Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 3423 du 3 avril 2008 - Resoconto

OGGETTO N. 3423/XII - Interpellanza: "Interventi a contrasto dell'azione in regime di monopolio della C.V.A. nel mercato di produzione di energia elettrica".

Interpellanza

Rammentando che la legge regionale 14 ottobre 2005 n. 23 ("Disposizioni per la razionalizzazione e la semplificazione delle procedure autorizzative per la realizzazione e l'esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, destinati alla produzione di energia o di vettori energetici") fu approvata in applicazione del dlgs 387/2003 ("Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità");

Ricordando che si tratta di una legge di semplificazione per la "razionalizzazione e la semplificazione delle procedure autorizzative necessarie per la costruzione, il rifacimento, la riattivazione, la modifica, il potenziamento e l'esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, destinati alla produzione di energia o di vettori energetici.";

Sottolineando come le energie rinnovabili siano nella nostra Regione, data la sua forte vocazione idroelettrica, particolarmente importanti, e ancora di più lo siano in un Paese come il nostro a causa della sua quasi totale dipendenza dai combustibili fossili per il soddisfacimento della domanda energetica;

Dovendo registrare che il sesto comma dell'articolo 1 della citata legge regionale 23/2005 è stato modificato successivamente con la legge regionale 3 gennaio 2006 n. 3 e successivamente con la legge 24 dicembre 2007 n. 34 ("Manutenzione del sistema normativo regionale. Modificazioni di leggi regionali e altre disposizioni"), escludendo di fatto proprio gli impianti di produzione idroelettrica in spregio alla normativa comunitaria e statale in materia;

Evidenziando che, essendo la Regione azionista di controllo di CVA SpA, essa già agisce in regime di monopolio nel mercato regionale della produzione di energia elettrica;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore delegato per sapere se:

1) non ritenga di dubbia legittimità l'esclusione degli impianti idroelettrici dalla legge di attuazione di una normativa statale in materia che, ai sensi dell'articolo 3 dello Statuto riguarda potestà legislativa regionale concernente la sola integrazione e l'attuazione di leggi della Repubblica, e che per di più non applica una specifica direttiva europea;

2) non ritenga che la posizione monopolistica di CVA SpA nel mercato idroelettrico valdostano ponga la Regione in palese conflitto d'interessi e in posizione dominante rispetto ai privati, e che l'esclusione dell'idroelettrico dai procedimenti semplificativi delle procedure di autorizzazione di fatto rafforzi questo monopolio, con grave pregiudizio dello sviluppo in Valle d'Aosta dello sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili;

3) non intenda rimuovere questo ostacolo proponendo al Consiglio un ripristino della formulazione originale del comma 6 dell'articolo 1 della legge regionale 23/2005 per rispettare la direttiva comunitaria 2001/77 e il dgls 387/2003, limitando al contempo la situazione vessatoria nella quale la norma, come attualmente modificata, pone i privati valdostani nei confronti del monopolio regionale.

F.to: Ottoz - Frassy - Lattanzi - Tibaldi

Président - La parole au Conseiller Ottoz.

Ottoz (PdL) - L'importanza che hanno oggi tutte le energie alternative, in un mondo la cui dipendenza dai combustibili fossili non rinnovabili non solo è elevatissima, ma sta diventando drammatica, in particolare per Paesi come il nostro che non hanno fatto determinate scelte al momento giusto, ma comunque in generale per tutta la comunità nella quale viviamo in tutta Europa, ha portato nel 2001 la CE ad emanare una direttiva relativa alla promozione e quindi alla semplificazione per la possibilità di implementare sistemi di produzione di energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili.

Il Governo italiano, con il d.lgs. 387/2003, ha recepito questa direttiva ed ha emanato un decreto che, a sua volta, applicava per tutto il territorio italiano, là dove di competenza, una serie di semplificazioni burocratico-amministrative in modo che il cammino della realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti alternative ai combustibili fossili e al petrolio e al gas potesse contribuire a variare il bilancio fra l'energia proveniente non fonti rinnovabili e quella da fonti rinnovabili. Questo tipo di tema interessa da vicino la nostra Regione, che è caratterizzata da un sistema geografico che si presta - come è noto - alla realizzazione di impianti di energia idroelettrica da sempre, quindi è un territorio sul quale questo tipo di norme hanno un'importanza particolare sia per la realizzazione, peraltro già fatta a partire dall'inizio del XX secolo di grandi bacini, realizzazione che è terminata negli anni '50, dopodiché negli anni '60 seguì la nazionalizzazione dell'energia elettrica, ma non furono più realizzati grandi bacini, sia per l'esistenza di una serie di aste torrentizie e di sorgenti di minori dimensioni che non erano sfruttabili economicamente all'epoca in cui si realizzavano solo grandi centrali, e d'altra parte non lo erano perché l'energia era un monopolio, quindi non la si poteva realizzare privatamente, non era interessante per i grandi monopolisti e per l'ENEL - ricordo i tempi della Montedison, della SIP, eccetera - e per il costo molto elevato all'epoca delle apparecchiature, sia quelle di produzione di energia, sia quelle di instradamento dell'energia prodotta nella rete che richiede complessi sistemi sia di rifasamento che di sincronizzazione delle frequenze, pena creare dei problemi alla rete etc.

La produzione è di tipo continuo, a corrente continua, questa corrente va trasformata in corrente alternata, va gestita inserendo determinate frequenze che ne permettano il trasporto a lunga distanza in modo economico e questi impulsi devono essere raccordati per ogni inserimento di energia sulla rete, tanto più che negli ultimi 15 anni è prevalsa per l'impossibilità di utilizzo della corrente elettrica immediato o differito che richiedeva la installazione di sistemi di batterie al piombo molto costosi e molto inquinanti, la realizzazione di una serie di apparecchiature e si è modificato il modello di cliente-fornitore, per cui il produttore di energia in proprio non più legato ai vincoli monopolistici, data la liberalizzazione che è intervenuta sul mercato energetico, non deve più immagazzinare la corrente prodotta, ma la cede alla rete, viene utilizzata dai grandi sistemi di distribuzione e poi si preleva la corrente quando serve. Questo sistema ha permesso di evitare l'installazione di grandi sistemi di immagazzinamento di corrente, inquinanti per il piombo e pericolosi. Per questi motivi si è reso necessario promuovere la produzione anche su piccoli produttori, per poter migliorare il bilancio fra fonti rinnovabili e fonti fossili; quindi, direttiva europea, legge nazionale e legge regionale n. 23/2005, recante disposizioni per la razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, destinate alla produzione di energia o di vettori energetici.

Qual è il tipo di energia più facilmente producibile in Valle? È l'energia idroelettrica. Ovviamente si può fare energia di origine eolica, anche se i venti costanti sono presenti solo in alcune zone, si può fare energia solare con sistemi di tipo fotovoltaico, si può fare energia tramite combustione di biomasse... insomma, ci sono vari sistemi. Lo scopo della legge era quindi quello di semplificare la vita all'azienda che avesse voluto produrre energia in proprio, nel rispetto delle regole di sicurezza e di rapporti con le reti di vettoriamento di corrente. Il sesto comma della legge regionale diceva che per gli impianti di produzione di energia elettrica si applicano le disposizioni di cui all'articolo 12, comma 3, ultimo periodo, e 8 del d.lgs. 387/2003, che è la legge nazionale. Si dice: "l'energia elettrica deve sottostare a una serie di norme particolari, perché ci sono problemi di sicurezza che consigliano di fare riferimento alla normativa standard per tutto il territorio". Successivamente questo articolo è stato modificato due volte, è stato modificato dall'articolo 22, comma 2, della legge regionale n. 3/2006 e poi con l'articolo 29 della legge n. 34/2007; il risultato finale è che "le disposizioni di cui alla presente legge ad eccezione di quelle di cui al comma 5..." - che riguarda le zone agro-silvopastorali, gli alpeggi, eccetera - "non si applicano agli impianti di produzione di energia idroelettrica o eolica". Praticamente diciamo: "bisogna semplificare e facilitare, tutti devono poter fare, ma all'idroelettrico questo non si applica".

Guarda caso, tutto questo fa venire in mente che abbiamo una grande società regionale di produzione di energia idroelettrica, la CVA, con cui a suo tempo la Regione ha comprato dall'ENEL le centrali di produzione idroelettrica, e quindi questa legge che serve per semplificare e facilitare e promuovere le aziende private e i soggetti privati a produrre corrente elettrica nell'interesse di tutto il sistema, viene azzerata dalla semplice modifica di un articolo, per cui sancisce che dal monopolio che è stato smontato abbiamo stabilito un altro monopolio, siamo cioè passati dal monopolio nazionale a quello regionale, vanificando gli sforzi di liberalizzazione. È pur vero che realizzare impianti di tipo idroelettrico presenta una serie di problemi di cose che peraltro vanno rispettate in qualunque tipo di attività si faccia, che presenta la necessità di fare costruzioni in montagna, e le dighe sono costruzioni, e di fare sistemi che possono modificare il territorio, ma al netto di questo la legge nasce per applicare una direttiva che promuove, prima, e poi chiude questa promozione.

A parte che mi chiedo se sia opportuna una legge che strozza la possibilità delle imprese e dei privati di realizzare corrente in modo più facile, pur nel rispetto delle norme di tipo paesaggistico e di sicurezza, ma il fatto che puzza è che - poiché la Regione è l'azionista di controllo di CVA - già agisce in regime di monopolio per le sue dimensioni, ma a questo punto si rafforza il concetto che la Regione, in qualunque momento, dice: "fermi tutti, sine qua non", come dice una trasmissione, siamo qua noi - anche se in latino vuol dire un'altra cosa - "le courant c'est moi, la CVA c'est moi". Allora chiedo all'Assessore se non si ritenga di dubbia legittimità l'esclusione degli impianti idroelettrici dalla legge, pur mantenendo le garanzie che abbiamo detto, se non ritenga che la posizione monopolistica di CVA sul mercato idroelettrico valdostano ponga la Regione in palese conflitto di interessi su questa cosa e se non intenda rimuovere questo ostacolo, proponendo al Consiglio un ripristino della dizione originaria della legge, pur con tutte le garanzie del caso.

Presidente - La parola all'Assessore al bilancio, finanze, programmazione e partecipazioni regionali, Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Presidente, non abbia timore rimarremo nei tempi, cedo alcuni minuti del mio intervento al collega Ottoz, che ha fatto un intervento molto importante.

Rispetto a questa interpellanza, la prima risposta non è neanche un condominio, parlo sotto il controllo dell'autorevole Assessore Cerise, che è il soggetto politico che sovrintende all'applicazione della legge regionale n. 3/2006 e le precedenti ancora. L'esclusione degli impianti idroelettrici risale alla legge regionale n. 3/2006, che con la legge 24 dicembre 2007 si è salvaguardata la possibilità di realizzare anche gli impianti idroelettrici in zone destinate agli usi agrosilvopastorali, in base alla vigente normativa in materia urbanistica e di pianificazione territoriale: questo è l'argomento. L'esclusione deriva dal fatto che per poter realizzare una centrale idroelettrica, bisogna prima aver acquisito il diritto di derivazione dell'acqua, le cui procedure, che per Statuto devono essere analoghe a quelle statali, non possono essere compresse nei 180 giorni previsti dalla legge regionale n. 23/2005. Con il rilascio della concessione si acquisiscono poi anche le autorizzazioni necessarie alla realizzazione dell'impianto, salvo quelle edilizie che ovviamente sono di competenza comunale. La legittimità della norma non è mai stata posta in discussione da gennaio 2006, quindi riteniamo che quel tipo di legislazione sia coerente.

Con la seconda domanda ci spostiamo verso il ruolo di CVA, che tanto appassiona, quindi oggi è una lettura diversa dove CVA si avvantaggerebbe di questa procedura che l'interpellante indica come procedura tortuosa e penalizzante, che solo CVA può sostenere. Io le rispondo con un esempio: ad oggi ci sono più di 100 domande che sono depositate presso l'Assessorato, sa quante sono quelle di CVA? Sette. Questa è la prova "provata" che quanto lei dice non corrisponde a verità, in quanto CVA ha esattamente - come tutte le società strutturate - un ruolo importante, ma non preclude e non impedisce ad alcun altro di fare delle istanze. Se lei fa una domanda in tal senso, l'Assessore Cerise potrà dirle che giacenti presso il suo Assessorato ci sono domande che sono in maniera preponderante appartenenti qua... quindi sulla terza domanda: "se non intenda rimuovere questo ostacolo proponendo al Consiglio un ripristino..." non lo riteniamo un ostacolo e non intendiamo proporre alcunché.

Approfitto dell'occasione per comunicare che CVA fa parte di una "shot list" che è stata analizzata da Mediobanca, che ha valutato CVA fra le nove migliori società nel panorama italiano. Siccome in vari momenti abbiamo sentito di tutto su CVA, ritengo che CVA sia un patrimonio importante dell'Amministrazione regionale, che nessuna sciaguratezza è stata fatta finora, che potrà dare delle soddisfazioni sia in termini professionali che economici, pertanto riteniamo di proseguire con un approccio laico e non ideologico rispetto alla risorsa acqua. Non possiamo gridare alla catastrofe, né fare un allarmismo sciagurato; abbiamo una risorsa preziosa che è anche una fonte di reddito, e come tale dobbiamo gestirla.

Président - La parole au Conseiller Ottoz.

Ottoz (PdL) - L'Assessore è specialista nel non rispondere alle domande fatte e nel rispondere alle domande mai fatte, come se fossero state fatte... mi spiego meglio.

Rispondere che questa cosa è giustificata dal fatto che nei 180 giorni... è un trucchetto per due motivi: intanto, in questo caso, bastava portare il termine per questi impianti a 360 giorni e non abolire la semplificazione voluta dalla CE e dalla legge nazionale, se è un problema di termini si mettono dei termini congrui, ma non si elimina una libertà delle imprese e dei cittadini, quindi proprio questo non c'entra "una mazza"; poi il fatto che ci siano più 100 domande giacenti di cui solo 7 di CVA non mi dice nulla, perché, primo, bisogna vedere quante andranno a buon fine; secondo, se la somma dei kwh richiesto da CVA per sette centrali sia il 7% del totale o molto di più. È chiaro che CVA con i mezzi che ha potrebbe anche aver fatto su una sola domanda, magari per fare un'altra diga di Place Moulin. Non sono i numeri qui che contano, ma sono i kwh; può darsi benissimo che CVA abbia chiesto 7 piccoli impianti domestici, gli altri 94 mega impianti, o viceversa. Terza cosa: tutto questo non impedisce di fare delle istanze e... vorrei anche vedere che fosse proibito fare le istanze! Io dico solo che sono soppresse le garanzie imposte dalla CE allo Stato italiano, non che si proibiscono le istanze, ci mancherebbe! Il problema delle istanze è avere la risposta e magari risposta positiva, non di proibire: chi ha mai detto che sia proibito fare le istanze? Dire pertanto che tutta questa roba non impedisce di fare delle istanze, dà l'aria alla bocca, nessuno lo ha detto!

Lei poi dice che questo tema di CVA appassiona, questo è vero, ma poi dire che è una delle migliori società... lo sappiamo, ma mica nessuno ha parlato mai di CVA! Stiamo parlando di monopolio o di non monopolio, di norme europee, di norme nazionali e regionali, mica nessuno ha detto nulla contro CVA...

(interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)

... mi dica se sono firmati da me, perché di notte durante un incubo potrei... magari sono sonnambulo e non lo sapevo.

Sul fatto che CVA sia una grande società, che sia una ricchezza per la Regione, nessuno ha nulla da dire; magari avremmo qualcosa da dire su come gestirla diversamente, su come non farne un centro di potere per pochi, ma farne una ricchezza per tutti... e questo è un altro discorso che nulla ha a che vedere con l'opinione che abbiamo della validità di CVA.

Lei dice "catastrofe": ma io ho parlato di catastrofe? Lei, rispondendo che non bisogna parlare di catastrofe, mi mette in bocca una cosa che non ho detto, come non ho parlato di "allarmismo sciagurato"; mi dica lei se il mio intervento suscitava... Nessun allarmismo, il mio intervento si limita a dire che la CE, nell'ambito del più grande quadro della liberalizzazione dei servizi energetici ha diramato una direttiva; lo Stato italiano ha fatto una legge in applicazione di questa direttiva; la Regione saggiamente ha fatto una legge per applicare sul territorio valdostano la legge statale, ma dopo due anni, con un colpo di mano, abbiamo cambiato l'articolo 6 e fatto fuori l'elettricità. Il problema è di monopolio, di liberalizzazione, di possibilità per i privati e per le imprese, nel rispetto di tutti i giusti vincoli ambientali; dopodiché mi fa piacere, perché l'agricoltura di montagna sta a cuore a tutti noi, perfino al Consigliere Bortot che è di Sinistra! E quindi che ci sia questa deroga per gli alpeggi, dove si può fare quello che si vuole in Valle, mentre per il resto si fanno delle istanze e si aspettano delle risposte.

Mi consenta di dire che lei ha risposto a domande che non le ho fatto, non ho avuto alcun tono di allarmismo, dico solo che questo è uno dei modi che abbiamo di contrastare purtroppo il libero mercato e la libera possibilità di esprimersi sul piano economico delle aziende private e dei privati cittadini, perché abbiamo tolto loro anche la possibilità di avere un percorso semplificato, certo e sicuro. Altrimenti bastava mettere, anziché 180 giorni, 240 o 360 con silenzio assenso; ma non vi piace questo, bisogna che ci sia qualcuno che dica "sì" o "no", e quando dice "no", per dire "sì" deve succedere qualcosa: questo non va bene, questo purtroppo deve cambiare, tutto lì. Questo è un esempio di come facciamo le leggi per niente, perché prima le facciamo per applicare le direttive europee lamentandoci e poi cambiamo gli articoli per non applicarle!

Mi chiedo - come sicuramente non sarà, perché so che lei non mi risponderà - se il fatto di applicare una direttiva europea e poi negarne l'applicazione, sia stato notificato alla CE: penso di no; quindi prendo atto del fatto che la Regione su questa questione, essendo proprietaria di CVA, è in conflitto di interessi con le realtà alle quali sospende i diritti previsti dalla CE e dalla legge italiana di semplificazione per poter realizzare impianti di tipo idroelettrico.