Objet du Conseil n. 2997 du 3 octobre 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 2997/XII - Situazioni di irregolarità nei rapporti di lavoro nella Regione. (Interrogazione)
Interrogazione
Preso atto dei dati forniti dall'Ufficio Studi della CGIA di Mestre circa l'esistenza del lavoro nero in Italia, da cui risulta che anche la nostra Regione non è esente da tale fenomeno;
Ritenendo che tale fenomeno debba essere contrastato, non solo perché il lavoratore in nero è generalmente meno protetto, ma anche perché la presenza di lavoro in nero significa anche presenza di fenomeni di evasione fiscale e pertanto minori entrate di imposte;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interroga
Gli Assessori competenti per sapere:
1) se sono stati esaminati i dati relativi al lavoro nero e quelli della possibile relativa evasione fiscale e quali le eventuali considerazioni fatte;
2) se sono state previste azioni di contrasto, e quali.
F.to: Squarzino Secondina
Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - Vorrei anzitutto dire che sarebbe ora che i mezzi di informazione, in particolare l'ANSA non rilanciasse più questi dati della "CGIA" di Mestre, perché questo è una specie di tormentone che ogni tanto arriva. Questa è un'associazione di artigiani e di piccole imprese, particolarmente attiva nei rapporti con i media, ha sede a Mestre e con delle sedi secondarie a Marghera, Marcon, Trivignano e Chirignago. Non è affatto un ente specializzato in ricerca e produzione di dati statistici, ma è un'associazione che alla ricerca di pubblicità, elabora stime ed effettua operazioni aritmetiche su informazioni esistenti e prodotte da primarie istituzioni come l'ISTAT, le trasforma in classifiche ipotetiche sul livello di evasione o lavoro nero nelle varie realtà regionali; sono, sostanzialmente, delle scemenze.
In generale queste classifiche sono diffuse con grande clamore da tutti i media, anche se non si riesce a capire quale sia la scientificità dello "studio" che ha originato la notizia, non si conoscono le metodologiche con cui gli studi vengono effettuati, per cui si è ampliamente incerti sull'attendibilità e precisione delle "stime" pubblicate. Lo ripeto: è clamoroso che vengano riprese e amplificate - anche nell'interrogazione - dei dati che non hanno alcuna scientificità. In questa occasione comunque siamo fortunati, perché la Valle d'Aosta non è peggiorata. Ho sottoposto anche questi dati ad un esperto dell'Agenzia del lavoro che la collega Squarzino conosce bene, la stima di evasione contributiva è rimasta la stessa del 2006, 1.095 euro, a meno che non si tratti della ripresentazione delle stime già effettuate l'anno scorso, ma in questo caso, in nessuno degli articoli diffusi, questo aspetto viene precisato. Insospettisce che sia esattamente uguale al centesimo, forse il percorso per arrivare ai 1.095 euro della Valle d'Aosta è stato il seguente: partendo dall'indagine ISTAT, ultimo rapporto dell'istituto deputato alle informazioni statistiche sull'argomento del lavoro non regolare, pubblicata nel 2005 e relativa all'anno 2003, sulla base di stime successive sulle unità di lavoro non regolare, informazione che presenta per affermazione della stesso ISTAT livelli di incertezza tali da non consentire una misurazione statistica precisa del tasso di irregolarità a livello provinciale, come prima approssimazione ipotizza di attribuire un valore economico al Prodotto interno lordo non dichiarato e frutto del lavoro nero per ogni Regione, successivamente - si ritiene - possa essere stato stimato un ipotetico valore relativo al mancato gettito fiscale e contributivo, arrivando in questo modo in maniera scarsamente scientifica, ad una contabilizzazione, a livello regionale, dell'evasione fiscale e contributiva.
Non è tutto: con successive ipotesi viene stimata l'evasione pro capite di ogni Regione e, "dulcis in fundo", viene stilata una graduatoria regionale del livello di evasione per abitante. Credo si possa affermare che i 1.095 euro di evasione contributiva e previdenziale di ogni valdostano sono un'ipotesi con un grado di attendibilità assolutamente astratto, direi "dadaistico", per usare un termine pittorico, e non certamente un dato concreto. Per di più, a monte di tutte queste osservazioni, occorre soffermare l'attenzione sul fatto che siamo nel campo della difficoltà oggettiva di misurare fenomeni non direttamente osservabili per definizione, trattandosi del cosiddetto "lavoro nero", stiamo cercando di quantificare un fenomeno per sua natura sfuggente.
È importante un'altra precisazione, il lavoro nero non è tutto uguale: nella grande categoria del lavoro irregolare coesistono situazioni molto differenziate che vanno dalle attività che violano ogni legge, alle attività svolte senza il rispetto delle norme in materia di lavoro, fisco e contributi, alle attività che invece tendono ad evadere solo alcuni aspetti contributivi o fiscali con conseguenze diverse per la società nel suo complesso e per il lavoratore. Infatti, per quest'ultimo le conseguenze possono essere particolarmente gravi nel caso di attività lavorative rischiose svolte in ambienti di lavoro non organizzati e non rispettosi degli aspetti della sicurezza nei luoghi di lavoro, come sovente, purtroppo, i fatti di cronaca evidenziano. Tutte queste diverse forme sono classificate però come lavoro irregolare, dall'evasione totale di contributi ed imposte e al mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza del lavoro a forme di evasione contributiva parziale come ad esempio l'occultamento del lavoro straordinario o festivo, appiattendo l'analisi del fenomeno. La misura dell'economia sommersa secondo l'indagine ISTAT relativa all'anno 2003 colloca, in ordine decrescente di gravità, la Valle d'Aosta all'8° posto fra le Regioni italiane come tasso di irregolarità delle unità di lavoro, si tratta già di una posizione differente rispetto alla graduatoria regionale della "CGIA" di Mestre, che assegna alla Valle inspiegabilmente il 3° posto.
Analizzando in dettaglio la situazione della Valle d'Aosta si evidenzia una situazione ben differenziata, con il settore agricolo ed industriale che hanno un tasso di irregolarità ben inferiore alla media nazionale e il settore dei servizi privati che registra un tasso di irregolarità più elevato della media nazionale, che da solo spiega la collocazione in graduatoria regionale della Valle d'Aosta.
Un'ultima osservazione, non di poco conto: una parte del lavoro nero o irregolare si realizza in situazioni in cui il rapporto di lavoro non è tra lavoratore e impresa, ma con un datore di lavoro che non opera professionalmente in quanto tale, come avviene nel caso del lavoro di badante o domestico. Si tratta di contesti differenti che presentano un giusto livello di responsabilità e sono anch'essi sottoposti al rispetto delle regole e dei doveri di un datore di lavoro, anche se all'interno dei servizi privati convivono situazioni molto differenti tra di loro. A completamento di questa informazione si può aggiungere che le informazioni amministrative degli enti di controllo - Ministero del lavoro, INPS e INAIL - segnalano in generale la presenza prevalente del lavoro "grigio", vale a dire il lavoratore è presente nei libri obbligatori aziendali, quindi "esiste" come lavoratore ufficiale, ma non tutte le componenti della prestazione lavorativa sono registrate.
Fatte queste precisazioni, per chiarezza sull'uso delle informazioni in materia di lavoro irregolare, ovviamente si ribadisce con chiarezza il sostegno incondizionato alla lotta al lavoro irregolare per le pesanti ricadute, pesanti e negative, sul piano sociale, dalla precarietà economica, all'assenza di tutele, in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro, rischi di infortuni sul lavoro, per finire con i danni economici per la concorrenza sleale fra le imprese che rispettano le regole e quelle che non le rispettano, per finire con l'evasione fiscale e previdenziale che rende difficile mantenere i livelli di benessere sociale raggiunti ed acquisiti. Sappiamo che l'evasione fiscale pesa direttamente sul nostro ordinamento finanziario. Con rammarico si mette in luce l'attuale legislazione in materia; la suddivisione di competenze fra Stato e Regioni assegna, anche nel caso della Val d'Aosta, la vigilanza in materia di lavoro alla competenza esclusiva dello Stato. Infatti, se alla Regione è stata assegnata un'importante funzione di coordinamento tra i diversi enti che si occupano di salute e sicurezza del lavoro, altrettanto non è stato fatto in materia di emersione del lavoro irregolare, soprattutto per gli aspetti di sorveglianza, vigilanza e repressione, pur esercitando le Regioni importanti funzioni in materia di politiche del lavoro e di regolazione del mercato del lavoro. Come lei sa, quando discutemmo la norma di attuazione sugli uffici del lavoro, lo Stato, in maniera arcigna, decise di mantenere in capo a sé stesso l'Ispettorato del lavoro.
Uno spazio percorribile, da un lato, è la via di accordi con gli uffici periferici dello Stato e degli Enti pubblici a dimensione nazionale che effettuino interventi di vigilanza e controllo in materia di lavoro per rafforzare il coordinamento degli interventi a livello regionale; mentre, dall'altro lato, può rivestire particolare rilevanza promuovere accordi con le parti sociali, mondo economico e organizzazioni sindacali dei lavoratori, per promuovere l'impegno comune e condiviso per favorire comportamenti attenti agli aspetti della qualità del lavoro e della responsabilità sociale delle imprese. Stamani, nella Giunta straordinaria, abbiamo varato un patto d'intesa, che verrà sottoposto nei prossimi giorni alla firma con i sindacati e con il sistema degli enti locali, in cui parliamo anche dell'emersione del lavoro nero come di un dato condiviso.
Si ricorda che l'accesso a tutte le misure di incentivazione dell'occupazione previste dal Piano triennale di politica del lavoro richiedono la documentazione necessaria a dimostrare la regolarità del rapporto di lavoro in essere: buste paga, contratti, con lo scopo evidente di favorire l'occupazione regolare. Infine, si precisa che nel caso di appalti di lavori pubblici e di servizi, nel rispetto della norma nazionale, viene regolarmente richiesto alle imprese il "DURC", Documento unico di regolarità contributiva, documento essenziale per attestare la regolarità delle contribuzioni.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Rimango molto perplessa su tutte le sue osservazioni nei confronti di queste fonti di informazione; ricordo che già nelle passate legislature rispetto alla sanità avevamo avuto molte discussioni, per cui all'inizio sembrava che questi dati che la "CGIA" di Mestre offriva, fossero inconcludenti, poi in realtà erano stati confermati da altre ricerche condotte con altri sistemi.
Detto questo, non voglio difendere la scientificità o meno, non è questo che mi interessa, voglio dire che, al di là delle cose che lei ha detto, questi dati fanno riflettere su un problema reale, perché diversamente sul lavoro nero o irregolare o grigio ci si sofferma quando o ci sono fatti di cronaca, per cui si dice: "si è verificato che in quel tale alpeggio sopra alla collina di Saint-Pierre si sono trovati 2 lavoratori immigrati clandestini", quindi senza contratto, è chiaro che quello è lavoro nero. Allora, o sono i fatti di cronaca che mettono in luce questi fatti, oppure un incidente sul lavoro nell'edilizia, per cui guarda caso il 1° giorno di assunzione del lavoratore questo ha avuto un incidente, fatti che pongono il problema all'attenzione, oppure su questo fenomeno del lavoro grigio e del lavoro nero in genere si mette una pezza sopra, perché si ha altro a cui pensare... non è poi così grave questo fenomeno in Valle d'Aosta... può darsi, ma se leggiamo quello che dicono il Direttore dell'INPS quando pone i dati, nel 1° trimestre del 2006 sono state ispezionate 326 aziende, constatate irregolarità in 167, quindi la metà. Allora, la metà delle aziende evidenzia irregolarità, scoperti 81 lavoratori totalmente in nero e 454 lavoratori irregolari: questo fenomeno allora esiste e ha ragione il Presidente quando dice che le imprese, quando hanno degli incentivi o dei contributi, devono dimostrare che rispettano le regole per l'assunzione dei lavoratori, certo, le grandi imprese, ma - e qui il Presidente Caveri lo ha evidenziato, "en passant" - quando il datore di lavoro non è un'impresa, ma è un singolo... ha parlato della badante... ma io parlo anche dei servizi, del turismo, degli alpeggi, questo singolo molte volte non rispetta regole di dignità della persona. Non parlo neanche di legalità, ma parlo di rispetto delle persone: come ti permetti, tu, singolo datore di lavoro, di non rispettare il contratto che consenta a quel lavoratore di essere conosciuto, di avere le tutele... perché? In nome di cosa? È chiaro che tutta l'azione di controllo è data dagli uffici periferici dello Stato in Val d'Aosta, ma come Regione possiamo fare molto in questo settore: per esempio, tutti i contributi che diamo e nell'agricoltura e nel turismo... perché non collegare questi contributi al rispetto delle norme lavorative? Allora facciamo fare un passo avanti e questo lo possiamo fare noi, come Regione, senza aspettare lo Stato! Spero che questa proposta sia accolta e vada avanti.