Objet du Conseil n. 2868 du 21 novembre 2002 - Resoconto
OGGETTO N. 2868/XI Ritiro della proposta di legge costituzionale: "Nuovo Statuto della Valle d'Aosta-Nouveaux Statuts du Pays d'Aoste". (Approvazione di ordine del giorno)
Président Nous reprenons la discussion générale, qui a été suspendue hier soir, au sujet du projet de loi constitutionnel le n° 1, présenté par le Conseiller Roberto Nicco en date du 8 juillet 2002, concernant: "Nuovo Statuto della Valle d'Aosta-Nouveaux Statuts du Pays d'Aoste".
La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (FI) Vorrei fare alcune considerazioni su questa proposta di legge costituzionale, presentata dal Consigliere Nicco, la quale ha già costituito un tema di approfondimento nel corso di questa legislatura; non la proposta in sé, ma quanto l'argomento che sottende, e che ha visto la Valle d'Aosta assentarsi dal progetto di riforma costituzionale e quindi anche di riforma statutaria che era stato auspicato all'inizio di questa legislatura e anche iscritto nel programma di maggioranza. La proposta del Consigliere Nicco ha indubbiamente un merito: è un documento, nero su bianco, che arriva agli onori del Consiglio e ha comunque dei contenuti. È un documento che si inserisce in questa corrente di riforme che sta permeando non solo il sistema nazionale, ma anche quello internazionale; si sta parlando a ogni piè sospinto di federalismo e di autonomia e se n'è parlato specie in questo ultimo decennio. Certo che se i precursori del federalismo, penso a un Cattaneo, un Rosmini, un Tocqueville, oggi vedessero come si è evoluto questo pensiero o, meglio, come è stato interpretato, probabilmente avrebbero qualche rimostranza da fare. Non sto parlando della proposta in sé, sto parlando in generale perché a livello nazionale ne abbiamo viste di tutti i colori e da parte di entrambi i poli, non voglio difendere gli uni piuttosto che accusare gli altri. Si è fatto riferimento al federalismo spinto, al federalismo solidale, al federalismo integrale, poi con le varianti più o meno economiche o tecnologiche di federalismo fiscale, di federalismo elettrico, di federalismo ferroviario: il termine "federalismo" è diventato un'accezione utilizzata a livello di largo consumo, molte volte a sproposito e poche volte è stata colta in quella sua essenza per cercare di trasformarla da concetto a qualcosa di concreto.
Ritengo che il modello federalista sia ancora distante: lo è a livello nazionale, dove ci sono spinte autonomistiche che provengono da diverse realtà, spinte centrifughe che provengono da diverse realtà regionali. Il Veneto ha proposto un suo Statuto speciale, il Presidente della Lombardia, Formigoni, è uno dei più ferventi assertori di questa fuga da Roma, in alcuni casi sembra addirittura ben oltre le posizioni dell'Onorevole Bossi. Lo stesso Piemonte guarda con attenzione a quella specialità valdostana, cercando di mutuarne gli elementi, per far sì che anche una Regione alpina come il Piemonte possa avere prerogative statutarie che oggi non possiede e non ultimo, leggevo ancora ieri sul giornale, nelle future elezioni regionali del Friuli-Venezia-Giulia, contestualmente a quelle che ci saranno in Valle d'Aosta, l'Onorevole Sgarbi presenterà, con una propria lista, una richiesta di un riconoscimento particolare delle quattro Province che adesso compongono la stessa regione. Diciamo che il mosaico è composito, di difficile lettura e le proposte sono le più varie e disparate.
L'operazione del Consigliere Nicco è un esercizio di diritto costituzionale. Nel suo intervento egli ha detto che ha una valenza politica. Sì, per carità, avrà una valenza politica perché viene a stimolare un'Assemblea regionale che di fatto è rimasta dormiente in questi anni, o ha finto di dormire, ma ritengo che da un punto di vista sostanziale sia un esercizio di diritto costituzionale. Il Consigliere Nicco ci propone una sua Valle d'Aosta ideale, che è ben diversa dal progetto del deputato diessino Soda di qualche anno fa, dove da Roma si cambiava lo Statuto, d'imperio, come d'altronde il Centro Sinistra da Roma lo ha parzialmente cambiato. L'ultima modifica alla carta statutaria valdostana è pervenuta da Roma ed è pervenuta ad opera di un governo di Centro Sinistra.
Personalmente questo documento non mi piace, forse perché è distante dal mio modo di concepire la Valle d'Aosta e la sua autonomia nell'ambito del mosaico italiano, in un mosaico che domani potrebbe assumere una struttura federale. In questo disegno mi pare di vedere una Valle d'Aosta che viene rappresentata come uno Stato nello Stato: c'è un qualcosa che eleva la condizione di ente territoriale della Valle d'Aosta da Regione a piccolo Stato, Staterello, e riconosce il diritto di autodeterminazione di un popolo e di una comunità storicamente determinata. Orbene, senza nulla togliere alla Valle d'Aosta, il mio pensiero va subito alle altre regioni, che sono le sorelle della Valle d'Aosta nel mosaico italiano. Se ogni regione si proponesse uno statuto di questo genere, che ne sarebbe dell'Italia?
Probabilmente si tornerebbe a una sorta di Italia preunitaria, dove tanti stati e staterelli di diversa entità geografica e demografica, e quindi con diverse valenze economiche e politiche, compongono la penisola. Non credo che questo sia un punto di vista avanguardistico, Consigliere Nicco; penso sia piuttosto di retroguardia. Mi preoccupa un po' questo voler riconoscere a tutti i costi un diritto di autodeterminazione che un domani anche Regioni come la Lombardia, come il Lazio, come la Toscana possono tranquillamente rivendicare. Che ne sarebbe dell'Italia? Non so se il Consigliere Nicco nel redigere questo documento si è posto il problema. Se una piccola Valle d'Aosta, comunità storicamente determinata - come ce ne sono altre nel nostro Paese -, ambisce a tanto, possono permetterselo anche altre regioni. Che ne sarà della nostra unità, del nostro Stato, della nostra Nazione? Ammesso che ancora oggi si possa parlare di Nazione, visto che tale concetto è stato più volte messo in discussione.
Si va veramente nella direzione federalista mantenendo l'unità dello Stato italiano? Poi si parla di popolo e sul concetto di popolo si potrebbe dissertare. Qual è il popolo valdostano? È il popolo che si riconosce in quell'1,40 censito dalla Fondazione Chanoux che utilizza correntemente il francese come madre lingua? Oppure è quell'insieme di componenti sociali, estremamente variegato, che oggi compone la nostra Regione? E in questa varietà di composizioni bisogna naturalmente includere tutti coloro che provengono da altre regioni. Pensiamo solo alla componente demografica di origine meridionale, che in Valle d'Aosta è estremamente elevata. Il solo ceppo calabrese - ne è testimone il Consigliere Aloisi - annovera ventiquattromila persone in Valle d'Aosta, vale a dire un quinto della popolazione valdostana è immigrato solo da quella regione. Possiamo poi considerare anche gli immigrati extracomunitari, attualmente censiti in 1.500, ma che con le recenti dichiarazioni di emersione previste dalla "Bossi e Fini" aggiungono altre 700 unità a questo numero, senza considerare i clandestini. Cosa si intende quindi per "popolo valdostano" secondo la concezione che il Consigliere Nicco ci propone all'articolo 1? Qual è questa comunità storicamente determinata? Cosa intende egli con queste due accezioni, le quali sono estremamente pesanti come contenuto?
Dicevo, Stato nello Stato, una Valle d'Aosta che è concepita in maniera statuale, con una sua rappresentanza internazionale che viene riconosciuta nei titoli successivi, in particolare in quelli che sono i momenti di cooperazione internazionale o transfrontaliera. Nelle stesse relazioni fra Regione e Stato si prevede, oltre alla pari dignità fra i due enti, una forma arbitrale qualora intervengano controversie; una forma arbitrale come peraltro è prevista nel diritto civile, anche qui una suggestione che può essere anacronistica sotto certi punti di vista o addirittura avanguardista: i conflitti di attribuzione vengono sciolti con l'intervento di una sorta di arbitro che è rappresentativo di entrambe le parti. Il concetto di statualità emerge anche nell'articolo 2, dove si individua Aosta capitale. Abbiamo appena inserito Roma capitale nella Costituzione italiana, il Consigliere Nicco prevede la capitale del nascente Stato valdostano in Aosta - Aoste.
Singolare anche il fatto che nella bandiera rossonera della Regione sparisca il leone rampante: forse non è più riconosciuto come animale autoctono! Il Consigliere Nicco, che è anche storico di provata fama, ci saprà dire perché ha cancellato il leone rampante, che campeggia ovunque, non solo nello stemma ufficiale della Valle d'Aosta, ma anche in altri loghi meno ufficiali. Tutto l'insieme degli articoli che qui si leggono è ricco di novità, e in questo le riconosco un merito, Consigliere Nicco. Lei addirittura propone che i comuni della Valle d'Aosta, anche in forma associata, esercitino la generalità delle funzioni amministrative e affida alla Regione la funzione di governo unitario della comunità regionale e del suo territorio. Ma cosa significa che il potere amministrativo della Regione viene riconosciuto dai comuni all'ente superiore, la Regione? Parallelamente "la Regione…" - si legge - "… riconosce allo Stato la potestà legislativa nelle seguenti materie…", poi elencate. Si inverte un principio che attualmente governa il sistema costituzionale italiano e quindi la gerarchia delle fonti: non è lo Stato a riconoscere la competenza alle regioni, bensì la Regione che riconosce allo Stato una potestà legislativa residuale.
Lo stesso vale per l'ordinamento finanziario, che deve essere tutto da definire. Rimane però vigente il riparto fiscale dei 9/10, finché nella fase transitoria non si addivenga ad una ridefinizione complessiva del sistema, d'intesa - perché questo è il principio essenziale che governa tutta questa esercitazione statutaria - tra Stato e Regione. L'ordinamento giudiziario viene trasferito dallo Stato alla Regione e i poteri prefettizi - qui siamo completamente in disaccordo - vengono riconosciuti in capo al Presidente della Regione. Forse siamo noi che in questo caso vorremmo un ritorno al passato, non certo a quel passato che state immaginando voi, ma un capo dell'Esecutivo diverso - in quanto a titolare che esercita la funzione - dal capo delle forze dell'ordine. Questa dissociazione è auspicabile, anzi sarebbe necessario evitare che il Presidente della Regione non accomuni tali e tante funzioni e poteri. Il potere politico non può impersonare anche il potere di polizia; questa è una caratteristica dei regimi di ieri, oggi questo è uno scoglio che deve essere superato.
Lei ha avuto il merito di presentare una sua proposta, che per molti aspetti sostanziali non ci piace e che per molti aspetti formali lei è stato costretto ad avanzare. Questo perché la maggioranza della quale lei fa parte le ha conferito una missione molto importante, che però lei non ha potuto adempiere perché impedito dai gangli di una politica vischiosa che l'ha avviluppato e di conseguenza non le ha permesso di formulare delle proposte nei termini in cui il Consiglio aveva stabilito, cioè entro la fine dell'anno 2000, salvo un'ulteriore proroga, e soprattutto secondo le modalità che inizialmente erano state fissate nel programma di maggioranza. Qualcuno ieri ha detto giustamente che il programma di maggioranza in questo caso ha difettato, la maggioranza non ha completato il suo percorso e quindi il capitolo delle riforme rimane un capitolo incompiuto.
A lei in ogni caso va il merito di avere proposto un'idea, della quale noi prendiamo atto, ma sulla cui sostanza abbiamo numerose obiezioni. Certo è che è una base sulla quale è difficile lavorare, poiché ci sono sostanziali divergenze rispetto a quelli che sono i nostri punti di vista, cioè un federalismo socio-economico che sia rispettoso delle prerogative di una comunità come quella valdostana, che ha delle peculiarità storiche, culturali e geografiche, ma di una comunità che deve saper convivere con altre comunità che compongono la realtà statuale italiana. Ed è da questo principio, per noi imprescindibile, che vorremmo iniziare a lavorare.
Président La parole au Conseiller Borre.
Borre (UV) Nous sommes dans la dernière année de la législature et ce projet de loi constitutionnelle arrive à la discussion du Conseil dans des conditions tout à fait spéciales. J'aurais imaginé - je le dis tranquillement - que l'on puisse en discuter d'une façon différente. La réforme de notre Statut, fruit d'une lutte acharnée dans les années de la résistance et de la libération, aurait dû être précédée d'un vaste débat, d'une confrontation d'idées et de propositions, d'un contraste même déchirant dans la communauté valdôtaine. Ce dialogue, ce débat n'a pas eu lieu, inutile et injuste d'en chercher les responsables. De toute évidence notre Vallée n'était pas prête à ce pas. Notre parti et notre mouvement n'ont pas voulu saisir cette question pour en faire une priorité absolue.
Le Conseiller Nicco, auquel notre Assemblée avait confié la tâche préparatoire, a procédé d'une façon singulièrement individuelle à la rédaction du texte, qui est aujourd'hui soumis à notre attention. Je n'y ai trouvé pas, malgré son effort généreux et son ambition à couronner utilement le parcours de quatre années de travail, le signe d'une volonté collective. Il y a là de quoi faire réfléchir. Ce parcours incomplet ne doit pourtant pas nous empêcher de faire quelques considérations ultérieures. En premier lieu, est-ce que le moment est bien choisi pour une réforme statutaire? Est-ce bien le moment pour lancer le changement? Ou n'est-il pas plus prudent rester tranquilles et voir les conséquences des grandes réformes: l'élection directe du Président de la Région, il Governatore; la réforme du Titre Vème de la Constitution dans les autres régions?
Si la prudence paraît s'imposer surtout par rapport aux dégâts provoqués par l'élection directe du Président de la Région, nous aurions tort à nous renfermer dans l'isolement et l'immobilisme total. Les institutions de cette Vallée doivent être réformées, elles ont besoin d'être revues parce que les temps ont changé et ce qui était bon dans les années '50 ne l'est plus dans l'an 2002. Le défaut le plus important du "projet Nicco", selon moi, est bien celui-ci: d'avoir voulu imaginer une réforme statutaire sans nous dire où nous allions, vers quelle forme de gouvernement, vers quel système électoral. Certes, notre brillant collègue nous donnera des réponses à ce sujet, mais nous savons bien que, sans un accord sur le système politique futur, tout discours sur les réformes statutaires est un raisonnement inutile ou au moins incomplet, une machine que tourne en rond.
Puisque le discours est engagé, permettez-moi de dire quelques mots au sujet du système politique à venir, du modèle à poursuivre et à réaliser. J'avance à ce sujet des idées personnelles, mais j'estime que l'utilité du débat d'aujourd'hui, à défaut d'un résultat concret, est bien de permettre à chacun de s'exprimer en liberté. Tout tourne, d'après moi, autour de la personne, du rôle et des compétences du Président de la Région et du Conseil régional. Le Président Viérin sait que je parle de sa fonction et non de sa personne et il me permettra de dire que nous devons avoir un système différent où l'on ne concentre plus tout sur son propre rôle, véritable centre moteur de tout le système. Dans notre mouvement ont été lancées des idées, surtout celles d'une élection séparée du Gouvernement par rapport au Conseil, une élection de tout le Gouvernement, de façon à éviter les dégâts du "presidenzialismo", en regardant au modèle suisse comme à une référence possible. C'est un débat que nous avons eu le tort de suffoquer tout de suite, nous avons eu peur d'aborder parce qu'il n'était jamais le moment. Pourtant, je crois que nous aurions dû soutenir l'effort et les propositions de nos représentants dans la Commission spéciale, par ce genre de proposition, pour donner à ce Conseil un rôle différent, plus libre par rapport au Gouvernement, en sortant du jeu majorité-opposition, de la nécessité de défendre à tout prix le choix de la proposition de la Junte pour nous de la majorité et de le condamner inévitablement de la part de l'opposition. C'est cela qu'il aurait fallu faire. Malheureusement nous avons perdu des années autour du problème de la composition de la commission, pour une opposition qui n'était utile à personne, pour abandonner ensuite tout intérêt réel pour son travail.
Au Conseiller Nicco, qui a déjà voulu consacrer un libre à son travail, avant même qu'il n'en est discuté en ce Conseil, je veux dire que les institutions se réforment ensemble par le débat et la confrontation, en affrontant le c?ur du problème et sans contourner l'obstacle, comme il a voulu faire. A mon propre parti, "l'Union Valdôtaine", je dis qu'il a perdu une occasion précieuse, celle d'être à la tête de la réforme par le poids du nombre de ses Conseillers. Ce sont quelques remarques seulement, mais sincères sur l'un des problèmes de la législature que nous sommes en nécessité de remettre au futur Conseil de la Vallée.
Président La parole au Conseiller Beneforti.
Beneforti (PVA-cU) Il 29 luglio del 1998 con deliberazione del Consiglio regionale venne istituita una commissione speciale per le riforme istituzionali, incaricata - si diceva - di predisporre, entro il 31 dicembre 2000, una proposta di revisione dello Statuto speciale da sottoporre al Consiglio regionale. Il 16 marzo 2000 avete approvato - noi ci siamo astenuti in quell'occasione - una risoluzione nella quale, fra l'altro, riconfermavate la decisione; avevate proposto al Consiglio questa risoluzione a seguito delle trattative che avvenivano a livello nazionale sulle riforme istituzionali. In quella risoluzione si diceva: "Vista la deliberazione del Consiglio regionale del 29 luglio 1998, con cui è stata costituita una commissione speciale per le riforme istituzionali incaricata di elaborare, entro il 31 dicembre 2000, una proposta di revisione dello Statuto speciale da sottoporre al Consiglio regionale…", eccetera. Questo significa che voi intendevate portare la vostra proposta, così come sarebbe stata approvata dalla commissione, in Consiglio per l'approvazione per poi inviarla nelle sedi opportune, dove sarebbe stata discussa, ma non avete mantenuto fede agli impegni che avete preso, non avete permesso che i lavori venissero terminati! Per quale motivo? Perché, al momento dell'entrata in maggioranza degli "Autonomisti", non è stata ricostituita anche la Commissione speciale dello Statuto regionale? Perché non avete permesso che venisse elaborata la proposta da sottoporre al Consiglio? Eppure la commissione poteva lavorare con tutta tranquillità visto che era composta da componenti della sola maggioranza! La realtà è che localmente non c'è mai stata la volontà politica di operare una reale trasformazione degli organi della Regione, nonostante che le riforme facessero parte del vostro programma di legislatura!
La riforma dello Statuto poteva essere l'occasione per un confronto significativo all'interno della vostra maggioranza, come con noi dell'opposizione, che avevamo annunciato che, in caso di ricostituzione della commissione, ne saremmo entrati a far parte. Per le vostre dispute interne, per le divisioni esistenti fra le forze che compongono la vostra maggioranza, per le divisioni politiche esistenti all'interno anche della stessa "Union Valdôtaine" - non siete più nemmeno capaci di nascondere queste divisioni, che ormai si notano! -, per non riallacciare un rapporto con l'opposizione, invece, avete preferito chiudere - anche se malamente - ogni iniziativa che riguardasse le modifiche statutarie, tanto che, pur essendo amareggiato e deluso, e isolato anche dal suo gruppo, il Consigliere Nicco non ha desistito e ha presentato un suo disegno di legge.
Già sappiamo la fine che farà il disegno di legge e lo stesso ordine del giorno presentato insieme al collega Aloisi, per cui non entro nel merito, ma noi prendiamo atto della situazione che si è venuta a creare, come abbiamo compreso che ogni provvedimento di legge o risoluzione verrà licenziato solo se porta il "marchio del leone". Andando avanti però di questo passo, sappiate che il Consiglio regionale sarà esautorato del tutto del suo ruolo di indirizzo politico e la Regione non sarà più una sede politica, come previsto dal nostro Statuto e, in ultimo, molto probabilmente le riforme ci saranno imposte da altri, in particolare da Roma. Di fronte a questa situazione, siamo molto preoccupati, anche se abbiamo la fortuna che la Costituzione italiana ci offre la garanzia dei diritti; a noi può essere anche sufficiente perché la difesa dell'autonomia oggi viene tutelata da una Costituzione! Voi della maggioranza però non sembrate avere le stesse nostre preoccupazioni, lo dimostrano gli interventi che in questa sede sono stati pronunciati nella seduta di ieri. Anche se qualcuno piangeva o faceva finta di "piangere sul latte versato", anche se un collega ha detto che occorre riprendere il dibattito costituzionale o istituzionale delle riforme nella prossima legislatura e qualcun altro ha aggiunto: "Basta con i giochi delle parti!", io mi chiedo: ma a quali parti vi riferite? Non certamente all'opposizione, perché vi abbiamo lasciato lavorare. Qualcuno ha detto che occorre interessare la società civile sulle riforme, ma a chi competeva interessare la società civile? All'opposizione? Certo è vero… ma se in questa legislatura si è realizzato nulla, la responsabilità su chi ricade: su di noi o su di voi della maggioranza? Voi avete svilito ed annullato il ruolo della "Commissione Nicco" e lo avete fatto quando avete escluso la minoranza dalla commissione la prima volta, anche quando i Parlamentari in carica hanno trattato a Roma per la Valle d'Aosta lasciando il Consiglio e la commissione all'oscuro di tutto e poi si approvavano le risoluzioni, poco fa ho letto un punto di una di esse…
Concludo dicendovi che noi "dell'Ulivo" ci siamo, siamo pronti a dare il nostro contributo, però fateci svolgere il ruolo che in democrazia compete alle minoranze. Non abbiamo bisogno di essere provocati per agire, visto che il collega Fiou ha definito la "legge Nicco" una provocazione costruttiva, ma con noi nessuno pensi di fare le riforme a proprio uso e consumo o secondo il proprio tornaconto politico! C'è un'etica a cui fare riferimento, c'è una morale da cui non si può prescindere, ci sono delle regole da osservare per essere credibili e dei veri autonomisti e federalisti, regole che noi, nel limite del possibile, abbiamo sempre seguito per difendere la nostra autonomia nei confronti dello Stato e del Governo, che continueremo a difendere anche per il futuro.
Lasciamo intanto a voi la responsabilità politica del fallimento che avete creato. Noi non voteremo nulla di quanto andrete a proporre a chiusura di questo ordine del giorno, ma ci asterremo in attesa di nuove proposte, in attesa di quel momento opportuno, che molti di voi hanno annunciato che verrà; quando ci sarà, vedremo cosa conterà e allora decideremo in merito!
Président La parole au Conseiller Cottino.
Cottino (UV) Voglio cominciare subito, cercando di dare una risposta al quesito che la relazione del collega Nicco poneva. Il Consigliere Nicco infatti ha detto che bisogna verificare se vi è ancora la volontà di procedere nella direzione indicata all'inizio di questa legislatura. Io credo di doverlo sottolineare, ancorché qualche collega abbia già dato una risposta a questa domanda: è chiaro che le forze politiche di maggioranza, in modo particolare "l'Union Valdôtaine", sono ancora su questa strada. Non siamo forse riusciti a portarlo a termine, ma sicuramente dal punto di vista del principio siamo convinti fino in fondo che c'è questo tipo di necessità. Questo progetto non è stato dimenticato o messo in un cassetto perché si copra di polvere, la volontà c'è, cercheremo di portarlo avanti. È chiaro che - e in tutta onestà dobbiamo ammetterlo - sarà difficile farlo in questa legislatura, per cui, malgrado quanto affermato qui e che ha scandalizzato parecchi colleghi, se si dice che verrà o potrà o dovrà - a seconda dei punti di vista - essere ripreso nella prossima legislatura, il sottoscritto non si scandalizza affatto di una cosa del genere!
Nessuno nega dunque, tanto meno noi, l'importanza di questo progetto non tanto per quanto riguarda la stesura dell'articolato, ma per quanto riguarda le modifiche istituzionali della Regione. Una domanda però sorge spontanea: quanti realmente erano convinti della volontà di portare a termine questo lavoro? La minoranza forse? Perché la minoranza oggi lancia delle "cannonate" contro la commissione e contro le forze di maggioranza quando non ha fatto assolutamente nulla per cercare di portare avanti questo problema anzi!
(interruzione del Consigliere Beneforti, fuori microfono)
… non ti ho interrotto malgrado tutte le "p" puntini puntini che hai detto finora. La minoranza, si è sempre nascosta dietro al fatto di non essere stata interpellata, e con questa scusa non ha preso parte alla commissione speciale, sicuramente non ha fatto nulla; di conseguenza mi sembra troppo facile oggi lanciare solo delle accuse!
Si sono fatti in quest'aula dei grandissimi plausi alle riforme costituzionali fatte dallo Stato, come se queste fossero la panacea di quello che a noi interessava. Credo che non ci sia niente di più falso di questo, anche perché l'atteggiamento in loco è esattamente l'opposto. A livello nazionale basta una piccola modifica per avere il plauso di tutti o quasi, mentre qui si deve spaccare il capello in quattro, altrimenti non c'è nulla che va bene e allora si ritardano le cose e si cerca di rimandarle. Questo comportamento non è accettabile e vorrei precisare che, per quanto ci riguarda, non abbiamo criticato la modifica costituzionale solo perché mancava l'intesa; certo, era motivo importante che è stato sottolineato e su cui tornerò, ma sicuramente non è stato il solo motivo. Le materie di competenza esclusiva, o di competenza concorrenziale, che rimangono allo Stato, sicuramente non ci ha trovato d'accordo, così come non ha trovato d'accordo i Valdostani. Il referendum ha dato una risposta ampia ed esaustiva.
Prima di entrare nel merito dell'ordine del giorno, voglio ancora fare due considerazioni ad alta voce.
Prima considerazione per rispondere ad un'accusa che è stata lanciata da qualcuno alla commissione: credo che la commissione debba prendersi tutte le responsabilità che ha, forse meditare sui suoi errori, per certi aspetti anche "leccarsi le proprie ferite", ma sicuramente non spettava alla commissione, o non soltanto alla commissione, cercare di portare all'esterno questo tipo di problema, semmai era un compito delle forze politiche in generale.
Seconda considerazione: per sottolineare che il quadro politico è mutato o perlomeno sono mutate quelle che noi pensavamo essere le possibilità di sbocco su questo tema, tant'è che l'allora Deputato Caveri, pur facendo parte della squadra di Governo, votò contro, perché non era stato recepito il discorso dell'intesa e se è vero che non c'era solo questo problema, è altrettanto vero che questo è un punto basilare. La contrarietà all'intesa è avvenuta in modo trasversale nelle varie forze politiche, contro le autonomie delle Regioni, in particolare contro le autonomie speciali. Dunque sia con il Centro Sinistra, sia con questo Governo di Centro Destra e abbiamo modo ogni giorno di constatarlo.
Per quanto concerne il merito di quanto è all'ordine del giorno, credo che ci sia poco da dire, anche perché qualsiasi eventuale modifica a questo articolato comporterebbe una revisione globale del progetto stesso. Mi corre però l'obbligo di riprendere una cosa che ha detto il Consigliere Ottoz ieri: i Commissari della "Union Valdôtaine" che facevano parte della commissione speciale avevano detto fin dall'inizio che quelle due relazioni erano il risultato di un confronto serrato, che non aveva portato all'unanimità della commissione, e che costituivano quello che è stato dichiarato "il minimo comune denominatore".
Se è vero questo, non è vero o non si può affermare in tutta tranquillità che l'articolato che è stato presentato discende, per volontà della commissione, da quelle due relazioni, perché così non è, visto che non c'era l'accordo unanime in commissione. Avevamo chiesto di "volare più alto" ma, al di là di questa affermazione generica anche se altisonante, volevamo affrontare anche altri temi, senza paura di usare anche termini che da parte di altri membri della commissione, e non solo del suo Presidente, ci erano stati censurati.
Non voglio dire di più per quanto riguarda il merito, per quanto concerne il metodo invece non posso che esprimere la mia più totale contrarietà, malgrado che qui soprattutto la minoranza non abbia potuto fare a meno - Consigliere Beneforti - di giocare la sua parte, non è un'accusa, è una constatazione. È normale che la minoranza saltasse sul carro: è stato dato sostegno al presentatore del progetto e ai presentatori dell'ordine del giorno con degli incoraggiamenti particolari. Si è infatti parlato di coraggio politico, rispetto politico, missione politica incompiuta, capacità di cantare "fuori dal coro" e via dicendo. Noi siamo contrari a questo metodo perché crediamo che, affinché il progetto potesse avere migliore fortuna, a maggior ragione su un tema di così importante spessore, fosse necessario un maggior coinvolgimento, una maggiore compattezza delle forze che compongono la maggioranza. Ma perché, se questo è vero, viene presentato un progetto di riforma dello Statuto da un singolo consigliere? Diventa difficile capirlo.
Quando il sottoscritto, insieme ad altri, ha sollecitato all'interno della maggioranza a più riprese la ricostituzione della commissione speciale non ci si è prodigati per ricostituirla! Forse c'era già l'intenzione di arrivare a questo risultato, anziché cercare altre strade, che avrebbero potuto avere miglior fortuna. Si sarebbe potuto mettere sul tavolo in particolare da chi lo ha presentato, non solo la propria opinione, ma anche il peso del gruppo di appartenenza, ammesso che questo fosse disposto a supportare tale tesi, anziché preferire "cantare fuori dal coro". Certo, per quanto mi riguarda, non posso nascondere una grandissima amarezza, data dall'aver partecipato con convinzione, continuità, assiduità e con passione alle adunanze della commissione speciale tanto che ha portato anche il sottoscritto, assieme alla collega Charles, a predisporre una bozza, che non aveva nessuna presunzione, se non quella di avviare un dibattito all'interno delle forze di maggioranza, in particolare della forza alla quale appartengo.
Successivamente anche altri hanno predisposto degli articolati, con maggiore visibilità se vogliamo, ma nessuno di questi articolati è mai giunto in quest'aula, proprio perché siamo convinti che un problema del genere non possa essere lasciato all'iniziativa di singoli consiglieri, ma abbia la necessità di avere un confronto e un coinvolgimento globale. Quegli articolati non sono mai arrivati qui perché forse chi li ha redatti aveva scopi completamente diversi rispetto a chi ha presentato questo!
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, non so per quali scopi sia stato presentato, ce lo diranno eventualmente i firmatari. Personalmente devo fare una precisazione: io l'ho visto come tutti al momento in cui è stato distribuito, se c'è qualcuno che può affermare il contrario, è pregato di dirlo pubblicamente, non ci sono timori. Per quanto concerne il merito dell'ordine del giorno, preannuncio la necessità per il gruppo al quale appartengo, ma penso anche per la maggioranza, di una sospensione per decidere il da farsi. A titolo personale dico in tutta tranquillità che lo ritengo un po' come la "scoperta dell'acqua calda": nessuno può discuterne il contenuto siamo d'accordo; nello stesso tempo però si può anche affermare che così come l'acqua calda è stata scoperta prima, anche il contenuto di questo ordine del giorno non è, per chi ha lavorato su questo tema, una grossa novità.
In conclusione vorrei dire che il lavoro fatto dalla commissione speciale, in particolare dal suo Presidente (questo è da riconoscere), cosi come da parte di chi ha lavorato su altri testi, non si può definire un lavoro inutile: può essere una base di partenza - io me lo auguro - per costruire un progetto più globale e coinvolgente ed evitare il ripetersi della situazione in cui si è trovata la commissione speciale che, al momento del suo insediamento, non aveva nessun documento su cui lavorare.
Il Consigliere Nicco nella sua relazione ha posto un'altra esigenza: ha detto che era giusto che la comunità valdostana sappia perché questo progetto non era arrivato a conclusione. Ho cercato con queste poche considerazioni di dare una risposta; sono convinto che se si vuole analizzare con tranquillità la situazione ci si accorge che ci sono motivi importanti che hanno se non impedito completamente, sicuramente intralciato il cammino per arrivare ad una definizione della modifica dello statuto.
Si dà atto che dalle ore 10,27 presiede il Consigliere segretario, Perron.
Président La parole au Président du Conseil, Louvin.
Louvin (UV) Chers collègues, vous patienterez encore quelques minutes, mais puisqu'il y avait une comédie en cours, comme l'a dit notre ami Beneforti, et en espérant que ça ne tourne pas en vaudeville, je voudrais aussi prendre part à cette représentation.
Je vous assure et je l'assure surtout à ceux qui ont eu le malheur de m'écouter pendant plus de deux heures en 1990, que je ne répéterai pas cet exploit. Dès lors quelque chose a mûri en moi, ne serait-ce qu'un certain sens de l'humour et cela me permet aujourd'hui d'aborder cette même question sous un point de vue différent, avec un esprit qui est peut-être un peu moins partisan et certainement moins de juriste qu'il ne l'était à l'époque. Cela me permet aussi de prendre part à ce débat, puisqu'il a lieu après une quinzaine d'années vécues dans cette Assemblée à discuter également de ces arguments, d'y prendre part avec la mesure que j'espère sera convenable à la circonstance.
En premier chef je voudrais rendre honneur à notre collègue Nicco, tout en ne partageant pas un certain nombre de ses propositions. Je rends hommage à sa ténacité, à son opiniâtreté et à sa volonté d'aller jusqu'au bout dans un parcours, bien différent de ce que nombre de membres de cette Assemblée auraient souhaité, qu'il a poursuivi avec une grande cohérence. C'est un parcours qui a déjà été qualifié de solitaire et qui évoquait en moi ce matin l'idée de ce grand expert de voile, qui est le navigateur Soldini, dans son "world around", sa tournée autour du monde en solitaire, qui a eu une grande renommée par un geste extrêmement généreux et héroïque, le sauvetage d'Isabelle Autissier.
Peut-être, ami Nicco, tu n'auras pas la gloire de sauver quelque pucelle sur ton parcours, mais certainement on doit te reconnaître la ténacité d'avoir accompli un long périple dans lequel, malheureusement, nombre d'entre nous t'ont perdu de vue par rapport au sens de la discussion générale et t'ont perdu de vue parce qu'ils ont voulu perdre de vue ce que tu étais en train de faire. Ils ont voulu interrompre ou ils n'ont pas voulu aborder pleinement le sens d'une interlocution qui aurait été certainement utile à ce Conseil, à cette Région au-delà de ce que nous pouvons imaginer. Ne soit pas trop déçu d'apprendre que ton projet est en quelque sorte voué à un échec, puisque tous les projets de statut qui ont été faits dans cette Région ont toujours été voués à l'échec. L'histoire des projets de statuts dans cette Région est l'histoire d'échecs de projets généreux; elle l'est depuis le "projet Stévenin" de 1945, de Monseigneur Stévenin, bien entendu… elle l'est depuis le projet que cette Assemblée rédigea en 1947, tu le sais fort bien, tu es maître en la matière; un projet qui fut pris et mis à la poubelle par l'Assemblée constituante sans même consulter le Conseil, et je dirais que les rares tentatives qui ont suivi depuis lors n'ont guère eu meilleure chance.
C'est un témoignage de parcours, d'un état de conscience de cette classe politique et de conviction, de détermination ou d'absence de ces qualités de la part de cette même classe politique. Si je puis me permettre de te donner seulement un viatique à ce propos, pour t'interroger sur cette situation un peu paradoxale dans laquelle nous discutons ton projet de loi, c'est de réfléchir au proverbe de la femme arabe, qui a reçu une gifle de son mari et qui va protester auprès de son père, lui disant: "Père, venge cette offense que j'ai reçue". C'est sur quoi le père lui demande: "Sur quelle joue t'a-t-il giflée, ton mari?" - "Sur la droite". C'est à ce moment que le père donne une vigoureuse gifle sur la gauche, en lui disant: "Bien, va chez ton mari, dis que j'ai giflé son épouse". Alors, tu te sens probablement dans la condition de la femme arabe, parce que tu ne trouve nulle part autour de toi quelqu'un prêt à soutenir un effort généreux, ni même à descendre décemment sur le terrain de la confrontation, parce que quelque chose a cloché dans tout cette mécanique et nous devons être conscients tous, comme classe politique, que nous avons un peu raté le train par rapport à un besoin qui n'est pas de la majorité, qui n'est pas du Président Viérin, qui n'est pas de tel ou tel autre parti, mais qui est celui de nous tous.
Ce que nous n'avons pas compris d'abord c'est à quoi nous devons faire servir cette réforme constitutionnelle puisque le Statut pour nous est une constitution dont les trois fonctions sont claires: une constitution est un programme, elle est une organisation, elle est une limite, un barrage à ce que certaines choses ne se passent pas. Pour le programme, le travail accompli reste très accroché au passé, qui a en quelque sorte arrêté les aiguilles de la montre à des problèmes qui sont ceux du passé, qui sont les problèmes des années 1945-1946, un débat idéologique qui est largement dépassé dans les faits.
Pour l'organisation, ton voilier - ami Nicco - a évité tous les écueils mais, ce faisant, tu n'a pas abordé les n?uds de la réforme statutaire, sur lesquels il faudra tôt ou tard - je ne sais pas s'il nous appartiendra ou si, d'autres le feront - donner des réponses. Je les énonce rapidement et sans vouloir m'ériger à maître là-dessus, mais permets-moi de te les mettre en évidence avec la même énergie avec laquelle j'avais essayé d'en souligner quelques-uns lorsque j'ai eu le plaisir d'être entendu par la commission que tu a présidée. La société valdôtaine a changé et ne répond plus à une "région sommet" et le réseau des pouvoirs est dispersé, il nous faut un statut, une réorganisation du pouvoir différente de celle que nous vivons et une partie de la réforme a déjà été faite.
Le Président Viérin l'a faite, la loi n° 54 est la réforme d'une moitié du ciel, celle dont cette législature pourra se valoir le pouvoir a été redistribué vers le bas, avec des limites, avec des difficultés, mais ne sortons pas de cette salle avec la conviction d'avoir été nuls dans les réformes institutionnelles: nous les avons faites par d'autres moyens que le Statut. La voie de ce côté-là est une voie difficile à parcourir si ce n'est bouchée. Une partie du travail a été faite, je ne dis pas la totalité, mais je crois que nous pouvons assumer pleinement la responsabilité de la qualité du travail qui a été fait, en responsabilisant et en renforçant le socle des communes qui sont la base de cette Région, qui sont le système fédéral vu de l'intérieur. Deuxième écueil: la classe politique. C'est l'écueil le plus douloureux. Il faut se demander si la classe politique, ses mécaniques de recrutement, sa façon de monter à l'échelle du pouvoir est une façon correcte et si elle donne des fruits cohérents avec les besoins de notre temps. Cette réflexion a été évitée, on n'en parle pas, on n'a pas eu le courage, nous tous, d'aborder les questions; il faudra le faire tôt ou tard, parce que la classe politique doit toujours être à la hauteur des défis qui se présentent.
Troisième écueil: c'est un écueil qui a été contourné par une réponse du passé, de conservation, c'est l'écueil lié à la fonction présidentielle, et cela a été évoqué - je regrette l'absence en ce moment du collègue Tibaldi parce qu'il rate peut-être l'une des rares occasions que j'aurais pu trouver de lui donner une partie de raison, non toute la raison -, mais l'idée de la dissociation des pouvoirs préfectoraux par rapport aux pouvoirs présidentiels est à mon avis une bonne idée, non pas dans le sens qu'il voudrait, de la restitution des pouvoirs à Rome; j'en parle comme de la possibilité de dissociation interne aux institutions régionales, mais là aussi de redistribution, parce que le Président de la Région est bourreau et victime dans cette Région. Bourreau et victime de par les pouvoirs qu'il exerce, de par les fonctions qu'il a, il est l'entonnoir en quelque sorte du pouvoir, tout concentre là dessus et nous n'avons pas besoin de renforcer cette dynamique, nous avons besoin de raisonner une foi de plus sur la redistribution des pouvoirs.
Le quatrième écueil est le problème du contrôle de la machine. Nous ne contrôlons pas notre machine administrative ni dans le sens d'un contrôle soutenu et efficace du Conseil par rapport au Gouvernement, ni de la part de certaines branches du Gouvernement par rapport à l'administration. Il fallait là dessus s'interroger et il fallait surtout se poser la question si les contrôles externes, qui sont en train de revivre et qui revivront comme celui de la Cour des Comptes, ne doivent pas avoir une réponse de la part de cette Assemblée, dans le moment où elle redéfinit ses relations avec l'Etat, parce que nous avons dit de belles choses dans cette salle au sujet de la Cour Constitutionnelle, mais il faudrait de temps en temps aussi se rappeler qu'elle a laissé ouverte la porte au contrôle de la Cour des Comptes, le contrôle de gestion sur nos organes, à défaut de contrôles internes de la part de cette Région sur son propre système de dépense publique.
Cinquième point, gros point politique: dans ce projet de Statut, l'Europe est absente. Il ne faut pas crier comme De Gaulle, en sautant comme des cabris, "Europe, Europe" pour être européistes, mais il faut savoir que l'Europe a énormément déformé tout le système de l'autonomie. Il n'y a pas un mot sur les cohérences de pouvoir de normation entre le niveau européen et le niveau régional, comme il n'y pas un mot non plus de garantie de notre présence en Europe, ni même dans ce Comité des régions ou aujourd'hui le Président Viérin nous représente, mais où notre présence n'est pas assurée par un accord constitutionnel. Enfin, je l'ai mise en dernier délibérément, la question de la "previa intesa", parce que là c'est un peu comme une fameuse feuille que la Bible indique comme couverture de certaines parties du corps humain aux temps d'Adam et Eve. C'est vrai, la "previa intesa", qui est pourtant essentielle, qui est capitale dans les rapports entre l'Etat et la Région, a été mise instrumentalement en avant pour dire: "On ne peut pas en discuter". C'est quelque chose que j'ai entendu, qui a été dit de la part de nombreuses personnes.
Il serait capital d'avoir la "previa intesa" avant d'entamer ce discours, mais de dire qu'on ne peut pas parler de ces choses avant d'avoir obtenu la "previa intesa", de boucler et de fermer le débat sur la base simplement de ce prétexte, franchement je trouve qu'il sagit une réponse faible à un problème réel, une réponse inadéquate. Comme franchement le "tazebao" de certains partis politiques et le "tazebao" de certains chefs de partis politiques sur l'interdiction de parler de ce thème dans les mois derniers m'a paru au-delà de tout ce qui est raisonnable dans une société civile et moderne. Je regrette de devoir le dire parce que cela nous concerne tous, mais un peu plus de souplesse dans le débat n'aurait pas fait de tort.
Dernière conclusion, pas trop philosophique, mais peut-être un peu historique: nous n'avons pas une situation de crise qui justifie aujourd'hui un coup de reins, un coup d'élan. "Riforma a freddo": les "riforme a freddo" sont difficiles, voire impossibles à faire. Nous sommes ici, nous devons le savoir, ici dans cette Assemblée en crise de civilisation générale, nous sommes en crise démographique, nous sommes en crise de vieillissement de la population, il est difficile d'avoir l'élan et l'enthousiasme pour une grande réforme. On ne peut pas faire le jugement universel quand on est confrontés à des situations totalement différentes, qui nous obligent à un repli de conservation. Nous vivons une situation de conservation, nous sommes trop bien et il faut avoir faim pour faire les constitutions: il faut avoir faim d'idéaux et il faut avoir faim de conquêtes sociales, de réorganisation sociale. Nous n'avons, hélas, ni l'un ni l'autre.
On est bien nantis comme société, on est bien nantis comme classe politique, qui s'est élargie, qui n'est plus faite d'un petit noyau de personnes, mais qui est horizontalement élargie. Nous sommes bien nantis en général, il faut le reconnaître, malgré des couches de pauvreté dans notre Région, nous sommes bien nantis globalement, ce qui fait qu'il n'y a pas un débat en profondeur, il n'y a pas une volonté profondément réformatrice et par conséquent ce rêve, cette Arcadie autonomiste qui est contenue dans le projet de Roberto Nicco est pour moi quelque chose d'évocateur, de romantique. J'y reconnais des consonances qui me sont familiales, parce que j'y retrouve un fond de pensée qui est commun à toute la composante autonomiste, mais j'y retrouve aussi un fond de naïveté, une sorte de "Pays de Candide" qui en ce moment n'est pas franchement ce qu'il nous faut.
Je ne sais pas quelles seront les déterminations de cette Assemblée. Mais soyons conscients que, comédie ou pas, n'est-ce pas Conseiller Beneforti?, nous avons eu une discussion sereine, positive, qui nous a tout de même permis de prendre les mesures et vous me pardonnerez d'avoir ajouté à cette discussion une petite bouteille dans la mer, avec un message qui sera peut-être lu d'ici quelques temps. Merci.
Président Dix minutes de suspension du Conseil.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 10,45 alle ore 12,04 e che riassume la presidenza il Presidente Louvin.
Président Nous reprenons nos travaux. Je sais qu'un document a été élaboré et déposé à la Présidence, résumant le sens de la discussion de ce matin à l'initiative de plusieurs groupes politiques. Est-ce que quelqu'un souhaite prendre la parole pour illustrer ce document? Le texte contient une correction à la main, qui m'a été précisée: "L'assenza delle condizioni politiche per la presentazione al Parlamento".
Puis-je clore la discussion générale? La discussion générale est close.
Collègues conseillers, sur l'ordre du jour. Comme il est signé également à l'initiative du Conseiller Nicco, il me paraît remplacer l'ordre du jour précédent. Puis-je considérer que le premier ordre du jour a été retiré? Il en est ainsi.
Je donne lecture de l'ordre du jour signé par les Conseillers Aloisi, Nicco Cottino, Fiou et La Torre:
Ordine del giorno Il Consiglio della Valle d'Aosta
Reputa che lo Statuto Speciale approvato dall'Assemblea costituente il 31 gennaio 1948, pur non avendo pienamente soddisfatto gli auspici di gran parte del popolo valdostano, ha comunque riconosciuto identità sociale, linguistica e culturale della Valle d'Aosta, consentendole di recuperare quello status politico-amministrativo autonomo che nei secoli ne aveva caratterizzato il profilo istituzionale.
Sottolinea che l'attività delle istituzioni autonomiste ha permesso di governare lo sviluppo e la crescita della comunità valdostana, la sua società e il suo territorio, oltre che di realizzare le fondamentali reti infrastrutturali, intervenendo in tutti i processi economici, sociali, culturali ed educativi.
Constata che le trasformazioni epocali avvenute dal 1948 ad oggi e in particolare la Costituzione ed il rafforzamento dell'Unione europea come mercato comune, l'unione monetaria, spazio di pace e sicurezza condiviso condizionano ormai in modo rilevantissimo l'operato politico amministrativo della Regione; l'attuale Statuto Speciale, pur con le modificazioni introdotte nel tempo, non può dunque più regolare adeguatamente le relazioni tra la Valle d'Aosta e i livelli di Governo sovraordinati.
Ricorda l'articolato percorso riformatore svolto negli ultimi anni dalla Regione, soprattutto per quanto attiene l'ordinamento degli enti locali e l'introduzione di nuovi strumenti di garanzia.
Esprime la propria viva preoccupazione per l'aumento di conflittualità tra lo Stato e la Regione, evidenziata da un accresciuto contenzioso costituzionale sulle leggi approvate.
Rammenta la propria adesione al disegno di legge costituzionale 1238, "Modifiche agli Statuti delle regioni a Statuto speciale", e l'analoga iniziativa parlamentare presentata alla Camera dei Deputati tendente a introdurre la procedura dell'intesa per le modificazioni statutarie, procedura già a suo tempo proposta anche da uno specifico emendamento nella riforma del titolo V della Costituzione a firma dell'Onorevole Luciano Caveri.
Constata, al momento, l'assenza delle condizioni politiche per l'adozione di una proposta di nuovo Statuto Speciale, sollecitando le forze politiche della Regione ad un serio contributo progettuale per la redazione di un nuovo statuto da discutersi nel corso della prossima legislatura, contributo necessariamente allargato ad una discussione in seno all'intera comunità valdostana, facendo tesoro dell'utile lavoro di approfondimento e di confronto svolto nel corso dell'attuale legislatura all'interno della commissione speciale per le riforme istituzionali.
F.to: Aloisi - Nicco - Cottino - Fiou - La Torre
La parole au Conseiller Frassy, pour déclaration de vote.
Frassy (FI) Per dire che mi sembra paradossale che dopo un'ora di sospensione venga presentato un ordine del giorno che non viene neppure illustrato. Prendiamo atto, ma mi sembra paradossale che la maggioranza chieda la sospensione per cinque minuti, stia un'ora in conclave, presenti in aula un ordine del giorno, non sul temporale, ma sulla riforma dello Statuto, senza che nessuno abbia la dignità politica di illustrarlo! Mi sembra sorprendente! Mi siedo.
Président Je ne peux obliger les présentateurs des ordres du jour à les illustrer; personnellement je pense, comme vous, qu'il serait souhaitable de le faire, mais je ne vois pas trop de mains qui se lèvent dans ce sens.
La parole au Conseiller La Torre.
La Torre (SA) Visto che abbiamo presentato come maggioranza questo ordine del giorno, intanto per ringraziare il Consigliere Nicco che, nell'ambito della discussione prolungata che c'è stata di un'ora, ha accolto un parere generale, quello che si esplicita chiaramente nell'ordine del giorno e che è quello di rilanciare la discussione sullo Statuto, evidentemente nella prossima legislatura, prendendo i tempi e i coinvolgimenti che lui stesso suggeriva. Lo vogliamo ringraziare per aver condiviso con tutti questa volontà e quindi anche per conseguentemente ritirare la proposta di legge costituzionale, come dovrebbe essere logico, avendo trovato questa intesa che credo soddisfi ampiamente gli obiettivi del Consiglio regionale.
Président La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (PVA-cU) A noi sembra che questo ordine del giorno costituisca un pessimo modo per chiudere una pessima vicenda, perché è la constatazione palese di quanto ieri abbiamo sostenuto, cioè del fallimento di questa maggioranza, del fallimento di un progetto di riforma costituzionale che riguardasse il nostro Statuto in questa legislatura. È una constatazione amara che oggi viene scritta nero su bianco dalla maggioranza, peraltro è una constatazione che già il brillante intervento oggi del Presidente Louvin aveva fatto intuire come l'unica constatazione seria di questo dibattito.
Quando la maggioranza propone un ordine del giorno in cui si dice: "Constata, al momento, l'assenza delle condizioni politiche per la presentazione al Parlamento di una proposta di nuovo Statuto speciale, sollecitando le forze politiche della Regione ad un serio contributo progettuale per la redazione di un nuovo Statuto da discutersi nel corso della prossima legislatura…", significa rinviare all'infinito, come è avvenuto in materia istituzionale per cinque anni, il programma di riforma. Vorrei sperare che il Consigliere Nicco, proprio per la dignità con la quale ha portato avanti questa proposta, non firmi questo ordine del giorno, che peraltro è in totale contraddizione con il gesto di provocazione politica che egli ha giustamente svolto in questo Consiglio. Dispiacerebbe constatare che un'eventuale coesione della maggioranza su questo ordine del giorno costituirebbe un bluff, in cui siamo caduti tutti, io stesso, che ho discusso di questa proposta di legge seriamente.
Président La parole au Conseiller Frassy.
Frassy (FI) Nel dibattito generale che era iniziato ieri pomeriggio avevamo evidenziato come più che una discussione, un confronto politico su un tema importante, serio, di tipo istituzionale, con riflessi costituzionali, ci saremmo probabilmente trovati a fare un inutile esercizio di stile retorico e penso che l'epilogo confermi in tutta evidenza come queste preoccupazioni siano, queste sì, suffragate dai fatti. Ho letto velocemente l'ordine del giorno, sul quale vi siete impegnati per più di un'ora, temevamo quasi che qualcuno stesse riscrivendo, con emendamenti, lo Statuto del collega Nicco e che in un'ora si potesse recuperare il tempo di due legislature invano trascorse nel tentativo di far uscire una bozza di Statuto dalle commissioni speciali, che per due legislature sono state costituite allo scopo.
Devo dire invece che mai come in questo momento penso che il Presidente del Consiglio Louvin abbia con delicatezza individuato e definito correttamente il livello politico di questa classe politica, ma di questa classe politica che poi è la classe politica della maggioranza, perché il collega Cottino non può fare il gioco delle responsabilità dicendo che, se lo Statuto non c'è, è perché la minoranza non ha partecipato alla commissione. Quando il Presidente Louvin dice che questa è una classe politica modesta, devo dire che il suo è un giudizio generoso, da gentiluomo, perché questa è una classe politica che sullo Statuto, colleghi consiglieri, se volete comparare questi due ordini del giorno, è una classe politica che sulla risoluzione, che dovrebbe chiudere il percorso dello Statuto, si è scannata per questioni interne al movimento di maggioranza relativa. Ma avete il coraggio di stare un'ora chiusi nelle stanze per far scomparire il Senatore Rollandin e per far comparire sull'altra risoluzione l'Onorevole Caveri? Ma non vi vergognate!
È questa la filosofia che ha animato il dibattito politico, l'intellettualità onesta, come qualcuno la definiva, di questa commissione, facendo i giochini dei vostri leader? È veramente umiliante continuare il dibattito politico su questi presupposti! È veramente sorprendente che un dibattito politico sullo Statuto si riduca a verificare chi possa essere più significativo per la vostra componente, se sia il Senatore Rollandin o il Deputato Caveri, ma noi ci auguriamo a questo punto che ci sia un segnale nella votazione! Se il problema è il Senatore Rollandin e il Deputato Caveri, vogliamo vedere se alla fine vincerà la componente Rollandin o Caveri nelle votazioni, vogliamo vedere se esiste una componente Rollandin in quest'aula, vogliamo vedere se avete il coraggio di sostenere con il voto i vostri scannamenti politici interni. A questo è giunto il dibattito sullo Statuto! Sicuramente avete scritto l'ennesima pagina vergognosa, che era già stata aperta con la Commissione per lo Statuto. Collega Nicco, io sono stato forse "fuori dal coro" e lo avevo premesso nel mio intervento precedente, nel corso del quale ho detto che stimavo la sua capacità di storico e le riconoscevo anche una capacità politica ed era per questo che mi stupivo che fosse stato necessario arrivare alla fine della legislatura per chiudere, da un punto di vista dell'immagine personale, la vicenda dello Statuto con una proposta di legge, che evidenziava il suo isolamento, perché non volevo credere che lei non avesse capito, in corso dei lavori di commissione, che sarebbe stato opportuno, nelle varie tappe di verifica, andare a rimettere quel mandato in aula.
Se quest'oggi, come ci sembra di capire, la firma sua in calce a questa risoluzione è il contraccambio al ritiro del suo disegno di legge, devo dire che lei è stato un abile attore perché ha partecipato in maniera egregia a questo "teatrino" che avete condiviso sullo Statuto. Prendiamo atto che qualcuno di voi pensa ancora di poter istituire una commissione speciale nella prossima legislatura. Noi ci auguriamo invece che nella prossima legislatura ci sia un presidente di I Commissione che abbia un senso di dignità tale che lo porti a non accettare la Presidenza della I Commissione se per l'ennesima volta e per la terza volta consecutiva venisse espropriata di quello che è il suo oggetto principale e la sua missione politica principale: partecipare in maniera seria e con il coinvolgimento di tutte le forze politiche alla riscrittura dello Statuto.
Penso che siamo stati gli unici ad intervenire anche sulla parte sostanziale della "proposta di legge Nicco" perché, contrariamente a quello che hanno fatto i gruppi di maggioranza, che si sono trincerati dietro l'assenza di condizioni politiche - ci piacerebbe capire poi in cosa si traduce nel concreto la mancanza di queste "condizioni politiche" -, siamo stati gli unici che hanno letto quel disegno di legge o perlomeno che hanno fatto lo sforzo in aula di contrastarlo, di analizzarlo. Non c'è stata forza politica di maggioranza che abbia voluto portare il dibattito sul merito della "proposta Nicco" e voi chiedete con un generico "assenza di condizioni politiche", che poi smentisce quelle condizioni politiche importanti di contesto europeo, di contesto sociale, di contesto economico, di contesto istituzionale, che mettete sotto: "reputa", "sottolinea", "constata", eccetera. Abbiate quanto meno il pudore di dire, come qualcuno ha sostenuto, che le condizioni politiche sono il mancato riconoscimento di questo spirito pattizio, che è un'invenzione suggestiva di questa legislatura. Non trinceratevi dietro l'assenza di condizioni politiche. L'assenza di condizioni politiche sono le condizioni politiche quali: di Roma? del Governo "dell'Ulivo"? Del Governo del Centro Destra? O sono le condizioni politiche di questa maggioranza? È questa maggioranza che non ha le condizioni politiche per trovare un accordo politico sullo Statuto. Mi piace chiudere questo mio sfogo, più che riflessione, nello stesso modo in cui l'ho chiuso ieri era, quando ho detto che la politica quando perde le tensioni ideali, quando perde quelle spinte sui principi che dovrebbero individuare le strade da percorrere per la realizzazione dei progetti amministrativi, rischia di degenerare in una mera gestione del potere e la mera gestione del potere, Presidente Viérin, non si può racchiudere in quella definizione semplicistica ed ottimistica che lei ha usato ieri nelle sue comunicazioni "dell'affaire Maccari".
"L'affaire Maccari" non è "l'affaire Maccari", "l'affaire Maccari" è "l'affaire di una maggioranza", che ha dimostrato di avere soltanto interesse, voce ed orecchie per gestire il potere, perché su quelli che sono i grossi problemi delle riforme, su quelli che sono i grossi problemi per i quali voi scomodate i padri costituenti e andare a richiamare lo Statuto del 1948, non siete stati in grado di fare neppure una proposta di maggioranza, neppure una proposta del gruppo di maggioranza relativa, perché ad oggi abbiamo il piacere di sapere qual è la proposta del collega Nicco, non abbiamo il piacere di sapere qual è la proposta della "Union Valdôtaine", che dà lezione di autonomia a tutto e a tutti, e in due legislature non ha avuto la capacità come partito di scrivere uno straccio di proposta! I vostri problemi continuano a chiamarsi Caveri e Rollandin! In questo modo sicuramente la Valle d'Aosta non avrà beneficio alcuno ed è il motivo per cui noi ribadiamo il nostro giudizio negativo su quel disegno di legge e su questo ordine del giorno.
Président La parole au Conseiller Cottino.
Cottino (UV) Mi dispiace perché non mi capita sovente, anzi credo non mi sia mai capitato di dover iniziare l'intervento dando una parte di ragione al collega Frassy perché, a forza di discutere modifiche e verificare alcune cose, nella stesura definitiva ci è in effetti sfuggito il termine "del Senato". Ora mi si dirà - è facilmente prevedibile - che questa modifica viene fatta a seguito dell'intervento del Consigliere Frassy. Se il Consigliere Frassy è interessato, gli vorrei far vedere la bozza, che non citava la Camera; nella riscrittura è stato omesso un altro pezzo. Dopo averne parlato con gli altri colleghi, comunque, proponiamo una piccola modifica al "Rammenta". Quel paragrafo deve essere riscritto così: "Rammenta la propria adesione al disegno di legge costituzionale n. 1238, "Modifiche agli Statuti delle regioni a Statuto speciale", presentato al Senato dal Senatore valdostano e all'analoga iniziativa presentata alla Camera dei Deputati". Questa è la correzione che proponiamo, ma non sicuramente a seguito dell'intervento del Consigliere Frassy.
Si impone un'altra precisazione, e questa forse farà continuare a ridere alcuni colleghi, ma come si sa "Le rire abonde…" et je laisse tomber le restant, parce que je crois que tout le monde connaît ce proverbe! C'è un'altra cosa, che credo sia necessario precisare, ancora adesso si afferma - ed è un passaggio che non ho fatto stamani - che questa maggioranza non ha nessuna validità perché non ha portato a buon fine questa questione: nessuno mette in dubbio, ripeto, l'importanza di questa questione, asserire però che questa maggioranza è stata costituita per la modifica dello Statuto e che questa maggioranza non ha nessuna validità perché non è riuscita a portare a buon fine questo problema, credo che sia una forzatura e sia una forzatura strumentale! Per non parlare di alcune sottolineature fatte ancora adesso in cui si vuole, rimescolando le carte, parlare anche di altri problemi a cui ho già risposto ieri, parlando di sciacallaggio politico e rinnovo questo mio giudizio su certi comportamenti!
Président Dois-je en déduire, M. Cottino, que vous confiez à la Présidence la remise en forme du texte pour ce qui est de ce paragraphe? Je me charge de la question. Tout le monde y trouvera son compte, il y aura les références ponctuelles qui, faute de temps n'ont pas été insérées.
(i Consiglieri di "Forza Italia" protestano, fuori microfono, e chiedono di votare su un testo integrato di tutte le correzioni apportate)
La parole au Conseiller Nicco.
Nicco (GV-DS-PSE) Vorrei fare una replica su tutto l'andamento di questa discussione, sulle molte questioni che i colleghi hanno posto. Voglio intanto ringraziare i colleghi che hanno dato il loro contributo a questa discussione, in particolare il Presidente Louvin, per la sua analisi della situazione generale, che largamente condivido, per le sue suggestioni sempre puntuali e pregnanti e su cui avremo modo di tornare quando si riprenderà seriamente a discutere nel merito della revisione statutaria. Credo, caro Presidente, che ci siano due "solitudini" con molti punti in comune e che questa sia una condizione peraltro non nuova o atipica in questa nostra Regione. Voglio ringraziare anche i colleghi di "Forza Italia". L'annuncio del Consigliere Lattanzi in I Commissione che "Forza Italia" non avrebbe partecipato al dibattito e, se ben ricordo, che avrebbe abbandonato l'aula, mi aveva lasciato alquanto perplesso…
(interruzione del Consigliere Frassy, fuori microfono)
… ecco, certi gesti che sono apparentemente eclatanti possono servire forse per qualche titolo di giornale, ma non servono allo sviluppo della dialettica democratica.
Cari colleghi, questa doveva essere una stagione politica caratterizzata a tutti i livelli dalle riforme istituzionali. Lo doveva essere - forse lo sarà - a livello europeo, qualche passo concreto è stato fatto con la presentazione del progetto preliminare di trattato costituzionale. A livello nazionale, stando almeno alle impegnative dichiarazioni che erano state fatte a suo tempo, si dovrebbe oggi discutere di Assemblea costituente, si dovrebbe discutere di Camera delle regioni e quant'altro. Di quelle riforme in realtà si sono perse le tracce. Qualche riforma, ad essere onesti, è stata pur ultimamente fatta. Direi anzi che si sta affermando un nuovo tipo di riformismo, che potremmo definire "ad personam", tutto incentrato su un unico settore: su quello giudiziario. Lì le riforme sono state fatte e con determinazione assoluta.
Credo che, assieme a quelle riforme, non possiamo dimenticarne un'altra, una fondamentale riforma costituzionale, una vera pietra miliare, che segna e caratterizza questa prima fase del "Governo Berlusconi", l'abrogazione dei commi 1° e 2° della XIII disposizione transitoria finale della Costituzione. Una riforma essenziale a cui non è mancato il convinto sostegno, anzi di cui sono stati promotori i due Parlamentari valdostani o, meglio, co-promotori, perché c'era un certo affollamento di proposte su questo tema. È una riforma che, ho letto su un giornale locale, "cicatrise une plaie ouverte depuis plus de cinquante ans". È una definizione che, di primo acchito, potrebbe sembrare forse un po' eccessiva. C'è in Italia la piaga della mafia, la piaga della corruzione. Ebbene, oggi sappiamo che a fianco di queste c'era anche questa piaga.
È una definizione che ha probabilmente, vista l'autorevolezza della fonte, una sua spiegazione. Proprio l'enfasi che è stata messa su questa riforma ha suscitato in qualcuno il dubbio che essa non sia fine a sé stessa, ma che possa, almeno per la nostra Regione, far parte di un progetto molto più ambizioso. Nel 1945, c'era chi operava per trasformare la Valle d'Aosta in un principato, come quello di Monaco, che, godendo di particolari privilegi e di regali attributi, fosse posto in capo a Maria José "a nome del figlio". Può darsi che oggi qualcuno abbia ripensato a quel progetto, oggi che finalmente, a seguito di quella riforma costituzionale, Vittorio Emanuele può di nuovo essere fra di noi. Ci è stato anche preannunciato che "beaucoup de Valdôtains souhaiteraient la visite des héritiers" - mi piacerebbe sapere di cosa sono "héritiers"… - "de la Maison de Savoie"... Non siamo ancora al "nereggiare" delle moltitudini del 1939, ma la strada pare essere quella: i Valdostani in massa che aspettano "les héritiers". Poi, da cosa nasce cosa e fra i primi provvedimenti simbolici di questo nuovo principato ci sarà sicuramente quello del ripristino dei toponimi. Recentemente ho letto su "La Stampa" che qualcuno ha proposto di cambiare il nome di "Piazza Chanoux" e di sostituirlo con quello di "De Gasperi". Io penso che in realtà "Piazza Chanoux" tornerà ad essere "Piazza Carlo Alberto".
E così per tutti gli altri comuni della Valle che hanno avuto l'ardire di procedere a suo tempo a quella denominazione. A quel punto il cerchio sarà finalmente chiuso e la continuità storica sarà stata ristabilita, con buona pace di quell'"esaltato" - come lo definiva il regime fascista - dell'Abbé Trèves. Ecco allora delinearsi finalmente una politica seria delle riforme in Valle d'Aosta.Per quanto è invece di questi nostri molto più modesti progetti di revisione dello Statuto, molto contrastati, discussi. Mi pare che il dibattito prima in I Commissione, poi sulla stampa, e anche oggi qui, abbia consentito di delineare meglio le differenti posizioni - sostanzialmente due - sul modo in cui agire nella situazione attuale.
Vi è chi ha proposto di soprassedere per un tempo infinito, fin quando non sia stato sancito con legge costituzionale il principio dell'intesa. Continuo a chiedermi che senso mai abbia trincerarci noi dietro uno Statuto, quello attuale, che è stato redatto per regolare le relazioni fra la Valle d'Aosta e lo Stato a metà del secolo scorso, in un contesto economico e sociale completamente diverso da quello attuale, in un contesto in cui non esisteva quello che sempre più sta diventando il punto di riferimento principe e obbligatorio, cioè l'Unione europea. Discutevo recentemente con l'Assessore Perrin della situazione di quegli agricoltori che, ad oltre due anni dagli interventi alluvionali, sono ancora in attesa degli interventi che erano stati previsti dal disegno di legge n. 109, un disegno di legge incagliatosi in qualche meandro della Direzione generale agricoltura della Commissione europea. Oltre un anno fa l'Assessore Perrin chiese alle competenti autorità, a Roma e a Bruxelles, di fornire le dovute risposte.
Nulla è successo e il 31 ottobre scorso l'Assessore Perrin ha dovuto rinnovare questa lettera. Si è visto nella necessità di inviare una nuova missiva, "nella speranza di un incontro con i responsabili del procedimento". Questo è un esempio concreto, l'ultimo che mi è capitato sotto gli occhi, di quale sia oggi il grado di autogoverno della Valle d'Aosta sulla base dello Statuto attuale e non su un qualche aspetto marginale della nostra realtà, ma su uno dei settori chiave: la politica agricola. Cari colleghi, siamo in balia di un oscuro funzionario di Bruxelles, che forse nemmeno sa dove sia la Valle d'Aosta, ma che ha il potere di correggere anche le virgole delle nostre leggi. Mi pare una situazione avvilente ed inaccettabile. E qui c'è chi vuole continuare a mantenere quello strumento giuridico, quello Statuto. Spiegatelo voi, colleghi della "Stella Alpina", agli allevatori valdostani - che, giustamente, in più occasioni, hanno chiesto di contare di più, di avere delle risposte certe in questa materia - che lo Statuto deve rimanere quello!
Viene detto: "Non proponiamo un nuovo Statuto perché potrebbe essere stravolto dal Parlamento" e mai si aggiunge che anche lo Statuto attuale può esserlo parimenti, che non c'è nessuna norma giuridica che impedisca al Parlamento di stravolgerlo. Qualcuno ha invocato la consuetudine, la prassi, quale garanzia contro interventi unilaterali del Parlamento. Abbiamo visto recentemente, e qualcuno lo ha ricordato, quanto vale questa consuetudine, quale peso abbia avuto il parere di questo Consiglio, mi pare unanime, in occasione dell'approvazione della legge costituzionale n. 2/2001, che ha modificato il nostro Statuto d'imperio. Che senso ha allora rimanere sulla difensiva, quando non ci sono strumenti adeguati per farlo? Dobbiamo restare in attesa che il Parlamento proceda ad altre modificazioni? Modificazioni sulla questione della lingua, colleghi della "Union Valdôtaine"? O sulle norme finanziarie?
Non penso che questa debba essere la nostra posizione, penso che invece, coerentemente, con i tempi che ci devono essere - e su questo abbiamo discusso a lungo anche poco fa -, il nostro impegno non possa non essere quello di procedere ad una rapida, la più rapida possibile riscrittura del nostro Statuto e di farlo poi discutere in tutta la comunità valdostana, certo, anche qui con i tempi necessari. Solo allora, a quel punto, con una proposta forte, perché forte del consenso delle istituzioni e di quello popolare diretto, vi saranno le condizioni per un confronto serio con lo Stato e con l'Unione europea.
Vorrei aggiungere qualche altra considerazione sulla questione specifica dell'intesa di cui molto si è discusso anche in questi giorni. Va da sé che saremmo tutti più tranquilli se esistesse una normativa che la sanzionasse esplicitamente. È una preoccupazione di tutti, colleghi, la mancanza dell'intesa. Ma vorrei ricordare anch'io, come ha già fatto ieri il collega Curtaz, che quella normativa non esisteva nel giugno 1998, quando la maggioranza presentò un programma di legislatura che contemplava fra i suoi punti qualificanti proprio la redazione di un nuovo Statuto, così come non esiste oggi. La situazione da questo punto di vista non è purtroppo mutata. Il Consigliere Ottoz in I Commissione ha sostenuto che nel 1998 vi era "una ragionevole probabilità" che tale principio fosse inserito nel quadro delle riforme istituzionali allora in discussione. Ebbene, cari colleghi, mi pare che oggi vi sia qualcosa di più di quella ragionevole probabilità: in materia di intesa abbiamo, per iniziativa del Senatore Rollandin e anche dell'Onorevole Collé, un disegno di legge costituzionale sul quale ieri abbiamo espresso parere. In I Commissione, su esplicita domanda del collega Lattanzi, il Senatore Rollandin ha testualmente affermato che c'è stata da parte del Presidente della I Commissione del Senato, Pastore, e del Ministro La Loggia "una grande disponibilità ed apertura".
Viste anche le positive relazioni che il Senatore e il Deputato hanno con la maggioranza parlamentare e ricordando anche l'impegno che è stato preso dal Presidente del Consiglio dei ministri alla Camera in sede di replica, per la fiducia, il 21 giugno 2000, in risposta proprio all'Onorevole Collé, l'impegno dell'Onorevole Berlusconi ad avere "un particolare riguardo al carattere pattizio delle autonomie", allora, detto tutto questo, come possiamo - mi rivolgo al collega Ottoz anche se non è presente - dubitare che tale proposta sarà rapidamente approvata? Mi pare che il collega Ottoz abbia scarsa fiducia nell'operato del Senatore Rollandin. Ieri, il suo collega di partito, Consigliere Rini, mi è sembrato invece molto più convinto sull'esito dell'agire del Senatore. Il collega Perron poi, sulla stampa, e ieri il collega Ottoz, nel sostenere la loro tesi, hanno richiamato la non approvazione "dell'emendamento Caveri" da parte del Parlamento.
Voglio ricordare che quell'emendamento, che era relativo all'inserimento della procedura dell'intesa nell'articolo 116 della Costituzione, è stato cancellato nel settembre 2000 e che la maggioranza - questa maggioranza, di cui i Consiglieri Ottoz e Perron fanno parte - ha riaffermato dopo, nel gennaio 2001, pur nella mutata situazione, la necessità di procedere ad un'organica revisione dello Statuto. Quella motivazione dunque non regge, è una motivazione speciosa, serve come paravento per mascherare altre motivazioni meno nobili e confessabili. Credo che altre siano le chiavi di lettura di questa vicenda. A qualcuno, probabilmente all'interno stesso della maggioranza, delle componenti politiche di maggioranza, dava fastidio che questa maggioranza, guidata dal Presidente Viérin, portasse a compimento questo importante punto del suo programma di legislatura. La lettura della vicenda data dal Consigliere Curtaz non mi pare colga nel segno: che fosse il Consigliere Nicco, un non-Unionista, a dirigere la commissione c'entrava poco; nel mirino, quello vero, non credo che ci fosse il Consigliere Nicco, c'era qualcun altro. Aggiungo poi - e concludo su questo punto - che, a mio avviso, una cosa è discutere ed approvare un nuovo Statuto in questo Consiglio, altra cosa è presentare quella proposta al Parlamento. Sono due momenti distinti e penso che debba essere questo Consiglio a stabilire poi quando presentarla al Parlamento, ma intanto si può, si deve fare il lavoro che è possibile fare da qui a quel momento.
Nel merito poi di una serie di questioni che sono state poste in questi giorni. Sulla commissione speciale sono intervenuti i Consiglieri Frassy, Curtaz, Beneforti. Non voglio rifare la storia della Commissione speciale; ognuno su quella fase fa una sua ricostruzione e dà un suo giudizio, ponendo l'accento chi su alcuni aspetti, chi su altri. Il Presidente di quella commissione ha sicuramente commesso degli errori, solo chi nulla fa e non si assume responsabilità non commette errori, ma forse anche altri ne hanno commessi. Forse anche l'atteggiamento delle forze politiche di opposizione può essere soggetto a qualche critica. La maggioranza aveva fatto una sua proposta nel 1998, proposta che poteva essere discussa. La maggioranza aveva proposto una certa composizione e un certo Presidente. Non sono venute delle proposte di modifica su questo piano.
Si scelse la linea di contestare lo strumento indicato, di contestare la commissione speciale in quanto tale. Posizione legittima! Abbiamo però visto poi che praticamente tutte le regioni hanno istituito delle commissioni speciali, anche quelle regioni che, come la nostra, già avevano una commissione che si occupava di "affari generali" o "affari istituzionali", per le questioni ordinarie. Voglio anche ricordare che, proprio nel tentativo di recuperare fin da allora un discorso unitario con le opposizioni, feci procrastinare a lungo l'insediamento di quella commissione, fino al mese di ottobre - perché il tentativo era di allargarla, di farla diventare fin da allora una commissione di tutte le forze politiche - e che quella commissione fu insediata solo dopo che le opposizioni scrissero un comunicato in cui si chiamavano fuori definitivamente, dicendo che non vi erano le condizioni politiche per entrare a farne parte.
Ma non è tanto su questo punto che vorrei soffermarmi, il punto importante mi pare un altro, un punto su cui mi sento di dover replicare. Il collega Curtaz ha detto - e lo aveva anche scritto tempo fa in una lettera inviata alla stampa - che quella commissione non è stata in grado di approvare alcunché. Ebbene, io credo che, se mai noi riuscissimo a far approvare dal Parlamento italiano uno Statuto redatto sulla base delle indicazioni politico-programmatiche che quella commissione ha approvato e presentato a questo Consiglio il 24 maggio 2000, avremmo realizzato una rivoluzione copernicana nelle relazioni fra la Valle d'Aosta e gli altri livelli di governo. Altro che proposta debole, proposta minimale, come qualcuno allora l'ha definita! Lo voglio dire anche ad alcuni colleghi, che oggi non vedo stranamente presenti in aula, i colleghi Ottoz e la collega Charles: talvolta mi pare che abbiano, rispetto a quel testo, che pure hanno approvato, un atteggiamento quasi di chi ha commesso un peccato o che è stato in qualche modo subornato e quindi deve prendere le distanze da quel testo.
Cari colleghi, il confronto vero con lo Stato italiano - lo dico agli amici dell'"Union Valdôtaine" - non lo faremo discutendo sul significato da attribuire al termine "etnia", se si tratta di un "caractère spirituel" o meno, discussione interessante, utile, doverosa certo, ma non sarà quello il punto del contendere con lo Stato; neppure lo faremo sull'inserimento o no nel preambolo del nostro Statuto dei monumenti, come qualcuno aveva proposto; lo faremo su tutto un altro piano, ben diverso, meno poetico, più prosaico; lo faremo sul piano della ripartizione delle competenze e dell'ordinamento finanziario. È su quel piano che si giocherà la partita vera del futuro della Valle d'Aosta e, da quel punto di vista, mi sento di dire che le indicazioni fornite allora dalla commissione erano delle indicazioni forti, tutt'altro che deboli e minimali!
Colleghi, in passato c'è chi si è scagliato contro i lavori della commissione speciale, c'è chi ha minacciato denunce alla Magistratura ritenendo l'attività di quella commissione "un implicito attentato alla personalità dello Stato". C'è chi ha minacciato denunce alla Corte dei Conti. C'è chi ha proposto l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta. In realtà, di tutto ciò, oltre a qualche compiacente titolo di giornale, non abbiamo visto nulla. Oggi la proposta di legge che mi sono permesso, come provocazione, di sottoporre a questo Consiglio è stata definita da taluni "talebanica e fascista". Devo dire che questi giudizi, oggi, così come quelle minacce, allora, più che preoccuparmi, mi hanno rassicurato, mi hanno convinto che forse avevamo intrapreso la strada giusta, data la parte politica da cui quel tipo di critiche veniva.
Vorrei anche dire che in questi anni c'è chi con il suo agire politico ha dimostrato che è tutt'ora ben presente nel mondo politico valdostano una certa categoria di persone, che era già stata ben indicata fin dal 1907 da Louis Napoléon Bich, il quale diceva che: "Il y a des gens qui, incapables de ne rien édifier, ont une habileté spéciale non seulement pour atrophier l'?uvre d'autrui, mais pour intervertir l'ordre des choses, mettre un voil devant la vérité, mystifier la presse et l'opinion publique". C'è stato poi chi, in questi ultimi tempi - il collega Rini e anche altri -, sulla stampa ha chiesto di aprire un dibattito più ampio, non ristretto all'ambiente politico, un dibattito pubblico aperto e franco. Questa è una proposta pienamente condivisibile, tanto condivisibile che era stata fatta all'interno della commissione speciale, che aveva cominciato a lavorare in quel senso, i colleghi Martin e Cottino se ne ricorderanno. Peccato che poi però, quando questo lavoro era incominciato, qualcuno ha ritenuto che la commissione fosse andata già troppo avanti, che bisognava prima fare dei passaggi interni, molto lunghi, alle forze politiche.
Il collega Piccolo ha definito la mia iniziativa un blitz. Evidentemente diamo un significato diverso a questo termine. Voglio ricordare che sin dal 18 febbraio tutti i colleghi di maggioranza hanno avuto a disposizione un testo contenente una proposta di legge costituzionale, che voleva essere un contributo al confronto all'interno della maggioranza. Si parla di ricerca di visibilità: nessuno ha saputo nulla di questo, da parte mia non c'è stata nessuna pubblicità, altro che ricerca della visibilità! Battuta per battuta, allora potrei dire che ho semplicemente applicato la prassi del silenzio/assenso, ovvero che, dopo cinque mesi senza aver avuto nessuna risposta da parte di nessuno, ho pensato che tutti fossero interamente d'accordo con quella proposta e perciò l'ho presentata.
C'è poi anche chi - ed è ancora fra gli altri il Consigliere Rini - ha definito quella iniziativa un'iniziativa di stampo elettorale per la ricerca del consenso. Il Consigliere Nicco pensa alle elezioni. Il Consigliere Rini e gli altri consiglieri no, sono tutti affaccendati in altre cose… Il collega Rini, che è anche Presidente della Commissione cultura della "Union Valdôtaine", è probabilmente assorbito dall'esegesi de "L'ordre nouveau", che recentemente è stato ristampato dalla Fondazione Chanoux, ed è intento, su quella base, a redigere un'analisi comparata fra l'opera di Denis de Rougement e quella di Chanoux in materia di personalismo.
Colleghi, forse è più onesto dire che alle elezioni ci pensano in molti, compreso il Consigliere Rini, da tempo, e che poi ognuno adotta gli strumenti, le forme di comunicazione che più ritiene opportune. A me è sembrato opportuno far conoscere quella che è una possibile proposta di legge costituzionale, sollecitare il dibattito, avendo l'ardire di raccoglierla, assieme ad altri documenti, in una pubblicazione. C'è chi segue altre strade, non c'è solo questa: c'è chi stabilisce "buone relazioni" con il sistema mediatico, c'è chi invia decine o forse centinaia di auguri di buon compleanno, chi scriverà qualche racconto natalizio e chi ritiene opportuno far sapere "urbi et orbi" che è diventato nonno. La fantasia in materia è senza limiti e in questo consesso ci sono dei maestri insuperabili. Non aggiungo altro su un tema che invece avrebbe dei capitoli molto seri. Erano queste solo alcune dovute puntualizzazioni, pur nella convinzione che, giustamente, ai cittadini poco importi di queste nostre polemiche e a noi chiedano atti e proposte su cui poi esprimere il proprio giudizio. Mi sono stati chiesti dei chiarimenti su punti precisi.
Il collega Tibaldi, che ringrazio, ha voluto entrare nel merito di questa proposta.
- La Valle d'Aosta Stato nello Stato. Abbiamo una certa idea di federalismo, che abbiamo già altre volte esposto in questa aula: un patto, un "foedus" che deve essere stipulato tra gli elementi costituenti della nuova Italia. Per poter stipulare questo patto bisogna che le entità costituenti siano nella possibilità di farlo. Un patto costituente fra regioni, ovviamente anche le altre regioni che hanno una loro storia, una loro tradizione altrettanto importante dal punto di vista politico-istituzionale della nostra, tutte su uno stesso piano attorno ad uno stesso tavolo, per scrivere assieme le regole di questa nuova Italia. Per giungere a che cosa? Non alla divisione, ma ad una forma più consapevole di unità, perché sentita, voluta, decisa assieme. È questo che è mancato nel momento in cui si è fatta l'Italia ed è questo il percorso che, a mio avviso, dovrebbe essere attivato oggi, a tutti i livelli.
- Popolo e comunità: anche questo è un tema significativo, sul quale abbiamo iniziato a discutere e sul quale dovremo tornare. Perché abbiamo scritto "popoli e comunità storicamente determinate"? Sul concetto di popolo ci sono interpretazioni diverse, c'è chi ritiene che il popolo sia un assieme indistinto di cittadini di una data regione e chi ritiene invece che sia un complesso di persone che sono accomunate da lingua, da origini, da tradizioni. Abbiamo aggiunto "comunità storicamente determinate" perché in quel termine pensiamo che possano essere ricompresi tutti coloro che fanno parte di una determinata realtà composita, come sicuramente è la Valle d'Aosta di oggi.
Non è che abbiamo cancellato il leone, la bandiera è una cosa, lo stemma è un'altra cosa. Nella bandiera i colori sono quelli, nello stemma il leone, che è per l'appunto simbolo di forza, di coraggio, di dignità, rimane e rimarrà. Se lo si vuol cambiare, si può, per il momento riteniamo che possa ancora rappresentarci! Il collega Borre ha chiesto perché non si è inserito all'interno dello Statuto qualche articolo che riguardasse i sistemi elettorali, che definisse le forme di governo. Penso che nello Statuto noi dobbiamo inserire solo quegli elementi sui quali si deve fare una contrattazione, una discussione con lo Stato. Tutto ciò che riguarda invece l'organizzazione interna della nostra Regione lo decidiamo noi, autonomamente, e perciò non dobbiamo inserirlo nello Statuto. Nello Statuto ci deve essere il principio di ordine generale, in virtù del quale noi abbiamo una determinata competenza, ma non possiamo contrattare con qualcun altro ciò che spetta a noi decidere. Ci sarebbero da dare ancora molte altre risposte, ma avremo modo e tempo di farlo. In conclusione, cari colleghi, credo che sarebbe grave che qualcuno, fra cinquant'anni, sul nostro agire di oggi in quello che certamente è un altro "tournant de l'histoire d'importance capitale", così come lo fu quello degli anni 1945-1946, questo "tournant" in cui si fissano le nuove relazioni fra la Valle d'Aosta e l'Europa, potesse esprimere il giudizio impietoso che Langereau, nel suo racconto "Pour le Val d'Aoste", ha dato della "classe dirigeante ou politicienne d'Aoste" rispetto a quelle vicende del 1943-1945. Egli scriveva: "Cette classe dirigeante semble portée par nature à ménager la chèvre et le chou et certains se torturent à se demander dans quelle direction le vent va souffler et comment ils devront s'y prendre pour que leur pavillon demeure dans le sens de la brise". Ecco perché ci vuole decisione, assunzione di responsabilità, determinazione. Non vorrei, cari colleghi, che, di fronte allo Stato e all'Unione europea, a prevalere fosse quell'atteggiamento più da "pétitionnaires implorant une grâce", atteggiamento peraltro non nuovo peraltro nella storia valdostana, che non di chi rivendica invece con piena dignità quelli che sono dei diritti inalienabili di un popolo e di una comunità.
Non so se lo scopo della mia iniziativa, provocazione come è stata definita, abbia raggiunto il suo obiettivo. Il mio l'obiettivo certo non era, come qualcuno ha scritto, di fare approvare lo "Statuto di un solo Consigliere". Tutt'altro, era di far fare oggi, in questo Consiglio, una discussione. Che c'è stata. Posizioni anche molto diverse si sono confrontate, è stato presentato un ordine del giorno, che è stato riformulato. I termini sono certamente diversi da quelli che avevamo proposto all'inizio. C'è comunque l'impegno a proseguire in questo lavoro di redazione di un nuovo Statuto, a farlo sulla base dei lavori che la Commissione speciale per le riforme istituzionali ha svolto in questi anni, a farlo coinvolgendo l'intera comunità valdostana su questo terreno. Chiaramente avremmo voluto che gli impegni fossero ancora più pressanti, ma ci è sembrato che questo impegno, che è stato preso da tutta la maggioranza, e che è diverso dalle cose che abbiamo sentito e dall'atteggiamento che è stato assunto in questi ultimi mesi, fosse comunque sufficiente per accoglierlo, anche da parte mia e da parte del collega Aloisi.
Président La parole au Conseiller La Torre, pour déclaration de vote sur l'ordre du jour.
La Torre (SA) Sarò breve. Consigliere Nicco, mi spieghi, ma dopo tutti questi anni, come mai proprio oggi ha sentito la necessità di dire tutte queste cose?
(commenti in Assemblea)
… ho capito, prima o poi, è il concetto del prima o poi; allora, tendenzialmente, con lo stesso concetto, anche questo Consiglio avrà l'opportunità al momento giusto di dire le cose che deve dire. Consigliere, le ho fatto un riconoscimento nel mio precedente intervento, però poco comprendiamo e poco apprezziamo quando lei quasi si esautora dal suo ruolo di Consigliere, facente parte di una maggioranza e di un movimento politico, e si rifugia nel ruolo dello storico e del professore, e quindi più portato quasi a fare una lezione, oserei dire anche un po' istrionica, su argomenti importanti, legittimamente, lei ha scritto anche un libro su queste cose e quindi la competenza non le manca.
Noi la reputiamo una persona intelligente e che quindi avesse capito, sin dal 1998, quando è diventato Presidente della commissione speciale, che, per fare uno Statuto, necessitano delle condizioni politiche, certamente condizioni politiche che lei ha citato, ma non solo condizioni politiche esterne alla Valle d'Aosta, condizioni politiche relative al contesto valdostano, perché di questo si parla, di uno Statuto valdostano, che eventualmente deve essere presentato ma che prima deve nascere all'interno di un contesto naturale che è quello della nostra Regione. E come lei, che io reputo intelligente, non avesse capito che già nel 1998 alcune condizioni sembravano delinearsi non esistenti… perché, quando in una Commissione speciale che deve dare vita ad uno Statuto non c'è neanche la minoranza… insomma doveva già esternare allora un minimo di dubbio, doveva già cominciare a dire alcune cose, perché certe precisazioni mi sembrano quanto meno tardive!
Oppure intese come alcune bacchettate, anche perché mi sembra così intelligente da comprendere che è solo a valle di un processo democratico condiviso, comunque, che può nascere uno Statuto. In base all'intervento che lei ha fatto oggi, però, mi sembra quasi che lei si esautori dal suo ruolo di Consigliere. Non condividendo un processo democratico - che può piacere o non piacere, che a volte può essere lungo e a volte può essere lunghissimo, ma comunque è un processo democratico di coinvolgimento - lei quasi si esterna e dice: "Questo sarebbe giusto, queste sono le cose che devono essere dette, io ve le dico, poi ognuno faccia come vuole e si assuma le proprie responsabilità!". Mi sembra un discorso un po' sempliciotto, come per dire: "Io non faccio parte di un processo democratico e quindi non devo contribuire a questo processo democratico, condivido adesso nel 2002 dicendo queste cose, ma…" Mi sembra poi così intelligente che il "giocare", presentando la sua versione dello Statuto, su certi fatti, mi lascia anche perplesso: mi lascia perplesso il veder sostenere che con il nostro Statuto possiamo andare a modificare le impostazioni o le normative europee, ma io vorrei che fosse così, Consigliere Nicco, però a lei non glielo posso raccontare, sennò lei mi ride in faccia perché pensa che sono uno stupido!
E neanche voglio raccontarlo a qualcun altro, che poi magari ci crede perché non è informato ma, quando lo capisce, dice: "Ma allora?" "Giochiamo" allora con le cose serie, perché lo Statuto è una cosa seria! È chiaro che ci sono maturazioni diverse, e lei probabilmente è più maturo, ha maturato prima alcune certezze - è il suo mestiere, io faccio un altro mestiere, lei è uno storico e ha delle conoscenze storiche che le danno una certezza e forse una consapevolezza superiore -, ma evidentemente le forze politiche, che traggono forza e origine dalla gente, hanno bisogno di un percorso diverso che non è così elitario e di cultura.
Capisco che lei ha una cultura - come le riconosco - anche superiore ma, proprio perché le riconosco che è intelligente, questo discorso così "professorile", così esterno alla politica, quando lei è seduto qui con me, ed è dall'altra parte e rappresenta questa maggioranza - l'ha rappresentata nella presidenza della commissione speciale e la rappresenta perché eletto all'interno di un partito politico -, beh, i processi democratici e le regole vanno rispettate! In questo momento in questo Paese mancano le regole: la regola della maggioranza, la regola della minoranza, la regola del saper accettare all'interno di un partito quando c'è una maggioranza, di saper accettare a volte quando si è in minoranza rispetto ad un'altra linea, la linea di chi raccoglie più consensi, in breve mancano le regole. Qui se ognuno si alza è perché convinto di avere ragione, dice che gli altri sono degli imbecilli, io non ci sto! Può darsi poi che io ho poco da dire, ma non è che perché lei ha qualcosa di più da dire di me, io sono più imbecille di lei.
So che lei non me lo ha voluto dire, però è anche un gesto di dignità, perché lei era il Presidente, e se lei oggi vuole celebrare il suo fallimento, se vuole che l'aiuti a celebrarlo, l'aiuto! Io, invece, mi sono permesso di dirle altre cose, mi sono permesso di riconoscerle un'esigenza e una capacità e di aver portato a casa un risultato parzialmente politico, ma utile a qualcosa d'importante: lo Statuto della Valle d'Aosta. Se ci vogliamo fermare a questo, possiamo andare tutti a casa a mangiare, altrimenti torniamo al pomeriggio e possiamo parlarne qualche oretta.
Président Aux termes de l'article 69 un texte a été distribué qui contient les corrections formelles présentées par le Conseiller Cottino sur le texte signé par les Conseillers Aloisi, Nicco, Fiou, La Torre et par lui même. J'en donne lecture:
Ordine del giorno Il Consiglio della Valle d'Aosta
Reputa che lo Statuto speciale, approvato dall'Assemblea costituente il 31 gennaio 1948, pur non avendo pienamente soddisfatto gli auspici di gran parte del popolo valdostano, ha comunque riconosciuto l'identità sociale, linguistica e culturale della Valle d'Aosta, consentendole di recuperare quello status politico-amministrativo autonomo che nei secoli ne aveva caratterizzato il profilo istituzionale;
Sottolinea che l'attività delle istituzioni autonomiste ha permesso di governare lo sviluppo e la crescita della comunità valdostana, la sua società e il suo territorio, oltre che di realizzare le fondamentali reti infrastrutturali, intervenendo in tutti i processi economici, sociali, culturali ed educativi;
Constata che le trasformazioni epocali avvenute dal 1948 ad oggi e in particolare la costituzione ed il rafforzamento dell'Unione europea come mercato comune, l'unione monetaria, spazio di pace e sicurezza condiviso, condizionano ormai in modo rilevantissimo l'operato politico amministrativo della Regione; l'attuale Statuto speciale, pur con le modificazioni introdotte nel tempo, non può dunque più regolare adeguatamente le relazioni tra la Valle d'Aosta e i livelli di Governo sovraordinati;
Ricorda l'articolato percorso riformatore svolto negli ultimi anni dalla Regione, soprattutto per quanto attiene l'ordinamento degli enti locali e l'introduzione di nuovi strumenti di garanzia;
Esprime la propria viva preoccupazione per l'aumento di conflittualità tra lo Stato e la Regione, evidenziata da un accresciuto contenzioso costituzionale sulle leggi approvate;
Rammenta la propria adesione al disegno di legge costituzionale 1238, "Modifiche agli Statuti delle regioni a Statuto speciale", di iniziativa dei Senatori Rollandin, Thaler, Auserhofer, Andreotti, Kofler, Peterlini, Michelini, Betta, Ruvolo e Salzano e all'analoga iniziativa parlamentare n. 2320, "Disposizioni concernenti la procedura per la modifica degli Statuti delle regioni a Statuto speciale" presentata alla Camera dei Deputati, di iniziativa dei Deputati Zeller, Brugger, Widmann, Detomas e Collé, tendenti a introdurre la procedura dell'intesa per le modificazioni statutarie, procedura già a suo tempo proposta anche da uno specifico emendamento nella riforma del titolo V della Costituzione, a firma dell'Onorevole Luciano Caveri;
Constata, al momento, l'assenza delle condizioni politiche per la presentazione al Parlamento di una proposta di nuovo Statuto speciale, sollecitando le forze politiche della Regione ad un serio contributo progettuale per la redazione di un nuovo Statuto da discutersi nel corso della prossima legislatura, contributo necessariamente allargato ad una discussione in seno all'intera comunità valdostana, facendo tesoro dell'utile lavoro di approfondimento e di confronto svolto nel corso dell'attuale legislatura all'interno della Commissione speciale per le riforme istituzionali.
Conseillers présents et votants: 28
Pour: 24
Contre: 4
Le Conseil approuve.
La parole au Conseiller Nicco, pour motion d'ordre.
Nicco (GV-DS-PSE) Sulla base delle considerazioni che sono state fatte in precedenza e degli impegni, per quanto minimi, che sono contenuti nell'ordine del giorno - un compromesso, evidentemente, neanche dei più alti ed è giusto dirlo - e che sono gli impegni che oggi era possibile far prendere all'interno della maggioranza su questo punto importante, fondamentale, ritiro la proposta di legge.
Président Nous prenons acte du retrait de ce projet de loi, l'on ne procède pas à sa votation.