Objet du Conseil n. 3164 du 14 avril 2003 - Resoconto
OGGETTO N. 3164/XI Predisposizione di iniziative per l'incentivazione del telelavoro da parte delle amministrazioni pubbliche. (Interpellanza)
Interpellanza Venuto a conoscenza dell'articolo 4 della legge nazionale n. 191 del 16/06/98 che, allo scopo di razionalizzare l'organizzazione del lavoro, autorizza le pubbliche amministrazioni a utilizzare metodologie di lavoro a distanza;
Preso atto che il Comune di Montjovet ha recentemente deciso di avviare, in via sperimentale, un progetto di telelavoro;
Tenuto conto che in diverse regioni italiane esistono delle leggi con le quali viene incentivato il ricorso al telelavoro;
Rilevato altresì che il telelavoro può rappresentare una nuova e diversa modalità di impiego soprattutto nelle zone di montagna, dove gli spostamenti e le comunicazioni sono resi più difficoltosi e lenti rispetto ad altre realtà ambientali;
Sottolineato anche il fatto che il lavoro a distanza potrebbe accogliere le istanze occupazionali provenienti dal mondo femminile, poiché molte donne hanno l'esigenza di esercitare un'attività retribuita pur senza venir meno agli impegni domestici e materni, nonché permettere ai disabili, in cerca di occupazione o che già stanno lavorando, di espletare al meglio la loro attività lavorativa, rendendola più agevole e limitando gli spostamenti;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
la Giunta regionale per sapere:
1) se esistono nella vigente normativa regionale disposizioni che incentivano il ricorso al telelavoro;
2) se, a seguito delle risultanze dell'esperimento di telelavoro messo in atto dal Comune di Montjovet, ritiene opportuno valutare la possibilità, nella prossima legislatura, di predisporre un apposito disegno di legge, finalizzato a promuovere fortemente l'esperienza occupazionale del telelavoro;
3) in caso di risposta negativa, quali sono le motivazioni che ostacolano la messa a punto di un apposito programma di telelavoro in Valle d'Aosta, e quali sono gli intendimenti conseguenti a tale diniego nell'ottica di un piano di potenziamento e miglior utilizzo del mercato del lavoro valdostano.
F.to: Lanièce
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) Il telelavoro, ovvero l'utilizzo a distanza a scopo lavorativo di reti telematiche private o pubbliche connesse fra loro senza che il dipendente possa muoversi dalla propria abitazione, è da alcuni anni transitato dalle opzioni occupazionali di alcune aziende private all'attenzione degli enti pubblici. Esso, in effetti, rappresenta una pratica alternativa, come spiegò quasi due anni fa anche una pubblicazione periodica pubblicata dalla Regione, del modo di progettare, organizzare, svolgere il lavoro in maniera tradizionale, modalità incentrata sulla possibilità di ribaltare i vincoli della distanza fra il domicilio dell'impiegato e il luogo di lavoro, traducendolo in opportunità occupazionali organizzative, nonché di miglioramento della qualità della vita.
Dal punto di vista legislativo, è stata emanata una legge nazionale, la n. 191/1998, che incoraggia le amministrazioni pubbliche, allo scopo di razionalizzare l'organizzazione del lavoro e di realizzare economie di gestione attraverso l'impiego flessibile delle risorse umane, ad avvalersi di forme di lavoro a distanza. La legge prevede che in ogni momento il dipendente possa far ritorno alla sede originaria e lascia all'ente pubblico determinare le modalità per la verifica dell'adempimento della prestazione lavorativa. A tale scopo la norma prevede la destinazione di fondi di bilancio per l'installazione di computer e collegamenti telefonici e telematici utilizzabili dai dipendenti pubblici i quali, a parità di salario, potranno effettuare le loro prestazioni lavorative in luogo diverso dalla sede abituale, ad esempio a casa propria.
Mentre alcune regioni si stanno attivando in tale direzione attraverso la predisposizione di leggi che incentivano il ricorso al telelavoro, a quanto mi risulta, in Valle, in attesa che anche la nostra Regione valuti la necessità di presentare un disegno di legge in merito, si è mosso per primo un comune che ha deciso di avviare in via sperimentale un progetto di telelavoro. È il caso di una dipendente dell'Ufficio tributi del Municipio di Montjovet, primo Comune valdostano a sperimentare il telelavoro: l'impiegata abita nel Comune di Valtournenche a 31 chilometri dal luogo di lavoro. A quanto mi risulta, l'esperimento di Montjovet ha sortito finora esiti più che positivi; la dipendente dell'ufficio comunale lavora a casa solo due giorni alla settimana, collegata a un terminale in rete con il server del comune e svolge i normali compiti di ufficio che abitualmente sono la sua occupazione sul luogo del lavoro. Il doppio vantaggio è dato dal fatto che l'impiegata non ha costi di trasferimento dall'abitazione al luogo di lavoro, inoltre risparmia una notevole quantità di tempo; il comune ci guadagna perché riduce il rischio di assenza, risparmia sui buoni mensa e dispone di attrezzature informatiche lasciate libere in loco dalla dipendente; inoltre, poiché l'impiegata risparmia tempi e costi, le è stato chiesto, a buon titolo, un aumento di produttività del 10 percento.
Detto ciò, riprendendo il discorso generale, penso che sia facilmente immaginabile quali vantaggi potrebbe portare in futuro la scelta dell'utilizzo del telelavoro nell'Amministrazione regionale e in altri enti pubblici, vantaggi basati su situazioni diverse, quali ad esempio sul rapporto fra l'ufficio pubblico e una dipendente madre di famiglia, che magari abita in zone di montagna e comunque lontane dal luogo di lavoro, come è possibile in Valle d'Aosta. Un'organizzazione domestica, che non trascurasse gli obiettivi di produttività e gli impegni occupazionali richiesti dall'ente pubblico, permetterebbe alla dipendente di svolgere il suo lavoro, di ottimizzare il resto del tempo per le sue attività private, armonizzando il lavoro con la vita familiare e facilitando automaticamente l'approccio quotidiano al lavoro. Anche in questo caso i vantaggi per l'ente resterebbero immutati.
Questo discorso vale senz'altro anche per i lavoratori disabili, per i quali le difficoltà di spostamento e la salute cagionevole possono costituire motivo di grande difficoltà ad ottemperare agli obblighi lavorativi - con conseguente possibile dispersione inutile di energie e perdita della stima e della valorizzazione personale da parte del dipendente -, nonché, a seguito delle maggiori difficoltà dovute proprio alla disabilità, un possibile minor funzionamento dell'ufficio pubblico. Il telelavoro può essere considerato inoltre una nuova possibilità di lavoro per i disoccupati, che con le modalità organizzative ordinarie non potrebbero partecipare alle opportunità occupazionali tradizionali, riducendo quindi gli ostacoli alla loro mobilità e favorendo l'incontro fra domanda e offerta lavorativa. Da ciò si evidenziano tutti gli indubbi vantaggi del telelavoro, modalità occupazionale non vincolata al tempo e allo spazio, ma dipendente dai risultati e adeguata al personale ritmo di vita del dipendente. Con l'impiego del telelavoro il miglioramento delle capacità e della rendita lavorativa di soggetti, precedentemente svantaggiati, corrisponde al miglioramento della qualità della vita degli stessi dipendenti, che dal loro nuovo tipo di organizzazione lavorativa trarranno nuovi stimoli a migliorare le loro produttività e il loro rapporto con l'ente, ove sono impiegati. Ecco perché, nell'ottica sempre sostenuta dall'Amministrazione regionale di un potenziamento delle produttività e di un miglior utilizzo del mercato del lavoro valdostano, il telelavoro offre oggi una nuova possibilità assolutamente non trascurabile di impiego di tutta quella forza di lavoro che, spesso anche svantaggiata per motivi legati all'asperità del territorio e alle particolari condizioni ambientali della nostra Regione, resta in Valle d'Aosta relegata ai margini del rendimento professionale e dei settori professionali di sviluppo.
Questa mia iniziativa quindi si pone come obiettivo primario la richiesta di un maggior coinvolgimento politico, per attuare in un prossimo futuro un'espansione dell'impiego del telelavoro nei diversi settori lavorativi degli enti pubblici valdostani, al fine di migliorare sensibilmente e rendere più comunicativo il rapporto ente-dipendente e soprattutto di incrementare la produttività dei comparti occupazionali pubblici, anche da parte degli impiegati più svantaggiati. Proprio per questo ho chiesto con questa interpellanza: "se esistono nella vigente normativa regionale disposizioni che incentivano il ricorso al telelavoro", "se, a seguito anche delle risultanze dell'esperimento di telelavoro messo in atto dal Comune di Montjovet, ritiene opportuno valutare la possibilità, nella prossima legislatura, di predisporre un apposito disegno di legge, finalizzato a promuovere fortemente l'esperienza occupazionale del telelavoro" o altrimenti, "in caso di risposta negativa, quali sono le motivazioni che ostacolano la messa a punto di un apposito programma di telelavoro in Valle d'Aosta…".
Visto anche che in altre regioni italiane il telelavoro sta diventando oggetto di normative specifiche, ritengo opportuno che nella prossima legislatura, nell'ambito degli obiettivi relativi al mondo del lavoro, la Giunta regionale predisponga un disegno di legge, che consenta di elevare il telelavoro al rango di valida alternativa occupazionale per tutti quei lavoratori che, per motivi personali e territoriali, oggi incontrano difficoltà nell'ottemperare alle proprie mansioni quotidiane.
Président La parole à l'Assesseur à l'industrie, à l'artisanat et à l'énergie, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) Innanzitutto ringrazio il Consigliere Lanièce per quanto ha detto sulla questione del telelavoro in termini di carattere generale.
Premetto che, visto il mandato temporale limitato che abbiamo, non siamo nelle condizioni di poter interferire rispetto a quello che deciderà la prossima legislatura. È altrettanto vero che, come tutti sappiamo, il Piano di politica del lavoro è stato prorogato per un anno: sicuramente nel prossimo Piano di politica del lavoro il telelavoro dovrà avere una propria collocazione specifica.
Per quanto concerne la prima domanda, l'attuale Piano triennale di politica del lavoro prevede al macrobiettivo n. 4, relativo alla possibilità di fornire pari opportunità alle persone svantaggiate, la possibilità di finanziare la creazione di posti di telelavoro - questo vale per l'amministrazione pubblica e per le imprese private - fino a un massimo di 20 milioni di lire. Questo tipo di possibilità oggi non è stata utilizzata né da enti pubblici, né da aziende private.
Per quanto riguarda l'esperimento del Comune di Montjovet, questo è un esperimento che, come veniva ricordato, concluderà la sua sperimentazione alla fine del mese di maggio di quest'anno, quindi attendiamo ancora qualche tempo per avere i dati finali, ma indubbiamente le anticipazioni che il Consigliere Lanièce ha voluto fare sono condivisibili. Credo quindi che si debba continuare su una strada di questo genere.
Ritengo anche che, fra i diversi cambiamenti portati dalla diffusione delle nuove tecnologie, il telelavoro è quello che sta suscitando grandi aspettative e notevoli speranze, perché può rappresentare nuove forme di occupazione - come ha ricordato il Consigliere Lanièce -, conciliando il tempo di vita e il tempo di lavoro, quindi una migliore qualità della vita. Di conseguenza molte persone in cerca di occupazione, fra cui diverse donne che intendono rientrare nel mercato del lavoro o giovani al termine della carriera scolastica, si guardano intorno alla ricerca di opportunità di utilizzare il telelavoro, però devo dire che si scontrano con realtà non facili.
Per dare qualche dato, secondo stime della Commissione europea, i telelavoratori in Italia nel 1999 erano 320.000, l'1,8 percento della forza lavoro, nel 1997 erano 250.000; malgrado questo incremento, l'Italia è al terz'ultimo posto fra i Paesi europei, seguita solo dalla Grecia e dalla Spagna. Al primo posto c'è l'Olanda con il 18 percento di persone che utilizzano il telelavoro, gli Stati Uniti il 3 percento, la Danimarca l'11,8 percento. Nel nostro Paese e nella nostra Regione di conseguenza c'è molto da fare.
Quali sono le difficoltà che si incontrano? Sul piano dell'impresa privata un'inchiesta che è stata fatta in 15.000 grandi imprese, in otto Paesi europei, dice che il 23 percento dei manager italiani vedono grandi possibilità di cambiamento nella direzione del telelavoro, a fronte invece del 53 percento in Gran Bretagna e il 34 percento in Germania. Nel nostro Paese ci sono problemi da superare sul piano dell'organizzazione del lavoro. In Italia il peso della grande industria è più basso di quanto non lo sia negli altri Paesi europei, nel senso che le imprese superiori a 500 addetti in Italia sono il 15 percento della forza lavoro: pensate che nel 1980 rappresentavano il 30 percento della forza lavoro, quindi sono dimezzate in poco più di vent'anni, mentre in Germania le grandi imprese occupano il 56 percento degli addetti e in Francia il 43 percento. Il nostro quindi è un Paese in cui è diffusa la piccola e media impresa, che però comporta svantaggi sul piano di una divisione del lavoro che è meno parcellizzata rispetto alle grandi imprese, quindi presenta maggiori difficoltà nell'utilizzo di telelavoro.
Non sono solo le grandi imprese che devono rispondere a questo problema; in effetti, dal 1995 ad oggi, sono stati firmati diversi accordi fra imprese e sindacato, ma la possibilità per un dipendente o per un neo assunto di optare per questa forma di lavoro rimane remota, perché l'organizzazione del lavoro nelle aziende non ha subito quei sostanziali cambiamenti che rendono praticabile il telelavoro, se si continua a controllare i lavoratori attraverso il tempo e quindi la quantità reale o presunta di lavoro, piuttosto che attraverso il raggiungimento degli obiettivi… Mettendo al centro la qualità del lavoro, sicuramente sarà possibile ottenere risultati in questa direzione. Se l'innovazione non passa nelle aziende, il problema è ancora più evidente nella Pubblica amministrazione, un settore che potrebbe diventare trainante per la diffusione del telelavoro. Ci sono alcuni casi isolati di progetti pilota, sperimentazioni, ma siamo ancora lontani dal poter vedere dei cambiamenti diffusi che possano far salire significativamente i numeri, che sono sicuramente bassi.
Una considerazione può essere fatta in merito alle situazioni in cui il telelavoro è stato introdotto all'interno dei processi di ristrutturazione aziendale per contenere i costi e così, prima che questa forma si dispieghi in modo ampio, se ne possono vedere i benefici, ma possiamo anche vedere alcuni limiti. I lavoratori o le lavoratrici, che non hanno scelto, ma si sono visti imporre il telelavoro, subiscono il cambiamento e si sentono privati delle relazioni professionali, degli strumenti e degli spazi di lavoro di una chiara linea di demarcazione tra il tempo di lavoro e il tempo privato, come ha denunciato una lavoratrice di Infocamere, in un convegno a Prato nell'ambito della "Settimana europea del telelavoro", che ha asserito di sentirsi isolata, maggiormente sfruttata e non più in grado di negoziare con l'azienda in un ambito collettivo. Vi sono quindi anche dei limiti dal punto di vista dell'utilizzazione. Proprio per i lavoratori e le lavoratrici autonomi si pone il grande problema dell'accesso al telelavoro, soprattutto per chi non ha relazioni di lavoro consolidate; cercare da subito un'attività da svolgere a distanza è molto complesso e molti cadono in un equivoco: cercano nel telelavoro un'occupazione in cui possano esprimere le proprie capacità, indipendentemente dalla forma che questa occupazione può assumere. In realtà, la diffusione delle tecnologie dell'informazione ha creato nuove professioni e richiede nuove competenze, che possono esprimersi anche in questa nuova forma di lavoro. Ora, come sempre, può essere utile guardare ai Paesi che sono più avanti di noi sul piano della sperimentazione, per vedere come questi processi innovativi si sono sviluppati, ma sicuramente il mercato del lavoro italiano e regionale ha caratteristiche proprie che necessitano di un adattamento di modelli provenienti dall'esterno.
Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, è stato sottoscritto nel marzo 2000 un accordo quadro sul telelavoro nelle pubbliche amministrazioni, in attuazione della legge n. 191/98. Con tale accordo le parti hanno convenuto sulla potenzialità positiva del telelavoro sia sul piano sociale che economico e sul fatto che necessitano appropriati strumenti e regole, ovvero è necessario assicurare alla Pubblica amministrazione la concreta possibilità di avvalersi funzionalmente di tale forma di flessibilità lavorativa, al lavoratore di scegliere una diversa modalità di prestazione del lavoro, che salvaguardi in modo efficace il sistema di relazioni personali e collettive espresse nelle sue legittime aspettative in termini di formazione e crescita professionale, senso di appartenenza, socializzazione, informazione e partecipazione al contesto lavorativo e alla dinamica dei processi innovativi. Ciò ha portato in ambito pubblico alla sperimentazione di alcuni progetti, sui cui risultati è aperto un ampio dibattito.
Spetterà al prossimo Consiglio Valle decidere cosa realizzare nel corso della prossima legislatura. Credo però che non si tratti solo di fare una legge per il telelavoro - cosa che non si può escludere in assoluto -, quanto piuttosto di proseguire lungo un percorso seguito in questi anni, un percorso che forse non è stato troppo evidenziato, che ha portato a sostanziali modificazioni alla stessa progettualità di una diversa organizzazione del lavoro: semplificazione normativa, semplificazione dei procedimenti, sussidiarietà, realizzazione del comparto unico, sportello unico per le attività produttive, realizzazione di autostrade a fibre ottiche a banda larga - iniziativa per la quale è possibile utilizzare Internet a costi ridotti sia per le aziende, che per il settore pubblico, che per i privati -, collegamenti wireless, specialmente per la nostra che è una regione di montagna. L'insieme di questi passaggi, in parte realizzati o definiti nelle linee principali durante questa legislatura, consentirà, anche nell'ambito del comparto unico regionale, di concerto con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, di individuare quelle professionalità che in toto o parzialmente potranno svilupparsi nell'ambito del telelavoro, considerando questa come un'opportunità da svilupparsi nella nostra Regione.
Si dà atto che dalle ore 10,49 presiede il Vicepresidente Aloisi.
Presidente La parola al Consigliere Lanièce.
Lanièce (SA) Prendo atto della risposta dell'Assessore. Questa interpellanza infatti è stata proprio presentata in un'ottica propositiva, finalizzata a discutere di un'opportunità che potrà e dovrà essere meglio sviluppata nella prossima legislatura tramite la predisposizione di un apposito disegno di legge, visto che, come ho detto nel mio intervento precedente, alcune regioni si sono già attivate nel frattempo - ad esempio la Regione Basilicata, l'Emilia Romagna, il Friuli - con la predisposizione di normative che vanno ad incentivare l'utilizzo del telelavoro nella Pubblica amministrazione.
E tutto ciò proprio per venire incontro a quei soggetti che sono più "collegati" con il telelavoro: il mondo femminile - in quanto potrebbe permettere di conciliare la vita familiare con il mondo del lavoro -; le persone che, in regioni come la nostra, hanno difficoltà di spostamento per la morfologia del territorio, ma soprattutto i disabili e, visto che quest'anno è stato proclamato "Anno europeo dei disabili", questo rappresenterebbe un segnale importante da parte di una Regione che spesso dimostra di essere al passo con i tempi.
Penso che ci debba essere la volontà al più presto da parte del futuro Consiglio regionale di porre mano a una discussione, in modo da poter anche noi come Regione predisporre un apposito disegno di legge sul telelavoro, tenuto conto anche che abbiamo la possibilità di sfruttare i risultati dell'esempio attuato in via sperimentale dal Comune di Montjovet. In questa ottica invito il futuro Governo regionale a verificare la possibilità di predisporre un'apposita normativa in materia proprio per far fronte alle problematiche sempre più urgenti che esistono nel mondo del lavoro.