Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 2716 du 10 juillet 2002 - Resoconto

OGGETTO N. 2716/XI Normativa in materia di realizzazione delle infrastrutture per le reti di telecomunicazioni. (Interpellanza)

Interpellanza Preso atto che giovedì 20 giugno 2002 è stato esaminato dalla Conferenza unificata Stato-Regioni il Decreto Legislativo recante: "Disposizioni per accelerare la realizzazione delle infrastrutture per le reti di telecomunicazioni";

Appurato che in tale decreto ci sono alcune norme che:

- ledono le prerogative costituzionali delle Regioni e dei comuni, in quanto considerano le infrastrutture per le telecomunicazioni come opere di interesse nazionale;

- pongono limitazioni legali alla proprietà privata, in quanto consentono al gestore di agire direttamente in giudizio contro chi impedisce il passaggio e l'installazione delle infrastrutture;

- consentono a tutti gli operatori di installare infrastrutture celermente, espropriando le autonomie locali di quel ruolo di prevenzione, controllo e pianificazione che compete loro;

Considerato che tali norme, se fossero approvate ed attuate, costituirebbero un grave danno anche per la nostra regione;

Ritenendo che sarebbe compito della regione impedire a tutti i livelli che tale progetto si trasformi in norma cogente;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per sapere:

1) quale valutazione, nel decreto legislativo in questione, è stata espressa, in sede di conferenza unificata Stato regioni, dalla nostra regione;

2) come intenda operare perché sia fermata l'impostazione di fondo di tale decreto legislativo;

3) se ritenga che abbia una influenza sulla legge regionale 31/00 e, in tal caso, se intenda operare per integrare le due normative o se intenda ribadire la competenza primaria della regione Valle d'Aosta in materia di governo del territorio.

F.to: Squarzino Secondina - Beneforti

Presidente La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Il Consiglio dei ministri ha approvato il 9 maggio uno schema di decreto legislativo, che riguarda delle disposizioni per accelerare la realizzazione delle infrastrutture per le reti di telecomunicazione, e lo scopo è quello di indicare delle procedure semplificate per costruire le antenne per la telefonia mobile.

La finalità di questo decreto legislativo è quella di estendere alle infrastrutture per le reti di telecomunicazione le procedure speciali che sono state introdotte, per realizzare opere strategiche. Sono opere di cui c'è un elenco, condivisibile o meno, ma un elenco c'è; in questo caso, però, non c'è nessun elenco di opere ritenute importanti e che si intendono realizzare in deroga a quanto prevede l'attuale legge di tutela ambientale.

Tale decreto interviene con pesanti agevolazioni in materia di installazione delle antenne delle stazioni radio base per la telefonia mobile e consente quindi agli operatori di installare le proprie infrastrutture in modo celere. A noi pare che scopo prioritario di tale decreto sia garantire alle compagnie di telefonia mobile procedure più snelle e veloci, per installare le loro antenne e stazioni radio.

Questa accelerazione delle procedure ha però come conseguenza quella di vanificare gran parte della legislazione regionale in materia, nonché tutte quelle iniziative dal punto di vista urbanistico e di salvaguardia dell'ambiente, che i comuni e gli enti locali hanno messo in atto con regolamenti, leggi e disposizioni, perché questo decreto espropria gli enti locali del loro ruolo di prevenzione, controllo e pianificazione.

Innanzitutto questo decreto considera le infrastrutture per le telecomunicazioni come "opere di interesse nazionale", assimilandole quindi alle opere di urbanizzazione primaria, senza che ne venga data una motivazione adeguata. Ancora: sulla base del fatto che sono opere di interesse nazionale, si propongono limitazioni legali alla proprietà privata, per cui il gestore potrebbe agire direttamente in giudizio, quindi ricorrere all'esproprio, contro chi impedisce il passaggio o l'installazione delle strutture che lui intende collocare sul territorio. Non si capisce, fra l'altro, perché sia previsto un regime particolare di tutela per l'operatore delle telecomunicazioni rispetto a tutti gli altri operatori e imprenditori che operano sul terreno. Ancora: le autorizzazioni pregresse vengono convertite nelle nuove autorizzazioni senza che venga chiarito il rapporto che esiste fra le strutture esistenti e le nuove realizzazioni: questo è il punto che ci interessa per quanto riguarda la nostra legge regionale.

La cosa più grave, a nostro avviso, è che, se fosse applicato questo decreto, sarebbe abrogato il comma 2 dell'articolo 11 della legge n. 189/1997, l'articolo 2 bis, che prevede che nell'usare le infrastrutture, "le imprese devono garantire la compatibilità delle stesse infrastrutture con le norme vigenti, relative ai rischi sanitari per la popolazione, in particolare in merito ai campi elettromagnetici da essi generati", e prevede anche che: "l'installazione di infrastrutture sia sottoposta a opportune procedure di valutazione di impatto ambientale".

Ho voluto illustrare questo decreto, per far capire quanto lo stesso sia altamente negativo: da una parte, perché lesivo dell'autonomia degli enti locali; dall'altra, perché prende l'interesse di una parte, lo fa diventare interesse di un tutto, e lo impone a tutti gli altri soggetti che operano su un territorio e che sono responsabili di quel territorio.

Il decreto è stato portato all'esame della Conferenza unificata Regioni-Stato-città-autonomie locali; in quella riunione - a quanto pare - la Regione Valle d'Aosta ha espresso un parere negativo, parere che condividiamo e in cui ci riconosciamo. Siamo contenti che la Regione abbia espresso in questa occasione - a differenza di altre - un parere negativo rispetto a tale decreto.

Quello che mi interessa è verificare le valutazioni che l'Assessore dà, perché queste sono quelle che do io, magari lui ne ha altre più pertinenti, più opportune, più precise. Inoltre, ci interessa sapere come intende operare perché sia fermata l'impostazione di fondo di questo decreto legislativo. C'è stato un primo parere negativo alla conferenza, ma dopo cosa si vuole fare? Terzo punto - che è poi quello nodale -: che rapporto ha questo decreto, se fosse applicato, con la nostra legge regionale e cosa comporta per noi, se questo comporta delle modifiche, delle decisioni da prendere.

Presidente La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Vallet.

Vallet (UV) Nell'illustrazione dell'interpellanza la Consigliera Squarzino ha ampiamente e esaustivamente illustrato il contenuto del decreto, quindi su questo non tornerò. Sin dalla sua approvazione, noi abbiamo rilevato come tale normativa rischi di vanificare molto di quanto è stato fatto da parte delle Regioni e dei Comuni - faticosamente, direi - per quanto riguarda la definizione di norme urbanistiche e di tutela della salute per regolare l'installazione di impianti per tele-radiocomunicazioni e telefonia mobile.

Questo decreto prevede, in generale, uno spostamento di competenze dalle Regioni e dagli Enti locali, agli Enti centrali. Abbiamo rilevato inoltre come l'iter autorizzativo, fondato su autonotifiche dei singoli gestori eventualmente consociati in associazioni, sia controproducente rispetto a una serie di situazioni. La nostra esperienza in merito all'applicazione della legge n. 31/2001 ci ha permesso di verificare l'impossibilità di dare fondati giudizi di compatibilità ambientale, senza una preventiva acquisizione delle informazioni relative a tutti gli impianti di tutti i gestori compresenti su un dato territorio, e quindi poco significato ha la conoscenza del singolo impianto.

Sulla base di questi rilievi, abbiamo evidenziato che il decreto ci sembrava privilegiare in modo marcato lo sviluppo delle reti a scapito dei doverosi controlli necessari a garantire la salute pubblica, disconoscendo le competenze in materia che la legge n. 36/2001 aveva attribuito alle Regioni e, soprattutto, non tenendo in alcun conto le competenze regionali in materia di urbanistica, di tutela della salute e dell'ambiente.

La Consigliera Squarzino ha già detto che il decreto è stato oggetto di discussione in sede di conferenza unificata; in quella sede abbiamo ribadito che lo schema di decreto non appare in linea con i contenuti e i principi di cui alla legge obiettivo n. 443/2001, che dispone la semplificazione di specifiche procedure per le sole opere inserite in un programma previa loro individuazione, di intesa con le Regioni e Province autonome interessate e di intesa con la Conferenza unificata. Alle infrastrutture per telecomunicazioni non sarebbero pertanto applicabili le disposizioni della legge n. 443.

Lo schema di decreto, poi, non appare in linea sia con i contenuti, sia con i principi della legge n. 36/2001 in materia di protezione dall'esposizione ai campi elettrici magnetici ed elettromagnetici, in particolare con le disposizioni dell'articolo 8, nel quale sono individuati i compiti delle Regioni, delle Province e dei Comuni.

Ancora, la previsione di procedure da applicarsi uniformemente sul territorio nazionale, che non tengono conto delle normative regionali e delle disposizioni locali in materia calibrate sulle specifiche esigenze territoriali, ledono le singole autonomie. In sede di Conferenza unificata è stata richiesta una modifica dell'impianto del provvedimento, finalizzata a consentire il raccordo con le normative regionali, sia per quanto riguarda le normative regionali già in essere, sia per salvaguardare le competenze in materia delle Regioni che ancora devono legiferare.

Sono stati predisposti degli emendamenti rispetto ai quali il Ministro delle comunicazioni ha espresso la sua posizione in un apposito incontro, nel quale è stato trovato un accordo su un testo emendato. Rispetto al testo iniziale, sono infatti state accolte alcune delle modifiche richieste ma, in ogni caso, è stato mantenuto e salvaguardato il principio di una procedura specifica per la realizzazione delle reti.

Per quanto riguarda le risposte alle domande puntuali, ha già detto la Consigliera che la Regione si è espressa in modo negativo rispetto al provvedimento. Nella seduta della Conferenza unificata tutte le Regioni hanno ritenuto necessario l'inserimento della "clausola di cedevolezza", vale a dire la regola secondo la quale la norma puntuale statale si applica là dove le Regioni non dispongono di propria normativa.

Le Regioni Piemonte, Puglia, Sicilia, Lazio, Lombardia, Abruzzo, Veneto e Calabria hanno preso atto che il Ministro delle comunicazioni ha accolto gli emendamenti delle Regioni e hanno espresso parere favorevole, subordinando all'inserimento nel testo della clausola di cedevolezza. Le Regioni Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Basilicata e Valle d'Aosta hanno espresso parere negativo. Inoltre, la nostra Regione, insieme a Umbria e Basilicata, ha osservato rispetto all'inaccettabilità dei limiti posti all'articolo 10 dello schema sulle limitazioni legali alla proprietà privata.

Per quanto riguarda la seconda questione, mi pare che, sia nell'illustrazione della premessa, sia con le cose che ho detto a completamento, la risposta sia stata data.

Per quanto riguarda la terza domanda, quindi quale influenza potrebbe avere questo decreto rispetto alla legge regionale n. 31/2000, evidentemente se non viene inserita e mantenuta la clausola di cedevolezza, questa avrà un pesante riflesso sull'applicazione della nostra legge regionale. Pensiamo che le prerogative statutarie della nostra Regione vadano assolutamente salvaguardate; questo decreto legislativo dovrà subire l'esame del Parlamento e noi crediamo che, in quella sede, sia doveroso intervenire per operare nel senso di salvaguardare le nostre competenze. È evidente che ci riserviamo di valutare l'esito finale della discussione, per verificare quali dovranno o potranno essere le vie da percorrere per tutelare e salvaguardare le nostre prerogative e le nostre competenze in materia.

Presidente La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU) Sono soddisfatta, signor Assessore, della sua risposta e delle scelte politiche che sono state fatte e che si intendono fare. Credo che torneremo a confrontarci su questo argomento nel momento in cui diventerà legge e diventerà norma cogente.