'Union Valdôtaine vis-à-vis de la Tchécoslovaquie a été amplement illustrée dans cette Salle lors de la discussion faite le précédent Conseil régional. Je ne veux pas ajouter rien à ce qui a été déjà dit à ce moment-là. Nous sommes de l'avis - et on l'avait déjà dit très bien - que la liberté pour nous n'a pas de limites et n'a pas de frontières.
En revenant à la motion, j'ai entendu, par la voix du Conseiller Milanesio, qu'il avait dit d'être en partie même d'accord sur la délibération soumise au Conseil. Le Conseiller Milanesio avait relevé une chose que je partage parce qu'il a dit: ici nous parlons de l'OTAN, nous faisons une motion pour dire que l'Italie devrait sortir de l'OTAN, mais alors il y a, de l'autre côté, la question du Pacte de Varsovie. Moi je suis du même avis pour des raisons que je n'explique pas, parce que je ne veux pas prolonger cette discussion et j'estime, comme Union Valdôtaine, que nous pouvons approuver cette motion si on met sur le même plan l'Est et l'Ouest.
On pourrait donc corriger la motion en disant: "con la liquidazione della N.A.T.O. e del Patto di Varsavia", parce que nous sommes tous d'accord à attribuer une certaine responsabilité à cette Politique des Blocs. Certainement, s'il y a à se souhaiter quelque chose, c'est que cette Politique des Blocs finisse et pour cela il faut, tout de même, que les pactes militaires, soit d'un côté, soit de l'autre, à un certain moment tombent. Et alors cette affirmation ne doit pas être unilatérale, c'est-à-dire qu'elle doit être valable tant pour un côté comme pour l'autre. Je pense que, dans ce sens, je dis les mêmes choses dites auparavant par le Conseiller Milanesio, on pourrait même approuver cette motion. Le Conseiller Milanesio a fait une proposition dans ce sens, mais après sa conclusion a été un peu différente, parce qu'il a dit: " Peut-être je ne peux pas voter cette motion". Je n'ai pas compris et j'aimerais bien de savoir de sa propre voix si, avec une modification de ce genre, il est disposé à voter la motion ou s'il n'est pas disposé à la voter, parce que, à un certain moment, il a fait des avances qui pourraient être partagées par nous, nous de l'Union Valdôtaine, donc nous voudrions un peu voir s'il est possible d'arriver à un accord.
Milanesio (P.S.U.) - Io ho fatto una proposta di aggiunta all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Lustrissy del seguente tenore: dopo l'auspicio del "ritiro delle truppe del Patto di Varsavia dal territorio occupato", io aggiungo: "Auspica altresì, per una più generale azione di pace, che alla sospensione dei bombardamenti sul Vietnam del Nord segua il ritiro delle truppe statunitensi da tale Paese e il superamento progressivo della Politica dei Blocchi che vedono nel Patto Atlantico e nel Patto di Varsavia gli strumenti dell'egemonia delle super potenze".
Montesano (P.S.U.) - Vuoi per favore passarlo qui alla Presidenza quell'emendamento? ...(voci)... allora dobbiamo un po' tirare le redini. Assessore Bordon, per favore... ...(voci)... chi chiede la parola ancora? Ecco, allora Lustrissy l'ordine del giorno lo fai vedere prima al Presidente della Giunta. Concedo una sospensione di cinque minuti.
Si dà atto che la seduta è sospesa alle ore 20,46 e viene ripresa alle ore 21,02.
Germano (P.C.I.) - Com'è nel mio costume, sarò sempre uno dei più brevi. Alcune riposte credo sia necessario darle, perché non si possono lasciare passare determinate affermazioni senza una risposta.
Quando il Consigliere Lustrissy definisce "mediocri e cinici" i dirigenti del Cremlino, io lo inviterei solo ad avere un certo senso delle proporzioni: sappia mantenere una certa distanza e non usi con facilità determinati termini. Quando dice "barbara aggressione", anche qui, ci vuole della proporzione: la stessa Televisione italiana ha ammesso che questo Esercito rosso si è dimostrato veramente un esercito del popolo; s'è preso gli sputi, gli insulti, tutto quanto, ma non ha reagito. Vuol dirmi quale esercito si comporta in questo modo? Quello americano, quello messicano, quello francese del maggio scorso? Vuol fare un paragone in questo senso e lo definisce "barbara aggressione"? Stiamo attenti in queste cose, io ammetto che il Consigliere Lustrissy ha fatto ...(voci)... no, non dico gentile, non si presta a ironie questo, è l'esercito di un popolo che ha perso 25 milioni di uomini anche per la sua libertà, e quindi non scherzi, anche per la sua libertà e stia pur tranquillo che è così ...(voci)... anche per la sua libertà, anche per la tua, e solo della gente che non vede più in là della punta del suo naso, non capisce queste cose, perché c'è della gente anche della sua parte che ammette queste cose. Stiamo quindi attenti nell'usare questi termini. Ad ogni modo è sempre il solito provocatore, la colpa è mia che ho accettato la sua provocazione, cercherò di non accettarla più.
Il Consigliere Lustrissy ha fatto uno sforzo nell'esame; però, come qualsiasi esame, secondo me ha un difetto perché, sulla sua conclusione sostiene: "È il regolamento di una questione interna di uno dei blocchi", parole testuali sue. Il Consigliere Lustrissy afferma che i Sovietici sono intervenuti, in sostanza, per impedire che la svolta di gennaio (la Primavera di Praga) andasse avanti. Da questa visione, evidentemente, scarta l'ipotesi del contratto fra i blocchi... eh no, non è così, perché da tutto quello che si è scritto e detto, tutti i documenti sovietici e dei Paesi del Patto di Varsavia riconfermano che gli attuali dirigenti sono sul posto, riconfermano di seguire la politica del gennaio che non è stata messa in discussione da nessuno. Quindi non è la questione di un fatto interno: se fosse un fatto interno non ci sarebbero gli stessi dirigenti che c'erano prima ...(voci)... purtroppo le motivazioni sono basate sul fatto controrivoluzionario. Io, nel mio intervento, ho detto che noi non siamo d'accordo perché non ravvisiamo che ci fossero questi pericoli, non ravvisiamo che l'intervento esterno, anche se ci fosse stato, non sarebbe stato padroneggiato, sistemato dalle forze interne cecoslovacche. Questa è la nostra valutazione, che è diversa, e poi vediamo anche quello che avviene adesso.
In sostanza, nel Vietnam, sei mesi fa, più di otto mesi fa - era aprile - Johnson ha detto: "Voglio fare delle trattative di pace, limito i bombardamenti a questi due paralleli"; ma cosa è avvenuto in questi otto mesi? Che i bombardamenti ci sono stati in quei due paralleli, sono aumentati di intensità, di numero, di quantitativi di bombe, la guerra è diventata più feroce, qui non abbiamo avuto la guerra, qui, l'ho detto l'altra volta, risulta dalle statistiche che i morti sono stati 25 e che, nel Ferragosto in Italia ne sono morti 750, non 25, quindi è una questione di proporzione. Cosa avviene, invece, in Grecia, quale intervento abbiamo fatto in un Paese atlantico dove migliaia e migliaia muoiono nelle isole, senza bere, senza mangiare, preda di tutte le malattie? Quale iniziativa abbiamo preso? Nessuna! Direi quindi che ci vuole una certa proporzione, la soluzione europeista che viene proposta, ma, anche qui, bisogna tenere i piedi a terra. Si vuole fare l'Europa dei sei Paesi, ma uno dei più importanti Paesi, la Francia, non ci sta, e allora cosa diciamo? Il Consigliere Lustrissy è un Democristiano, io lo rispetto per le sue idee, ma lui non può ignorare che ieri il Governo si è opposto a che la Camera eleggesse, sostituisse, rinnovasse i Deputati del Parlamento europeo. Insomma, non ignoriamolo, non avanziamo delle idee così, tanto per avanzarle ...(voci)... ci vuole un minimo di piedi per terra, altrimenti la politica diventa una cosa così fantasiosa che non ha nessuna attinenza con la realtà.
Penso, però, che sia giusto accettare l'osservazione fatta dal Consigliere Fosson per l'Union Valdôtaine: noi accettiamo che nella deliberazione si faccia quell'aggiunta alla liquidazione del Patto di Varsavia oltre che della N.A.T.O., e perché l'accettiamo? Perché il Patto di Varsavia è sorto poiché era sorta la N.A.T.O. e noi siamo contro sia alla N.A.T.O. che al Patto di Varsavia. Kosygin, ieri, diceva: "Siamo stati costretti a rafforzare il Patto di Varsavia finché c'è la N.A.T.O.". Noi non abbiamo, quindi, nessuna obiezione, però il Consigliere Milanesio ha fatto quella proposta e, quando l'abbiamo accettata, si è subito tirato indietro; il suo discorso dovrebbe avere una disamina tutta sua particolare, io mi limiterò ad alcune osservazioni.
Il Consigliere Milanesio dice che apprezza, in larga parte, la posizione dei Comunisti, però non tirare le conseguenze... Milanesio, siamo più anziani di te... è un difetto, ma tirare le conseguenze cosa vuol dire? Che facciamo come ha fatto il Partito Socialista Italiano che, dopo 70 anni di neutralismo, parte dai fatti d'Ungheria e dove va a finire? Nel Patto Atlantico, con gli Americani, con la Grecia, con il Portogallo ...(voci)... ma come no? Siete stati al Governo e vi dichiarate ancora adesso atlantisti! Noi abbiamo accettato di liquidare tutte e due le alleanze militari; tu non hai accettato, avevi l'impressione che noi dicessimo: "No, il Patto di Varsavia non si tocca", invece no, il Patto di Varsavia si toglie, si toglie come si toglie la N.A.T.O...
(voce fuori microfono) - ...perché sanno tutti e due che non si toglie, tutti e due ...(voci)...
Germano (P.C.I.) - ...comunque stiamo tranquilli, cosa vuoi che tiriamo le conseguenze per che cosa, per lasciare la trincea socialista e passare con i capitalisti? No, neanche questo lo facciamo, non fondiamo una trincea, non critichiamo chi sbaglia nel nostro campo, lo critichiamo se lavoriamo perché migliori, perché cambi, perché si vada avanti meglio, però non cambiamo trincea.
Il nostro obiettivo è la società socialista, e se la strada per arrivare alla società socialista è quella che seguite andando a braccetto con i capitalisti, no, in linea di principio, no, non possiamo accettare queste cose. Ho fatto proprio solo alcune osservazioni di carattere telegrafico perché l'intervento del Consigliere Milanesio meriterebbe una trattazione più ampia, più tranquilla, più meditata. È certo, però, che il suo pensiero si orientava in questo modo. Noi, invece, non possiamo accettare il capitalismo, non riteniamo che nel capitalismo ci sia la più perfetta democrazia, non accettiamo però neanche quello che avviene nei Paesi comunisti, dove la democrazia consiste in una serie di botte che non finisce più. Ci vuole un equilibrio, se non accetti il capitalismo, come non accetti la Democrazia socialista, come viene applicata, nei Paesi socialisti, devi anche dire, devi avere il coraggio di dire tutte quelle che sono le nefandezze, le ignominie del sistema capitalista, ma non le hai esplicitate, hai solo detto che non le accettavi. Mentre, invece, sei andato a cercare di estrapolare dal sistema socialista quello che si poteva estrapolare di limitato, di difettoso che noi riconosciamo che c'è e che lavoriamo per superarlo.
Vedi, cambiare, trarne le conseguenze per noi non vuol dire questo: noi possiamo stare anche 100 anni e non andremo mai in un Governo di Centro-Sinistra che comporti per noi dei cambiamenti di questi principi. Questi principi noi non li cambieremo mai, almeno finché riteniamo di disporre della ragione, finché riteniamo di lottare e di combattere per un obiettivo che è il Socialismo.
Bionaz (D.C.) - Mi sembra che quanto io ho detto l'altra volta, in quell'intervento in cui ho affermato che apprezzavo la posizione dei Comunisti italiani, dei Comunisti valdostani nella vicenda della Cecoslovacchia, abbia già fatto venire ai Comunisti il pentimento di avere fatto quel gesto. Allora, devo concludere che quel gesto che avete fatto non l'avete fatto in buona fede. Siete pentiti di avere preso una certa posizione, perché oggi riaffermate, di nuovo, le stesse cose di prima. E i Comunisti sostengono che il Patto di Varsavia è sorto perché c'era la N.A.T.O., ma nel 1948, quando c'è stato il colpo di Stato in Cecoslovacchia, non c'era la N.A.T.O.; la N.A.T.O., caso mai, è nata in seguito a quegli eventi cecoslovacchi, questa è la verità, se si ricorda le date, Consigliere Germano, lei che ha così buona memoria!
Ora io penso che non sia il caso qui di andare a fare della politica internazionale di altissimo livello, stiamo un po' ai fatti concreti: c'è stata un'aggressione da parte dei Paesi del Patto di Varsavia guidati dall'Unione Sovietica diciamo così, perché quello è un blocco di occupazione e non c'è niente da dire, c'è stata un'aggressione contro la quale si sono pronunciati anche gli stessi Partiti comunisti e noi stigmatizziamo questa aggressione. Con questo non diciamo che le altre aggressioni siano da tollerare: questo non è vero, difatti il Consigliere Lustrissy ha presentato un ordine del giorno che riguarda l'avvenire dell'Europa che qui s'inserisce. Abbiamo aggiunto qualche cosa, mi pare che questo ordine del giorno possa essere accettato, perché noi vogliamo che questa Europa si faccia, checché ne dica il Consigliere Manganoni, se si mette dentro anche Salazar, perché non so neanche se Salazar sia ancora in vita.
Ora si faccia quell'Europa, ma la si faccia non all'insegna del Patto di Varsavia e dello Stato guida Sovietico, non ne abbiamo bisogno, questa non è la nostra divisa e, come lei rimane fedele ai suoi principi, io posso dirle che sto vigilante e rimango fedele ai miei.
Lustrissy (D.C.) - Non starò a riprendere la polemica con il Consigliere Germano perché, data l'ora tarda, i Consiglieri hanno avuto modo di apprezzare, di meditare tali interventi, quantunque il Consigliere Germano si sia limitato ad esaminare solo delle parti slegate dell'intervento e non l'abbia esaminato tutto nel complesso. Quanto poi a certe affermazioni, viviamo in un Paese libero e siamo anche in grado di giudicare con una certa intelligenza - questa non è la favola della pulce e dell'elefante - le persone da come si comportano nei rapporti verso altre persone. Perciò, sul piano umano, queste osservazioni che ho fatto mi sento benissimo di riconfermarle ora e non mi spavento per questo.
A seguito della richiesta avanzata dal Consigliere Milanesio, l'ordine del giorno risulterebbe così modificato... devo rileggerlo tutto o solo le modifiche? Lo rileggo tutto per maggiore comprensione: "Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta riunito in Assemblea straordinaria per discutere, tra gli altri argomenti, una mozione riguardante la situazione..."
Montesano (P.S.U.) - Pardon, scusi Consigliere Lustrissy, in Assemblea tolga la parola "straordinaria", perché non è un'Assemblea straordinaria.
Lustrissy (D.C.) - "...per discutere, tra gli altri argomenti, una mozione riguardante la situazione determinatasi in Cecoslovacchia a seguito dell'invasione delle truppe del Patto di Varsavia, esprime la propria solidarietà al Popolo cecoslovacco così duramente provato; auspica il ritiro delle truppe del Patto di Varsavia dal territorio occupato;".
L'emendamento aggiuntivo del Consigliere Milanesio viene inserito a questo punto: "Auspica altresì, per una più generale azione di pace, che alla sospensione dei bombardamenti sul Vietnam del Nord seguano immediate trattative per una pace negoziata tra i due Paesi Vietnamiti, con il conseguente ritiro di tutte le truppe straniere ed il superamento progressivo della Politica dei Blocchi con l'avvio di un serio disarmo mondiale.". Poi continua: "Constatato inoltre che i Governi europei hanno arrestato il processo d'integrazione politica dell'Europa...", e qui mi riferisco anche alla politica del Governo italiano di questi giorni, proprio sulla quale c'è stata una presa di posizione assai dura, anche in seno al Consiglio dei Comuni d'Europa, per questa posizione dei Governi che sabotano continuamente queste iniziative tendenti a portare avanti i problemi dell'unità europea.
Riprendo dall'inizio la lettura del capoverso che avevo interrotto: "Constatato inoltre che i Governi europei hanno arrestato il processo di integrazione politica dell'Europa nel momento stesso nel quale una situazione drammatica sta minacciando l'Europa e la pace mondiale, nonostante la sempre più radicata convinzione dell'opinione pubblica europea della effettiva necessità dell'unità d'Europa; considerato che la Comunità Economica Europea forma oggi la base più solida di questa unità e che la stessa, con la dichiarazione del 1° luglio 1968, ha riproposto all'attenzione dei Governi membri le seguenti finalità: di costruire l'Europa dei Popoli e degli Uomini; di condurre una politica europea nel mondo; di istituire l'unione politica; e che tali finalità dovranno essere perseguite con: un trattato unico; la democratizzazione dei poteri europei; l'appello a tutte le forze vive, decide di invitare il Governo italiano ad approvare il testo di tali dichiarazioni e di fare dell'anno 1969 l'anno del Parlamento europeo, proseguendo l'azione da anni intrapresa per arrivare al più presto alla elezione del Parlamento stesso a suffragio universale; invita altresì il Governo italiano a farsi promotore di un'azione intesa a promuovere opportuni negoziati per istituire al più presto tale organismo politico sovranazionale al fine di condurre una politica comune degli affari esteri della difesa, della moneta, della economia, della cultura e della tecnologia; afferma che, per raggiungere tali scopi, è necessario che i Partiti politici e i Sindacati si organizzino su di un piano comunitario europeo e che la loro azione sia coordinata con quella degli attuali organismi europei, quale la C.C.E., in seno al fronte democratico europeo proposto negli Stati Generali di Roma nell'ottobre dell'anno 1964.".
Montesano (P.S.U.) - Allora c'è la mozione presentata dai Consiglieri Germano, Giulio Dolchi, Savioz, Macheda, Crétier, Tonino, Manganoni e Siggia in Bianco, che deve essere messa ai voti per prima e dopo viene messa ai voti la proposta di ordine del giorno del Consigliere Lustrissy, emendata dal Consigliere Milanesio.
La mozione presentata va emendata così come è stato proposto dal Consigliere Fosson e accettata dal Consigliere Germano. Io metto quindi ai voti la mozione emendata.
Esito della votazione:
Consiglieri presenti: 27
Consiglieri votanti: 26
Contrari: 15
Favorevoli: 11
Astenuti 1 (Chamonin)
Il Consiglio respinge la sottoriportata mozione:
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Mozione
Il Consiglio regionale
di fronte alla situazione creatasi in Cecoslovacchia in seguito all'entrata di truppe dell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia;
in considerazione che tali fatti sono una conseguenza della Politica dei Blocchi e possono mettere in pericolo un ulteriore sviluppo della coesistenza pacifica
Delibera
di esprimere la propria solidarietà al Popolo cecoslovacco impegnato nella costruzione di una forma avanzata di socialismo ed auspica il superamento della Politica dei Blocchi e l'uscita dell'Italia dalla N.A.T.O., con la liquidazione della N.A.T.O. stessa e del Patto di Varsavia, garanzie per un avvenire di pace.
Il Consiglio prende atto.
Montesano (P.S.U.) - Metto ai voti la proposta di ordine del giorno del Consigliere Lustrissy.
Dolchi (P.C.I.) - È possibile, lo chiediamo al Consigliere Lustrissy, mettere in votazione l'ordine del giorno diviso in varie parti?
Montesano (P.S.U.) - Appunto perciò sentiamo... non ho capito bene cosa diceva il...
Dolchi (P.C.I.) - L'ordine del giorno invece di essere messo globalmente in votazione, può essere messo in votazione, come accade sovente, per divisione...(voci)...
Lustrissy (D.C.) - ...che si possa votare anche per titoli e per argomenti. Il Presidente della Giunta, però, ha fatto un'altra proposta.
Fosson (U.V.) - Mi sembra che, a questo punto, quando c'è qualcuno che chiede di poter votare per divisione un ordine del giorno, sia quanto meno opportuno di accettare questa proposta, perché noi capiamo...(voci)... sì, è il mio parere, ma esprimo il mio parere, non esprimo il suo ...(voce di Bionaz)... ma dico che è una questione di opportunità, che se c'è un briciolo di sentimento politico nel Presidente della Giunta in questo senso può accettare e non opporsi a questo tipo di votazione, quando il proponente dell'ordine del giorno lo accetta. Mi permetto solo di fare questa osservazione.
Bionaz (D.C.) - Io ho detto il mio parere e il proponente ha detto che lo accettava, punto basta.
Fosson (U.V.) - Se il proponente ha detto che lo accettava... ma lei vuole essere più realista del re! In questo senso, io, per conto mio, approvo tutto l'ordine del giorno...
Bionaz (D.C.) - ...allora approvi...
Fosson (U.V.) - ...ma dico, quando qualcuno chiede se si può votare per divisione, che sarebbe disposto a votarlo in parte, perché si deve respingere questa cosa qui?
Bionaz (D.C.) - Ma senta, dico, non nascondiamoci dietro al dito, faccia il piacere, abbiamo mica dieci anni qui, no?
Montesano (P.S.U.) - Allora, vogliamo votare l'ordine del giorno?
Germano (P.C.I.) - Io volevo dire che questo sistema di votazione non è contemplato nel nostro Regolamento, perché non è trattato questo argomento; però alla Camera, al Senato, nelle Assemblee questo succede, perché uno può essere d'accordo solo su alcune parti.
Montesano (P.S.U.) - Sì, però, Consigliere Germano, io devo dire questo: non ho nessuna difficoltà a mettere ai voti anche per divisione l'ordine del giorno, però è capitato già un'altra volta - c'eravamo tutti - in cui fu fatta la stessa discussione ma l'ordine del giorno è stato messo in votazione non per divisione, ma, fu messo in votazione globalmente.
Germano (P.C.I.) - Per divisione, per divisione...
Montesano (P.S.U.) - ...no, no...
Germano (P.C.I.) - ...sulla questione della Cogne. Voi avete votato la vostra parte, noi la nostra parte delle premesse e tutti assieme abbiamo votato il deliberato.
Montesano (P.S.U.) - Come dico, io non ho nessuna difficoltà, se il Consiglio è d'accordo.
Bionaz (D.C.) - Era un altro argomento...
Germano (P.C.I.) - Certo che era un altro argomento, si capisce, ma era un ordine del giorno come questo, era un ordine del giorno come questo!
Dolchi (P.C.I.) - Il problema, che sembra procedurale, mi sembra che non dia luogo a molte discussioni, in quanto il Consigliere può proporre un ordine del giorno: io faccio mio l'ordine del giorno, lo presento io fino al terzo capoverso dell'ordine del giorno Lustrissy e chiedo che sia votato...
Montesano (P.S.U.) - ...lo può fare benissimo.
Dolchi (P.C.I.) - Il fatto che sia votato per divisione o il fatto che una parte del Consiglio presenti come proprio un ordine del giorno che sia una parte dell'altro ordine del giorno, insomma, mi pare che porti alla stessa conclusione: che possa essere presentato separatamente.
Montesano (P.S.U.) - Un attimo, la procedura che lei dice adesso, quella lì, è fattibile, perché nel nostro Regolamento non c'è la votazione per divisione. Invece lei può fare proprio una metà dell'ordine del giorno e lo mette ai voti. Allora io faccio due votazioni distinte; ecco, Consigliere, se vuole per favore...
Germano (P.C.I.) - Noi facciamo proprio la prima parte dell'ordine del giorno di Lustrissy fino alla chiusa dell'emendamento di Milanesio.
Montesano (P.S.U.) - Sì, prima votiamo quello presentato dal Consigliere Lustrissy, emendato dal Consigliere Milanesio. Allora, Signori Consiglieri, mettiamo ai voti l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Lustrissy con l'emendamento aggiuntivo concordato così com'è stato letto... non c'è bisogno di mettere prima, è vero, d'accordo Milanesio? ...(voci)... D'accordo. Chi è favorevole alzi la mano. Contrari? Astenuti, o contrari... scusate, perché c'è... Ripetiamo la votazione, scusate, sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Lustrissy con l'emendamento proposto; è un emendamento aggiuntivo concordato insieme al Consigliere Milanesio e agli altri Consiglieri.
Germano (P.C.I.) - Noi votiamo contro l'ordine del giorno, solo perché non si è accettata la votazione per divisione, altrimenti noi avremmo votato a favore della prima parte e ci saremmo astenuti sulla seconda.
Montesano (P.S.U.) - Metto ai voti l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Lustrissy e modificato come da emendamento proposto dal Consigliere Milanesio.
Esito della votazione:
Consiglieri presenti e votanti: 28
Favorevoli: 20
Contrari: 8
Il Consiglio approva il sottoriportato ordine del giorno:
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Ordine del giorno
Il Consiglio Regionale della Valle d'Aosta
riunito in Assemblea per discutere, tra gli altri argomenti, una mozione riguardante la situazione determinatasi in Cecoslovacchia a seguito della invasione delle truppe del Patto di Varsavia;
Esprime
la propria solidarietà al Popolo cecoslovacco così duramente provato;
Auspica
il ritiro delle truppe del Patto di Varsavia dal territorio occupato;
Auspica
altresì, per una più generale azione di pace, che alla sospensione dei bombardamenti sul Vietnam del Nord seguano immediatamente trattative per una pace negoziata tra i due Paesi Vietnamiti, con il conseguente ritiro di tutte le truppe straniere ed il superamento progressivo della Politica dei Blocchi con l'avvio di un serio disarmo mondiale.
Constatato
inoltre che i Governi europei hanno arrestato il processo di integrazione politica dell'Europa nel momento stesso nel quale una situazione drammatica sta minacciando l'Europa e la pace mondiale, nonostante la sempre più radicata convinzione dell'opinione pubblica europea della effettiva necessità dell'unità dell'Europa;
Considerato
che la Comunità Economica Europea forma oggi la base più solida di questa unità e che la stessa, con la dichiarazione del 1° luglio 1968, ha riproposto alla attenzione dei Governi membri le seguenti finalità:
- di costruire l'Europa dei Popoli e degli Uomini,
- di condurre una politica europea nel mondo,
- di istituire l'unione politica,
e che tali finalità dovranno essere perseguite con:
- un trattato unico,
- la democratizzazione dei poteri europei,
- l'appello a tutte le forze vive;
Decide
di invitare il Governo italiano ad approvare il testo di tali dichiarazioni e di fare dell'anno 1969 l'anno del Parlamento europeo, proseguendo l'azione da anni intrapresa per arrivare al più presto alla elezione del Parlamento stesso a suffragio universale;
Invita
altresì il Governo italiano a farsi promotore di un'azione intesa a promuovere opportuni negoziati per istituire al più presto tale organismo politico sovranazionale al fine di condurre una politica comune degli affari esteri, della difesa, della moneta, della economia, della cultura e della tecnologia;
Afferma
che, per raggiungere tali scopi, è necessario che i Partiti politici ed i Sindacati si organizzino su di un piano comunitario europeo e che la loro azione sia coordinata con quella degli attuali organismi europei, quale la C.C.E., in seno al fronte democratico europeo proposto negli Stati Generali di Roma nell'ottobre dell'anno 1964.
Montesano (P.S.U.) - Metto ai voti la prima parte dell'ordine del giorno di Lustrissy fatta proprio dal Consigliere Dolchi, cioè fino alla fine dell'emendamento proposto da Milanesio. Lo rileggiamo:
Ordine del giorno
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
riunito in Assemblea per discutere, tra gli altri argomenti, una mozione riguardante la situazione determinatasi un Cecoslovacchia a seguito dell'invasione delle truppe del Patto di Varsavia,
Esprime
la propria solidarietà al Popolo cecoslovacco così duramente provato;
Auspica
il ritiro delle truppe del Patto di Varsavia dal territorio occupato;
Auspica
altresì, per una più generale azione di pace, che alla sospensione dei bombardamenti sul Vietnam del Nord seguano immediatamente trattative per una pace negoziata fra i due Paesi Vietnamiti, con il conseguente ritiro di tutte le truppe straniere e il superamento progressivo della Politica dei Blocchi con l'avvio di un serio disarmo mondiale.
Chi è favorevole? Dichiarazione di voto.
Bionaz (D.C.) - Io vorrei dire che, siccome nel nostro ordine del giorno questa parte è già compresa, noi non dissociamo una parte dall'altra, la vogliamo tutta unitaria questa nostra impostazione, così com'è stata concordata dai due Consiglieri proponenti; perciò noi, per la parte che ci riguarda, votiamo contro.
Lustrissy (D.C.) - Votando contro poi sconfessiamo la prima parte dell'ordine del giorno...
Bionaz (D.C.) - Sia ben chiaro che non sconfessiamo niente.
Lustrissy (D.C.) - Io vorrei che fosse chiaro questo, Presidente, mi appello ...(voci)...
Milanesio (P.S.U.) - Io, personalmente, sarei stato favorevole a votare anche le due parti separate dell'ordine del giorno. Si è invece seguito un altro metodo: evidentemente l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza comprende tutto l'ordine del giorno; quindi, per non cadere in contraddizione, noi della maggioranza dovremmo, con le dichiarazioni di voto, astenerci sulla votazione di questo, non perché non lo si condivida, perché l'abbiamo già votato tutto, ma perché è parziale e riguarda solo una parte.
Io, quindi, con questa dichiarazione di voto, mi astengo: l'ordine del giorno della maggioranza è comprensivo di altri argomenti che non vengono citati in questo, quindi mi astengo.
Lustrissy (D.C.) - Noi non facciamo una dichiarazione di voto, in quanto intendiamo di aver già votato l'ordine del giorno.
Fosson (U.V.) - Abbiamo votato l'ordine del giorno nella sua interezza e votiamo anche questa parte dell'ordine del giorno che era compreso nell'ordine del giorno intero. Perché almeno questa mi sembra che sia la questione coerente ...(voci)...
Montesano (P.S.U.) - Metto ai voti la proposta di ordine del giorno presentata dal Consigliere Dolchi.
Esito della votazione:
Consiglieri presenti: 27
Consiglieri votanti e favorevoli: 10
Astenuti: 17 (Albaney, Balestri, Benzo, Bionaz, Bordon, Chabod, Chamonin, Colombo, Dujany, Lustrissy, Manganone, Maquignaz, Milanesio, Montesano, Personnettaz, Quaizier e Ramera)
Il Consiglio non approva il soprariportato ordine del giorno. La seduta è tolta.
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Si dà atto che l'adunanza termina alle ore 21,34.