Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 2867 du 20 novembre 2002 - Resoconto

OGGETTO N. 2867/XI Proposta di legge costituzionale: "Nuovo statuto della Valle d'Aosta-Nouveaux Statuts du Pays d'Aoste". (Discussione generale)

Président Sur ce projet la Ière Commission s'est prononcée et a prononcé à sa majorité un avis contraire.

La parole au rapporteur, le Conseiller Nicco.

Nicco (GV-DS-PSE) Cari colleghi, la mia relazione sarà molto breve e cercherà di focalizzare il nodo essenziale e preliminare a quelli che sono gli specifici contenuti della revisione dello Statuto, nodo che, come credo sia chiaro a tutti, è di natura strettamente politica.

All'inizio dell'XI legislatura mi pare vi fosse generale concordanza sulla necessità di procedere ad un'organica revisione, riscrittura dello Statuto, seppure con toni differenti e con l'indicazione di strumenti diversi attraverso i quali operare. Troppe ed epocali sono state le trasformazioni avvenute dal 1948 perché quello strumento possa ancora, nel 2002, regolare le relazioni tra la Valle d'Aosta e gli altri livelli di governo, l'Unione europea in primo luogo.

Necessità di procedere ad un'organica revisione che è stata più volte ribadita nel corso di questa legislatura e che le forze di maggioranza hanno riaffermato esplicitamente nella risoluzione approvata il 10 gennaio 2001. Non vedendo avanzare questa prospettiva tramite quella nuova Commissione speciale di cui la citata risoluzione del 10 gennaio 2001 auspicava la costituzione, ma nemmeno tramite la I Commissione consiliare, come sin dall'inizio della legislatura avevano proposto le forze politiche di minoranza, ho ritenuto opportuno presentare questa proposta di legge costituzionale con lo scopo precipuo di far riaprire in questa sede la discussione, affinché la comunità valdostana possa sapere per quali ragioni non si è proceduto, non si è voluto, o non si è potuto procedere, oggi, alla redazione di un nuovo Statuto.

Non mi sembrava corretto che l'XI legislatura si chiudesse senza che su questo punto determinante ognuno si assumesse pienamente e pubblicamente le proprie responsabilità. Il punto finale non poteva essere la risoluzione del 10 gennaio 2001. È mutata, nel frattempo, la posizione delle forze politiche di maggioranza sulla necessità di procedere ad un'organica revisione? La minoranza non ha ritenuto necessario sollecitare la I Commissione ad operare in tal senso dopo il gennaio 2001, quando non vi era più la Commissione speciale? Per quanto mi concerne, credo tuttora, come il 16 luglio 1999, data di presentazione della relazione preliminare della Commissione speciale, ed il 10 gennaio 2001, che la Valle d'Aosta abbia bisogno, oggi, di un nuovo Statuto e che le ragioni addotte il 16 luglio 1999, a cui rinvio ampiamente, siano tuttora interamente valide.

Ragioni a cui se ne sono nel tempo aggiunte altre, in particolare con l'approvazione della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, "Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione", il cui articolo 10, come è noto, apre ulteriori scenari interpretativi e potenzialmente conflittuali sulla ripartizione delle competenze tra Regioni a Statuto speciale e Stato che non credo siano interamente superabili sulla base del disegno di legge "La Loggia" attualmente in discussione presso la Commissione Affari costituzionali del Senato.

In merito ai contenuti della proposta di legge, essa ricalca interamente nella struttura e, largamente, anche nell'articolato l'elaborazione ad opera di Renato Barbagallo delle "Indicazioni politico-programmatiche" che la Commissione speciale aveva approvato e presentato a questo Consiglio il 24 maggio 2000, quale fondamento del nuovo Statuto. Uno Statuto che non vuole essere una raccolta di enunciazioni di principio sui massimi sistemi, che si limita perciò ad indicare in un "Preambolo" alcuni essenziali riferimenti che giustificano e fanno da fondamento all'articolato e rinvia direttamente ad alcuni testi emblematici relativi ai diritti dell'individuo e dei popoli. Enunciazioni che, peraltro, saranno, credo, ampiamente riprese nella redigenda Costituzione europea - di cui circola un primo schema - che diventerà, su questo piano, il necessario riferimento per tutti. È uno Statuto che non vuole nemmeno essere una troppo analitica e dettagliata definizione delle singole questioni, con tutti i problemi che gli schemi troppo rigidi creano in relazione all'inevitabile evoluzione nel tempo delle differenti questioni. È parso allora più opportuno fissarne gli elementi essenziali, la cornice, rinviando ad altri strumenti legislativi più flessibili, o di altro tipo, la loro concreta definizione.

È una proposta il cui elemento cardine è certamente la riaffermazione piena ed inequivoca del diritto di ogni popolo e comunità storicamente determinata a scegliere liberamente il proprio futuro. Una scelta che, per la Valle d'Aosta del 2002, nelle attuali condizioni storico-politiche generali e particolari, pare non poter essere altra che quella di fungere da elemento costitutivo, uno degli elementi costitutivi, di una Repubblica italiana ridisegnata consensualmente, con pari dignità, su base federale.

In tale quadro diventa fondante quel principio, già più volte da questo Consiglio richiamato, della sussidiarietà: con la riaffermazione del concetto che non deve esistere Stato, nelle sue diverse articolazioni, se non in funzione del cittadino e con il radicale mutamento sia della ripartizione delle competenze, rimanendo ai livelli sovraregionali esclusivamente quelle materie che, per loro natura, non possono essere adeguatamente trattate ai livelli di governo che più sono vicini al cittadino, sia dell'ordinamento finanziario, con la piena assunzione delle funzioni in materia da parte della Regione, con tutte le conseguenze che ciò comporta sul piano della responsabilità collettiva, in quanto comunità regionale, ed anche sul piano della responsabilità individuale.

Sul "capitolo Europa" nulla vi è da aggiungere a quanto già altre volte in quest'aula affermato e recentemente ribadito in termini pienamente condivisibili dalla VIème Conférence des Assemblées législatives des Régions européennes, con il contributo anche del Presidente del Consiglio Louvin. Mi pare che questa sola questione, ovvero la necessità di tracciare, e rapidamente, un quadro di riferimento certo tra Regione e Unione europea, anche se non ve ne fossero altre, sarebbe più che sufficiente per imporci di mettere mano ad un nuovo Statuto. Vorrei ancora aggiungere che la storia politico-istituzionale del "Pays d'Aoste" ci assegna responsabilità che vanno oltre la difesa dei pur fondamentali interessi della nostra comunità. Abbiamo saputo in altri e ben più drammatici contesti storici svolgere un ruolo propulsivo che travalicava largamente i ristretti confini geografici della nostra Valle: sul piano degli ideali, con il contributo al pensiero federalista dell'Abbé Trèves e di Emile Chanoux, e, su quello politico, con la "Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine". Ebbene, anche in questa fase, in cui tutte le Regioni stanno riscrivendo i propri Statuti, la Valle d'Aosta, sulla base della sua esperienza, avrebbe potuto e dovuto svolgere un ruolo analogo.

Cari colleghi, dica questo Consiglio una parola chiara sul nodo politico che ho evidenziato all'inizio, preliminare, ripeto, ad ogni discussione sui contenuti. Se si ritiene che vi sia ancora la volontà di procedere nella direzione indicata all'inizio di questa legislatura, e più volte riconfermata, questa proposta di legge costituzionale può essere una delle possibili tracce su cui lavorare, con gli strumenti che ci vorremo dare. Se invece si ritiene che la scelta debba oggi essere quella di soprassedere, qualcuno se ne assuma la piena responsabilità politica. Con ciò ho concluso, riservandomi evidentemente una replica sulla base del dibattito.

Si dà atto che dalle ore 19,02 presiede il Vicepresidente Viérin Marco.

Presidente La parola al Consigliere Piccolo.

Piccolo (SA) Mi limiterò solo a fare la cronistoria dei motivi per i quali la Commissione è giunta ad un parere negativo sulla proposta di modifica presentata dal proponente. Vorrei ragguagliare i colleghi in merito all'oggetto e sottolineare che era stato chiesto il rinvio della discussione al proponente in una precedente seduta della Commissione, e precisamente in data 8 ottobre, in quanto l'importanza della modifica dello Statuto della Valle d'Aosta necessitava sicuramente di un'attenta valutazione da parte delle forze di maggioranza. Il Consigliere proponente aveva aderito alla richiesta di rinvio da parte delle forze di maggioranza. Successivamente, in data 29 ottobre, si è discusso sull'argomento, presenti tutti i componenti la Commissione ed anche i Capigruppo della "Union Valdôtaine" e dei "Democratici di Sinistra". I rappresentanti della maggioranza hanno sottolineato l'impossibilità di esprimere un parere favorevole alla proposta di legge, con delle puntuali posizioni che cercherò di sintetizzare qui di seguito e che i colleghi della Commissione potranno approfondire:

- innanzitutto: la proposta è esclusivamente un'iniziativa personale del Consigliere proponente, è una proposta che nasce dall'elaborazione di un solo Consigliere e che quindi non può certamente "rappresentare" una forte posizione politica del Consiglio regionale nei confronti dello Stato;

- inoltre, la maggioranza aveva deciso di mettere "un punto fermo" in seguito ai lavori svolti dalla Commissione speciale per approfondire la questione all'interno delle singole forze politiche;

- la materia, data la sua complessità, necessita di una condivisione molto più ampia da ricercarsi attraverso un dibattito allargato, che tra l'altro potesse essere allargato alla minoranza consiliare, che non faceva parte appunto della Commissione speciale per la stesura dello Statuto;

- recentemente sia il Senatore Rollandin che l'Onorevole Collé hanno presentato una proposta di legge costituzionale che reintroduce il "principio dell'intesa" per gli Statuti di tutte le Regioni autonome a Statuto speciale, principio fino ad oggi purtroppo non accolto dal Parlamento;

- oggi purtroppo esiste un contenzioso tra Regione e Stato, che quindi rende rischioso presentare un nuovo Statuto che potrebbe essere stravolto dal Parlamento, pertanto con esiti disastrosi per la nostra Regione.

I rappresentanti della maggioranza in seno alla Commissione hanno deciso per queste motivazioni di esprimere parere contrario alla proposta di modifica dello Statuto, dopo aver chiesto al Consigliere proponente di ritirare il provvedimento. Questo è quanto la I Commissione ha deciso a maggioranza.

Presidente La parola al Consigliere Ottoz.

Ottoz (UV) En 1998, au moment de rédiger le programme de législature de cette majorité, il semblait raisonnable de s'attendre que, en approuvant les réformes institutionnelles qui faisaient partie de son programme, le Gouvernement et le Parlement italien auraient inséré dans la Constitution ce principe de "l'entente" sur les modifications de notre Statut, principe qui avait été jusqu'à ce moment respecté dans la pratique, mais qui était formellement absent dans notre Statut d'autonomie spéciale. Non seulement ce principe n'a pas été introduit, mais, par-dessus le marché, l'amendement spécifique que Lucien Caveri réussit à faire introduire dans le texte a été ensuite effacé dans le texte porté à la discussion de l'Assemblée parlementaire, celui qui a été successivement objet de référendum.

Le cadre politique national s'est ensuite modifié et un volume croissant de contentieux entre l'Etat et notre Région sur toute une série de lois votées par le Conseil de la Vallée fait si qu'il soit très risqué de présenter en ce moment un nouveau Statut qui, faute de ce principe de l'entente, pourrait être défiguré par le Parlement italien, avec des effets néfastes pour l'autonomie valdotaine. Ceci est encore plus vrai dans le cas d'une proposition de Statut, telle celle-ci, fruit du travail d'un seul Conseiller, un Statut qui ne représente donc aucune position forte et partagée du Conseil de la Vallée vis à vis de l'Etat. Aujourd'hui, très simplement, n'existent pas les conditions politiques pour la présentation d'un nouveau Statut.

La pretesa aderenza di questa proposta alle due relazioni presentate a suo tempo in Consiglio dalla Commissione speciale non tiene in alcun conto le dichiarazioni rese in aula dagli stessi Commissari di maggioranza in occasione della discussione sulla seconda relazione della Commissione: essi dichiararono unanimemente che il documento si limitava ad evidenziare i punti su cui la Commissione aveva raggiunto un accordo, lasciando completamente fuori i punti controversi, molti importanti, ancora in discussione. Rifarsi perciò alle sole relazioni non può considerarsi sufficiente a rappresentare tutte le istanze e le attese che la comunità valdostana ripone in un nuovo Statuto.

Tout récemment, notre Sénateur Auguste Rollandin et notre Député Ivo Collé ont présenté -nous venons de l'approuver - un dessin de loi constitutionnelle qui introduit le principe de l'entente sur la modification des Statuts des Régions et des Provinces autonomes à autonomie spéciale. Seulement si ce dessin de loi sera approuvé par le Parlement italien nous pourrons reprendre avec efficacité et sans dangers le chemin qui nous portera a réécrire notre Statut.

Des initiatives personnelles, telles que celle qui nous est présentée aujourd'hui, loin de nous aider à résoudre le problème, en font croître la complexité et les risques politiques. La solution ne peut pas être le Statut d'un seul homme. Cette était la position que nous avons exprimée en Commission comme Conseillers de "l'Union Valdôtaine".

Presidente La parola al Consigliere Curtaz.

Curtaz (PVA-cU) Io credo che la vicenda legislativa che stiamo affrontando sia l'epilogo - un epilogo anche dignitoso per quanto riguarda il proponente - di una storia fallimentare che iniziò con l'avvio sbagliato della Commissione speciale. Non ripercorrerò le tappe di una vicenda nota, ma voglio ricordare che la Commissione speciale iniziò i lavori senza le forze dell'opposizione che lamentavano, a mio giudizio giustamente, di essere state totalmente escluse al momento della sua genesi politica. Questo è stato per la stessa Commissione speciale e per la vicenda delle riforme un errore fatale, fatale soprattutto al suo Presidente, perché se avesse avuto in materia istituzionale, come è politicamente d'obbligo nelle democrazie serie, il contributo dell'opposizione, credo che sarebbe stato all'interno della Commissione meno ostaggio delle forze politiche di maggioranza e quindi avrebbe potuto probabilmente e convenientemente concludere il suo lavoro. Questo errore fatale, a cui ne è conseguito un altro da parte del Presidente della Commissione, che è stato quello di non offrire alla prima occasione le dimissioni, cosa che avrebbe rimesso in discussione tutta la vicenda, ha portato ad un nulla di fatto. La Commissione ha esaurito temporalmente il suo lavoro, ma non ha adempiuto al suo mandato sostanziale, che era quello di presentare una bozza di Statuto speciale.

La Commissione non ha mai finito formalmente i suoi lavori, ha esaurito il tempo a disposizione senza presentare alcunché. Oggi assistiamo ad un moto d'orgoglio, credo legittimo, giustificato, verso il quale ho rispetto, del Consigliere Nicco. Ho rispetto anche perché tocca spesso a noi il ruolo degli isolati, degli "impallinati dalle maggioranze bulgare" in quest'aula e quindi penso che meriti il nostro rispetto chiunque si esponga all'interno della maggioranza con un atto di coraggio politico e abbia la dignità di presentare un lavoro in cui crede.

Oggi, tuttavia, non si parlerà del merito, anche se - dico la verità - mi piacerebbe entrare nel merito. Ma non lo faccio perché so di perdere tempo. Oggi - come ha detto il proponente - il nodo politico è un altro: è stabilire se questo Consiglio - ma il Consigliere Nicco usa un termine improprio quando parla di "Consiglio" - è di stabilire se questa maggioranza, alla quale egli appartiene contraddittoriamente, vuole fare le riforme oppure no. È questo il punto. Del resto quand'è che questa maggioranza si è preoccupata del Consiglio? Quando ha istituito la Commissione speciale? Ma neanche un po'! Quando si è parlato di leggi in materia referendaria? Ma neanche un po'! Tant'è che si sta aspettando la proposta di legge in materia di referendum, che è all'esame della maggioranza e di cui io, membro della commissione, a dieci giorni dalla scadenza che la maggioranza si è data, non conosco nulla!

Il Consigliere Nicco con questa mossa vuole far "scoprire le carte" per sciogliere un nodo. Sappiamo peraltro già trattarsi di una mossa ad esito scontato, perché il nodo è già sciolto: le riforme non si fanno. Il nodo è già sciolto, è bene che venga allo scoperto perché è bene che l'opinione pubblica lo sappia. Le riforme in Valle d'Aosta non si fanno perché le forze politiche di maggioranza non le vogliono per problemi al loro interno, proprio all'interno delle stesse forze e per tutta una serie di altre condizioni politiche che nulla hanno a che vedere, mi consenta, Consigliere Ottoz, con la faccenda dell'"intesa", perché siete partiti a costituire la Commissione speciale quando la parola "intesa" non esisteva neanche nel vocabolario politico della nostra Regione. Se noi andiamo a prendere il programma della maggioranza, vediamo che questo fatto dell'intesa è una questione che è emersa in divenire. Il programma della maggioranza prevedeva però - e io me li ricordo i discorsi ad inizio legislatura - la riforma come un punto essenziale: era la cosa più importante che si doveva fare e che doveva caratterizzare l'intera legislatura, evidentemente non la poteva fare la minoranza, con il suo piccolo contributo, che è stata subito esclusa e poi non la poteva fare il Consigliere Nicco.

Mi sembrava chiaro che in Valle d'Aosta, se c'è qualcuno che poteva proporre una riforma dello Statuto, "doveva" essere "l'Union Valdôtaine", non "poteva" farlo nessun altro, questo mi sembrava banale prevederlo. Lo avevamo indovinato subito, era facile da indovinare, poi si è fatta un po' di manfrina un paio di anni… io stesso, ho seguito, come osservatore, quasi tutte le riunioni della Commissione, ho perso molti venerdì pomeriggio, per arrivare ad un nulla di fatto. Oggi c'è la certificazione formale del nulla di fatto e c'è la certificazione politica di un percorso fallimentare. Oggi una maggioranza, che si era costituita all'insegna delle riforme istituzionali, si trova con un "pugno di mosche in mano". Siamo al termine della legislatura 1998-2003, l'elemento caratterizzante, l'elemento alto, l'elemento importante non è stato realizzato. È corretto che la maggioranza si prenda le proprie responsabilità politiche di fronte a questo fallimento.

Presidente La parola al Consigliere Aloisi.

Aloisi (GM1) Credo che non possiamo considerare le modifiche dello Statuto solo prerogativa della "Union Valdôtaine", anche perché - e lo ricordo al Consigliere Curtaz - già nel periodo 1988-1993 vi fu una commissione speciale per la riforma dello Statuto che ebbe come Presidente l'attuale Presidente del Consiglio, membro autorevole della "Union Valdôtaine", Robert Louvin.

Se dovessimo recuperare la "memoria" di quel pregevole lavoro, rapportarla con questo altrettanto pregevole… che ha predisposto la "Commissione Nicco"… e se, oggi come ieri dovessimo arrivare ad un nulla di fatto, sarebbe un errore politicamente grave da parte di tutte le forze politiche. Oggi devo dire che, pur facendo parte di questa maggioranza che convoca alcuni suoi componenti nelle commissioni a seconda dell'utilizzo che qualcuno vuole fare. Infatti apprendo in aula, che la 1a commissione convocata dal Consigliere Piccolo - e con l'estensione dell'invito al Capogruppo della "Union Valdôtaine" e al Capogruppo dei "Democratici di Sinistra" - io non sono stato, non solo convocato ma neanche minimamente avvisato con sorpresa da parte mia per questa originale quanto inusuale procedura!

(interruzione del Consigliere Ottoz, fuori microfono)

… no, ma nemmeno il Consigliere Fiou fa parte di quella commissione e rimango ancora più sorpreso quando, in quest'aula, si propone un ragionamento di maggioranza allargabile sulle riforme costituzionali o istituzionali! Allora questo ragionamento o lo facciamo sempre - e su quei tipi di problemi, concordo, con il coinvolgimento della minoranza - oppure non lo si fa. Ma procedere a corrente alternata non è comprensibile!

Ritorno un attimo al ragionamento che ha fatto in parte il Consigliere Curtaz, non perché lo condivida o ci sia un'assonanza di omogeneità politica, ma perché alcune cose hanno il senso della verità! Cari colleghi, in quel periodo in cui, mio malgrado, non ero presente in questo Consiglio, venne declamato dalla maggioranza, ma proprio a gran cassa, che uno dei punti più qualificanti era la riforma dello Statuto e che, nel corso di quella legislatura, lo avrebbe portato al passo con i tempi, migliorandolo, adeguandolo alle esigenze di questa collettività.

Non sto a rileggervi gli articoli di allora, capisco che spesso, quando si leggono, si possono avere informazioni un po' diverse da quelle di cui si viene in possesso quando si partecipa… ma il messaggio recepito dall'esterno era di questa natura. Ricordo con certezza che in quel periodo - facevo ancora parte dell'Esecutivo degli "Autonomisti" - dissi che, a mio modo di vedere, era un errore non partecipare alla commissione; poi condivisi, in quella fase, la loro non partecipazione e dopo una serie di vicende politiche esclusivamente di natura politica mi allontanarono da quel movimento in modo definitivo.

Credo che possiamo accettare tutto, ed il contrario di tutto, le posizioni interne a seconda degli interessi politici, quello che non si può accettare è il silenzio assordante che ha connotato la conclusione dei lavori di questa commissione, che credo abbia dato degli indirizzi di natura politica in modo chiaro. Avete anche pubblicato un libro di cui ho avuto copia gradita da parte del Consigliere Nicco che ne testimonia la bontà di quel lavoro.

Torniamo allora a quelle che sono state tutta una serie di considerazioni. Si dice da più parti che è una questione di opportunità, ma in politica mi sia consentito le opportunità si creano! L'intesa non viene data con facilità, da qualsiasi colore sia formato il Governo: non l'abbiamo avuta nell'ambito del Governo di Centro Sinistra e credo che probabilmente non si avrà neppure con questa maggioranza politica di Centro Destra. È un momento di elaborazione, ma è anche un momento di lotta, di presenza, di costanza. Non voglio essere cattivo, ma ricordo le "cattive sirene" e che, all'atto del ricorso alla Corte costituzionale sulla potestà primaria in materia di leggi sulla "vicenda Casinò", molte erano le Cassandre, eppure quella battaglia è stata vinta perché le ragioni addotte erano valide. Oggi le ragioni alla base di una predisposizione di una modifica statutaria hanno lo stesso valore di anni fa e vi sono le stesse considerazioni che ci hanno portato a ricorrere in più di un'occasione nei confronti di quella che poteva essere una volontà centralista di un governo. Ritengo che su questo presupposto - e lo dico con molta onestà -, debba essere ripreso "un filo" che veda coinvolto tutto il Consiglio, nessuno escluso.

Credo che vada dato atto al Consigliere Nicco di aver avuto il coraggio di presentare questo disegno di legge all'attenzione di questo Consiglio. Pur essendo stato sempre leale con la maggioranza, nel momento in cui la I Commissione ha preso "quelle decisioni", ho "cantato fuori dal coro" e continuerò "a cantare fuori dal coro" su queste questioni perché non si possono sbrigare in cinque minuti, come se fossero questioni di un fumetto o di un filmino. Queste sono questioni che investono su tutta la collettività. Avevamo e abbiamo un vantaggio e credo che, al di là di tutta una serie di considerazioni e prese di posizione, resta il dato politico che su questo problema. Ci si può tornare tutti insieme: anche facendo un passo indietro per riprendere il filo di una modifica allo statuto che dica certezze e porti vantaggi a questa collettività.

Concludo richiamando solo un aspetto: all'atto in cui venne costituita, la "Stella Alpina" fece un comunicato in cui riteneva un argomento fondante del nuovo soggetto politico la riscrittura del nuovo Statuto; io faccio di nuovo appello a quella posizione politica, senza nessuna vena polemica, ma con l'obiettivo di poter costruire qualcosa che sia utile a tutti. Preannuncio la presentazione di un ordine del giorno su questo argomento.

Ordine del giorno Il Consiglio della Valle d'Aosta

Reputa che lo Statuto speciale approvato dall'Assemblea costituente il 31 gennaio 1948, pur non rappresentando la realizzazione piena dei desiderata di gran parte della popolazione valdostana, ha comunque consentito alla Valle d'Aosta di recuperare quello status politico-amministrativo autonomo che ne aveva nei secoli caratterizzato il profilo istituzionale ed ha costituito la base per quel riparto fiscale che ha reso disponibili le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione di fondamentali reti infrastrutturali, nonché di consistenti interventi nei differenti settori economici;

Ritiene tuttavia che, a seguito delle trasformazioni epocali avvenute dal 1948 ad oggi sia nel campo economico-sociale sia in quello politico-istituzionale, in particolare con l'affermarsi e l'estendersi dell'Unione europea, i cui poteri di indirizzo e di controllo sempre più determinano e condizionano l'attività legislativa ad ogni livello, ivi compreso quello regionale, quello Statuto speciale, pur con le modificazioni nel tempo introdotte, non possa più adeguatamente regolare le relazioni tra la Valle d'Aosta ed i livelli di governo sovraordinati;

Ribadisce l'obiettivo di una profonda e radicale trasformazione dello Stato italiano in una Repubblica federale, sulla base di quelle aspirazioni che furono manifestate in Valle d'Aosta sin dagli anni Trenta e che si tradussero in un preciso progetto politico con la Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine (Chivasso, 1943);

Rammenta la presentazione da parte del senatore Rollandin ed altri del disegno di legge costituzionale n. 1238, Modifiche agli Statuti delle Regioni a Statuto speciale, tendente ad introdurre la procedura dell'intesa per le modificazioni statutarie, di cui auspica una pronta approvazione;

Riafferma la necessità di procedere rapidamente alla redazione di un nuovo Statuto che, sulla base dei lavori della Commissione speciale e di altre eventuali proposte, ridefinisca le relazioni tra la Valle d'Aosta, lo Stato italiano e l'Unione europea;

Si impegna a coinvolgere nella discussione su tale testo l'assieme della comunità valdostana, in particolare sottoponendolo all'esame di tutti i Consigli comunali, a ridiscuterlo sulla base delle osservazioni che verranno formulate ed a sottoporlo, infine, direttamente al giudizio di tutti gli elettori con referendum consultivo.

F.to: Aloisi - Nicco

Presidente La parola al Consigliere Martin.

Martin (SA) Colleghi consiglieri, penso che il dibattito sulla necessità e sull'opportunità di rivedere il nostro Statuto duri dall'inizio della legislatura, tant'è vero che, come è stato ricordato nei numerosi interventi che mi hanno preceduto, era uno dei punti del programma di questa maggioranza e, in conseguenza di questo impegno preso ad inizio legislatura, è stata costituita una Commissione speciale con l'incarico di portare all'attenzione del Consiglio una bozza per un nuovo Statuto. Devo dire che fin dall'inizio non ci è stata molta unità di intenti. Ricordiamo tutti che la minoranza non partecipò alla costituzione della Commissione e alle successive riunioni, furono fatti diversi tentativi per superare questi problemi, ma tutti furono resi vani, ci furono posizioni diversificate, anche in occasione…

(interruzione del Consigliere Beneforti, fuori microfono)

… non ho detto che è colpa vostra, Consigliere Beneforti! Ci furono posizioni diversificate anche in occasione di numerose risoluzioni che il Presidente della Commissione presentò in quest'aula a nome della Commissione stessa, diverse risoluzioni che furono votate dalle forze di maggioranza. È vero quello che ha detto il Consigliere Curtaz, che questo era un problema inserito nel programma di maggioranza, ma non penso che per questo si possa parlare di fallimento di questa maggioranza. Ho l'impressione che un argomento come quello dello Statuto non si possa fare "a colpi di maggioranza", questa è la verità! Penso che oggi in questa Regione non vi siano le condizioni ideali, così come a Roma non vi sono le condizioni politiche. Non vi sono le condizioni ideali come ci furono circa cinquant'anni fa, quando non solo l'Assemblea, ma la società valdostana fu investita di questo problema e sollecitò i rappresentanti politici di allora a riscrivere un nuovo Statuto.

Il Consigliere Nicco ha ragione quando, a pagina 33 del suo "Libro Rosso" afferma che, fra le tante cose che devono concretizzarsi per riscrivere un nuovo Statuto - e alcune dipendono dallo Stato e altre dipendono da noi -, una dipende solamente da noi ed è un elemento fondamentale: l'unità che ci deve essere in quest'aula e nella società valdostana. Io condivido questa sua affermazione, ma non vedo questa unità né in quest'aula, né nella società valdostana. Quello che tutti pensavamo quindi non è successo: di riunire attorno a questo progetto la società valdostana e la maggior parte dei rappresentanti di quest'aula. Probabilmente la colpa è di tutti noi che non abbiamo saputo portare all'esterno questo progetto, ma devo dire che nessuna sollecitazione particolare è giunta dalla società civile; probabilmente oggi i Valdostani sono più preoccupati da altri temi, dai temi che riguardano l'economia o il lavoro o la casa.

C'è da dire - e non è un fatto secondario - che solo due anni fa la comunità valdostana è stata colpita da un grande evento, che è quello dell'alluvione, e che tutti siamo impegnati ancora oggi nel ricostruire quello che l'alluvione ha distrutto, quindi lo Statuto, probabilmente, è passato in secondo piano. Non c'è stata quindi quella forte spinta, non c'è stata quella condivisione che era a mio avviso necessaria per poter portare oggi in quest'aula un progetto.

A livello nazionale, molti lo hanno ricordato è saltato l'accordo "sull'intesa". Precedentemente abbiamo anche approvato un disegno di legge, che i nostri Parlamentari hanno presentato in Parlamento, che prevede la possibilità di reinserire nuovamente il concetto dell'intesa. Tutto questo ha fatto sì che non ci fossero oggi le condizioni politiche per poter andare avanti. Devo dire che rimango convinto di quanto abbiamo scritto nel programma di legislatura, ossia che sia necessario comunque mettere mano al nostro Statuto, perché molte cose sono cambiate dalla prima scrittura. Basti pensare ai nuovi attori che sono presenti sulla scena politica, basti pensare all'Europa, ai diversi rapporti che la Regione deve avere con la Comunità europea e con lo Stato italiano.

Condivido molte di quelle cose che sono oggi oggetto della proposta del Consigliere Nicco, perché le abbiamo discusse in Commissione e ritengo che la Commissione abbia fornito, attraverso tutti i Commissari che la componevano, un contributo importante. Certo, non siamo d'accordo su tutto: abbiamo detto fin da allora che ci saremmo riservati la possibilità di discutere ancora di alcuni argomenti.

Sono quindi dell'avviso che oggi si debba prendere atto del fatto che siamo alla fine della legislatura, che non c'è una condivisione sufficiente per portare avanti questo progetto di legge, del fatto che la Commissione speciale ha fatto un buon lavoro e quindi che sia anche utile trasmettere i lavori che questa Commissione ha svolto a coloro che verranno dopo di noi nella prossima legislatura, affinché nella prossima legislatura si possa approfondire ulteriormente il problema… e si possa portare all'attenzione di questa aula i risultati del lavoro che i Consiglieri della prossima legislatura avranno effettuato.

Volevo anche dire al Consigliere Aloisi che quanto ha citato prima in effetti corrisponde a verità, perché è un documento che la "Stella Alpina", nelle due componenti che si sono riunite dando vita a quel movimento, aveva approvato a suo tempo. Debbo dirgli che questo confronto è in atto nella "Stella Alpina", la quale non mancherà di approfondire ulteriormente questo progetto e debbo dire che la "Stella Alpina" nella prossima legislatura, così come ha fatto in questa legislatura, darà il suo apporto perché in quest'aula si possa quanto prima venire a parlare di un progetto di nuovo Statuto.

Presidente La parola al Consigliere Frassy.

Frassy (FI) Non possiamo sottrarci ad effettuare alcune considerazioni sull'oggetto che è iscritto all'ordine del giorno, ma affrontiamo questo argomento con la convinzione che, più che un ragionamento politico - o meglio di politica istituzionale o costituzionale che dir si voglia -, questo rischi di essere un mero esercizio di retorica, un esercizio fine a sé stesso, alla conclusione del quale avremo sicuramente scritto "tante pagine", ma non saranno "quelle pagine" che si auspicava ad inizio legislatura potessero cambiare la fisionomia del nostro vecchio Statuto. È difficile fare considerazioni diverse rispetto a quelle che sono state fatte finora perché in tutti gli interventi ci si è bilanciati fra quella che era l'aspettativa di fare e quella che è stata invece la prospettiva del fermarsi all'enunciato. Devo dire che però c'è una differenza rispetto alla commissione della precedente legislatura - e mi auguro che non ci sia una commissione nella prossima legislatura - e la differenza paradossale è questa: che in questa legislatura il peso politico della "Union Valdôtaine", partito di maggioranza relativa, era sicuramente uno degli elementi che a inizio legislatura ci faceva temere la determinazione politica di arrivare comunque a riscrivere uno Statuto con una propria visione ben definita e che non tenesse conto di quello che poteva essere il coinvolgimento delle altre forze politiche e dei vari punti di vista delle altre forze politiche. Questo non è accaduto.

Non so però se non sia accaduto per la sensibilità dei diciassette Consiglieri della "Union Valdôtaine" o se non sia accaduto per l'impossibilità per i diciassette Consiglieri, o più in generale del movimento di maggioranza relativo, di addivenire ad una proposizione che fosse di mediazione fra quelle che sono le varie suggestioni che anche all'interno della "Union Valdôtaine" trovano differenziazione. Allora mi viene da sorridere quando qualcuno dai banchi della "Union Valdôtaine" si alza e con l'aria delle occasioni importanti dice quello che peraltro era già stato anticipato da altri autorevoli esponenti dello stesso movimento: "Non sono maturi i tempi". Non sono i tempi che non sono maturi, colleghi, non c'è neanche una proposta!

Non sono i timori nei confronti del Governo "dell'Ulivo" prima e del Centro Destra dopo a bloccare la capacità propositiva di questa Regione! Il problema è più grave, perché non c'è stata la capacità, non dico di forzare la mano, ma quanto meno di elaborare una proposta di maggioranza sulla quale aprire il confronto politico in Consiglio regionale, piuttosto che in quella che viene definita, con un'espressione ormai "abusata", "la società civile". "I tempi che non sono maturi" allora ci ricordano la favoletta della volpe e l'uva che dice: "Nondum matura est" parafrasando, ma la realtà è che non era l'uva che non era matura, era la volpe che non riusciva a prendere l'uva.

Qualcuno ha detto: "Apprezziamo lo sforzo del Presidente della Commissione di riforma dello Statuto che ha voluto…" - lui stesso lo dice nella sua relazione - "… presentarsi con qualcosa all'aula". Io, rischiando di essere un po' "fuori dal coro", ma ci sono abituato, non ritengo di associarmi a questi complimenti, non per il merito di quella che è la proposta dello Statuto, sulla quale si soffermerà il mio collega Tibaldi, ma per il metodo con cui arriviamo a discutere di questa proposta.

Questa Commissione era partita con più di un problema e aveva avuto anche delle tappe di verifica in corso di mandato e il collega Nicco - riconoscendone le capacità politiche, oltre che le capacità di analisi storica e quant'altro - sicuramente si era accorto alla prima verifica che questa Commissione era destinata ad "un approdo nel deserto", a non partorire nulla! Sarebbe stato forse più coerente, con questa onestà intellettuale che il collega Nicco per certi versi ha messo alla base del lavoro di quella Commissione, prendere atto che non c'erano i presupposti politici, nell'ambito anzitutto della maggioranza politica che aveva espresso quella Commissione, e rimettere il proprio mandato al Consiglio. Avremmo sicuramente a quel punto avuto l'evidenza di una certa situazione e ogni forza politica avrebbe dovuto assumersi certe responsabilità.

Si è preferito arrivare alla fine del mandato - la storia la conosciamo - con l'ennesima relazione di tappa che ha fatto il punto di ciò che si è fatto, e di ciò che non si è potuto fare, e poi siamo arrivati a questo moto di orgoglio personale, che peraltro, collega Nicco, è difficile valutarlo in termini politici, perché se noi apprezziamo la riflessione da un punto di vista storiografico e costituzionale, come sforzo, ma siamo esterrefatti che il collega Nicco, con le sue capacità politiche, possa pensare che una riforma di Statuto possa avere un consigliere, seppure di maggioranza, quale proponente. Probabilmente è una provocazione, però è una provocazione che, come ho detto in esordio del mio intervento, ci porta ad un esercizio di tipo retorico, non ci porta ad una conclusione politica! Forse questo Consiglio regionale avrebbe avuto bisogno di una conclusione politica perché dobbiamo dire che il vituperato Stato - vituperato da un punto di vista, dico, biecamente regionalista sia che sia governato a Sinistra, sia che sia governato al Centro Destra - ha dimostrato comunque di avere maggiori capacità nel portare a compimento, seppure in maniera parziale e per ora insoddisfacente, delle riforme di tipo costituzionale.

Noi rivendichiamo l'intesa, ma è ben difficile riuscire a rivendicare un'intesa con un'altra istituzione quando non siamo in grado di trovare un'intesa all'interno di questa istituzione e quando non siete in grado di trovare un'intesa all'interno della stessa maggioranza, maggioranza che mai come in questa legislatura ha assunto dimensioni di geografia politica talmente ampie da far pensare che tutto potesse essere detto e scritto.

Presidente Viérin, lei ha avuto il merito in questa legislatura di riuscire - lei lo ha detto e noi lo confermiamo - a chiudere con anticipo il programma di legislatura su tutti quelli che erano impegni che comportavano spese e investimenti di risorse, non è riuscito forse su quello che era l'impegno più difficile, ossia portare al confronto delle forze di maggioranza le idee e questo è l'altro elemento di riflessione negativo che voglio esprimere in quest'aula.

In questa Regione le convergenze sulle risorse finanziarie vengono sempre in qualche modo "quadrate", perché c'è sempre qualcuno che è disposto a fare un passo indietro oggi per farne due avanti domani, perché c'è sempre qualche interesse maggiore o minore che alla fine val la pena di coltivare ma, quando si parla di idee, quando si parla di principi - questa è forse la dimostrazione più eclatante, ma altre in tono minore le abbiamo viste e vissute -, diventa difficile trovare una maggioranza e una maggioranza, che non riesce a trovare una comunanza di intenti su dei principi e su delle idee, rischia spesso di degenerare in quella gestione del potere giorno per giorno, che porta a quello che in maniera semplicistica il Presidente definisce "l'affaire Maccari". "L'affaire Maccari" è il frutto della degenerazione di una visione meramente amministrativa e di gestione del potere del giorno per giorno.

Sarebbe forse bene che i principi d'ora in avanti venissero rimessi al centro del dibattito politico, che sui principi ci fosse anche lo scontro e che ci fossero forse anche maggioranze più ridotte nei numeri, ma più convinte di quanto vogliono portare in futuro alla Valle d'Aosta.

Presidente La parola al Consigliere Fiou.

Fiou (GV-DS-PSE) Considero l'iniziativa del Consigliere Nicco di portare questa proposta in discussione in Consiglio una provocazione costruttiva, "provocazione" perché il Consigliere Nicco è ben consapevole che non ci sono le condizioni politiche perché la stessa possa andare avanti; "costruttiva" perché ha il merito di evidenziare l'urgenza di riprendere il dibattito istituzionale per uscire da una fase, dire di stasi è poco, sicuramente di difficoltà che il dibattito stesso sta attraversando. Dobbiamo infatti mettere in conto non solo il mancato obiettivo della definizione di una nuova proposta di Statuto, ma anche le difficoltà a concretizzare positivamente passi significativi nel lavoro di riforma della Costituzione italiana in senso federalista; ci sono poi riserve a condividere alcuni passi riguardanti anche l'avanzamento della riforma che interessa i nostri enti locali (sto parlando delle modifiche alla legge n. 54, per la quale si è aperta una fase di discussione).

Abbiamo alle spalle una stagione carica di occasioni, di vitalità, di confronto su queste questioni, stagione però che in generale non ha prodotto risultati all'altezza delle potenzialità che si erano aperte, ad esempio l'obiettivo ambizioso della Bicamerale era di rivedere complessivamente l'assetto istituzionale italiano per renderlo capace di governare i processi di sviluppo economico, sociale, culturale con tutte le enormi novità che gli stessi hanno introdotto, questo obiettivo è stato mortificato e la conclusione del lavoro è risultata sicuramente parziale. Noi abbiamo dovuto fare i conti con il non riconoscimento del principio dell'intesa.

A pesare su queste realizzazioni due atteggiamenti. Primo atteggiamento: i giochi di parte, e li abbiamo visti ancora stasera, la decisione di Berlusconi di uscire dalla Bicamerale è stata motivata dalla volontà di togliere credibilità alla politica riformatrice dello schieramento avversario, prima ancora che dalle differenze vere sul merito delle proposte, che non sono state approfondite. Nel dibattito poi è emersa, direi trasversalmente, una resistenza culturale riguardo al recepimento sostanziale di una filosofia federalista; in questo ambito ancora, ripeto, si inserisce l'accantonamento del principio dell'intesa, di cui ho già detto e che abbiamo discusso un momento fa in questa sede.

Noi - e quando dico "noi" intendo Consiglio, Parlamentari, … - abbiamo incentrato la nostra battaglia quasi unicamente sulla questione dell'intesa, obiettivo fondamentale, ma che penso non giustificasse del tutto un nostro giudizio così negativo della legge costituzionale sulla modifica del titolo V. I nostri Parlamentari, infatti, l'hanno bocciata, buona parte delle forze politiche locali l'hanno aspramente criticata, eppure quella modifica, seppure - ripeto - non contenendo la questione dell'intesa, ha fatto fare un salto di qualità significativo al sistema istituzionale italiano, anche se viene concretizzato con difficoltà e anche se ne iniziamo a sentire gli effetti soprattutto attraverso le difficoltà introdotte da questa fase di assestamento nei nuovi rapporti fra noi e lo Stato. Anche la Commissione speciale ha evitato di partecipare e di stimolare il Consiglio e la comunità valdostana a partecipare a quel dibattito: si è limitata anch'essa a criticare duramente, in questo caso giustamente, il non raggiungimento dell'obiettivo dell'intesa.

La Commissione anche su un altro aspetto non ha affrontato concretamente una questione fondamentale, quella dell'organizzazione istituzionale locale, che mi pare debba entrare a far parte nelle sue linee generali dello Statuto. È vero che in questo campo abbiamo una legislazione importante in via di compimento, ma è anche vero che, al momento della riscrittura dello Statuto, questa materia dovrebbe essere presa in considerazione per armonizzarla in un progetto istituzionale integrato, dall'ente locale allo Stato. Questa riconsiderazione poi permetterebbe di intervenire su alcune debolezze che il percorso in atto potrebbe denunciare perlomeno, come il rischio di adattare - direi un po' burocraticamente - gli organi istituzionali al livello della cultura di governo, che gli addetti riescono ad esprimere, anziché fare il contrario: quello di promuovere un loro salto culturale per esprimere i livelli di governo all'altezza di processi che si devono governare.

Al di là di tutto questo, la Commissione speciale ha svolto comunque un lavoro importante e prezioso, è però vero che, nei momenti in cui ha tentato di coinvolgere Consiglio e comunità, non è riuscita a stimolare la partecipazione necessaria per dare a quel lavoro il respiro comunitario di cui aveva bisogno. È vero che ha pesato il mancato obiettivo dell'intesa, come molti hanno detto - e qui riprendo un concetto del Consigliere Frassy anche se lo interpreto in maniera un po' diversa -, ma direi che ha pesato di più un'altra intesa mancata, quella fra le forze politiche di maggioranza e di minoranza, l'intesa con la comunità, con il mondo culturale, proprio quello più totalmente assente. Un buon lavoro, ma rimasto chiuso nella Commissione.

Qui ci sono responsabilità che non sono solo della Commissione, o direi che soprattutto sono al di fuori della Commissione, perché le sollecitazioni che sono venute sono state messe da parte un po' da tutte le forze politiche, che non hanno proseguito un lavoro neanche loro all'interno della comunità. Abbiamo commesso molti errori anche nel percorso, dal momento in cui, nella Commissione, non abbiamo fatto di tutto perché tale organismo raccogliesse le opinioni di tutto il Consiglio, compresa quindi la minoranza. Quando si affrontano le regole, si giocano a livello di maggioranza solo proprio quando costretti, altrimenti non può essere un rifugio! Abbiamo commesso errori anche noi in questo senso, errori abbastanza importanti che non possono essere imputati alla Commissione.

Ebbene, il Consigliere Nicco ci propone di tirare le somme. Di fronte a un lavoro che ritengo importante e prezioso, ma non ancora condiviso, sarebbe un peccato svilirlo con un voto di condanna, credo che anche il Consigliere Nicco debba prendere atto ormai che non ci sono le condizioni politiche affinché questo venga approfondito, affinché assuma il rilievo che deve assumere, quindi, ancora una volta, lo sollecito a ritirare la proposta, che sia a disposizione per un lavoro successivo… che deve essere ancora proseguito!

Presidente Si sospendono i lavori, che riprenderanno domani mattina sempre in discussione generale.

La seduta è tolta.