Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 2444 du 5 mars 1997 - Resoconto

SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 6 MARZO 1997

OGGETTO N. 2444/X Prosecuzione della discussione del disegno di legge: "Nuova disciplina del servizio sanitario regionale, approvazione del piano socio-sanitario regionale per il triennio 1997/1999 e modificazioni alla dotazione organica di cui alla legge regionale 29 maggio 1992, n. 19 (Modificazioni ed integrazioni alle norme sull'ordinamento dei servizi regionali e sullo stato giuridico del personale della Regione. Approvazione delle nuove tabelle organiche dei posti e del personale dell'Amministrazione regionale), come modificata dalla legge regionale 13 dicembre 1995, n. 49".

Président Nous sommes en train de discuter l'objet n° 17, je rappelle que nous sommes en discussion générale. La parole au Conseiller Lanivi.

Lanivi (PVA) Per esprimere in modo molto sintetico la posizione del nostro Gruppo rispetto al piano socio-sanitario presentato dalla Giunta regionale.

Dirò subito che il nostro voto sarà favorevole; questo non vuol dire né la condivisione totale, né potrebbe essere una sorta di delega o chiusura semplicistica; il nostro voto favorevole discende dal riconoscimento di un lavoro che è stato svolto per lungo tempo, consultando i numerosi interessi coinvolti da questo piano. Le proposte e le soluzioni indicate ci paiono complessivamente positive e in linea con uno sviluppo corretto dei problemi legati al settore socio-sanitario nella nostra regione. Quindi la nostra posizione è favorevole.

Per quanto riguarda il problema della nuova struttura ospedaliera il nostro Gruppo ha aderito alla sottoscrizione di un ordine del giorno, partendo da alcune considerazioni che ci sembrano obiettive e che tengono conto di alcuni dati di fatto che vado ad enunciare.

Ci troviamo di fronte ad una struttura ospedaliera che nel tempo è venuta a modificarsi a seguito dello sviluppo della città di Aosta: collocata inizialmente in area periferica e tranquilla, è venuta a trovarsi in un'area congestionata e senza possibilità di espansione.

Si è assistito - ed è il secondo dato - al superamento di una condizione che vedeva limitata la libertà regionale dalla presenza dell'Ordine Mauriziano; non dobbiamo dimenticare che quest'Ordine ha rappresentato un ostacolo per molti anni all'azione e all'autonomia decisionale della Regione in questa materia.

Terzo dato, l'Amministrazione regionale ha seguito nel tempo con attenzione questo problema, intervenendo sulla struttura, anche quando non era di sua proprietà con lavori di adeguamento e di ristrutturazione, per migliorare l'efficienza e l'efficacia della presenza di questa struttura ospedaliera.

La proposta di procedere alla progettazione di una nuova struttura ospedaliera deriva da una considerazione fondamentale: i miglioramenti che possono essere apportati a questa struttura non potranno alla fine dare un risultato soddisfacente, proprio per i vincoli insormontabili che il tempo non potrà risolvere. Mi riferisco alla sua ubicazione e alla riduzione degli spazi che all'interno e all'esterno di questa struttura sono venuti nel tempo a mancare.

Questo ha creato e creerà dei vincoli che si confronteranno con dei bisogni di accoglienza e di cura, non solo per i degenti, ma anche per i familiari e per i visitatori, e in qualche modo con la qualità della struttura stessa. Ecco perché, certamente non facendo una battaglia di tipo ideologico, ma analizzando la realtà dei problemi e tenendo conto che comunque la realizzazione di una struttura del genere richiederà un arco di tempo che nell'ordine del giorno è indicato in 6-8 anni, ma sono termini ottimistici, riteniamo che sia giunto il momento per affrontare questo problema e indicare un tipo di percorso, che è soprattutto quello di individuare un gruppo di lavoro che affronti concretamente i vari aspetti di questo problema, non meramente sanitari ma più generali, riguardanti gli assetti urbanistici, la qualità della degenza e del rapporto con la popolazione, i costi di gestione e di costruzione.

Riteniamo che un esame concreto di questi problemi possa dare alla Valle d'Aosta la possibilità di avere anche in questa materia un ruolo positivo e lungimirante che ha già avuto in altri settori. Questo è il senso dell'ordine del giorno che è stato presentato e al quale abbiamo dato il nostro contributo.

Si dà atto che, dalle ore 9,47, presiede il Vicepresidente Aloisi.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (Ind) Brevemente, per un paio di considerazioni. Il piano socio-sanitario è un documento estremamente importante e necessario per l'organizzazione dell'attività socio-assistenziale e sanitaria nell'ambito della nostra regione. Ritengo, proprio perché si tratta di un documento indispensabile e quanto mai urgente, che uno dei perni centrali di esso sia la riorganizzazione dell'assistenza ospedaliera. È un argomento di importanza nodale per questo piano, che meriterebbe senz'altro una maggiore definizione.

Conosciamo tutti qual è la situazione esistente, una situazione che è frammentata fra tre presidi ospedalieri: quello di viale Ginevra, il Beauregard e l'ex Maternità, il cui coordinamento e la cui razionalizzazione comportano non pochi problemi.

Sappiamo che per rendere sempre maggiormente funzionali queste strutture, in particolare mi riferisco al presidio di viale Ginevra, sono stati effettuati interventi particolarmente complessi e onerosi anche di recente.

Ritengo necessario ed urgente riorganizzare, come è già stato sottolineato da tutti coloro che mi hanno preceduto, il sistema ospedaliero valdostano non secondo lo schema e la tipologia, che è stata individuata nel piano socio-sanitario che oggi siamo chiamati a discutere e ad approvare - quindi secondo quello schema satellitare complesso, confuso, che rischia di creare veramente delle diseconomie sia in termini di danaro sia in termini di funzionalità e di tutela della salute degli utenti e dei pazienti - bensì in senso radicale, con la creazione di una nuova struttura ospedaliera che renda decoro e prestigio ad una Regione come la nostra.

Ritengo che anche il settore dell'edilizia sanitaria sia assolutamente poco specificato nel piano e lasci piuttosto intravedere la continuazione di interventi sporadici, comunque costosi e non risolutivi di situazioni di disagio ormai croniche. Sappiamo che, anche in seguito all'entrata in vigore della legge n. 626 del 1994, che prevede la normativa della sicurezza, l'adeguamento comporterebbe ingenti oneri finanziari e, la compressione della struttura ospedaliera al centro del Capoluogo in un'area alquanto ristretta, vista l'esiguità degli spazi, potrebbe addirittura portare - nonostante gli interventi e gli impegni finanziari - all'ottenimento di un'applicazione parziale delle norme di sicurezza. Un adeguamento che comunque avrebbe tempi lunghi e non risolverebbe quelle che sono le esigenze di tutela della salute della collettività valdostana, naturalmente intese in senso moderno, qualitativo e soprattutto funzionale.

Anche per dare in ogni caso una risposta concreta a quelle che sono state delle sollecitazioni legittime - ricordo il Comitato per il nuovo Ospedale e anche l'impegno che prese il Consiglio regionale in occasione di uno specifico dibattito nel novembre '95, dove si dava indicazione all'Assessore e alla Giunta di approfondire la tematica della riorganizzazione ospedaliera in questa sede, cioè nel momento in cui si sarebbe discusso il piano socio-sanitario - ritengo che questo sia il momento fondamentale per definire in maniera più dettagliata, più concreta e più determinata quest'indicazione. Ritengo quindi che l'indicazione senz'altro vincente sia quella di propendere per una nuova struttura ospedaliera, evitando dispersione di tempi, di denari e soprattutto di assenza di funzionalità e di qualità di quella tipologia che ci è stata disegnata dagli esperti e che è stata proposta oggi dall'Assessore.

Una seconda considerazione è di tipo politico e si riferisce all'articolato, in particolare all'articolo 3, dove si assegnano al Consiglio regionale gli indirizzi di natura politica e programmatica in materia di tutela della salute, fissando le relative risorse finanziarie.

In realtà poi però si concretizza questo potere programmatico e politico nelle mani della Giunta regionale, stabilendo nello stesso articolo che è l'Esecutivo che svolge funzioni di programmazione, di indirizzo e di controllo e il concetto viene addirittura ribadito all'articolo 9 della stessa legge, dove viene sottolineato che la Giunta esercita il potere di indirizzo nei confronti dell'U.S.L. mediante il piano ed altri strumenti: il contratto di programma, la nomina e la decadenza del Direttore generale dell'U.S.L. e la verifica della qualità dei servizi resi dall'U.S.L.. Oltre a snaturare ancora una volta la funzione politica del Consiglio, che è notoriamente di carattere programmatico, questo disegno di legge assegna anche la funzione di controllo e di garanzia alla stessa Giunta. L'interfaccia politico dell'U.S.L. diventa quindi la Giunta, il Consiglio si limita a varare oggi, sulla base di quanto c'è scritto nell'articolato, il piano sanitario, avente funzione triennale e, in sede di esame del bilancio annuale, del bilancio pluriennale o di quegli adeguamenti che notoriamente si fanno, a dare la sua limitata approvazione. Mi sembra un altro esempio di svuotamento dei poteri del Consiglio regionale, un Consiglio che, stando alle norme ordinamentali e statutarie, dovrebbe avere una funzione più marcatamente di indirizzo.

Ancora una volta ritengo che non si tratti tanto di una contraddizione fra due norme nella stessa legge, ma si tratti volutamente di scriverla in maniera tale che, nel dubbio, l'interpretazione e l'applicazione di questo potere programmatico ricadranno inevitabilmente nelle mani della Giunta, alla stessa, paradossalmente, spettano le funzioni non solo di indirizzo, ma anche di controllo.

Quindi ritengo che sia necessario, doveroso anche da parte di quest'Assemblea, per non continuare a dilapidare le competenze che le sono proprie, rivedere in senso completamente diverso quelli che sono i poteri di indirizzo e di controllo del nostro Consiglio quindi, provvedere - presumo che ci sarà una sospensione - a presentare emendamenti in tal senso.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris.

Ferraris (GV-PDS-SV) Ritengo che il piano sanitario sia uno dei più importanti tasselli dello stato sociale in questa regione, non solo qui. Tutti sappiamo che è aperto un dibattito fra di noi ma anche all'interno del Paese, su quale deve essere il futuro dello stato sociale; c'è chi intende privatizzarlo, smantellarlo. La scelta che viene operata con questo piano è diversa, è una scelta che punta ad un'inclusione, ad un sistema sanitario universalistico e pubblico, in sostanza un sistema sanitario in cui vengano garantiti i diritti di tutti indipendentemente dal reddito.

Credo che questi siano i punti importanti, forse nella discussione non sono stati approfonditi, ma un piano sanitario deve rispondere anche a queste questioni. Penso quindi che debba rispondere ad un modello di equità nelle cure, non ad un modello di selezione nelle cure, anche perché un modello di equità sociale è un fattore di crescita economica, nel senso che, se un piano sanitario non funziona, sono i livelli di salute della Regione che vengono compromessi, quindi le condizioni di vita ed anche - ma non solo - la competitività generale del sistema economico.

Vediamo che da altre parti, se prendiamo alcune regioni non tanto lontane da noi, le scelte che sono state operate sono completamente diverse. In Lombardia si sta puntando ad una totale privatizzazione del settore sanitario, la Regione rinuncia al suo ruolo di programmazione. Questo piano invece cerca, pur con dei limiti, di andare nella direzione di governare il sistema sanitario che sicuramente non deve essere tutto pubblico, ma che deve vedere l'integrazione con il privato; credo che questo sia un terreno aperto sul quale va approfondito il confronto.

Nel piano si cercano di portare avanti alcuni elementi di riforma: innanzitutto l'azienda U.S.L.; il fatto che si punti all'efficacia delle prestazioni e alla qualità delle prestazioni; il fatto che ci sia una divisione di ruoli fra Regione e U.S.L., il che è fondamentale perché abbiamo avuto per troppo tempo una sovrapposizione fra il ruolo della Regione e quello dell'U.S.L. con esiti non positivi. Credo anche che questo discorso dell'autonomia vada meglio specificato.

Abbiamo comunque un piano sanitario che destina più del 20 percento delle risorse del bilancio regionale, un piano che, in rapporto al PIL regionale, investe circa il doppio di quanto viene investito a livello nazionale, dove la spesa sanitaria pubblica è del 5 percento, mentre noi arriviamo ad avere una spesa di circa il doppio. Questo è un indicatore di cui bisogna tenere conto.

Va detto che questo piano, come tutti i piani, sicuramente ha dei limiti, è il frutto di un lungo, ma proficuo confronto con diverse categorie.

Credo anche che si debba tenere conto di una trasformazione della sanità, nel senso che l'invecchiamento della popolazione, l'aumento di patologie cronicizzate ci devono portare a pensare ad un diverso modello di sanità, che non è tutta incernierata sull'Ospedale, ma deve tenere conto anche del territorio, quindi dello sviluppo dell'assistenza socio-assistenziale come uno degli elementi fondamentali. Da questo punto di vista sono importanti sia il ruolo del medico di base, del medico di famiglia, sia gli interventi che vengono delineati e penso ai macrodistretti, ai poliambulatori, all'assistenza domiciliare integrata, alle microcomunità, all'introduzione di tecnologie, che consentano di spostare il meno possibile gli utenti e i malati perché conosciamo la geografia della Valle d'Aosta. Credo che oggi ci siano, a partire dalla teleassistenza e dal rafforzamento dei macrodistretti, le possibilità di andare in questa direzione.

Questi sono dei temi che, come Sinistra, da sempre abbiamo sostenuto, così come un punto importante è quello dell'integrazione fra la parte sanitaria e la parte sociale del piano, questo è uno dei punti sul quale c'è stato uno dei passi avanti più significati rispetto alla prima stesura del piano; si tratta quindi di affrontare questa questione che riguarda: il problema del materno-infantile, dei disabili, degli anziani, le patologie psichiatriche, le dipendenze da droga, dall'alcool, da farmaci eccetera, con un sistema che sia in grado di integrare sia il piano della progettazione sia il piano dell'esecuzione.

Per quanto riguarda alcune questioni aperte, credo che ve ne sia una sostanzialmente. Un limite di questo piano è il seguente: non affronta la questione dell'Ospedale, cioè è un piano che decide di non decidere. I limiti dell'Ospedale attuale, come già ricordato da altri, sono evidenti sul piano urbanistico, per quanto riguarda la funzionalità della struttura, la carenza di posti letto e anche l'adeguamento ai nuovi bisogni dell'utenza. Da questo punto di vista si dovrà fare di più e si dovrà cercare di arrivare in quest'aula ad una proposta che risponda a questo problema, anche perché è debole una posizione che - è vero non precostituisce o rischia poco di precostituire nuove soluzioni - di fatto lascia aperto il problema, nella sostanza saranno altri a decidere. Credo che sia meglio che questo Consiglio, che ha tutti i titoli per poterlo fare, decida.

C'era un impegno per fare uno studio comparativo fra diverse soluzioni sull'Ospedale, questo non è stato fatto; ci troviamo quindi di fronte ad una situazione in cui, in assenza di ulteriori elementi, chiaramente ogni forza politica mantiene la propria posizione. Noi eravamo e siamo ancora perché questa questione dell'Ospedale venga affrontata con la definizione di un nuovo Ospedale.

Penso che un'altra questione debba essere affrontata - e mi pare che l'emendamento dell'Assessore evidenzi come questo sia un problema vero - nel senso che definire ruoli diversi fra Regione e U.S.L. significa definirli sul serio, separando le competenze dell'uno e dell'altra, mentre noi ci troviamo di fronte ad un piano che risulta troppo prescrittivo. Questo è un piano secondo noi estremamente dirigistico, dove si arriva a dire qual è il tipo di apparecchiatura che deve essere acquistata dall'U.S.L., mentre non è questo il ruolo di un piano sanitario. A noi forse va bene perché siamo in Valle d'Aosta, ma dovessimo essere in Piemonte, immaginatevi cosa diventa il piano sanitario di una Regione che invece di un solo Ospedale magari ne ha qualche decina, diventa effettivamente un problema.

Quindi questa parte estremamente rigida, per quanto riguarda anche i modelli organizzativi, deve essere ripensata. Questo non vuol dire che alcune delle iniziative che sono previste nel capitolo 6, che ora si propone di spostare al capitolo 4 - penso alla dermatologia, alla chirurgia toracica, all'urologia e alla diabetologia, abbiamo ricevuto anche delle missive da questo punto di vista - siano in discussione; non è in discussione il Dipartimento di emergenza ed accettazione, cioè nessuno vuole buttare via il bambino con l'acqua sporca, ma il problema vero è che vanno definiti bene i ruoli dei due soggetti, chi programma e chi gestisce, perché questa è una questione importante per il futuro della sanità di questa Regione.

Un'ultima cosa e smetto di parlare della questione dell'Ospedale. Incentrare il dibattito solo sulla questione dell'Ospedale è sicuramente riduttivo, sappiamo che il problema per quanto riguarda la stessa struttura degli ospedali è in evoluzione; sappiamo anche però che alcune regioni stanno andando in questa direzione e hanno realizzato dei nuovi ospedali, un gruppo di consiglieri è andato a visitare un Ospedale nuovo costruito in Provincia di Bolzano, quindi questa materia non è tabù. È altrettanto vero però che una revisione strutturale della sanità porta a ridurre le dimensioni degli ospedali, a qualificarne la funzione e ad aumentare invece la rete ambulatoriale ed assistenziale sul territorio. Non voglio quindi ridurre la questione della sanità ad un problema di Ospedale, però credo che questo problema non possa essere eluso o rinviato da questo Consiglio. Come dicevo prima, non possiamo limitarci a non decidere; direi che c'è un dato politico nel dibattito che abbiamo fatto qui: tutte le forze politiche, meno quella che rappresenta il relatore, si sono espresse per un nuovo Ospedale, credo che ci sia una volontà politica evidente in questo dibattito. Ritengo quindi che questo Consiglio si debba chiudere con una posizione chiara sulla materia, andando nella direzione di colmare un vuoto che nel piano sanitario non c'è.

È chiaro allora che il nostro voto è legato alla soluzione di alcune questioni che ho posto e che ritengo siano fondamentali per la realizzazione del piano che stiamo discutendo.

Presidente Se nessun altro chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione generale. Ha chiesto la parola l'Assessore alla sanità ed assistenza sociale, Vicquéry.

Vicquéry (UV) Mi pare che il dibattito che si è svolto fra ieri sera e stamani confermi la bontà del documento del piano che è stato presentato e di questo voglio ringraziare tutti gli intervenuti. Potrei riassumere gli interventi in quanto è stato detto da un Consigliere di opposizione, il Consigliere Marguerettaz, che dice che tutto quanto era possibile esaminare nel piano è stato esaminato e preso in considerazione. Questo dà atto del lavoro che è stato svolto, che evidentemente ho condotto a titolo personale, ma con l'apporto prezioso dei tecnici dell'Assessorato e di molti esperti all'interno del Presidio ospedaliero, a cominciare dalla Direzione generale perché abbiamo voluto impostare un piano sanitario - come già ho avuto modo di dire in altre occasioni - pragmatico, che avesse una valenza legata al triennio, perché è di tutta evidenza che non potrà più non discutersi di politiche sanitarie così come è successo purtroppo dal 1983 ad oggi.

Il piano sanitario del 1983 è stato votato nell'ultima seduta del Consiglio regionale addirittura bloccando le lancette dell'orologio da parte dell'allora Presidente del Consiglio Dolchi. Questo la dice lunga su quale sia la valenza politica di un piano sanitario. E se oggi siamo qui a discutere, è perché abbiamo voluto non arrivare all'ultimo minuto, non presentare un piano all'ultimo Consiglio regionale di fine legislatura, per poter verificare sul campo già in quest'anno che ci rimane la validità dei contenuti del piano ed eventualmente modificarli, perché nessuno ha la verità in tasca. Alcuni punti del piano sono delle vere e proprie scommesse, soprattutto l'aziendalizzazione è una bella espressione ma molto, molto difficile da mettere in pratica.

Mi pare che si debba dire con chiarezza che la finalità del piano è quella di dare un'espressione delle volontà politiche del Consiglio regionale in materia di politica sanitaria, volontà politiche che in tema di pianificazione e di programmazione possono poi tradursi in termini diversi. Ci si può limitare a dare delle indicazioni di carattere generale come alcune Regioni hanno fatto, questo è vero, alcuni piani sanitari, evidentemente in realtà molto più grosse, si limitano a dire quali ospedali sono da chiudere e quali sono da riconvertire e qual è il budget assegnato ad ogni singola azienda dell'U.S.L.. Sono realtà diverse, i problemi sono diversi; noi paghiamo questi 14 anni di assenza di una pianificazione, intesa non come lavoro dei singoli Assessori, che si sono assunti l'onere della sanità, ma intesa come discussione di insieme dell'Assemblea regionale. Questo lo paghiamo, perché in tutta franchezza posso dirvi che la mia volontà era quella di presentare un piano sanitario di 10-20 pagine che definisse dei principi e degli obiettivi generali, ma nel corso della predisposizione dello stesso ci siamo resi conto che si doveva mettere mano a troppe carenze. La validità del piano è proprio questa, dice chiaramente quali sono le carenze; non volevamo fare un documento che sia la "summa" dei problema di politica sanitaria in Valle d'Aosta, ma abbiamo predisposto un documento che dice nelle premesse quali sono le carenze e come vogliamo superarle nell'arco del triennio.

Questa logica generale ci ha guidati e questo fa sì anche che il problema degli obiettivi a lungo termine sia visto in un certo modo rispetto a come lo vedono alcuni consiglieri in questa sala. Potremmo fare programmazione a lungo termine, ma dovremmo poter dire che la validità del piano non è più triennale, che l'impegno finanziario deve essere conseguente alla programmazione pluriennale, cosa che non è e non può essere per normativa tecnica dal semplice punto di vista finanziario.

Allora, se inquadriamo il tutto in questa logica, sappiamo perché in alcuni capitoli del piano si vanno a toccare aspetti specifici della nostra unica azienda U.S.L.; ma quando diciamo che si vanno ad istituire i 4 macrodistretti lo diciamo perché sappiamo benissimo che il territorio oggi è lasciato allo sbando senza nessuna direzione amministrativa o strategia chiara, e lo diciamo andando ad identificare i direttori dei macrodistretti che devono avere a nostro avviso una connotazione di tipo privatistico.

Mi pare che il Consigliere Marguerettaz abbia fatto presente che c'era una contraddizione fra il dettato della legge e il contenuto del piano. Non è così perché era la penultima versione che probabilmente il Consigliere ha visto, ma noi vogliamo dire - e questo è un esempio - che il direttore del macrodistretto deve avere la possibilità poi di essere giudicato da parte del management dell'U.S.L. per poter verificare se è in grado o meno di fare il suo lavoro. Sono indicazioni tecniche che altri piani sanitari non danno, questo lo ammetto, ma dobbiamo calare la problematica nella realtà della Valle d'Aosta e non scimmiottare quello che viene dall'esterno.

Vi ringrazio per tutto quanto è stato detto relativamente al contenuto del piano perché ho preso appunti diligentemente e adesso cercherò di entrare nei temi più specifici, ma sinceramente mi pare di aver colto da parte vostra, da parte del Consigliere Parisi che parla addirittura di una svolta - e io non pensavo di arrivare a tanto - o di altri che parlano di risveglio di tipo culturale rispetto al passato, un apprezzamento generale da parte del Consiglio nella sua globalità.

Passando più nel dettaglio, il Consigliere Parisi tocca il tema dell'isolamento del territorio e dei possibili collegamenti interregionali - cioè con regioni francofone vicine a noi - di cui il piano non parla. Non ne parla perché non è nelle competenze statutarie definire accordi fra regioni non appartenenti allo stesso stato, ma indipendentemente da questo la difficoltà concreta di mettere in piedi alcuni rapporti su cui stiamo lavorando - precisamente su due progetti Interreg, uno riguarda l'elisoccorso assieme alla protezione civile, l'altro riguarda i boudins - deriva dal fatto che la legislazione francese e la legislazione svizzera sono totalmente diverse da quella italiana, la sanità non è in mano ad una struttura centrale, ci sono i départements, i comuni, delle aziende totalmente private, quindi il sistema è totalmente diverso ed abbiamo grosse difficoltà a confrontarci sugli aspetti pratici.

Abbiamo difficoltà a confrontarci sugli aspetti del riconoscimento dei titoli professionali, auspicherei di poter avere in Valle d'Aosta alcuni professionisti, medici e non, francesi per esempio, chiropratici, altri specialisti che nell'ordinamento italiano non esistono neppure, ma che hanno un'altissima professionalità e un'altissima esperienza. Sarebbe interessante poterli inserire nei nostri ospedali, ma non possiamo farlo perché oggi manca in Italia il riconoscimento dei titoli.

Il Consigliere Parisi - e insieme a lui altri consiglieri - hanno parlato del problema dello smantellamento della radiologia dell'ex Dispensario; è esattamente il contrario. Quando si parla di pneumotisiologia dobbiamo scindere nettamente l'argomento della pneumotisiologia da quello della radiologia e dell'ex Dispensario. La radiologia dell'ex Consorzio è un residuo che rimane in piedi grazie esclusivamente al fatto che abbiamo un Primario, il Prof. Laugeri, che ha una specialità in radiologia e in quanto tale può refertare, ma tutti i suoi collaboratori non ce l'hanno e in caso di sua assenza si blocca il tutto.

Il piano dice che è a regime, per cui parliamo del triennio; quando via Guido Rey diventerà la sede poliambulatoriale del macrodistretto II di Aosta e dintorni, a regime si provvederà poi ad unificare le radiologie, così come nel piano si parla di unificare altri settori come le anestesie, che negli anni scorsi sono state diversificate. Per cui non c'è una diminuzione, ma c'è un potenziamento della pneumotisiologia perché è l'unica unità operativa dell'Ospedale che non ha posti letto e nel piano diciamo che deve avere 10 posti letto individuati nei letti della medicina generale, per cui il ragionamento è esattamente inverso, non c'è nessuna volontà di penalizzare chicchessia, anzi c'è una volontà esattamente opposta.

Il Consigliere Chiarello dà un'impostazione molto tecnica al suo intervento - e mi congratulo con lui - su cui ho poco da dire, nel senso che le filosofie di approccio sono totalmente diverse. Noi cerchiamo di applicare i concetti del federalismo soprattutto nella pratica. Ci sono molte tendenze accentratrici nelle politiche sanitarie, dalle piccole alle grandi cose, dal fatto che, nel momento in cui si diplomano, gli infermieri professionali, secondo alcuni, dovrebbero essere tutti inseriti nell'Ospedale a scapito del territorio. Noi abbiamo operato una scelta di campo molto più costosa ma che fa sì che i distretti socio-sanitari della Valle d'Aosta siano un esempio che tutti seguono; i colleghi Assessori quando parlano della Valle d'Aosta si complimentano per la sua organizzazione territoriale e chiedono di poter visitare i distretti.

Abbiamo un distretto sanitario mediamente ogni 1200 abitanti, che è assolutamente fuori da tutti i parametri nazionali e internazionali o dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il Consigliere Squarzino ha parlato in televisione della radioterapia e ha detto che è contraria alla radioterapia perché i parametri dell'O.M.S. fanno riferimento a un apparecchio di radioterapia per 6 milioni di abitanti. Questa è una logica che non accettiamo, parlo della Giunta regionale ma parlo in prima battuta del movimento a cui faccio riferimento. Non l'accettiamo perché vogliamo esaminare la nostra realtà e per noi la radioterapia è indispensabile e lo abbiamo dimostrato in termini di numeri perché abbiamo 230 pazienti valdostani mediamente che si recano a Ivrea, a fronte di un calcolo medio di 230-250 pazienti. Siamo esattamente nei numeri e non su 6 milioni di abitanti.

Quando parliamo di distretti è una scelta nostra, ma oggi un abitante di Champorcher può fare a meno di venire ad Aosta per fare tutta una serie di prestazioni, le mamme di Champorcher possono fare le visite preventive al Consultorio di Hône e così di seguito, ed è una scelta che difenderemo a denti stretti, l'abbiamo difesa nel momento in cui si tratta di definire un bilancio perché queste cose costano, ma sono scelte precise ed effettive. Il piano dà un'impostazione chiara di questo: potenziamo il territorio, i 4 macrodistretti, pur mantenendo in piedi i distretti sanitari. Ripeto sono impostazioni che vogliamo continuare.

Il Consigliere Squarzino ha fatto tutta una serie di rilievi al piano, devo dire con tutta tranquillità che la cosa non mi stupisce, anzi mi sarei stupito esattamente del contrario perché da quando il Consigliere Squarzino siede in quest'aula, ha votato sistematicamente contro a tutti i provvedimenti fondamentali in materia di politica sanitaria. Ha votato contro la legge sull'emergenza, contro tanti altri provvedimenti, evidentemente, ritiene che il ruolo politico del Presidente della V Commissione sia quello di dire di no ed è una scelta anche questa, in democrazia si accetta tutto. Mi pare però che la sua posizione sia un po' vicina a quanto recita una favola di Esopo, che è quella del mugnaio, del figlio e dell'asino. Il mugnaio vuole andare al mercato nell'antica Grecia assieme al figlio che incomincia ad indirizzarsi verso la fiera, tutti e due figlio e mugnaio a piedi accompagnando l'asino. Incontrano dei cittadini che dicono: guarda come sono scemi questi, loro vanno a piedi e l'asino è vuoto. Allora il padre fa salire sull'asino il figlio e continuano la loro strada. Incontrano altri cittadini e questi dicono: tu figlio sei cattivo perché ti fai trasportare dall'asino e il padre vecchio e malandato cammina. Sale anche il padre sull'asino, dopo di che incontrano altri cittadini che commentano: siete proprio dei disgraziati perché non avete pietà degli animali, siete tutti e due sull'asino, non riesce a trasportarvi, sta facendo degli sforzi. La conclusione di tutto questo è che scendono tutti e due, legano le gambe dell'asino e lo portano in spalla per accontentare gli ultimi cittadini incontrati, ma ad un certo punto incontrano altri cittadini che scoppiano a ridere perché dicono di non aver mai visto padre e figlio che portano a spalla l'asino. Così l'asino, preso dalla paura, scappa e annega in un torrente.

Questa bella favola di Esopo, il cui significato di fondo è che chi cerca di piacere a tutti, alla fine non piace a nessuno, è la favoletta che più si adatta al comportamento politico - sì politico perché dal punto di vista personale ognuno è libero di dire ciò che vuole - del Consigliere Squarzino. Dà molto fastidio però vedere predicare bene e razzolare male perché, quando poi il Presidente della V Commissione si fa artefice di tutta una serie di posizioni politiche contro la Giunta regionale di cui fa parte un suo esponente, fa riflettere.

Il Consigliere Squarzino ha parlato, dal punto di vista anche tecnico, di alcuni aspetti sui quali vorrei intervenire. In primo luogo, la mobilità: qui ha una gran confusione in testa perché sulla mobilità extraospedaliera c'è quasi parità fra entrate e uscite ed è vero che c'è un'uscita di patologia di base ed è per questo motivo che negli obiettivi di piano si dice che vogliamo recuperare soprattutto le specialità di base. Si specifica una cosa importantissima: che l'azienda nel finanziamento del budget dovrà privilegiare le specialità di base rispetto a tutto il resto. Tradotto nella pratica questo significa che, se c'è bisogno di un tecnico, di un infermiere o di un'apparecchiatura per l'oculistica - perché avevamo sei mesi di lista di attesa, abbiamo due giorni adesso, ma faccio un esempio come potrei farne altri - evidentemente si privilegerà quello rispetto ad altri interventi di politica di finanziamento.

Non c'è nessuna contraddizione fra quanto stiamo dicendo e quando si dice che vogliamo inserire in Valle d'Aosta l'ultima apparecchiatura diagnostica che ci manca, che è la risonanza magnetica nucleare e che obbliga i Valdostani ad andare a Torino, a Milano, in altre strutture; non c'è contraddizione quando diciamo che vogliamo fare la radioterapia perché in un capitolo del piano diciamo chiaramente che non vogliamo fare la neurochirurgia ed è una scelta pragmatica, chiara, perché la neurochirurgia in Valle d'Aosta significherebbe istituire una neurochirurgia di serie B in quanto mancano le patologie. Non c'è nessuna contraddizione, anzi c'è un filo logico ben preciso.

Sull'aziendalizzazione, quando si dice che si entra troppo nel merito, ho già risposto: si entra nel merito perché ci è stato chiesto di dare delle indicazioni in legge su materie irrisolte da anni. Parliamo di problemi quali la citologia che è un ibrido e che vogliamo potenziare, perché possiamo fare tutti i convegni che vogliamo, ma non è che uno si sdoppia come Giano bifronte e quando riveste il ruolo di Presidente della V Commissione diventa, rispetto al momento in cui rappresenta la Consulta femminile, un'altra persona. Non possiamo andare a fare le battaglie a favore dello screening mammografico, come fanno giustamente le rappresentanti della Consulta, e poi andare assieme al Consigliere Lanièce, che è legittimato a farlo perché è un consigliere di opposizione, a far scrivere un documento dal Prof. Laugeri contro lo screening.

Questo la Consulta deve saperlo, ma lo saprà evidentemente nei modi e nelle forme con cui glielo faremo sapere perché siamo al paradosso del paradosso, siamo all'opposizione a sé stessa, il Consigliere Squarzino sta emendando sé stessa in questo momento. Io questo non lo accetto, non lo accetto come uomo libero di pensiero, non lo accetto come valdostano fortemente "enraciné" nella cultura valdostana perché il valdostano avrà tutti i difetti che si vuole, ma sicuramente non è abituato a lavorare così.

Parla poi il Consigliere Squarzino di mancanza di budget, facendo anche qui una confusione grossissima; da una parte dice: fate un piano sanitario di minima perché è un piano che non conta nulla, dall'altra però c'è contraddizione con il capitolo della spesa perché ci sono solo 3 miliardi in bilancio e questo significa che questi interventi, contenuti in un piano di minima, non si possono attuare. Allora vorrei che nel momento in cui è stato presentato l'emendamento per l'Ospedale unico, qualcuno modificasse il capitolo di spesa per l'Ospedale unico nel piano sanitario perché ripeto che il piano ha una logica di programmazione generale che si traduce in atti concreti con leggi di finanziamento particolari oppure con legge finanziaria annuale.

Carenza di posti letto, questo è un tema sul quale bisogna fare chiarezza. Noi siamo, ha detto giustamente il Consigliere Squarzino, con 4,6 letti per 1000 abitanti; siamo esattamente nella media di quanto probabilmente la prossima finanziaria dirà come tetto massimo, perché 5,5 posti letto per 1000 abitanti - di cui 1 letto per la riabilitazione - è considerato il tetto massimo raggiungibile. Il grosso dramma della Valle d'Aosta è che mancano totalmente i posti della riabilitazione. Il piano cerca di dare una risposta a questo perché oggi passiamo da una fase di ricovero per acuti ad una fase del nulla, ad una fase o della microcomunità o del rientro in famiglia, oppure ad una fase di parcheggio in geriatria con una logica del tutto anomala.

Mancano i letti della riabilitazione; lo Studio Guzzanti definisce sul totale la carenza di 79 posti letto, per cui tutto questo problema dell'Ospedale nuovo o del non Ospedale nuovo dobbiamo ridimensionarlo, cari colleghi, perché questi tetti sono destinati a diminuire ulteriormente. L'Assessore del PDS dell'Emilia Romagna Bissoni è soprannominato in Emilia Romagna Bissoni uguale Berlusconi, Rifondazione comunista ha tappezzato tutta l'Emilia Romagna con questi manifesti perché l'Assessore sta facendo il suo dovere, sta lavorando molto bene, sta chiudendo ospedali, sta riconvertendo strutture ospedaliere in R.S.A., ha chiuso l'Ospedale di Cattolica con tutta la città di Cattolica contro evidentemente...

(... interruzione di alcuni consiglieri, fuori microfono...)

... sì, sta facendo il suo dovere, Rifondazione comunista in quella Regione sta attaccando l'Assessore. Mi diceva che l'obiettivo è quello di raggiungere il tetto massimo di 4,5 posti letto per 1000 abitanti, pare che la migliore sanità mondiale sia quella del Canada che ha un tetto massimo di 2,5 posti letto per 1000 abitanti. Evidentemente la contropartita è il forte potenziamento del territorio, dobbiamo lavorare per potenziare anche noi il territorio e dovremo inserire infermieri professionali, fisioterapisti, logopedisti. In questo decennio ci sarà una grossa potenzialità anche di lavoro, se il Consiglio regionale lo riterrà, per queste figure professionali sul territorio perché, come giustamente ha detto il Consigliere Ferraris, noi abbiamo operato una scelta di campo: pubblico, pubblico, pubblico, pur aprendo le porte a possibili sinergie pubblico-privato in una logica aziendalistica.

Alla Regione spetterà il compito di definire gli obiettivi; se la Regione stabilisce che l'obiettivo è uno screening mammografico, che poi l'U.S.L. lo attui mediante personale suo o mediante una società privata o mediante una società mista pubblico-privato, non mi interessa; l'importante è che mi faccia un piano finanziario e mi raggiunga l'obiettivo e si possa dire che le donne valdostane sono state sottoposte a screening. Così come in tantissime altre materie: da anni ci stiamo riempiendo la bocca di educazione sanitaria, di medicina in età scolare, senza riuscire a fare nulla di concreto perché nel momento in cui si è tentato di farlo si è visto che la contrattazione generale prevedeva un rimborso ai medici specialisti di 12 mila lire lorde orarie, evidentemente non abbiamo trovato nessun medico specialista. Allora quando il piano dice sinergie pubblico-privato, vuol dire che l'U.S.L. potrà tranquillamente affidarlo ad una società che mi fornisce il servizio, poi io controllo la qualità, ma il mio obiettivo politico è che i bambini non solo da 0-3 anni, ma i bambini dai 4 ai 12 siano visitati periodicamente e venga fatto un certo tipo di medicina preventiva. Raggiunto l'obiettivo politico evidentemente quello da prendere in esame sarà poi un aspetto più gestionale.

Sulla 626, dal momento che è stato toccato il tema, mi limito a dire che l'U.S.L. ha correttamente predisposto il documento entro il 31 dicembre perché era un obbligo di legge imposto dalla 626, ma quello è un documento di individuazione del rischio, punto e a capo; così come dovrà fare l'Amministrazione regionale nei confronti degli stabili di proprietà regionale, scuole eccetera, lavoro che è già stato fatto. È una individuazione del rischio che, ripeto, aveva come scadenza il 31 dicembre; da lì ne deriva poi tutta una serie di scelte, ma da lì a dire che tutti gli edifici sono da rivedere evidentemente ne passa molto perché anche i nostri impianti privati in materia di elettricità e di riscaldamento sono da rivedere secondo la 626. Allora, Consigliere Squarzino, spero che con la logica della 626 noi cittadini non abbandoniamo le nostre abitazioni civili per costruirne di nuove perché sono da rivedere.

Passo all'intervento del Consigliere Piccolo, che sottolinea la saggezza nell'accantonare decisioni in materia di nuovi insediamenti e di nuove strutture. Devo dire che anche su questo tema abbiamo voluto essere pragmatici; riteniamo che si debba migliorare l'esistente, ma non vogliamo più costruire cattedrali nel deserto. Non le vogliamo: prevediamo semplicemente tre piccoli centri traumatologici: uno a Ayas, che aprirà già nella prossima estate o inverno; uno a Valtournenche e uno a Gressoney, locali già individuati nel centro sportivo. Sono strutture piccolissime di 100 metri quadri per dare una risposta alle migliaia di sportivi. Prevediamo: il potenziamento dei quattro macrodistretti, soprattutto a Donnas, il progetto sarà presentato a breve termine; una riconversione del Poliambulatorio di Morgex; un collegamento via modem delle strutture radiologiche dei macrodistretti e dei centri traumatologici e, per quanto concerne le politiche per anziani, una R.S.A. per macrodistretto con particolare riferimento al Comune di Aosta.

Sul tema R.S.A. - visto che il Consigliere Marguerettaz ed altri lo hanno toccato - è vero che potenzialmente già le microcomunità di oggi sono in parte R.S.A., ma nel piano si: prevedono quattro R.S.A., ed inoltre la riconversione di alcune microcomunità in R.S.A. con un lavoro attento di analisi sul controllo di gestione - lavoro che è stato consegnato una settimana fa - e sui carichi di lavoro. Gradualmente esse diventeranno tutte per non autosufficienti e, nel momento in cui ci sarà questo passaggio, ci sarà il potenziamento del personale.

Il fatto che si siano previste quattro R.S.A. ha una logica. Le R.S.A., secondo il piano, saranno gestite direttamente dall'U.S.L., mentre le microcomunità continueranno ad essere gestite dagli enti locali, perché hanno una funzione prettamente sanitaria rispetto ad una funzione economico-sociale. Scelta di campo anche questa perché, se avessimo trasferito le microcomunità nell'azienda U.S.L., domani mattina ci troveremmo con grossissimi problemi gestionali. Abbiamo molta fiducia nella capacità e nella volontà di fare dei nostri amministratori, che hanno dimostrato di lavorare bene e che seguono da vicino le microcomunità.

Per questo motivo le quattro R.S.A. saranno gestite direttamente dall'U.S.L., mentre per le altre riteniamo che le cose debbano mantenersi come sono, limitatamente però a questo triennio perché poi ci saranno delle evoluzioni e dovremo monitorare il tutto. In via immediata il piano, Consigliere Marguerettaz, prevede anche la riconversione possibile delle strutture convenzionate private in R.S.A.; stiamo lavorando in questi giorni con le due strutture grosse già con questa logica. Non dovranno più essere inseriti soggetti autosufficienti nelle strutture. Il costo medio non è altissimo, quello del pubblico si aggira sulle 65-80 mila lire al giorno, quello del privato sulle 70 mila, per cui siamo in una logica commerciale, se vogliamo, in una logica giusta. Ma riconvertiremo anche - se evidentemente gli interessati sono d'accordo - i privati convenzionati in R.S.A., definendo una tariffa per le prestazioni sanitarie per non autosufficienti rispetto alle tariffe per autosufficienti.

Per cui questo problema delle R.S.A. è più che altro nominale, ma riteniamo di non andare oltre negli investimenti perché il costo globale della sanità e del sociale in Valle d'Aosta, come è stato detto in un documento, rappresenta già oggi il 22 percento del bilancio e vi assicuro che siamo a livelli altissimi rispetto ai bilanci di altre regioni. Il sociale a noi costa qualcosa come 150 miliardi l'anno e vi assicuro - di questo va dato atto a tutte le Giunte, che hanno gestito il settore - che in materia di politiche per gli anziani, per i minori, per l'handicap siamo assolutamente all'avanguardia. Abbiamo fatto parte e facciamo parte di un progetto europeo, sono venuti ad Aosta i rappresentanti di tutti gli Stati europei e sono rimasti letteralmente stupiti dal nostro modello di assistenza ai portatori di handicap. Un modello di assistenza che però miglioreremo, se passerà il piano sanitario, su alcuni aspetti legati ai soggiorni marini, alla creazione di atelier e quant'altro ancora.

Il Consigliere Linty ha toccato alcuni articoli che sinceramente ho avuto difficoltà a seguire perché probabilmente si lavorava su un testo diverso, ma mi pare che lui - poi al di là degli aspetti di dettaglio, che possiamo poi discutere de visu - come punto focale abbia toccato il tema del federalismo. Da buon leghista ci dice: parlate di federalismo, ma poi fate riferimento ad una normativa statale. Ne prendo atto, a malincuore, ma non abbiamo competenza primaria in materia sanitaria. È un obiettivo politico nelle premesse del piano, ottenere maggiore autonomia e maggiore autarchia e la stiamo ottenendo con la paritetica piano piano, con le leggi finanziarie piano piano perché, non facendo più parte del Fondo sanitario nazionale, stiamo ottenendo alcuni piccoli risultati. Ma non abbiamo questa competenza primaria, per cui per forza di cose dobbiamo vivere in un contesto italiano e non possiamo estraniarci perché tutta la normativa, soprattutto quella concorsuale e tutta la normativa in materia di riconoscimento delle figure professionali, è questa e ad essa dobbiamo attenerci.

Il Consigliere Marguerettaz fra le altre cose ha toccato il tema del ruolo della famiglia, chiedendomi se c'è un'inversione di tendenza; quest'inversione di tendenza c'è, ammesso che non si sia mai parlato di famiglia, perché non è vero che non se n'è mai parlato, se ne parla in moltissimi provvedimenti legislativi scollegati fra di loro, ma dobbiamo riunificare il tutto. Porteremo entro la primavera una proposta di disegno di legge in materia di politica familiare, che dovrà anche essere visto nella logica di quanto sta avvenendo sul welfare State in questi giorni. Le proposte della Commissione nominata dal Governo Prodi sicuramente influiranno, però - perché lì sì abbiamo la competenza - vorremmo rimanerne fuori perché, se entriamo nella logica della Commissione Prodi, tagliamo gli interventi e non apriamo e su questo sì, Consigliere Linty, potremmo rimanere fuori.

Il Consigliere Marguerettaz chiede anche di capire esattamente il significato di privato e di privato sociale; mi pare di aver già risposto in parte. Chiede di definire quali sono i ruoli e i compiti dei soggetti terzi, cioè del soggetto privato in quanto tale e del soggetto privato sociale in quanto tale. Mi pare di aver già risposto. Puntiamo molto alle sinergie pubblico-privato, ma non solo; riteniamo che, se il sistema vuole rimanere in piedi, non potrà più essere un sistema condizionato esclusivamente sull'intervento finanziario del pubblico. Lo dicono tutti i maggiori esperti che il welfare futuro potrà basarsi, se ci sarà un consociativismo fra pubblico, privato e privato sociale, prendendo in forza tutte le risorse umane e non solo umane del no-profit.

Stiamo per commissionare al CENSIS un'indagine sociologica approfondita, per capire bene quale sarà l'evoluzione delle politiche degli anziani in Valle d'Aosta fatta sul campo e abbiamo già discusso con loro le linee direttive, che fra l'altro si baseranno sul fatto che noi vogliamo che gli anziani non siano considerati un peso per la società. Non possono esserlo, così come purtroppo lo sono troppo spesso, perché è vero che anziano si diventa a 65 anni, ma è anche vero che l'aspettativa di vita di un sessantacinquenne è ormai di 15-20 anni. E io società posso permettermi il lusso di considerare un peso un anziano che ha ancora un'aspettativa di vita di 20 anni? È improponibile un discorso di questo genere, sia dal punto di vista puramente finanziario, sia dal punto di vista etico-morale. Allora l'input che abbiamo dato al CENSIS è quello di aiutarci a costruire per gli anziani una società che li rimetta in società e non che li escluda, perché la microcomunità e l'R.S.A. sono bellissime, ma escludono dalla società. Noi vogliamo utilizzare queste risorse degli anziani per servizi ai cittadini, come l'accompagnamento di bambini a scuola; ad esempio una donna anziana potrebbe benissimo fare la Tagesmutter, fare la balia nel Comune di Doues che raggruppa 3 bambini da 0-3 anni, e dove il ricorso al pulmino per portarli all'asilo nido sarebbe controproducente in due sensi, perché partirebbero alle 6 di mattina per arrivare alle 7 all'asilo nido e perché metterebbero in crisi comunque il sistema familiare. Queste sono le impostazioni che vogliamo dare e il piano le dice queste cose quindi, molta attenzione al privato e al terzo soggetto.

Il Consigliere Marguerettaz dice che manca una verifica della qualità dei servizi ospedalieri, non trovando traccia nel documento di quest'aspetto. In parte questo è vero, lo abbiamo un po' tralasciato perché non vorremmo essere accusati di entrare troppo nel merito e qui c'è un discorso di fondo: si rinvia tutto all'accordo di programma annuale fra Regione e U.S.L. nel quale la Regione definisce gli obiettivi e l'U.S.L. li applica. L'U.S.L. li sta già applicando quest'anno con forza in applicazione proprio della 517 perché ha già messo in piedi tutto un sistema di controllo di budget molto ben fatto, che decollerà quest'anno. Budget per ogni unità operativa, centro di costo per ogni unità operativa, responsabilizzazione diretta da parte dei primari, da parte delle caposale e così a seguire per tutta la struttura dirigenziale e non solo dirigenziale, per cui la verifica della qualità è una cosa su cui l'attuale Direttore generale sta puntando molto e da questo punto di vista - lo dico pubblicamente - sta lavorando molto bene.

Mi pare di aver già parlato della mobilità, del Direttore del macrodistretto anche; sull'abrogazione della legge n. 41/1992 ho già dato una risposta al Consigliere Marguerettaz; al riguardo, se posso, mi prendo un impegno politico. Cioè il Consigliere Marguerettaz dice che è la Giunta che poi definisce gli schemi-tipo e non più il Consiglio; abbiamo voluto delegificare quest'aspetto per evidenti motivi perché è la delegificazione nella logica della legge n. 45.

Non c'è ombra di dubbio, Consigliere Tibaldi, che è la Giunta l'organo politico che ha questa competenza in materia di controllo e di verifica dell'attività delle aziende, ma questo non spoglia assolutamente il Consiglio regionale del suo ruolo, che va ben al di là di quanto è scritto nella legge. Nulla vieta, anzi ben venga una supervisione da parte del Consiglio regionale. In questa logica la risposta è la stessa: non c'è nessun problema finché poi il Consiglio, tramite le commissioni, prende in esame gli schemi-tipo che stiamo concordando con le strutture da convenzionare in materia di politica degli anziani.

Non tocco l'esame di francese, Consigliere Marguerettaz, perché sappiamo benissimo che la scelta di inserire nella legge di riorganizzazione del sistema sanitario l'esame orale di francese per il management è stato un compromesso tra due posizioni: quella di chi non voleva nulla e quella di chi voleva il tutto. È un compromesso che è rimasto in piedi, che a noi va benissimo, che non ci ha impedito assolutamente di trovare una direzione buona, che però dobbiamo leggere per quanto vale.

Si tratta di contratti di natura privatistica e in quanto tali l'esame di francese potrebbe tranquillamente non esserci; laddove c'è non ha creato assolutamente nessun sconquasso, come ho già risposto la settimana scorsa in materia di concorsi per infermieri e quant'altro, perché per fortuna gli infermieri professionali, che escono dalla nostra scuola professionale, il francese lo conoscono.

Il Consigliere Marguerettaz ha poi parlato anche del controllo sugli atti, chiedendo perché continuiamo a fare il controllo sugli atti anziché fare un controllo di gestione. È una scelta dettata dalla particolarità del momento, dal fatto che questo processo di aziendalizzazione dovrà ancora procedere e prima di poter essere a regime passeranno almeno ancora due anni, perché manca proprio in questo momento una direzione amministrativa che supporti il management dell'U.S.L.. Manca per motivi contingenti, ma soprattutto per il fatto che, rispetto ad alcuni anni fa, quando mi occupavo di U.S.L., sono andati in pensione i funzionari di alto livello e non sono stati sostituiti perché il sistema concorsuale è ancora collegato al Decreto del Presidente della Repubblica n. 761, che è rigidissimo in quanto stabilisce che può partecipare ai concorsi solo chi ha esperienza decennale in ospedali e in sanità, questo impedisce l'accesso di professionalità esterne neolaureate che sarebbero gradite.

Tentiamo di superare questo con alcuni punti del piano, dove si dice che il Direttore può nominarsi uno staff, che il Direttore può definire dei contratti di natura privatistica. Per questo motivo oggi c'è ancora il controllo sugli atti perché il controllo non va visto come un'imposizione, ma come tutela nei confronti di chi lavora.

Il Consigliere Lanièce ha toccato alcuni punti, mi pare il discorso del S.E.R.T., delle malattie infettive; concordo che si dovrebbe riordinare il S.E.R.T., ma anche su questo dovremo aprire un dibattito in Consiglio regionale: la politica della riduzione del danno o la politica della non riduzione del danno? Conto molto su una risposta della prossima Conferenza nazionale sulla droga a Napoli, a cui parteciperò, dalla quale dovrà uscire la linea definitiva del Governo. Ci sono posizioni diverse anche all'interno del Governo stesso fra il Ministro Turco e il Ministro Bindi, ci sono posizioni differenziate fra le forze politiche. Sono d'accordo con il Consigliere Lanièce quando dice che non possiamo fare sì che il S.E.R.T. distribuisca solo metadone, lo sta facendo, ma su questo vi assicuro che l'Assessore regionale alla sanità non ha nessuna possibilità di intervento perché il medico ragiona secondo scienza e coscienza e se arriva il ragazzo tossico che ha bisogno di 3 milligrammi al giorno di metadone, non c'è né Assessore né Direttore generale né Direttore sanitario che può dirgli che quel ragazzo non deve prendere 3 milligrammi di metadone al giorno. La politica della riduzione del danno è a mio parere da rivedere, ma ripeto che è un argomento molto grosso.

Sulla pneumotisiologia ho già risposto.

Negli aspetti di dettaglio mi pare di aver dato il più possibile le risposte che mi sono state richieste.

C'è poi il tema grosso, che è il vero tema, come è stato detto più volte, ovvero il tema dell'Ospedale. Su questo dobbiamo essere chiari. Il piano indica un sistema che noi abbiamo definito satellitare, ma è un sistema - come viene ormai universalmente riconosciuto - che pone l'Ospedale come un momento fondamentale del sistema, ma non l'unico; altri lo hanno chiamato il sistema territoriale. L'Ospedale è importante, ma è un Ospedale in cui i cittadini devono essere ricoverati il meno possibile, devono rimanere il meno possibile. Il tasso di occupazione dei posti letto nostro e il tasso di turnover è buonissimo, siamo oltre il 90 percento del tasso di occupazione, siamo sulle 11 giornate di degenza ospedaliera media, anche meno, per alcuni siamo sui 9-10 giorni, e siamo assolutamente nelle medie.

Giustamente il Consigliere Lanivi ed altri dicevano che si dovrà puntare molto sul day hospital, sulla day surgery, far sì che ci siano ricoverati, che ci sia un momento post acuti che indichiamo con terminologie diverse, può essere definito hospice, può essere definito riabilitazione. In materia c'è un'evoluzione normativa grossa, su questo poi presenterò una risoluzione oltre che alcuni emendamenti al piano; l'evoluzione normativa è potrei dire in tempo reale, perché basta leggere il Sole 24Ore di ieri, che anticipa la mappa del nuovo welfare e parla di 7-8 provvedimenti per la sanità che, se venissero attuati, sconvolgerebbero in parte qualunque tipo di impostazione di politica ospedaliera.

Allora quando il Consigliere Ferraris dice: "si è deciso di non decidere", non è proprio così. Si è deciso di dire: oggi abbiamo questo, riconosciamo oppure non riconosciamo la validità del sistema satellitare? Mi pare che tutti abbiamo detto che va bene il sistema satellitare. Poi l'ubicazione è un tema che ha una sua valenza, me ne rendo conto. In tutta sincerità ho il dovere di dire a questo Consiglio regionale, che poi opererà le scelte migliori che riterrà di fare, che non possiamo sbagliare perché fra 5-10-20 anni diranno che è il Consiglio regionale di questa legislatura che ha sbagliato. Ho il dovere di dirlo, perché mi confronto giornalmente su questi temi, mi rendo conto che dal Polo all'Ulivo, da AN all'Union Valdôtaine, alla Lega, tutti facciamo lo stesso discorso quando parliamo da tecnici, se così si può dire, cioè in veste di Assessori regionali alla sanità. Tutti ragioniamo allo stesso modo perché la logica delle Giunte regionali, dei Consigli regionali è quella di restringere le fette di bilancio nei confronti della sanità perché tali fette sono altissime. Come ho detto, noi tocchiamo quasi un quarto del bilancio regionale. Nella Regione Piemonte, se non sbaglio, il settore socio-sanitario tocca qualcosa come il 65-70 percento del bilancio regionale; evidentemente gli altri assessorati si chiedono cosa ci stanno a fare, che tipo di intervento possono fare in materia di politica economica, di turismo, di pubblica istruzione, se il 65 percento lo assorbe la sanità.

Ho il dovere di dire, pertanto, che c'è un'evoluzione normativa; poi facciamone l'uso che vogliamo, ma c'è. Il documento che presenterò cerca di dire esattamente quali sono i punti critici perché essi sono moltissimi; nella nuova manovra si parla chiaramente di penalizzare le regioni in deficit, lo dice il Governo Prodi, non lo dice l'Assessore Vicquéry. Penalizzare le regioni in deficit, cari colleghi, significa che la Regione Valle d'Aosta ha un gamma di 30 miliardi solo sul settore ospedaliero; noi incassiamo qualcosa come 190 e ne spendiamo 220. Come qualcuno diceva, la Regione si sarebbe dovuta limitare a dire quali sono i livelli uniformi di assistenza: bellissima parola, ma difficilissima da tradurre in pratica; li definiremo. Significa che, definiti questi limiti, l'U.S.L. ha il dovere di ripianare il bilancio e di non creare deficit.

Tutto quanto però è al di là del livello uniforme di assistenza per scelta politica del Consiglio regionale... scelte politiche intervenute, scelte politiche che stiamo facendo in questo momento; 118, radioterapia vanno al di là di una logica di livello uniforme di assistenza, ma andavano al di là anche interventi che sono stati fatti negli anni scorsi. È stata istituita la gastroenterologia che, secondo la logica massimalista, non era necessaria perché, quando c'era una medicina generale e c'era una chirurgia generale, in Valle d'Aosta si rispettavano i parametri dell'O.M.S., ma, fino a prova contraria, non si sarebbe data un'assistenza qualificata come si sta dando oggi. Un reparto di gastroenterologia con 15 posti letto è un non senso perché significa avere un primario, due aiuti, tre assistenti per 15 posti letto; siamo fuori da tutti i parametri per scelta nostra.

Se siamo convinti di questo, dobbiamo essere consequenziali. Penalizzare le regioni in deficit significa che taglieranno sui fondi di investimento e sui fondi di parte corrente, su questo non c'è ombra di dubbio. Noi oggi siamo fuori dal Fondo sanitario nazionale perché la trattativa, di cui spero il Consiglio voglia rendere merito a questa Giunta, in un sol colpo ha fatto guadagnare alla Regione esattamente 60 miliardi l'anno, ripeto 60 miliardi l'anno, perché avevamo un Fondo sanitario di 80, abbiamo oggi 150 miliardi di entrata, sono 70 miliardi in un sol colpo, e questo è in fase di ridiscussione con la probabile istituzione dell'Irep e con l'eliminazione dei contributi sanitari. Andiamo a confrontarci su questi temi. Per questo diciamo di stare calmi, di stare fermi; non è la volontà di non decidere, è perché, se la finanziaria dirà che il tetto massimo è il 3,5 per mille, starà alla nostra potestà legislativa e programmatoria decidere il contrario.

Oggi siamo al 4,6 per mille, secondo lo Studio Guzzanti, ci mancano, ripeto, 79 letti che è una fesseria; ma potremmo decidere di andare al 6 per mille per posti letto. Sarà una scelta della Regione, che dovrà dire all'U.S.L. che questo non è il livello uniforme di assistenza e che verrà assorbito dal bilancio regionale; ma non aspettiamoci che lo Stato ci venga incontro per una lira su questi tipi di finanziamenti. Scelte politiche, quindi, però ragioniamoci perché una volta che si è sbagliato, si è sbagliato. Se nel '90 caro Consigliere Lanivi - che è stato anche Presidente della Giunta e ha svolto una funzione importantissima nello scacchiere politico regionale - si fosse deciso di costruire l'Ospedale di 600 posti letto, oggi saremmo già fuori da tutti i parametri e, probabilmente, la struttura sarebbe ancora in fase di costruzione. Stiamo parlando di sei anni fa, non di programmazione degli anni settanta o degli anni sessanta.

Questo provvedimento, che è in fieri, sta trattando di ticket sui ricoveri, di day hospital, di ticket sulle visite domiciliari, dei tariffari ospedalieri, del vincolo del bilancio in pareggio per tutti i singoli presidi, dei farmaci da banco per le politiche extrafamiliari eccetera e tante altre cose. Non voglio tediarvi su temi molto tecnici come il significato dei DRG, che sta mettendo alla prova tutte le unità operative ospedaliere o sul sistema di accreditamento, sul sistema del pagamento a tariffa; noi oggi stiamo pagando a piè di lista le spese dell'azienda U.S.L., pur mettendo degli obiettivi e pur controllando, ma il sistema del pagamento a piè di lista va superato con il sistema di pagamento a prestazione: mi fai dieci TAC, io ti pago 400 mila lire a TAC, mi fai 10 risonanze magnetiche nucleari, io ti pago 10 risonanze magnetiche nucleari, senza arrivare agli estremi - giustamente criticati dal Consigliere Ferraris - della Regione Lombardia, che ha aperto le porte al privato, ma la logica è quella di mettere in parallelismo pubblico e privato, l'Ospedale pubblico è in concorrenza con l'Ospedale privato, l'Ospedale privato è in concorrenza con l'Ospedale privato e l'Ospedale pubblico è in concorrenza con l'Ospedale pubblico. Chi offre servizi migliori sicuramente rimarrà a galla, altri chiuderanno. C'è tutta una serie di cliniche private che stanno chiudendo in Italia perché non hanno servizi adeguati.

Allora la Regione pagherà le 10 TAC 400 mila lire all'Ospedale pubblico e le pagherà all'Ospedale privato né più né meno; vogliamo però lavorare in termini di programmazione seria ed è evidente che, se sbagliamo la programmazione, salta tutto il sistema e questo bel palazzo in cui noi viviamo ne sarà responsabile. Non voglio fare il Don Abbondio, ma voglio semplicemente dire: soprassediamo, ragioniamoci, prendiamo un anno di tempo, vediamo l'evoluzione del sistema e decidiamo a ragion veduta perché ci mancano molti elementi che sono determinanti.

Non voglio toccare temi più di dettaglio, evidentemente il problema politico di questo Consiglio è quello dell'Ospedale, presenteremo una risoluzione e ci confronteremo su questo, non c'è nessuna preclusione, parlo in tutta tranquillità e in tutta saggezza. Spero di aver fatto capire al Consiglio regionale che sono posizioni non preconcette che avevo il dovere di dire in Consiglio regionale in quanto Responsabile pro tempore della sanità.

Vorrei chiudere quest'intervento con un piccolo appello che rivolgo a tutti. Ci riempiamo la bocca di federalismo, ma l'essenza qual è? Il federalismo è un patto sociale fra gli eletti e gli elettori, una convenzione, un accordo. Cerchiamo di non tradire quest'accordo, quelle che sono le nostre origini più vere perché all'elettore dobbiamo dire tutte le cose. Quello che ho detto oggi lo dobbiamo dire anche agli elettori.

Anch'io, Consigliere Squarzino, avrei firmato la petizione così come è stata presentata, ve lo assicuro perché, se mi si chiede di scegliere fra il vecchio e il nuovo, non posso che rispondere che preferisco il nuovo. Anch'io, ve lo assicuro, non farei questa battaglia se non ci trovassimo in questa situazione per scelte politiche precedenti, ma ognuno procede a seconda di quello che trova lungo il percorso: c'è stata una vertenza con il Mauriziano che ha fatto perdere anni d'oro alla Valle d'Aosta e questo ha trascinato tutta una serie di effetti consequenziali. Quando parliamo di patto fra elettori ed eletti però, diciamo tutte le cose agli eletti, diciamo loro letteralmente che le Regioni, nel corso della penultima Conferenza Stato-Regioni, hanno già deciso di aumentare le tasse sulla benzina per finanziare certi servizi, non è ancora ufficiale, ma la decisione nei corridoi è presa e tutte le Regioni chiederanno ai cittadini di contribuire per pagare certi servizi.

Siamo sicuri che non dovremo chiedere comunque ai cittadini di pagare delle imposte per i servizi socio-sanitari? E questo indipendentemente dall'Ospedale nuovo - non vorrei che si facesse confusione su questo - dall'ubicazione, dal tipo di struttura, dall'impostazione che vogliamo dare. Se non siamo sicuri che non dovremo andare a chiedere ai cittadini di pagare, diciamocelo, ma dobbiamo esserne certi perché i bilanci regionali vivono in questo momento una situazione non ancora di crisi, ma una situazione molto, molto delicata nei confronti del riparto fiscale, che alcune forze politiche presenti anche in questo Consiglio regionale vogliono fortemente rimettere in discussione.

Quando parliamo di federalismo, guardiamoci anche da dove proveniamo e chi siamo; mi piace ricordare mio nonno quando, circa 35 anni fa, aveva comprato assieme ad un vicino di casa una delle prime macchine per tagliare l'erba, l'aveva comprata a metà e quando gli chiedevo il perché, mi rispondeva: perché un giorno taglio l'erba e il giorno dopo la colgo, per cui il giorno in cui taglio può raccogliere il vicino e viceversa, il costo è a metà, facciamo passo dopo passo. La cultura della montagna è questa, facciamo passo dopo passo, seguiamo l'evolvere delle cose perché poi questa macchina è servita per due nuclei familiari, oggi c'è stata un'evoluzione e tutti ne dispongono di una, non so se è un passo avanti o indietro. A mio parere è un passo indietro perché stiamo perdendo la logica della solidarietà dei villaggi, se non l'abbiamo già persa.

Su questa riflessione permettetemi di fare un accenno personale al bellissimo intervento che ha fatto il Consigliere Lanivi durante la campagna elettorale per le politiche. Mi scusi Consigliere Lanivi se tocco un tema personale. Ha fatto una lettera aperta alla figlia Roberta, me lo ricordo perché ero fra i mille e più cittadini, pur impegnati in politica, che seguivano gli interventi dei nostri leader; mi aveva toccato fortemente l'intervento del Consigliere Lanivi perché aveva toccato l'anima del popolo valdostano visto da un immigrato. Aveva capito che la Valle d'Aosta accoglieva bene tutti ed aveva una sua identità profonda: quella di saper cogliere le parti positive della sua terra, di saper ragionare ancora con la sua testa.

È con quello spirito che dobbiamo continuare a lavorare. Lasciamo perdere possibilmente tutti gli arrière-pensées, i piccoli giochi di bottega perché su questo tema si gioca una parte importante del futuro della Valle d'Aosta.

Con questo spirito invito il Consiglio regionale ad esaminare con attenzione e senza arrière-pensées, ripeto, la risoluzione e gli emendamenti che presenterò, per confrontarci tranquillamente.

Anticipo questa presentazione che la Presidenza ha già agli atti.

Ordine del giorno

Il Consiglio regionale

- visto il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, "Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421", modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 1993, n. 517;

- evidenziato che la normativa vigente in materia di sicurezza del lavoro e di remunerazione delle attività sanitarie impone a tutte le strutture, pubbliche e private, che erogano prestazioni sanitarie, il rispetto di precisi requisiti minimi, strutturali, tecnologici, di personale ed organizzativi;

- precisato che il sopracitato sistema della remunerazione a prestazione erogata, secondo precise tariffe predeterminate (DGRs), nonché la normativa che regola la mobilità sanitaria presuppone un continuo monitoraggio dei ricoveri effettuati dalle strutture pubbliche, ai fini del rispetto del pareggio di bilancio dei singoli presidi ospedalieri;

- visto il decreto-legge 17 maggio 1996, n. 280 coordinato con la legge di conversione 18 luglio 1996, n. 382, recante "Disposizioni urgenti nel settore sanitario", il quale stabilisce che le regioni, entro il 31 dicembre 1996, con apposito atto programmatorio di carattere generale, anche a stralcio del piano sanitario, riorganizzano le proprie reti ospedaliere;

- esaminato il documento redatto a cura dell'Agenzia per i Servizi Sanitari regionali recante "Individuazione del modello di struttura ospedaliera idoneo alle esigenze regionali" del settembre 1996;

- vista la legge 23 dicembre 1996, n. 662 recante "misure di razionalizzazione della finanza pubblica, ed, in particolare, l'articolo 1, comma 1, il quale per le UU.SS.LL. che abbiano registrato nell'ultimo triennio, un tasso di occupazione inferiore al 75%, prevede una riduzione del numero di posti letto;

- esaminata la deliberazione della Giunta regionale n. 6107 in data 30 dicembre 1996, recante "Approvazione di un atto programmatorio concernente la riorganizzazione della rete dei servizi ospedalieri ed extraospedalieri della Regione, a norma della legge n. 382/1996 per il periodo 1997/2000;

- evidenziato che, ormai da più parti, emerge l'esigenza di contenere il numero di posti letto da destinare alle degenze per acuti al di sotto del 4,5 per mille previsto dalla vigente normativa, anche in considerazione del sistema di remunerazione dei ricoveri e che la Valle d'Aosta si attesta sulla percentuale del 4,6 posti letto per mille abitanti, non disponendo della quota destinata alla riabilitazione;

- evidenziato, altresì, che la manovra finanziaria imminente ipotizza l'applicazione di tickets sui ricoveri effettuati nelle strutture pubbliche, ragione per cui si rende più che mai necessario vigilare sugli indici di occupazione e sul tasso di turnover dei posti letto pubblici;

- precisato che il comparto socio-sanitario assorbe oltre il 22% dell'intero bilancio regionale;

- preso atto che l'attuale congiuntura economica non consente pianificazioni che vedano al di là del breve-medio periodo, senza pregiudicare gli equilibri finanziari delle singole regioni, per cui risulterebbe oltremodo rischioso programmare investimenti in ambito di edilizia ospedaliera a lungo termine privi di certezza nella loro effettiva realizzabilità;

- riconosciuto con soddisfazione, che sono stati raggiunti i principali obiettivi in materia sanitaria indicati nel programma di maggioranza della X legislatura, e, più precisamente:

a) sono stati definitivamente risolti i rapporti con l'Ordine Mauriziano, con l'acquisto, da parte della Regione, del presidio ospedaliero;

b) sono stati ridefiniti i ruoli e le competenze dell'Assessorato della Sanità, dell'U.S.L. e degli Enti locali;

c) è stato predisposto un piano di riorganizzazione dei servizi ospedalieri che tende a riunificare in un'unica sede tutte le patologie acute, fatta eccezione per quelle psichiatriche, afferenti al polo della salute mentale;

d) è stato predisposto l'aggiornamento del Piano socio-sanitario regionale, che rappresenta un notevole passo in avanti dal punto di vista culturale in materia di programmazione socio-sanitaria;

- ritenuto, pertanto, di consolidare esclusivamente gli interventi già previsti nel piano di riorganizzazione della rete ospedaliera ed extra-ospedaliera regionale di cui alla deliberazione n. 6107/1996, per i quali esiste la copertura finanziaria;

Prende atto

del raggiungimento dei principali obiettivi in materia sanitaria indicati nel programma di maggioranza della X legislatura;

Prende atto altresì

del programma di riorganizzazione della rete ospedaliera ed extra-ospedaliera per il periodo 1997/2000;

Riconosce

la validità del modello satellitare, così come delineato nel documento redatto a cura dell'Agenzia per i Servizi Sanitari regionali "Individuazione del modello di struttura ospedaliera idoneo alle esigenze regionali"

Dà mandato

alla Giunta regionale di accelerare la realizzazione degli interventi di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 6107/1996, da inserire nel programma straordinario di investimenti ex articolo 20 l. 67/1988;

Impegna

Il Governo regionale,

per avviare concretamente il processo per la fattibilità di un nuovo ospedale, che permetta alla Valle d'Aosta di dotarsi di un servizio all'altezza della sua tradizione e delle esigenze dei suoi cittadini, a:

1) nominare un gruppo di lavoro, composto da esperti nei diversi settori che a tal fine provveda:

- ad individuare l'area idonea alla sua localizzazione in collaborazione con gli Enti locali interessati;

- studiare e approfondire le problematiche urbanistiche e di comunicazione;

- avanzare proposte in merito alle specializzazioni, alle innovazioni tecnologiche, alla funzionalità e l'efficacia, agli standard di accoglienza e ospitalità di degenti e visitatori, alle condizioni di lavoro degli operatori;

- stimare i costi di costruzione e di gestione;

- suggerire le procedure amministrative e gli iter burocratici;

- proporre l'utilizzo alternativo delle attuali strutture ospedaliere;

- definire le fonti e le modalità di finanziamento.

2) sottoporre al Consiglio regionale, entro il termine di un anno la relazione contenente le indicazioni del gruppo di lavoro, per le conseguenti decisioni politiche.

F.to: Vicquéry

Si dà atto che, dalle ore 12,27, presiede il Presidente Stévenin.

Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Linty.

Linty (LNPIAP) Per annunciare la presentazione di un emendamento, che passo dopo a spiegare, relativamente all'accertamento della lingua francese per i vertici dell'area territoriale e dei macrodistretti dell'area ospedaliera.

Presidente Facciamo distribuire l'emendamento del Consigliere Linty. Non ho più nessuno iscritto a parlare. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Prima di passare all'esame dell'articolato, c'è l'esame degli ordini del giorno. Si esamina l'ordine del giorno presentato da Aloisi e da altri.

Ha chiesto la parola il Consigliere Perrin Giuseppe Cesare.

Perrin G.C. (UV) Comme nous nous trouvons face à deux ordres du jour, ainsi que l'Assesseur dans son illustration avait déjà préannoncé sa disponibilité à concorder un texte commun, je demande une suspension momentanée du Conseil pour voir s'il y a cette possibilité.

Presidente Il Consiglio è sospeso.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 11,21 alle ore 12,35.

Presidente Riprendono i lavori. Vista l'ora tarda, propongo di riprendere l'esame dell'oggetto nella seduta pomeridiana.

La seduta è tolta.