Objet du Conseil n. 3031 du 19 février 2003 - Resoconto
OGGETTO N. 3031/XI Interventi a favore delle comunità locali per favorire il diritto allo studio. (Interpellanze)
Interpellanza Viste le osservazioni pervenute dal sindaco di Valsavarenche circa la difficoltà che, dopo le scelte politiche fatte con le norme regionali sulla finanza locale, incontrano i piccoli comuni che vogliono garantire un servizio scolastico in loco anche per un numero limitato di bambini di scuola materna ed elementare;
Appreso che anche altri piccoli comuni della Valle si trovano nella stessa difficile situazione;
Preso atto che il Consiglio regionale, con l.r. n. 68/1993 "Interventi regionali in materia di diritto allo studio" ha provveduto (si veda in particolare l'articolo 13) ad offrire sostegni ai piccoli comuni per l'apertura sul territorio di sedi scolastiche, anche con numero minimo di alunni, le cosiddette "scuole sussidiate", così da favorire la permanenza sul territorio della popolazione, in particolare delle famiglie giovani con bambini;
Preso atto altresì che, essendo stata considerata questa una legge di "settore" ed essendo stati i finanziamenti previsti inseriti nel fondo indistinto attribuito agli Enti Locali, i piccoli comuni si trovano di fatto, se vogliono mantenere ancora classi materne ed elementari sul territorio, a dover sostenere in toto le spese relative;
Considerato che tale situazione risulta di fatto penalizzante per i piccoli comuni, che non possono più far fronte da soli alle spese per l'apertura di scuole sussidiate, al fine di garantire il diritto allo studio ai piccoli residenti in loco;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
la Giunta per sapere:
1) come valuta la situazione dei piccoli comuni che, dopo la soppressione del finanziamento alla legge di settore n. 68/93, non riescono più a garantire il diritto allo studio ai piccoli residenti;
2) se, e come, intende attivarsi perché siano riviste le norme che di fatto penalizzano i piccoli comuni che intendono offrire, tramite scuole sussidiate, un servizio scolastico in loco.
F.to: Squarzino Secondina - Curtaz
Interpellanza Preso atto delle disposizioni della L.R. 68/93 avente per oggetto "Interventi regionali in materia di diritto allo studio", successivamente modificata con la L.R. n. 37/94 e con la L.R. n. 26/99;
Evidenziato come tali disposizioni concedano l'accesso a contributi per l'apertura e il mantenimento di scuole materne ed elementari nei comuni di montagna;
Venuto a conoscenza delle problematiche legate all'applicazione di tali disposizioni legislative, in particolare per quanto riguarda il Comune di Valsavarenche, ma anche per i comuni di Rhêmes-Notre-Dame e Valgrisenche;
Ritenuto fondamentale il mantenimento della popolazione nei piccoli centri di montagna, mantenimento che viene valorizzato soprattutto con l'offerta di servizi essenziali, tra cui anche le scuole materne ed elementari;
Tenuto conto che tale legge regionale rientra tra le leggi regionali di settore per le quali sono stati soppressi i relativi finanziamenti, finanziamenti che sono stati invece inglobati nell'ambito delle disponibilità per la Finanza Locale su espressa richiesta del CELVA;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
la Giunta regionale per sapere:
1) se ritiene opportuno, sentito il CELVA, far sì che venga estrapolata la L.R. n. 68/93, e le sue successive modificazioni, dalle leggi inserite nella "finanza locale", in modo che possa essere così rifinanziata, al fine di garantire la possibilità di mantenere o costruire le scuole materne e/o elementari nei piccoli comuni di montagna, evitandone così il sistematico abbandono;
2) in caso di risposta negativa al precedente punto, se ritiene comunque utile, in previsione della prossima legislatura, rivedere complessivamente, di concerto con il CELVA, la tematica di tutte le leggi di settore, e quindi non solo di quella qui richiamata, al fine di valutare, alla luce dei risultati ottenuti, l'opportunità o meno di porre dei correttivi alle scelte operate in merito.
F.to: Lanièce - Viérin M.
Président Si vous êtes d'accord, je pense qu'on peut discuter conjointement les points à l'ordre du jour n° 20 et 21.
La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU) Parliamo di un argomento di cui sicuramente i presenti sono tutti a conoscenza, perché a tutti i Consiglieri e ai membri della Giunta è pervenuta una segnalazione in tal senso dal sindaco di Valsavarenche. È la questione delle "scuole di montagna", possiamo definirla così. È inutile ricordare che la nostra regione ha una lunga tradizione di presenza di scuole elementari anche nei villaggi più sperduti, e ha sempre finanziato le cosiddette "scuole sussidiate". Si tratta di classi che non raggiungono il numero di alunni minimo richiesto per legge per aprire una scuola, il numero ora è dieci alunni. Alunni per i quali il comune è disposto ad aprire una classe anche grazie, fino a poco tempo fa, al finanziamento della Regione. Chi di noi ha avuto l'occasione di insegnare in queste classi sussidiate negli anni '50-'60, ricorda che per gli insegnanti lo stipendio era di circa 5.000 lire al mese ed era tanto negli anni '56-'57.
Ora, nel 1993, con legge regionale n. 68, il Consiglio regionale ha voluto riconoscere tale servizio, accollandosene in parte le spese. Con questa legge la Regione ha stabilito che si sarebbe accollata fino al 70 percento della spesa per il personale docente, perché a questo personale andava riconosciuto lo stesso trattamento economico previsto per i colleghi delle altre scuole. Questa era una delle tante leggi settoriali, per la quale era previsto nel bilancio annuale e triennale uno specifico finanziamento; in particolare, per quanto riguarda questa legge, sul corrispondente capitolo di bilancio, il n. 54265, nel bilancio 2001 erano stanziati 110 milioni di vecchie lire, una cifra modesta, ma sufficiente per mantenere in vita alcune classi, proprio nei comuni più soggetti allo spopolamento. Nei bilanci 2002-2004 e 2003-2005 in questo capitolo ci sono zero risorse, perché tutti sappiamo che con la legge regionale n. 54/98 è stato delineato il sistema delle autonomie locali e con le relative leggi applicative sono state individuate le funzioni di competenza della Regione e le funzioni trasferite agli enti locali.
Le leggi di bilancio hanno tenuto e tengono conto di questa distinzione, e nel momento in cui è definita la cifra globale da assegnare in modo indistinto ai comuni, sono inseriti anche i fondi stanziati per alcune leggi settoriali, sulla base di un ragionamento che, in linea generale, è condivisibile. Se le nuove competenze sono attribuite agli enti locali, sono questi che devono provvedere al loro esercizio, attingendo i fondi dal loro bilancio, facendo quindi le scelte che ritengono prioritarie sul loro territorio. Ricordo che, a suo tempo, nell'approvare i bilanci, avevamo sottolineato l'aspetto negativo di tali scelte in alcuni settori, proprio in quei settori che si ritengono importanti per l'interesse generale e che magari il comune, proprio perché non è in grado di trovare nel suo bilancio le risorse necessarie, finisce per trascurare, con danno appunto dell'interesse generale. Fra l'altro, se andiamo a prendere la legge regionale n. 1/2002, in cui sono individuate queste funzioni amministrative, si nota che nell'allegato A, in cui sono elencate le competenze della Regione, abbiamo anche alla lettera m) del punto 3 dell'allegato 1 "contributi a scuole comunali sussidiate".
La scuola di montagna ha una sua importanza, che travalica l'ambito del territorio comunale, nel senso che risponde a una necessità generale: quella di facilitare le famiglie del territorio comunale a rimanere in sedi piccole, sguarnite di servizi. È vero, ripeto, che il fondo stanziato da questa legge settoriale, questi 100 milioni di vecchie lire, fa parte della quota assegnata ai comuni, ma nella suddivisione dei fondi, tale cifra, se suddivisa fra 74 comuni, porta ad un'assegnazione per ogni comune di poco più di un milione e mezzo, poca cosa, insufficiente al piccolo comune per tenere aperta una classe sussidiata; d'altra parte, questa cifra in più per tutti i comuni è veramente poco significativa.
Purtroppo è avvenuto quello che temevamo: è accaduto che i piccoli comuni, penso a Valsavarenche, ma anche a Valgrisenche, anche Rhêmes, anche Ollomont, non riescono a reperire nelle pieghe del bilancio i soldi per pagare il docente, per poter tenere aperta una classe. Certamente questi alunni andranno ugualmente a scuola, ma in un comune limitrofo, usando i bus e la situazione, sia per i bambini che per i genitori, è diversa. Volevamo quindi portare all'attenzione della Giunta questo tema, perché vorremmo sapere, intanto, come la Giunta valuta questa situazione, se e come intende prendere l'iniziativa per risolvere la situazione che è stata segnalata dal sindaco di Valsavarenche, situazione che interessa anche altri piccoli comuni delle realtà di montagna.
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) Volevo anch'io intervenire in merito all'interpellanza presentata dalla "Stella Alpina" su questo argomento. Potrei iniziare dicendo che io e la Consigliera Squarzino abbiamo delle sensibilità uguali, visto che è già la seconda volta che negli ultimi Consigli presentiamo interpellanze sugli stessi argomenti. La Consigliera nel suo intervento ha già spiegato in parte quelle che sono le preoccupazioni, le considerazioni in base alle quali sono state presentate queste interpellanze sia dal gruppo "dell'Ulivo" che della "Stella Alpina".
Voglio innanzitutto ribadire la richiesta, presentata con lettera dal sindaco di Valsavarenche a tutti noi Consiglieri, di poter estrapolare la legge n. 68/93 da quel cosiddetto "calderone" dei finanziamenti della finanza locale. Il perché lo ha già spiegato la Consigliera, quindi non vorrei ripetermi, però è importante sottolineare che nel momento in cui si parla di valorizzare la montagna - è appena terminato l'anno internazionale delle montagne - ci troviamo ad affrontare dei problemi insiti nella realtà della montagna. È inutile parlare di difendere la montagna, se poi, quando bisogna concretamente agire a favore delle vallate della nostra regione, si perde il buon senso e si rischia di penalizzare comuni come quello di Valsavarenche, che si trovano ad affrontare problemi non di poco conto, visto che la scelta operata dalla Regione su richiesta del Celva - quella cioè di inglobare tutti i finanziamenti previsti dalle leggi di settore in un unico "calderone", se così si può dire, delle leggi che riguardano la finanza locale - può portare, di fatto, a problemi concreti.
Quando ci fu la discussione in Consiglio regionale, all'atto dell'approvazione del bilancio di previsione, vari Consiglieri, anche della "Stella Alpina", esternarono la loro perplessità per il fatto che a farne le spese sarebbero stati i comuni più piccoli, i più deboli finanziariamente, che avrebbero potuto non essere sufficientemente compensati da una ridefinizione dei parametri di ripartizione dei fondi fra i comuni. Infatti oggi siamo qui, con un esempio concreto, per dimostrare che la scelta operata dal Celva, sostenuta dall'Amministrazione regionale, ha delle "pecche", perché questa è la dimostrazione che un comune piccolo di montagna si trova in grosse difficoltà nel mantenere e nel poter "portare avanti" la scuola, che è fondamentale per la realtà piccola di Valsavarenche. Questo è un esempio su cui dobbiamo riflettere ed è proprio per questo che, tra l'altro, nel testo sia del sottoscritto che della collega è stato chiesto di vedere, di concerto con il Celva - perché non vogliamo imporre nulla - di riprendere il discorso e ridefinire quella scelta operata due anni fa. Alla luce dei fatti, quella scelta non fu così positiva, come altri colleghi invece sostenevano, perché è giusto parlare di decentramento; se però poi, di fatto, si vede che questo decentramento porta più danni che benefici, occorre riflettere e migliorare la scelta operata.
A differenza dell'interpellanza del gruppo "dell'Ulivo", la mia interpellanza va oltre, cioè oltre a parlare di questo problema della legge n. 68 in materia di diritto allo studio - che è importante proprio per il suo contenuto, proprio perché riguarda la scuola - ho voluto anche trattare il problema nel suo complesso. In pratica occorre, al di là dell'oggetto in discussione oggi, rivedere il tutto, perché non è solo questo un esempio del cattivo funzionamento di questa scelta. Porto l'esempio delle pro-loco, forse perché ne faccio parte, per cui vivo, meglio di qualsiasi altro, questo problema. Già allora dissi - e lo disse anche il Presidente dell'associazione delle pro-loco, Calgaro - che la scelta operata dal Celva metteva in grave difficoltà le pro-loco, e ciò è stato dimostrato: alcune pro-loco sono state chiuse e le pro-loco che sono ripartite sono purtroppo politicizzate.
Questa è la cosa più sbagliata e l'errore più grosso che è stato fatto, perché in effetti, prima, le pro-loco usufruivano di una quota fissa di circa 20 milioni di lire più il contributo del comune, mentre ora, che questi finanziamenti non sono più erogati direttamente dall'Amministrazione regionale, ma rientrano in questo "calderone", quasi tutte hanno meno disponibilità finanziarie rispetto a prima. Alcune sono state costrette a chiudere e le ultime pro-loco che sono nate, sono esclusivamente delle fotocopie dell'amministrazione comunale, dove le pro-loco risiedono.
Abbiamo quindi trasformato un mondo di volontariato che svolgeva una grande funzione dal punto di vista turistico, nel senso che si realizzavano delle manifestazioni anche importanti, a cui i turisti partecipavano volentieri, e l'abbiamo trasformato in un mondo politicizzato. Ciò è sbagliato, perché la pro-loco deve avere una funzione prettamente di vocazione turistica, al di là della tessera o della preferenza politica dei singoli aderenti e dei singoli membri del direttivo. La scelta operata dal Celva di far sì che i finanziamenti erogati alle pro-loco vengano direttamente dati dal comune obbliga le pro-loco ad essere in linea completa con l'amministrazione comunale. Questo è un altro esempio, oltre a quello in discussione, dove si dimostra chiaramente che la scelta operata dal Celva e sostenuta dall'Amministrazione regionale non è ottimale. Pertanto, giustamente, quando si sbaglia, occorre rivedere qualcosa. Siamo qui per dire: cerchiamo di vedere in prospettiva di rivedere questa scelta, di concerto con il Celva, per cercare di attenuare queste ricadute non ottimali frutto della scelta operata due anni fa.
Président La parole au Président de la Région, Louvin.
Louvin (UV) Vous m'accorderez de manifester une certaine surprise en écoutant le collègue Lanièce consacrer une telle partie de son intervention à l'argument des pro-loco, argument qu'il connaît sans doute fort bien, mais à propos duquel nous aurons, à d'autres moments, l'occasion de revenir et je suis surpris que l'argument soit introduit de la sorte sa part politique. Toujours est-il que nous sommes sur les écoles et les écoles de montagne est un argument qui évoque une adhésion sentimentale, qui doit être équilibrée par des arguments qui se veulent de nature comptable, dans la mesure où d'argent il s'agit, et il faut donner des réponses ponctuelles, qui expliquent la raison des choix qui ont été faits, en plein accord entre la Région et les collectivités locales pour la finance locale dans son ensemble et en particulier pour ce domaine.
Vous avez déjà évoqué d'une façon ponctuelle, Mme la Conseillère, la question en rappelant qu'au cours des deux dernières années, lors de la répartition des crédits réservés aux collectivités locales sur la base de la loi n° 48/95, les virements directs sans destination obligatoire ont connu une hausse sensible, au détriment des fonds pour le financement des lois sectorielles. Qu'il me soit permis de rappeler le montant global de ce changement, parce qu'il est utile aux fins qui nous intéressent. On est passé de 71 millions d'euros l'an 2001 à 102 millions d'euros l'an 2002, Sans destination obligatoire donc plus 31 millions; pour les lois, on est passé de 49 millions d'euros à 33 millions d'euros, donc moins 16, ce qui se solde dans une augmentation globale, ce que le Conseiller Lanièce a appelé "il calderone", c'est à dire l'ensemble des fonds transférés aux collectivités locales, de plus 15 millions d'euros.
C'est dire que la Région a tenu la barre solidement dans la direction d'augmenter les ressources dont les collectivités locales disposent librement, y compris les fins qui nous intéressent, dans leurs propres déterminations; donc, si par le passé les virements directs, lois sectorielles et projet FOSPI bénéficiaient respectivement de 50, 30 et 20 pour cent des ressources disponibles, en 2002 le rapport était 60 pour les virements directs, 20 pour les lois sectorielles et 20 pour le FOSPI. Il serait évidemment insuffisant de faire référence à une position globale, s'agissant de petites communes.
Vous me permettrez de citer les données concernant les trois communes qui ont été évoquées: Rhêmes-Notre-Dame passe de 547 mille € en 2001 à 701 mille € en 2002, plus 154 mille, donc 300 millions de plus que l'année précédente par le fait de cette nouvelle détermination. Vous avez la même démarche pour Valgrisenche: 623 mille € l'an 2001, 749 mille € l'an 2002, plus 166. Valsavarenche, la Commune qui a posé légitimement le problème de son point de vue, a eu un bénéfice supplémentaire de l'an 2001 à l'an 2002 de 160 mille €, donc 300 et quelque millions de lires, en passant de 654 mille à 814 mille.
L'ensemble de ces trois communes nous donne un solde positif ultérieur de 700 millions de lires en plus dans leur budget, en passant de l'année 2001 à l'année 2002, et vous savez que c'est déjà l'année 2002 que la loi n° 68 a été ramenée à zéro…
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
… l'annexe A garde bien mémoire de cette position, mais dans le transfert des fonds délibérés en accord avec les collectivités locales cela a été redistribué d'une autre façon. Dans cette optique, le 7ème alinéa de l'article 7 de la loi n° 38/2001 a établi que les collectivités locales prennent en charge elles-mêmes les réalisations des actions qui ne sont plus financées par des lois sectorielles, vu qu'une plus grande autonomie comporte inévitablement une plus grande autonomie financière. Aux communes de décider comment utiliser les fonds et dans quel cadre, mais l'on ne peut pas dire, ici, dans cette salle, que les trois communes n'ont pas les ressources pour faire face à leurs engagements, parce que cela n'est pas, de toute évidence, correct.
La loi n° 68/93 portant interventions en matière de droit aux études est l'une des lois de secteur qui n'ont plus bénéficié de crédits, mais cela non seulement pour la raison de cet accord, mais aussi parce que la loi régionale n° 19/2000 sur l'autonomie scolaire prévoit que la gestion des établissements scolaires de base ne revient plus à la Région, mais aux communes, qui l'exercent à l'échelle supra-communale par le biais des communautés de montagne. C'est donc une compétence que nous avons attribuée dans le cadre d'une loi spécifique en matière scolaire, la loi n° 19/2000. C'est donc dans le cadre des rapports entre collectivités locales et établissements scolaires que certains problèmes, comme celui qui a été soulevé, peuvent et doivent être traités, de même qu'à l'intérieur de la finance locale et, en particulier, pour l'année 2003, dans les rapports entre les communes qui sont à discuter de leur part. La Région a, pour sa part, rempli la tâche de faire le transfert sur la base d'un accord inter-institutionnel régulièrement établi. Nous sommes sensibles au problème, mais nous ne saurions intervenir en ce moment dans ce domaine, qui est confié aux collectivités locales, sans fouler totalement les principes d'autonomie et de subsidiarité sur lequels reposent non seulement les lois régionales concernant les collectivités locales, mais également tout l'ensemble du Titre Vème de la Constitution. Il y a une logique différente qui aujourd'hui s'impose et qui a fait régresser les lois de secteur. C'est la raison pour laquelle en ce moment le financement de la loi n° 68 relève nécessairement des finances locales.
En revanche - et pour cela j'en viens à une suggestion qui est contenue dans l'interpellation des Conseillers Lanièce et Viérin - il est opportun de confier aux élus de la prochaine législature une réflexion en la matière, s'il y aura lieu même une révision de la législation sectorielle, compte tenu qu'il faudra également revoir la loi n° 48/95 à la lumière des changements institutionnels qui ont été introduits depuis sa promulgation. Je pense notamment à la loi n° 54/98 et à la loi n° 1/2002. C'est donc une réflexion à mener qui sera du ressort de ceux qui viendront et j'estime que le problème doit être traité avec beaucoup d'attention. Nous devons savoir qu'il y a les ressources nécessaires pour régler le problème, mais qu'en ce moment la balle est dans le camp des collectivités locales, auxquelles il revient d'y mettre main.
Président La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (PVA-cU) Signor Presidente, capisco le sue argomentazioni, ma non le condivido, perché c'è un punto fondamentale che va sottolineato. È chiaro che le leggi settoriali, che riguardano tutti i comuni, vanno ridistribuite in modo che tutti i comuni possono accedervi per soddisfare le proprie esigenze; ma questa legge settoriale non riguarda tutti i 74 comuni della Valle; così, se noi spalmiamo questi soldi su tutti i comuni della Valle d'Aosta, ogni comune avrebbe 1,5 milione in più, quindi niente. Ma questa legge settoriale è una legge anche straordinaria, perché quando è stata voluta, si è chiarito molto bene la sua finalità.
In primo luogo, si è detto che si trattava di un contributo straordinario solo per i comuni che si trovavano in situazioni particolarissime, cioè sopra i 1000 metri e la cui scuola fosse a una distanza di oltre 10 km dalla corrispondente scuola regionale più vicina e che avessero almeno 3 alunni. Ripeto, era una legge che individuava un problema specifico, le scuole sussidiate, che sono scuole di montagna, che non riguardano tutti i comuni. Se lei va a vedere nel 2001 come sono stati spesi questi soldi e quali sono state le scuole sussidiate che sono state finanziate con questa legge, lei vedrà che c'è stata un'unica scuola elementare sussidiata: quella del Comune di Valsavarenche. I comuni che ricorrono a questa legge per le scuole materne sono quattro, fra cui anche Valsavarenche.
Lei allora deve spiegarmi con quale logica una legge settoriale, che è utilizzata da quattro comuni - al massimo cinque - in tutta la Valle, e che deve servire a situazioni particolarissime, questa legge viene stralciata dall'ambito settoriale e le sue risorse messe a disposizione di tutti i comuni. Questa logica non funziona! Capisco la legge per le iniziative dei giovani, dei minori, perché tutti i comuni fanno iniziative sui giovani e sui minori, capisco altre leggi settoriali…
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
… no, attenzione, questa non è settoriale soltanto per i destinatari, ma è settoriale per la tipologia di comuni che possono accedervi. Questa è la differenza fondamentale!
Infatti, se si prende la situazione delle scuole materne ed elementari in comuni con popolazione inferiore a mille abitanti, si vede, in base ai bambini iscritti alla scuola materna nell'anno scolastico 2002-2003, che sono proprio Emarèse che ne ha due, Notre-Dame con due, Valgrisenche con due, Valsavarenche con due, cioè sono i comuni più piccoli a rischi di spopolamento; tutti gli altri non sono in queste condizioni. Se vediamo la scuola elementare, è la stessa cosa! Volevo sottolineare questo, perché se noi riconosciamo che quella legge settoriale rispondeva a un bisogno preciso di alcuni comuni con alcune caratteristiche, fra l'altro è un contributo straordinario come è detto nella legge n. 68/93, proprio per questo motivo non mettiamo le risorse previste da questa legge nel budget complessivo.
Lei dice che porterà all'attenzione del Celva il problema, io lo spero ardentemente! Non voglio entrare nei motivi per cui Celva adotta certe decisioni, nel senso che finora si è rifiutata di mettere all'ordine del giorno dell'assemblea questo punto, così come appare dalla lettera che ci è stata inviata. Allora è molto grave che proprio un problema che riguarda pochissimi comuni non venga neanche preso in considerazione dall'assemblea dei comuni! Lei tratta con il Celva, ma le situazioni singole, di minoranze, queste non riescono ad entrare probabilmente nell'interesse generale dei comuni. È la Regione che deve fare una sua scelta precisa rispetto ad alcuni temi come l'istruzione, rispetto alla necessità di prevedere iniziative che consentano di facilitare la permanenza di famiglie giovani con i bambini in montagna, e che deve dire al Celva: "100 milioni di lire all'anno per voi non sono niente, per noi Regione significa consentire, ad esempio, alla scuola del Comune di Valsavarenche (ma possono essere altri comuni) di poter avere i 35 milioni che, in un anno, le servono per pagare gli insegnanti di scuola materna e di scuola elementare".
Credo che vada ripensata la logica delle leggi settoriali, ne parlavamo già in altre situazioni: lo sport, la salute, e via dicendo; su alcune questioni come questa, vanno prese delle decisioni, altrimenti tutta la tradizione valdostana - di attenzione alle scuole di montagna, di attenzione ai piccoli comuni - cade, perché non si può chiedere a un comune che sì, ha avuto più soldi, ma li ha avuti per tutte le altre funzioni trasferite, che non ha avuto di più perché aveva questo problema, perché nella divisione generale avrebbe avuto un milione e mezzo in più, cioè in questi 300 e più milioni che il comune ha avuto c'è un milione e mezzo per questo tipo di servizio, e gli altri milioni sono per altri servizi!
Secondo me questo tema va ripreso e vorrei concludere il mio intervento leggendo la parte finale della lettera del sindaco, in cui chiede al Consiglio regionale della Valle d'Aosta di provvedere ad estrapolare - ma questo lo può fare anche la Giunta quando fa le proposte - la legge regionale n. 68/93, e successive modificazioni, dalle leggi inserite nella finanza locale e che pertanto possa essere finanziata senza recare alcuna riduzione dei trasferimenti destinati agli altri comuni della Valle d'Aosta; ciò al fine di garantire ai bambini di alcuni comuni, fra cui Valsavarenche, "di poter vivere la loro infanzia nel proprio luogo di nascita, di immaginare che credano nel loro futuro, sul territorio della propria Valle, e che domani garantiscano una ricchezza in termini umani per comuni che rischiano di diventare via via più sofferenti economicamente, in assenza di iniziative e professionalità che solo la presenza dei giovani può garantire?.
Président La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) Non posso che concordare pienamente e totalmente con le affermazioni rese dalla collega Squarzino, perché di fatto il problema è proprio questo. Siamo d'accordo sul principio del decentramento però, di fatto, alcune leggi di settore riguardano tutti i comuni, altre - l'esempio calzante è quello della legge n. 68 - riguardano alcuni comuni, alcune situazioni, perché la legge fa riferimento solo ad alcune situazioni che non sono riferibili agli altri comuni. Lo stesso esempio che ho fatto prima, di cui il Presidente si è stupito, cioè il riferimento alle pro-loco, è ovviamente collegato al fatto che nella mia interpellanza si parlava anche del problema di tutte le leggi di settore. Fra queste leggi di settore c'è il problema del finanziamento delle pro-loco, che è un caso meno importante sicuramente rispetto a quello della scuola, ma che va nella stessa direzione. In Valle d'Aosta ci sono 55 pro-loco, non sono 74 le pro-loco, quindi il miliardo di lire se così si può dire è stato ripartito fra 74 comuni; allora non possiamo prenderci in giro dicendo che poi alla fine i soldi sono gli stessi, perché di fatto non è così! Il discorso fatto dalla collega Squarzino mira proprio alla centralità del problema; alcune di queste leggi di settore riguardano solo determinate situazioni e quindi non si può dire semplicemente che alla fine i finanziamenti sono maggiori.
Se il sindaco di Valsavarenche ha in generale più finanziamenti di prima e li può spendere, non penso che nella sua qualità di sindaco scriva una lettera per "mettersi alla berlina" davanti a tutti, dicendo: "io ho più soldi e scrivo questo perché non so cosa fare"! Diciamo la verità: se ha scritto una lettera e ha chiesto un intervento all'interno del Celva, che gli è stato vietato - e questo è un fatto gravissimo! - è perché il problema segnalato esiste e deve essere affrontato. Parlavo di tutte le leggi di settore; ora noi stiamo parlando di una situazione particolare, e diciamo: "c'è un problema da analizzare, visto che questa è una legge di settore particolare, che non eroga finanziamenti a tutti i comuni, e quindi può essere estrapolata": questo è un segnale, e la stessa cosa vale per le pro-loco. Questo è il messaggio che abbiamo voluto trasmettere.
L'unica cosa positiva è l'impegno che ha preso il Presidente nel ritenere opportuno che la prossima legislatura riprenda in discussione questo problema, perché è una cosa importante; ciò non vuol dire che è tutto sbagliato, però se ci sono delle cose che non funzionano, occorre, da buoni amministratori, vedere se si possono portare dei correttivi, fra cui quello di estrapolare da queste leggi di settore alcune leggi che vanno a finanziare solo alcuni comuni. Con l'invito a portare nella prossima legislatura questo problema, chiudo il mio intervento.