Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 3095 du 19 mars 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 3095/XI Rispetto delle linee per la ricostruzione e il ripristino del territorio ex deliberazione di Giunta 73/2001. (Interpellanza)

Interpellanza Visto il rapporto sull'alluvione redatto dall'Assessorato al territorio all'indomani degli eventi alluvionali;

Vista la delibera di Giunta n. 73 del 22 gennaio 2001 in cui sono indicate le linee per la ricostruzione e il ripristino del territorio;

Tenuto conto che nel momento della ricostruzione degli alvei, in presenza di zone abitate va tutelata la messa in sicurezza, mentre là dove si è in presenza di zone non antropizzate è opportuno e necessario mantenere aree di esondazione;

Preso atto che le aree esondate lungo l'argine dei torrenti sono da considerarsi aree demaniali e come tali possono essere utilizzate sia per accogliere un eventuale nuovo tracciato del corso d'acqua sia per mantenere una zona di esondazione;

Visto che in diverse zone della valle tali principi non paiono essere stati osservati: si veda, ad esempio, a Nus la ricostruzione del torrente Saint-Barthélemy secondo il vecchio tracciato, o la risistemazione di torrenti laterali fatta senza tener conto delle zone limitrofe esondate;

la sottoscritta Consigliera regionale

Interpella

l'Assessore competente per sapere:

1) se, e come, è stata effettuata una verifica delle modalità con cui sono state progettate e realizzate le opere di ricostruzione degli alvei dei torrenti;

2) se nella progettazione e realizzazione di tali opere sono stati rispettati i criteri indicati nella succitata delibera di Giunta;

3) cosa intende fare se tali criteri sono stati eventualmente disattesi;

4) se nella progettazione delle opere è stata valutata la velocità di scorrimento delle acque e l'impatto sul sottostante bacino idrografico.

F.to: Squarzino Secondina

Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Ritorno sui lavori post-alluvione perché, come ho avuto modo anche in altri momenti di chiedere, sarebbe interessante verificarne puntualmente la realizzazione. Più volte, l'Assessore ricorda, sono intervenuta per riprendere i criteri che sono indicati nella deliberazione n. 73/2000, criteri che sono anche offerti come linee da perseguire negli interventi di ripristino e di ricostruzione post-alluvione relativamente a due assetti territoriali tipici: le conoidi e l'assetto idrografico. Sono criteri che noi condividiamo, perché sono basati su due necessità fondamentali.

C'è una prima necessità, che è quella di garantire un livello di sicurezza adeguato al territorio, e questo significa proteggere i centri abitati, le infrastrutture, in modo da ridurre il rischio idraulico a valori compatibili.

Secondo obiettivo: conseguire il recupero degli ambiti fluviali quali elementi centrali dell'assetto territoriale del bacino idrografico, il che significa - cito dalla deliberazione - "salvaguardare e, ove possibile, ampliare le aree naturali di esondazione dei corsi d'acqua, limitare gli interventi artificiali di contenimento delle piene a scapito dell'espansione naturale delle stesse, al fine di non aumentare il deflusso sulle aste principali". Fra l'altro, ricordo che, proprio per poter favorire il ripristino di alcuni alvei anche a questo fine, per mantenere libere alcune aree, si è proceduto alla legge sulla delocalizzazione per favorire lo spostamento e la ricostruzione in altre aree sicure di fabbricati, siano esse imprese o abitazioni. Spero che in molti casi si sia proceduto secondo questi criteri.

A mio avviso vi sono, purtroppo, alcuni esempi in cui tali criteri non sono stati rispettati: mi riferisco, in particolare, all'esempio che richiamo nell'interpellanza, cioè il torrente di Saint-Barthélemy, su cui già una volta avevo chiesto spiegazione, ma allora pareva che il lavoro fosse provvisorio. Adesso i lavori stanno procedendo e cosa si vede? Qui avevo preparato una serie di fotografie che avrebbero potuto essere anche proiettate su uno schermo; purtroppo il nostro regolamento non consente ancora l'uso in aula di questi sistemi, ma - per chi voglia in qualche modo osservarle anche solo dal computer - le ho inviate ad alcuni colleghi che lavorano stamani con il computer, proprio perché sia possibile vederle; credo che sia estremamente interessante e preoccupante quello che si vede, vi sono anche delle fotografie che rappresentano la stessa situazione. Qui si vede - ma tutti lo sappiamo - come il torrente si sia scavato durante l'alluvione un alveo ben preciso, mentre i lavori sull'alveo sono stati fatti solo per ripristinare il vecchio alveo. Non si capisce bene perché sia stato adottato il nuovo alveo, tanto più che si troverebbe fuori dall'abitato. È vero che vi sono due case, però quelle potrebbero essere oggetto di interventi per la delocalizzazione. Se poi vediamo qual è il nuovo alveo fatto, si vede chiaramente che il torrente fa una curva verso est sotto il primo ponte che c'è all'inizio del paese, e poi accenna appena appena una curva ad ovest, che lo porterebbe nel nuovo alveo scavato durante l'alluvione e invece qui, all'alveo, si fa fare una controcurva e lo si fa scorrere nel vecchio alveo: non si capisce perché venga fatto questo.

Se poi guardiamo anche come sono fatti i lavori, vediamo che vi sono degli argini molto alti verso est, dove c'è il paese; ma verso ovest, dove non c'è il paese, perché devono essere considerati alti questi alvei? Non solo - e qui è la cosa più grave, secondo me - se noi proviamo ad osservare come vengono fatti i lavori in alveo, sono lavori con muri molto alti, con pochissima inclinazione, per cui non si può più parlare qui di "cementificazione", ma di "pietrificazione", eventualmente. È vero, non c'è più il cemento, vi sono le pietre; le pietre saranno forse più belle del cemento, ma qui si sono riempiti tutti gli interstizi fra una pietra e l'altra con il cemento! Questo non solo lateralmente, sulle sponde, ma anche - come si vede molto bene in questa ultima fotografia - nel fondo del torrente, e questo sicuramente fa scorrere più velocemente l'acqua verso la Dora.

Non è questo forse uno dei motivi per cui si è creata quella massa di acqua enorme, che è arrivata poi in poco tempo a fondovalle? Non solo, con questo alveo così cementificato, l'acqua non ha più la possibilità neanche di infiltrarsi nel terreno sottostante, o filtrare lateralmente. Ora, io credo che questi tipi di lavori siano in contrasto con le linee che erano state individuate: per questo chiediamo cosa intende fare la Regione rispetto ad una verifica dei lavori e cosa intende fare se eventualmente questi lavori non hanno rispettato gli indirizzi che la Giunta aveva dato in quella deliberazione.

Président La parole à l'Assesseur au territoire, à l'environnement et aux ouvrages publics, Vallet.

Vallet (UV) Avant de répondre aux questions posées, je pense qu'il est important de préciser qu'aucune normative prévoit que les aires exondées au long des berges et des torrents seraient à considérer comme des aires domaniales, au contraire de ce qui est affirmé au 4ème alinéa des prémisses de l'interpellation. A ce propos je rappelle que la limite du domaine correspond au point d'intersection des berges du cours d'eau avec le niveau de crue ordinaire: il s'agit d'un quota défini dans le passé qui, pour définition, correspond au quota atteint par l'eau avec une fréquence de 75 pour cent des cas. La crue ordinaire est celle qui se produit trois fois sur quatre; ce n'est donc pas la crue maximale, ni celle minimale, mais la moyenne entre les deux niveaux. La Conseillère a fait référence, dans son intervention, aux lignes stratégiques d'intervention qui sont bien précisées dans le plan des interventions extraordinaires, aux termes de l'ordonnance n° 3090, approuvée par la délibération n° 73/2001.

Je veux lire ces lignes d'intervention car, à mon sens, il est important de préciser quelques concepts et je cite la délibération: "Le linee di intervento strategiche perseguite dal piano tendono in particolare: a proteggere i centri abitati, infrastrutture, luoghi e ambienti di riconosciuta importanza, rispetto ad eventi di piena di gravosità elevata, in modo tale da ridurre il rischio idraulico a valori compatibili; mettere in sicurezza abitati e infrastrutture interessate da fenomeni di instabilità e di versante; salvaguardare e, ove possibile, ampliare le aree naturali di esondazione dei corsi d'acqua…" - je souligne le "ove possibili", car si on généralise ce concept, on risque de donner des interprétations erronées - "… limitare gli interventi artificiali di contenimento delle piene a scapito della espansione naturale delle stesse e privilegiare per la difesa degli abitati interventi di laminazione controllata, al fine di non aumentare il deflusso sulle aste principali; limitare i deflussi recapitati nella rete idrografica naturale da parte dei sistemi artificiali di drenaggio e smaltimento delle acque meteoriche delle aree urbanizzate".

Le critère fondamental d'intervention est donc représenté par le maintien et la sauvegarde des aires d'expansion disponibles, en correspondance de zones et de valeurs non particulières, permettant l'expansion latérale du cours d'eau, avec une réduction des valeurs du débit du cours hydrique. Ce critère, outre à garantir la liberté de mouvement au cours d'eau, permet surtout un bénéfice en aval par une baisse de niveau hydrique en cas de crue. Cette formulation du plan ne comporte pas tout court la simple sauvegarde des aires exondées, mais requiert une évaluation ponctuelle, en privilégiant à cette fin les aires de valeur non considérable, qui vont être délimitées de façon à permettre l'exondation contrôlée du cours d'eau, à garantie de la sécurité des structures existant en proximité, aussi par le biais de défenses ponctuelles des structures mêmes. Il est de toute évidence que le problème bien difficilement peut concerner le cône de déjection, parce que si vous imaginez, Mme Squarzino, d'appliquer ce concept de l'expansion de l'aire occupée par le torrent sur le cône de déjection, je dois vous dire que vous êtes hors de tout bon sens et hors des concepts qu'il est nécessaire d'appliquer pour garantir la sécurité des cônes mêmes de déjection. Là où le cours d'eau a complètement changé son cours, ou bien il a occupé des sections importantes bien plus amples par rapport aux précédentes, il est nécessaire d'intervenir avec beaucoup d'attention avant de rétablir les sections de lit originaires.

Ces situations doivent être étudiées et évaluées ponctuellement aussi aux fins d'initiatives d'urbanisme et la décision de reconduire le cours d'eau dans son lit originaire n'est pas forcement en contraste avec les adresses que nous nous sommes données. J'assure pourtant que les aires limitrophes exondées sont attentivement prises en compte et en phase d'étude des interventions d'aménagement et dans la phase d'examen des cartographies des aires soumises au risque hydrogéologique aux termes de la loi n° 11/1998. Les zones qui sont ponctuellement soumises aux restrictions, soumises aux exondations, sont en effet assez nombreuses.

L'attention que la Conseillère porte aux ouvrages de protection démontre, à mon sens, un manque d'attention de sa part aux initiatives de sauvegarde du territoire, dont l'importance ne peut pas être mise en deuxième plan, surtout pour les interventions non structurelles. Je rappelle que nous sommes en train d'imposer d'importantes restrictions d'utilisation du territoire, tout particulièrement sur les zones endommagées. Je veux ajouter que si, d'un côté, les interdictions et les limitations de nature urbanistique sont certes plus efficaces pour empêcher les expansions anthropiques, de l'autre, se pose le problème, et se posera toujours plus, de leur utilisation pour éviter qu'à cause de leur abandon un état de dégradation puisse se produire.

Venons maintenant aux réponses ponctuelles aux quatre questions posées. Avant tout il faut dire qu'avec très peu d'exceptions les interventions sur le lit ont été étudiées et mises en place directement par les structures régionales compétentes, aussi en faisant appel aux professionnels externes. Toutes ces interventions découlent des lignes de la délibération n° 73/2001, là où possible, notamment en absence des bâtiments - ou les mêmes étant lointains - ont été mises en place des aires d'expansion contrôlée. Mme Squarzino a pu constater, lors de la visite à Gressoney, deux de ces exemples sur la pleine de Dresal et en aval de hameau Steina et on a réalisé des canaux de débit des eaux, en cherchant ainsi de réaménager ces zones, en vue de leur permettre d'être cultivées. En proximité des centres habités, l'on a ?uvré pour agrandir au maximum les sections de lit, pour contenir au maximum les crues, au détriment des terrains limitrophes aux aires très urbanisées. Très souvent nous sommes intervenus pour aménager les cours d'eau, en vue d'éviter le déclenchement d'érosion non contrôlable le long des versants avec la possibilité d'importants éboulements. Le cas de Nus représente fort bien cette situation, sur un cône urbanisé - parce que je défie Mme Squarzino à affirmer que le cône de déjection de Nus n'est pas urbanisé - il était impératif de contrôler le torrent, ne pouvant pas permettre aucune sortie non contrôlée du cours d'eau en cas de crue. Dans le cas spécifique, l'entrée dans la Doire Baltée du nouveau cours d'eau qui s'était créé au cours de l'inondation n'était absolument pas compatible avec les élémentaires règles hydrauliques.

Je veux dire, en répondant à la troisième question, que les structures techniques sont convaincues d'avoir respecté les indications prévues. Pour venir enfin à la dernière question, la vitesse du débit de l'eau est le paramètre fondamental à considérer pour tout aménagement hydraulique. Il dépend de la pente du cours d'eau. L'aménagement du lit comporte toujours la vérification et, si nécessaire, le contrôle de la pente pour consolider celle qui est nommée la "pente d'équilibre", car une majeure pente peut provoquer des érosions, comme une mineure pente peut provoquer des dépôts. Dans une aire d'exondation, l'eau peut déposer les matériaux transportés, la vitesse de l'eau en est ainsi réduite. Toutes les interventions d'aménagement hydraulique visées par le plan, lorsqu'elles ne sont pas finalisées à protéger ponctuellement des habitations ou des infrastructures, sauvegardent la capacité d'exondation dans les aires disponibles, en vue d'essayer de limiter l'érosion des digues et de contrôler l'exondation dans les aires préfixées et, dans ce cas, les vitesses moyennes ne vont pas s'accroître certainement.

Dans le cas d'aménagement dans des aires urbanisées l'on atteint un compromis entre capacité d'écoulement, d'érosion, et de dépôt: plus le lit est large, moindres sont les vitesses nécessaires à l'écoulement de la même portée. Il peut arriver quand même des problèmes de dépôt qui empêchent l'écoulement même; en ce cas, des vitesses élevées facilitent par contre l'écoulement, mais pourtant peuvent provoquer l'érosion des digues. Voilà que c'est l'expérience et les évaluations techniques qui nous fournissent les instruments pour établir les pentes optimales.

Aujourd'hui, pourtant, il est presque impossible de définir un modèle hydraulique qui permet d'établir l'impact d'un aménagement hydraulique d'un bassin latéral. Considérons que l'aménagement est limité à quelques centaines de mètres sur un développement du cours d'eau qui peut atteindre des kilomètres. Il est possible localement de vérifier les zones de confluence entre un bassin et l'autre et d'intervenir pour améliorer l'amenée d'un cours d'eau dans l'autre. Voilà, tout ceci pour dire que dans les travaux de réaménagement les Structures de l'Administration ont bien suivi les adresses qui ont été établies, tout en tenant compte que bien souvent il faut ?uvrer en tenant compte des contraintes que le territoire urbanisé nous impose, ne pouvant certainement pas considérer la délocalisation comme la panacée pour la solution de tous les problèmes, surtout dans notre contexte.

Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Mi dispiace che non sia possibile lavorare sulle fotografie e sui disegni, perché alcune cose emergerebbero con estrema chiarezza. Sono stata molto precisa nella mia presentazione, dicendo che speravo che in diversi interventi le cose fossero state fatte in modo corretto, e ho detto che mi soffermavo su questo intervento in modo particolare; non ho detto che tutto è stato fatto male, anche se vedremo altri guasti enormi che sono stati fatti. Se osserviamo attentamente il corso che è stato dato adesso del torrente, vediamo che l'alveo nuovo creatosi era alla base dell'abitato, alla base della conoide, non in mezzo alla conoide, signor Assessore, capisco benissimo questo! È chiaro che la sponda ad est, dove c'è il paese, andava fatta alta, ma nella sponda ovest dove non c'era l'abitato sotto la curva, quel corso d'alveo poteva essere mantenuto!

Lei dice che sono stati rispettati i criteri, però ne ha letti alcuni che contrastano con l'intervento di Nus; limitare - lo ha letto anche lei - i deflussi recapitati nella rete idrografica naturale da parte dei sistemi artificiali, ripeto, "limitare" i deflussi, non favorirli! Lei mi deve spiegare come un letto di un torrente, in cui vi sono dei sassi enormi - e pazienza! - ma tutti cementificati, mi deve dire come questo torrente cementificato possa limitare il flusso dell'acqua…

(interruzione dell'Assessore Vallet, fuori microfono)

… stiamo parlando di questa parte, Assessore, non dell'altra, ed è la parte finale che raccoglie il tutto! Non è pensabile, in un momento in cui ormai si dà per scontato che occorre favorire sempre il filtraggio delle acque, che qui si blocchi tutto e si aumenti la velocità dell'acqua, perché così almeno va più velocemente nella Dora e più velocemente in bassa Valle. Lo dica poi ai suoi colleghi della bassa Valle, quando arriva tutta questa acqua in un unico momento!

La cosa che non si capisce è che se uno va in giro in questo periodo e vede i lavori fatti in altri luoghi, c'è da inorridire! Non so se qualcuno di voi ha avuto occasione di andare a sciare a Pila in questa stagione ma, chi lo ha fatto, avrà visto, passando sull'ovovia, un torrente, un torrente che una volta divagava in modo naturale e che, adesso, è stato trasformato in un canale artificiale, cementificato. Prima si fanno tutte le pose in cemento, poi lo si restringe il più possibile...

(nuova interruzione dell'Assessore Vallet, fuori microfono)

… se lei guardasse - dopo le mostro queste fotografie - e vedesse questo tipo di corso d'acqua, non si capisce come mai sia stato fatto un corso d'acqua con sponde alte e con un alveo molto stretto per cui, se una persona o un animale cadesse dentro, subirebbe dei veri guai! Non solo, ma se un sasso cadesse lì, ostruirebbe subito tutto. Lei mi deve spiegare perché bisogna cementificare in questo modo il territorio della Valle d'Aosta. Non solo, siamo arrivati all'assurdo che nella collina di Nus, in un tratto di terreno che unisce due strade fra loro, poiché durante l'alluvione dell'acqua che proveniva da un avvallamento della strada superiore scorreva lungo questo pendio, per evitare questo scorrimento naturale, si è costruito anche qui un corso d'acqua, che non si capisce bene per chi, per cosa, quando e in che modo, a cosa serve, visto che sopra non c'è niente che parte da una strada e arriva ad un'altra!

La domanda che pongo è questa: questi lavori sono serviti di più a tutelare il territorio oppure ad aumentare il lavoro per le imprese edilizie? Sono serviti veramente a mettere in sicurezza il territorio, oppure hanno riprodotto - e lei mi deve trovare qualcuno che mi dimostri che in questi casi che ho portato non sia vero - tale e quale la situazione precedente, aggravandola ancora? Questo non è un modo di gestire il territorio, Assessore, e lei lo sa molto bene!