Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 2966 du 19 septembre 2007 - Resoconto

OGGETTO N. 2966/XII - Strategie per superare la crisi industriale della Regione. (Interpellanza)

Interpellanza

Premesso che è trascorso esattamente un anno dalla presentazione e discussione in aula di una nostra interpellanza sulla crisi industriale nella nostra regione e le sue conseguenze sul piano economico e occupazionale;

Premesso che, con tale interpellanza, si chiedeva al governo di informare il Consiglio sulle iniziative, gli incontri e i risultati raggiunti con le singole aziende; quali strategie, progetti o indirizzi, si intendevano inoltre attuare per superare una crisi che è strutturale e quali risorse finanziarie si intendevano impegnare; infine quale ruolo assegnare in questa crisi alle partecipate, quali la Finaosta, la CVA, ecc;

Constatato inoltre che i processi di privatizzazione nel settore dei servizi quali le ferrovie, le poste, le comunicazioni, l'energia, traforo del Monte Bianco, ecc, hanno di fatto creato precarietà e riduzione dei posti di lavoro;

Premesso che, per i progetti di riqualificazione e di formazione, le risorse regionali, gli stanziamenti dell'Unione Europea e quelli Statali sono stati confermati per gli stessi importi;

Considerato che, pur essendo trascorso un anno, i risultati ottenuti sono insufficienti, le iniziative sono estemporanee e il Governo regionale non ha ancora mostrato di voler impegnare mezzi, risorse e persone necessarie per intervenire sugli aspetti strutturali della crisi;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

Il Presidente del Governo e l'Assessore alle Attività Produttive per conoscere:

1) i risultati delle iniziative e degli incontri intrapresi verso le singole aziende in crisi, quali: la Set di Issogne, la Rossignol di Verrayes, la Sorgenti Monte Bianco di Morgex, nonché le eventuali prospettive per l'ex stabilimento Tecdis di Châtillon, ecc;

2) quali sono i provvedimenti che il Governo intende intraprendere a tutela del reddito e della riqualificazione culturale - professionale dei lavoratori che hanno perso o perderanno il posto di lavoro, al di là di uno scontato periodo di Cassa Integrazione - disoccupazione;

3) quali iniziative o progetti siano stati intrapresi, e quali settori siano stati individuati per eventuali investimenti;

4) se, a seguito dell'incarico affidato allo Studio Ambrosetti di Milano per l'elaborazione di un "piano strategico di posizionamento e sviluppo del territorio" per promuovere investimenti nella nostra Regione, sono disponibili le prime indicazioni, soprattutto nel constatare con quale velocità si stanno invece muovendo le altre Regioni.

F.to: Bortot - Squarzino Secondina

Presidente - La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Pensavo oggi di trovarmi assieme ai colleghi in un Consiglio un po' più pimpante, attento e grintoso, mi ritrovo - come ha detto il collega Lattanzi stamani - con il Presidente della Regione stanco...

Caveri (fuori microfono) - ... non sono assolutamente stanco...

Bortot (Arc-VA) - ... chiedo scusa al Presidente, allora disattento, nel senso che sia lui che il sottoscritto abbiamo passato delle buone vacanze facendo del turismo in Valle d'Aosta...

Caveri (fuori microfono) - ... io ho lavorato anche...

Bortot (Arc-VA) - ... sì, siccome quando nessuno ascolta, provoco l'ironia, nel senso che lei ha lavorato molto anche per la Festa della Valle d'Aosta, io ho fatto molto turismo, nel senso che mi sono fatto un po' di "Bataille des reines", la Festa del lardo, raccogliere firme per la stalla di Cimberio, sono venuto a Bosses, ma il problema non esisteva... ho fatto un paio di visite alla "Rossignol", ad Issogne alla "SET". Non sto a far l'elenco del "cahier de doléances", ma ripeto, quando sono un po' deluso della ripresa dei lavori del Consiglio, vedo stanchezza e disattenzione, vuol dire che non siamo all'altezza della situazione economica, politica e sociale che ci troviamo di fronte. Non so se è l'avvicinarsi del referendum del 19, non so se ci sono le fibrillazioni interne alla maggioranza, non so se si riesce a risolvere il problema del casinò, non so se si riesce a risolvere il problema della "Rossignol", dato che fa capo a una multinazionale, ma per alcune piccole cose che dipendono da noi, dal nostro grande Consiglio, se mettiamo la grandezza del Consiglio rapportata ai problemi, pensavo che fossimo più nello spirito di aggredire questi problemi nel periodo estivo, arrivare in Consiglio e dire: "ci siamo trovati, abbiamo discusso e abbiamo litigato, abbiamo trovato una soluzione". Il "cahier de doléances" invece rischia di allungarsi perché ad un settore industriale e anche turistico, in crisi uno e parzialmente in crisi l'altro, dobbiamo aggiungere anche il settore agricolo: questo perché l'"affaire Cimberio" è la punta di un "iceberg" che abbiamo permesso che venisse troppo a galla e Cimberio ieri ha ricevuto un avviso di garanzia. Se tale avviso lo estendessimo alla "Cogne", agli aerei, come noi viaggiamo in auto, saremmo tutti in galera o tutti con l'avviso di garanzia, però ne riparleremo penso domani.

Quello che mi sta a cuore è la crisi industriale. Ho visto che c'è una bozza di disegno di legge sulla ricerca, può darsi che vada nella direzione giusta, ma non ho visto o perlomeno sentito - non sono andato via, sono rimasto in Valle d'Aosta - che si sia messo mano con determinazione e si sia risolto un solo problema di quelli industriali e occupazionali che abbiamo nella nostra Regione e questo lo dico seriamente perché le situazioni si stanno aggravando. La "SET" lavora, ma la situazione si aggrava, non regge. La "Rossignol" ha deciso di liquidare tutta la parte economico-produttiva, credo che voglia agire solo sul mercato finanziario, a fine mese si deciderà la situazione alla "Rossignol" senza a mio parere, salvo "pourparlers", che ci siano delle soluzioni, mentre, se si interveniva appropriatamente, queste soluzioni qualche mese fa con la multinazionale disponibile si potevano trovare.

Vi sono le sorgenti del Monte Bianco, poi apriamo i giornali e vi è tutto il comparto degli impianti a fune, uno dice: va bene, il comparto degli impianti a fune è in crisi, c'è un cambiamento climatico, c'è una perdita di introiti dovuta a crisi economiche e finanziarie da parte delle persone e delle famiglie che hanno meno soldi per andare a sciare, c'è un cambiamento climatico che fa sì che si possa andare al mare, rivolgerci ad altri settori turistici emergenti ai quali non prestiamo abbastanza attenzione, però poi, esaminando le deliberazioni del Governo dei venerdì trascorsi, vedo l'ennesima deliberazione di autorizzazione a captazione di acqua per innevamento artificiale. Mi "cascano le braccia" allora perché questa concessione di captazione di acqua per neve artificiale vuol dire che non si sta neppure riflettendo su un'inversione di tendenza. Il problema non è la piccola quantità di acqua, il problema è l'inversione di tendenza: nel settore turistico non l'abbiamo, in agricoltura - ne parleremo domani - ritengo sia molto grave, c'è un disagio, una crisi di identità non da poco, nel settore industriale abbiamo le aziende, per i piccoli imprenditori non ne veniamo a capo, non capisco ma, secondo me, manca la volontà politica, quelle che fanno capo alle grandi multinazionali non siamo in grado nonostante le nostre grandi capacità legislative, amministrative e finanziarie... in sostanza il rischio è che ci si bendi gli occhi e si lavori molto sul piano del "panem et circenses" e, in sostanza, il tentativo di dire: "questi problemi tutto sommato non ne veniamo a capo, rinviamoli, facciamo finta di non vederli...", si accumuleranno e probabilmente lasceremo in eredità a qualcun altro, per "qualcun altro" si intende cosa uscirà dalle elezioni regionali del prossimo anno. Credo che un Consiglio regionale non sia in queste condizioni in cui debba operare, anche perché, sempre per questioni di turismo, ho partecipato alla raccolta di firme del "Grillo Day", in qualità di certificatore, sui giornali hanno sbagliato, non ero promotore, ma certificatore, salvo poi aver firmato...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... però, Presidente, la politica sta rigettando la problematica che emerge. Ho visto dopo 41 anni di militanza un sacco di persone in fila per un quarto d'ora per apporre una firma, non ho mai visto una cosa del genere! Se facciamo i miopi, facciamo finta di non vedere, se sommiamo la sfiducia nei nostri confronti alla sfiducia nella nostra incapacità di affrontare crisi che abbiamo di fronte, che non sono da poco conto, se assommiamo queste 2 situazioni, in Valle d'Aosta abbiamo una situazione esplosiva! O ne prendiamo atto, oppure credo che le firme di Grillo, o le iniziative di qualcun altro porranno dei problemi al Consiglio regionale in modo molto più drammatico di quello con cui li sto ponendo io in questo momento.

Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, La Torre.

La Torre (FA) - Comprendo che la ripresa dei lavori necessita di ripuntualizzare i temi sul tappeto e anche i problemi. Sentito l'intervento del Consigliere Bortot, colgo che ha utilizzato e utilizza questa interpellanza per ricordare tutti i problemi, perché l'ho sentito citare dall'acqua all'agricoltura, al "Grillo Day", agli impianti a fune e via così. Intanto vorrei tranquillizzarlo perché la mia intenzione non è quella di non affrontare i problemi o al contrario di affrontarli con un basso profilo, la mia volontà è quella di affrontare i problemi seriamente e di farlo senza troppi clamori, senza tanto "fare circo" e di farlo soprattutto nella logica che dei problemi più che preoccuparsene bisogna occuparsene e più che parlarne bisogna giorno per giorno fare dei fatti che incollati uno all'altro portino a delle soluzioni. In questo senso l'estate non è trascorsa invano, perché dobbiamo cominciare ad immaginare che un progetto di sviluppo serio non si costruisce in un giorno e neppure in un mese, ma si costruisce con un lavoro di professionisti e di competenze che individui le responsabilità, i compiti e le azioni che devono essere portate avanti. In tal senso avevo già detto prima della fine dell'estate che mi sarei impegnato per aggiornare il Consiglio e già nel mese di settembre di fare una prima relazione sul lavoro svolto nei 2 mesi estivi all'interno della Commissione competente del Presidente Praduroux. Credo vi sia già noto che con il Presidente Praduroux è già stata convocata una Commissione il 14 settembre per dare quelle informazioni che devono permettervi di essere a conoscenza perfettamente della situazione del profilo industriale di questa Regione, così come mi ero impegnato nel mese di ottobre di presentare la prima fase del progetto di sviluppo industriale di questa Regione, che, per qualche verso, deve contenere in modo serio tutte quelle indicazioni che devono gettare i presupposti per le risposte che lei dice indispensabili e su cui concordo occorre avere chiarezza.

Nella sua interpellanza lei comunque fa una serie di domande precise, in particolare chiede di essere messo a conoscenza delle situazioni delle aziende in tensione. Parliamoci chiaro: questa è una Regione piccola, dove, quando un'azienda entra in tensione, per quanto essa sia piccola e per quanto pochi siano i suoi dipendenti, crea un caso. Va detto allora per chiarezza che se da un lato abbiamo un'economia - i dati sono della Banca d'Italia, aggiornati trimestralmente e sono confrontati con i dati delle camere di commercio, ma anche con i dati dell'Associazione industriali e con i dati delle banche - che mostra chiari segni di ripresa e abbiamo anche una situazione del lavoro non ottimale, ma migliore di quella del resto del Paese, va detto che alcuni casi eclatanti come quelli della "SET" o della "Tecdis" restano dei casi delicati su cui adesso le darò alcune informazioni, fra l'altro informazioni che le do in modo superfluo perché lei era presente sabato agli incontri, quindi le cose che abbiamo detto lì lei le ha già sentite, però per gli altri suoi colleghi va detto che per la "SET" c'è stato un incontro questo sabato, dove insieme alle maestranze e al Consiglio comunale di Issogne si è cercato di fare il punto e si è chiarita una serie di passaggi, presenti anche i sindacati. Va purtroppo preso atto che questa non è un'azienda in crisi, ma è un'azienda che è sull'orlo del fallimento, fallimento che non è dettato dall'opinione di qualcuno, ma è dettato da dei dati economici di bilancio che sono all'evidenza di tutti e che saranno ancora più evidenti nel momento stesso in cui, entro il prossimo mese, la famiglia Lo Valvo presenterà il bilancio della società e si evidenzieranno anche con un atto formale e depositato. Tali dati incontrovertibili che non fanno piacere sono l'elemento che ha causato il fallimento di quella che a mio dispiacere era l'unica trattativa che in questo momento era in corso per chiudere tale situazione, non abbiamo mai detto una cosa che non fosse vera, ossia abbiamo sempre sostenuto che l'azienda che voleva comprare o si era proposta di comprare Lo Valvo era un'azienda seria, ma che ragionava su delle logiche di mercato, non ragionava sotto un profilo emozionale e i dati che Lo Valvo aveva fornito in una prima fase erano dei dati difficili ma, per qualche verso, ancora sopportabili. I dati che poi sono emersi negli ultimi incontri purtroppo erano talmente negativi che hanno scoraggiato e in nessun modo si riusciva ad obbligare un imprenditore ad operare. In tal senso ci siamo fatti carico di una responsabilità, così come ce ne eravamo già fatti carico 2 anni fa, quando nella stessa situazione, ma meno grave, Lo Valvo, si presentò a "Finaosta" la quale gli offrì un percorso studiato e valutato che gli avrebbe permesso di uscire da una situazione allora di crisi. Evidentemente non solo 2 anni fa Lo Valvo non accettò, ma addirittura arrivò a denunciare la "Finaosta", quindi pensate che situazione, preferì proseguire nel suo percorso e purtroppo, per tutta la buona volontà che ci possa essere, e le giustificazioni che si possono dare ai Lo Valvo... è un'azienda che nei 2 anni successivi ha peggiorato la situazione fino ad arrivare oggi all'orlo del fallimento. Cosa possiamo fare come collettività, non dico come Regione e come Assessore e Consiglieri? Dobbiamo attraverso le possibilità che ci offre la nostra legislazione trovare delle soluzioni e in tal senso ci siamo attivati. Abbiamo convocato "Finaosta" e i Lo Valvo per cercare di definire con loro una strategia che fosse possibile portare avanti per risolvere la situazione, ossia occorre che il debito oggi consolidato in parecchi milioni di euro venga trattato in una procedura di concorso fallimentare, dove vi sia - come previsto dall'articolo 182 bis - una ristrutturazione del debito, che permetterebbe intanto di ridurre il debito. Debito che verrebbe trattato con i vari interlocutori a un livello tale che la vendita stessa dell'immobile dello stabilimento, che, seppur gravato da una parte di un'ipoteca di una banca e dall'altra di un ristorno che deve essere fatto nei confronti della Regione, perché non ci dimentichiamo che il capannone è stato costruito con i contributi pubblici... e quindi la legge prevede che, nel momento stesso che viene alienato il bene, questi contributi siano restituiti, quindi, nonostante il 35%, nonostante un'ipoteca e nonostante tale ristorno che deve essere fatto all'ente pubblico, resterebbero ancora all'interno di una ristrutturazione del debito e di una vendita... la possibilità di far combaciare le 2 cose... In tal caso in questa procedura pilotata si riuscirebbe ad avere una situazione quanto meno di base pulita, su cui tentare di reinserire l'azienda in una fase successiva di ripianificazione e di riorganizzazione aziendale, che in questo caso, come ben sapete, potrebbe essere inserita, quando il debito è azzerato, utilizzando anche la legge che abbiamo approvato per il soccorso alle aziende in difficoltà. Vi è quindi una prima fase, che deve essere quella di una procedura chiara, garantita dal tribunale, che ridefinisca il debito, questo debito deve andarsi a posizionare in maniera tale che possa essere coperto con la cessione dello stabilimento, sulla base di un azzeramento complessivo dei debiti, ripartendo da una fase pulita, da zero, l'imprenditore serio si deve riapplicare all'interno di un piano di rilancio aziendale che può rientrare nella legge che abbiamo appena approvato. In questo caso c'è un percorso e questo percorso è stato presentato ai sindacati e alle maestranze.

Per quanto riguarda la "Rossignol", è una multinazionale, è un'azienda che sfugge anche territorialmente al nostro controllo, nel senso che fisicamente non è un'azienda che risponde all'Italia. Se non risponde all'Italia, possiamo essere così ottimisti da pensare che risponda a me o alla Valle d'Aosta, ma questa non risponde neppure all'Italia, figuriamoci se risponde alla Valle d'Aosta! Certamente non è che con questo abbiamo esaurito una risposta su un'azienda importante come la "Rossignol". Ci siamo attivati, abbiamo chiesto garanzie, abbiamo cercato di confrontarci e mantenere una posizione salda, facendo riferimento alle nostre ragioni. Le nostre ragioni sono quelle di avere contribuito, sono quelle di aver dato del terreno, sono quelle comunque di aver stretto degli accordi con la "Rossignol", che chiamiamo ad onorare e che, per qualche verso, hanno obbligato la "Rossignol" a garantire che all'interno di un processo di ristrutturazione mondiale del gruppo americano "Quicksilver", gruppo di cui fanno parte, garantiranno delle procedure pubbliche, che permetteranno a noi di giocare un ruolo per qualunque azione essi vorranno portare avanti. Se il gruppo "Rossignol" è stato messo in vendita nel suo complesso, i primi che saranno informati e con cui dovranno confrontarsi saremo sicuramente noi, che vantiamo nei loro confronti una serie di diritti. In questo momento non siamo a conoscenza se in America la "Quicksilver" sta trattando con qualcuno della "Rossignol" e neppure ce lo vengono a dire, quindi, con tutta la buona volontà, possiamo solo dire che in questo momento c'è una situazione "cristallizzata" sullo stabilimento della "Rossignol" che perdurerà fin quando non si avranno notizie sul gruppo internazionale.

"Sorgenti Monte Bianco": abbiamo avuto un incontro sindacale approfondito e dettagliato, dove siamo riusciti anche a trovare una posizione comune con i sindacati, cosa non sempre facile, perché è noto che non su tutte queste vicende abbiamo una posizione comune con i sindacati, anzi nei confronti di alcuni c'è stato qualche piccolo battibecco, in questo caso invece sulle "Sorgenti Monte Bianco" abbiamo trovato una posizione mediata con i sindacati. Forti anche di accordi stabiliti e portati avanti nel tempo con le "Sorgenti Monte Bianco", abbiamo ribadito l'impegno che si era preso nel mantenere le maestranze a certi livelli e a certi numeri, quindi ci siamo in tal senso espressi nei confronti della proprietà. La proprietà non credo abbia un interesse particolare ad accentuare un conflitto, anzi penso voglia chiarire questa situazione che non facilita il lavoro neanche a loro e ci ha confermato nella figura del suo massimo vertice - "Castel", e anche dell'Amministratore delegato, di cui mi sfugge il nome - che verrà in Italia in questi giorni per incontrarci e cercare di dare una definizione a tale situazione, che, secondo me, può e deve trovare una soluzione positiva perché lo stabilimento di Morgex è uno stabilimento all'avanguardia che non può essere non tenuto da conto.

"Tecdis": come avrete saputo, ci stiamo muovendo con costanza su questo argomento, tanto che solo pochi giorni fa con il Presidente Caveri siamo stati nello stabilimento, ci siamo incontrati con il curatore fallimentare e abbiamo cercato di trovare una quadra che ci permetta di riavere lo stabilimento, perché questo è il primo elemento fondamentale. Oggi continuiamo a discutere e non possiamo neppure entrare nello stabilimento, per entrare dobbiamo essere accompagnati dal curatore fallimentare che ci apre la porta: questa è una situazione per noi inaccettabile, l'abbiamo manifestata al curatore, il curatore la comprende perché, se vogliamo utilizzare un bene che ha una potenzialità ancora notevole, dobbiamo potere all'interno di questo bene entrare per cominciare a capire che cosa c'è da fare. Non ci dimentichiamo che quello stabilimento, che è una delle cose che ha sorpreso di più sia me che il Presidente... sembrava uno stabilimento di un film di fantascienza dell'orrore: uno stabilimento totalmente abbandonato come se le persone fossero state lì fino a un minuto prima, ma dentro nessuno, le bottiglie dell'acqua, i pezzi della carta della merenda... come se fino a un attimo prima vi fossero state delle persone e poi di colpo una bomba non nucleare, ma di quelle che dissolve le persone, tu senti uno stabilimento che "pulsa" e non vi è nessuno. Capite che all'interno di quello stabilimento bisogna entrare, capire cosa bisogna mettere in ordine, che manutenzioni fare, rivisitare gli impianti. Siamo d'accordo tutti che la prima cosa da fare è riappropriarsi della proprietà e questo vuol dire potere subito "metterci le mani" dentro, entrare e fare quei lavori per rimetterla sul mercato questa Fabbrica. Anche le operazioni che stiamo portando avanti con i sindacati e l'Agenzia del lavoro per cercare di alleggerire la pressione sui lavoratori stanno dando i loro frutti, ricordo che erano 277 gli operai quando è successo... il fatto... 283, ma con 10... quindi siamo scesi di 100 unità e devo dire in modo soddisfacente per le persone, certo in un percorso non facile, perché non è mai un percorso facile, né un percorso che può essere ricordato piacevolmente, ma che ha dato già dei primi risultati e conseguentemente abbiamo la certezza che a breve per altre situazioni che stiamo trattando mano a mano la pressione diminuirà. Non fa piacere sapere che situazioni come quella della "SET" sono così delicate, questo lo capisco anche perché c'è una concentrazione nell'area della bassa Valle che può anche essere negativa, ma va anche detto che stiamo portando avanti una serie di iniziative sulla bassa valle che daranno dei frutti.

Tornando alla cosa che mi sta più a cuore: il "Progetto di sviluppo Valle d'Aosta", non si costruisce in 1 o 2 mesi, e come da impegni verrò a relazionare già il 25 settembre in Commissione, già prima di questo Consiglio avevamo concordato con il collega Praduroux una visita in Commissione per presentare un primo aspetto della preparazione del piano - che si presenterà ad ottobre in una prima fase -, se volete, adesso potrei continuare e dare delle prime suggestioni sul lavoro che stiamo facendo, ma mi sembra opportuno - dopo aver risposto alle sue domande e aver recepito il senso del suo ragionamento - riferire in Commissione, dove potremo andare nel dettaglio.

Presidente - La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Assessore, qui non è in discussione la sua buona volontà, perché è da un anno e mezzo che è Assessore e l'impegno si vede. La nostra impressione è che vi sia una specie di rassegnazione rispetto alle leggi del mercato, le leggi del mercato non sono leggi divine, ma sono leggi fatte da uomini, l'economia è fatta da uomini. So che il Presidente della Regione mi dice: "guardi non viviamo nel mondo dell'utopia..."; però, secondo me, è possibile metterci più coraggio e più progettualità superando i punti del riferimento dettati dalle leggi dell'economia: questo vuol dire che possono esserci delle persone che hanno altre leggi per quanto riguarda i modi di fare economia e per stare sul mercato e dare lavoro. Facciamo un esempio concreto: 6 mesi fa ho portato in quest'aula una posta elettronica dei dipendenti della "Rossignol", la "Rossignol" aveva offerto garanzie per 2 anni di lavoro a condizione che i lavoratori si gestissero l'azienda....

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... sarei proprio contento, ma per tutti, per il Governo e per noi... ho visto che quella posta elettronica è stata presa non con fastidio, ma come una "boutade", non vi è stata la convinzione di andare a verificare, io l'ho fatto, ma io non sono Assessore, non sono in maggioranza, non sono la "Finaosta" che deve smettere di fare il notaio, deve progettare progettualità finanziarie e non solo intervenire nei "buchi" quando si creano, deve avere della progettualità finanziaria rispetto ai progetti e alle iniziative. Morale: passato il momento specifico di verificare la possibilità di gestirci quell'azienda con i lavoratori, e le professionalità ci sono tutte, perché era da mesi che non vedevano più nessuno... la "Rossignol" garantiva 2 anni di acquisto della produzione, quindi avevamo 2 anni di tempo per diversificare quando venivano meno le commesse della multinazionale... e noi abbiamo perso l'occasione. È questo che sto dicendo, non sto parlando di fantascienza, ma era di verificare con i lavoratori un percorso, se esisteva l'assunzione di responsabilità da parte di lavoratori di gestirsi l'azienda, ma non da soli: da soli dal punto di vista produttivo perché le professionalità ci sono, non da soli dal punto di vista della "Finaosta" che faceva da finanziaria capofila, non vi era da tirare fuori i soldi, lo stabilimento è già della Regione, vi era da acquistare degli impianti. La "Rossignol" era disponibile a contrattare con un capofila dei lavoratori la dismissione degli impianti, abbastanza obsoleti, con la garanzia però di acquistare 2 anni di produzione. Credo che condizioni migliori di queste per dare una svolta a certi tipi di crisi non si verifichino tutti i giorni, ma abbiamo lasciato perdere. Senza fare nomi avevo detto: guardate che nella nostra Regione abbiamo aziende regionali con titolari regionali, con persone residenti nella nostra Regione, non sono multinazionali, che stanno lavorando benissimo nel comparto della "Rossignol" che è l'attrezzatura sportiva, andiamo a discutere con questi Signori nel progettare un progetto finanziario, economico, produttivo con i lavoratori della "Rossignol", ai quali per 2 anni era garantita la produzione e con questa azienda si facevano progetti di diversificazione. Il passo successivo da discutere era: "diamo 3 milioni alla multinazionale dell'"aria fritta", che è la "Saatchi & Saatchi" per fare propaganda alla Valle d'Aosta", io l'ho detto: sono 3 milioni "buttati al vento" perché l'"aria fritta" che produce vediamo quali risultati dà sul piano turistico. Quei 3 milioni li traduciamo in commesse alla "Rossignol", che fa bastoncini, racchette, quello che volete, con un bel logo della Valle d'Aosta; ad ogni turista che entra in Valle d'Aosta gli si regala un paio di bastoncini, credo che il ritorno di immagine sia molto più significativo e importante dell'"aria fritta" della multinazionale giapponese, per essere espliciti. Ovviamente sono visionario e utopista, ma "il cerchio si poteva chiudere" e vi era una proposta, vi era un progetto, vi erano i finanziamenti, vi era il lavoro e vi era la mano d'opera e le professionalità disponibili per un progetto sperimentale. Falliva anche quello? Pazienza, ma, se andava in porto, avevamo un punto di riferimento, delle modalità per uscire dalle leggi dell'economia che non sono divine, con proposte abbastanza originarie nostre, ma non troppo originarie, nel senso che c'è una lavanderia di Milano con 70 dipendenti, l'hanno dismessa, se la sono presa i lavoratori, ovviamente con la copertura finanziaria della provincia, stanno lavorando e stanno sopravvivendo, dimostrando che vi è la possibilità, rispetto alle leggi dell'economia di mercato, di fare qualcos'altro. Saranno tentativi o tutto quello che volete, ma, quando ci capita l'occasione, ce la facciamo sfuggire.

Stesso discorso quando dico: più coraggio. Abbiamo in mobilità lavoratori della "Tecdis" e dell'"Olivetti", continuo a sostenere in parte è stato fatto con la riqualificazione e i corsi relativi ai servizi sociali, in parte è stato fatto con la forestazione, ma abbiamo visto che non a tutti piace andare a lavorare alla forestale e questo è grave e dobbiamo dircelo, ma se facessimo una buona legge e dicessimo: "il lavoratore Bortot che va in cassa integrazione, invece di ricevere una quota del salario, lo riceve tutto, ma va 8 ore a scuola", alzare i livelli professionali... per cui sul mercato noi mettiamo livelli culturali non professionali, perché la professione, se c'è il livello culturale, fa gola a moltissime aziende, perché non tutti sono sul mercato delle professioni dequalificate... si può fare ricerca, si possono fare nuove tecnologie, ma le aziende non possono permettersi di venire qui e metterci il tempo per la formazione culturale, poi quella professionale. Noi quindi dovremo garantire una formazione culturale più alta, sulla quale innestare una formazione professionale molto alta che fa gola alle aziende. Questo tentativo facciamolo con un'azienda, facciamolo anche non obbligatorio; a me l'operaio che vuole stare in cassa integrazione e che ha il doppio, il triplo, il quarto lavoro, che fa turismo o va a spasso, o a sciare va benissimo e raccogliamo quello che abbiamo seminato tutti quanti in questi anni e non faccio il moralista e non accuso nessuno, anche perché gli esempi che diamo noi non sono molto edificanti, ma proviamo a farlo per le persone che si rendono disponibili. La Regione ha una quota di salario da disporre con le proprie finanze e dire: "caro lavoratore, ti sei reso disponibile, ti diamo la differenza fra la paga piena e la cassa integrazione, tu vai a scuola", discutiamo assieme dei progetti culturali... parlo di tutto il sistema informatico e dell'utilizzazione informatica, che va per la maggiore. Quando uno ha le basi, che poi con l'informatica si faccia viaggiare un "totem" della "Fiat", o un microprocessore di tecnologia avanzata o sulle nanotecnologie, però abbiamo livelli culturali alti da offrire a queste aziende che ne hanno bisogno come il pane, altrimenti tutti i nostri laureati che vanno a lavorare all'estero mi spiegate per quale motivo vengono richiesti? Perché hanno livelli culturali alti. Per concludere, vorrei che vi fosse più coraggio qui dentro, per percorsi sperimentali dove l'assunzione della sperimentazione può essere di tutto il Consiglio, non solo del Governo, in modo che domani non si possa venir qui ad accusare: "avete sbagliato, avete buttato via i soldi"... tramite le Commissioni competenti, proviamo a fare delle sperimentazioni, vediamo in poco tempo, mettendo queste culture sul mercato, quante aziende potrebbero essere interessate a venire a insediarsi con alti livelli di produzione tecnologica, quindi fuori dalla concorrenza dei Paesi dell'est e della Cina, quante aziende si rendono conto che potremmo essere appetibili per un insediamento produttivo nella nostra Regione.