Objet du Conseil n. 2249 du 8 novembre 2006 - Resoconto
OGGETTO N. 2249/XII - Livello di attuazione in Valle d'Aosta del Servizio idrico integrato. (Interpellanza)
Interpellanza
Ricordato che le recenti modifiche della disciplina dell'Organizzazione del Servizio Idrico Integrato, L.R. 3 gennaio 2006 n. 2, sono state approvate dal Consiglio regionale solo grazie alla condivisa volontà di arrivare entro un anno alla verifica del buon funzionamento, o meno, della stessa normativa;
Venuti a conoscenza che alcuni comuni, a partire da quello di Villeneuve, hanno deliberato "di non aderire a nessuna aggregazione per il servizio idrico integrato fino a quando non saranno stati compiuti i necessari studi che dimostrino l'efficacia, l'efficienza e l'economicità della gestione;" ritenendo "che allo stato attuale del Servizio idrico integrato... l'ambito ottimale sia quello coincidente con il (proprio) territorio comunale";
Ribadita l'importanza strategica della proprietà delle acque, garantita a chiare lettere dall'articolo 5 del nostro Statuto e la secolare tradizione della gestione dell'approvvigionamento idrico e dello smaltimento delle acque reflue da parte dei nostri comuni;
Ricordata la Sentenza della Corte costituzionale del 7 dicembre 1994, n. 412, emessa su un ricorso delle province autonome di Bolzano-Bozen e Trento contro l'estensione alle due province stesse degli obblighi dell'articolo 8 della legge 36/1994, detta "Legge Galli";
Preso atto delle disposizioni contenute nel D.L. 3 aprile 2006 n. 152 che all'articolo 148 comma 5 concede la facoltatività dell'adesione alla gestione unica del servizio idrico intergrato per i comuni con popolazioni fino a mille abitanti inclusi nel territorio delle Comunità Montane, a condizione che la gestione del Servizio Idrico sia operata direttamente dall'Amministrazione Comunale ovvero da una società a capitale interamente pubblico controllata dallo stesso Comune;
Evidenziato che tale D.L. ribadisce che la tariffa per il Servizio Idrico integrato è determinata tenendo conto non solo dalla qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, ma anche dell'entità dei costi di gestione delle opere, dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestioni delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell'autorità d'ambito;
Al fine di evitare un depauperamento della nostra autonomia statutaria, un impoverimento dell'autonomia degli enti locali e un forte aumento delle tariffe idriche, sia ad uso potabile residenziale sia ad uso agricolo, perché le tariffe, in più di oggi si dovrebbero accollare la remunerazione del capitale investito, il sostentamento del nuovo apparato burocratico dell'autorità d'ambito, nonché la gestione delle opere, senza poterne controllare l'efficienza gestionale;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'Assessore competente per conoscere:
1) quale sia il livello di attuazione in Valle d'Aosta del Servizio Idrico Integrato;
2) che cosa intenda attuare per rispondere alle richieste dei consigli comunali, in particolare quel di effettuare studi che dimostrino l'efficacia, l'efficienza e l'economicità della gestione del nuovo modello;
3) se intende attuare il comma 5 dell'articolo 148 del recente D.L. in materia ambientale, in senso favorevole alla richiesta di non partecipazione al sub-Ato dei Comuni valdostani più piccoli;
4) se intenda acquisire valutazioni e pareri al fine di dimostrare la maggiore economicità dell'attuale sistema di acquedotti comunali ed intercomunali.
F.to: Sandri - Ferraris - Fontana Carmela - Fiou
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Questo dell'acqua è un problema molto importante, perché soprattutto in questo periodo si sta scrivendo di tutto e di più. La privatizzazione dei servizi essenziali - acqua, rifiuti solidi urbani, elettricità e telefonia - è ormai discussione comune in questi giorni, con la predisposizione di un disegno di legge da parte del Ministro Lanzillotta per andare avanti in queste privatizzazioni, con l'affidamento da parte dei Comuni dei servizi ai privati.
Qui però bisogna ricordarsi che nella discussione che avevamo fatto in occasione dell'approvazione della legge n. 2/2006 sul Servizio idrico integrato - mi dispiace che non sia presente il collega Borre, Presidente della commissione consiliare competente, che aveva espresso importanti dubbi sull'approvazione di questa legge -, ci si era presi la prudenza di vedere, dopo un anno, il sistema di attuazione e le conseguenze. Da quel momento dell'approvazione della legge che abbiamo votato ad oggi sono successe 2 cose importanti: la prima, è quella che il decreto di legislativo n. 152/2006 a livello nazionale ha evidenziato, all'articolo 148, comma 5, la possibilità dei Comuni montani al di sotto dei 1.000 abitanti di non far parte dei servizi integrati idrici.
Seconda questione: alcuni Comuni, fra l'altro quasi tutti con dimensioni inferiori ai 1.000 abitanti della Valle d'Aosta, fra cui Valgrisenche, Introd... hanno espresso una serie di perplessità su questo tipo di funzionamento, perché c'è l'idea, fra l'altro non del tutto sbagliata, perché ci sono dei testi - per uno devo ringraziare il collega Bortot che me lo ha prestato - che dimostrano come, nel momento in cui questo servizio pubblico passa ai privati, il cittadino deve remunerare anche il capitale che è stato messo a disposizione, quindi inevitabilmente i costi aumentano. Era nel giornale di oggi, evidenziato a livello nazionale, che, mentre nella telefonia la privatizzazione ha portato ad una riduzione dei costi, mentre nell'elettricità la privatizzazione ha portato ad una diminuzione dei costi per le grandi aziende, ma non per i privati, nel servizio idrico il servizio è aumentato di costo, ma la qualità è diminuita. Non vorremmo finire anche noi in questa direttrice, per cui noi ci permettiamo di capire se si voleva andare ad un'analisi particolarmente accurata per quanto riguarda l'efficacia e l'efficienza e l'economicità dei nuovi modelli di gestione privatistica, a fronte della possibilità, da un lato, di esentare tutti quelli che sono sotto i 1.000 abitanti, ma anche per quelli con più di 1.000 abitanti, vedere di mantenere una gestione pubblica o una gestione in cui il capitale non debba essere un elemento fondamentale di valutazione.
Ultimo punto dell'interpellanza: la "legge Galli" del 1994, da cui deriva questa roba, fu impugnata dalle Province di Trento e Bolzano perché contrastava con il loro Statuto, e vinsero il ricorso alla Corte costituzionale. A mio parere - ma qui vorrei capire l'intendimento della Regione, tenuto conto che il nostro Statuto prevede che siamo proprietari, titolari a tutti gli effetti di tutte le acque non di uso idroelettrico -... vorrei capire cosa c'entriamo noi con la "legge Galli", nel senso che noi possiamo avere ampi spazi di margini di manovra per poterci muovere come vogliamo. In questo senso richiamiamo l'attenzione anche sull'importanza dal punto di vista dell'autonomia della gestione di questo punto, perché non avere il controllo dei mezzi di produzione significa poi diventare meno liberi e meno autonomi dal punto di vista della possibilità di determinare il proprio futuro.
Presidente - La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Cerise.
Cerise (UV) - La questione sollevata dall'interpellanza merita - o meriterebbe - un confronto molto più ampio di quello che non è possibile fare nell'ambito di una risposta in questa fase del dibattito consiliare. Volevo però cercare, pur limitandomi a fornire alcune indicazioni generali che potranno poi essere oggetto di approfondimenti in altre sedi, di fare un piccolo percorso.
L'articolo 148 citato del decreto legislativo n. 152/2006 è attualmente oggetto di una sostanziale modifica, che è proposta dall'attuale Governo di Centro-Sinistra fra l'altro, nell'ambito di quella bozza di decreto legislativo che vuole rivisitare tutto il decreto n. 152/2006, cosiddetto "decreto ambientale". Il decreto di modifica è stato approvato dal Consiglio dei Ministri - e rispetto a questa modificazione proposta si assiste ad una tiepida reazione da parte delle Regioni, fra l'altro su certi aspetti addirittura la reazione è decisamente contraria -, e l'articolo 1 prevede, comma 14, proprio l'abrogazione del comma 5 dell'articolo 148.
Da un punto di vista dialettico, collega Sandri, è interessante leggere le motivazioni per le quali il Governo di Centro-Sinistra ha ritenuto che quell'articolo dovesse essere abrogato. Testualmente si legge, nella relazione di accompagnamento, che: "la facoltatività dell'adesione alla gestione unica del servizio idrico integrato è foriera di difficoltà applicative di non poco conto"; è vero che si prevede comunque la possibilità in un secondo tempo di adottare delle deroghe. È altrettanto interessante, e qui ci incanaliamo nell'ambito di un percorso che noi abbiamo normato con la legge n. 27, perché nello stesso provvedimento di modifica si prevede di modificare anche gli articoli 147 e 150 dove la dizione "unicità della gestione" è sostituita da "unitarietà della gestione" con la motivazione - come si può leggere sempre nella relazione - che non è necessario che ci sia un unico gestore, ma quello che è importante è che la gestione sia fatta con criteri unitari, in maniera da avere nell'ambito dello stesso bacino un'eguale condizione di trattamento e di qualità del servizio.
La sentenza della Corte costituzionale per quanto riguarda il contenzioso di Trento e Bolzano non è pertinente, perché nelle loro norme di attuazione loro hanno competenze in materia di sistema idrico e giustamente le hanno fatte valere, cosa che non abbiamo, tant'è vero che per poter fare... mi permetta, perché quando è stata discussa la legge n. 27/1999 sul sistema idrico integrato, su questo ci fu un passaggio molto puntuale sollecitato da parte dell'Ufficio legislativo, che allora ci consigliò, per rivendicare questa competenza, di fare addirittura riferimento ai decreti luogotenenziali, perché è vero che lo Statuto ci dà la proprietà delle acque per uso potabile e uso irriguo, ma è altra cosa rispetto alla competenza in fatto di sistema idrico, che è un servizio; comunque ne discutemmo in commissione e questo fu un aspetto oggetto di un approfondimento. Per questi motivi non credo che ci troviamo di fronte ad un depauperamento della nostra autonomia statutaria e ad un impoverimento dell'autonomia degli enti locali, perché la Regione ha legiferato puntualmente in materia, cercando di contemperare le esigenze sia di salvaguardia delle competenze locali storicamente affermate, sia di garantire un efficiente servizio idrico.
Mi si permetta di fare un piccolo richiamo su cosa stabilisce la normativa regionale. La legge regionale n. 27/1999 prevedeva originariamente che i Comuni organizzassero e gestissero il servizio idrico o singolarmente o in forma associata per sottoambiti omogenei. Con la modifica del gennaio 2006, abbiamo anzitutto preso atto che, in 7 anni, i Comuni non avevano fatto assolutamente nulla e su sollecitazione del CELVA siamo pervenuti alla determinazione, in accordo con il CELVA, che sarebbe stato opportuno adottare una norma con la quale si andava a stabilire che questo servizio avvenisse in forma associata da parte dei Comuni per superare le difficoltà di cui parlavo prima. Ribadisco che questa è stata una scelta allora fatta non solo in perfetto accordo con il BIM e il CELVA, ma sollecitata da loro. Non dovrebbe sorprendere questa scelta di fare in modo che alcuni servizi si svolgano in modo associato. Voglio ricordare che, proprio a livello nazionale, adesso, oltre che uno specifico disegno di legge in materia di enti locali, nella legge finanziaria 2007 sono previsti trasferimenti aggiuntivi ai Comuni che uniscono le forze per tagliare i costi di gestione. Sappiamo che più si è in rete più i costi di gestione tendono a diminuire. La stessa cosa prevede la legge regionale n. 54/1998.
Tornando all'interpellanza, rispetto al 1° quesito, ricordo che la riorganizzazione del servizio idrico integrato si attua, in Valle d'Aosta, attraverso l'individuazione di un ambito unico regionale, avente funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività inerenti a questo servizio, anche tenuto conto delle politiche che la Regione ha adottato in materia di risorse idriche, nonché di 7 sottoambiti territoriali che sono quelli a cui spetta la riorganizzazione vera e propria dei servizi. In esecuzione della legge regionale n. 27, le funzioni di Autorità di ambito territoriale sono state attribuite al Consorzio BIM, mentre la riorganizzazione all'interno dei sottoambiti territoriali compete ai Comuni in forma associata. Sono i Comuni, pertanto, che devono, con la collaborazione del BIM e anche la nostra, avviare tutte le attività atte ad individuare un percorso comune che consenta la condivisione di obiettivi e la predisposizione dei necessari documenti economico-finanziari propedeutici al piano di sottoambito, che costituisce il documento sulla base del quale avviene l'adesione definitiva al sottoambito stesso. Ai fini di facilitare questa prima fase ricognitiva e preliminare alle necessarie valutazioni politiche, il Consorzio BIM, nel corso dei diversi incontri tenutisi con i Comuni, ha suggerito la costituzione presso ciascun sottoambito provvisorio di un apposito gruppo di lavoro, che sono quelli che si stanno costituendo in questa fase attraverso anche delle deliberazioni dei Consigli comunali, alcuni dei quali hanno, per una loro valutazione, espresso una valutazione positiva o negativa all'appartenenza o meno al sottoambito, ma siamo in una fase di costruzione della questione, non ci sono delle scelte definitive in questo senso. In tali gruppi di lavoro, oltre alla presenza del BIM, devono essere raccolte tutte le informazioni, verificate le esigenze di ciascun Comune e avanzate le prime valutazioni propedeutiche alle discussioni di carattere politico, finalizzate successivamente alle decisioni di adesione o meno al sottoambito. Pertanto queste prese di posizione in questa fase sono del tutto premature, perché non si è ancora sviluppato un approfondimento tale da poter avere gli elementi qualificanti per stabilire se appartenere o meno a un sottoambito. Abbiamo un disegno provvisorio che individua questi sottoambiti, ma non c'è niente di coatto che stabilisce che per forza un Comune deve far parte di quel sottoambito. Le attività avviate dal BIM e il lavoro in corso presso i diversi gruppi comunali si pone, proprio come obiettivo, la valutazione dei livelli di efficienza, efficacia ed economicità del modello gestionale in corso di definizione.
Rispetto quindi al 2°quesito, che può essere sviluppato unitamente al 4°, la Regione, dove richiesto dal BIM, si limita a supportare il lavoro in atto, ma nel rispetto del dettato normativo che affida questa competenza prima ai Comuni e poi al BIM. Non abbiamo noi la competenza, se non siamo chiamati in causa da loro, di entrare nel merito della questione, salvo fare in modo che le loro determinazioni siano coerenti con i principi della legge. La Regione, da parte sua, con il piano di tutela delle acque ha delineato quanto di sua competenza in un allegato specifico le competenze dei diversi soggetti - BIM, Comuni e Associazioni di Comuni -, ha previsto una prima aggregazione per sottoambiti - rispetto alla quale i Comuni interessati devono effettuare le opportune valutazioni - e le indicazioni per l'aggregazione degli acquedotti privati. A tale proposito devono essere evidenziate ad esempio le elaborazioni effettuate dalla Comunità Evançon, in particolare per quanto riguarda i costi del servizio idrico, cioè l'Evançon è molto avanti, ha già fatto una serie di simulazioni, si sta dando dei tempi per vedere di perequare le tariffe nel sottoambito, con un'adesione quasi totale dei Comuni; certo, ci sono delle divergenze che vanno colmate fra quello che fa pagare un Comune piuttosto che un altro...
Vorrei fare una riflessione: non è l'accorpamento che genera l'aumento dei costi, bensì con l'accorpamento si assiste anche ad una definizione più puntuale dei servizi da erogare che non coincidono spesso con quanto prima fornito, ma proprio perché i Comuni non hanno la disponibilità finanziaria per fare tutti i servizi che dovrebbero fare... e mi fermo qui; quindi è attraverso la riorganizzazione che si va a dare un servizio qualitativamente ottimale, e potrei citare la pulizia periodica delle vasche, l'ispezione degli acquedotti, l'individuazione dei punti di criticità e la manutenzione delle apparecchiature idriche.
Un'ultima considerazione riguarda il fatto che è stato richiamato da lei, ma che si sente secondo qualcuno, per il quale questo processo porterebbe ad avere delle sovrastrutture costose, voglio ricordare che quell'individuazione provvisoria dei sottoambiti proposta dalla Regione, ha tenuto conto di evitare di creare nuovi apparati burocratici. L'autorità d'ambito è stata identificata con il Consorzio BIM, che esiste dal 1955, i sottoambiti abbiamo cercato di farli coincidere con le Comunità montane, compatibilmente con l'interconnessione delle reti e con le caratteristiche tecniche dei vari tipi di impianti, Comunità montane che sono enti locali già strutturati ed esistenti, la cui gestione è affidata ai sindaci, e laddove non possibile abbiamo cercato di recuperare le strutture consortili già esistenti da decenni.
Per quanto riguarda i costi e gli investimenti, in Valle d'Aosta gli investimenti rilevanti sono tutti stati fatti dalla Regione ovvero da soldi pubblici derivanti da programmi che, una volta, si chiamavano il FRIO e gli altri si chiamano il FOSPI. La quota parte degli investimenti a carico dei Comuni è del tutto residuale, quindi l'incidenza sulle tariffe potrebbe essere addirittura marginale, non è neppure uno degli elementi qualificanti, perché alla fine se gli acquedotti fossero ben mantenuti, avrebbero delle durate tali per cui questa quota sarebbe ininfluente. Questi sono gli elementi di risposta, sottolineando il fatto che siamo in una fase in evoluzione, non c'è niente di stabilito definitivamente, ma è in atto una serie di approfondimenti che danno luogo a quelle valutazioni che lei ha richiamato e per le quali la Regione non ha una posizione di chiusura, ma semmai la volontà di essere chiamata in causa in termini costruttivi.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Sostanzialmente siamo soddisfatti della risposta dataci dall'Assessore, anche se bisogna rimarcare 2 o 3 questioni.
Il dato positivo è sicuramente questa disponibilità a un confronto più ampio che non quello che si può fare in quest'aula, mi sembra di aver capito, questo è già positivo. In secondo luogo non mi sembra che ci sia un irrigidimento sul monitorare insieme l'attuazione dei programmi che verranno fatti nei vari sub-ATO che ci sono in giro per la Regione, quindi questo è del tutto positivo.
Alcune osservazioni; la prima: si spaccia per un valore legale la bozza di correttivo al codice ambientale, peraltro che ho anch'io trovato sul sito del Governo italiano, però ancora non fa fede dal punto di vista legislativo. Oggi il "152" è in vigore, comunque dà una tendenza che per un qualche periodo è andata avanti e credo che, conoscendo noi bene qual è la criticità delle situazioni di montagna, comunque quel segnale porta a una riflessione di cautela, a maggior ragione quando da alcuni Comuni emergono queste difficoltà, quindi direi che si deve lavorare sulla base di quello che c'è, poi quando arriveranno le nuove norme, ne prenderemo atto.
Secondo punto: stiamo andando verso una convenzione per il rinnovamento dello Statuto, credo che sarebbe bene infilare dentro lo Statuto anche il Servizio idrico integrato, come l'hanno le Province autonome di Trento e Bolzano, visto che non è così automatico che alla proprietà dell'acqua corrisponda anche l'avere competenze del movimento dell'acqua, anche ripartendo non solo dal decreto luogotenenziale, ma anche dalle bozze approvate dal "CNL" alta Italia del futuro Statuto di autonomia, perché credo che sia utile un richiamo al fatto di avere una forte autonomia da questo punto di vista.
Ci sono però 2 dati fondamentali su cui pretendiamo la massima vigilanza; il primo è il ruolo del BIM, cioè non vorremmo ritrovarci fra qualche mese di fronte a progetti per cui si dice: "ci sono degli investimenti tali per cui il pubblico non può soddisfare i progetti di riorganizzazione dei vari sub-ATO, quindi dobbiamo darlo ai privati". Il secondo, proprio per evitare che si verifichi questo, vigileremo poiché, se si deve andare a mettere in piedi delle aziende di gestione - perché questo comunque si renderà necessario in quanto, nel momento in cui ci sono tanti Comuni, diventa difficile in modo cooperativo gestire la situazione -, si prendano in considerazione le ipotesi delle agenzie specifiche - Agenzia regionale, Agenzia pubblica, ente regionale non a carattere economico come è l'agenzia dell'ARER piuttosto che altre cose - per gestire questo tipo di servizi o l'APS - Azienda pubblici servizi - di cui tra l'altro do un giudizio positivo rispetto a quello che sta facendo in altri sistemi simili. Perché questo? Proprio per andare sul filo di un ragionamento che viene fatto in molte parti d'Europa gestite da forze politiche di Centro-Sinistra, che è quello di dire: "attenzione, è vero che occorre razionalizzare i servizi pubblici, ma questo non vuol dire svenderli ai capitali privati". Questa è una differenza su cui credo che si possa tranquillamente lavorare insieme e ci auspichiamo di poterlo fare.