Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 3099 du 19 mars 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 3099/XI Programma di controllo della popolazione del cinghiale in Valle d'Aosta. (Interpellanza)

Interpellanza Premesso:

- che la Giunta regionale ha approvato un programma di controllo della popolazione del cinghiale, prevedendo la cattura e l'abbattimento di 610 esemplari nel 2003;

- che tale "caccia di controllo" è effettuata da personale del Corpo Forestale regionale con l'eventuale collaborazione delle guardie venatorie volontarie, dei proprietari e dei conduttori dei fondi interessati dai danni (purché in possesso del porto d'armi) o dei cacciatori esperti;

- che il personale forestale esercita tale attività venatoria anche in periodi in cui è vietata la caccia al cinghiale, senza alcuna distinzione tra i capi coinvolti (maschi, femmine, cuccioli);

- che il personale forestale effettua numerosi abbattimenti durante le ore notturne, utilizzando armi sofisticate e visori a sistemi infrarossi, grazie a "deroghe" amministrative in forte contrasto con le comuni regole che disciplinano la caccia;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore delegato per sapere:

1) per quali ragioni la "caccia di controllo" del cinghiale prevede, in Valle d'Aosta, modalità che sono in palese deroga rispetto alla disciplina normativa che regolamenta l'attività venatoria;

2) per quali ragioni la "caccia di controllo? del cinghiale non dispone una selezione di capi abbattibili, distinguendo tra maschi, femmine e cuccioli, secondo quel comune senso etico che disciplina l'attività venatoria;

3) qual è il costo complessivo sostenuto dall'Amministrazione regionale per fare fronte a tale attività venatoria "atipica" e a quanto ammontano i proventi derivanti dalla vendita dei capi abbattuti;

4) se, per limitare la diffusione demografica del cinghiale, non intenda ampliare il periodo del prelievo venatorio e/o riservare agli stessi cacciatori l'attività di controllo della specie, come già avviene in altre regioni italiane.

F.to: Tibaldi - Frassy

Président La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (FI) Pur non essendo cacciatore, questa interpellanza mi ha offerto l'opportunità di addentrarmi in quella selva di norme e di meccanismi complessi che regolamentano la caccia, l'attività venatoria, e di scoprire situazioni che sono paradossali, come quella che si intende evidenziare con la presentazione di questo documento.

L'Assessore ben sa che in questi anni la fauna selvatica ha visto l'aumento di determinate specie animali e la diminuzione di altre specie: fra quelle che sono aumentate, figura senz'altro il cinghiale. L'incremento di questa specie, causato dall'abbandono della campagna, dall'infoltirsi dei boschi e, soprattutto, dall'eccessiva riproduzione di questo animale, ha causato in poco tempo una notevole diffusione di questi ungulati in buona parte della regione. È così che - guardando il calendario venatorio - scopriamo che è consentita la caccia al cinghiale secondo modalità e termini che sono tassativi. Si prevede la cosiddetta "caccia vagante" dal 24 ottobre al 23 novembre 2002, si prevede poi la caccia in battuta dal 30 novembre 2002 al 27 gennaio 2003, che è una caccia organizzata in squadre, le quali possono effettuare il prelievo solo nelle zone geografiche individuate dall'Assessorato e osservando modalità che, a nostro avviso, sono degne della più complessa burocrazia.

Scorgevo qui, sfogliando il calendario venatorio, che per una caccia in battuta, per esempio, vi sono dei capi battuta e dei vice capi battuta che devono avere un attestato di riconoscimento regionale, devono presentare apposite domande per iscrivere la propria squadra, devono dare l'elenco nominativo e i dati anagrafici di tutti i componenti la squadra; che esiste un registro regionale delle squadre al cinghiale, esiste un "carnet de chasse" per la caccia speciale al cinghiale e che, per effettuare una battuta, occorrono delle situazioni ancora più particolari, cioè un numero preciso di cacciatori non inferiori a venti; che questa squadra può essere accompagnata da soggetti con arma e soggetti senza arma, che entro le ore 12 del giorno antecedente la battuta deve essere depositato un modulo presso la stazione forestale competente per territorio, e che questo modulo deve essere conservato anche nelle tasche del capo battuta; infine, che il territorio ove avviene la battuta deve essere adeguatamente delimitato con cartelli. Insomma è un campionario di burocrazia. La stagione venatoria 2002-2003 si è conclusa con l'abbattimento di 411 cinghiali, di cui 116 in caccia vagante e 295 nella caccia in battuta. I capi che popolano il nostro territorio sono tuttavia molti; di conseguenza, questo numero di 411 animali abbattuti, malgrado il prelievo venatorio, sta a significare che il flagello persiste, specie per gli agricoltori che subiscono l'opera devastante dei cinghiali, e quindi il problema è quello di contenere il numero di questi animali.

L'Ufficio regionale per la fauna selvatica della Direzione del Corpo forestale ha predisposto un piano di gestione pluriennale della specie cinghiale per il periodo che va dal 2001 al 2005, piano volto a realizzare il contenimento della specie. È stata prima delimitata un'apposita area a caccia specifica nella zona di Nus e poi è stato predisposto un elenco regionale dei conduttori di cani da girata e coadiuvanti ai piani di controllo della specie cinghiale. L'intervento pubblico per controllare la specie è monumentale, ma dimentica che esistono anche i cacciatori i quali possono essere di prezioso ausilio: è questo, secondo noi, l'aspetto contraddittorio che vogliamo sottolineare alla Vostra attenzione.

Recentemente la Giunta ha approvato un programma di controllo della popolazione del cinghiale che prevede la cattura e l'abbattimento di 610 esemplari nel 2003 e, con analoga deliberazione, ha provveduto l'anno precedente, stabilendo l'abbattimento di 530 capi. Facciamo subito una considerazione, Assessore: fermo restando che sulle necessità del controllo demografico di questo animale siamo tutti d'accordo, il numero di capi abbattuti o che saranno abbattuti durante le operazioni di controllo della specie (610), è di gran lunga superiore a quello dei capi abbattuti durante la stagione di caccia (411). È un bilancio che qualche funzionario regionale giudica soddisfacente, ma che lascia l'amaro in bocca a molti cacciatori, perché le guardie forestali abbattono più cinghiali dei cacciatori! Questa caccia di controllo, predisposta con la deliberazione che citavo prima, è effettuata da personale del Corpo forestale regionale, con l'eventuale collaborazione delle guardie venatorie volontarie, dei proprietari e dei conduttori dei fondi interessati dai danni, purché in possesso del porto d'armi, o dei cosiddetti "cacciatori esperti".

Seconda riflessione: perché, come avviene in altre regioni, non si può ampliare il periodo di prelievo venatorio onde consentire ai cacciatori di abbattere un numero superiore di cinghiali? Non si potrebbe estendere il periodo di libera caccia al cinghiale per tutta la durata del calendario venatorio almeno in modo continuativo da metà settembre fino a fine gennaio? Ai cacciatori - che sono il soggetto destinatario della normativa complessa a cui facevo cenno all'inizio - si continuano a chiedere esosi pagamenti per corsi, iscrizioni, carnets di caccia, permessi, e quant'altro; ciò nonostante il loro numero è in diminuzione, ciò nonostante le loro funzioni vengono mortificate perché si vedono sostituiti dalle guardie forestali. È un sintomo di malessere, che è stato anche denunciato sui giornali, è stato sicuramente segnalato agli organismi competenti del Comitato caccia e, secondo noi, dovrebbe indurvi a pensare che qualcosa non stia più funzionando.

Il personale forestale esercita tale attività anche in periodi in cui è vietata la caccia al cinghiale, dal momento che il prelievo di controllo può essere effettuato anche oltre quei termini ristretti, di cui dicevo, per la battuta e per la caccia vagante e senza alcuna distinzione fra i capi coinvolti: vengono cioè uccisi maschi, femmine e cuccioli. Naturalmente c'è anche un'etica venatoria che prevede che una femmina gravida non venga uccisa, anzi l'uccisione di un capo di questo tipo viene sanzionata pesantemente. Il personale forestale effettua numerosi abbattimenti durante le ore notturne, utilizzando armi sofisticate e visori altrettanto sofisticati - mi è stato detto a raggi infrarossi - grazie a deroghe amministrative in forte contrasto con le comuni regole che disciplinano la caccia.

Qui si innesta allora una terza considerazione. L'attività di controllo viene esercitata in tempi e modalità differenti dall'attività venatoria: perché sono ammesse queste deroghe? Caso unico in tutta Europa, le nostre guardie forestali insieme a una piccola élite di cacciatori - che sono i cosiddetti "cacciatori esperti" - possono cacciare tutto l'anno e in qualsiasi ora della giornata, magari con attrezzature ai limiti della legge - se non fuori legge - e con metodi disumani, anche in prossimità di centri abitati. Ciò assomiglia al bracconaggio e, specie di notte, c'è il rischio che certi comportamenti causino anche incidenti.

Di qui la nostra interpellanza, per conoscere, oltre quanto ho segnalato, qual è il costo complessivo sostenuto dall'Amministrazione regionale per far fronte a tale attività venatoria atipica e perché essa possa essere delegata ai cacciatori stessi. Ci preme sapere quindi anche qualche dato su quella che è l'attività delle guardie forestali. Sappiamo che i danni provocati alle coltivazioni sono indennizzati dall'Amministrazione regionale, però si aggiungono spese, cioè vi è esborso di soldi pubblici, che sono destinati a pagare la caccia di controllo effettuata dalle guardie forestali. Il responsabile dell'Ufficio regionale della fauna selvatica esprime soddisfazione per i risultati ottenuti: sono risultati che però costano alle tasche dei Valdostani e che lasciano l'amarezza in bocca ai cacciatori, poiché è loro fortemente limitata la caccia al cinghiale, nonostante esso continui a restare un flagello.

Il tempo a mia disposizione è scaduto; avevo qualcos'altro da aggiungere, mi riservo di dirlo in sede di replica.

Président La parole à l'Assesseur à l'agriculture et aux ressources naturelles, Perrin.

Perrin (UV) Per quanto riguarda la caccia al cinghiale, il Consigliere Tibaldi ha delineato un quadro esatto dicendo, nelle premesse, di quale flagello si tratti per la presenza eccessiva sul territorio di questa specie, che crea seri danni all'agricoltura e che crea preoccupazioni anche di natura sociale nella popolazione che vive in Valle d'Aosta.

È quindi un problema di caccia, ma non solo, e questo problema del contenimento della specie del cinghiale è stato preso in seria considerazione, sia nella predisposizione del calendario venatorio, sia nella preparazione dei cacciatori. Infatti questa caccia è relativamente recente in Valle d'Aosta, visto che la specie prima non era presente, quindi c'è stata la necessità di preparare il mondo venatorio ad affrontare questo tipo di caccia diverso dalla caccia tradizionale. Ecco perché una serie di corsi preparatori sono stati predisposti a questo scopo.

Ripeto, il calendario venatorio è quello che regola la caccia al cinghiale; qui noi parliamo, invece, di controllo della popolazione del cinghiale. Infatti questo controllo è previsto all'articolo 18 della legge regionale n. 64/1994. L'articolo in questione, prevede infatti che la Giunta possa adottare misure volte alla cattura e all'abbattimento di esemplari di specie, che siano causa di alterazione dell'equilibrio naturale o di danni alle produzioni agroforestali nei periodi tecnicamente più idonei, anche al di fuori del periodo venatorio. Non si tratta dunque assolutamente di una pratica fuori legge. Tale attività demandata alla Regione quale gestore del patrimonio faunistico, è definita dalla normativa con il termine specifico di "controllo della fauna selvatica", ed è nettamente distinta da quella che è la caccia vera e propria.

Con il termine "controllo" si indicano tutte le misure adottate per limitare l'interferenza negativa esercitata da una determinata specie: in questo caso il controllo si riferisce al cinghiale, la cui presenza eccessiva determina un'interferenza negativa nei confronti dell'uomo e delle sue attività; può causare problemi sanitari o di sicurezza pubblica oppure danni all'attività agricola o alle risorse naturali. Questo per spiegare in modo chiaro il concetto di controllo. Per questo motivo, ribadisco, il controllo differisce in maniera netta dall'esercizio venatorio, attività, quest'ultima, che invece trova i suoi presupposti nello "sfruttamento" delle popolazioni selvatiche; ecco perché, quando attuiamo il controllo di una specie non lo facciamo dei piani di abbattimento che tengano conto delle classi di età come lo si fa per le altre specie, dove si cerca di ottenere o mantenere un equilibrio. Ecco perché qui non si tiene in conto l'utilizzo di prelievi selettivi e tutto quello che è abbattibile, visto che si tratta di un controllo, si abbatte; questo è un altro aspetto importante da sottolineare ed è la differenza fra una caccia programmata e quella che invece è un'attività di controllo, un controllo - ripeto - che vuole andare verso un contenimento radicale di questa specie. Il controllo è quindi assimilabile ad un'attività di polizia faunistica e viene pertanto esercitato in tempi e con modalità che esulano da quelli impiegati durante l'attività venatoria.

Per questi stessi motivi il personale del Corpo forestale della Valle d'Aosta, a cui spettano in prima istanza le catture e gli abbattimenti della specie oggetto di controllo, può operare anche nelle ore notturne. Fra l'altro, non è un caso che alcune operazioni siano condotte nelle ore notturne, essendo note le abitudini crepuscolari di questa specie; è proprio in queste ore che l'attività di controllo, effettuata mediante appostamenti "ad hoc" nelle aree in cui sono segnalati danni o evidenti tracce di ripetuti passaggi dei selvatici, ha maggiore "chances" di essere efficace.

La normativa prevede anche che l'adozione di un'attività di controllo sia preventivamente sottoposta all'esame dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, l'ente che dà un parere tecnico sia sul calendario venatorio, sia sul programma di controllo; ente che ha espresso parere favorevole al piano di gestione pluriennale della specie cinghiale predisposto dagli uffici competenti dell'Amministrazione regionale. Il piano stabilisce anche le diverse modalità che possono essere adottate nell'attività di controllo, dalle catture ad opera del personale forestale tramite apposite trappole autoscattanti, agli abbattimenti individuali con l'utilizzo della carabina di calibro adeguato, provvista di ottica di mira e con l'ausilio di un faro nel caso di intervento notturno, fino all'impiego delle girate e delle altane. Per quanto riguarda i costi dell'attività di controllo e dei proventi, posso indicarvi i dati relativi al 2002, anno in cui sono stati abbattuti con operazioni di controllo 388 cinghiali, di cui 141 abbattuti dal Corpo forestale e ceduti a titolo oneroso per un introito di 14.873 euro, mentre 23 animali sono invece i capi che, essendo stati abbattuti dai proprietari, dai conduttori dei fondi e dai cacciatori esperti, sono stati lasciati a disposizione degli stessi quali contributo forfetario per la collaborazione prestata. Con la collaborazione dei cacciatori che intervengono o in una girata o negli appostamenti insieme al Corpo forestale, sono notevoli - questo dato è significativo: 233 su 388 - i cinghiali comunque abbattuti dai cacciatori e i cacciatori poi li hanno potuti utilizzare, mentre 14 capi sono stati distrutti perché non idonei per l'alimentazione umana. Anche qui è da osservare che ogni capo viene analizzato dal punto di vista sanitario prima di essere messo in commercio. Si tratta di procedure e modalità stabilite dalla deliberazione di approvazione dell'attività di controllo.

Le ore impiegate dagli agenti del Corpo forestale della Valle d'Aosta per la medesima attività sono state, nel corso dello stesso anno, 5384. È vero che è uno sforzo notevole in un anno; abbiamo insistito proprio sul 2002, visto l'aumento della specie e il continuo richiamo da parte di chi ha avuto danni alla necessità di un'opera di controllo puntuale, ed è stato dato un indirizzo a tutte le stazioni forestali perché si ponesse particolare attenzione a questa calamità: si tratta di un obiettivo politico che ha dato i suoi risultati, risultati che sono leggibili nei dati che le ho fornito. Mi sembra fuori luogo l'utilizzo di termini quali "proventi", perché non si tratta di attività venatoria atipica, né di un'attività a scopo di lucro. Infine, per quanto riguarda la durata dell'attività di controllo, il periodo attualmente utilizzato è quello massimo consentito dalla legislazione vigente.

Per quanto riguarda i cacciatori, questi partecipano all'attività di controllo, anzi noi abbiamo sollecitato anche il Corpo forestale attraverso le stazioni distaccate di interessare sempre più i cacciatori a questa attività oltre ai proprietari e quando parliamo di proprietari di terreni abbiamo esteso questo concetto ai proprietari di terreni all'interno di un consorzio, vista la particolare natura della nostra proprietà fondiaria. Quindi, il personale del Corpo forestale, che è ufficialmente incaricato degli abbattimenti, può avvalersi di queste categorie e possiamo affermare di poter contare su una collaborazione sempre maggiore.

Président La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (FI) Pur non essendo cacciatore, Assessore, non posso dichiararmi soddisfatto, e ancora più di me non saranno soddisfatti i cacciatori, i quali, se non reclutati come "esperti" e se non proprietari di fondi, sono sistematicamente esclusi da una congrua opportunità che verrebbe loro offerta di cacciare il cinghiale. In sede di illustrazione dell'interpellanza, parlavo di "paradossi".

Il paradosso è proprio questo, Assessore: poiché il cinghiale è una specie animale esistente da pochi anni all'interno del nostro territorio regionale, in Valle ci sono cacciatori che necessitano di frequentare corsi, preparazioni, affinché possano affrontare l'animale. Sono corsi, preparazioni, spese - come dicevo prima - modalità burocratiche esose, che vengono loro imposti da leggi, dal calendario venatorio e poi, quando ci troviamo in un caso come questo, di eccesso numerico di una specie animale, l'attività di selezione viene svolta da altri!

Lei, Assessore, ha fatto una sottile disquisizione su quella che è l'attività venatoria e su quella che è la polizia faunistica, spiegando che quella svolta dal Corpo forestale non è attività venatoria atipica. Il paradosso però resta: i cacciatori pagano di tasca propria, devono osservare una mole di norme, devono osservare determinati limiti temporali e, alla fine, vengono sostituiti dalle guardie forestali, che sono pagate dai contribuenti e non hanno alcun limite, perché le deroghe che lei ha confermato sono notevoli (caccia notturna, caccia con faro, caccia con particolari fucili, senza limiti di abbattimento, cioè femmine, cuccioli, eccetera). Lei ha detto, concludendo il suo intervento in risposta alla mia interpellanza, che non si può ampliare il periodo del prelievo venatorio, perché quello stabilito è il massimo consentito dalla legislazione vigente. In questi giorni mi sono documentato in merito alla legislazione vigente in altre regioni che hanno condizioni morfologiche e faunistiche analoghe alla nostra.

Nella Provincia autonoma di Bolzano la caccia al cinghiale è libera, senza limiti di abbattimento; se, però, dovessero verificarsi avvistamenti di capi in periodi dell'anno non considerati periodi di caccia, l'Assessore competente può emanare un decreto che consente ai cacciatori l'abbattimento. Qui il compito di polizia faunistica non è svolto dal corpo forestale, bensì è immediatamente delegato ai cacciatori qualora vi sia un eccesso numerico di questa specie.

Nella Provincia autonoma di Trento la caccia al cinghiale non è disciplinata, anche perché l'animale è presente in piccola quantità; tuttavia, nel caso in cui vi sia un eccesso numerico, si può procedere liberamente al loro abbattimento, senza particolari norme o vincoli.

Nella Regione Piemonte la popolazione del cinghiale è decisamente più consistente: la caccia al cinghiale è libera, addirittura si possono cacciare cinque capi a stagione, due al giorno. In caso di sovrannumero di capi, i cacciatori fanno richiesta di un piano di prelievo selettivo alla Regione. Tale prelievo viene accordato a cacciatori, singolarmente, oppure tramite la caccia a squadre, disciplinata da precise leggi che sono qui indicate e che adesso non sto a citare.

Allora, lei vede che vi sono differenti modalità di approccio fra quello valdostano e quelli che ho testé citato di altre province autonome o di una regione a statuto ordinario, come il Piemonte, che però è una limitrofa ed ha un problema di eccesso di popolazione del cinghiale come la nostra. In Valle d'Aosta affrontiamo il problema con l'intervento pubblico, cioè si assegna al Corpo forestale la polizia faunistica, assicurandogli con denaro pubblico un equipaggiamento di prim'ordine con tanto di carabine sofisticate, munizioni, visori notturni, eccetera, e soprattutto pagando tutte quelle ore - 5384 ore/anno nel 2002! - per effettuare il prelievo selettivo.

In Valle d'Aosta trascuriamo il fatto che ci sono tanti cacciatori che hanno un equipaggiamento altrettanto idoneo pagato con i loro soldi, che naturalmente hanno la passione della caccia e la vogliono praticare, una passione costosa, che però non costa nulla alle tasche dei contribuenti, a differenza delle guardie forestali, le quali, invece, potrebbero essere utilmente impiegate in altri compiti di polizia istituzionale! Allora, perché impedire ai cacciatori di praticare la caccia di selezione al cinghiale o perché impedire loro di renderli custodi dell'ambiente, quindi anche della popolazione faunistica, come si fa in altre regioni e facendo così risparmiare i contribuenti?

Le lamentele che provengono dall'ambiente venatorio sono in continuo aumento e non riguardano solo la caccia al cinghiale; spesso leggiamo sui giornali che vi sono segnali di profondo malessere e di profondo disagio! I cacciatori si sentono puniti per non poter accedere in spazi che dovrebbero invece essere loro naturalmente - non istituzionalmente - destinati, perché la caccia, fino a prova contraria, devono svolgerla i cacciatori! Certo, vi sono i cacciatori esperti: è un'élite di cacciatori che ha conseguito una particolare professionalità grazie alla frequentazione di corsi istituti ad opera degli organi competenti, però i cacciatori esperti rappresentano una parte piccola di quello che è l'insieme di tutti i cacciatori che operano in Valle d'Aosta e che sono in diminuzione per le ragioni anzidette!

Assessore, bisogna rivedere completamente la modalità di approccio a questo problema, perché se il cinghiale rappresenta un problema, i cacciatori possono e devono aiutarci a risolverlo. Non sprechiamo le risorse umane, professionali e finanziarie della Regione, quando potremmo destinarle utilmente in altra direzione: questo ci sentiamo di dire a conclusione di questa interpellanza! Peraltro, fra i paradossi, tra i cacciatori esperti recentemente riuniti a Etroubles - dove ci auguriamo si sia affrontato il problema che è stato oggi evidenziato - avremmo preferito vedere lei, Assessore Perrin! Ci sono già deleghe che si stanno spostando oppure prospettive che cambieranno dal mese di giugno in poi, visto che era invece l'Assessore Cerise ben rappresentato in mezzo ai cacciatori esperti? Si è detto che l'associazione regionale dei cacciatori esperti sia sempre un riferimento per affrontare i problemi presenti nell'ambiente venatorio: ebbene, visto che questi problemi l'Assessore Perrin non li ha affrontati, mi auguro che almeno l'Assessore Cerise li abbia potuti affrontare, ne abbia potuto prendere conoscenza e, soprattutto, anche lui dia un contributo fattivo, per arrivare ad una soluzione più congrua ai compiti istituzionali della Forestale, da un lato, e al ruolo naturale dei cacciatori, dall'altro, affinché, di fronte a problematiche come l'eccessivo numero di cinghiali, i cacciatori siano coinvolti e non siano emarginati, con i disagi e i malesseri che anche voi conoscete!