Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 1781 du 10 janvier 2001 - Resoconto

OBJET N° 1781/XI Communications du Président de la Commission spéciale pour les réformes institutionnelles. (Rejet d’une résolution et approbation d’autre résolution)

Communications Le Conseil

Vu que:

Le Conseil de la Vallée, par acte n° 63/XI du 29 juillet 1998, a créé une Commission spéciale pour les réformes institutionnelles ayant pour but de préparer, avant le 31 décembre 2000, un projet de réforme du Statut. Elle dresse également tous les six mois un rapport sur l’état d’avancement des travaux.

Conformément à son mandat, cette commission a rédigé un rapport préliminaire et un rapport de nature politique et programmatique qui ont été soumis à l’examen du Conseil dans les séances des 15 et 16 juillet 1999 et des 24 et 25 mai 2000.

Par lettre du 22 décembre 2000 le Président de la Commission spéciale, Roberto Nicco, communique que, dans sa dernière séance en date du 15 décembre 2000, la Commission a donné mandat à son Président d’informer le Conseil régional sur l’état des travaux.

Prend acte

des communications du Président de la Commission spéciale pour les réformes institutionnelles.

PrésidentA la demande du Président de la Commission spéciale pour les réformes institutionnelles nous avons inscrit cet objet à l’ordre du jour, pour la présentation d’une communication de la part de son Président.

La parole au Conseiller Nicco.

Nicco (GV-DS-PSE)Cari colleghi, all’atto della nomina della Commissione speciale per le riforme istituzionali il Consiglio aveva stabilito un termine per i suoi lavori: 31 dicembre 2000.

La commissione, nella sua ultima seduta, ha perciò dato mandato al Presidente di informare il Consiglio sullo stato dei lavori e sull'evoluzione della situazione nel periodo trascorso dalla presentazione della seconda relazione, (24 maggio 2000), periodo che è stato caratterizzato in materia di riforme istituzionali sia da alcune significative vicende parlamentari, sia da un generale intensificarsi del dibattito in differenti sedi. Elementi che influiscono necessariamente sul nostro specifico lavoro di riscrittura dello Statuto della Valle d’Aosta e che è pertanto opportuno richiamare ed analizzare seppure sinteticamente. Per quanto concerne le vicende parlamentari. Il Parlamento italiano ha approvato in seconda lettura il testo di legge costituzionale "Disposizioni concernenti l’elezione diretta dei Presidenti delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano", che diventerà legge a tutti gli effetti qualora non vi sia richiesta, entro il 31 gennaio, di referendum popolare sullo stesso. Testo di legge che segue l’analogo provvedimento relativo alle Regioni a Statuto ordinario, "Disposizioni concernenti l’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e l’autonomia statutaria delle Regioni", ora legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1.

Il Parlamento ha poi approvato in prima lettura (Camera, 26 settembre 2000; Senato, 17 novembre 2000) e si accinge, forse, a discutere in seconda lettura il disegno di legge costituzionale già "Ordinamento federale della Repubblica", ora "Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione". Dico forse, dato che, come è noto, proprio in questi ultimi giorni in merito si è ultimamente sviluppato un vivace confronto.

Per quanto concerne il dibattito sulle riforme, sul federalismo ed in particolare sui nuovi Statuti sono da registrare alcuni significativi momenti.

Tra i principali a cui abbiamo partecipato vi sono i seguenti.

Le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome si sono riunite il 16 settembre a Villasimius, in Sardegna, nella Seconda Conferenza, ove hanno approvato il documento "Le ragioni della specialità nell’ordinamento federale", in cui riaffermano, tra l’altro, l’attualità delle ragioni storiche, politiche, culturali, linguistiche e geografiche che hanno portato al riconoscimento e legittimano lo status di Regioni e Province autonome e si impegnano ad una comune azione nel processo di riforma in atto.

Le Commissioni Statuto (recentemente istituite anche nelle Marche, in Liguria, Abruzzo, Toscana e Molise) si sono incontrate, nella persona dei loro presidenti o vicepresidenti, ad Ancona l’8 novembre per una prima discussione sulle tematiche statutarie, occasione in cui si è ribadita in un documento comune "la necessità che le Regioni siano pienamente coinvolte, con pari dignità, nella definizione del nuovo ordinamento dello Stato" e si è chiesta la convocazione dell’Assemblea generale dei Consigli regionali per affrontare congiuntamente la questione dei nuovi Statuti.

Le Regioni a Statuto ordinario si sono confrontate ad Isernia, l’1-2 dicembre, sul tema "Le assemblee regionali verso la riforma degli Statuti regionali". Sulle questioni più generali vi è stato l’8-9 dicembre il Convegno di Dobbiaco, a carattere scientifico e politico, "Federalismo e regionalismo in Italia e in Europa", in cui sono emerse significative indicazioni proprio sul contenuto dei nuovi Statuti in un sistema federale che deve essere fondato, cito dalla presentazione del Convegno, su: "Carte locali grazie alle quali gli enti federati sono ammessi a definire i fini della loro azione, a organizzarne gli strumenti attuativi, a svolgere funzioni di autoapprovvigionamento dei necessari mezzi finanziari; un insieme di garanzie forti nel settore dei rapporti internazionali (e/o comunitari), nonché, e ancor prima, in sede di formazione dell’indirizzo politico generale o statale; un portafoglio di diritti locali di tutela delle identità storico-politiche degli enti federati, operativi anche nell’ambito delle procedure di revisione costituzionale".

Ed ancora ricordo una serie di altre iniziative promosse da istituzioni (il seminario "Prime riflessioni per il nuovo Statuto regionale", Firenze, 9 ottobre) partiti (il Convegno "Un’Italia federale per una nuova Europa", Venezia, 1° dicembre), organizzazioni sociali (il Convegno "Federalismo e ?", Torino, 30 novembre-1° dicembre). Vasto eco ha suscitato, in particolare, la proposta di nuovo Statuto della Regione Veneto presentata a Venezia il 27 ottobre direttamente dal Presidente Galan, con un metodo che, in verità, ha suscitato qualche riserva e perplessità.

Di ieri, infine, è l’illustrazione da parte del "Movimento per il federalismo e le riforme" (costituitosi il 21 novembre 2000) di una proposta di legge di iniziativa popolare per l’elezione di un Senato federale, la nomina di un quarto dei membri della Corte costituzionale da parte di Regioni ed Enti locali, la riduzione del numero dei parlamentari a 500.

Non mancano insomma gli elementi nuovi sui quali riflettere e dai quali trarre spunto per il nostro lavoro. Sulle iniziative del Parlamento questo Consiglio già si è espresso, in particolare nella seduta del 26 luglio 2000. Mi limiterò perciò a ribadire e sottolineare alcune questioni. Tali provvedimenti contengono certamente elementi di riforma in taluni casi indubbiamente apprezzabili rispetto all’ordinamento vigente, anche per quanto ci concerne direttamente.

Nel testo di legge costituzionale "Disposizioni concernenti l’elezione diretta dei presidenti delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano" si attribuisce alla Regione potestà statutaria in merito alla forma di governo e, specificatamente, alle modalità di elezione del Consiglio, del presidente della Regione e degli assessori, sui casi di ineleggibilità e di incompatibilità, sui rapporti tra gli organi della Regione, sull’esercizio del diritto di iniziativa popolare delle leggi regionali e del referendum regionale abrogativo, propositivo e consultivo. Ribadisco, peraltro, che sulla questione principale, la forma di governo, come più ampiamente argomentato in questo Consiglio nella seduta del 26 luglio 2000, secondo autorevoli costituzionalisti, già la Valle d’Aosta (e con essa la Sardegna) possedeva tale potestà.

Meglio, ovviamente, se sancita, come ora è, da una specifica legge costituzionale.

Nel disegno di legge costituzionale "Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione" si segnalano, in particolare:

- l’inversione dell’attuale criterio di ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni, con l’attribuzione alle Regioni della competenza generale residuale, ovvero in tutte quelle materie che non siano espressamente riservate allo Stato, il cui elenco è peraltro ancora assai ampio e discutibile, così come suscita notevoli perplessità il non meno cospicuo elenco di materie soggette a legislazione concorrente;

- l’attribuzione alle Regioni di potestà legislativa non più soggetta, ad eccezione delle materie di legislazione concorrente, al vincolo dei "principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato", ma solo "al rispetto della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali";

- l’abrogazione degli articoli 124 e 125, primo comma, della Costituzione (Commissario di Governo e controllo sugli atti amministrativi delle Regioni);

- la partecipazione delle Regioni, nelle materie di loro competenza, alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e la diretta attuazione ed esecuzione, nelle stesse, degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, seppur secondo procedure stabilite con legge dello Stato;

- la possibilità per le Regioni di concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, ancora con disciplina stabilita da legge dello Stato;

- la differente formulazione dell’articolo 116 della Costituzione, relativo alle Regioni a Statuto speciale: dall’attuale "sono attribuite forme e condizioni particolari di autonomia", al nuovo testo "dispongono di forme e condizioni particolare di autonomia", con una variante che certo non è solo di carattere linguistico.

Ben altre erano, tuttavia le aspettative in materia di riforme istituzionali. Il Presidente Ciampi, nel messaggio di fine anno, ha parlato di "preoccupanti ritardi" nella costruzione di nuove istituzioni. Per il presidente del Senato, Mancino, la situazione è di "immobilismo" e "le riforme essenziali non sono state fatte", così ha scritto in un suo recente libro. Veltroni ha affermato che "è stata persa la sfida per completare la nostra troppo lunga transizione istituzionale".

Ed in effetti 17 anni, tanti ne sono passati dalla prima Commissione parlamentare per le riforme istituzionali, la Commissione Bozzi, sembrano effettivamente troppi. "Riformucola" è il commento al disegno di legge costituzionale "Modifiche?", eccetera, del Presidente del Veneto Galan e "puro gattopardismo" quello dell’ex ministro Tremonti.

Certo è che quei provvedimenti sono ben lontani da quella repubblica rifondata su base federale, di cui le Regioni siano gli elementi costitutivi, che questo Consiglio ha più volte indicato come obiettivo da perseguire. Lo stesso Parlamento ha d’altronde infine deciso di sopprimere dal testo in discussione la dizione "Ordinamento federale della Repubblica". Se non altro cade un equivoco. Non di ordinamento federale si tratta.

E ben lontani sono dal quadro auspicato dall’intero sistema delle autonomie, incentrato, in primo luogo, sulla trasformazione del Senato in una Camera delle Regioni, nonché su una diversa composizione della Corte costituzionale, proposte avanzate sin dal marzo 1999 e richiamate ancora ultimamente, il 18 settembre, dalla Conferenza dei presidenti dell’Assemblea, dei Consigli regionali e delle Province autonome. Camera delle Regioni propugnata ancora pochi mesi addietro, nel luglio scorso, dallo stesso presidente del Consiglio Amato.

La cui realizzazione, egli aggiungeva, era compito del tempo presente e non da affidare "alla prossima mitica legislatura: di prossime mitiche legislature ce ne sono già state molte, che poi sono state solo prossime e non mitiche".

Provvedimenti che, anche nel metodo, poco hanno a che vedere con un’impostazione federalista, ovvero con la partecipazione delle Regioni, con pari dignità, alla ridefinizione, fin dall’inizio, del nuovo ordinamento. Assai discutibile è poi la scelta di presentare al Parlamento uno stralcio "stralcetto", come lo ha definito recentemente Cacciari - del disegno di legge costituzionale Amato. Legiferare a "spizzichi e bocconi", e ripeto in merito quanto già detto in quest’aula non solo dal sottoscritto in altra occasione, non è mai segno di lungimiranza e chiarezza, lo abbiamo sperimentato direttamente nella nostra attività.

Meno che mai lo è in materia di riforme istituzionali, ove l’organicità della proposta è uno degli elementi fondamentali per non ritrovarsi con una riforma che, essendo monca, può finire per generare frutti contraddittori. E qui più che mai andrebbe applicata quella lungimirante indicazione a cui già altre volte ci siamo richiamati: "Il faut que la loi soit constante, afin qu’elle devienne une habitude". Ad Isernia, nel convegno citato prima, una fonte autorevole ha affermato che nella prossima legislatura occorrerà rimettere mano a questa legge, cioè rimettere mano ad una legge che ancora non è legge!

Taluni vorrebbero giustificare questo "modus operandi" definendo la riforma come un processo, con riferimento anche a quanto successo in Belgio, ove nell’arco di poco più di venti anni vi sono state ben quattro revisioni della Carta costituzionale. E definiscono come illusione di stampo illuministico quella organicità a cui mi sono richiamato.

A me pare che, nella situazione italiana, molto più prosaicamente, questo modo di procedere sia semplicemente il frutto dell’incapacità di affrontare alcuni nodi centrali della riforma, del permanere di resistenze che nel rinvio, nel procrastinare le scelte, vedono l’unica via della propria sopravvivenza. Troppo evidente è il caso del Senato.

Allo spirito conservatore che aleggia sul Parlamento in materia di riforme istituzionali va ricondotta anche la scelta di porre mano alla sola parte ordinamentale della Costituzione. Scelta contraddittoria e non condivisibile essendo del tutto evidente che i due elementi a cui pure tutti paiono richiamarsi come fondamento della riforma, ovvero federalismo e sussidiarietà, non possono non informare di sé l’intera Costituzione e comportare la trasformazione, a cui già altre volte mi sono richiamato, della dizione contenuta nell’articolo 5: da repubblica "una e indivisibile" a "repubblica federale".

Si tratta, infine, di provvedimenti che, nel loro assieme, presentano qualche aspetto quantomeno anomalo.

Infatti si approva prima la legge costituzionale n. 1/1999 sull’autonomia statutaria delle Regioni. Le Regioni pongono diligentemente mano ai propri Statuti. Poi si discute in Parlamento il citato disegno di legge costituzionale "Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione". Disegno di legge che muta su alcuni punti sostanziali (ripartizione delle competenze, relazioni con l’Unione europea, sistema dei controlli) proprio le relazioni tra Regioni e Stato, con evidenti riflessi sugli Statuti. Quale logica ci sia in tutto ciò, è difficile dire.

Per quanto ci concerne più direttamente, la questione centrale è certamente quella dell’intesa. O meglio, oggi, possiamo purtroppo dire del non accoglimento in quei provvedimenti del principio dell’intesa tra Regione e Stato per la revisione statutaria.

Questione sulla quale pure già questo Consiglio si è espresso, ma sulla quale voglio ritornare perché costituisce uno degli elementi dai quali non si può prescindere nel ragionare sul nuovo Statuto della Valle d’Aosta.

Ammetto di essere tra coloro che hanno ritenuto possibile un esito positivo di quella vicenda. Credo che abbiamo tutti guardato con qualche speranza alla discussione che in merito si è sviluppata in sedi autorevoli e nello stesso Parlamento: agli impegni precisi del sottosegretario Franceschini, già più volte in quest’aula richiamati, ed al recepimento da parte della Commissione Affari costituzionali del Senato dell’emendamento Detomas; alle posizioni assunte dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome che, il 3 agosto, aveva proposto di aggiungere una disposizione transitoria e finale a quel disegno di legge che recitasse: "Le leggi costituzionali di modifica degli Statuti delle Regioni a Statuto speciale sono adottate sulla base di intesa con la Regione interessata"; ed ancora abbiamo guardato con uguale interesse al già citato documento approvato il 16 settembre dalla II Conferenza delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome, che, al primo punto, poneva tra gli obiettivi da perseguire "la garanzia che soltanto attraverso il raggiungimento del consenso su un identico testo tra le Autonomie speciali ed il Parlamento sarà possibile modificare o integrare gli attuali Statuti".

Ebbene, a nulla è valso tutto ciò. Nel momento in cui il disegno di legge costituzionale è approdato in aula, la questione dell’intesa è diventata carta straccia.

Ed invece è rimasto il parere contenuto nell’articolo 2, "Modifiche allo Statuto speciale per la Valle d’Aosta", del testo di legge costituzionale "Disposizioni...", eccetera. E dunque il Parlamento, bontà sua, autorizza questo Consiglio, espressione sovrana della comunità valdostana, ad esprimere un parere sulle modificazioni della propria Carta fondamentale!

Ciò muta, evidentemente, cari colleghi, il quadro di riferimento in cui ci troviamo ad operare. Un quadro in cui si profilano anche altri elementi che non possono non preoccuparci. Due in particolare.

Il primo è emerso nel corso della discussione del citato disegno di legge "Modifiche?", eccetera, il 19 settembre 2000, allorché il presidente della Camera, Violante, ha dichiarato inammissibili alcuni emendamenti in cui si faceva riferimento ad una Repubblica costituita dalle Regioni sulla base di un "patto federale", emendamenti che "sono suscettibili - cito dal ragionamento di Violante - di dare luogo alla creazione di un nuovo ordinamento statuale costruito in modo pattizio". E ciò sulla base della nota sentenza della Corte costituzionale 15 dicembre 1999, n. 1146, che recita: "La Costituzione italiana contiene alcuni principi supremi che non possono essere sovvertiti neppure da leggi di revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali. Tali sono tanto i principi che la stessa Costituzione esplicitamente prevede come limiti assoluti al potere di revisione costituzionale, quale la forma repubblicana, quanto i principi che, pur non essendo espressamente menzionati fra quelli non assoggettabili al procedimento di revisione costituzionale, appartengono all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana".

Il Parlamento, in quanto potere costituito, non può dunque discutere di elementi che hanno natura costituente. Ragionamento certo apprezzabile sul piano giuridico, le cui conseguenze politiche sono tuttavia di tutta evidenza.

Il secondo concerne le recenti vicende relative ai referendum consultivi in materia statutaria nelle Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto. Vorrei ricordare, in particolare, la recente sentenza della Corte costituzionale n. 496/2000 che, a seguito dell’iniziativa del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha dichiarato illegittima la deliberazione 8 ottobre 1998 della Regione Veneto recante "Referendum consultivo in merito alla presentazione di proposta di legge regionale per l’attribuzione alla Regione Veneto di forme e condizioni particolari di autonomia". La Corte, richiamandosi ai precedenti pronunciamenti n. 256 del 1989 e n. 470 del 1992, ha sancito che "non è consentito sollecitare il corpo elettorale regionale a farsi portatore di modificazioni costituzionali, giacché le regole procedimentali e organizzative della revisione, che sono legate al concetto di unità e indivisibilità della Repubblica, non lasciano alcuno spazio a consultazioni popolari regionali che si pretendano manifestazioni di autonomia". Un referendum consultivo, recitava la sentenza n. 470 del 1992, oltre ad "aggravare il procedimento di formazione delle leggi dello Stato", condizionerebbe "scelte discrezionali affidate alla esclusiva competenza di organi centrali dello Stato".

Ricordo che anche noi avevamo preso in considerazione questo strumento, il referendum consultivo. Nel documento presentato al Consiglio dalla Commissione speciale per le riforme istituzionali nel luglio 1999 si ipotizzava infatti di sottoporre il nuovo Statuto "à l’approbation directe de la communauté valdôtaine, si possible par le biais d’un référendum consultatif".

Riassumendo: niente intesa, niente proposte di patto federativo, niente referendum consultivi in materia statutaria.

Questo il quadro che si è andato delineando in questi mesi.

Quadro preoccupante, con un centrosinistra che in materia di riforme istituzionali si è rivelato titubante, timoroso, incapace di lanciare un segnale forte, emblematico - come poteva essere la Camera delle Regioni - ed anche, per quel che ci riguarda direttamente, in relazione alla questione dell’intesa, inaffidabile.

E con un centrodestra che, almeno in alcuni suoi rappresentanti, a leggere certi interventi svolti nel corso del dibattito parlamentare, pare ancorato ad una visione che auspicavamo fosse da tempo e definitivamente superata. Lo scagliarsi del Deputato di AN Gianfranco Anedda contro la doppia definizione "Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste", "Trentino-Alto Adige/Südtirol" è emblematica. "Un’aberrazione, una strada pericolosa nella quale il Parlamento si sta incamminando", sono le sue parole. Parole riprese dal Deputato Pietro Mitolo, anch’egli di AN, che nella dichiarazione di voto a nome del suo partito, ha definito l’inserimento di tale doppia definizione frutto di una "volontà politica di prevaricazione". C’è evidentemente alla base di tutto ciò una cultura politica che mi chiedo come possa stare a fianco, nello stesso schieramento, della Lega, di quella Lega che, nel contempo, in quella stessa discussione in Parlamento, ha presentato un emendamento in cui si proponeva di sostituire la dizione "Friuli Venezia Giulia" con quella bilingue "Friul"; la Venezia Giulia! Nella sostanza non è certo una questione di grande rilievo. Ma simbolica certamente sì. E non a caso proprio contro questo simbolo si è scatenata la reazione di AN. Di una forza che del centrodestra, della politica di riforme istituzionali del centrodestra, è pilastro essenziale.

Ma se questo è il quadro di riferimento, allora c’è da chiedersi quale spazio esista per l’iniziativa di una Regione a Statuto speciale che intenda proporre una propria proposta di nuovo Statuto con qualche ragionevole garanzia che la stessa non sia poi stravolta nel passaggio parlamentare! Quale spazio vi sia, nella situazione giuridica e politica attuale, per chi tra noi continua a porsi come obiettivo la trasformazione dell’Italia in una repubblica federale, intendendo con questa definizione ciò che non può non essere inteso, ovvero che occorre un nuovo patto, anzi un patto, dato che la Costituzione attuale è frutto di un diverso percorso, un patto tra gli elementi costitutivi della nuova repubblica federale.

Ultimamente, di fronte all’evidente impasse del processo di riforma, e a conferma di tale impasse, è riaffiorata la proposta di un’Assemblea costituente, riaffiorata sia a Sinistra (Veltroni), sia al Centro (Mancino), sia a Destra (Fini), sia da altri esponenti politici ancora. È certo auspicabile che in tale autorevole sede, creata ad hoc e dotata, riprendendo la questione posta da Violante, di potere costituente, per definizione, si possano sciogliere quei nodi che il Parlamento non ha voluto, o potuto, affrontare. Auspicabile, ma con qualche ragionevole dubbio che ciò possa avvenire, taumaturgicamente, per il solo fatto che l’Assemblea è stata eletta.

Il variegato e trasversale fronte conservatore in materia di riforme istituzionali non mancherà evidentemente di far sentire anche lì il suo peso. Molto dipenderà intanto dal modo in cui questa Assemblea verrà eletta, se questa sarà la strada che si vorrà intraprendere.

Per quel che ci concerne direttamente, poi, c’è da dubitare seriamente che in quella sede le nostre proposte possano trovare maggiore udienza di quanta non ne abbiano ricevuta fino ad ora. Quale voce in capitolo avrà mai la Valle d’Aosta in seno a tale Assemblea?

Anche di un’altra assemblea si sta oggi discutendo. "Assemblea delle Regioni" era stata definita, lo ricordavo all’inizio, ad Ancona. Ora, nella proposta dei Presidenti dell’Assemblea, dei Consigli regionali e delle Province autonome, è stata definita Congresso delle Regioni. Se saprà essere, come si legge nel documento approvato dai presidenti il 19 dicembre, "momento essenziale del processo di riprogettazione dello Stato italiano in senso federale", potrà effettivamente costituire una sede, o forse la sede, in cui tentare l’elaborazione di un progetto di revisione costituzionale effettivamente federalista. Ma devo dire che qualche nota di scetticismo emerge anche a questo proposito: sia perché mi pare che, dalle indicazioni contenute in quello stesso documento, già siano forse troppi i compiti che a tale Congresso si vogliono attribuire; sia, soprattutto, perché, tra le Regioni, e tra le stesse Regioni a Statuto speciale, oltre ad alcuni punti forti comuni, non mancano posizioni ed atteggiamenti differenziati e distanti in materia di riforme istituzionali.

Questo, a grandi linee, per sommi capi, il contesto in cui si colloca oggi, e che condiziona pesantemente la nostra iniziativa di revisione dello Statuto della Valle d’Aosta.

Iniziativa che, voglio ricordarlo, si pone su di un piano sostanzialmente diverso da quello delle Regioni a Statuto ordinario. Queste ultime si stanno muovendo sulla base di un impulso che viene dal Parlamento attraverso la legge costituzionale n. 1/1999, legge che, all’articolo 3, traccia anche dei limiti espliciti all’iniziativa stessa: forma di governo e dintorni. Noi ci siamo mossi invece sulla base di una nostra, autonoma, iniziativa, in riferimento all’articolo 50 del nostro Statuto che attribuisce anche al Consiglio della Valle la potestà di revisione statutaria, senza limiti o paletti predeterminati. E diversi sono anche gli strumenti per la revisione: legge regionale per le Regioni a Statuto ordinario; legge costituzionale per la Valle d’Aosta.

Cari colleghi, il 24 maggio 2000, la Commissione speciale per le riforme istituzionali, sulla base della "Relazione preliminare" del luglio 1999, ha presentato al Consiglio una seconda relazione contenente una serie di indicazioni politico-programmatiche.

La risoluzione consiliare approvata in quella seduta ha dato mandato alla Commissione di procedere, sulla base di quelle indicazioni, alla redazione di un disegno di legge costituzionale di nuovo Statuto, integrandolo con quelle proposte che fossero emerse dal dibattito consiliare, dalle forze politiche o direttamente dalla comunità valdostana.

Nei mesi seguenti, il consulente giuridico della Commissione, dottor Renato Barbagallo, ha proceduto a tradurre quelle indicazioni politico-programmatiche sul piano tecnico-giuridico, consegnando il 27 settembre una bozza di disegno di legge costituzionale di iniziativa del Consiglio della Valle d’Aosta, recante "Statuto della Valle d’Aosta", costituita da un Preambolo e 23 articoli, suddivisi in otto titoli (Definizione istituzionale e organizzazione interna, Ripartizione delle competenze, Relazioni tra la Regione e lo Stato, Ordinamento giudiziario, Relazioni con l’Unione europea, Ordinamento finanziario e demanio della Regione, Revisione dello Statuto, Disposizioni transitorie), corredata anche da alcune proposte alternative.

Testo che non poteva sciogliere, e non aveva il compito di sciogliere quei nodi che la Commissione stessa non aveva sciolto. E che nemmeno ha la pretesa di essere esaustivo: dopo la sua consegna, la Commissione ha, per esempio, affrontato la questione del ruolo dell’istituto del difensore civico negli Statuti; istituto oggi inserito in numerosi ordinamenti ed in ultimo anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea; ed istituto sul cui inserimento o meno nello Statuto occorrerà certo proseguire la riflessione.

Ma testo, quello redatto dal dottor Barbagallo, che rappresenta comunque il primo organico tentativo di ridisegnare su basi totalmente nuove, federaliste, le relazioni tra la Valle d’Aosta e lo Stato in quello che è l’attuale contesto europeo.

Nel contempo i Commissari Cottino e Martin hanno comunicato alla Commissione l’esigenza delle rispettive forze politiche di procedere ad un'ampia consultazione interna con assemblee su tutto il territorio regionale in materia di riforme istituzionali e nuovo Statuto. La Fédération rese pubblico tale orientamento con un comunicato siglato congiuntamente al gruppo degli Autonomisti, mentre l’Union convocò un convegno sul tema "L’identité valdôtaine: un peuple intramontain pour l’Europe fédéraliste", che avrebbe dovuto svolgersi il 2 dicembre. Su questi aspetti saranno comunque i diretti interessati a fornire, se lo ritengono opportuno, più ampia informazione.

Le note e drammatiche vicende dei giorni 14-16 ottobre hanno poi imposto a tutti di rivedere le proprie priorità e di porre in primo piano i temi della ricostruzione e della messa in sicurezza del territorio.

La Commissione, come stabilito nella delibera istitutiva, aveva come termine per i propri lavori il 31 dicembre 2000.

Al Consiglio stabilire se e come procedere ulteriormente.

Se, di fronte al quadro generale tracciato poc’anzi, chiudersi sulla difensiva dietro lo Statuto esistente. Erigere lì uno steccato, come qualcuno pure ha proposto. Il che a me, proprio alla luce delle ultime vicende, pare un’illusione. Il nostro è uno Statuto che già oggi il Parlamento può stravolgere. Sarebbe uno steccato sbrecciato, senza protezioni adeguate.

Oppure se procedere nel lavoro e, per rimanere nella metafora, uscire allo scoperto. Se perseguire con determinazione la nostra iniziativa di revisione, riscrittura, darle forza facendola crescere nella coscienza dell’intera comunità valdostana, farla diventare patrimonio condiviso, il più largamente possibile, inserirla come parte organica in quell’obiettivo di trasformazione dell’Italia in una repubblica federale che già, lucidamente, era stato qui, in Valle d’Aosta, posto fin dal 1931 e ribadito, nel 1943, a Chivasso.

Altro è, poi, la decisione di quando e come presentare il nuovo Statuto alla discussione del Parlamento. Del prossimo Parlamento che verrà tra breve eletto. Credo che, alla luce delle considerazioni prima svolte, occorrerà preliminarmente riproporre con forza, quale che sia la coalizione vincente, la questione dell’intesa come punto per noi irrinunciabile.

Se questa è la strada che intendiamo seguire, oggi più che mai è necessario operare con uno strumento in cui si riconosca tutto il Consiglio. La Conferenza dei Capigruppo ridefinisca dunque unitariamente sia la composizione della nuova Commissione, sia l’attribuzione delle responsabilità al suo interno. Valuterà questa nuova Commissione il lavoro svolto dalla precedente. Ciò che può essere assunto come base per proseguire, ciò che va approfondito, ciò che di nuovo va inserito.

Se sapremo imboccarla questa strada, credo che avremo reso, tutti, un buon servizio alla Valle d’Aosta.

PrésidentLa discussion générale est ouverte.

La parole au Conseiller Lattanzi.

Lattanzi (FI)Contrariamente a quello che abbiamo fatto nelle ultime due relazioni che il Presidente Nicco ha presentato in questi due anni e mezzo al Consiglio, e al cui dibattito non avevamo partecipato come Forza Italia, avendo assunto, come si ricorderà, insieme ad altre forze politiche della minoranza la posizione di non partecipare né ai lavori di quella commissione per i modi con i quali era stata costituita, né ai dibattiti politici sui documenti prodotti da quella commissione, contrariamente a quell’atteggiamento che, come Forza Italia, abbiamo mantenuto per tutta la durata dei due anni e mezzo, ci sentiamo oggi, proprio a conclusione di questa commissione, di esprimere un paio di riflessioni.

La prima non può che essere un giudizio politico del lavoro di questa commissione, che è abbastanza ben rappresentato dalla relazione che il Presidente ha svolto. È sufficiente soffermarsi sulle due ultime paginette di quella relazione, per rendersi conto della pochezza della consistenza politica di quello che questa commissione ha prodotto. Quindi un giudizio politico per quanto ci riguarda fortemente negativo. Come probabilmente è negativo anche il bilancio finanziario di questa commissione, visto che proprio oggi abbiamo presentato per il prossimo Consiglio regionale un'interpellanza, dove andremo a chiedere quanto è costato mantenere in piedi una commissione speciale che ha prodotto questa pochezza politica, quanto è costato non solo per quanto riguarda la sua organizzazione, ma anche in termini di consulenze. Consulenze che abbiamo visto citate e che sono state interessanti.

La relazione ha speso dieci pagine per raccontarci che tutto il lavoro della commissione si è infranto contro un Parlamento italiano che per quanto riguarda il concetto del "federalismo", dice il Presidente Nicco, ha ancora molta strada da fare. Noi condividiamo questo giudizio, però non possiamo non legare questo giudizio ad un’altra riflessione.

Fra le motivazioni politiche che ci avevano indotto a non partecipare ai lavori di questa commissione, una si riferiva al metodo con il quale era nata, un metodo che aveva escluso completamente le minoranze e qui auspichiamo che se ci saranno nuove commissioni da costruire, tutto il Consiglio sia chiamato a dare il suo contributo. Sempre che questa prossima futura commissione sia necessario farla, sempre che non si decida di affidare alla I Commissione che istituzionalmente è investita di questa responsabilità.

Però poi c’era anche un giudizio politico, perché eravamo consapevoli che pur riconoscendo l’onestà intellettuale e i forti principi di federalismo, di sussidiarietà e di autonomia che contraddistinguono il Consigliere Nicco, purtroppo lui fa parte di una forza politica che a livello nazionale non dava e non ha dato nessuna garanzia che potesse portare alla Valle d’Aosta qualcosa di buono. E credo che i risultati che lui stesso ha dovuto con onestà intellettuale ammettere essere stati scarsi e scadenti per la Valle d’Aosta, quelli della sua forza parlamentare, quella del Centro-Sinistra, siano lì a testimoniarlo!

Poi lui fa anche, perché non poteva non farlo, un breve accenno ad un singolo deputato di Alleanza Nazionale, che credo abbia anche attaccato la nostra forma di bilinguismo, ma ritengo che sia molto poco rispetto a quel tanto danno che invece le forze di Centro-Sinistra, da Franceschini in avanti, hanno dovuto far subire a questa regione.

Siamo d’accordo sul giudizio negativo perché questo Parlamento governato in maggioranza dalle forze di Centro-Sinistra non è stato capace di dare quella risposta che il Paese voleva, cioè uno stato federale in termini di forma.

Il Presidente Nicco cita anche la possibilità che forse l’unica via di uscita ad una futura riforma dello Stato in senso federale possa essere la costruzione di un parlamento costituente. Ricordo che il primo che annunciò come via unica la possibilità di un parlamento costituente per la riforma dello Stato è stato Berlusconi, che fra l’altro nella relazione non è citato. Il primo che indicò in tempi non sospetti, quando fallì la Bicamerale, che l’unica strada percorribile per la riforma dello Stato in senso federale e per il federalismo vero, e non il falso decentramento che ha messo in piedi la Sinistra, era quella di un parlamento costituente proprio perché si era reso conto il Presidente Berlusconi dei lacci e dei laccioli che questo Parlamento, per la maggioranza dalla quale è condotto, anche trasversale devo dire, non avrebbe prodotto niente di buono in termini di riforme.

Siamo qui, oggi, a dare un giudizio negativo sulle riforme che non ci sono state, sulle riforme che avrebbero dovuto esserci ma non ci sono, e su una commissione valdostana che non ha potuto fare altro che dei voli di fantasia che si sono, pur presieduti da un uomo di Sinistra, dovuti infrangere contro un centralismo di Centro-Sinistra.

Quindi bilancio negativo di tipo politico, bilancio negativo di tipo finanziario, cose che avevamo anticipato e sostenuto!

L’auspicio del nostro gruppo è quello che, se si riterrà opportuno procedere con una commissione speciale, lo si possa decidere insieme; che se sarà investita la I Commissione di questo compito per la stesura di un rinnovamento della Carta costituzionale valdostana lo si possa fare insieme, perché è evidente che non sarà più questo Parlamento, ma il prossimo, che auspichiamo possa essere più sensibile - sperando che lo governiamo noi tanto per essere molto chiari - alle istanze di tutte quelle regioni, ordinarie e speciali, che non vedono oggi riconosciuti i loro diritti.

Fra l’altro, per non essere presi in contropiede, annunciamo la presentazione di una risoluzione che pone un paletto a qualunque costruzione di qualunque commissione e alla riunione di qualunque commissione, perché non dobbiamo dimenticare che stamani, a fine mattinata, abbiamo discusso di un fatto politico avvenuto in quest’aula, che oggi non pone chiarezza negli equilibri fra maggioranza e opposizione.

Quindi non può costituirsi nessuna commissione, non può riunirsi nessun organo di quest'Assemblea consiliare, se prima non è fatta chiarezza su quali sono gli equilibri democratici che regolano la vita di questo Consiglio.

Presenteremo la nostra risoluzione, che impegnerà il Presidente e i Presidenti delle commissioni, di tutte le commissioni, eventualmente anche di quelle che si andranno a costituire, a non riunirsi finché gli equilibri democratici di questa sala non saranno ripristinati. Per quanto riguarda la relazione ringrazio l’onestà intellettuale con cui il Presidente Nicco ha portato avanti la sua istanza, ma era un'istanza nata morta, perché non sostenuta da quella unanimità di Consiglio che in riforme così importanti non può non esserci.

Ha voluto andare avanti per la sua strada, ha dovuto infrangersi con la pochezza del peso politico di quella commissione, ma anche con l’ostruzionismo centralista della sua compagine nazionale.

Auspichiamo di essere noi a governare nel prossimo Parlamento perlomeno in termini di maggioranza, e naturalmente garantiamo che con i nostri Parlamentari adesso, ma speriamo soprattutto nella prossima legislatura, che questo processo sarà portato avanti!

PrésidentJe donne lecture de la résolution qui vient d’être annoncée par le Conseiller Lattanzi:

Risoluzione Il Consiglio regionale

Premesso

- che la maggioranza consiliare si è allargata da alcuni mesi al gruppo degli Autonomisti, che insieme a Federazione Autonomista ha formalizzato la costituzione di un nuovo gruppo consiliare denominato "Stella Alpina" comprendente 9 consiglieri;

- che il Regolamento consiliare dispone, in relazione alla composizione delle commissioni permanenti, il rispetto della proporzionalità tra la maggioranza e l’opposizione;

- che l’Ufficio di Presidenza per prassi consolidata è parimenti composto da rappresentanti della minoranza;

- che la Commissione Speciale per le riforme istituzionali è stata costituita nel 1998 sulla base di un mero ed esclusivo accordo tra le forze di maggioranza;

- che al 31 dicembre 2000 essa ha concluso il proprio mandato senza essere riuscita a definire una bozza organica di revisione dello Statuto di Autonomia;

Rilevato che le modificazioni in seno all’ampliato schieramento di maggioranza consiliare hanno determinato uno squilibrio dei criteri indicati in premessa;

Considerato che nella odierna seduta consiliare è stata inserita solamente la proposta di revisione della composizione delle Commissioni consiliari permanenti;

Constatato che la nuova maggioranza ha chiesto un rinvio della trattazione di tale oggetto;

Attesa che tale richiesta viola i principi di rappresentatività contenute nei regolamenti e nella prassi consolidata di questo Consiglio regionale, alterando le condizioni in cui deve svolgersi un corretto confronto democratico tra le diverse componenti politiche;

Impegna

il Presidente del Consiglio regionale e i Presidenti delle Commissioni consiliari a non convocare l’Ufficio di Presidenza e le cinque Commissioni permanenti, fintanto che in sede di Conferenza dei Capigruppo non saranno ridefiniti i nuovi assetti in seno a tali organismi.

F.to: Beneforti - Frassy - Lattanzi - Squarzino Secondina - Tibaldi

Je crois comprendre que nous devons considérer annulé le document précédemment distribué, qui se ne rapportait pas à cette discussion. La résolution que vous soumettez sur cet argument est la deuxième qui a été distribuée.

Nel pomeriggio era stato distribuito un documento, che era stato depositato dal Consigliere Tibaldi, che non era stato ancora sottoposto all’aula.

La parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)Ho chiesto di intervenire soprattutto perché abbiamo presentato i Commissari della Commissione speciale e i Capigruppo della Stella Alpina, dell’Union Valdôtaine et dei Democratici di Sinistra, una risoluzione che ha soprattutto lo scopo di far sì che questo Consiglio dia un mandato molto preciso alla Conferenza dei Capigruppo per il prosieguo dei lavori. Un mandato che ha il compito questa volta di verificare se ci sono ancora delle possibilità o meno di formare questa commissione con tutte le forze politiche presenti in Consiglio.

Ci pare questa una cosa molto importante, soprattutto se teniamo conto delle difficoltà che stiamo incontrando in questo momento a tutti i livelli.

Questa era la cosa principale. Ma non posso non cogliere l’occasione per fare alcune brevissime considerazioni.

Nella sua relazione il Presidente Nicco invita il nostro gruppo a dare maggiori delucidazioni per quanto riguarda il discorso della convocazione di un congresso straordinario dell’Union Valdôtaine che avrebbe dovuto, fra l’altro, discutere anche di questo argomento.

Tutti sanno che all’ultimo momento, per i fatti accaduti il 14 e 15 ottobre, l’Union Valdôtaine ha cambiato il titolo del suo congresso, perché ha individuato delle priorità di tipo diverso. Ciò non significa che l’Union Valdôtaine stia ferma o che voglia fermarsi su questo argomento. È esattamente il contrario!

L’Union Valdôtaine ha detto a più riprese anche in quest’aula che riteneva su questo argomento che voleva avere un mandato preciso da parte degli elettori, in particolare da parte della sua organizzazione territoriale, che sono le sezioni composte in tutti i comuni. Questo è quello che faremo in tempi ragionevolmente brevi, se si vuol tenere conto del periodo a cui andiamo incontro.

Siamo alla vigilia di una campagna elettorale e sommare le due cose non è il massimo.

Una piccola risposta al Consigliere Lattanzi. Nessuno intendeva prendere in contropiede, tant’è che abbiamo preannunciato al gruppo di Forza Italia, così come al gruppo dell’Ulivo, che avremmo presentato una risoluzione; abbiamo dato copia di questa risoluzione, per cui non c’era nessuna intenzione di prendere in contropiede, ma semplicemente volevamo verificare al più presto l’eventuale possibilità di avere questa convergenza su tutti questi problemi.

Per quanto riguarda il discorso della commissione, non abbiamo cambiato idea sulla necessità che a fare questo lavoro sia una commissione speciale. Siamo convinti che sia questo il modo più giusto, sia questo il modo che ci darà maggiori possibilità di approfondimento, per portare avanti nel migliore dei modi questo lavoro. Per cui non daremo in prosieguo il mandato della riscrittura dello Statuto ad una commissione già esistente, ma siamo per una commissione speciale.

Non solo, ma siamo confortati su questo dall’operato di tutte le altre regioni; tutte le regioni, ad eccezione del Veneto dove lo Statuto è stato fatto dal suo Presidente e poi distribuito, tutte le regioni che hanno deciso di porre mano allo Statuto, hanno formato una commissione speciale. Se non erro, la Regione Emilia Romagna ha addirittura modificato il suo Statuto per fare una commissione speciale che studi lo Statuto. Questo a dimostrazione che non abbiamo inventato l’acqua calda, ma che eravamo sulla buona via. È questo il modo migliore per ottenere dei risultati in tempi ragionevolmente brevi.

Questo mi interessava sottolineare e la risoluzione che ho annunciato è già stata consegnata alla Presidenza e spero che sia già stata distribuita.

PrésidentJe donne lecture de la résolution qui vient d’être annoncée par le Conseiller Cottino:

Risoluzione Il Consiglio della Valle d’Aosta

Udite le comunicazioni rese al Consiglio in data odierna dal Presidente della Commissione speciale per le riforme istituzionali sullo stato dei lavori di revisione dello Statuto della Valle d’Aosta;

Vista la recente evoluzione del dibattito in materia di riforme istituzionali, in particolare le iniziative in corso in tutte le Regioni italiane per la redazione di nuovi Statuti;

Preso atto dell’approvazione in seconda lettura da parte del Parlamento del testo di legge costituzionale Disposizioni concernenti l’elezione diretta dei presidenti delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano, nonché dell’approvazione, in prima lettura del disegno di legge costituzionale Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione;

Conferma il proprio giudizio negativo sul non inserimento in tali provvedimenti della procedura dell’intesa quale strumento per la revisione statutaria e si impegna, sin da ora, a riproporre tale irrinunciabile questione all’attenzione della prossima legislatura del Parlamento;

Auspica la prosecuzione e lo sviluppo di iniziative unitarie delle Regioni in materia di nuovi Statuti e di riforme istituzionali che vadano nella direzione di un autentico federalismo e, in particolare, della realizzazione di una Camera delle Regioni;

Ribadisce la necessità di procedere ad una organica revisione dello Statuto speciale della Valle d’Aosta;

Dà mandato

a tal fine, alla Conferenza dei Capigruppo di ridisegnare unitariamente, nella composizione e nelle responsabilità, una nuova Commissione speciale che porti a compimento il lavoro avviato con la deliberazione del Consiglio 63/XI del 29 luglio 1998.

F.to: Charles Teresa - Collé - Cottino - Fiou - Martin - Nicco - Ottoz - Perron

N’ayant point d’autres requêtes d’intervention, les résolutions seront examinées dans l’ordre de leur dépôt, à savoir en premier la résolution du groupe Forza Italia et Vallée d’Aoste per l’Ulivo et après la résolution présentée par les Chefs de groupe de la majorité, par le Président de la commission spéciale pour les réformes institutionnelles et par d’autres collègues.

Sur la première résolution la parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU)Con questa risoluzione i gruppi dell’opposizione, cioè quelli che sostanzialmente sono gruppi dell'opposizione - anche se formalmente questa distinzione non è stata ancora fatta, e questo intendo sottolinearlo, e questo lo sottolineeremo ogni volta - dicevo, i gruppi dell'opposizione sostanziale vogliono porre l’attenzione su quello che è avvenuto stamani, e cioè sul fatto che non si vuole come Consiglio prendere atto che la maggioranza all’interno di questo Consiglio è cambiata e che, di conseguenza, tutte le sedi istituzionali, tutte le rappresentanze istituzionali di maggioranza e di minoranza, vanno riviste alla luce di questi cambiamenti. Stamani il Consiglio con la forza dei numeri, anche questa è "democrazia", certamente, ha deciso che non si affronta neanche oggi il problema della definizione delle forze che sono in maggioranza e di quelle che sono all'opposizione.

Noi, non dico che prendiamo atto, ma non possiamo far altro che prendere atto che questo Consiglio nella sua maggioranza ha preso questa decisione. Però per sottolineare il contrasto che esiste fra questa decisione, che ancora una volta ha stabilito di quali forze è composta la maggioranza, e la realtà delle commissioni e degli uffici di Presidenza, in cui questa realtà non è ancora stata tradotta - prendendo anche per buone al limite le preoccupazioni, le esitazioni, o le difficoltà, le richieste di ulteriori tempi a cui ha fatto riferimento Collé stamattina, quindi considerando che c’è questa esigenza per cui si dice che la situazione rimane sospesa - chiediamo che in questo momento di sospensione siano sospese anche le attività istituzionali del Consiglio, dove maggioranza e minoranza sono rappresentante, e cioè le Commissioni e l’Ufficio di Presidenza.

Altrimenti abbiamo una discrepanza fra quella che è la realtà sostanziale di questo Consiglio e quella che è la realtà formale, ancora, all’interno di Commissioni e dell’Ufficio di Presidenza.

Questo è il motivo per cui presentiamo questa risoluzione. A questo punto parliamo del Presidente del Consiglio regionale, dei Presidenti delle Commissioni consiliari, anche della Commissione consiliare speciale.

Chiediamo che tutto rimanga bloccato, finché non vengano definiti, a livello di Capigruppo, i nuovi organigrammi che rispecchiano la nuova realtà. Altrimenti qui, ripeto, siamo di fronte all’assurdo. Già stamani ho cercato di usare aggettivi che dessero conto della follia istituzionale che stiamo vivendo, ma secondo me dobbiamo almeno portare alle estreme conclusioni le scelte che facciamo. La nostra risoluzione chiede a tutto il Consiglio di prendere atto che c’è un momento di impasse e di fermare le attività delle Commissioni.

PrésidentLa parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Su questo argomento in parte ci eravamo già espressi questa mattina, quando avevamo annunciato la presentazione di un ordine del giorno. Ordine del giorno che viene riproposto con questa risoluzione. Vorrei evidenziare la situazione paradossale che si sta verificando in quest’aula.

Con questa risoluzione chiediamo ai Consiglieri di essere sostanzialmente coerenti con sé stessi, ossia di portare alle corrette e dovute conseguenze quelle scelte di strategia politica che hanno dichiarato a più riprese agli organi di informazione. La politica viene fatta anche con la comunicazione, ma la concretizzazione di quella comunicazione deve avvenire con atti pertinenti all’interno della sede istituzionale.

E io mi domando quali siano i motivi che hanno portato il Presidente del Consiglio questa mattina a comunicare l’esigenza maturata in sede di componenti di maggioranza di ritirare l’oggetto 25. Il problema di fondo è che non è sufficiente dire che la maggioranza ha espresso questa volontà, la maggioranza non può esprimere una volontà che sia contraria a quella che è la realtà dei fatti, salvo modificare la realtà dei fatti, oppure modificare quelli che sono i regolamenti.

Se il Presidente del Consiglio, che mi sembra sia l’autorità preposta a predisporre l’ordine del giorno dei lavori del Consiglio, ha iscritto l’oggetto 25 precisando che con lettera del 20 dicembre 2000 i Consiglieri Collé, Comé, Lanièce, La Torre, Lavoyer, Marguerettaz, Martin, Piccolo e Viérin Marco hanno dichiarato di costituire il gruppo della Stella Alpina a partire dal 1° gennaio 2001. Questo gruppo dal 1° gennaio 2001 non è partito? Potrebbe essere legittima come conclusione, perché nulla è dato per scontato in politica; ma allora non sappiamo se l’Assessore Lavoyer, diceva il mio collega stamani, sia lì a rappresentare sé stesso o una parte della Stella Alpina o una parte che non sappiamo bene come identificare! Ma se così non è, e ce lo dovete dire, questa procedura non può essere revocata dalla maggioranza, perché è una procedura che non è nella disponibilità di nessuna maggioranza! Il rispetto delle leggi sta nelle leggi stesse, se le maggioranze non le rispettano, violano comunque le leggi e non per il fatto di essere maggioranze sono legittimate a non rispettare le leggi!

Le leggi vanno rispettate, altrimenti vanno cambiate! E noi sappiamo che le maggioranze spregiudicate della Sinistra cambiano le leggi, quando queste non le aggradano. Sappiamo che Rutelli è arrivato a modificare in sede parlamentare la norma che imponeva certe tempistiche nelle dimissioni dei sindaci in riferimento alle elezioni politiche. Faccia la stessa cosa questa maggioranza, ha i numeri, è ancora più estesa di quanto non lo fosse prima di questo infausto 20 dicembre! Ma infausto non perché si è allargata la maggioranza, infausto perché è aumentata la confusione!

Se non fossimo in una sede prettamente politica, Presidente, lei starebbe incorrendo in quella che viene definita una "omissione di atti d’ufficio".

Io non so, e vorrei che lei ce lo spiegasse, anche perché nel momento in cui glielo chiediamo penso che sia suo dovere-diritto spiegarlo al Consiglio, quali siano i presupposti di tipo regolamentare in base ai quali questo atto può essere ritirato.

Noi riteniamo, ripeto, che l’unico presupposto può essere una diversa conclusione di tipo politico. Non vorrei commentare le affermazioni fatte dal collega Collé, che parlando come Capogruppo della Stella Alpina questa mattina, ha comunicato di avere nelle sue mani le dimissioni. Però, caro Collé, scusami, non per sminuire le funzioni del Capogruppo della Stella Alpina, ma mi sembra che il fatto che tu debba essere il collettore delle dimissioni vada a sminuire le funzioni dei colleghi che hanno dato le dimissioni, perché la sede naturale per presentare le dimissioni sono gli uffici presso i quali sono svolte le funzioni.

Mi sembra un sistema medioevale da Prima Repubblica quello di dare in mano al segretario politico o al capogruppo le dimissioni e dire: "Dopo di che decidi tu, perché noi non abbiamo?"

(interruzione del Consigliere Marguerettaz, fuori microfono)

? sì, sulla linea di Fossa, ma guarda su Fossa il dibattito lo possiamo fare, non è che siamo i difensori di Fossa, ma è un po' diverso perché Fossa è stato nominato da un’altra autorità, non mi sembra che il collega Collé abbia invece nominato il Vicepresidente Viérin Marco e il Vicepresidente La Torre! Non so se questo rientrerà nelle contrattazioni di maggioranza, ad oggi questo potere non c’è, perciò, collega Marguerettaz, è diversa la vicenda!

Il fatto certo alle 17,45 del 10 gennaio è che il 20 dicembre 2000 c’è stato questo preannuncio ennesimo di questo gruppo, che decorreva dal 1° gennaio, e il fatto certo è che il Capogruppo Collé della Stella Alpina ha appalesato che ci sono due vicepresidenti, che fra l’altro sono entrambi della Stella Alpina.

Al di là di questo, nei fatti andiamo a pregiudicare le intenzioni dell’ordine del giorno che la maggioranza ha depositato e che sarà oggetto di discussione successiva.

Come fate a dire che date mandato affinché venga ridisegnato unitariamente l’ipotetica prosecuzione della "Commissione Nicco"? Unitariamente cosa vuol dire? Unitariamente in maggioranza. Allora non cambia nulla!

O forse la Stella Alpina ritiene necessario ridisegnare gli equilibri interni alla maggioranza, collezionando un ulteriore incarico di prestigio? Perché a questo punto ogni ragionamento, colleghi consiglieri, è legittimo in assenza di fatti concreti!

Cosa chiediamo in conclusione con questa risoluzione? Chiediamo che si rispettino le regole della democrazia, che si rispettino le regole scritte da questo Consiglio nei regolamenti; non votare questa risoluzione, che non dà dei giudizi politici, che non avanza delle pretese politiche, vuol dire semplicemente ignorare i regolamenti.

Noi, nel portare avanti il nostro ruolo di opposizione, sino ad oggi abbiamo sempre rispettato i regolamenti; nei nostri comportamenti politici, nelle nostre battaglie politiche, seppure dai banchi dell'opposizione, abbiamo rispettato le regole del gioco! Quando il Presidente del Consiglio ci iscriveva o non ci iscriveva le risoluzioni, abbiamo accettato quelle che erano - anche se le ritenevamo ingiuste - le conclusioni, perché sapevamo che c’erano delle regole, l’Ufficio di Presidenza era preposto a vagliare e a regolamentare l’ordine dei lavori in aula. Sappiate che noi, se la maggioranza rinuncia con questo atto di imperio a rispettare quelle regole, ci adegueremo e non stupitevi del comportamento che andremo a tenere nel prosieguo di questi lavori piuttosto che delle prossime sedute, perché sarà semplicemente un prendere atto e un adeguarsi all’era dell’anarchia che la Presidenza Louvin andrebbe ad iniziare nella gestione dei lavori di questo Consiglio. Penso che non ci sia da dire nulla perché è tutto chiaro e ognuno di noi sa benissimo che quanto noi andiamo qui a chiedere non è nulla di diverso da quello che sta scritto nelle norme.

Auspichiamo che la richiesta della maggioranza di ritirare quello che era un atto dovuto possa trovare una contemperazione nella richiesta che facciamo: che a brevissimo ci sia una riunione dei Capigruppo, nella quale la maggioranza nelle sue diverse componenti e aspettative insieme all'opposizione ridefinisca in base alle regole gli equilibri della proporzionalità fra maggioranza e minoranza. Ci sembra una richiesta scontata e legittima a fronte di quello che è accaduto questa mattina. Se la maggioranza ritiene che la nostra richiesta non sia legittima, ne trarremo le dovute conseguenze.

PrésidentDans toute ma naïveté, je me permets simplement, et puisque cela a été expressément demandé par le Conseiller Frassy, de rappeler que la reconstitution des Commissions n’a pas été retirée, elle est reportée à l’ordre du jour du prochain Conseil, sur base d’une proposition majoritaire de la Conférence des Chefs de groupe et sur un vote majoritaire de cette Assemblée, et que la Présidence n’a nullement l’intention de se soustraire à une observation rigoureuse des dispositions du Règlement intérieur du Conseil régional.

Je soumets au vote la résolution présentée par le groupe Forza Italia et Vallée d’Aoste per l’Ulivo:

Conseillers présents et votants: 30

Pour: 6

Contre: 24

Le Conseil n’approuve pas.

Nous passons à l’examen de la résolution présentée par les Chefs de groupe de la majorité, par le Président de la Commission spéciale pour les réformes institutionnelles et par d’autres collègues.

La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (PVA-cU)Vorrei partire dall’affermazione fatta dal Consigliere Cottino, il quale annunciava la volontà di verificare la possibilità di formare una commissione con tutte le forze politiche presenti in Consiglio, affermando che non prendeva neanche in considerazione l’ipotesi di rinviare tutta la materia alla I Commissione.

Credo che sul fatto che nel momento in cui si è votata la Commissione speciale, noi abbiamo chiesto che fosse la I Commissione a discutere l’argomento, su questo probabilmente un po' di strada è stata fatta, noi non abbiamo nessun interesse a riproporre nuovamente questa strada.

Volevo però notare come l’atteggiamento che lei, Consigliere Cottino, come forza di maggioranza, ha avuto oggi in Consiglio è lo stesso atteggiamento che la sua maggioranza, questa volta allargata, ha avuto nel momento in cui si è costituita la Commissione speciale.

Già allora, se lei va a rivedere i resoconti che ci sono stati, noi avevamo detto, per bocca del nostro Capogruppo - che oggi per problemi di tipo familiare ha avuto difficoltà a seguire il dibattito, per questo intervengo io - già allora avevamo manifestato la non condivisione delle modalità con cui si era proceduto, nel senso che la maggioranza era venuta in Consiglio con una proposta ben precisa, i cui contenuti facevano riferimento al programma di maggioranza, una proposta che già indicava chi erano i componenti, quali erano le finalità, quale era la composizione e quale era il presidente, e si chiedeva alla minoranza presente, bontà sua, di partecipare.

La minoranza allora era triplice, nel senso che allora con l’Ulivo e Forza Italia c’erano anche gli Autonomisti, e queste tre forze che allora si collocavano all'opposizione hanno detto: "no, grazie, non si comincia una discussione di riforma istituzionale senza coinvolgere fin da subito, fin dal momento della progettazione anche le minoranze".

Lei cosa ha fatto, Consigliere Cottino? Ha fatto la stessa cosa; l’Union ha preso gli accordi con le forze che lei ritiene di maggioranza, quelle della vecchia maggioranza unitamente?

(interruzione del Consigliere Cottino, fuori microfono)

? insieme hanno stilato un testo di risoluzione in cui fanno delle proposte molto chiare. Dopo di che il Consigliere viene e ci chiede di firmarlo. Ormai il piatto è preparato, ci state anche voi - ci viene chiesto - a mettere la vostra firma sotto? Il piatto è la risoluzione preparata. Credo che questo sia il metodo sbagliato, non rispettoso della minoranza che ancora una volta l’Union ha assunto?

Cottino (fuori microfono) ? menti, sapendo di mentire?

Squarzino (PVA-cU)? e perché dico che il Consigliere Cottino sapeva che non potevamo sottoscrivere questo documento senza prima aver discusso alcuni punti, che il Consigliere Cottino e la maggioranza sanno che sono problematici per noi?

Primo, il problema dell'intesa. In questa risoluzione si dice che si esprime un giudizio negativo sul non inserimento nel testo di riforma dello Statuto della procedura dell'intesa, quale strumento per la revisione statutaria.

Noi, rispetto a questo problema, distinguiamo l’intesa politica da un’intesa giurisdizionale e sul fatto dell'intesa costituzionale, su questo la pensiamo come il Presidente Violante.

Secondo, la parte conclusiva di questa risoluzione non intende inserire elementi nuovi, cioè si dice che si vuole azzerare la precedente commissione e ricominciare daccapo tutto. Va bene. L’ultimo capoverso di questa risoluzione, il mandato, è molto chiaro, dice semplicemente che si prosegue l’attività iniziata per portare a compimento il lavoro avviato, quindi è una prosecuzione. Chi partecipa a questa nuova commissione, prende il lavoro da dove è stato interrotto e lo porta a compimento.

Qui si dice che si possono ridiscutere la composizione e la responsabilità, ma le finalità? Quando abbiamo discusso la costituzione della Commissione speciale, abbiamo chiarito molto bene che quella commissione aveva delle finalità previste nel programma di maggioranza; se si vuole che anche la minoranza partecipi a questi lavori, bisogna rivedere insieme anche le finalità! Ora, come lei può pensare che una minoranza che non ha partecipato a tutti i lavori precedenti, adesso entri e porti a compimento quello che gli altri già hanno avviato? Non è pensabile, non è possibile!

Ancora una volta qui assistiamo allo stesso comportamento, con la differenza che l’altra volta erano solo tre le forze politiche che avevano fatto la proposta, questa volta sono sempre tre ma una di queste si è ingrandita e si trasformata in un fiore, un fiore bellissimo che spunta sulle montagne.

PrésidentLa parole au Conseiller Collé.

Collé (SA)Credo che la scorrettezza con cui la Consigliera ha fatto questo intervento meriti una replica. Ha fatto dei riferimenti del tutto sbagliati, per non usare un altro termine, perché ci troviamo in una condizione opposta a quella citata dalla Consigliera. Il piatto è preparato. Certo, un piatto è preparato, quello della disponibilità a trovarci, a riunirci e a far sì che una commissione importante - lo abbiamo sottolineato tutti nel dibattito scorso - come quella delle riforme istituzionali, sia presente nella sua interezza il Consiglio regionale. Questo è il piatto che i firmatari di questa risoluzione hanno preparato. Se questo è un piatto che alla Consigliera Squarzino non piace e non interessa, lo dica nel modo corretto, non nel modo in cui è intervenuta, perché così come ha esplicitato il suo intervento, lo ha fatto in maniera molto scorretta perché così non era nei fatti! Oggi ci troviamo in una situazione completamente diversa, c’è la volontà politica di trovarsi attorno ad un tavolo che è quello della Conferenza dei Capigruppo, per vedere se c’è la volontà politica di mettere in piedi questa commissione. Tutto lì. Questo è il piatto che si è preparato.

Non si è deciso la presidenza, tant’è vero che ha detto il Presidente Nicco che è a disposizione per rivedere tutto quanto, noi siamo su questa linea.

Allora non si venga in Consiglio regionale a confondere le idee! Per quanto riguarda gli amici di Forza Italia, da una parte è stato detto al Presidente del Consiglio che dopo anni di efficacia e di efficienza, mostra i primi segni di cedimento, cade in una trappola, quindi sembra che l’organizzazione del Consiglio non prosegua. Dall’altra parte credo che abbiamo dato la disponibilità a procedere con i lavori delle Commissioni e dell’Ufficio di Presidenza, quelli che invece voglio interrompere i lavori di questa Assise sono i colleghi di Forza Italia, che presentano una risoluzione con cui chiedono di interrompere i lavori fin quando non c’è un'ulteriore chiarezza. Mi sembra che questo sia un comportamento contraddittorio, tipico di quando non si sa come argomentare quello che è avvenuto. Che è una semplicissima questione politica su cui ci stiamo confrontando e di cui nel giro di dieci giorni arriveremo a conclusione.

PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)Solo per contestare alcune affermazioni che non corrispondono assolutamente alla verità. La collega Squarzino, come i colleghi di Forza Italia, ha avuto sì una risoluzione già scritta, però mi sembra che questo rientri nella normale prassi che ha sempre seguito questo Consiglio. E ha avuto questa risoluzione ben prima della relazione del Presidente Nicco! Evidentemente, quando si è trattato di mettere la firma, ho chiesto alla Consigliera Squarzino e ai colleghi di Forza Italia di firmarla.

Mentre questi hanno tenuto un comportamento diverso, lo devo riconoscere, e mi hanno detto di non essere interessati perché avevano l’intenzione di presentarne una per contro proprio, la Consigliera Squarzino ha ripetuto la stessa cosa che ha detto ora nel suo intervento, e cioè che sull’intesa non poteva essere d’accordo.

Allora secondo la Consigliera Squarzino noi per avere la sua firma, avremmo dovuto rinunciare a un principio che abbiamo enunciato, ripetuto, straripetuto in quest’aula, che è di fondamentale importanza, che è quello dell'intesa; noi, per avere la sua firma, avremmo dovuto rinunciare!

Evidentemente la Consigliera Squarzino, poiché non ho dubbi sulla sua intelligenza, sapeva benissimo che non avremmo potuto accettare una questione del genere. Ed è solo per questo motivo che non ho neppure perso tempo, e mi prendo tutta la responsabilità, a chiedere ai colleghi se ritenevano di dover predisporre un altro documento, ben conoscendo non solo l’opinione del sottoscritto, ma anche l’opinione dei colleghi che hanno firmato questa risoluzione.

Ed è solo su questa base che abbiamo presentato la risoluzione, senza l’appoggio del suo gruppo, ce ne dispiace.

Per quanto riguarda invece il prosieguo della commissione, ho avuto occasione di dire nel mio intervento che la discussione sulla composizione e sulle modalità della nuova commissione sarebbe avvenuta da qui al prossimo Consiglio, dando le più ampie garanzie di un modo "diverso" per andare incontro a voi, esattamente contrario rispetto a quanto da lei affermato.

Dunque non è accettabile che dopo che si è parlato in modo franco, si venga a intorpidire le acque in questo modo. Per cui sono assolutamente non vere le sue affermazioni.

Per quanto riguarda la Commissione speciale ribadisco la disponibilità ad affrontare da qui al prossimo Consiglio tutte le problematiche che la Consigliera Squarzino o altri ritengono di dover discutere. Certo è, lo dico più a titolo personale che a nome del gruppo, che non ho nessuna intenzione , ma penso neanche gli altri, di buttare nel cestino tutto il lavoro che è stato fatto finora. È solo con questo spirito che si è detto di portare a compimento il lavoro, senza nessun altro tipo di mira o fine particolare. Dell’ultima affermazione mi assumo completamente la responsabilità, ma a livello personale.

PrésidentLa parole au Conseiller Lattanzi.

Lattanzi (FI)Intanto per chiarezza vogliamo dire di essere stati coinvolti per la sottoscrizione di questo documento e il motivo per cui non lo abbiamo sottoscritto stava nel fatto che avevamo appena presentato una risoluzione, che andava ad affrontare il primo problema di questo ordine del giorno a firma della maggioranza, nel senso che quando si parla di ridisegnare unitariamente la nuova commissione, nella Conferenza dei Capigruppo avevamo preliminarmente posto la questione degli equilibri, quindi era evidente che non potevamo sottoscrivere un documento che costituiva una nuova commissione se un secondo prima avevamo presentato una risoluzione che chiedeva di ristabilire prima gli equilibri e poi costituire chissà quante altre cose.

Questo per correttezza, perché siamo stati coinvolti e non abbiamo firmato per una contestuale questione politica e di democrazia, che esulava dal contenuto del fare o non fare la commissione. Per quanto riguarda invece la proposta e il contenuto della proposta di questo ordine del giorno, ci sentiamo di dire che non siamo d’accordo.

Non siamo d’accordo alla designazione di una nuova commissione speciale per due ordini di motivi, e su questo ci ha spiazzato un po' l’intervento del Capogruppo della Stella Alpina, che fino a qualche mese fa era d’accordo con noi che la sede più naturale per parlare di riforme istituzionali era la I Commissione; evidentemente la sua adesione alla maggioranza gli ha fatto cambiare idea, ma questo in politica è lecito e anche in democrazia e noi rispettiamo il suo cambio di opinione! Ma anche ha giustificato la partecipazione degli Autonomisti alla maggioranza, perché il momento difficile della nostra Regione presupponeva un'attenzione particolare e solidale su tutti quelli che sono gli aspetti di questo momento finanziario e sociale difficile della nostra regione.

Allora io credo che in un momento così difficile andare a ridisquisire se è necessario rimettere in piedi un apparato, che ha comunque dei costi per il bilancio regionale, lo vediamo abbastanza incongruente.

Se là il contributo del Consiglio è quello di capire se è necessario avere una commissione speciale per lo Statuto, per quanto riguarda Forza Italia riteniamo che, a maggior ragione in questo momento difficile della Valle, la I Commissione con il Presidente Piccolo sia più che sufficiente e sicuramente all’altezza nei tempi, nei modi e nelle capacità, per affrontare la tematica della riforma dello Statuto della Valle d’Aosta.

Non riteniamo necessario creare nuove competente e nuovi costi a quest'Amministrazione in un momento a maggior ragione particolarmente difficile! Questo mi permetto di sottolinearlo al collega Collé, che era su questo d’accordo con noi. Poi ognuno è legittimato a modificare le proprie idee, però era anche lui d’accordo con noi che al di là del metodo che non aveva coinvolto le minoranze, la Commissione speciale non aveva senso di esistere perché c’era una sede imputata. Noi rimaniamo della stessa idea, coerenti!

Sarebbe bellissimo che chi aveva assunto questa posizione, visto che aveva dei fondamenti, oggi convincesse quelli della maggioranza facendone parte che in questo momento particolarmente difficile, visto che questo era il contributo che volevano dare gli Autonomisti con la creazione della Stella Alpina alla maggioranza, non è il caso di mettere in piedi nuovi organi con nuove consulenze e nuovi costi per la Regione!

Crediamo che il motivo finanziario, ma ancor più quello politico, ci deve far dire che non è il momento per creare nuovi carrozzoni. Poi che su questi carrozzoni si debbano giocare le partite, su questo posso rasserenare la collega Squarzino: Dina, stai tranquilla che i giochi non sono già fatti, perché non sanno neanche loro che giochi fare! Una cosa sola è certa, che Presidente non sarà più Nicco e non sarà più uno dei Democratici di Sinistra, ma il resto è tutto molto aperto, possiamo anche partecipare! Noi non avremo le presidenze, ma potremo partecipare, non ti preoccupare: il piatto non è servito perché non sanno neanche se sono in maggioranza o in opposizione, quindi come fanno a sapere quali saranno gli equilibri? Mi permetto di sostenere che è avventato da parte del Capogruppo della Stella Alpina sostenere che fra dieci giorni comunque la questione sarà risolta, semplicemente perché non dipende da voi, ma da chi vi deve dare delle risposte, che può darsi che dica che invece di dieci, di giorni ne servono venti, piuttosto che venti mesi e ci rivediamo nel 2002!

PrésidentJe soumets au vote la résolution présentée par les Chefs de groupe de la majorité, du Président de la Commission spéciale pour les réformes institutionnelles et d’autres collègues:

Conseillers présents et votants: 29

Pour: 23

Contre: 6

Le Conseil approuve.