Objet du Conseil n. 3032 du 19 février 2003 - Resoconto
OGGETTO N. 3032/XI Iniziative di sostegno alla famiglia per il personale dell'Amministrazione regionale. (Interpellanza)
Interpellanza Vista la relazione Sanitaria e Sociale 2001, predisposta dall'Osservatorio regionale Epidemiologico e per le Politiche Sociali, ed in particolare il settore riguardante le politiche sociali e le problematiche concernenti la famiglia;
Appreso come una serie di elementi quali:
- l'affermarsi in Valle di un comportamento riproduttivo secondo un "modello valdostano" riconducibile alla decisione delle donne di avere un solo figlio;
- il persistere in Valle di un forte tasso di interruzione volontaria di gravidanza;
- la presenza di un alto tasso di attività femminile in costante crescita;
concorrano a rendere difficile per la donna (ma non solo) la conciliazione tra lavoro e cura dei figli in quanto come dice la relazione (pagina 115) "la partecipazione delle donne valdostane al mercato del lavoro è forte soprattutto nelle fasce di età in cui maggiormente si intrecciano i ruoli di lavoratrice e di madre, evidenziando un probabile legame con il loro comportamento riproduttivo";
Ritenendo che è interesse dell'amministrazione regionale operare per facilitare alla persona possibilità di vivere senza troppi drammi sia il ruolo di madre o più in generale di genitore sia quella di membro attivo nel mercato del lavoro;
Visto l'alto numero di donne che operano negli uffici dell'amministrazione per le quali la presenza di asili nido aziendali potrebbe costituire un aiuto;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interpella
la Giunta per sapere:
1) se ritiene che sarebbe utile l'attivazione nell'amministrazione regionale di un asilo nido aziendale, come un ulteriore sostegno alla famiglia;
2) se ha avviato, o intende avviare, un'indagine in tal senso, per verificare l'eventuale numero di soggetti interessati;
3) se intende verificare la fattibilità della creazione di un asilo nido aziendale a servizio del personale dell'amministrazione regionale.
F.to: Squarzino Secondina
Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU) Parleremo in questo Consiglio, domani, delle problematiche relative alla famiglia, proprio esaminando la relazione sanitaria e sociale che è stata predisposta dall'Osservatorio epidemiologico dell'Assessorato regionale alla sanità.
Volevo qui riprendere solo alcuni dati che mi servono per dare conto delle motivazioni di questa iniziativa.
In Valle d'Aosta il tasso di fecondità è molto basso, tale da non consentire la sostituzione dei membri della famiglia; tale tasso dovrebbe assestarsi su 2,1 figli per donna. In Valle dal 1966 il valore si attesta su 1,2 figli per donna: è un dato di fatto che ci sono pochi figli, in genere le donne valdostane fanno un figlio e solo in età adulta; eppure sarebbero sicuramente disposte a farne di più se fossero diverse le condizioni di vita, di lavoro, di abitazione, di cura. Basti vedere, per esempio, l'alto tasso delle donne che ricorre all'interruzione volontaria di gravidanza. Di queste molte sono sposate, quasi il 40 percento, e oltre il 10 percento sono separate e divorziate, quindi persone che sono disponibili ad avere dei figli, ma che di fatto hanno difficoltà ad assumersene il carico.
Se questi dati li incrociamo con un'altra caratteristica della condizione femminile in Valle, cioè la partecipazione attiva della donna al mercato del lavoro - in Valle sappiamo che il tasso di disoccupazione femminile è inferiore a quello nazionale - possiamo concludere, come fa la stessa relazione a pagina 115, che la partecipazione delle donne valdostane al mercato del lavoro è forte, soprattutto nelle fasce di età in cui maggiormente si intrecciano i ruoli di lavoratrice e di madre, evidenziando un probabile legame con il loro comportamento riproduttivo.
Non viene fatta una correlazione netta, ma in termini di probabilità si può ragionevolmente concludere che, se la donna, ma anche l'uomo, potessero godere di maggiori agevolazioni in termini di servizi per conciliare lavoro di cura e lavoro professionale, forse in alcuni casi la famiglia potrebbe "plus aisément" mettere in cantiere un ulteriore figlio. Non è che si possa fare l'equazione: "più servizi, più figli", lontano da me una simile equazione! Ma certamente più servizi a disposizione potrebbero migliorare la qualità di vita della coppia, specie per quei genitori che non hanno la fortuna di essere accompagnati nella loro fatica di genitori da nonni disponibili, in salute, vicino a casa.
All'interno del "Projet-bébé", ricerca che è stata effettuata negli anni 1999-2000 in Valle, sono prospettati servizi alternativi all'asilo nido: si parla di "garderie", di tata familiare, servizi da attivare sul territorio ad opera degli enti locali, non si parla di asili nido aziendali. Tuttavia, quest'ultima tipologia di servizio è stata chiesta in Valle all'interno di un'altra grande struttura organizzativa, l'USL, per venire incontro a difficoltà di lavoratori e lavoratrici. La relazione dell'Osservatorio epidemiologico ripropone la questione della conciliazione lavoro-famiglia.
Con questa iniziativa volevo proporre alla Giunta questo tema, volevo richiamare la sua attenzione, se non ritiene utile l'attivazione di un asilo nido aziendale, anche nell'ottica di offrire un ulteriore sostegno alla famiglia. Ripeto, non faccio un'equazione, ma lo metto come un elemento di complementarietà. Ancora: vorrei sapere se ha già affrontato questo argomento avviando un'indagine in questo senso, o se intende farlo per verificare l'eventuale numero di soggetti interessati, e se intende verificare la fattibilità di questo progetto.
Président La parole au Président de la Région, Louvin.
Louvin (UV) Pour les politiques sociales et les problèmes liés à la famille, et ceci est la prémisse de ma réponse à votre interpellation, Mme Squarzino, le rapport sanitaire et social 2001 de l'Observatoire régional d'épidémiologie et des politiques sociales - dont nous allons d'ailleurs discuter dans la journée d'aujourd'hui - dresse un tableau qui n'est pas spécifique à notre région, mais qui est commun à l'ensemble des pays qui se rapprochent de notre région, quant à leurs conditions actuelles. Le coût de la vie, le désir et les opportunités de carrière de tous les membres de la famille - y compris les femmes -, le développement de modèles sociaux ou de comportements nouveaux ou bien encore la possibilité de jouer le rôle de mère et de travailler en même temps, ce ne sont que quelques-unes des nombreuses raisons qui peuvent pousser les familles - et non seulement les femmes - à choisir de n'avoir qu'un enfant. Vous avez d'ailleurs vous-même souligné cet aspect d'une façon assez pertinente.
Nous avons du mal à enrayer la courbe démographique en raison d'un comportement qui plonge ses racines dans des phénomènes autres que celui de disposer tout simplement de tel ou tel autre service. En effet, paradoxalement, le fait que le modèle de famille avec un seul enfant s'est imposé est révélateur du progrès que l'idée d'égalité des chances a accompli dans notre société et de la présence, toujours plus importante, des femmes sur le marché du travail, à des niveaux de plus en plus élevés.
L'ouverture d'une crèche d'entreprise, censée - d'après votre interpellation - être un soutien pour la famille, ne pourra très probablement pas modifier ce que les scientifiques appellent couramment les "comportements reproductifs"; il n'y a pas d'automatisme possible. D'ailleurs, d'autres instruments très appréciés par nos foyers et nos familles ont déjà été insérés dans nos contrats de travail; je pense notamment au temps partiel, je pense à la mise en disponibilité prolongée des mères, des instruments qui paraissent assez visiblement rencontrer davantage d'intérêt de la part des personnes intéressées.
En tout état de cause, cette question pourra, à juste titre, faire l'objet des négociations prévues à l'article 22 de la Convention collective régionale de travail du mois de décembre dernier sur l'égalité des chances, qui définit les actions positives au profit des travailleuses, en vue de l'élimination des obstacles empêchant une véritable parité entre les hommes et les femmes. Je tiens à souligner, toutefois, que ni les organisations syndicales, ni les employés à titre individuel, ni les représentants d'employés de l'Administration régionale n'ont jamais présenté de requêtes ou de propositions en la matière pas plus que le comité ou le conseiller pour la parité. En tout cas, comme les négociations décentralisées en vue de l'application de la Convention collective régionale de travail de 2002 ont débuté le 12 février dernier, le Département du personnel et de l'organisation a informé de cette question les représentants syndicaux. Il s'agit préalablement, par rapport à toute enquête et à tout sondage d'opinion, de savoir quelle est l'opinion des représentants syndicaux en la matière. Je rajouterais une considération d'ordre plus général, qui me paraît devoir faire aussi l'objet d'une réflexion avant d'entreprendre n'importe quelle initiative en la matière.
En effet, est-ce que les services d'aide à la famille doivent être envisagés par cette Administration avec un regard prioritaire envers ses propres employés ou s'il n'y a pas lieu, plutôt, de porter notre regard sur une politique familiale s'adressant à l'ensemble de la citoyenneté. Il y a là un problème politique très évident qui est celui de ne pas créer de discriminations envers d'autres catégories de personnes, d'employés, de travailleurs. Là est le problème que nous voulons discuter avec les organisations syndicales, en rappelant que l'attitude que nous avons gardée jusqu'à présent, a toujours prévu un traitement égalitaire au sein de la communauté et cela sans que le rapport de travail avec telle ou telle autre institution ne représente une condition préférentielle au bénéfice d'une catégorie plutôt que d'une autre de travailleurs ou - comme dans ce cas - de travailleuses.
Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU) Prendo atto della risposta del Presidente, anche se non mi soddisfa molto. È vero che i modelli sociali che sono alla base di alcuni comportamenti di carattere familiare e demografico superano i singoli servizi, e questi modelli sono uguali in tutte le regioni. Voglio però ricordare - per questo ho voluto fare questa iniziativa - un dato che è interessante e del quale ci vantiamo (ma di cui poi bisogna trarne le conseguenze), e cioè noi abbiamo un tasso di occupazione femminile molto più alto rispetto ad altre regioni. Allora, se questo è un dato positivo per quanto riguarda l'occupazione, però forse ci ricorda che qui è sentito da un maggior numero di persone il problema del conciliare il lavoro di cura con il lavoro professionale. Questo è sicuramente un elemento di cui tenere conto e sul quale invito la Giunta a riflettere, prima di accantonare la questione dicendo, magari, che il problema è sempre un altro. Invece no, perché vi sono alcuni dati che ci indirizzano verso un problema specifico.
Credo che sia giusto portare tutta la questione all'interno della negoziazione, ed è anche vero che i sindacati non hanno ancora fatto pervenire proposte, però è anche vero che questa iniziativa mi è stata sollecitata da personale che incidentalmente incontro qui aspettando l'ascensore: sono le donne che mi hanno sollevato questo problema! Teniamo conto che anche la componente femminile nella nostra Amministrazione è superiore a quella maschile, c'è un 54 percento di donne rispetto a un 46 percento di uomini, occupati a tempo indeterminato; se poi prendiamo quelle occupate a tempo determinato, vediamo che la componente femminile è molto più alta, raggiunge il 77 percento, e sono proprio queste che hanno più difficoltà anche forse delle altre a trovare posto negli attuali asili nido!
Capisco quando lei dice: vogliamo assumere un atteggiamento egualitario, non vogliamo privilegiare gli uni rispetto agli altri, però in questo modo rischiamo di depauperare e gli uni e gli altri. Perché dico questo? Perché non vi sono sufficienti servizi per gli asili nido, per la prima infanzia; basta che lei chieda l'elenco delle famiglie che aspettano, sa benissimo che sono elenchi lunghissimi! Questo problema esiste quindi, ed esiste anche per quelli che hanno un lavoro precario; faccio un esempio: tutti quelli occupati a tempo determinato in Regione non possono essere considerati fra quelli che hanno i requisiti di lavoratori per accedere agli asili nido.
Non è questa la soluzione risolutiva - lo dicevo prima - e non è sicuramente l'unica e la prioritaria delle azioni da fare in favore della famiglia ma, accanto alle azioni che già si stanno facendo, forse si potrebbe pensare - mi permetto di suggerirlo, signor Presidente di fare un minimo di indagine. Non è detto che ci dobbiamo attivare solo se i sindacati ci chiedono di fare un'indagine, ma credo che un'indagine fra i lavoratori e le lavoratrici, qui, al nostro interno, fatta dagli uffici preposti, possa essere interessante! Può anche darsi che la proposta che avanzo sia infondata, nel senso che non ci sono bisogni in questo senso e allora ne prendiamo atto; sarei la prima ad essere contenta se questo bisogno non venisse espresso da chi lavora! Se ci fosse questa esigenza però, credo varrebbe la pena di valutarla e di chiedersi se rispondere a questa esigenza non rientra anche in uno di quei servizi che possono essere dati, e che possono facilitare la qualità del servizio e del lavoro.
Ricordo che la mia richiesta non è per precluderci di operare in altri settori, non è che questo debba sostituire altri servizi, ma può completare altri servizi. Fra l'altro, sarebbe interessante capire perché c'è una domanda molto forte di servizi per la prima infanzia. Ma l'Assessore alla sanità ha già questi dati e sa che le risposte che riguardano le richieste di accogliere bambini negli asili nido sono sempre molto inferiori alle attese che ci sono. Allora, signor Presidente, se lei pensa che non sia utile attivare un asilo nido aziendale qui, dovrebbe, a mio avviso, fare una verifica sui bisogni delle persone che qui lavorano e verificare se questo bisogno è già soddisfatto altrove, o se potrebbe essere soddisfatto potenziando sul territorio i servizi. Se vogliamo prenderci cura di queste difficoltà, il problema va però affrontato.