Objet du Conseil n. 83 du 7 avril 1970 - Resoconto
OGGETTO N. 83/70 - Presa d'atto per accettazione delle dimissioni rassegnate dai membri della Giunta regionale.
Montesano (P.S.D.I.) - Si passa all'oggetto n. 2, il quale concerne: "Dimissioni della Giunta Regionale". La lettera che leggo è quella allegata al fascicolo inviato ai Consiglieri, porta la data del 23 marzo 1970 ed è indirizzata al Presidente del Consiglio:
"Dimissioni della Giunta Regionale.
I sottoscritti membri della Giunta regionale, visto il risultato della votazione a scrutinio segreto avvenuta nella seduta del Consiglio regionale in data 20 marzo 1970, sul complesso del disegno di legge regionale riguardante l'approvazione del progetto di bilancio preventivo della Regione per l'anno 1970, con la presente dichiarano di rassegnare le proprie dimissioni dalle rispettive cariche di componenti della Giunta regionale.
Firmato: il Presidente della Giunta regionale Bordon - l'Assessore all'agricoltura Maquignaz - l'Assessore alle Finanze Colombo - l'Assessore all'industria e commercio Albaney - l'Assessore ai Lavori Pubblici Manganone - l'Assessore alla pubblica istruzione Dujany - l'Assessore alla sanità e assistenza sociale Mappelli, l'Assessore al turismo Milanesio".
Chi chiede la parola?
Io vorrei precisare al Consiglio che questo oggetto non comporta alcuna votazione, è semplicemente una presa d'atto che il Consiglio deve fare in merito alla comunicazione della Giunta stessa.
Milanesio (P.S.I.) - Io prendo la parola a nome del Partito Socialista Italiano, come Capogruppo, per comunicare al Consiglio una decisione, un mandato che era stato a me affidato dal Partito, dal mio Partito, per quanto atteneva gli aspetti essenzialmente amministrativi di questa crisi, e anche se penso, così dall'umore generale, che siano poche le possibilità che la proposta venga accolta, comunque io comunico al Consiglio quanto il mio Partito mi aveva dato mandato di dire in questa sede.
Ebbene, noi non ci nascondiamo che questa crisi è una crisi profonda, è una crisi grave, nasce in un modo abbastanza inconsueto per la Valle d'Aosta, nasce con i voti di franchi tiratori e quindi con dei fantasmi che si materializzano al momento del voto, cosa che non apre di fronte ai vari partiti politici delle prospettive molto esplicite di risoluzione di questa crisi. Tutto è possibile: dalla soluzione attraverso un accordo tra alcuni Partiti e Movimenti presenti in questo Consiglio, al ricorso anticipato al corpo elettorale, perché se soluzione non vi è, se non vi è la garanzia di una soluzione stabile e duratura, io penso che il dovere delle forze politiche sia quello di fare di nuovo appello agli elettori, presentandosi sulla base di certe impostazioni e sentirli, consultarli ancora una volta.
In tutto questo però si apre una preoccupazione molto grave di ordine amministrativo ed è quella relativa all'esistenza o meno di un bilancio regionale; con il 30 aprile scade l'esercizio provvisorio e la possibilità di votare proroghe di esercizi provvisori. Questo può comportare una paralisi nella vita amministrativa, più ancora che della vita politica.
Quindi il mio Partito riteneva che - se le forze politiche fossero d'accordo, ma questo accordo doveva essere, evidentemente, il più generale, io direi, un accordo totale - si sarebbe potuto addivenire all'approvazione di un bilancio, cosiddetto assembleare, perché, appunto, proposto da una Giunta dimissionaria che, subito dopo, si sarebbe dimessa, avrebbe fatto accettare le dimissioni, ma concordato questo bilancio con tutte le forze presenti in Consiglio.
È inutile dire che questa proposta noi l'abbiamo fatta perché non riteniamo che, in questo momento, la Giunta di cui ancora io faccio parte, goda della fiducia del Consiglio: lo abbiamo potuto verificare due volte, con due votazioni molto chiare, in due circostanze - direi - circostanze politiche, circostanze che avevano un valore indiscutibile. Quindi da qui la nostra proposta affinché la crisi si risolvesse al di sopra di quelle che sono le preoccupazioni contingenti e pressanti di carattere amministrativo.
Io comunico doverosamente questo al Consiglio, in quanto questo è il mandato affidatomi dal mio Partito. Da quello che ho sentito, dall'aria che spira, mi pare che questa proposta non venga accolta o non voglia essere accolta; evidentemente i Partiti sono liberi di non accoglierla, perché è una proposta che viene fatta da un altro Partito e che in questo momento riveste responsabilità in una Giunta ancorché come Partito dimissionario, e quindi queste proposte possono anche sembrare strumentali. Io, però, mi auguro che il Consiglio prenda atto della buona fede che ci ha portato a fare questa proposta e, per quanto riguarda il P.S.I., se questa proposta venisse accolta, noi siamo disposti a dare garanzie per quanto riguarda la certezza delle dimissioni degli Assessori socialisti.
Tonino (P.S.I.U.P) - Ma io mi riservo di prendere la parola dopo sul fatto di prendere atto delle dimissioni della Giunta. Vorrei però dire alcune cose sulla proposta avanzata dall'Assessore Milanesio; pur rendendomi conto del rischio di una paralisi completa col termine dell'esercizio provvisorio, non posso, tuttavia, accogliere tale proposta per tre motivi ben precisi.
Primo: voglio far osservare che il tentare di responsabilizzare - così come è stato detto poc'anzi dall'Assessore Milanesio - di responsabilizzare l'opposizione sulla paralisi amministrativa in cui si è venuto a trovare il centrosinistra con la bocciatura del bilancio, come oppositore, non da oggi, della forma politica del centrosinistra, non mi sento affatto, come non lo saranno senz'altro gli altri miei colleghi Consiglieri dell'opposizione, responsabile di questa crisi.
Questa crisi l'avete voluta subire perché era naturale che fosse così: sono venute alla luce finalmente le contraddizioni, vi è una politica che andava contro le attese del popolo valdostano, non si sono volute recepire le nuove indicazioni emerse dai movimenti in lotta, si è voluto invece spostarsi ancora più a destra, presentandoci un bilancio che, se pur aveva delle piccole connessioni sul problema della scuola, per il resto era un bilancio arretrato e, naturalmente, suggerito da una scelta politica arretrata che sono le scelte del centro-sinistra.
Né si è voluto correggere o prendere atto delle indicazioni delle opposizioni, nel corso del dibattito sulla discussione del bilancio e quindi ora il tentativo di responsabilizzare le opposizioni non ha senso, perché i colpevoli di questa crisi non sono latitanti, hanno un volto, vi è una verità che va al di là del voto negativo del bilancio del 1970.
Quindi, come prima conclusione sul sottile tentativo di voler responsabilizzare l'opposizione, io mi sento di rigettare la responsabilità a chi di dovere.
Il secondo motivo: anche se dovessimo accordarci sull'intesa assembleare, così come è stato detto dall'Assessore Milanesio, ciò, a mio avviso, peggiorerebbe ancora la crisi, per tutta una serie di contraddizioni e per l'impossibilità di formare una nuova Giunta che ponesse fine alla crisi. Secondo il sottoscritto, e a giudizio del Partito Socialista di Unità Proletaria di cui sono rappresentante qui in questa sala, la strada più corta, più breve è quella del ricorso alle elezioni anticipate, giacché viene confermato in questo momento dall'Assessore Milanesio che la crisi sarà lunga. Quindi ripeto che il tempo più breve, a me pare, sia il ricorso alle elezioni anticipate.
Il terzo motivo per cui non sono d'accordo sulla proposta di Milanesio è che ritengo che questa proposta abbia tutta l'aria di essere una innocente iniziativa, che può anche essere una iniziativa che ha le sue validità, che però per la verità, contiene, celata in essa, direi un diabolico piano, un macchinoso tentativo di voler eludere un risultato per dar modo all'attuale Giunta, pur dimissionaria, di governare la Regione avendo il bilancio a disposizione ed arrivare così al prossimo bilancio 1971 come se nulla fosse accaduto.
Questi sono i tre motivi fondamentali per cui il sottoscritto, a nome del Partito Socialista di Unità Proletaria, non può accettare la proposta fatta da Milanesio, che è il portavoce di un'assemblea fatta dal Comitato Direttivo del Partito Socialista, fra l'altro nemmeno all'unanimità. Pur rendendomi conto del disagio in cui verrà a trovarsi la Regione, non avendo a disposizione il bilancio, ma, ripeto, ciò non è a causa nostra, ma la responsabilità va addebitata a coloro che, volutamente, hanno eluso i problemi di fondo, passando ancora una volta sulla testa dei reali bisogni dei lavoratori, delle spinte - direi - generose spinte e delle conseguenti indicazioni che da queste spinte dovevano servire di indirizzo a questa Giunta.
Caveri (U.V.) - Monsieur Milanesio a proposé, a lancé une formule assez originale, inédite: celle d'un "bilan assembléaire". J'ai remarqué, toutefois, que cette proposition a été faite par l'Assesseur Milanesio au nom du Parti Socialiste. Monsieur Milanesio n'a pas parlé de la Junte régionale; cette Junte régionale qui n'a été jusqu'à présent, depuis qu'elle est née, n'a été qu'une somme d'Assesseurs, mais elle a toujours manqué de collégialité, manque encore de collégialité in articulo mortis, parce que nous devons voir un Assesseur qui fait une proposition au nom de son Parti, mais il ne dit pas quel est l'avis du Parti de majorité relative, c'est-à-dire nous n'avons pas entendu quel est l'avis de la Démocratie chrétienne à cet égard.
Et alors, avant de dire, quel est l'opinion valdôtaine sur la proposition de l'Assesseur Milanesio, je demande à la Junte régionale de vouloir dire s'il y a un avis de la Junte régionale en tant que Gouvernement régional sur la proposition de l'Assesseur Milanesio. Je voudrais, avant de dire l'avis de l'Union Valdôtaine, savoir quel est l'avis de la Démocratie Chrétienne, parce que évidemment, si la Démocratie Chrétienne était contraire à la proposition de Milanesio, cette proposition serait destinée à tomber dans le néant.
Germano (P.C.I.) - Ci troviamo di fronte ad una Giunta che è stata battuta due volte sul bilancio; la seconda volta dopo quella farsa che si poteva evitare dalla mozione di fiducia. Abbiamo il Partito Socialista Italiano che dichiara sui giornali, nei suoi documenti di Partito, nelle dichiarazioni che, per causa della D.C. non è riproponibile il centro sinistra; abbiamo la D.C. - ho qui l'ultima Région - che attacca duramente il Partito Socialista e conclude "se la vita amministrativa del Comune di Aosta a due mesi dalle elezioni comunali, sarà paralizzata, la responsabilità sarà totalmente a carico del P.S.I.". Proprio senza nessun complimento, ecco.
La stessa proposta fatta dall'Assessore Milanesio, a nome del Partito e non della Giunta, l'invito fatto dall'On.le Caveri alla Giunta e al Partito della Democrazia Cristiana, non raccolto, sono la confessione che questa maggioranza non c'è più, non esiste più. Quindi credo che, dopo il dibattito, la presa d'atto delle dimissioni sia la conclusione più logica che ci possa essere.
Altre proposte farebbero ridere la gente. E l'abbiamo già fatta ridere abbastanza, penso che non sia più opportuno farla ridere. Noi lo dicevamo già nel 1966 e fummo dei facili profeti che il centro-sinistra come un tumore maligno avrebbe corroso, danneggiato irreparabilmente la vita sana ed amministrativamente corretta che fino ad allora c'era stata in Valle d'Aosta; l'avevamo detto ed il risultato c'è stato. I danni arrecati sono incalcolabili.
Arriviamo addirittura della Giunta con sette otto incarichi, quindi chi fa il Presidente della Giunta a un terzo di tempo, a un quarto di tempo, a un quinto di tempo. Abbiamo un'impostazione amministrativa che non tiene conto di nessuna impostazione programmatica, che non affronta i problemi di fondo dell'economia valdostana e della popolazione lavoratrice e bisogna anche fare una considerazione: non è vero che il centrosinistra è finito per i franchi tiratori: è finito sui problemi, sulle cose, è finito perché le lotte dei giovani, le lotte degli operai hanno posto con forza delle necessità di risolvere dei problemi di riforma, e queste cose non hanno neanche sfiorato la Giunta regionale di centrosinistra: la scuola, la casa, i trasporti, il carovita, non hanno neanche toccato la Giunta regionale.
I sindacati hanno elaborato unitariamente dai cattolici, ai comunisti, ai socialisti, agli unionisti, una piattaforma sindacale che hanno proposto a questa Giunta. Tale piattaforma sindacale è stata ricevuta, è stata citata anche nella piattaforma programmatica della Giunta, ma è restata lì: ferma, inutile; non è servita a niente. Di fronte a questa citazione è necessario, quindi, una nuova maggioranza più a sinistra, che affronti i problemi posti dalla piattaforma sindacale.
Questa maggioranza non deve avere molti punti, ma alcuni qualificanti fissando tempi e scadenze. Innanzitutto deve essere affrontato nella nuova maggioranza il problema della scuola, con la scuola materna per tutti i bambini della Valle d'Aosta, non per il 50%, con la graduale abolizione delle pluriclassi nelle elementari, con la scuola a tempo pieno nelle medie e nelle superiori; una scuola che sia completamente gratuita: quindi libri, tasse, trasporti, mense, convitti per i più lontani, con il salario agli studenti della media superiore e agli universitari. Questo è il primo problema che deve essere affrontato.
Ci vogliono poi iniziative tendenti a risolvere il problema dei trasporti, che veda non la costituzione di nuovi carrozzoni per uomini politici, con posti e prebende, ma che veda gli interessati: trasportatori, trasportati ed enti locali, gestire nel loro interesse questo servizio pubblico. Ma, prima di arrivare a questo, occorre assumere subito delle iniziative per aiutare i pendolari: operai e studenti che sono i più disgraziati, perché perdono delle ore, subiscono delle fatiche, e, per di più, pagano e si vedono decurtare la loro busta paga. Bisogna fare qualche cosa per risolvere questo problema.
In terzo luogo: bisogna affrontare risolutamente il problema della casa, soprattutto per quanto riguarda la città di Aosta. Teniamo conto che, nell'applicazione della legge fatta dall'altra Giunta, abbiamo, per Aosta, una coda di 121 domande per quello che riguarda i mutui per l'acquisto della casa, e si possono accontentare sei domande per quadrimestre. Quindi deve essere risolto il problema per eliminare questa coda di 121 domande: teniamo conto che nell'ultima assegnazione di case dall'Istituto Autonomo Case Popolari, su 570 domande, sono stati assegnati 22 alloggi, quindi 550 persone sono in attesa di una casa. Teniamo conto che, impegnando l'Istituto Autonomo Case Popolari, - che ha già dei piani in proposito - impegnando il Comune di Aosta per il reperimento delle aree, in applicazione della legge 167, contribuendo nella spesa degli interessi, per i mutui, è possibile portare avanti, se non risolvere completamente, questo problema e creare degli alloggi a basso fitto, per soddisfare le richieste dei lavoratori
In quarto luogo: bisogna trattare i problemi del caro vita che sta diventando un problema enorme, non facendo come faceva la Giunta passata che accettava tutte le proposte di aumento dei prezzi, da qualsiasi parte venisse fatta, senza controllare si è accettata, per esempio, la richiesta di aumento del pane e non si va a controllare che, nelle panetterie, il pane comune non c'è, quindi quel prezzo è una cosa puramente ridicola, perché il pane comune non lo possono prendere, perché non c'è, perché i panificatori non lo fanno. Come non si possono aumentare i generi contingentati - facciamo tante discussioni in difesa dei lavoratori - poi si aumentano i generi contingentati, non perché sono aumentati i prezzi dei generi contingentati, no, per costituire una cassa nell'eventualità che ci sia un aumento dei prezzi, prima ancora, prima ancora che noi Regione, per i nostri generi contingentati, aumentiamo i prezzi.
Evidentemente non è così che bisogna agire, si devono sviluppare iniziative che tagliando le unghie ai monopoli della trasformazione e della distribuzione, avvicinino ancora di più il produttore al consumatore, senza intermediari, a vantaggio di tutti e due, sia del produttore che del consumatore.
Bisogna poi affrontare il problema dello sviluppo produttivo della Cogne, non approvando degli ordini del giorno che poi restano lettera morta, perché questa Giunta non ha fatto un passo in avanti, dopo il grande dibattito e dopo gli ordini del giorno, bisogna portarlo sul serio, a fianco dei sindacati, e dei lavoratori, per tutelare i posti di lavoro che ci sono, per crearne di nuovi, per difendere soprattutto la salute dei lavoratori che è il problema più importante della Nazionale Cogne.
Così pure per i motivi autonomistici: il problema del riparto fiscale non deve essere più affrontato come è avvenuto finora; il problema bisogna portarlo avanti unitariamente, assieme alle masse valdostane, mobilitando i Comuni, per far sì che una vasta unità e una vasta lotta costringa il Governo a rispondere finalmente, dopo ventidue anni, riconoscendo i diritti che lo Statuto ci dà.
Il programma quindi, vedete, non è mica difficile: ci sono cose da farsi, e anche la maggioranza c'è, c'è nel Paese, nelle fabbriche, nelle scuole, c'è anche in questo Consiglio. Vi è una maggioranza capace di portarlo avanti; questa maggioranza, però, deve esprimersi e deve essere una larga maggioranza, in grado di sopportare anche degli eventuali franchi tiratori, non deve essere una maggioranza risicata, deve essere formata dalle forze di sinistra, laiche, autonomiste e cattoliche. Questo Governo può far fare un passo in avanti alla Valle d'Aosta cambiando il metodo di amministrare. Certo, bisogna avere del coraggio, bisogna uscire dalla gabbia del centrosinistra, riconoscere che la maggioranza è rotta, che è spaccata, che non esiste più, e bisogna porsi a fianco dei sindacati e dei lavoratori verso le loro esigenze.
Noi, come comunisti, non chiediamo né posti di governo, né posti di sottogoverno: a noi queste cose non interessano, a noi interessa il programma, ci interessano gli impegni e le scadenze sui problemi nell'interesse della gente.
Invitiamo, quindi, i socialisti, la sinistra D.C. ad uscire dall'equivoco del centrosinistra, poiché in questa situazione politica, non si tratta più di forme, in questa situazione politica si tratta di programmi, di volontà politica, di voler operare in un determinato modo. A coloro che parlano di paralisi, di stipendi che non saranno pagati - questo poi addirittura è ridicolo - ma a quelli che parlano di paralisi, di danni all'economia, noi diciamo che è possibile risolvere subito e bene, dopo la presa d'atto, è possibile con una riunione rapida dei Capigruppo e delle forze politiche verificare se vi sono le condizioni per una nuova maggioranza, basata su un programma avanzato, è possibile, prima del 30 aprile, votare una nuova Giunta e votare un nuovo bilancio. Se però la sinistra D.C. e il Partito Socialista Italiano e le forze autonomiste non recepiscono questa necessità, allora bisogna essere franchi, bisogna parlare al di fuori degli equivoci: è inutile prolungare l'agonia di questo Consiglio, è inutile tentare di riesumare formule risicate che cadranno alla prima occasione. Bisogna, se non si fa questo passo in avanti deciso, bisogna fare le elezioni.
Nella Valle si sta diffondendo una ondata di qualunquismo: "Non sono capaci di fare il Sindaco, non sono capaci di fare la Giunta". Noi non vogliamo essere immischiati o essere contagiati da questo qualunquismo. Noi, dopo aver dimostrato che non c'è bisogno di elezioni, - e riteniamo che questa sia la formula più giusta - dobbiamo anche dire che se non se ne può fare a meno bisogna fare le elezioni. Bisogna anche farle in fretta, in Italia il 7 giugno si terranno le elezioni comunali, provinciali e regionali; in Valle d'Aosta il 7 giugno voteremo solo per il Comune.
(Voce) ...sì, sì, Bordon dice che è vero. Ebbene, si voti anche per la Regione il 7 giugno, sia il corpo elettorale a decidere chi e come va amministrata la Valle d'Aosta. Avremo anche il vantaggio di non avere spese in più per la campagna elettorale, non spenderemo neanche dei soldi in più.
Ripeto ancora che questa proposta è in via subordinata, nel caso non sia possibile la prima soluzione, che noi riteniamo sia più giusta e più positiva.
Bordon (D.C.) - Francamente avrei voluto avere anch'io qui sottomano una chiara, limpida esposizione come quella che abbiamo sentito testè dal Consigliere Germano, una esposizione indubbiamente ponderata, studiata, limata, ma purtroppo, francamente, io vi debbo dire che incominciavo a sentire un po' l'odore di vacanza, in quanto che, come Presidente della Giunta dimissionario, mi ero permesso di allontanarmi per andare a bere un caffè perché ritenevo che il mio compito fosse ormai finito. Invece, francamente, chiedo scusa per questa mia latitanza ed è giusto che io, fino a quando non c'è ancora la presa d'atto delle mie dimissioni, svolga il mio compito come lo devo svolgere.
Allora, chiedo scusa al Consigliere Caveri se risponderò dopo, ma mi sembra che la domanda postami dal Consigliere Caveri, sia molto più seria di quella postami da Germano, attraverso la sua lunghissima esposizione. Io cercavo di evitare di fare della polemica - ne abbiamo fatta già tanta - in un Consiglio regionale dove siedono 35 Consiglieri per amministrare 100.000 abitanti. Purtroppo, io preferirei che in quest'aula ci fosse più amministrazione che polemica, che demagogia, ma con certi Partiti che siedono qui dentro, questo non è mai stato possibile e non lo sarà mai, e io non mi rivolgo alla sinistra democristiana, perché la sinistra democristiana è sulla linea di tutta la Democrazia Cristiana ed è inutile, Consigliere Germano, che lei vada avanti, che insista nel fomentare questa divisione perché la sinistra democristiana è sulle stesse posizioni di noi che siamo qui, perché se ciò vuole dire fare la guerra al Partito Comunista quando fa della demagogia, io dico che siamo tutti della destra democristiana, ma se è per essere succubi dei comunisti, noi della Democrazia Cristiana non abbiamo né una destra né una sinistra. Premesso questo, chiedo scusa se qualche piccola polemica ancora verrà fuori, Consigliere Germano, d'altronde Lei, a noi, non risparmia mai niente. Io vorrei soffermarmi su alcuni punti che Lei ha toccato. È indubbio che per Lei il centrosinistra sia la polvere di pepe negli occhi, perché questo centrosinistra così malfamato, nelle elezioni del 1968, se non sbaglio, è quel centrosinistra che vi ha fatto perdere diverse migliaia di voti, per cui Lei, a un certo momento, sedendosi sui banchi dell'opposizione, ed essendosi contato, vide che gliene mancava qualcheduno per fare il totale finale. Ma che vuole fare, Consigliere Germano, Lei parla continuamente di centrosinistra ormai decaduto, la gabbia chiusa, una gabbia rotta, quel parlare di gabbia, mi fa ricordare quel muro di Berlino e che qui gabbie noi non ne abbiamo, qui abbiamo tutte le porte aperte. Quindi lasci stare le gabbie che non esistono le gabbie qui in Italia. Invece le vorrei dire che Lei, nella sua esposizione, non è stato neanche molto gentile, perché Lei avrebbe dovuto mandare un commosso e riconoscente omaggio a quei tre franchi tiratori che le hanno dato la possibilità di fare tutta la sua lunga chiacchierata, perché, se qui dentro non ci fossero stati questi tre franchi tiratori, Lei oggi si siederebbe lì, avrebbe discusso dei problemi posti all'ordine del giorno, e se ne sarebbe stato ben tranquillo, perché il centrosinistra, se lo facciamo tramontare noi è una colpa nostra, ma non è certamente per merito vostro né per le vostre pressioni, che il centrosinistra è andato a carte 48. Se il centrosinistra andrà a carte 48 - perché nell'ultimo Consiglio regionale ci siamo sentiti dire che, in campo nazionale, era una cosa liquidata - bè, andatevelo a vedere e vedremo i risultati che ne usciranno fuori.
Ma quello che mi preoccupa di più - e non vorrei che qualche Consigliere qui si lasciasse poi intimorire o attirare dalla sua voce flautata - e quando Lei parla di andare più a sinistra e quando Lei va più a sinistra ci dovrebbe dire dove ci vuole portare, perché se Lei, per caso, avesse intenzione di portarci con certi sistemi che abbiamo visto a Praga e in altre capitali d'Europa, caro Signor Germano, Lei non troverà mai nessun democristiano favorevole ad andare verso sinistra in quel senso lì. E di questo, Lei ne prenda buona nota, perché Lei non viene più a raccontarci troppe bubbole in questo Consiglio, Lei le può raccontare nelle sue cellule, dove nessuno sa banfare come dice l'amico Manganoni, ma qui, grazie a Dio, possiamo ancora rispondere quello che pensiamo, con libertà di parola, libertà di stampa, libertà di idee, e questo, per adesso, in Italia, ce l'abbiamo ancora, certamente non grazie a voi.
Stabilito questo - ed è giusto che lo si dica, perché certe prese di posizione, arrivati a un certo momento, poi provocano una reazione - noi qui stiamo discutendo di un problema importantissimo, ecco perché mi sono permesso di dire al Consigliere Caveri, e gli chiedo ancora scusa, di aspettare dieci minuti, perché desidero rispondere al Consigliere Germano, perché voglio confutare quanto ha potuto dire in questo momento, e allora cosa diciamo ancora al Consigliere Germano? Ma, abbiate pazienza... qui ha fatto una lunga esposizione: la scuola gratuita, i trasporti, - in modo particolare i pendolari - la casa, il caro vita; l'Assessore all'Industria e Commercio non si preoccupa di vedere l'aumento del pane, ma l'Assessore all'Industria e Commercio è venuto in Giunta, ne abbiamo discusso e abbiamo fatto delle prese d'atto e dato degli ordini con le dovute osservanze e i dovuti controlli, per i generi contingentati abbiamo deciso che non dovevano aumentare di prezzo, ma la cosa più interessante è la Cogne.
Alla Cogne, a un certo momento, si riunisce una Commissione consiliare, effettua 14 o 15 belle sedute, dove si lapida questa direzione, a torto o a ragione, non mi interessa, e, a un certo momento, si arriva in Consiglio regionale e il Consiglio regionale dà mandato alla Giunta di reperire 57 miliardi per mettere a posto la Cogne, come se 57 miliardi fossero 57 palline nere o bianche che ci sono nel cassetto. Naturalmente, nulla si è fatto da novembre ad adesso, ma io vi lascio giudicare se questa è sporca demagogia o è serietà amministrativa. Naturalmente, ci toccano quelle battute lì, perché quelle battute lì sono ripetute continuamente e non ci devono impressionare, perché sono fatte soltanto in clima pre-elettorale, ma la Valle d'Aosta, la popolazione ormai ha capito con chi ha a che fare, ha capito che se ci sono ancora delle libertà, dei progressi, se c'è ancora un benessere economico non è grazie a quella gente lì che è soltanto capace di parlare quando è all'opposizione; quando è al Governo sta zitto, perché quando si viene avanti e si guarda qui sopra: "problema della Cogne, problema del riparto fiscale" mettiamoci qualcosa ancora, perché, purtroppo, di problemi ce ne sono tanti, ma, signori, questa gente qui è rimasta sei o sette anni al Governo, dal 1959 al 1965, e come mai non li ha risolti questi problemi, perché? Non ha risolto nessun problema di tutto quello che c'è da fare oggi: mi si dica che cosa ha risolto dei problemi basilari; è venuto qui, ha fatto della normale amministrazione, è andata avanti con quel bilancio che gli aveva lasciato la Giunta Bondaz, nel 1958-1959. Ma io questo ve lo voglio ricordare, perché se, a un certo momento, sono talmente abili a ripetere sempre le stesse stupidaggini che quasi quasi ci credono loro, ma non è detto che ci dobbiamo credere noi.
E allora, arrivati a questo punto, se loro avessero fatto qualche cosa, probabilmente, ci sarebbe rimasto molto meno da fare, ma, ogni tanto, ci dicono ancora: "Siamo rimasti in carica, cinque-sei mesi". Naturalmente, si riferiscono a tutta la Giunta passata, perché, indubbiamente, questa Giunta è arrivata qui e ringrazio ancora una volta per la collaborazione gli Assessori, in barba a tutti quelli che non sono di quel parere. Ancora una volta dico che questa Giunta aveva trovato un arretrato di otto mesi, e siamo venuti e abbiamo sistemato l'arretrato, anche se non abbiamo dormito sulle scrivanie dell'Amministrazione regionale e siamo venuti e abbiamo portato avanti i problemi come l'Ente Ospedaliero, abbiamo portato avanti l'Ospedale geriatrico, abbiamo portato avanti altri problemi ancora, che non è il caso di elencare. Li elencheremo sulle pubbliche piazze, perché è lì che gli elettori ci diranno il loro plauso o il loro parere contrario, e non il parere di Germano che non interessa niente, se non come amministratore che noi dobbiamo sentire e molte volte pazientare. Naturalmente che cosa ne viene fuori: il problema è presto risolto, il problema si risolve in dieci minuti; ci si riunisce, si fa una Giunta, dove noi cediamo le armi al nostro amico compagno Consigliere Germano - e ve lo dicevo l'altro giorno - lo invitiamo qui: si accomodi, e noi andiamo a passeggio. Questa è la Giunta che vuole lui, perché questa è la sua impostazione là dove può fare come vuole, ma qui abbiamo ancora dei voti democratici che ci portano a una maggioranza e a una minoranza. Arrivati a questo punto, ci sarebbero ancora molte altre cose da dire: ci sarebbe da divertirsi per un bel momento, perché qui si cercano queste discussioni anche quando non ce n'è necessità, perché qui si poteva benissimo prendere in esame la proposta che ha voluto fare Milanesio, per mandato del suo Partito, sulla quale ritornerò, senza fare tante disquisizioni, e senza andare a ripetere per l'ennesima volta tutte le beghe del centro-sinistra, ecc. Noi vi diciamo che qui dentro ci siamo augurati, fin dall'altro giorno, che, nell'interesse della Valle d'Aosta, ci sia la risoluzione della crisi nel più breve tempo possibile, vi è stato detto anche - e siamo stati anche allora mortificati, perché ormai è questa la tradizione - che non volevamo dimissionare: pensate dal 13 aprile ci siamo permessi di arrivare al 20, quindi sei giorni e le dimissioni ve le abbiamo portate, perché vi abbiamo detto allora, e lo ripeto adesso, è uno dei miei cavalli di battaglia perché me l'avete data voi la possibilità di dirvi che noi non saremmo rimasti un minuto di più del necessario, che noi ce ne saremmo andati appena ce ne dovevamo andare, non legando nessun cancello con il fil di ferro, né facendo altre operazioni difficili, né facendoci invitare dal Commissario di Pubblica Sicurezza ad uscire, perché, come abbiamo detto allora, abbiamo presentato le dimissioni e state tranquilli che appena noi dobbiamo andarcene, ce ne andremo ben contenti di aver fatto quello che dovevamo fare perché non abbiamo le vostre capacità, non abbiamo la bacchetta magica di quelli che risolvono tutti i problemi; siamo venuti qui con la nostra buona volontà e ci avviamo a risolvere tutti i problemi che potevamo risolvere.
Detto questo, e se mai, se ci sarà necessità, ripeteremo ancora e aggiungeremo qualche cosa d'altro, mi rivolgo, se non sbaglio, a quanto ha richiesto il Consigliere Caveri.
Vede, Consigliere Caveri, a me pare di non avere molta facilità nel risponderLe, se noi condividiamo o meno l'impostazione dell'Assessore Milanesio. L'Assessore Milanesio, innanzitutto, ha parlato nella sua veste di Capogruppo del Partito socialista, quindi io, come membro di Giunta, non più Presidente, non più niente, perché abbiamo dimissionato tutti, io sono uno dei Consiglieri della Democrazia cristiana e il mio Capogruppo è sufficientemente abile e valente per poter rispondere e dirvi quello che ne pensa la Democrazia cristiana.
Personalmente io dirò che il mio parere l'ho già espresso tante altre volte, io il 13 aprile, venerdì, benissimo perché ha portato fortuna, ho risolto certi problemi che, a sentir loro, s'incancrenivano. Beh, io feci già presente allora a quei due franchi tiratori, a quale grave pericolo si andava incontro, non ho mai detto che non si pagavano gli stipendi, è giusto, lo abbiamo letto, sono stupidaggini che si scrivono, abbiamo soltanto e sempre detto una cosa sola: che il non avere un bilancio di previsione approvato poteva, indubbiamente, arrecare un danno economico alla Regione enorme - di questo credo che siamo tutti convinti - il danno si ridurrebbe, naturalmente, se la risoluzione di questa crisi, avvenisse entro un lasso di tempo molto breve. Perché se, per esempio - seguendo gli ottimi consigli disinteressati che mi dà l'amico Germano, - si potesse fare la Giunta per il 20 aprile, avremmo la carenza di dieci o quindici giorni, perché dal 20 di aprile - con un mesetto per approvare il bilancio - arriveremmo, forse, ad avere 15 giorni in sospeso. Io non so se sono pessimista di natura, però, indubbiamente, non sono né profeta né indovino, non posso dirvi se questa crisi si risolverà presto o no, e allora abbiamo detto qui, - mi sono permesso qui di ripetere il 20 di marzo alla seconda bocciatura di questo bilancio di previsione, - mi sono permesso di leggere alcuni appunti che mi ero scritto lì allora in previsione di quanto sarebbe accaduto, perché, il bello, l'interessante è questo: che a quanto sembra questi franchi tiratori avevano già detto ai nostri avversari quello che sarebbe accaduto. Allora, siccome lo sapevano i nostri avversari, lo sapevamo anche noi e ci eravamo permessi di dire, in quel momento, che avevamo finito una triste parentesi di due sedute consiliari, veramente, adesso bisogna che mi limiti un po' nelle espressioni, perché potrebbero essere triviali, perché, quello che io dico oggi, è la prima volta che si dice in questa aula sui franchi tiratori, perché la Valle d'Aosta, per la sua tradizione storica, non aveva mai avuto questi signori qui dentro. Li avevamo avuti come appreso attraverso letture di giornali, in altre Regioni autonome, ma in Valle d'Aosta questo non era accaduto. Però è indubbio che le cose cattive si acquistano più presto di quelle buone, e allora in quel momento io mi ero permesso di dire che avevamo finito una triste parentesi, ma avevo anche detto: "Guardate - e mi sembrava di essere salito in cattedra, cosa che non posso fare perché non ne ho la stoffa - mi sembrava anche di aver detto che chi credeva d'aver vinto aveva perso, perché in questa battaglia qui non ha vinto nessuno, e abbiamo perso tutti, in modo particolare la Valle d'Aosta". Perché? Perché, ripeto, potremmo avere davanti a noi una grandissima crisi economica, e allora che cosa possiamo concludere? Vorrei concludere in questo modo: noi lo abbiamo detto allora, abbiamo richiamato per l'ennesima volta l'attenzione di tutto il Consiglio, abbiamo pregato questi franchi tiratori, - e il pregare certa gente costa veramente perché si prega un galantuomo per qualche cosa, ma non si prega un franco tiratore - li avevamo pregati di rivedere, di poter rivedere, eventualmente una crisi regionale dopo l'approvazione del bilancio. Il sottoscritto si era offerto addirittura di firmare le dimissioni in bianco: questo non è servito allora e oggi come oggi, io, aveva ragione anche la Giunta, a un certo momento quando dice: "Ma noi questa crisi non l'abbiamo creata, chi l'ha creata se la sbrogli un po'". Purtroppo questo è un ragionamento troppo facile, perché non sbrogliandola ci rimettiamo tutti, portiamo tutti queste conseguenze, e allora bisognerà vedere quello che si può fare, però è indubbia una cosa, questa crisi ha da essere risolta al più presto possibile, perché, in mancanza del bilancio di previsione, vedrete che cosa ne viene fuori attraverso la Regione, perché la mancanza di previsione della Regione non permetterà un piano di lavoro e io penso che gli impresari della Regione abbiano in tasca tante tessere di tutti i Partiti, quindi non si può guardare questo, i Comuni della Valle d'Aosta che aspettano i contributi non possono a un certo momento, aspettare agosto o settembre del 1970 per portare avanti il loro lavoro.
No, questo, perdonateci, la Giunta nella sua pochezza ha espresso tutte queste paure, tutti questi timori, il risultato è stato quello che è stato, per cui verrebbe spontaneo il desiderio di dire: "Ma, Signori, vediamo quello che è lì per normale?". Di questa storia, abbiamo approvato, abbiamo presentato le dimissioni, Signori, ne prendete atto e vedrete quello che ne verrà fuori. Naturalmente, io ripeto, qui, tutto quello che ho detto a titolo personale, perché il Partito della Democrazia Cristiana ha un valido Capogruppo che dirà quello pensa, ma è indubbio che la crisi di una Regione al buio, senza un bilancio di previsione approvato, è una delle più grosse fesserie, se non una dei più grossi delitti che si potevano commettere in Valle d'Aosta. Coloro che, sulla coscienza, hanno queste palline nere, certamente non dormiranno sonni tranquilli, perché il Dio non ha mai pagato il sabato e neanche in questo caso qui pagherà il sabato.
Andrione (U.V.) - Devo solo sollecitare appunto gli interventi del Presidente Bordon e, voci autorevoli mi dicono che il Capogruppo della D.C., definito dal Presidente dimissionario come pozzo di scienza e luce di quanto.... quindi, cedo la parola al Consigliere Pollicini e la riprenderò in seguito.
Pollicini (D.C.) - Signor Presidente, Signori Consiglieri, penso che sia opportuno iniziare questa mia brevissima dichiarazione ricordando che la Democrazia Cristiana, non si sottrarrà certamente all'impegno che ha preso con i suoi 26 mila elettori; è opportuno ricordarlo, 26.000 persone hanno dato la fiducia al nostro Gruppo consiliare. Non fuggiremo certamente dalle nostre responsabilità, siamo pienamente consci e convinti della gravità del momento, delle implicazioni che queste gravità hanno nei confronti della Valle d'Aosta. È indubbio che il profondo disagio che esiste in tutto l'elettorato valdostano, ci tocca dal vivo più di qualunque Gruppo politico perché siamo il Partito di maggioranza relativa in seno a questo Consiglio.
È proprio per non fuggire alle nostre responsabilità che, per prima cosa, noi dichiariamo che siamo contrari per principio a ricorrere, nuovamente, a elezioni anticipate, proprio perché, nonostante gli episodi lamentati recentemente, siamo ancora convinti di riuscire a dare un'amministrazione seria e dignitosa alla Valle d'Aosta.
È proprio per questo senso di responsabilità che noi auspichiamo una soluzione rapida di questa crisi, su basi tali che impediscano il ripetersi dell'increscioso episodio, pertanto ci rendiamo perfettamente conto che, nell'interesse dell'elettorato valdostano, è opportuno l'allargamento di questa maggioranza e noi, in questo senso, ci muoveremo.
L'allargamento in senso della maggiore componente autonomista, in quest'aula, che tenga conto delle esigenze del tutto particolari della popolazione della Valle d'Aosta. Però non intendiamo affrettare i tempi, non intendiamo fare le cose in fretta, ci rendiamo conto che vi sono ancora notevoli difficoltà per raggiungere questa alleanza. Vi sono parecchi equivoci ancora da dissipare, vi sono parecchie incomprensioni, vi sono anche alcuni motivi validi indubbiamente, ma che nell'interesse superiore, cedendo ognuno una parte, così, dei propri principi di impostazione politica, per trovare una mediazione nell'interesse superiore dell'elettorato, sia possibile trovare una formula di accordo. È evidente, però, che questo non può avvenire in tempo brevissimo, ne siamo tutti convinti, ed è per questo che noi proponiamo la soluzione della crisi, attraverso l'elezione di una Giunta a termine per consentire l'approvazione rapida del bilancio e del piano di lavori pubblici onde consentire il continuare dell'attività economica in Valle d'Aosta, nell'interesse delle unità economiche dei lavoratori della Valle stessa.
Intendiamo quindi forse premettere a questa soluzione le sue prospettive, senza bruciarne nessuna, con questa aggiunta a termine ci proponiamo di risolvere una crisi in senso avanzato con una aggiunta innovatrice e autonomista, nella quale, ripeto ancora, auspichiamo l'inserimento della più ampia componente regionalista in questo consesso. Intendiamo risolvere la crisi quindi senza pressioni, in termine di tempo. Ecco perché, nel frattempo, proponiamo una Giunta a termine per impostare la soluzione della crisi con la prospettiva che ho elencato prima.
Germano (P.C.I.) - Volevo fare solo una brevissima replica al Presidente della Giunta: due parole soltanto per dire che Lei - perché adesso siamo al Lei - è un esagitato che non riesce neanche ad afferrare quello che dicono gli altri, e non sa neanche quello che si dice; un vecchio proverbio afferma che la verità offende. Si vede, se ne sono accorti tutti, credo anche il pubblico, che Lei era offeso. Ne deduco che devo aver detto il vero e con questo concludo.
Bordon (D.C.) - Ho poco da aggiungere, però, d'altronde, meglio che sia così. Ringrazio per l'esagitato, ringrazio per quanto mi ha detto, non sono offeso per niente, perché se dovessi essere offeso, non mi sarei più presentato in quest'aula, perché, con l'educazione di certi Consiglieri, non sarebbe facile fare dei dialoghi e dei colloqui, ma anch'io mi fermo lì. Chiedo scusa per aver ripreso la parola, perché, in questo momento, mi era stata anche ventilata la battuta sulla data delle amministrative.
Ora, in questo momento, gentilmente l'usciere mi ha portato un telegramma del Ministro Restivo che io non vorrei leggervi tutto perché poi... le dizioni dei telegrammi sono sempre molte volte ridicole. Ad ogni modo la sostanza è questa: "servizio elettorale, elezioni Consigli regionali et elezioni per rinnovamento Consigli provinciali e Consigli comunali, dovranno aver luogo domenica 7 giugno prossimo, mentre nella mia competenza, provvederò sensi articoli di legge 17 febbraio 1968, ecc. e decreti assegnazione..., prego SS.LL. prendere intese con Presidente Corte d'Appello, come sempre, per indizione elezioni provinciali e comunali da effettuarsi con decreti separati per quelle Amministrazioni che abbiano compiuto i 5 anni nel mese di Giugno, ecc... manifesto convocazioni e comizi dovrà essere affisso dai Sindaci il giorno 23 corrente mese".
Quindi io assicuro - per quelli che avevano inoltrato una mozione alla Giunta perché si facessero le elezioni, e non procrastinassimo -, cosa che non avevamo assolutamente intenzione di fare, che da domani mattina, verranno diramati questi ordini, affinché tutto venga fatto tempestivamente e si rispetti la data del 7 giugno.
Montesano (P.S.D.I.) - Nessun altro chiede la parola? Allora passiamo alla conclusione di questa... allora Consigliere Pedrini, ma ha già parlato, mi pare, allora chi vuole parlare? Consigliere Caveri, poi chi? Poi Consiglieri Pedrini e Consigliere Andrione.
Caveri (U.V.) - Mon intervention sera très courte parce qu'elle se limitera à des constatations.
M. Pollicini est sorti, mais il y a suffisamment de démocrates-chrétiens, - ah! non, il était caché derrière... - mais M. Bordon n'a pas répondu à ma question, il a joué un peu à "scarica barile", évidemment, parce qu'il a tout rejeté sur les bras, sur les épaules du chef de Groupe de la Démocratie Chrétienne.
M. Pollicini a été un peu hermétique, mais il a parlé, il a fait un tas de divagations, avant de répondre à ma question et à la fin il a fait une proposition différente de celle de M. Milanesio, parce que M. Milanesio demande qu'on procède à la votation d'un bilan assembléaire tandis que M. Pollicini demande que le Conseil élise une Junte à terme. Evidemment ce sont deux propositions différentes et divergentes, de manière qu'il est clair que M. Pollicini n'a pas accepté la proposition Milanesio et il est clair que la proposition Milanesio doit être considérée comme tombée, parce que ses compagnons "de cordata" ne l'ont pas suivi. Et alors nous n'avons plus à devoir intervenir sur la proposition de M. Milanesio, parce qu'elle n'est pas partagée par les représentants de la Démocratie Chrétienne. Je veux tout simplement faire cette constatation.
Pedrini (P.L.I.) - Signor Presidente, evidentemente i Liberali avevano fatto una Giunta domenica e ci tengo ancora a dire qui come non vi è alcuna dimissione del Partito Liberale, anche se due quotidiani faziosi, hanno fatto, a questo proposito, una lettera che comparirà sul "Monitore Valdostano" citando gente che s'è dimessa ed altro; qui non si è dimesso nessuno dal Partito, anzi, devo dire che, proprio in questo ultimo periodo, un largo strato della popolazione ha seguito con attenzione tutto l'iter che il Partito Liberale ha fatto proprio con "l'utente regionale" che il Partito Liberale ha lanciato.
Detto questo, la Giunta del Partito aveva dato a noi Consiglieri un mandato ben chiaro e ben preciso. È evidente che faceva piacere sentire - mi passi l'Avv. Caveri l'espressione che non vuole affatto essere irriguardosa - ma la vecchia volpe di questo Consiglio mi faceva piacere sentire come, abilmente giostrando di fioretto, l'Avv. Caveri sarebbe uscito da questa impasse. Ho avuto la soddisfazione di sentire che, con la solita abilità, ieri sera, alle ore 18, l'Avv. Caveri praticamente non ha detto niente, e allora, a questo punto, perché dovremmo dire qualcosa noi? Perché dovremmo dire qualcosa noi? Noi, evidentemente, anche noi constatiamo come vi sono due proposte che escono dalla maggioranza e non prendiamo posizione né per l'una né per l'altra, perché si eludono a vicenda e pertanto è inutile che noi due Consiglieri liberali, quasi i lebbrosi della Valle d'Aosta, perché ancora ieri sera Germano diceva: "Facciamo una Giunta unitaria con l'esclusione dei Liberali". Al che io ho risposto: "Fatela, che almeno la popolazione aprirà gli occhi e voterà liberale". Ciò perché, quando vedranno la sinistra democristiana andare con i comunisti, non ci sarà altra via di uscita che la nostra forza. Però, ritornando alle cose serie, è evidente che c'è una sola soluzione al problema e la soluzione al problema è quella - e mi rivolgo proprio all'amico Presidente Bordon - che, quanto prima, la Democrazia Cristiana affronti la situazione e risolva al più presto questo tragico momento della Valle d'Aosta affinché non si debba paralizzare la vita amministrativa della nostra Regione.
Questo, per noi liberali, è il punto essenziale che rivolgiamo al Presidente Bordon, con animo sincero, dicendogli, già fin d'ora, che noi, probabilmente, molto probabilmente: voteremo contro o voteremo a favore, o ci asteremmo, non ha importanza, secondo quello che sarà il programma. Ma quello che è interessante, che è nell'interesse dei valdostani è proprio che si risolva questa crisi nel più breve lasso di tempo possibile, affinché ritorni veramente non una pace così aleatoria o di bandiere, chiare o fosche, ma soltanto una pace fra i valdostani che è quello che il Partito Liberale auspica.
Andrione (U.V.) - Mais, vu qu'il est devenu de mode de s'en tenir aux constatations, je ne changerai pas de style, et je ferai moi aussi des constatations. Je dirai, avant tout, que les lumières apportées par M. Pollicini m'ont paru quelques peu obscures. Je n'ai pas tellement bien compris ce que le chef du Groupe Démocrate-Chrétien, pourtant présenté d'une façon si honorable par M. Bordon, a voulu dire: je voudrais encore une fois souligner ceci, d'une part, il y a une proposition Milanesio - discutable - mais qui, a quand même, dans l'ensemble, le mérite d'être une proposition que je comprends et sur laquelle je pourrais faire des réserves, de l'autre côté, il y a tout un style, - que je me permettrais de définir jésuite et que l'on pourrait seulement appeler démocrate-chrétiens où on parle tortueusement, on fait des révérences, on tire des coups de chapeau à droite et à gauche, simplement pour renvoyer le problème. Et alors je terminerai avec une constatation sous forme de question directe à M. Pollicini et je demanderai simplement ceci: mais quelle Junte à terme? Mais quelle Junte...
Montesano (P.S.D.I.) - Chi altro chiede la parola? L'Assessore Milanesio.
Milanesio (P.S.I.) - Quando ho preso la parola ho premesso che dicevo quanto il mio Partito mi aveva dato incarico di dire, ma, dalla riunione dei Capigruppo di ieri sera, avevo già capito che a questa soluzione non si sarebbe arrivati. Non si sarebbe arrivati, perché le tendenze, ovviamente, e giustamente, in questo Consiglio sono due: da una parte la ex maggioranza la quale non ha trovato e non ha, in questo momento, i voti per far passare un bilancio, a meno che ci siano pentimenti dell'ultima ora e non sappiamo che tipi di pentimento possano essere. Dall'altra parte l'opposizione, la quale ha i diritti e i doveri di fare l'opposizione e quindi ha anche il diritto di legare una proposta di mediazione, non di mediazione politica, sia ben chiaro, ma di mediazione tipicamente amministrativa.
È mia convinzione - e forse qui mi sbaglio - ed è convinzione del mio Partito - forse ci sbagliamo di nuovo - che questa crisi non sarà una crisi facile e che, bene o male, visto che si è trasferita, da un Partito prima e poi all'interno del Consiglio regionale, io ho l'impressione che questa crisi finirà per trasferirsi anche sugli amministrati. Quindi era per queste considerazioni, e non per altre, che abbiamo fatto la nostra proposta: liberi i Partiti di non accettarla e di respingerla.
Io, quindi, non mi stupisco, nel modo più assoluto, che questa proposta non sia stata accettata, però, voglio che le cose siano ben chiare - e ripeto in questo Consiglio, così come le ho ripetute e dette alla stampa, e in altre circostanze - la crisi non l'abbiamo voluta noi, i franchi tiratori non li abbiamo inventati noi, e quindi noi ci riteniamo perfettamente in regola e anche questo nostro atteggiamento, che era di estremo senso di responsabilità non aveva nessun secondo fine e nessun recondito significato. Quindi, poiché mi pare, che, dagli interventi dei Consiglieri che mi hanno preceduto sia da una parte che dall'altra, che, per ragioni diverse, non ci può essere una convergenza su questa proposta. Io ritiro questa proposta, evidentemente, e invito il Consiglio a prendere atto delle dimissioni della Giunta.
Montesano (P.S.D.I.) - La parola al Consigliere Tonino.
Tonino (P.S.I.U.P) - Avevo già parlato prima sulla proposta Milanesio e visto che adesso l'Assessore Milanesio, ha ritirato la sua proposta, vorrei parlare su quanto concerne la presa d'atto di queste dimissioni.
Quindi, nel prendere atto delle dimissioni della Giunta, dimissioni che sono la conseguenza di un completo fallimento del centro-sinistra, dimissioni che avrebbero già dovuto avvenire prima, e precisamente nella seduta del 13 marzo, dove è risultato chiaro che al centrosinistra mancava la maggioranza. Si è voluto, invece, presentare ancora una volta l'oggetto del bilancio già bocciato, nella seduta del 20 marzo con la speranza del rientro dei franchi tiratori. In quella seduta abbiamo potuto osservare che il colpo di forza ha avuto per il centrosinistra un esito ancora peggiore, e si è protratta così la crisi di una settimana e più.
Ora, il Presidente della Giunta ha detto che una settimana conta poco, ma io vorrei sentire un po' coloro che da questa crisi dovranno poi trarne le dovute conseguenze, se i giorni contano o non contano.
Quello che mi preme dire in questo mio intervento è la soddisfazione di vedere come è andata a finire quella famosa maggioranza tanto manifestata nella strana ma fin troppo chiara vittoria del 21 aprile 1968. Ecco che il mio intervento ha carattere politico, e non tanto programmatico, in quanto i programmi sono un po' la dettatura di un sistema che vige nel centrosinistra e quindi il programma è più o meno bello a seconda di come viene imposto dalla formula politica.
Mi ricordo di aver detto, nella seduta dell'11 giugno 1968, che l'esito della consultazione elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale era un esito interrogativo, ed era facile interrogare quell'esito, fattivo (?), sappiamo benissimo qual è quell'arma che sa usare molto bene la Democrazia Cristiana, per ricattare voti nel suo calderone.
Sappiamo anche quali sono i personaggi pagati per questo scopo, l'abbiamo sentito dire da diversi Consiglieri come la D.C. disponeva di quelle merci che pagò a tanti per poter avere un responso elettorale corrispondente alle proprie avidità. Ma, a cosa è servita, Signori democristiani, questa vostra illegale campagna elettorale? Rappresentate ancora voi, democristiani, in quest'aula i 25.474 voti - e non i ventiseimila come precedentemente detto dal Consigliere Pollicini - ottenuti nel modo che sappiamo essere stati ottenuti, cantate ancora oggi vittoria, come l'indomani del 21 aprile 1968?
Penso di no: le prove sono giunte al pettine e i socialisti del P.S.U., anche per voi, è facile interrogare la vostra grande vittoria del 21 aprile, che costituisce un'eccezione per la Valle d'Aosta, perché, altrove, ovunque, avete franato, come è avvenuto, per voi, questo reclutamento nel Partito, a questa grande vittoria letto sul vostro giornale "Le Progrès", non voglio qui elencare la lunga serie di favoritismi, di promesse, di assunzioni alla Cogne e in altri posti, a seguito dell'iscrizione al P.S.U. di allora. Non voglio polemizzare oltre, anche perché è chiaro che questa vostra grande affermazione aveva un'origine, aveva un nome. Una grande vittoria che doveva poi assumere un altro aspetto, quello dell'integrazione della classe operaria, con a capo un suo padre spirituale, ma abbiamo visto che questo disegno non è passato. L'esempio più lampante ed evidente è la sconfitta della U.I.L. all'interno della Nazionale Cogne, nell'elezione per la Commissione interna: sappiamo tutti che la U.I.L. era il Sindacato dei Socialdemocratici, ed essendo i Socialdemocratici unificati con il P.S.I., è ovvio che il loro sindacato era la U.I.L. e così il padre spirituale, il socialista, è stato sconfessato. L'operaio che per trovare un posto di lavoro, ha dovuto prendere quella tessera, ha saputo poi all'interno della fabbrica, liberarsi, distruggere il disegno della sua propria integrazione, sviluppando un poderoso movimento di lotta, il centrosinistra quindi è stato sconfitto alla Cogne dagli stessi operai prima di essere stato sconfitto alla Regione. Quindi, colleghi socialisti, sono stati proprio gli operai medesimi, con le loro lotte, a far saltare l'anello della catena che rischiava di farci inserire in un sistema integrativo.
Quindi, anche per la vostra brillante vittoria del 21 aprile 1968, c'è una risposta precisa all'interrogativo; al Movimento autonomo valdostano, recentemente costituito, da una scissione avvenuta ancora alla destra del Rassemblement, le cose si dicono da sole, e non hanno bisogno di ulteriori commenti. Analizzando, quindi, le cose sopraddette, non sfugge a nessuno il risultato del fallimento completo del centrosinistra, sia alla Regione, sia al Comune di Aosta, tentare di ricostruirlo, non solo vuole dire infischiarsene delle indicazioni che vogliono far cambiare le cose, ma vorrebbe dire anche buttare la Regione nel caos più completo. Non sono ancora trascorsi due anni del vostro insediamento nel Governo nazionale che avete avuto quasi un intero anno di crisi continua, e queste crisi sono le conseguenze che fate pagare ai valdostani per delle presunte vittorie elettorali, che poi, in verità, non hanno tardato a far vedere il loro vero volto.
Quindi le elezioni dell'aprile 1968 non corrispondono alla realtà. Ritengo, pertanto, a nome del Partito Socialista di Unità Proletaria che una delle indicazioni che posso suggerire per risolvere in fretta la crisi che rischia di bloccare un'intera Regione, sia il ricorso a nuove elezioni per dare alla stessa un Governo che tenga conto del momento reale, delle nuove esigenze e delle nuove trasformazioni avvenute in seno al movimento operaio e contadino, dei nuovi impulsi che avvengono in ogni settore perché si cambi, perché con i lavoratori, con gli studenti, con gli operai, con i contadini si vada a sinistra. E, se questa mia indicazione non trova riscontro, - è stato detto poco fa dal Consigliere Pollicini che il Gruppo di maggioranza relativa della Democrazia Cristiana è contro le elezioni anticipate - quindi, se questa mia proposta non trova riscontro dalle vostre compagini, per paura, naturalmente, di pagarmi le conseguenze con un voto elettorale negativo, abbiate almeno l'accorgimento di trarne le dovute logiche conseguenze dello spostamento a sinistra che si è evidenziato con le lotte di quest'autunno e con la nuova emancipazione della classe operaia e contadina. Quindi, fuori la destra dalla nuova Giunta che dovrebbe nascere. Se non si vuole ricorrere al corpo elettorale, si faciliti almeno, con la volontà di alcuni Consiglieri, l'elaborazione di una Giunta di sinistra. Naturalmente, questa seconda soluzione è indicativa solo della volontà più volte manifestata dal sottoscritto, a nome del Partito Socialista di Unità Proletaria durante tutte le crisi di cui siete stati oggetto in questi due anni, non dovessero venire accolte. Quindi, la nostra proposta come Partito Socialista di Unità Proletaria è quella di giungere alle elezioni anticipate.
Montesano (P.S.D.I.) - Nessun altro chiede la parola?
Allora, in principio avevo detto che, a mio giudizio, queste dimissioni potevano essere solo oggetto di una presa d'atto, però mi viene suggerito e anzi mi viene ricordato che, in casi analoghi, la presa d'atto si era fatta attraverso una votazione a scrutinio segreto, così come l'abbiamo fatto per le dimissioni della Giunta Bionaz. Ora, la memoria mi aveva tradito, io credo che sia prudente seguire questa prassi e votare, così come si è fatto altre volte, così, affinché la presa d'atto fosse in seguito valida.
Quindi, invito i Signori Consiglieri a votare per presa d'atto delle dimissioni della Giunta, specificando che la pallina bianca dà accettazione delle dimissioni e la pallina nera le respinge.
Allora, invito il Segretario a procedere all'appello: con la pallina bianca si accettano le dimissioni, la pallina nera le respinge.
Io vorrei richiamare i Consiglieri che sono fuori dall'aula, a voler entrare se hanno desiderio di votare, e allora un attimo....
Consigliere Pollicini, ce ne sono degli altri fuori, perché io vorrei spiegare qui il significato del voto....
Allora ci siamo tutti, per favore... (voce) ...voi confermate la vostra volontà .... votazione così semplice ... no, dovete votare... confermare le vostre dimissioni...
Si passa alla votazione, ripeto ancora ai Signori Consiglieri il significato del voto: la pallina bianca accetta le dimissioni, la pallina nera le respinge.
Risultato della votazione: presenti: trentatré; votanti: trentatré; favorevoli: trentadue; contrari: uno.
Il Consiglio prende atto e accetta le dimissioni della Giunta.
La seduta è tolta e il Consiglio sarà convocato a domicilio.
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La seduta ha termine alle ore 18,40.