Compte rendu complet du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 167 du 6 octobre 1993 - Resoconto

OGGETTO N. 167/X - Acquisto, da parte della Regione, dell'intero capitale della società Autoporto Valle d'Aosta. (Interpellanza)

Interpellanza - Venuto a conoscenza dell'autorizzazione della Giunta regionale alla Finaosta S.p.A. per l'acquisto dell'intero capitale della so­cietà Autoporto Valle d'Aosta S.p.A.;

Considerato che per l'operazione societaria è stata stanziata la somma di 13.500.000.000;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella la Giunta regionale per conoscere:

1) quale "importanza strategica" rivesta tale iniziativa per lo sviluppo socio-economico della comunità valdostana;

2) con quali fondi si intenda provvedere all'acquisto del totale pacchetto azionario dell'Autoporto Valle d'Aosta S.p.A.

F.to: Enrico Tibaldi

Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (LN) - Con delibera di Giunta del 20 novem­bre 1992 è stato conferito alla Finaosta l'incarico di elevare la propria partecipazione azionaria nella società Autoporto Valle d'Aosta S.p.a. in misu­ra, diceva la delibera, "da garantirsi il controllo della società stessa".

Sono seguite due perizie fatte da una società di revi­sione molto nota, la "Arthur Andersen", di cui la prima in data 26 febbraio e la seconda in data 6 settem­bre 1993 che hanno valutato in 13 miliardi e mezzo di lire l'ac­quisto dei due terzi del restante capitale sociale. È seguito poi il Consiglio di Am­ministrazione della Finaosta che il 13 settem­bre ha approvato lo stanziamento in conformità con la perizia, prendendo atto che, per l'assunzione del controllo, non era pos­sibile prescinde­re dall'acquisto di tutte le azioni dei soci priva­ti.

Infine siamo arrivati alla delibera di Giunta, datata 20 set­tembre, sulla quale io ho proposto un'interpellanza, ove la Re­gione autorizza la Finaosta a sottoscrivere la scrittura privata per l'acquisi­zione del 66,67 percento di tutto il capitale sociale e, dice la stessa delibera, "in misura da garantirsi comunque il controllo della società".

Mi interesserebbe sapere a questo punto dall'Assessore compe­tente qual è l'importanza strategica di questa iniziativa per lo sviluppo socio-economico della comunità Valdostana e cioè quale strategia comporta l'acquisto di questi due milioni e mez­zo di azioni. Chiedo anche con quali soldi si intende venire in­contro a questo impegno di spesa, visto che non mi sembra che brilliamo per ricchezza in Valle d'Aosta; anzi abbiamo appena avuto una conferma dalla Commissione bicamerale su alcuni emendamenti che hanno bocciato l'abrogazione dell'emenda­mento che avrebbe eliminato la riduzione dell'assegnazione sostitutiva.

Presidente - La parola all'Assessore del bilancio e delle fi­nanze Lévêque.

Lévêque (Ass.tec.) - Credo che il tema richieda una risposta un po' articolata per poterlo inquadrare nel suo insieme.

La prima richiesta dell'interpellante riguarda la strategicità di questa iniziativa per la nostra regione. Il quadro economico attuale è obiettivamente difficile; convivono un momento di re­cessione, uno stallo degli investimenti privati, una tensione sul fronte occupazionale e un processo di deindustrializzazione.

Il primo gennaio 1993 ha contribuito ad alimentare questa serie di difficoltà mettendo in crisi un'attività che dava occupazione a 130 persone direttamente, più un altro centinaio, nell'indott. La preoccupazione che si è posta l'Amministrazione regionale fin dalla seconda metà del 1992, quando venne evidenziato con certezza che l'applicazione delle norme Cee avrebbe fatto venire meno l'attività di sdoganamento di frontiera, è stata quella di creare le condizioni per rilanciare in quell'area delle attività produttive, garantendo così una ripresa dei livelli occupaziona­li.

La prima considerazione svolta fu che l'area autoporto è considerata un'area strategica per posizione, infatti è tra l'au­tostrada proveniente da Torino, la futura autostrada del Monte Bianco, il raccordo con il Gran San Bernardo ed è di fatto l'unico snodo in Italia tra Paesi Cee e aree non Cee, cioè fra Francia e Svizzera. È un po' quello che aveva fatto ritenere ai Romani che era strategico fondare Aosta perché là c'era la con­fluenza tra le due grandi arterie internazionali. Seconda ragio­ne per cui l'area dell'autoporto è considerata strategica è la sua dimensione che è di 120 mila metri quadri; aree su cui operare iniziative di reinsediamento industriale, produttivo e di attività economiche di simili dimensioni in Valle ce ne sono poche anzi, esclusa l'area Cogne, quella dell'autoporto è di dimensioni asso­lutamente rilevanti.

Terzo: la vocazione di quest'area, per le attività svolte in questi ultimi anni, è una vocazione terziaria, di terziario transfronta­liero specializzato in particolare per operazioni di confine e di servizio.

Lo choc del primo gennaio 1993 ha provocato tre im­patti rilevanti: il primo, economico, sulle attività che operavano e producevano del reddito che è venuto meno; il secondo, occu­pazionale, l'ho già detto, ha riguardato 130 occupati di cui solo una minima parte ha proseguito l'attività, più tutto un indotto che era stimabile intorno a 100, 120 addetti; il terzo impatto infine è stato finanziario per lo choc, che si può stimare in circa 600 miliardi, sulle risorse finanziarie della Regione.

La Regione quindi si è posta il problema di dare un piano, un programma di ristrutturazione e di riconversione di quest'area autoportua­le.

Esso per le ragioni a cui facevo riferimento prima a causa della strategicità dell'area, si rivela complesso e non di breve periodo. Sono state messe a fuoco le idee, è stato creato un gruppo di la­voro che ha elaborato un progetto in cui sono stati messi a fuo­co i contenuti del piano che, fra l'altro, è a disposizione di tutti i consiglieri ed è stato ratificato dal Consiglio regionale in data 13 aprile 1993 a seguito di una delibera della Giunta del 26 febbraio 1993. Questo piano individua i settori su cui orientare la riconversione: del traffico merci, dei servizi e comunicazioni, del terziario commerciale.

Il piano fissa le fasi di attuazione cioè le fasi di studio e di pro­gettazione, di infrastrutturazione, di dotazione di reti tecnolo­giche dell'area e le fasi di creazione delle vere e proprie struttu­re modulari per insediamenti delle attività produttive. Indivi­dua dei tempi e cioè il quinquennio 94/99 per la realizzazione e un metodo di lavoro che è quello del concorso di tutti i soggetti coinvolti e interessati fra i quali, e facevano parte del gruppo di monitoraggio, i comuni di Pollein e di Brissogne.

Secondo: i mezzi finanziari. È previsto che l'insieme di azioni che il piano prevede, beneficino dei fondi comunitari; già i fondi Interreg prevedono uno stanziamento di 13 miliardi già appro­vato di cui 5 per il programma Italo-Svizzero e 8 circa per il programma Italo-Francese. Sul programma Italo-Francese è stata spesata la realizzazione del progetto.

Sarà indispensabile un concorso finanziario della Regione e un intervento dei privati per quanto attiene al ruolo che il piano prevede per loro. La terza cosa che il piano prevede è una riconversione e rein­frastrutturazione di tipo soft: cioè non si tratta di radere al suolo l'area attuale, fare i lavori e poi riattivarla, ma di tendere modularmente al riammodernamento delle infrastrutture mantenendo potenzialmente in essere l'attività.

Questi sono i ruoli che venivano quindi in qualche modo affidati ai diversi soggetti: alla Regione il governo del processo, cioè la funzione di pianificazione, di dotazione del sistema con una strumenta­zione anche di incentivazione, e la funzione di controllo perché quello che si verifica sia in linea con il piano.

Il ruolo della so­cietà Autoporto: diventa un ente che ha due finalità principali, quella di concorrere a realizzare il piano, ma in particolare a supportare la riconversione e il rilancio dell'area e ad essere il gestore dell'area e di una serie di servizi di base una volta che l'area infrastrutturata è popolata di nuove attività; quindi muta anche la visione strategica della società stessa.

Il terzo ruolo è quello delle imprese ed è il più importante, quello per cui viene di fatto messo in atto questo piano. Le im­prese hanno il ruolo di svolgere delle attività produttive coe­renti con la vocazione dell'area, quindi legate al traffico delle merci, ai servizi internazionali, alla comunicazione e al terzia­rio commerciale, per generare reddito, posti di lavoro e risorse finanziarie.

Questi sono gli obiettivi. Mi pare di poter dire che questo non è un progetto semplice, che la Regione deve essere in grado di governare e non di subire.

Questo ha fatto ritenere strategico avere come Regione il controllo dell'area per poter avere il controllo delle decisioni strategiche. Evidentemente non si tratta però di regionalizzare ciò che invece potrebbe es­sere privatizzato, apparentemente in contro tendenza rispetto a quello che in generale si discute in questo momento nel Paese.

Si tratta di individuare in tutto il sistema quella che è la com­po-nente strategica da mantenere sotto il controllo, cioè il terri­torio, creando invece le condizioni perché i privati, l'imprendi­toria locale e non, possano su di esso fare gli investimenti rite­nuti necessari per ridare futuro alle occupazioni e alle attività di quell'area.

Riguardo alla domanda che concerneva i fondi per l'acquisto, è stata approvata dal Consiglio regionale e pubblicata sul bollet­tino ufficiale del 2 giugno 1993 la legge regionale 26 maggio n.45 che prevede un rifinanziamento della gestione speciale di Finaosta per 19 miliardi di lire, di cui una parte è destinata a finanziare l'acquisto della maggioranza delle quote della socie­tà autoporto.

Per la precisione, vorrei dire al Consigliere Ti­baldi che la stessa delibera di autorizzazione a cui facevo prima riferimento non impone a Finaosta di comperare tutto il 67 percento, ma fino al 67 percento qualora non sia possibile ac­quisire di meno, fermo restando il fatto che l'obiettivo è quello di acquisire quote in misura tale da assicurarsi il controllo della società.

Presidente - La parola al consigliere Tibaldi.

Tibaldi (LN) - Ringrazio l'Assessore per l'ampia de­scrizione del progetto strategico di riconversione dell'area rela­tiva all'autoporto però non posso considerarmi soddisfatto per alcune ragioni che adesso andrò ad elencare.

Prima di tutto mi sembra che il ter­mine "strategico" sia abusato da questa am­ministrazione; strategico è anche l'acquisto di un milione di m2 dell'area Co­gne, strategico magari era stato anche l'acquisto dell'area ex Multibox, ex Inteva a Pollein che adesso giace inerte, inutiliz­zata e quindi mi sembra che dietro questa paro­la si vogliano in realtà nascondere delle operazioni che non so quanto siano condivisibili da un punto di vista economico.

L'unica grossa speculazione mi sembra che in questo caso la facciano i soci della società Autoporto; la società Autoporto Valle d'Aosta ha cessato il suo ruolo nel mercato, la caduta delle barriere doganali ha comportato una notevole diminuzio­ne del traffico dello sdoganamento comunitario nella nostra regione lasciando solamente un traffico extracomunitario e quindi solo marginale sotto il profilo monetaristico, quindi si doveva in qualche modo cercare la soluzione per alleviare l'onere a questi soci.

Quali sono state le scelte dell'amministrazione? Non posso certo imputare a codesta amministrazione certe scelte perché fanno parte del passato, appartengono ad una eredità pesante che es­sa ha acquisito, che però con un minimo di buon senso possono essere corrette o rimediate.

Viene arricchito in maniera inevi­tabile il patrimonio immobiliare della Regione che mi sembra già opulento; un recente servizio televisivo ci ha illustrato quali sono le ricchezze immobiliari della Regione che equivalgono ad oltre mille miliardi. Siamo in trattativa per un altro milione di metri quadrati nell'area, più altri 120.000 mila metri quadrati, più tutti gli altri piccoli acquisti affrontati dagli enti locali che fanno sì che la Regione abbia più la funzione di agente di com­pravendita immobiliare piuttosto che un suo ruolo propulsivo dell'economia locale.

Questa delibera non contiene solo un ac­quisto immobiliare, ma anche una cessione di azioni, ciò vuol dire che la Regione Autonoma Valle d'Aosta subentra nel capi­tale azionario dell'Autoporto S.p.a. e quindi in tutte le sue si­tuazioni giuridiche attualmente esistenti; quindi non si tratta solamente di valutare la questione da un punto di vista mera­mente immobiliare, cioè materiale, ma anche da un altro punto di vista.

La società Autoporto controlla e partecipa in altre 7 o 8 società e quindi la regione acquistando subentrerebbe in queste 7 o 8 società ed estenderebbe il suo controllo su una notevole fetta imprenditoriale che prima faceva capo ad un pool di privati. Mi sembra quindi che questo progetto in realtà di strategico abbia ben poco; capisco che ci sono, sotto il profilo occupazionale, 130 dipendenti, molti dei quali chiedono ancora una risposta dalla Regione per sapere quale sarà il loro futuro occupazionale, però il progetto articolato e complesso descritto dall'Assessore mi sembra ancora ricco di incognite e che debba essere analizzato con una maggiore attenzione.

Mi sembra poi che questa iniziativa vada contro il buon intento di privatizzazione dei fattori produttivi che aveva annunciato lo stesso Presidente della Giunta nel documento programmatico in occasione del suo insediamento. Non so se privatizzare vuol dire u-tilizzare comunque e sempre i soldi dell'amministrazione regionale.

Questa considerazione era venuta anche da alcuni altri consiglieri quando nell'ultima seduta si parlava di priva­tizzazione dello stabilimento Cogne. Non si può pensare di pri­vatizzare con i soldi pubblici quindi dobbiamo renderci conto che pianificare l'economia ha anche dei controsensi, contiene dei pericoli, delle insidie che devono essere valutati più atten­tamente.

Sostanzialmente io non considero questa operazione strategica da un punto di vista economico e di pianificazione, ma la considero semplicemente un'indennità di buona uscita per aver servito l'ente regione per una decina di anni. Ora questo dinosauro, questo pachiderma non serve più, allora ac­colliamolo alla regione che magari riuscirà ad utilizzarlo. Io mi auguro che il progetto che è stato approvato dal Presidente del Consiglio non ci riservi delle amare sorprese. Grazie.