Objet du Conseil n. 3463 du 3 juin 1992 - Resoconto
OGGETTO N. 3463/IX Dibattito sulla presa d'atto delle dimissioni del Presidente della Giunta e della decadenza della Giunta regionale.
Cout (Presidente)Comunico ai Signori Consiglieri che con lettera in data 29 maggio 1992 a me indirizzata, il Presidente della Giunta regionale, Avv. Gianni Bondaz, ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di Presidente della Giunta regionale.
Do lettura della lettera di dimissioni.
Aosta 27 Maggio 1992
Signor Presidente,
Una delle forze politiche della maggioranza che sostiene la Giunta regionale da me presieduta, formatasi, su di un programma triennale, il 25 giugno 1990, ha espresso una sostanziale sfiducia nei confronti dell'operato dell'esecutivo regionale.
Infatti, con proprio documento in data 22 maggio 1992 la direzione re-gionale del PDS - Gauche Valdôtaine ha espresso "diffusa preoccupazione per il progressivo esaurirsi del disegno riformatore che aveva caratterizzato il cambiamento di maggioranza del giugno 1990".
Di fronte a tale atteggiamento di una delle componenti della maggioran-za, atteggiamento che denota una grave mancanza di coerenza e una vio-lazione degli impegni assunti nel 1990, mi sono sentito in dovere di pro-muovere immediate consultazioni politiche per verificare la sussistenza o meno delle condizioni per il proseguimento dell'azione di governo.
Alla luce dei risultati di tali consultazioni, effettuate nelle giornate di ieri e oggi, sia congiuntamente che disgiuntamente con tutte le forze politiche della maggioranza ed in particolare con il Segretario politico del PDS - Gauche valdôtaine, Alder Tonino e con l'Assessore regionale all'Industria, Commercio e Artigianato, Demetrio Mafrica, ho potuto verificare che non sussiste da parte del PDS la volontà di proseguire nell'azione comune di governo iniziatasi nel giugno del 1990.
Questo fatto mi induce a rinunciare al mandato affidatomi dal Consiglio regionale il 25 giugno 1990 per cui, dopo aver sentito la Giunta regionale, rassegno con la presente, le mie dimissioni dalla carica di Presidente della Giunta regionale della Valle d'Aosta.
Distinti saluti.
F.to Avv. Gianni Bondaz
Presidente Comportando tali dimissioni la crisi della Giunta, ho provveduto ai sensi del 5° comma dell'articolo 38 del Regolamento interno del Consiglio, a convocare la Conferenza dei Capigruppo per stabilire, sentiti i Capigruppo, la data di convocazione e l'ordine del giorno del Consiglio.
Riunitasi venerdì 29 maggio, la Conferenza dei Capigruppo ha concordato sulla proposta di convocare per oggi, in via d'urgenza, il Consiglio regionale, per l'esame dell'ordine del giorno che è stato trasmesso ai signori consiglieri con lettera protocollo n. 1505 in data 29 maggio 1992.
La conferenza dei capigruppo ha altresì convenuto sull'opportunità di annullare l'adunanza ordinaria del Consiglio regionale già convocata per il 3, 4 e 5 giugno.
Gli argomenti che erano all'ordine del giorno verranno riproposti dopo essere stati eventualmente esaminati dalla nuova maggioranza in un prossimo Consiglio.
L'articolo 38 del Regolamento interno prevede infatti che, in caso di crisi dell'esecutivo, rimangono obbligatorie solo le convocazioni in sessione ordinaria (prima settimana di aprile e di ottobre) previste dall'articolo 20 dello Statuto speciale.
Il primo punto all'ordine del giorno della convocazione odierna prevede la presa d'atto delle dimissioni del Presidente della Giunta regionale e della decadenza della Giunta regionale.
Pur in carenza delle dimissioni formali dei membri dell'esecutivo, è infatti evidente che la cessazione dalla carica del Presidente della Giunta non può non comportare la cessazione dell'intera Giunta, legata al suo Presidente da un rapporto fiduciario: se ciò non avvenisse il nuovo Presidente sarebbe privato del potere di designazione degli Assessori, che gli compete a norma di Statuto.
Questo è quanto ero tenuto a dirvi e penso che possiamo iniziare con l'ordine del giorno che prevede infatti al primo punto, la presa d'atto delle dimissioni del Presidente della Giunta regionale e della decadenza della Giunta regionale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricco, ne ha facoltà.
Ricco (DC)A nome del gruppo regionale che rappresento, ringrazio il Presidente della Giunta regionale uscente, Avv. Bondaz, per la sua operosità, per l'applicazione e per la passione avuta nell'adempiere al suo gravoso compito di capo del governo regionale nell'interesse della Valle d'Aosta. Ringrazio anche la Giunta regionale dimissionaria, i Presidenti e i membri delle Commissioni permanenti e tutti i colleghi Consiglieri che hanno onestamente collaborato all'attuazione del nostro programma.
PresidenteHa chiesto la parola il Consigliere Mafrica, ne ha facoltà.
Mafrica (PCI-PDS) Signor Presidente e signori Consiglieri, il voto del 5-6 aprile ha dato segnali molto forti in tutto il Paese. Si è potuta registrare l'insofferenza verso i partiti tradizionali che occupano da tempo il potere senza risolvere i problemi; si è potuta registrare la volontà dei cittadini di contare di più e di avere servizi e istituzioni efficienti. Anche in Valle d'Aosta, il voto del 5-6 aprile, ha manifestato delle espressioni di volontà. In parte il voto ha evidenziato gli stessi segni del voto nazionale, penalizzando i partiti; in parte ha dato un giudizio sulla maggioranza del 6 giugno e sull'operato della Giunta. Questo voto non può essere sottovalutato e d'altronde a questo voto ci si era presentati come ad una sfida.
La maggioranza uscente aveva ricercato candidati autorevoli; si era presentata con uno schieramento compatto impegnandosi in prima persona a sostegno dei candidati. Il voto è stato negativo per i candidati della Giunta. Era necessario riflettere sul significato di quel voto ed è quello che il Partito Democratico della sinistra "Gauche valdôtaine" ha fatto. La riflessione sul voto si è protratta per tre lunghe serate, con assemblee che abbiamo tenuto il 14 aprile, l'8 e il 28 maggio e abbiamo in queste nostre discussioni, fatto una riflessione che riteniamo di dover presentare al Consiglio. Crediamo che sia stato probabilmente un errore, scegliere la competizione elettorale in un clima di contrapposizione tra uno schieramento che comprendeva i principali partiti nazionali e dall'altra parte alcune delle forze autonomiste della nostra Regione tra cui la forza di maggioranza relativa. Questa contrapposizione ha messo in evidenza elementi che è necessario superare.
La contrapposizione che il 5-6 aprile ha ricevuto un certo giudizio da parte dell'elettorato, a nostro avviso, deve essere superata perché risponde ad una logica che la popolazione valdostana non comprende. Non si può negare poi che il voto del 5-6 aprile abbia anche rappresentato una valutazione dell'operato della maggio-ranza del 6 giugno.
Si era partiti con una volontà di cambiare radicalmente il modo di governare. I documenti allora stilati contenevano una critica ad una impostazione che avevamo ritenuto distorta tra potere e cittadini, e avevamo preso impegni per cambiare radicalmente il rapporto tra partiti, istituzioni e cittadini.
Credo che si debba riconoscere che alcuni passi in avanti sono stati fatti, non si sono però compiuti quelli più importanti. Indubbiamente all'interno della maggioranza ci sono stati rapporti distesi e di rispetto tra i diversi partiti. Sono state varate alcune leggi che andavano nella direzione di migliorare la trasparenza, di aumentare la possibilità di dialogo e di funzionalità dell'Amministrazione e mi riferisco alla legge per le nomine, per il difensore civico e alla legge sull'autonomia funzionale del Consiglio.
Purtroppo, alle leggi non sono seguite poi applicazioni coerenti e credo che in questo le forze della maggioranza, compresa la nostra, abbiano delle responsabilità. Si era criticato un eccessivo accentramento del potere nelle mani del Presidente della Giunta. Questo accentramento non c'è più stato, abbiamo dovuto però registrare - crediamo - una scarsa collegialità della Giunta, una carenza di rapporti tra la Giunta e i Consiglieri di maggioranza, una non sempre coerente univocità di indirizzi tra le diverse componenti della Giunta.
Si è poi di fatto animata una contrapposizione, maggioranza-Union Valdôtaine, che ha portato a discussioni in questo Consiglio e al rallentamento dei lavori; una contrapposizione in cui credo non si sia fatto tutto lo sforzo possibile per cercare un reale confronto. Nel corso della nostra riflessione, abbiamo rilasciato un giudizio di inadeguatezza rispetto agli impegni che erano stati presi. Non vogliamo negare che delle cose importanti siano state anche raggiunte, ma crediamo che siano state realizzate in modo scoordinato e affannoso. Abbiamo, credo, il dovere di dire in modo autocritico che siamo entrati in una macchina che girava in un certo modo e che per spirito di maggioranza abbiamo a volte lasciato correre su problemi che pure ci vedevano in dissenso: per esempio sulla pianta organica, i cui aumenti non corrispondevano ad un disegno chiaro; su una serie di episodi particolari come gli incarichi e consulenze e sui problemi del personale.
Credo che però, l'elemento che più ci ha indotti a prendere posizione, sia stato il non rispondere complessivo dell'attività della maggioranza agli impegni del 6 giugno. Il voto del 5-6 aprile ha confermato queste nostre perplessità e giudizi. Abbiamo posto questi problemi con il documento dell'8 maggio della nostra assemblea.
In quell'occasione abbiamo nominato due Comitati, uno per verificare le condizioni di partecipazione del PDS alla maggioranza, un altro per risolvere problemi interni al partito. Il 9 maggio abbiamo svolto una prima verifica, nel corso della quale molte forze hanno espresso preoccupazione mentre in altre prevaleva e continua a prevalere la paura del cambiamento.
Con il documento del 22 maggio della nostra assemblea, abbiamo inteso dare un forte scossone per giungere ad una verifica che fosse conclusiva. A questo nostro documento - di cui ci assumiamo la responsabilità perché era un documento che segnalava l'esaurirsi della spinta riformatrice del 6 giugno - si è risposto con le dimissioni da parte della Democrazia Cristiana in Comune e da parte del Presidente della Giunta.
Io credo che in questi giorni si sia cercato il soggetto della crisi. Noi non abbiamo difficoltà a dire che abbiamo voluto ragionare seriamente sulla situazione e abbiamo voluto tener conto del giudizio dell'elettorato. Una parte dell'elettorato importante ha dato il voto ai candidati della coalizione, una parte maggioritaria ha però ritenuto di dare un giudizio negativo. Questo giudizio non è stato solo dato da parte dell'elettorato, è venuto in più occasioni da parte delle Organizzazioni sindacali e da parte di amministratori locali.
La riflessione era quindi doverosa. Nell'ambito della maggioranza, l'argomento che più veniva sottolineato per dare continuità alla maggioranza stessa era il timore di una rivincita da parte dell'Union Valdôtaine, cioè non venivano nascoste le difficoltà e i problemi esistenti, ma si diceva "dobbiamo tenere duro" per non dare una rivincita all'Union Valdôtaine. Io credo che su questo occorra riflettere. La rivincita è un'argomento politico tra i partiti ed è un argomento che non interessa i cittadini. Noi non riteniamo di dare nessuna rivincita a nessuno perché nel giugno del 1990 avevamo criticato un modo di governare e dei comportamenti e non avevamo deciso di mettere all'ostracismo nessuna forza politica.
Una forza politica che era e permane per il momento, la forza di maggioranza relativa. Proprio perché abbiamo dato un giudizio di difficoltà e di esaurimento della volontà riformatrice, un giudizio di non corrispondenza tra molte cose scritte nei programmi e molti comportamenti concreti. Abbiamo aperto un discorso che riguarda le forze di sinistra e le forze ambientaliste con l'Union Valdôtaine e altre forze autonomiste. Questo discorso non è per noi nuovo avendo precedenti in nostri passati documenti congressuali e credo quindi che possa essere affrontato con sufficiente chiarezza e con impegni precisi. Si tratta di vedere, non quali sono i rapporti tra le forze politiche, ma come le forze politiche vogliono intervenire per risolvere i problemi che esistono e che, credo, siano principalmente i rapporti tra istituzioni e cittadini. Occorre che le istituzioni siano sempre più al servizio dei cittadini e si pongano sempre più in modo equo verso tutti loro. Questo problema non è stato risolto, è un problema a cui la gente è molto sensibile e su questo credo che vadano presi da parte della maggioranza futuri precisi impegni.
Impegni precisi vanno anche presi rispetto al modo di funzionare dell'esecutivo, occorre che sia superata la tendenza ad avere assessorati tra loro scoordinati, occorre lavorare in modo più collegiale e discutere più in profondità nell'esecutivo dei problemi più importanti che ci sono e che credo ce ne saranno ancora per anni.
Esiste un problema principale che è quello delle entrate della nostra Regione. Non sappiamo se già a partire dal gennaio di quest'anno, ma sicuramente da qualche scadenza non lontana, le entrate della Regione potranno essere depauperate della parte di riparto fiscale legate all'Iva.
Occorre quindi avere innanzitutto la possibilità di garantire la certezza delle entrate e occorre poi intervenire come anche segnalato dallo studio del Censis, per un miglioramento delle capacità di spesa della Regione. Il rapporto del Censis segnala la presenza di una economia che per molti versi è assistita, occorre intervenire per risolverne i problemi e per dare maggiore competitività e solidità a tutte le attività economiche.
Esiste un problema di efficienza dei servizi della pubblica amministrazione e di comportamenti di equità verso i cittadini.
Su questi problemi si possono e si stanno raggiungendo intese ampie e credo rappresenteranno una nuova sfida. Noi siamo disponibili ad affrontare questa sfida piuttosto che resistere in una contrapposizione tra parti che riteniamo sempre meno comprensibile per la gente. E' stata condotta una campagna elettorale, nell'aprile di quest'anno, basata ancora su contrapposizione tra forze e su giudizi di arroganza. Io penso che sarebbe stato meglio e più opportuno, parlare forse di problemi. Ritengo che le forze politiche non possano avere un giudizio definitivo, ma vadano misurate rispetto alla loro capacità di intervenire, di volta in volta, nel tempo, sui diversi problemi.
Noi che proveniamo dal partito Comunista da lunghi anni forse, giudicato in termini di schieramento da alcune forze politiche, ci siamo poi accorti che questi giudizi creavano delle barriere ideologiche che non corrispondevano alla sensibilità delle persone e alla necessità delle cose. Permanere oggi in un giudizio negativo nei confronti di una forza a cui l'elettorato ha manifestato risposte positive, restare nel ricordo di una arroganza del passato, senza verificare come si sono modificate le condizioni in questi anni, è rimanere in una logica di schieramento che riteniamo non corrisponda alle esigenze della popolazione valdostana.
Qualcuno in questi giorni ha parlato di affidabilità o meno di questa o quella forza politica. Il concetto di affidabilità di cui si è parlato è tutto interno alla logica dei partiti, perché di volta in volta i partiti hanno operato scelte che sono state da altri giudicate affidabili o meno affidabili. Si tratta invece di verificare se le scelte sono coerenti con i principi informatori di quei partiti e con le esigenze della società. Noi avevamo, nel giugno 1990, sottoscritto un accordo programmatico che aveva degli obiettivi, non avevamo dato l'adesione ad un patto militare che non si potesse modificare. Abbiamo riscontrato che tra gli impegni allora presi e le possibilità di realizzazione rimaneva una distanza che era difficile colmare. Abbiamo ritenuto che fosse più utile riprendere il discorso sugli obiettivi e sulle cose da fare che non rimanere legati ad un accordo di programma. A noi interessa fare politica per tutelare categorie deboli della società, per difendere i diritti dei cittadini e per dare corso agli interessi generali della comunità valdostana ed affrontiamo questa nuova fase, che sicuramente non è facile, con la determinazione di rispettare i nostri impegni di eletti dal popolo più che di seguire interessi di parte e di partito. Sappiamo che la situazione non è facile, che i problemi sono grandi e sappiamo che le nostre forze sono modeste. Non vogliamo dare lezioni a nessuno, ma abbiamo la pretesa di fare scelte politiche che rispettino la nostra concezione finalistica di fare politica.
Siamo una forza "PDS-Gauche valdôtaine", che non rinuncia all'ambizione di essere un partito che vuole una riforma della politica e che non accetta il protrarsi nel tempo di pratiche di spartizione e di clientelismo che oramai non corrispondono più alla sensibilità delle persone e dalle quali sempre più sono osteggiate e viste con insofferenza. Siamo un partito di espressione, che chiamandoci Gauche Valdôtaine, espressione di una adesione agli ideali autonomistici, al senso di identità di una Regione particolare. Noi abbiamo cercato di fare in questi anni, con modestia e con lealtà, la nostra parte. Riteniamo che si possa dare di più e meglio, riteniamo che si debba superare una contrapposizione sterile all'interno di questo Consiglio che a volte rallenta la soluzione dei problemi.
Sappiamo che occorre chiarire alla gente, che sempre meno comprende le discussioni politiche, il perché delle scelte, ma abbiamo netta la sensazione di avere fatto una scelta che corrisponde ai sentimenti più diffusi della popolazione, agli interessi di fondo della gente valdostana che potrà essere per noi, magari più faticosa della scelta fatta in tempi passati, ma che va nella direzione di dare a questa Regione un clima politico, una capacità di affrontare i problemi e una attenzione ai problemi principali corrispondente agli interessi di fondo della popolazione valdostana.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Ricco, ne ha facoltà.
Ricco (DC) Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la vicenda che ha portato alle dimissioni della Giunta regionale Bondaz, ha evidenziato come la contesa politica sia scesa anche nella nostra Regione, ai limiti inattesi di assai basso profilo. Non è infatti il cambio di maggioranza, la formazione di nuovi schieramenti che in democrazia possono e debbono considerarsi fatti normali, ma la logica che ha portato a tutto ciò a rappresentare una grave preoccupazione per il futuro politico della Valle d'Aosta.
Lo dico con profonda amarezza così come lo dice la gente fuori dal Palazzo. Quella gente alla quale non si è affatto pensato quando all'interno delle segreterie alcuni partiti contrattavano il corrispondente di accordi mentre l'operatività della Giunta Bondaz proseguiva senza che, in quella sede di maggioranza, gli stessi partiti avessero la dignità di assumere posizioni analoghe.
Sig. Presidente, colleghi Consiglieri, quando i partiti giungono a scaricare sulle istituzioni il peso dei loro contrasti interni, quando dirigenti di partito agiscono al di fuori di ogni norma anche di correttezza personale, vuol dire che non esistono più regole e se è vero che ideologie e valori del passato possono aver semplificato positivamente il quadro nazionale ed internazionale, è altrettanto vero che questa fase di transizione, tra le vecchie e le nuove regole, deve essere gestita e non trasformarsi in una giungla selvaggia o in una riedizione del Far West ove bisogna sparare per primi, magari alle spalle, per sopravvivere.
Non si venga a dire, per lo meno, risparmiamoci queste ipocrisie, che ufficialmente la crisi è stata aperta dalla Democrazia Cristiana e che pertanto solo la DC deve rispondere delle conseguenze. Sappiamo benissimo e lo sa la comunità valdostana che le cose stanno altrimenti e che la DC ha dovuto e voluto prendere atto di una dissociazione del PDS, quello stesso PDS che insieme ai segretari della maggioranza, aveva invitato il Presidente della Giunta subito dopo le elezioni politiche del 5-6 aprile a rimanere al suo posto perché il programma politico ed amministrativo iniziato nel Giungo 1990 conservava tutta la sua validità e doveva proseguire.
La DC ha tratto, ed era suo dovere farlo, nonché anche suo diritto, le logiche conclusioni da un illogico comportamento, prendendo atto con amarezza, ripeto, perché tale è il nostro stato d'animo, da non confondere con la rassegnazione, la rinuncia o peggio il desiderio di vendetta che un partito della coalizione aveva agito come "Giano bifronte".
Non riusciamo a vedere quale strategia politica stia dietro a tali manovre. La rottura di un disegno preciso - certamente non facile a realizzarsi, in tempi brevi, dopo che 17 anni di potere unionista avevano consentito al movimento regionalista una penetrazione profonda nel tessuto socio-economico culturale, - volto a ridare spazio di confronto alla popolazione valdostana eliminando il muro-contromuro che oggi purtroppo sembra contrassegnare i rapporti anche interpersonali, ci appare assai pericolosa per tutti e particolarmente per gli stessi partiti che l'hanno provocata.
Paradossalmente chi sembra uscire meglio da tutta questa brutta faccenda è l'Union Valdôtaine, la quale può dire di aver fatto il suo diritto-dovere di minoranza che persegue il ritorno in maggioranza. Se qualcuno le ha aperto la strada, l'Union valdôtaine non deve fare altro che ringraziarlo e ricompensarlo.
Il PDS non avrebbe giocato la schedina se non fosse stato sicuro di fare 13 per cui, escludendo che si tratti di una schedina troppo fortunata, dobbiamo desumere che provenisse direttamente dal Totocalcio.
Con equivalente rispetto per la verità, occorre che tutti riconoscano alla DC il comportamento più lineare e corretto. Non si può trovare nei fatti, dal giugno 1990 ad oggi, un solo atto della DC che sia in contrasto con le direttive di coerenza, con gli impegni assunti che il nostro partito si è dato. La DC ha agito sino alla conclusione di questa vicenda, che certo non passerà alla storia valdostana come una pagina chiara e pulita, mantenendo fede ai patti che aveva in libertà sottoscritto con le altre componenti della maggioranza, mentre i vertici del PDS non l'intero gruppo direttivo, e tanto meno la base, preoccupati del proprio futuro, tessevano trame degne di un brutto giallo popolare da poche lire.
Preoccupati del loro futuro, ho detto e penso che oggi abbiamo ancora più ragione di esserlo, perché questa manovra che li vede tornare ad occupare posti di potere ad un anno dalle elezioni regionali potrà essere giudicata in modo severo dall'elettorato.
Siamo in presenza Sig. Presidente, colleghi Consiglieri, di una situazione gravissima del paese, che il nuovo governo la cui formazione ci auguriamo non tardi, dovrà affrontare nelle tre componenti più urgenti e irrimandabili: il debito pubblico, la questione morale e la criminalità organizzata.
Tralasciando quest'ultimo argomento, è evidente che il biglietto di ingresso in Europa corrispondente a decine e decine migliaia di miliardi, porterà ad un inasprimento della pressione fiscale ed alla ricerca di contenimento della spesa con provvedimenti che potranno toccare sia direttamente che indirettamente la nostra Regione.
Ebbene, quale credibilità può avere una forza che si dice di sinistra e che va a rompere equilibri e convergenze indispensabili per affrontare il futuro incombente? Per la questione morale, dopo il coinvolgimento del PDS, fatto che noi non salutiamo certamente con piacere, negli scandali noti a tutti, è forse il comportamento del PDS valdostano un segno di ravvedimento ed un segnale di riforma del partito dal suo interno? Esattamente il contrario direi.
Vi è un ulteriore aspetto, sul quale vorrei chiamare l'attenzione di questa Assemblea, e cioè il perdurare, malgrado le indicazioni dell'elettorato, di un vecchio sistema di fare politica, che non può non allontanare la gente dalle istituzioni rese impossibilitate ad operare con chiarezza e decisione che dovrebbero avere.
La DC dopo le prese di posizione delle altre forze politiche e dopo gli incontri avuti con le medesime, rifiuta il metodo seguito per arrivare a questo infausto rendiconto e si appresta, come ha già fatto, ad occupare i banchi dell'opposizione.
Non sarà un'opposizione simile a ciò che è successo in questi mesi ad opera di altri, cioè dell'ostruzionismo palese ed occulto, ma un'opposizione che mirerà al confronto, alla discussione sui programmi, alla chiarezza che deve uscire da questo Consiglio per far comprendere a chi ne sta fuori, l'entità dei problemi e le soluzioni che si vogliono portare.
Più che mai a partire dalle riforme che urgono, specificamente in materia di legge elettorale, ma direi su tutte le grandi questioni che dovranno essere affrontate, la Valle d'Aosta ha bisogno della DC.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è con tale spirito che insieme ad un giudizio fortemente critico sui padronisti di questa vicenda, la DC si conferma come sempre al servizio della comunità valdostana.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Milanesio, ne ha facoltà.
Milanesio (PSI) Cominciamo già ad intravedere i segni di quella autocritica che sarebbe stata fatta da qualcuno e che è stata percepita da altri e che noi abbiamo sentito solo in una dichiarazione televisiva del segretario del movimento dell'Union Valdôtaine il quale credo l'abbia usata una sola volta e cioè in quella intervista, quando ha detto che l'Union Valdôtaine ha fatto un'autocritica.
Noi non ce ne siamo mai accorti, ci stiamo accorgendo del contrario, ma tant'è che le cose che stanno succedendo e che succederanno, potranno confermare o meno il nostro proposito e la nostra valutazione.
Io vorrei ricordare ai signori Consiglieri che oggi è il 3 giugno 1992. Sono passati circa due anni dai fatti del 1990, da quello che qualcuno ha chiamato "il ribaltone" e che altri hanno chiamato come un ritorno sulla via del pluralismo della democrazia della nostra Regione, un ritorno necessario, improvviso e repentino.
A sentire alcuni dei Consiglieri che sono intervenuti oggi, sembrerebbe che il 6 giugno 1990 non ci sia mai stato e che quelle aspettative, quella tensione e quella volontà di pluralismo e di rinnovamento che pure hanno animato in qualche modo alcune forze politiche, alcuni uomini politici in particolare, ebbene che tutto questo non siano mai accaduto o che se è accaduto - ho sentito oggi cenni autocritici da parte del compagno Mafrica - tendono a cancellare in qualche modo quell'esperienza, come una brutta esperienza, diventata fastidiosa dopo il risultato elettorale del 5-6 aprile; ribadisco dopo il risultato elettorale.
Io voglio ricordare che il modo, il clima, i contenuti, gli obiettivi e la tensione morale che sorresse la svolta del 6 giugno 1990 erano riassunte magistralmente in quella mozione di sfiducia che poi era anche mozione di fiducia costruttiva alla Giunta che si sarebbe dovuta insediare.
Voglio ricordare che quella mozione venne scritta quanto meno a due mani e anche quelle del Consigliere Mafrica non erano estranee a quel testo e a quelle considerazioni, ma venne scritta come una pagina di storia di cui io non me ne vergogno. Altri dovranno vergognarsene se poi si comporteranno in un modo che non è il superamento e l'esaurimento della fase propulsiva, ma è la restaurazione dello stato cuante sotto mentite spoglie, sotto il pretesto che qualcuno tiene famiglia, beninteso, "famiglia politica".
Ebbene, io voglio solo leggere un piccolo documento che può simboleggiare lo spirito del 6 giugno che in realtà era lo spirito del 2 giugno e voglio che questo documento venga reso pubblico perché è bene che la gente sappia che quanto è stato fatto non è stato fatto da un pugno di squallidi cospiratori che puntavano al potere, ma che era una congiura che poteva somigliare alla congiura contro Cesare per il ristabilimento della legalità repubblicana.
Qui nessuno è stato pugnalato e nessuno è stato ucciso, non è stato versato del sangue, a nessuno è stato richiesto dell'eroismo, ma quello che manca, quello che vedo mancare in questa sala è la dignità delle proprie convinzioni, di chi, quando fa una battaglia e la perde ne trae le conclusioni, sa perdere fino in fondo, anziché pareggiare mettendosi d'accordo con gli avversari.
Quindi il mio discorso parte dal 2 giugno ed io devo leggere un documento che non è clamoroso, ma è pur sempre il segno della volontà che esisteva e che animava questa maggioranza e che ha animato i congiurati del 2 giugno 1990.
"I sottoscritti, consapevoli dei gravi rischi che incombono sulla vita democratica della nostra Regione, in conseguenza dell'abnorme accumulo di potere che si è realizzato nelle mani dell'attuale gruppo dirigente dell'Union Valdôtaine divenuto vero e proprio terminale politico di spregiudicati interessi economico-finanziari determinando di fatto un potente ed esteso sistema di controllo sociale ed elettorale sulle molteplici attività indotte dal cospicuo bilancio regionale, si impegnano solennemente, nel superiore interesse del popolo valdostano e delle istituzioni scaturite dal dettato statutario, ad operare di stretto concerto, per porre fine al sistema di potere che fa capo all'attuale gruppo dirigente dell'Union Valdôtaine. Ritengono pertanto necessario affinché la dialettica politica possa ritrovare il corretto alveo, costringere l'Union Valdôtaine all'opposizione nei principali centri del potere politico ed amministrativo della nostra comunità, promuovendo e costituendo maggioranze alternative di chiara ispirazione democratica ed autonomistica. Il presente accordo:
a) riveste carattere eccezionale ed ha durata limitata nel tempo fino al termine dell'attuale legislatura;
b) non intende sostituire ad un potere monopolistico, un potere oligarchico, bensì consentire il ripristino dell'humus democratico, affinché il confronto politico e conseguentemente il momento elettorale che ne è la chiave di volta, ritorni ad essere libero o quanto meno non ipotecato da oscure intrecci politico-affaristici.
Tutto ciò premesso si decide con effetto immediato di dare vita ad un gruppo di lavoro composto dai sottoscritti aventi il compito di:
a) dare coerente attuazione alle finalità sopra elencate;
b) costituire il supremo momento di coordinamento e confronto tra le forze politiche rappresentate dai medesimi.
Le decisioni avverranno solo per voto unanime e alla presenza di tutti i componenti del Comitato.
Ciascuno dei contraenti si impegna solennemente sul proprio onore di uomo libero e democratico a dare puntuale esecuzione agli impegni assunti.
Il presente documento viene redatto in numero cinque esemplari che firmati dalle parti saranno trattenuti a loro mani a carattere di assoluta riservatezza.
Aosta li, 2 Giugno 1990
f.to Bruno Milanesio - Rusci - Alder Tonino - Martin - Gianni Bondaz
Io non voglio con questo fare del "sensazionalismo", ma dato che qui sembra che quanto é stato fatto non abbia più nessun padre, ma solo dei padrini, io voglio ricordare a chi ha sottoscritto questo documento e mi pare che chi ha sottoscritto questo documento gode ancora della fiducia dei rispettivi partiti o quanto meno è leader delle forze nelle quali milita. Io voglio solo ricordare ripeto, che allora esisteva una valutazione di un certo tipo ed io non mi sono accorto dell'esaurirsi della spinta propulsiva. Mi fa piacere che il compagno Mafrica riecheggi documenti ben più importanti che hanno fatto forse anche la storia del PDS attuale in riferimento all'Unione Sovietica e abbiano consentito lo strappo dall'Unione Sovietica.
Io credo però che in tutto ci debbano essere dei tempi di maturazione, di plausibilità e di decenza. Io non discuto, ognuno può fare quando vuole le scelte che vuole, ma questo vale per le persone, non per i soggetti politici, o quanto meno può anche valere per i soggetti politici perché possono fare ciò che vogliono, ma poi lo devono spiegare alla gente a cui chiedono i voti, a coloro a cui chiedono sostegno per portare avanti le politiche della difesa degli interessi del bla, bla.
Io ho chiesto di guardare il calendario, siamo il 3 giugno 1992, due mesi dalle elezioni politiche perse dalla lista Dolchi-Fosson. A me sono mancati i passaggi. Io trovo che in tutto quello che questa mattina il compagno Mafrica, con un certo imbarazzo, ha cercato di illustrare, mancano dei passaggi logici, ci sono dei salti. A me è sembrato che il logico Demetrio Mafrica, nel fare queste illustrazioni, assomigliasse di più a quell'atleta che era un grandissimo tuffatore e che partecipò alle Olimpiadi di Roma, Klaus Dibiasi, altoatesino, che faceva il triplo salto mortale carpiato; io ho avuto l'impressione che questo consenso fosse una piscina e che qualcuno fosse su un trampolino e questo lo specchio d'acqua!
Noi socialisti in questo momento diciamo che siamo stufi di farci prendere in giro o di essere utilizzati come capri espiatori di certe situazioni. E' chiaro che la restaurazione comincia in questo modo perché ciò che è iniziato in questi giorni e quello che oggi non si celebrerà compiutamente, ma si getteranno le basi per la celebrazione di ciò che va in senso storico correttamente definito come "restaurazione". C'è stata la "rivoluzione" del 6 giugno 1990 e c'è la restaurazione del 3 giugno 1992.
Quello che ci preoccupa è che a questo processo di restaurazione partecipa una forza della sinistra che ha fatto delle analisi - a nostro avviso, non politiche, - o per lo meno, che loro credono essere politiche. Io non voglio togliere dignità alle valutazioni ed alle scelte, ma credo che, la radice di questa svolta sia di natura psicologica e accanto alla ricerca di una identità del nuovo partito della sinistra - a seguito degli insuccessi elettorali - è maturata la convinzione, sempre in una parte del gruppo dirigente, che nel 1993 i conti con l'elettorato non sarebbero più tornati per il loro partito e per la maggioranza. Questa è una valutazione politica.
Quale tipo di meccanismo ha fatto scattare questa forma di valutazione? Una volta le forze politiche abituate ad opporsi al sistema, quando perdevano le elezioni - perché la sinistra in Italia non ha mai vinto - andavano il giorno dopo a cercare un accordo con il vincitore. Ma la capacità di resistenza su un progetto politico, la capacità di portare avanti le proprie convinzioni anche quando non sono maggioritarie e non sono condivise, ma a chi deve appartenere?
Allora, si sono persi tutti i punti di riferimento, si sono persi l'Alfa e l'Omega dell'impegno politico; qui si pensa che ci sia solo un luogo privilegiato che consente di prendere delle decisioni e di gestire e che concede dignità alle forze politiche e questo luogo è il governo.
Noi siamo convinti che lo scopo delle forze politiche è di ricercare certo il governo, ma il governo in certe condizioni, situazioni ed in certe premesse.
Io qui non voglio sentir dire che si sono fatti discorsi autocritici, quando l'unico discorso autocritico consiste nell'affermazione che viene fatta in quest'aula oggi.
Non abbiamo sentito neppure proposte convinte, abbiamo ritenuto che il grado di fervore che ha animato questa maggioranza fosse abbastanza omogeneo e quindi riteniamo che se responsabilità ci sono vanno ripartite e, quindi, noi, per tre voti, ci assumiamo questo tipo di responsabilità.
Quello che però noi non siamo riusciti a capire è il passaggio, questo salto logico, poiché da questa parte si perde e noi "teniamo famiglia" Quelli che si sentono "unti" dal Signore e ritengono di portare in sé la verità e quindi devono vincere a qualsiasi condizione ritenendosi di rappresentare gli interessi della Valle d'Aosta.
Noi non vogliamo delegittimare nessuno. Siamo una parte non troppo grande di questo Consiglio regionale e di questa opinione pubblica e diciamo che questo modo di comportarsi, questi "salti della quaglia" sono incomprensibili. Rappresentano uno psicodramma per chi li vive, ma non rappresentano nessuna necessità né una realtà diffusa. Questo psicodramma appartiene al gruppo dirigente del PDS che è un gruppo dirigente in cerca d'autore. Non appartiene né agli elettori né ai cittadini né alla gente e tanto meno credo ad altre forze politiche. Noi ne prendiamo atto con rispetto non condividendo minimamente e ritenendo che i conti a sinistra bisognerà farli anche se noi pensiamo che è questo tipo di sinistra che non può funzionare.
Vorrei aggiungere alcune considerazioni sull'arroganza delle forze politiche. Non ci rifiutiamo di pensare o di credere che essendo la politica un gran fiume in movimento, ci siano e avvengano delle trasformazioni.
Abbiamo sempre avuto nei confronti dell'UV uno strano rapporto che potremmo definire improntato all'odio-amore. Io dico solo che non mi è parso di intravedere nelle lapidarie dichiarazioni del segretario generale del movimento - che quando si presenta alla televisione ha più l'aria di un "sensale" che cerca di mettere d'accordo diverse parti politiche - nessuna modificazione di atteggiamenti né delle indicazioni su cosa si vuole risolvere. Io ho continuato a vedere, e sarei lieto di essere smentito, quella sorta di "doroteismo che la contraddistingue" e che gioca a porsi al centro dello schieramento e a cercare accordi con tutti quelli che gli garantiranno il centro del centro e in realtà la vera possibilità di contare e di decidere. Anche qui dobbiamo farci soccorrere dalle leggi della fisica che poi sono simili a quelle della politica.
Nessuno vuole e può negare all'Union Valdôtaine la sua funzione di forza di maggioranza relativa di questo Consiglio e di questa Regione, ma se le analisi che facemmo due anni fa erano vere allora, ed io ritengo di sì, mi si deve spiegare oggi come queste analisi che potrebbero essere in parte superate, ma che debbono essere contraddette e rovesciate e anzi in qualche modo si debba chiedere scusa.
Noi guarderemo con attenzione gesti, comportamenti e le proposte di quella che oggi forse non è ancora una maggioranza, ma che tenterà di coagularsi come maggioranza. Noi siamo qui per dire che siamo all'opposizione. Un'opposizione dura, ma sarà in funzione delle rispondenze che ci saranno tra le premesse ed i propositi enunciati e gli atti che ne conseguiranno. Noi però abbiamo qualche grossa preoccupazione che riteniamo gravi sull'avvenire della nostra Regione. Abbiamo già letto dichiarazioni sui giornali che tendono a rimettere in discussione argomenti già decisi in questo Consiglio ed abbiamo l'impressione che di nuovo forze interessate ad occupare centri di potere economico nella nostra Regione si mettano in moto e utilizzino questa trasformazione di alleanze per trovare legittimazione e spazio al fine di coronare disegni che forse erano saltati con il 2 giugno 1990.
Noi abbiamo l'impressione che forse dietro a certe iniziative della CEE ci sia la manina e la firma di qualche parlamentare della Repubblica italiana; abbiamo una serie di impressioni e di sospetti e anche qualche certezza, ma non è l'argomento della nostra conversazione. Abbiamo voluto limitarci a dire che per quello che ci riguarda, noi faremo un'opposizione dura perché non riteniamo che le contraddizioni interne ai partiti, e di questo si tratta, vadano scaricate sulle istituzioni. Tutto si potrà dire di questa crisi meno non sia nata da problemi interni elettorali di un partito che ha messo in seria crisi una solidarietà di maggioranza ammantandola di fumosissime considerazioni.
L'equilibrio verbale si raggiunge sempre - come lo troverete nel documento che fra poco si presenterà e da quello che ho capito è una specie di preambolo Lanivi,- comunque dirà molto poco, ma consente di portare avanti delle trattative in quel modo doroteo strisciante in cui tutto sembrerà indolore ma che servirà solamente a compiere vendette contro gli avversari politici ed all'interno dei propri partiti. Si è aperto un gioco al massacro. Di tutto questo c'è poco di politica ma solo la voglia struggente di occupare le poltrone della Giunta regionale per utilizzare il potere amministrativo come arma impropria nella contesa elettorale. In questo alcuni sono stati bravissimi in passato e si ripromettono di farlo anche nel futuro. C'è l'uso dell'impiego del potere amministrativo a fini elettorali.
Non riconosciamo per il momento nessuna dignità politica a questo tipo di proposta, che tra poco verrà messa in atto, ed aggiungiamo che ritenevamo e riteniamo che la proposta più logica poteva e potrebbe essere quella che noi ci siamo permessi di avanzare in un nostro documento, e cioè quella di eleggere un Presidente in questo Consiglio e che questo Presidente desse luogo ad una Giunta di non Consiglieri e di uomini non legati a partiti.
Quindi impropriamente una Giunta di tecnici, e che questo consentisse una sorta di governo di transizione e di attesa per consentire ai partiti e ai movimenti di ritrovare le loro identità perdute e di avvicinarsi alla competizione elettorale in modo più corretto.
Questo non è probabilmente auspicato dai vincitori e non sarà ritenuto utile a chi già intravede altro, ma noi la lasciamo come una proposta di alto profilo politico, come una proposta che consente alle forze politiche di fare ordine e chiarezza al loro interno e nei loro confronti.
Una cosa è certa; comunque vada a finire questa vicenda non esiste certamente ordine e chiarezza e nella peggiore delle ipotesi ci sarà la restaurazione all'insegna evidentemente dello stato ante 5-6 giugno e nella migliore della ipotesi ci sarà la Babele dei linguaggi, la confusione più totale e l'incapacità di operare della possibile Giunta regionale.
Noi sappiamo che il Consigliere Lanivi, pur essendo un uomo di parte, è una persona abbastanza distaccata dalle questioni di potere, se mi consente una battuta affettuosa egli è un po' un "Martinazzoli" nostrano. Noi gli riconosciamo questa sua capacità che è anche quella, a volte, di volare alto. Noi gli diciamo che nell'ipotesi di una Giunta di transizione saremo pronti a dargli anche il nostro voto, ma in una Giunta in cui lui viene scelto per fare il segnaposto, noi non saremo disposti a dargli il nostro voto anzi, voteremo contro.
Ci rivolgiamo alla persona di Ilario Lanivi dicendogli che lui in questo difficile momento impegnerà la sua persona, ed è bene che non la sprechi.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Gremmo, ne ha facoltà.
Gremmo (UAP) Grazie Presidente. Lei è stato cortese questa mattina nell'affrettarsi a chiamare il collega Agnesod a svolgere le funzioni di segretario per timore che salissi io. Mi permette così di intervenire con grande calma per farle, in modo formale, una forte censura perché tutti i Consigli regionali d'Italia hanno ritenuto di aprire i loro lavori ricordando la strage mafiosa che ha visto la morte del Giudice Falcone, di sua moglie e della sua scorta. Lei era così preso dal nuovo ruolo che, a quanto pare, avrà, di collaboratore della nuova maggioranza che ha pensato che questo potesse non interessare. Quindi formalmente io ritengo censurabile il fatto che Lei non abbia ritenuto di aprire i lavori dando la giusta importanza a questo drammatico fatto. Ma ognuno evidentemente ha le ottiche politiche morali che più gli interessano.
Detto questo, io vorrei con pacatezza e brevità fare alcune riflessioni. Intanto mi corre un obbligo: il quotidiano di Torino più venduto in questa Regione ha pubblicato ieri un falso per cui penso oltretutto in qualche modo di dovermi tutelare. Il quotidiano "La Stampa" ha scritto che tutti i partiti o gruppi politici presenti in questo Consiglio regionale ad esclusione del PSI sarebbero andati nei giorni scorsi, come una sorta di pellegrinaggio, nella sede del Partito dell'Union Valdôtaine. Ora questo è un falso perché, almeno per quanto mi riguarda, io non metto piede nella sede dell'UV - e non intendo metterlo - almeno da quando firmai, presente il Consigliere Louvin, un comunicato ai tempi in cui credevo e pensavo che fosse opportuno e giusto che l'UV avesse un ruolo centrale nella politica di questa Regione.
Ho cambiato opinione e da quel momento non ho più avuto niente a che fare con l'UV. Ma al di là di quella che poteva essere la mia volontà nel caso avessi voluto muovermi in quella direzione, posso portare modesta testimonianza che l'Union Valdôtaine non ha ritenuto nella sua legittima impostazione, di conoscere la mia posizione e questo fatto mi conferma una mia vecchia opinione e cioè che questo partito è un partito arrogante e forte con i deboli e servile con i forti. Io non pretendo di cambiare le caratteristiche che ognuno ha, ma questo finisce per dare ragione alle osservazioni che ha fatto il collega Milanesio.
Lo dico benevolmente, ma che si continui a disprezzare una parte di questo Consiglio, è un sintomo di come si intende la democrazia. Quando esisteva il Movimento Sociale, capisco che potesse esserci la barriera ideologica anche se, visto i numerosi fascisti che si sono riciclati nel partito dell'Union Valdôtaine, almeno questo alibi poteva valere - ma che continui a valere nei mie confronti è il segnale che lo stile e l'arroganza di potere non sono cambiati.
Questo per dire che io mi sento, a differenza di quanto hanno detto Ricco e Milanesio che hanno rinfacciato al PDS amori non corrisposti, di elogiare il PDS e il collega Mafrica per la loro scelta. In effetti durante la campagna elettorale c'è stato un grosso equivoco, quello cioè di dire che i partiti erano da una parte e l'Union Valdôtaine che è una specie di "leghismo" alla valdostana dall'altra. Era evidente che in quelle condizioni, l'UV giocava di rendita e nel momento in cui tutto l'arco alpino e le regioni dell'arco alpino hanno rifiutato il sistema dei partiti, l'UV ne usciva con una beatificazione. Con la scelta del PDS mi sembra che almeno l'aureola di antipartitismo all'UV è stata tolta e questo sarà l'elemento centrale su cui si potrà giocare la campagna elettorale e che mi permette di ringraziare il PDS per questa sua scelta, perché a questo punto rimango da solo a sostenere di essere contro il sistema dei partiti.
Mi va bene perché la ragione che mi portò a pensare che la maggioranza che doveva essere alternativa al sistema di governo e di potere dell'UV che ho definito "doroteismo di lingua francese", era la speranza che una dialettica politica si aprisse e che questa dialettica politica sfociasse in esiti diversi e lontani da quelli che abbiamo verificato da oggi in avanti e che sono gli esiti della gestione del potere, per il potere con chiunque e in qualunque maniera pur di arrivare ad utilizzare le stesse leve del potere.
Quando io ero ragazzino, il contrordine compagni, veniva inghiottito dalla base sana e popolare del partito perché c'erano i più alti ideali, la speranza del socialismo la speranza del mutamento. Evidentemente usare lo stesso procedimento del, "contrordine compagni", quando tutte le masse sono state seppellite, evidentemente non funziona.
Io mi sono appuntato la frase di Mafrica quando dice che le barriere ideologiche non corrispondono alla sensibilità della gente. Questo è abbastanza opinabile. Io vorrei chiedere come farà l'UV - mi spiace che non ci sia il Vicepresidente Stévenin - quando il futuro Assessore Monami comincerà con la sua politica a favore degli extra comunitari e comincerà a portare a livello di esecutivo l'infausta politica che lei e Bich hanno iniziato.
Inoltre mi chiedo come il PDS riuscirà a giustificare agli occhi della sua base popolare almeno tre questioni.
La repubblica valdostana: l'uscita di Grimod io l'avevo definita banale e poco elegante. Ora sarà interessante verificare se Grimod metterà da parte questa proposta; la questione per cui il giornale dell'UV accusò Tonino, Bondaz e Milanesio di avere venduto la Valle alla mafia e sarà interessante verificare anche questo. Il terzo punto inoltre sulla questione Di Pietro: io vorrei dire al Consigliere Bich e al giornalista Camera che le vicende giudiziarie che sono state innescate non si fermano a Brissogne, ma ci saranno ulteriori sviluppi.
Vorrei rivendicare come faceva il collega Milanesio, l'orgoglio di avere fatto parte, di essere stato per alcuni tempi determinante per una maggioranza che secondo me era necessaria per la Valle d'Aosta. Se un merito va alla Giunta Bondaz è stato quello di innescare dei processi di confronto democratico che non andranno perduti. Si è dimostrato almeno, per due anni, che l'UV non è indispensabile. Sono stati in un angolo, gridavano, scalpitavano, ma si è dimostrato che non sono stati indispensabili, quindi le premesse di qualcuno che senza l'UV non si può governare, sono false.
Si parla di restaurazione. Non è vero che torna chi c'era prima, si crede sia così ma se vi ricordate al Congresso di Vienna sono tornati tutti con le loro parrucche, ma la carboneria li ha rimandati a casa tutti, quindi state attenti che ora non si ritorna alla restaurazione.
La scelta del PDS dimostra che "l'ancien régime" è identico e comunque in qualche maniera assimilabile ad un certo tipo di régime che c'era - vituperatissimo - da Pont St. Martin in giù, cioè che esiste un partito in più che entra nella logica di spartizione del potere. Ma siccome le scelte che stanno prevalendo nella popolazione sono quelle di battere il doroteismo, cioè la voglia del potere per il potere, non tornano quelli che c'erano prima, ma il fenomeno che nascerà in Valle d'Aosta nei prossimi anni è quello che si coaguleranno delle forze, per cui la politica non sarà più quella dei partiti.
La gestione consociativa che da oggi si vuole avviare non lascia più gli spazi di prima.
Non invidio l'amico Lanivi perché lo considero saggio, ma c'è già un affollamento per accaparrarsi le briciole di sottogoverno. Leggo che il PDS rivendica dei ruoli. In questo clima formicolante di trame per giungere al potere, è evidente che il quadro non potrà essere quello di arrivare all'egemonia sicura per qualcuno. In questi traffici io credo che una base che votò la lista Vallée d'Aoste a queste elezioni e che non é dell'UV, sicuramente farà una riflessione.
Io trovo significativo che ci siano i Verdi. Ho sempre pensato che non sia giusto che ci siano due movimenti Verdi in tutta Italia e in Valle d'Aosta ce ne sia uno solo. Quindi io ritengo che sia giusto ci siano i Verdi e poi ci sia Riccarand che è un'altra cosa.
Sono curioso di vedere come Riccarand andrà in giro per la Valle dopo aver pubblicato i manifesti in cui aveva messo Andrione-Bondaz e tra i due, i Verdi erano un'alternativa. In realtà l'alternativa non era tra Andrione e Bondaz, ma tra un galantuomo come Dolchi e un galantuomo come Dujany e la vostra lista evidentemente ha giocato di rendita forzando la realtà. Entrando nella nuova maggioranza perderete quel residuo di credibilità.
Questo confuso ragionamento per dire che io sono lieto della scelta che è stata fatta, non ho nulla da recriminare al PDS, mi dispiace per il compagno Bajocco perché noi siamo stati gli unici qui dentro a capire che la lettera di Togliatti era fasulla.
Finisci in una strada che non ti permetterà di andare al Quartiere Cogne né alla gente della Bassa Valle che sa cos'é l'UV, non ti permetterà più di dire le cose giuste che in questo anno hai detto.
La base non è mai stata consultata e la vera ragione per cui io sono diffidente nel modo di fare politica dell'UV sta nel fatto che tutte le scelte le hanno fatte al vertice senza coinvolgere in nessuna maniera voi, perché sono convinto che se avessero coinvolto la base, forse, si facevano altri discorsi e le spaccature magari venivano fuori prima ed erano più salutari.
Personalmente in questo ultimo periodo, ho "inghiottito" gli albanesi, e decine di cose che il vostro Assessore ha portato avanti e che io non condividevo però sapevo che bisognava sacrificarsi per una opzione politica che vedevo di lungo respiro.
Per fortuna che c'è ancora Rifondazione Comunista, che dimostrerà che l'avvitarsi nel potere per il potere, vi fa perdere quella che era la diversità comunista e che l'unica ragione che permetteva all'operaio e al contadino di darvi comunque il voto.
PresidenteRifiuto categoricamente l'affermazione tendenziosa e direi di assoluta malafede di Gremmo secondo cui - perché forse troppo preso dalle questioni della futura maggioranza - non avrei fatto riferimento alla strage in cui è stato coinvolto il magistrato Falcone insieme a sua moglie e alla sua scorta.
Questo non è stato fatto semplicemente perché ai sensi dell'articolo 38 del Regolamento secondo le decisioni che sono state prese in una conferenza dei capigruppo cui Gremmo aveva partecipato, di procedere oggi con l'iscrizione in via di urgenza della presa d'atto delle dimissioni del Presidente della Giunta, non sono previste comunicazioni del Presidente del Consiglio. Così come ad esempio non sono state previste nelle comunicazioni del Presidente del Consiglio, le elezioni del Presidente della Repubblica, altro fatto importantissimo, così come non sono previste altre comunicazioni. Io avrei anche potuto farlo, però è giusto che questo venga fatto in una seduta ordinaria e sulle cui comunicazioni tutti i consiglieri potranno intervenire. In attesa di questo, sul problema della strage di Palermo è giusto che tutti i Consiglieri e le persone che hanno un minimo di sensibilità possano assumere tutte le iniziative possibili anche perché secondo me è opportuno non solo commemorare, ma agire perché queste cose terribili non abbiano a verificarsi.
Per ciò che riguarda il fatto che ho chiamato Agnesod, devo confessare che è stata una svista. Forse perché lo chiamo quasi sempre data la scarsissima presenza del Consigliere Gremmo ai lavori del Consiglio così come è scarsissima la sua presenza nei lavori dell'Ufficio di Presidenza di cui Gremmo fa parte.
(Applausi)
Altra questione: il Presidente del Consiglio non è il Presidente di una maggioranza anche se generalmente viene votato con i voti di una maggioranza in Consiglio. Io sto valutando la questione anche di presentare le dimissioni se verrà ritenuto opportuno in modo che il Consiglio si pronunci nuovamente sull'elezione del Presidente del Consiglio. Io spero che l'ufficio di Presidenza possa al limite concordare su questo e valutare se tutti non dovessimo presentare le dimissioni.
Gremmo aveva già accennato alcuni Consigli fa alla possibilità di presentare le sue, io spero che avremo occasione di discuterne.
Ha chiesto la parola il Consigliere Trione, ne ha facoltà.
Trione (DC) A titolo di precisazione vorrei comunicare che questa mattina avevo chiesto se era possibile intervenire per quanto concerneva la strage di Palermo ed inoltre di provvedere alle felicitazioni verso il Presidente della Repubblica, ma mi è stato risposto che non era previsto nell'ordine del giorno e che quindi l'avremmo fatto in altre occasioni.
Vorrei ritornare sulla discussione e diversamente da quanto ha detto Gremmo, io mi rivolgo soprattutto al PDS. Senza dubbio quando il segretario del PDS Occhetto qualche giorno fa, in televisione, in diretta a Samarcanda, parlando della questione morale del suo partito, ha dichiarato che si vergognava, non era a conoscenza dei fatti che stavano toccando il Consiglio regionale e non era a conoscenza dell'operazione posta in atto dal PDS per scardinare questa maggioranza e, tanto meno era a conoscenza delle affermazioni che, qui, questa mattina, l'assessore Mafrica ha rilasciato a proposito degli impegni assunti il 6 giugno 1990. Credo però, anzi ne sono sicuro, che se l'avesse saputo, avrebbe avuto un motivo in più per dichiararlo. Per avere questa certezza mi è stato sufficiente in questi giorni parlare con alcuni comunisti che a mio parere hanno ben chiara la questione morale e che ritengono l'azione del vertice comunista valdostano, di assoluta immoralità ed altamente scorretta.
Per la verità ci stiamo purtroppo abituando in questo Consiglio regionale a sentire tutto ed il contrario di tutto; il tema della candidatura olimpica non è che un esempio, ad una sarabanda di andirivieni da un gruppo consiliare ad un altro, al nascere di nuovi gruppi alla faccia degli elettori e del loro voto.
La questione morale concerne anche tali comportamenti e questi comportamenti non fanno che gettare discredito e sfiducia nella politica e nelle istituzioni.
Quando, dopo il 6 giugno di due anni fa, si era andata definendo una nuova maggioranza e le diverse forze politiche che la andavano costituendo lavoravano superando difficoltà non di poco conto, trattandosi appunto di forze da sempre, o da tempo, avverse per definire, nel reciproco rispetto, modi nuovi di lavorare e programmi concreti, a molti di noi era parso di cogliere comunque e al di là dei risultati immediatamente conseguiti o conseguibili, un segno positivo. Nei due anni trascorsi, pur tra le mille difficoltà, contrastati da un'opposizione alla quale bisogna certamente riconoscere la massima efficacia, alcuni importanti risultati erano stati acquisiti. E non mi dilungherò di certo qui ad enumerarli. Mi sento però, Assessore Mafrica, di non citare tra questi la legge per le nomine; forse non è tra i risultati conseguiti!
Altri stavano per essere colti, altri ancora occorre riconoscerlo erano rimasti disattesi, come ricordato nella vostra Risoluzione del 22 maggio e, tra i risultati disattesi, mi permetto di citare a caso, il problema della Cogne, forse andava e va affrontato con maggiore impegno.
Ultimamente poi ci era parso che nel corso della campagna elettorale per le politiche erano state sottolineate e ribadite con estrema forza e con marcata virulenza, in particolare da uomini del vostro vertice, le ragioni del ribaltone del 6 giugno 1990. Ancora dopo il 6 aprile a fronte del risultato negativo delle elezioni politiche per i nostri candidati, il Presidente della Giunta rimetteva il suo mandato alle forze politiche che sostenevano la maggioranza. Siete stati tra i primi a chiedergli di rimanere al suo posto.
Non sono passati neppure due mesi ed improvvisamente avete scoperto che "parti significative dei programmi sono rimaste disattese", che "permangono all'interno della maggioranza atteggiamenti di sottovalutazione che sono preoccupanti", che "è necessaria un'attenta riflessione sui limiti e sui ritardi nelle attività di tutte le componenti politiche" e via di seguito.
Questi erano gli argomenti da portare nelle riunioni di maggioranza, da portare nelle riunioni di Giunta, non mi risulta che questo sia stato fatto ed al vostro segretario sono stati necessari altri cinque giorni per poterci finalmente comunicare il suo e il vostro disimpegno, salvo stupirvi infine del giudizio negativo che la DC dava e che mantiene verso il vostro atteggiamento.
Si chiude così e concludo anch'io, una esperienza politica amministrativa della nostra Regione, si chiude vanificando il lavoro e gli sforzi che molti, in questi due anni, avevano compiuto. Io, anche a nome del mio partito, li ringrazio per quanto hanno fatto. A voi, a vostro carico, restano le gravi responsabilità di questa vanificazione. I valdostani, il vostro elettorato per primo ne sono certo, saprà darvi un'adeguata risposta.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Bajocco, ne ha facoltà.
Bajocco (PCI-PDS) Sono trascorsi due anni. Il 6 giugno a mio avviso era necessario dare quella svolta. E' stato importante per questa maggioranza che esce, importante per la maggioranza di allora, è servito a modificare, a far cambiare il metodo da parte di certi amministratori dell'Union Valdôtaine. Forse è stata una lezione forte che a qualcuno di questi ha lasciato qualcosa nell'interno. Io mi auguro che queste persone sappiano lavorare in un modo diverso con la nuova maggioranza che dovrà nascere.
Dicevo che il 6 giugno il nostro partito, il partito Comunista allora, PDS Sinistra valdostana oggi, è stato per un anno fuori anche appoggiando dall'esterno l'esecutivo quella maggioranza. Da parte nostra, nel nostro interno ci sono stati degli scontri perché una parte non era d'accordo ad appoggiare quella maggioranza della Democrazia Cristina.
Eravamo un partito Comunista, non dovevamo essere emarginati per nessuna ragione. E' successo poi nel marzo del 1991 con l'uscita di un Consigliere del PSI - che ha creato grandi difficoltà- che il partito Comunista è entrato. Forse è stato un errore che ha commesso questo partito perché probabilmente in quel momento poteva già verificarsi questa crisi. In questi due anni la politica amministrativa di questa maggioranza l'hanno fatta i vari segretari. Io vi dico che in due anni le verifiche non ci sono mai state, anche se ci siamo lamentati diverse volte.
Il sottoscritto ha criticato spesso il Presidente della Giunta sul problema della pianta organica, abbiamo detto che insieme a questo problema doveva andare avanti il discorso del decentramento nel territorio perché è inutile rimpinguare il palazzo quando nel territorio della Valle d'Aosta la gente deve muoversi per venire a sbrigare delle pratiche. Abbiamo ritardato questa legge che poi è andata avanti mentre i servizi invece non sono cambiati. Abbiamo criticato il Presidente Bondaz sul problema delle centralità di certi servizi come aveva già fatto il Presidente della Giunta precedente, ma è rimasto come prima. Il problema dell'agenzia di lavoro, della SDS, sulla Mercedes, abbiamo detto che doveva essere presente in prima persona l'Assessore ed abbiamo criticato anche il problema di certi incarichi che si sono verificati.
Ma sono anche dell'avviso che queste cose potevano essere superate con la maggioranza appena sciolta. Questo perché il tempo che ci rimane per le prossime elezioni è così esiguo ed io mi auguro che quanto diceva ieri sulla Stampa il Consigliere Andrione, che io ho sempre stimato come persona, vada avanti.
I pochi problemi che noi dobbiamo mettere sul tappeto devono essere realizzati. Quello che mi ha fatto arrabbiare in questo cam-bio che sta avvenendo è che, è vero che noi abbiamo dato fedeltà a questa maggioranza prima delle elezioni del 5-6 aprile, abbiamo detto che questa maggioranza può lavorare fino al mese di mag-gio. Sembrava che tutto andasse in quella direzione, abbiamo fat-to una verifica, siamo stati scontenti di quella verifica perché certi problemi non venivano presi a cuore dal Presidente della Giunta; il partito si è riunito a livello di Direzione, in assemblea, ed ha votato un documento. Io sono uno di quei 14 che a mezzanotte ha votato e non ho niente da nascondere e da rimproverarmi. Io la Democrazia Cristiana l'ho sempre combattuta perché ho lavorato nell'interno di una fabbrica per anni ed ho visto decine e decine di miei compagni morire sotto i Ministri democristiani e non ho mai sposato la DC e non sposo neanche l'UV.
Io sono un comunista e la mia mentalità rimane al vecchio partito. Ma non per questo il mondo non deve andare avanti e con il nostro cambiamento ci sono state delle grandi aperture. Io mi auguro che queste aperture continuino con altre forze di sinistra, mi auguro che il nostro partito vada avanti e che questa scelta sia proficua politicamente ed elettoralmente.
Io ero un po' tra l'incudine e il martello, credetemi; ho firmato prima quel documento ed erano più o meno le parole del documento del giugno 1990. Vi sono dei contenuti simili, spero che il problema della Cogne che l'Assessore Mafrica ha sempre avuto a cuore, anche se è vero che è stato isolato dalla Giunta perché ognuno di voi ha solo guardato il proprio settore senza tenere in considerazione altri settori importanti ed ha sempre solo guardato il proprio "orticello", le proprie sistemazioni; spero, dicevo, che con questo cambio di maggioranza la situazione migliori. Io desidero che gli operai della Cogne rimangano e che lo stabilimento si ingrandisca.
Un dato di fatto è che il problema dell'acciaio non lo può risolvere Mafrica e neanche questo Consiglio, ma lo potrà fare solo una maggiore partecipazione e collegialità.
Io faccio parte di questo partito da 45 anni e mai come questa volta - vi dico la verità - (nel giro di due anni ho il fegato che si sta spezzando) non voglio fare il pellegrino bastonato come ha fatto qualcuno per essere premiato fra sei mesi; non esco dal Consiglio perché mi rimane un anno e neanche esco dal partito per poter ottenere qualcosa o una sedia. Io rimango in questo partito perché credo di poter essere ancora utile. Ieri ai miei compagni sul problema del capogruppo, ho detto che quando si fa parte di una maggioranza si devono rispettare delle regole e se vi sono delle leggi e degli ordini del giorno e degli argomenti devono essere discussi in questo consenso e anche se questo partito è cambiato si deve votare come vota il gruppo. Sono stato amareggiato per l'ordine del giorno che aveva presentato il Consigliere Gremmo per cui alcuni del nostro gruppo si sono astenuti; è per quella ragione che ieri è stata tenuta una riunione.
Ho firmato questo documento, vuol dire che faccio parte della nuova maggioranza ed invito coloro che dovranno trattare di scegliere gli uomini giusti e metterli nei posti giusti ed al Presidente della Giunta Lanivi, che è una persona che ammiro e che penso sia corretto e mi auguro che questa sua correttezza la possa trasmettere anche agli altri perché senza polso, senza volontà e senza correttezza, mio caro Lanivi quei figli... "te brusa".
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Rusci, ne ha facoltà.
Rusci (PRI) In politica nulla si cancella, quasi nulla si riesce a rimuovere e tutto si trasforma. Si chiude oggi formalmente e noi ne prendiamo atto, del libro della storia della politica valdostana, il capitolo iniziato il 6 giugno 1990.
L'imperativo categorico, la necessità, voltiamo pagina, pensiamo al futuro, i fatti ci costringono a questo. D'altra parte nell'analisi dei due anni che abbiamo trascorso insieme, viene fuori e con decisione che sovente, la parola d'ordine per esorcizzare certi problemi presenti, i problemi di numero, i problemi di rapporto, era "andiamo avanti a tutti i costi".
Forse sarebbe stato opportuno avere la forza e anche il coraggio di approfondire certi temi e certi argomenti su certi passaggi difficili che ci sono stati nei due anni; dalle defezioni importanti, forse minimizzate e da ultima il risultato delle elezioni politiche del 5-6 aprile. Io voglio ricordare che è giusto che tutto si sappia in pubblico e che si sappia anche degli atteggiamenti politico-amministrativi tenuti dalle forze politiche non nel consenso regionale.
Io voglio ricordare che quel martedì mattina, nel corso di una riunione provocata all'indomani del risultato delle elezioni politiche, dal Presidente della Giunta con le forze di maggioranza, i segretari, i consiglieri, avevo chiesto se non fosse stato possibile valutare l'opportunità di presentarci dimissionari come Giunta al Consiglio regionale successivo. Si preferì optare per presentare una forma di valutazione ai gruppi di maggioranza i quali ci dissero di continuare.
Ebbene nel Consiglio regionale durante le valutazioni delle elezioni politiche, avevo cercato nel mio intervento, prendendo atto che c'era del nuovo ed importante che avanzava nel paese, prendendo atto anche del risultato elettorale, che forse non era il caso di nascondersi dietro a un dito, ma era opportuno approfondire i motivi che avevano battuto l'impegno della maggioranza e della Giunta regionale nel corso della campagna elettorale. In sostanza gli elettori valdostani non ci avevano sostenuto. Candidati prestigiosi della nostra coalizione non erano riusciti a dare quel segnale dal quale avrebbe potuto dipendere il futuro di questa maggioranza.
Sono stati due anni di intenso lavoro, di soddisfacente grado collaborativo all'interno della coalizione, ma forse, davvero, con Assessori troppo ripiegati alla valutazione del proprio ambito. Credo che questo sia umano, l'attività politico amministrativa della delega di Giunta è un'attività assorbente, un'attività che richiede serietà di approccio al problema, competenza di analisi e dispiego di forze non indifferenti. Ad altri forse era lasciato il ruolo politico di spinta e di propulsione che c'è stato il 6 giugno 1990 e che aveva previsto uno stile amministrativo diverso a danno del decisionismo e a vantaggio di un'approfondimento collegiale, di un coinvolgimento delle volontà. Questo ha rallentato indubbiamente alcune decisioni, forse avremmo avuto bisogno, tutti noi, di essere più numerosi e meglio spronati; l'imperativo invece sembrava che fosse quello di resistere a tutti i costi.
Noi non ci presentiamo all'appuntamento di oggi "tremanti i polsi e riverente il ciglio"; non ci nascondiamo di aver fatto per i motivi di allora, delle scelte difficili. Questo è un momento difficile, siamo all'emergenza e dovremo probabilmente effettuare delle scelte difficili nel futuro.
Vorrei rileggere l'inizio del mio intervento del 20 giugno 1990 e un passaggio delle conclusioni dell'intervento stesso. Io dicevo, per spiegare il gesto di allora: "ebbene nell'accingermi ad un'operazione così complessa, voglio innanzitutto precisare come non siano venute meno le ragioni ideali che per tanti anni ci hanno accomunato all'Union Valdôtaine che riteniamo tutt'ora depositaria di valori storico-politico-culturali di ampio respiro e proprio perché tali condivisibli dalla stragrande maggioranza delle forze politiche operanti in Valle d'Aosta".
Questo discorso - dicevo allora - vale per un partito come il PRI che ha avuto nella sua concezione regionalista autonomista e federalista, uno dei cardini del suo patrimonio ideologico e di conseguenza del suo modo di interpretare e di fare politica e nelle conclusioni - dicevo allora - "non abbiamo sicuramente la certezza di aver fatto la cosa migliore" e d'altra parte una caratteristica laica è di non avere certezze, diversamente da altri, che non vivono mai all'ombra del dubbio, siamo però convinti di avere fatto una cosa necessaria.
Non vogliamo dare consigli a nessuno, ma speriamo in un utile ripensamento da parte dell'Union Valdôtaine con cui intendiamo mantenere rapporti politici, mai più strumentali.
Mi sembra di non avere verificato nell'UV la volontà di riscrivere per l'occasione un libro che tratti dei delitti e delle pene, ma ci siamo incontrati con un movimento che ha esposto delle sue valutazioni, dei fatti, ha affrontato la problematica e il metodo per arrivare ad una nuova maggioranza e assieme ad altre forze abbiamo sottoscritto un documento politico da costituire un "preambolo" di discussioni che è alla base della verifica della possibilità della costituzione di una nuova maggioranza.
Il dovere di un partito è quello di dare all'istituzione e alla Regione, un governo e partecipare eventualmente al governo, soltanto e solo se si troverà nel programma, nel metodo e nella formula la parte corrispondente alla dignità di ognuno di noi.
Si dà atto che dalle ore 11,50 presiede il Vicepresidente Stévenin.
PresidenteHa chiesto la parola l'Assessore alle Finanze, Lavoyer.
Lavoyer (ADP) La seduta consiliare di oggi, che si è aperta con una Giunta dimissionaria, è il segnale concreto che anche in Valle d'Aosta è iniziata una nuova fase di transizione. Questa premessa per sottolineare il momento di grande instabilità politica e di travaglio ideologico e culturale che stiamo vivendo a livello nazionale, ma che ha risvolti sul piano locale ed affonda le sue radici in problematiche di carattere sovrannazionale.
Infatti, il crollo del comunismo che ha dimostrato chiaramente di non essere la soluzione economico sociale più rispondente al processo di internalizzazione del sistema produttivo in atto oggi in Europa, è la crisi di una classe politica ancorata a vecchi schemi di potere, strutturata secondo rigidi apparati di governo, sempre più incapace di affrontare i problemi emergenti, sono fenomeni europei prima di essere nazionali e locali.
Il primo, fenomeno che in tutto l'Occidente Europeo ha messo in crisi le forze di sinistra ed il secondo ha alimentato la diffusa disaffezione delle persone nei confronti della politica in particolare dei partiti da lungo tempo al potere.
Tutto questo avviene anche perché oggi si presentano nelle classi politiche europee problematiche inedite a cui non è facile dare risposte innovative e soddisfacenti. Infatti oggi in occidente, il problema numero uno che le forze di governo non sembrano in grado di risolvere è la difesa del benessere raggiunto dalle popolazioni locali.
Anche in Italia il voto del 5-6 aprile ha evidenziato sia il frantumarsi delle tradizionali forze di opposizione, sia l'avanzare della protesta contro l'inefficienza della classe politica, contro la logica delle lottizzazioni o della politica del "tirare a campare".
Se dalle consultazioni elettorali dell'83 a quelle dell'87 l'area elettorale che faceva capo ai 5 partiti di governo più l'ex PCI era passata dall'86,7 percento dei voti all'83 percento, in questa ultima tornata elettorale, i 6 partiti che da sempre in Italia hanno rappresentato il governo reale o possibile, sono precipitati al 69 percento, facendo lievitare fino al 30 percento l'area della protesta. Un'area tutt'altro che omogenea perché in essa vi sono orientamenti di destra come leghe e missini che chiedono più ordine e raggruppamenti di sinistra come Verdi, Rifondazione, la Rete, la lista Pannella che invocano radicali trasformazioni oppure maggiori garanzie democratiche. Un insieme dunque di forze alleate contro il sistema e unite nella protesta, ma poi come abbiamo visto recentemente nelle questioni nazionali, difficilmente capaci di venirsi incontro per soluzioni di governo.
Da questa generale disfatta politica, ben difficilmente poteva rimanere immune la nostra Regione. Al di là degli eventuali errori, degli insuccessi e delle aspettative realizzate o meno dall'attuale Giunta dimissionaria, oggi ci troviamo ad analizzare una situazione politica di ben più ampia portata e gravità che chiede a noi tutti di sedere in questo Consiglio non con lo spirito dei vincitori o dei vinti, ma con la consapevolezza di dover interpretare la volontà della gente e di predisporre il futuro della nostra Regione.
Anche in Valle d'Aosta il voto del 5-6 aprile ha avuto carattere di trasversalità rispetto ai tradizionali partiti. Tutti sanno che ero contrario alla formula proposta dalla maggioranza, ma ciò non fu sufficiente a far modificare la linea scelta. Questo voto è stato oggetto di approfondita autocritica nel mio intervento di analisi del voto in Consiglio regionale e all'interno del nostro movimento, l'autocritica è sfociata con le dimissioni del nostro segretario.
Questo voto per noi è stato anche un voto innovativo e nella sostanza e nel contenuto è inteso esprimere sia la disaffezione alla logica partitocratica, sia la sua volontà di conservare il proprio benessere come negli altri Paesi europei. Nel fare questo, si è affidato ad atteggiamenti difensivi di auto conservazione appellandosi al valore dell'autonomia.
Ebbene, io ritengo che sia compito di questa Assemblea, comprendere la legittima volontà popolare, farsi carico della questione morale e delle istanze di una popolazione tesa giustamente a difendere ciò che le appartiene o si è conquistata. Ma dobbiamo stare attenti a non umiliare il significato dell'autonomia svilendola al mero ruolo di conservatrice di privilegi. Per questo, nell'attuale fase di fine legislatura, si apre un'arduo compito per le forze politiche valdostane che andranno a comporre la nuova maggioranza.
Tutto non si potrà fare, ma sarà necessario impegnarsi per affrontare le emergenze, tutelare gli interessi della popolazione nel quadro dei possibili mutamenti istituzionali, ed avviare un progetto di lungo respiro dove sia consentita una crescita responsabile di tutti i soggetti politici ed economici. Per allargare l'odierno dibattito consiliare, su questo progetto politico, in qualità di capogruppo consiliare del movimento autonomista dei Democratici Progressisti ritengo utile ribadire alcuni temi e principi che per noi sono fondamentali:
- Innanzitutto riteniamo di primaria importanza fondare la nostra azione politica sul principio del rispetto della persona umana agendo in base al principio di responsabilità individuale ed istituzionale ed impegnandoci a restituire alla politica la dignità dell'onestà e della competenza;
- E' necessario poi garantire le libertà democratiche sancite dalla costituzione italiana e la centralità della partecipazione dei cittadini al momento politico e sottolineiamo pertanto l'esigenza di approvare una riforma elettorale in tempi brevi in grado di garantire l'insediarsi di un governo regionale rispondente alla volontà popolare;
- Crediamo anche nella necessità di fare dell'autonomia valdostana una condizione utile non solo per valorizzare la particolarità e l'identità della Valle, ma anche per realizzare una piena attuazione delle norme statutarie per sperimentare strumenti di innovazione.
In questa logica dobbiamo impegnarci per trasformare la così tanto declamata ricchezza valdostana in condizioni di reale sviluppo endogeno e duraturo abbandonando progressivamente un modello di politica economica basato sulla certezza delle erogazioni per privilegiare i principi dell'agire imprenditoriale.
Nel sostenere questi progetti, il movimento ADP intende collocarsi in un'area autonomista progressista capace di tradurre i valori di giustizia e solidarietà e rispetto ambientale, valori che corri-spondono alle esigenze ed aspirazioni della nostra comunità, ma che non trovano riscontro nell'impostazione politica partitocratica.
Riteniamo inoltre necessario l'affermarsi della nostra Regione, di un reale pluralismo regionalista all'interno del quale al movimento ADP al di là delle alleanze e situazioni contingenti, venga riconosciuta la dignità di forza che opera negli interessi della Valle d'Aosta e della sua gente.
Ribadiamo l'esigenza di riprendere un serio confronto con l'Union Valdôtaine e le altre forze autonomiste, un confronto su basi innovate onde evitare che il patrimonio di idee e valori che appartengono alla tradizione regionalista, venga utilizzato come elemento di chiusura e sia invece alla base di una reale collaborazione tesa alla crescita complessiva della nostra Regione.
Su questi temi e con questi presupposti gli ADP, anche sulla base del documento politico sottoscritto, intendono partecipare a questo dibattito insieme a quella energia e a quelle forze politiche più vicine alle nostre idee con un invito particolare ad alcuni amici ADP, a ricomporre le divisioni interne sulle basi di un nuovo progetto politico, per avviare un confronto costruttivo per una nuova cultura di governo e l'elaborazione di quel progetto concreto di cui la Valle d'Aosta ha bisogno per salvaguardare la sua memoria storica e promuovere il suo sviluppo nel processo di integrazione europea.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi, ne ha facoltà.
Aloisi (PSI) Mi sia consentito di fare alcune valutazioni di carattere politico e di carattere morale.
Innanzitutto sono alquanto disgustato dagli interventi avvenuti qui in aula, di alcune forze politiche che erano componenti della maggioranza precedente e che adesso hanno manifestato appieno il loro servilismo alla forza di maggioranza relativa e quindi la loro partecipazione alla futura maggioranza regionale.
E' stato commovente l'intervento del compagno Bajocco, e forse il compagno Bajocco è stato il personaggio più sincero. Ha eviden-ziato forse, un aspetto che ritengo importante, l'aspetto essenziale che coinvolge tutti coloro che aspirano a creare la nuova maggio-ranza e che hanno aspirato forse alle maggioranze precedenti.
L'aspetto principale sono quelle poltrone, ha detto Bajocco; ed in realtà è così. L'abbiamo sentito mentre si sono espressi determinati personaggi che facevano parte della vecchia maggioranza e che adesso hanno inoltrato le loro "avances". L'Assessore o ex Assessore Rusci ha detto di voltare pagina e di pensare al futuro; l'ex Assessore o attuale Assessore Mafrica ha cercato di attaccarsi sui vetri giustificando la pugnalata alle spalle. Questa è la realtà, caro Mafrica, perché fino a ieri e mi riferisco a qualche giorno fa, non era mai successo che all'interno della maggioranza si ponesse così in evidenza quella frattura che poi si è evidenziata soltanto per un motivo che è quello della paura del proprio futuro.
Ieri sera ho seguito un dibattito in televisione dove un esponente del nostro partito, Dell'Aquila, ha citato questa frase: "il PDS ha paura del proprio futuro e allora è andato a rannicchiarsi vicino al leone rampante per chiedere protezione".
Questo dimostra la difficoltà in cui oggi si trova il PDS e questa difficoltà interna l'ha proiettata e l'ha gettata allo sbaraglio, sgretolando una maggioranza regionale che era partita con dei presupposti chiari e precisi e condivisi da tutti; da Rusci, da Lavoyer, da Mafrica e da tutte le altre forze politiche che oggi si trovano all'opposizione.
Qui non serve parlare il politichese perché le parole del politico servono per tutte le occasioni, l'importante è come vengono dette. Io mi limiterò brevemente a citare alcuni aspetti perché sono molto significativi.
All'inizio, il 6 giugno 1990 quando si era presentata la mozione di sfiducia alla vecchia maggioranza, la stessa era stata sottoscritta dai consiglieri Dolchi, Mafrica, Lavoyer, Cristina Monami, Bajocco, Rusci, Milanesio, Ricco, Martin, Beneforti, Bondaz, Trione, Pascale e Limonet. Io vi citerò soltanto gli aspetti più significativi perché è importante capire questi passaggi per poi giungere alla "pugnalata alle spalle".
E' un fatto acclarato che l'attuale gruppo dominante dell'Union Valdôtaine abbia organizzato l'occupazione sistematica dei principali centri del potere politico ed economico-finanziario dell'Ente Regione e degli altri Enti e società in qualche modo da lei dipendenti.
Tale escalada accompagnata da una disponibilità senza precedenti del bilancio regionale, ha incoraggiato la creazione di gruppi lobbistici variamente ramificati ed estesi che a quella parte politica fanno esclusivo riferimento, realizzando un potente anche perché occulto, sistema di controllo politico-sociale ed elettorale. Potere occulto che oggi controlla il movimento stesso.
Poi il documento continua: "Il sistema di potere facente capo all'attuale Presidente si riferiva all'ex Presidente della Giunta e al suo entourage, peraltro accettato anche se non condiviso dall'intera UV - ha generato una pericolosa forma di egemonia che è divenuto vero e proprio dominio sugli uomini e sulle cose, tale da soffocare il dibattito politico ed inibire il pluralismo culturale".
Queste cose le avevate sottoscritte voi, caro Assessore Rusci e caro Assessore Mafrica, oggi invece tradite tutto quello che era stato il presupposto politico, ideale di quel cambiamento.
Ma non è tutto. Mafrica diceva che la mozione di sfiducia sottoscritta dai Consiglieri del gruppo comunista, del partito socialista, degli autonomisti democratici progressisti, del partito repubblicano e della democrazia cristiana, pone alcune questioni fondamentali al ruolo del Consiglio regionale, lo spazio politico istituzionale degli Enti locali, l'influenza del potere e della Giunta regionale sulla vita dei cittadini, i rapporti tra politica e affari.
Veniamo - continua Mafrica,- al discorso più complesso, quello sui cosiddetti Comitati di affari; è indubbio che gruppi ristretti di imprenditori, di progettisti, di consulenti e di faccendieri siano cresciuti ed abbiano accumulato prestigio e denaro con il consenso del potere politico, è difficile stabilire se tra potere politico e gruppi rampanti il rapporto fosse di convergenza, di reciproca utilità oppure di più ristretta natura.
"Alcuni fatti oggettivi - continua Mafrica - la voluta presenza del Presidente della Giunta nei Comitati tecnici che decidono contributi per miliardi, l'influenza esercitata dal Presidente della Giunta anche per particolari scelte tecniche e societarie, indurrebbero a dar credito a diffuse voci di particolari interessi".
Ecco, bravo Mafrica, tutto quello che hai detto allora, oggi lo rinneghi completamente perché oggi sei stato colui che insieme ad altri vertici, non tutti, ma altri vertici, del partito democratico della sinistra ha contribuito a rimettere in gioco quel movimento, quel partito che così pesantemente e duramente avevi criticato e poi - conclude Mafrica - "si tratta di un accordo politico programmatico fra forze diverse basato su precisi indirizzi politico-programmatici, un accordo che i Comunisti rispetteranno lealmente come è nel loro costume".
Non ci saremmo mai aspettati che da parte del PDS - o meglio, tengo a precisare - da parte di alcuni responsabili di questo partito, ci fosse un atteggiamento così scorretto nei confronti delle altre forze politiche che hanno portato avanti questo programma e che sicuramente sarà lo stesso programma che, tra qualche minuto qualcuno ci illustrerà.
Inoltre, mi ha colpito particolarmente l'intervento dell'Assessore Rusci, ma soprattutto una dichiarazione rilasciata alla Stampa, dove ha dichiarato che " non siete buoni per tutte le stagioni". Ho l'impressione invece che dall'intervento precedente le cose siano diverse; citava, è vero, un breve intervento di quel discorso, ma è estrapolata una parte, bisogna capire tutto il concetto, io mi permetto di ricordare l'altra parte:
Ribadivano con forza - "che il patto operativo con l'UV è venuto meno a causa di una overdose di potere di quest'ultima che si è forse inconsapevolmente, ma progressivamente iniettata, non rendendosi conto della gravità del fatto. Il potere non è una categoria del male, diventa però intollerabile quando troppo diffuso e radicato in ogni dove assume le connotazioni della invadenza. Lo stesso così drogato inevitabilmente miete le sue vittime e colpisce per assurdo e per primo chi lo detiene e lo amministra. In questo senso l'UV ha pensato che quasi tutto le fosse consentito e le altre forze politiche fossero in grado di tollerare e approvare non importa cosa, e poi - conclude - che per quanto riguarda il partito Repubblicano italiano, è prevalsa la scelta del proprio interesse generale, della propria dignità, dell'interesse dei cittadini che lo sostengono e che sostengono un partito che a volte si è sentito usato ed emunto e qualche volta anche offeso e che invece vuole - rivolgendosi al Vicepresidente Stévenin - continuare ad esistere".
Nessun attentato quindi all'autonomia o alla lingua francese, ma molto più semplicemente la riappropriazione da parte di ognuno di noi qui dentro, della propria dignità politica e della riappropriazione da parte di partiti e movimenti della capacità propositiva e creativa in grado di dare nuovo impulso al confronto politico. Questi sono stati i presupposti che hanno creato e hanno fatto sì che ci fosse la svolta del 6 giugno 1990. Questi presupposti adesso vengono rinnegati da coloro che dichiarano che non "sono buoni per tutte le stagioni", da gente che probabilmente rinnega queste sue dichiarazioni, questo suo operato politico che aveva creato un avvenire diverso e una prospettiva diversa per dare una lezione all'UV.
Siamo tutti concordi che il movimento dell'UV è e deve essere una forza dominante all'interno della nostra Regione, ma si era talmente appropriata del potere in modo subdolo e scorretto che era necessario un periodo di riflessione da parte loro e, questo periodo di riflessione voi non avete permesso che venisse a compimento. Così pure il partito democratico della sinistra che con questo atteggiamento, con questa, pugnalata alle spalle - perché il loro segretario Tonino fino agli ultimi giorni dava la più grande assicurazione e la massima garanzia di fedeltà a questa maggioranza- mentre tutti guardavano con occhio critico, nei confronti movimento degli ADP che probabilmente aveva dei problemi anche concreti nel loro interno, invece poi la pugnalata è arrivata dall'altra parte.
Adesso ci troviamo in quest'aula a rifare il secondo ribaltone. E' un ribaltone che ripete esattamente quello che era successo allora, soltanto con una differenza, che è una rivincita da parte dell'UV che è riuscita, per merito della sua opposizione, a paralizzare il Consiglio regionale. Forse l'unica pecca che ho trovato a questa maggioranza e soprattutto all'ex Presidente della Giunta Gianni Bondaz, è quella di essere stato troppo buono perché ha permesso a certi personaggi della nostra amministrazione per la loro funzione, il loro impegno e per il loro carisma, facessero politica attiva, si presentassero davanti alla televisione con delle bandiere di irredentismo. Non è ammissibile che personaggi, amministratori e dipendenti si comportino in questo modo. Devono stare al di sopra delle parti, devono avere la loro idea politica, ma non sfacciatamente perché rappresentano l'Amministrazione regionale.
Voglio ringraziare la Giunta uscente perché ha operato bene e nelle sue possibilità, perché con tutto l'ostruzionismo che è stato fatto in questa aula è riuscita, malgrado tutto, a portare avanti l'Amministrazione per due anni. Se avessimo avuto la capacità di continuare sicuramente si sarebbero visti i risultati perché l'impegno profuso da quasi tutti gli Assessori è un impegno che sicuramente darà i suoi frutti e ne beneficeranno sicuramente coloro che succederanno. Vorrò vedere l'atteggiamento dell'UV in merito alla questione delle Olimpiadi; perché anche lì è contraddittorio. All'inizio l'UV con i suoi massimi esponenti, l'ex Presidente della Giunta Rollandin e l'ex Assessore Faval, erano stati i promotori della cosiddetta immagine olimpica della Valle d'Aosta, poi dopo il ribaltone le cose non andavano più bene perché a gestire l'immagine olimpica non era più l'UV, ma erano altri; adesso c'è di nuovo il ribaltone, e ci auguriamo che l'UV riveda questa propria posizione perché quella è un'immagine che coinvolge tutta la nostra Regione, una immagine positiva che non va emarginata e ghettizzata, ma va rivalutata e va vista nell'interesse esclusivo di tutta la nostra Regione.
Per quanto riguarda il nostro partito, noi saremo all'opposizione, un'opposizione non strumentale, ma costruttiva perché vorremmo verificare da coloro che si siederanno su quelle poltrone, la capacità e l'impegno a rispettare quegli accordi che proporranno e che faranno conoscere e se saranno capaci veramente di risolvere i gravi problemi della nostra Regione, che sono drammatici come quello della Cogne di cui l'Assessore Mafrica si era talmente preoccupato e che ora pensa che questa maggioranza li possa risolvere. Io te lo auguro, caro Mafrica, ma ci vuole la volontà da parte di tutti per contribuire alla soluzione dei problemi. Se saremo schierati su fronti opposti, tra maggioranza e opposizione non faremo il bene della nostra Regione.
Si dà atto che alle ore 12,08 riassume la presidenza il Presidente Cout.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Pascale, ne ha facoltà.
Pascale (PSI) Credo che sia già stato detto molto, tutto quello che si poteva e si doveva dire per quel gioco delle parti che contrappone sempre le maggioranze e le minoranze. Volevo fare solo una considerazione di carattere generale, una riflessione a voce alta.
Il Consigliere Mafrica ha cercato di giustificare sul piano politico la scelta del PDS. Le parole erano nobili e, non ho motivo di dubitare che anche le intenzioni lo fossero. Credo però di poter dire che il metodo scelto e quindi il modo di far politica sia quello vecchio. E' il modo di far politica della cospirazione all'interno delle segreterie anziché quello del coinvolgimento della base o dei consensi istituzionali.
Sarebbe stato un segnale nuovo se il PDS avesse scelto questo Consiglio regionale per aprire una crisi e dopo aprire le trattative per una nuova maggioranza politica. Ed è il modo vecchio che privilegia gli interessi del partito anziché quelli della comunità, perché mi pare che questa sia la motivazione politica di fondo.
E' vero che ci sono state le elezioni del 5-6 aprile che hanno dato delle indicazioni nuove, dei forti segnali sui quali forse non tutti abbiamo fatto le dovute riflessioni. Mi pare di poter dire che però la risposta a questi segnali, sia una risposta molto debole, una risposta inadeguata perché i problemi che abbiamo davanti in questo scorcio di legislatura, sono problemi non indifferenti e soprattutto una risposta ripeto, vecchia, per il metodo usato.
Mi dispiace anche che in questo gioco sia stata coinvolta una persona che stimo molto come il Consigliere Lanivi. Se non sbaglio lei ha svolto in altre occasioni le considerazioni che sto facendo io oggi e quindi mi pare di cogliere una contraddizione fra le cose che ha detto in passato e le cose che si accinge a fare oggi.
Voglio solo esprimere l'augurio che questa maggioranza si fondi su problemi concreti e che dia dei segnali nuovi e non cerchi la politica della vendetta o del dispetto.
Per quanto ci riguarda, proprio perché la risposta la riteniamo inadeguata e incoerente, ci siamo rifiutati fin dall'inizio di prendere in considerazione l'ipotesi di una nuova maggioranza, non perché non si voglia dialogare con questa o con quella forza politica perché è evidente che come forza politica vogliamo dialogare con tutti, ma perché ritenevamo e riteniamo che in questa fase si debba scegliere la strada della coerenza e della dignità. Soprattutto in un momento come questo che vede in crisi i valori ideologici quasi all'interno di tutti i partiti e in modo particolare all'interno di quelli della sinistra, perché molti si chiedono quali siano le motivazioni dell'appartenenza ad uno o all'altro partito.
In questa fase mi sembra che ci si debba aggrappare ai valori dell'uomo e tra questi valori c'è quello della dignità personale che va difesa nel modo di vivere, ma che bisogna mantenere anche nel modo di far politica.
Se perdiamo anche questo mi dovete spiegare perché l'elettorato ci deve votare.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Andrione, ne ha facoltà.
Andrione (UV) Nous ne sommes que marginalement intéressés par ce débat, car toutes les accusations qu'on été portées contre l'Union Valdôtaine étaient des redites, non pas fastidieuses comme normalement, mais des redites par rapport à ce que nous avons entendu ici et ailleurs et qui aujourd'hui ont été répétées à l'occasion d'un fait qui ne nous apparaît pas si dramatique, aussi extraordinaire comme on a voulu le dire. Il s'agit de la crise d'une majorité et de la démission d'une Junte.
Je crois qu'il y a eu dans ce débat, par ailleurs intéressant, un déséquilibre profond, parce qu'on a beaucoup trop parlé du passé, on est remonté encore à la Junte précédente, celle qui aujourd'hui vient de se présenter comme démissionnaire et on a répété vingt ou trente fois les motifs pour lesquels on avait renversé la Junte Rollandin. Il nous paraît que ce procédé, cette façon de faire de la politique vers un débat politique est absolument hors de propos, parce que dans ce siège, en ce moment, nous devons parler du présent, du futur immédiat.
Il y a une nouvelle majorité qui est en train de se former; elle n'est pas animée par le moindre esprit de revanche ou de celui de planter des petits drapeaux contre les uns ou contre les autres, contrairement à ce qu'aujourd'hui encore on a entendu dans cette salle, qui démontre un esprit de revanche contre l'Union Valdôtaine. Nous croyons qu'il soit indispensable que le dialogue, la confrontation politique continue et qu'il soit nécessaire que chaque Conseiller, minoritaire ou majoritaire, apporte sa contribution à l'élaboration des travaux du Conseil. Quelle que soit notre collocation, nous devons faire attention, afin que cette petite année qui nous reste soit bien remplie par un travail en profondeur.
Tout le monde a dit, je le répète, que les problèmes qui sont devant nous sont énormes, sont difficiles, qu'une grave crise économique est en train de se dessiner dans un futur très prochain; sans un minimum de solidarité politique entre nous, sans une conception honnête de la politique et du rôle que la politique donne aux majorités et aux minorités, nous ne réussirons jamais à remplir notre devoir de Conseiller régional. Nous avons dans notre sein les forces humaines, intellectuelles, nécessaires pour affronter ces problèmes.
La première chose - et c'est un engagement à titre personnel - que nous devons faire dans ce Conseil, c'est de nous dire la vérité sur la situation que nous allons affronter ensemble, sur l'état des choses, sur ce qui se passe, afin que nous soyons à même, nous, de changer quelque chose pour ne pas subir ce que d'autres ont décidé. J'espère que cet engagement soit un engagement de tout le Conseil.
Presidente Ha chiesto la parola il Consigliere Riccarand.
Riccarand (VA) Noi non avevamo riconosciuto nel 6 giugno 1990 il ruolo di una positiva rivoluzione, di un positivo cambiamento rispetto alla situazione precedente che si era creata e che noi avevamo criticato e alla quale c'eravamo opposti.
Avevamo anzi individuato in quella operazione un aspetto prevalente, non sicuramente unico, di operazioni di potere con il fiato corto e per questo non avevamo in alcun modo voluto aderire o appoggiare quel tipo di iniziativa. E che si trattasse di un'operazione di potere con il fiato corto i fatti lo dimostrarono dopo pochi mesi con le scissioni che ci furono all'interno dei gruppi della nuova maggioranza con la crisi del marzo 1991 che già aveva dimostrato l'inconsistenza del progetto politico che stava dietro alla Giunta che era stata creata nel giugno 1990 e chiaramente il passaggio poi decisivo al momento di verifica è venuto nelle elezioni politiche del mese di aprile.
Però se ci fossero state le elezioni politiche anticipate nel 1991 quell'appuntamento sarebbe caduto nel 1991, perché la verifica del voto popolare sarebbe stata inequivocabile e soltanto anticipata di un anno.
Noi non avevamo assunto una posizione di opposizione strumentale e acritica nei confronti della Giunta Bondaz: non c'eravamo riconosciuti in quel tipo di operazione, ma avevamo dai banchi dell'opposizione cercato di svolgere un ruolo positivo, propositivo. E devo dire, con una certa soddisfazione, che noi abbiamo notato che, quando il Presidente della Giunta dimissionaria Bondaz si è presentato in televisione per fare un bilancio di quello che ha fatto la Giunta regionale, abbiamo notato con soddisfazione che ha citato i primi punti una serie di argomenti di proposte di legge che sono scaturite proprio da una nostra iniziativa legislativa: dalla legge sulle nomine alla legge sulla valutazione dell'impatto ambientale, provvedimenti di cui siamo stati promotori e di cui rivendichiamo l'importante funzione anche se sicuramente nella gestione sono mancate delle coerenze, sono mancate come qualcuno ha già rilevato, delle scelte conseguenti.
Ora si pone il problema di come guardare in avanti, di come pensare al futuro. Il nostro movimento e il sottoscritto hanno aderito ad un documento che indica la volontà, da parte di alcune forze politiche, da parte di un'area di questo Consiglio, di fare una ricerca per vedere se esistono le condizioni e le possibilità di costruire una nuova maggioranza e di costruire un governo regionale nuovo per la nostra regione.
Quindi io voglio che sia molto chiaro: il nostro gruppo non ha aderito a nessuna nuova maggioranza, ha aderito a un percorso di ricerca che è tutto da verificare. C'è una volontà di ricerca, una volontà di verifica per vedere se ci sono le condizioni, se ci sono i contenuti, se ci sono le possibilità.
E' chiaro che non dev'essere un'operazione di continuismo politico; per questo, anche nel documento che abbiamo sottoscritto, si parla di svolta necessaria e deve essere a nostro avviso una svolta rispetto alla situazione attuale ma anche rispetto alla situazione precedente al 6 giugno 1990.
Noi faremo parte di una nuova maggioranza se essa esprimerà una concreta capacità di cambiare strada, se saprà innovare veramente nei contenuti e nei metodi nel modo di fare politica, se non sarà, per mutuare un'espressione usata stamattina, un'operazione di restaurazione.
Credo che per fare una nuova maggioranza e dare un nuovo governo alla regione occorra partire subito con alcune idee molto chiare, anche perché i tempi di questa legislatura sono stretti e ci sono delle scadenze importanti.
In testa al programma, ai punti prioritari di una nuova maggioranza, noi poniamo per quanto ci riguarda un problema fondamentale, che è rappresentato dalla legge elettorale, dalla riforma dei meccanismi elettorali.
Abbiamo depositato ormai da quasi due anni una proposta di legge, abbiamo atteso invano che la maggioranza e la Giunta Bondaz presentassero una proposta, abbiamo sollecitato in tutti i modi possibili un dibattito su questo argomento, compresa la I Commissione consiliare che non è mai riuscita ad affrontare la discussione. Noi riteniamo che questo tema sia centrale se vogliamo cambiare il modo di fare politica, le regole, i comportamenti; è necessario cambiare le legge elettorale, fare una nuova legge che dia ai cittadini il potere reale, di decidere non solo rispetto ad una lista, non solo rispetto alle preferenze sui candidati, ma che sia il cittadino a scegliere le coalizioni.
Diciamo che è ora di smetterla con queste trattative che durano intere legislature, che condizionano tutto, che paralizzano l'amministrazione, che determinano poi i golpe e i contro golpe, le trattative segrete, le pugnalate e tutto questo armamentario che conosciamo e che stiamo vivendo ancora adesso, ma che noi riteniamo debba appartenere al passato se vogliamo costruire qualcosa di nuovo. Quindi questo è un problema fondamentale, prioritario, che noi evidentemente crediamo debba stare alla base di una nuova maggioranza, di un nuovo modo di operare.
Quindi il primo tema è quello di avere le idee chiare fin dalla partenza; quale legge elettorale si vuole fare!
E' chiaro poi che ci sono altri problemi molto importanti e urgenti: ad esempio il problema che noi riteniamo fondamentale di una nuova normativa per quanto riguarda lo status finanziario dei comuni, delle comunità montane, del loro rapporto con la regione, cioè un nuovo ordinamento finanziario che dia sì garanzia di autonomia finanziaria dei comuni, ma che sia un momento di responsabilizzazione nella politica della spesa.
Questo è un altro passaggio per noi fondamentale, così come sono chiaramente importanti perché determinano la qualità della vita nella nostra regione i problemi del lavoro, dell'occupazione, dello stato dell'economia ed evidentemente, all'interno di questo quadro, si colloca il problema molto grave dello stabilimento Cogne di Aosta.
E' chiaro che per noi sono importanti alcuni problemi che si collegano ad una buona amministrazione del territorio della Valle d'Aosta, ad una gestione nel territorio dei servizi. Anche in questo campo ci sono dei ritardi ormai gravi che si sono accumulati e dei provvedimenti, dei piani che da tempo dovevano essere fatti, ma che non vedono mai la luce del sole. Mi riferisco al piano del bacino di traffico, che è un provvedimento importantissimo per andare verso una politica nuova di trasporto, al piano territoriale paesistico su cui abbiamo accumulato anni di ritardo, al piano regionale delle aree protette. Inoltre noi riteniamo che la legge sul difensore civico, che è stata approvata dal Consiglio regionale, non possa rimanere nei cassetti come è successo in questi mesi, ma debba trovare puntuale applicazione, se vogliamo andare veramente nella direzione di una trasparenza e di un ruolo maggiore, di un maggiore potere affidato ai cittadini. Quindi noi crediamo che ci debba essere un confronto programmatico serio e, visto che il tempo è poco, si debba partire con le idee molto chiare.
Occorre anche che la nuova maggioranza sia in grado di esprimere un esecutivo fatto di persone qualificate, su cui non gravi nessuna ombra per quanto riguarda la pubblica amministrazione per interessi personali: è un'operazione di ecologia politica che noi chiediamo con molta fermezza.
Ormai i giornali ci riportano notizie di un terremoto giudiziario che sta investendo il mondo politico. I fatti di Milano li conosciamo, ma non si possono circoscrivere alla realtà di quella città: è un fatto che riguarda anche noi. Alcune delle imprese che sono sotto inchiesta a Milano lavorano anche nella nostra regione, i meccanismi che sono stati individuati dai giudici di Milano operano anche nella nostra regione. Giustamente abbiamo visto i leader di partiti importanti a livello nazionale come il Segretario del PDS, il Segretario del PRI La Malfa, del Movimento della Rete Leoluca Orgando ed altri porre la questione morale al centro delle scelte che oggi si devono fare per rinnovare la politica, e abbiamo visto con soddisfazione che il nuovo Presidente della Repubblica Scalfaro, ha detto chiaramente che lui valuterà anche rispetto alla questione morale, la composizione del governo e la nomina dei Ministri. Su questo aspetto evidentemente chiediamo che ci sia una coerenza di comportamenti, un'assunzione fino in fondo anche da parte di questo Consiglio, di principi, di norme che fra l'altro sono nel codice di autoregolamentazione dei partiti e che sono soprattutto nelle opportunità politiche e nelle scelte che si devono fare.
Noi vogliamo dare, come Verdi Alternativi, un contributo per governare bene la Valle d'Aosta. Abbiamo da tempo definito un programma per la Valle d'Aosta del 2000 su cui, fin dallo scorso anno, abbiamo avuto occasioni di confronti aperti con altre forze politiche, in particolare voglio qui ricordare l'assemblea che noi abbiamo fatto proprio nel 1991 e a cui abbiamo invitato gli esponenti del PDS, degli ADP e dell'Union Valdôtaine, non a caso gli esponenti di quelle forze politiche, proprio per una scelta politica, perché volevamo verificare con quelle forze la possibilità di una convergenza intorno a dei programmi, dei contenuti, delle scelte, aldilà di collocazioni di maggioranza e di minoranza che in quel momento ci vedevano su posizioni opposte.
Ne seguì un dibattito che aveva fatto emergere forti convergenze sui contenuti, pur partendo da collocazioni di schieramenti in quel momento diverse.
Noi vogliamo verificare oggi se esistono le condizioni per un obiettivo che da tempo ci siamo posti: quello di dare alla Valle d'Aosta, al Consiglio regionale, una maggioranza che sia autonomista di sinistra, ambientalista. Questo era e rimane il nostro obiettivo. Verificheremo nei prossimi giorni se le volontà sono di fare scelte veramente nuove o se ci troveremo di fronte ad un ennesimo capitolo di quel gattopardesco cambiamento e poi non succede mai nulla. E senza nessuna presunzione da parte nostra, credo però, per la coerenza che ci ha sempre caratterizzato e che non abbandoneremo in questo caso, che la popolazione valdostana potrà leggere anche nella nostra presenza o meno nella nuova maggioranza un segnale preciso, cioè il segnale se ci sarà stato un vero cambiamento oppure se saremo nel segno della più classica continuità.
Presidente La seduta è sospesa.