Oggetto del Consiglio n. 41 del 31 gennaio 1975 - Verbale

OGGETTO N. 41/75 - COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA. MOZIONE ALPILA.

Caveri (U.V.) - I Consiglieri presenti sono 32.

Siamo giunti al punto n. 2 all'ordine del giorno, che è stato post posto perché l'intesa era appunto che il Presidente della Giunta avrebbe fatto le sue comunicazioni dopo la votazione delle Commissioni consiliari permanenti e prima delle interrogazioni. Do pertanto la parola al Presidente della Giunta.

Andrione (U.V.) - Signori Consiglieri, cercherò di essere il più breve e il più conciso possibile e dovrete scusarmi se dimenticherò qualche cosa nella mia relazione, poiché vi è stata l'intesa, nel senso che la mozione Comunista verrà unita a questa discussione. Nel corso dei vari interventi spero di poter dire compiutamente quanto ho potuto appurare sull'Alpila e tengo a specificare immediatamente che di questo vasto romanzo, un vero romanzo fiume, oggi parlerò soltanto di uno spaccato verticale, tenendo conto dei rapporti esistenti fra Regione e Alpila e ignorando tutta un'altra parte del romanzo che riguarda i rapporti fra Regione, Alpila e Comune di Gressan, romanzo anche quello lungo e complicato in cui vi è un capitolo lungo a parte dal titolo evocatore: "fognature", ma di questo parleremo un'altra volta. Per oggi parliamo dell'Alpila come rapporti tra Alpila e Regione e diremo di una prima fase che comprende le operazioni di nascita dell'Alpila fino all'incirca al 1971 e in seguito studieremo in tre spaccati: il comportamento della FIAT Engineering, progettatrice del complesso residenziale dell'Alpila; il comportamento della Regione e, infine, il comportamento della Società Alpila, in particolare con la strana appendice IPI (Istituto Piemontese Immobiliare).

Per quanto riguarda la prima parte, l'Alpila, come idea, è nata in Francia nel momento in cui si lanciavano le grandi stazioni di Courchevel e altro tipo di quel genere e si è pensato di fare delle stazioni a cavallo dei tunnel previsti, con attrezzature alberghiere particolari. Nel 1966 si interessa particolarmente dell'Alpila il Dr. Rota, sotto il cui impulso viene formata la società che si propone tre scopi principali: l'assoluta necessità che l'Amministrazione regionale sia parte preponderante nel pacchetto azionario, che tutto quanto è previsto di costruire nella Conca di Pila sia sottoposto al piano regolatore e che infine, evidentemente, condizione sine qua non, siano trovati i terreni per poter procedere alle costruzioni. Ancora sotto la denominazione "STIFA" viene formata una nuova società i cui soci previsti sono: 20% alla Regione, 10% alla STIFA, 35% soci francesi, 35% soci italiani. Fra questi soci italiani, di un capitale sociale previsto in 200 milioni, vi è per una quota imprecisata la FIAT, quota però che è destinata ad aumentare man mano che altri soci, in particolare quelli francesi, sottoscrivono gli aumenti di capitale, aumenti che fanno passare in un primo tempo il capitale sociale da 200 milioni a 1 miliardo e mezzo. Altri soci italiani sono: la Banca Popolare di Novara, l'Istituto Bancario San Paolo e la Cassa di Risparmio, seguono la Valtur, il cui capitale sociale è in maggioranza della FIAT, e, infine, la Società TORO, il cui maggiore azionista figura essere il Conte Zanon, ma che voci affermano che il grosso del capitale sociale sia di proprietà della FIAT. Per quanto mi riguarda, non ho potuto avere certificati azionari in materia, ma voi sapete benissimo che i certificati azionari in questi casi non servono a niente perché si finisce poi sempre per andare a sbattere contro una società che ha deposto le sue azioni in una banca di Lugano o di Zurigo per cui, ripeto, sono delle voci, non posso garantire. La situazione azionaria muta a seguito di vicende che non staremo ad elencare tutte, per cui attualmente lo specchietto è il seguente: FIAT 17,69%, TORO 9,49%, Cassa di Risparmio di Torino 9,49%, Banca Popolare di Novara 9,49%, San Paolo 9,49%, Condotte d'Acqua 3,59%, Valtur 9,49%, Frassiney, che è uno dei soci francesi, 2,84%, STIFA 2,72%, Simer 2,2%, Suez 2,60%, Massod 0,56% e forse anche altri minori, Regione Valle d'Aosta 21,55%. Questa quota percentuale è valida se viene sottoscritto l'aumento di capitale da 1 miliardo e mezzo a 2 miliardi e mezzo. In realtà, in questo momento la Regione possiede il 12% del pacchetto azionario.

Nel 1968 il Consiglio regionale, con legge n. 2 del 9 febbraio 1968, in forza di un'interpretazione abbastanza singolare - mi sia permesso di dirlo - dello Statuto regionale, ha approvato il Piano regolatore di Alpila secondo il progetto Chapy, progettista francese scelto perché aveva progettato la stazione di Courchevel. Nel 1971 lo studio Chapy è terminato e vi è stato un progetto di massima presentato alla Giunta regionale e illustrato nei suoi differenti aspetti che si possono concentrare nell'obbligazione della Regione di sottoscrivere, affinché il piano regolatore potesse essere approvato, una Convenzione con la quale, per essere molto concisi, tutte le opere di urbanizzazione primaria, ai sensi dell'articolo 17 della legge 8 agosto 1967, n. 765, la cosiddetta "legge ponte", fossero prese in carico dalla Regione. A tale proposito, sempre in base al progetto Chapy, per esplicito intervento dell'Avvocato Caveri, venivano comunicate, con lettera dell'11 agosto 1971, le seguenti osservazioni all'Alpila poi formalizzate nella delibera di Giunta del 3 settembre 1971, n. 3303; la lettera dice: "1) in primo luogo desideriamo sapere quale sia la quantità d'acqua potabile che ritenete esistente sia nell'epoca di morbida, sia nel periodo di magra; 2) non sono ammissibili costruzioni sul limite nord del piano de La Gorraz, sul limite nord ovest del piano di Pesein, sul limite nord del piano di Pila, e ciò perché tali costruzioni costituirebbero un'offesa irrimediabile al panorama "unico" sulle alpi pennine; 3) gli edifici della Valletta, tra Pila e Pesein, dovranno essere collocati in modo che i tetti non superino il livello della strada e che non superino a monte la linea tra la facciata della Cappella e la stazione di arrivo dell'ovovia; 4) non si può approvare la colata di cemento tra Pesein e la Cappella, anche lo spazio tra la Cappella e Chacard deve rimanere verde, così pure il promontorio in fondo ai prati di Pila e quello situato a nord ovest del tornante esistente a circa 60/80 metri dall'Hôtel des Alpes, così pure lo spazio tra Chacard e il rivo di irrigazione; 5) devono abolirsi sia le strade coperte, sia i ponti di cemento, particolarmente quello che dalla stazione dell'ovovia conduce ai chalets di Pila; 6) altezza massima degli edifici: 10 metri, o tre piani, dal livello dei pianori; sono consentiti quattro piani sul limite ovest del piano della Gorraz; 7) i boschetti tra Gorraz, Pesein e gli alberi situati tra Pila, Pesein, la Cappella dovranno essere rispettati, come i boschetti situati al di sotto dei prati di Pila e di Chacard; 8) è conditio sine qua non dell'approvazione del piano così modificato un programma di sistemazione idrologico-forestale delle piste nonché delle zone disboscate e di disciplina nei confronti dei gitanti con nomina di personale di vigilanza. Tale programma dovrà essere concordato tra la Regione e codesta Società ". Tutto il resto poteva essere approvato.

Nel 1972 viene formata tra la Regione e l'Alpila una Convenzione che mette fine alla prima fase e si passa alla fase operativa. Poiché il progetto originario dell'Architetto Chapy era stato steso in scala 1/100, o forse 1/200, non ho potuto vederlo, ci si trova di fronte al problema di assicurare l'efficacia operativa del progetto e, poiché lo studio Chapy a questo punto dichiara di non poter, se non in tempi lunghi, due anni e mezzo, elaborare il progetto esecutivo, ci si trova di fronte alla necessità giustificata dall'urgenza di trovare chi assuma l'onere della progettazione. Si pensi alla complessità di un progetto esecutivo di queste dimensioni: condotti tecnici, centrale telefonica, impianti termici e via dicendo.

Secondo quanto mi è stato affermato, vi è una sola alternativa possibile i cui punti sono: o creare uno staff di tecnici o affidarsi a chi abbia già esperienza in materia. A questo punto, probabilmente per intervento miracoloso, si scopre che è disponibile la FIAT Engineering, sezione della FIAT Impianti e Costruzioni, dotata di numerosi ingegneri, che assume contemporaneamente l'assistenza e la direzione lavori - cosa che più tardi, in modo menzognero la FIAT negherà, ma ci sono poi le prove, verranno fuori in seguito - per un corrispettivo di circa il 6% degli importi previsti sugli appalti. La FIAT faceva in tal modo una prova pilota, in realtà e nei fatti tutta l'operazione era affidata all'Ingegner Aldo Genero, assistito da due geometri, forse in realtà solo da uno. La FIAT Engineering - non c'entra niente, il nome è sempre lo stesso, ma evidentemente non ha, se non per ragioni di capitale sociale, dei rapporti con la fabbrica di automobili o con altra attività che la FIAT estende su tutta l'Italia e anche altrove - accentrava totalmente la gestione e gli appalti per cui tutte le scelte sono state fatte dalla FIAT Engineering.

Più tardi la FIAT dichiarerà che aveva soltanto la direzione dei progetti e non la direzione dei lavori per cui la direzione dei lavori sarebbe stata affidata alla direzione dell'impresa che li eseguiva ed è provato dalla lite successiva con la Licis, che questa non aveva neanche il giornale di cantiere; d'altra parte, nel verbale di Consiglio di amministrazione del 28 ottobre del 1972, al punto 9 - e a tale Consiglio di amministrazione erano presenti Rota, Chiusano e Genero - garantivano anche la direzione dei lavori, e se infine fosse vero che ci fosse stato l'accordo che la FIAT aveva soltanto la direzione dei progetti, l'Alpila o la FIAT stessa avrebbe dovuto comunicare alla Regione che quei cantieri erano abbandonati a sé stessi. Una direzione di così alto valore tecnico avrebbe dovuto essere seguita in loco - non sono parole mie - con dovizia di uomini particolarmente esperti e non già, com'è stato operato nei fatti, con un solo geometra in cantiere per 6 o 7 miliardi di spesa.

Nella seduta del Consiglio di amministrazione dell'Alpila il 28 ottobre 1972 fu deliberato l'aumento di capitale da un miliardo e mezzo a due miliardi e mezzo; in tale deliberazione fu introdotta la clausola di accollarsi, da parte di coloro che aderivano, le quote di aumento anche degli azionisti francesi Massod, Suez, Simer e Frassiney in proporzione alle quote possedute. A questo proposito mi è stato affermato che è solo per difficoltà valutarie che i soci francesi si sono ritirati e il 16 gennaio sera mi sono informato direttamente all'Ambasciata di Francia a Roma, a Palazzo Farnese, e mi è stato detto che in parte è vero perché dopo maggio del 1968, per degli investimenti che non fossero produttivi, vi erano difficoltà di trasferimento di capitali; ma quando ho chiesto se ciò avesse impedito in fatto il trasferimento di capitali, facendomi vedere un affresco celebre e sorridendo, mi è stato detto: "ce n'est pas du naïf, Monsieur le Président". Credo che ci siamo capiti. I soci francesi hanno capito che quell'operazione era caduta in mano a chi non aveva interesse che ci fossero quegli stessi soci, per cui elegantemente - e vedremo in seguito un altro episodio - si sono allontanati. Come conseguenza, oggi la Regione dovrebbe versare lire 200 milioni più 38.655.000 per la parte Pila e pertanto in totale 238.655.000. Alla data odierna la Regione Valle d'Aosta è la sola inadempiente per non avere versato le quote. La maggioranza precedente aveva accettato con impegni scritti di sottoscrivere l'aumento di capitale...

Manganoni (P.C.I.) - Quale maggioranza?

Andrione (U.V.) - ...la tua, Manganoni, vieni qui, ti diamo le lettere...di sottoscrivere l'aumento di capitale...chiedo scusa, qui ci sono tante carte da non finire più...ecco, l'aumento di capitale da 1 miliardo e mezzo a due miliardi e mezzo; pregherei il Segretario di fare distribuire i documenti - ho fatto anche quelli di La Salle - che ho fatto preparare, secondo i vari gruppi, in maniera che possiate seguirli di persona...a te li do così personalmente, ecco. Aveva accettato di sottoscrivere l'aumento di capitale e, per quanto possa essere doloroso, in seguito a tutte queste vicende - e a quelle che verranno spiegate in seguito -, il fatto di non seguire quello che è stato un impegno specifico di un'Amministrazione regionale, che continua, malgrado il cambiamento che c'è stato in Giunta, noi dichiariamo che non ci sentiamo legati a quella lettera e che decideremo autonomamente cosa dovremo fare. Mi dovete scusare, in questo mare di carte devo fare un passo indietro, avevo dimenticato di dire che la direzione dei lavori da parte della FIAT Engineering è stata così buona che si è entrati in conflitto con la Licis, che ha dovuto essere liquidata con una pesante transazione nella quale l'Alpila riconosceva e pagava 990.000.000, cioè in totale 1.070.000.000 per avere liberi i cantieri.

Da un altro lato occorre riconoscere che vengono creati nel 1973-1974 nuovi impianti sotto il nome "Società Pila", il cui capitale sociale è però per il 65% nelle mani dell'Alpila. Passiamo ora ad esaminare il comportamento della Regione nei confronti della Società Alpila e innanzitutto con le delibere, di cui ho qui copia, in data 2 agosto 1972, 22 dicembre 1971 e 27 aprile 1973 vi è l'approvazione del piano planivolumetrico presentato dalla Signora Maria Celeste Perruchon, vedova Chanoux, ed altri, per l'approvazione di costruzioni da studiarsi in dettaglio, all'Alpe...perché nella Conca di Pila in Comune di Gressan...l'approvazione del progetto di utilizzazione dell'area di espansione per la stessa Alpe; l'approvazione del progetto di utilizzazione dell'area di espansione da studiarsi in dettaglio, sito nella zona di Pesse, Conca di Pila, in Comune di Gressan, presentato dai Signori Gorraz Pia, Gorraz Lorenzo e Gorraz Fernanda. Si incomincia a dimostrare che le famose affermazioni sulla stazione modello, sulla "cosa nuova" in complesso particolare, erano solo delle affermazioni di propaganda e che in realtà quello che interessa, come sempre avviene in queste operazioni, è costruire il maggior numero possibile di blocchi di cemento.

La Regione aveva ugualmente preso nei confronti dell'Alpila l'impegno di fare certe opere entro il 1973, opere che consistevano in infrastrutture tipo acquedotti, fognature e cose di quel genere e che sono state progettate dall'Ingegner Conti soltanto nel 1973, per cui la FIAT Engineering ha anche potuto ridere in faccia alla Regione dicendo che non valeva la pena di costruire perché avrebbe costruito alloggi non agibili in quanto mancanti di infrastrutture e questo per colpa della Regione Valle d'Aosta.

Infine le due lettere che ho consegnato adesso al Consigliere Manganoni con le quali si accetta l'aumento del capitale da 1 miliardo e mezzo a due miliardi e mezzo, lettere che portano rispettivamente la data dell'11 gennaio 1974 e del 14 febbraio 1974 e che sono state tenute a bagnomaria per tutto questo tempo. Poteva essere e può essere una scelta giustissima; c'è un fatto fondamentale però: che a me personalmente è stato rimproverato il comportamento della Regione perché si è detto che l'Alpila ha sofferto delle pesanti perdite in quanto, non sottoscrivendo il socio che aveva promesso la sottoscrizione, nessun altro poteva sottoscrivere quelle azioni e, se questa è buona amministrazione, io mi chiedo qual è l'amministrazione cattiva.

Nel 1974 sono stati spesi ormai quasi due miliardi e tra terreni, costruzione e progettazione l'Alpila ha speso più del capitale sociale; di conseguenza, vi sono pesanti indebitamenti con le banche ai tassi di interessi che anche voi conoscete.

Veniamo adesso al terzo capitolo, quello che probabilmente è il più interessante sotto certi aspetti: il comportamento dell'Alpila, che è stato quello di una Società che si è trovata presa in mezzo tra la FIAT Engineering, da una parte, e uno strano Istituto chiamato IPI (Istituto Piemontese Immobiliare) e che mi è stato assicurato essere indispensabile per assicurare le vendite. A mio avviso, e non solo a mio avviso, tale opinione è assolutamente infondata, le vendite potevano essere organizzate direttamente dall'Alpila con degli annunci pubblicitari e non si vede invece il perché si sia dovuto ricorrere a questo Istituto che è nato da una scissione della Gabetti e la cui stragrande maggioranza del capitale sociale è nelle mani della TORO, non so se vedete i giri...

Ora, che cos'è successo? In un Consiglio di amministrazione si è deciso di vendere e la prima vendita ha avuto inizio il 5 dicembre del 1972 e un mese e mezzo dopo era tutto venduto.

La seconda tranche è stata venduta, è stata negoziata a partire dal marzo del 1973 e anche questa in tempi rapidissimi andò via, tutto fu venduto sulla carta e a questo punto bisogna chiedersi il perché c'era tanta fretta di...

In un Consiglio di amministrazione in cui vi fu battaglia contro l'opinione dei Signori Ruet - socio francese - e del Ragionier Spinoni si stabilì di passare subito alle vendite. Ora, anche un idiota come me in materia di affari sa che nel 1972, per usare il gergo, il mercato tirava e le vendite furono fatte dall'IPI - e l'Alpila lo ripete - stabiliti i prezzi della FIAT...il prezzo finale stabilito dall'Alpila, ripeto a prezzo di mercato, ma, essendo che i prezzi di mercato erano crescenti, è chiaro che l'IPI negoziava quegli alloggi prendendo il 4% e dopo poco poteva rinegoziarli, tanto più che le caparre venivano tenute molto basse.

Io qui non ho la lista completa evidentemente, perché ci vorrebbe una vita ma ho alcune notizie interessanti sugli acquirenti: gli alloggi venduti con compromesso sono 350. Si precisa che tutti i compromessi sono stati regolarmente registrati in Aosta presso il locale Ufficio del registro. Non è stato ancora stipulato alcun atto definitivo, mancando la licenza edilizia che è stata richiesta, ma non ancora rilasciata dal Comune di Gressan, questo è quell'altro capitolo del quale parleremo un'altra volta.

L'Alpila ha affermato e afferma, perlomeno, che stipulerà i contratti solo con gli acquirenti iniziali. Tra gli acquirenti figurano il Geometra Viberti Michele - che è il Geometra Direttore dei lavori, per un alloggio compreso nel fabbricato denominato G3, int. 15, per un prezzo complessivo di L. 12.752.000, così pagati: L. 1.000.000, piccola caparra, più 850.000 alla firma, e così via dicendo, alla copertura del tetto, secondo delle rate. Un altro acquirente è l'Ingegner Aldo Genero, residente in Torino: n. 4 alloggi nel complesso denominato G3, eccetera, prezzo dell'acquisto complessivo L. 64.000.000, così pagati L. 4.000.000 più 6 alla firma e via dicendo; poi la Signora Marisa Gori in Genero, e potrei continuare e non sto a farlo. Vi do solo una piccola lista delle situazioni delle rivendite: nel Fabbricato G1, da Fabbi Gaia, da Giulio Righetti, da Zileri Amollo Righetti, da Lodi Assalvi, da Corradi a Rossi, da Serralunga a Sportoletti, da Serralunga a Campanati, insomma, questo è lo schema di queste vendite preliminari, qui bisogna dire le cose come sono, e di due cose l'una, che però vengono sempre alla stessa conclusione: o qui qualcuno ha sotteso l'Alpila, che viaggiava un po' nelle nuvole e parlava di filosofia, di stazioni integrate e cose di questo genere, l'ha sottesa tagliandola completamente fuori, e allora dobbiamo dire che è stato volontariamente e fraudolentemente escluso dagli utili il socio di maggioranza relativa, Regione Valle d'Aosta, che in più si era caricato di tutte le spese dell'infrastruttura, oppure con l'eccezione del Ragionier Spinoni e del Signor Ruet, si è sbagliato, si è cioè creduto di poter fare facilmente degli affari vendendo ad un certo momento quando invece non bisognava vendere e bisognava sapere interpretare il mercato.

Le conclusioni sono esattamente le stesse perché noi non potremo mai dimostrare il dolo in una faccenda di questo genere ma se come persona sono mite e generoso, come Presidente della Giunta non conosco nessuno e quindi chi sbaglia paga. L'unica cosa certa è che la Regione si rifiuta di pagare per gli sbagli degli altri.

Ricapitolando, e in sintesi: errori della Regione: 1) avere permesso l'ampliamento; 2) aver ritardato l'esecuzione dei lavori; 3) non avere dato seguito - perché, ripeto, può essere una politica quella di fare l'aumento di capitale, ma di non aver dato seguito ad una scelta fatta. Errori della FIAT Engineering: in particolare la direzione dei lavori. Errori dell'Alpila: aver voluto vendere troppo in fretta servendosi dell'IPI.

La prima conclusione da prendere in base a questo spaccato è quella che risulta da una lettera a mia firma in data 23 gennaio 1975 che voi avete in copia in cui si richiedono notizie: "Prego voler cortesemente fare pervenire a questa Presidenza una relazione contenente la situazione relativa alla parte immobiliare di codesta Società, dalla quale emerga: 1) il valore degli immobili costruiti; 2) il valore presunto degli immobili ancora da costruire; 3) il valore degli immobili che hanno formato oggetto di vendita con l'indicazione della percentuale sul valore edificabile; 4) il valore presunto di quanto si prevede di ricavare dalle future vendite. Si prega inoltre di fornire il dettaglio dei crediti per prenotazioni di immobili risultanti in £. 6.185.242.000 dal bilancio al 31.3.1974. In attesa...", e via dicendo.

Ho ricevuto ieri mattina la risposta dell'Alpila che ho qui e, per quanto riguarda la Giunta regionale, le decisioni in merito saranno prese dopo che avrò potuto consultare alcuni specialisti in materia finanziaria perché le società per azioni non si amministrano e non si reggono con i principi del Convento delle visitandine, ma sapendo che si opera in una società per azioni che ha come scopo unico quello del massimo profitto, e se noi siamo in una società per azioni, agiremo come azionisti e non come imbecilli.

Tra i vari fascicoli che ho trovato vi è l'edificante vicenda del piano regolatore di La Salle, che, per semplicità chiamerò "Les Ors". In epoca imprecisata, ma che parte probabilmente dal 1971, con un grosso Fondo di investimento con sede a Chiasso, in Svizzera, chiamato Europrogram venivano stipulate una serie di promesse di vendita di cui vi è copia, perlomeno una datata 19 gennaio 1973, nei dossier che sono stati distribuiti: contro 350 lire al metro quadro, una serie di piccoli proprietari terrieri abitanti nelle frazioni della collina alta di La Salle cedevano i loro terreni alla società in questione. La cessione, che io ho già portato una volta in questo Consiglio, prevedeva delle clausole per la quale era sottoposta a condizione risolutiva se la Regione non avesse approvato un piano esecutivo della zona di Les Ors di gradimento della Società, o non si fosse impegnata a rifare la strada da La Salle alle frazioni alte, condizione risolutiva, che vuole dire che in questi due casi i cedenti avrebbero dovuto restituire le somme percepite dall'Europrogram. Le notizie che ho è che la somma impegnata dovrebbe essere sui 60-70 milioni, forse anche più alta.

Per quanto riguarda questa promessa obbligatoria di vendita, debbo dire che, come modesto cultore del diritto, secondo me, è nulla, in base a differenti argomentazioni che sono state svolte anche da giuristi più competenti di me, riferendosi all'articolo 1331 del Codice civile e riferendosi al fatto che se il Piano regolatore, il Piano esecutivo doveva essere di gradimento di quella Società, praticamente si trattava di una condizione ad libitum. Ecco, ieri l'Avvocato Chanu qui presente mi ha fatto arrabbiare molto, per cui non voglio fargli i complimenti, ma dico che sarebbe una questione che mi sarebbe piaciuto fare studiare a suo padre perché è questione - e c'è anche un'altra clausola -, perché questa brava gente s'impegna a nominare un Procuratore che è il Procuratore della controparte...ecco, vedo, che da quella parte si è anche studiato questo. Comunque, a questi terreni - e qui faremo lo studio in materia di diritto con professori competenti - costituenti la zona bassa della Conca Les Ors venivano aggiunti larghi appezzamenti definiti di proprietà comunale, probabilmente invece una consorteria che come tale per legge regionale dovrebbe essere inalienabile e indivisibile in modo da formare un vasto comprensorio soggetto a piano regolatore. Il Comune di La Salle, in data 7 aprile 1972, modificava il piano regolatore generale adottato il 21 aprile 1971 e prevedeva la creazione di una stazione integrale di circa 10.000 posti letto destinando allo scopo 231 ettari di terreno con un indice di fabbricazione di 0,40 mc. per metro quadrato.

In data 20 novembre 1972 l'Ufficio regionale di urbanistica esprimeva, con proprio parere di 37 pagine, un avviso contrario all'installazione suddetta, che è questo...con procedimento dovuto evidentemente al tentativo fatto dalla Giunta di conciliare ciò che invece non è conciliabile, cioè la speculazione con lo sviluppo turistico. La Giunta regionale - e sul piano amministrativo mi rifiuterò di fare dei commenti - stralciava 22 pagine di questo parere, inviando al Comune di La Salle, con opportune cancellazioni, soltanto il parere a partire da pagina 23, ingannando il Comune di La Salle, non fornendogli i mezzi per conoscere qual era la realtà, mentre in questo Consiglio, Consigliere Monami, con vuote parole si celebrava la democrazia, il decentramento, l'antifascismo e altre cose di questo genere, non dando i mezzi a dei Consiglieri comunali, al Sindaco di La Salle e alla Giunta di conoscere la realtà per cui venivano inviate le pagine dalla 23 alla 37 intitolate: "Osservazioni specifiche sull'articolazione del piano regolatore generale", che prevedono delle misure, degli apprezzamenti specifici al tipo di insediamento e quindi ai rapporti planivolumetrici, per cui il Comune di La Salle, messo di fronte a questa situazione, non conoscendola completamente, e probabilmente anche opportunamente consigliato, balzava - mi permetto quest'espressione - in quanto evidentemente in perfetta buona fede credeva che l'opinione della Regione fosse quella espressa da quelle pagine e ampliava il comprensorio, diminuendo l'indice di fabbricazione e arrivando così ad un complesso che comunque permetteva la costruzione di 7900 posti letto.

A questo proposito, noi diamo volentieri atto, perché l'ho visto, del fatto che si trattava di un insediamento particolarmente ben studiato e con strutture architettoniche di per sé piacevoli, ma ritiene anche di dover sottolineare il fatto che tale aspetto è insignificante e potrebbe essere risolto soltanto se venisse accettato il principio per il quale si ammette a priori che la Valle d'Aosta è in vendita e che chiunque può fare delle operazioni di pianificazione territoriale sul suo territorio nella totale carenza di decisioni da parte del Consiglio regionale e della Giunta. E domani potrebbe arrivare uno sceicco da Abu Dhabi che ha troppi soldi, che si vede la Conca di By e che gli piace e ci pianta 16000 posti letto perché lui i soldi li ha ...(voci di alcuni Consiglieri)... è già venuto? Non lo sapevo.

L'Ufficio regionale di urbanistica, con proprio parere, che Lor Signori hanno in copia, ribadiva, fin dal 23 novembre 1973, la motivata opposizione al progetto. Da allora e fino al 4 gennaio 1975, quando mi sono personalmente interessato della pratica, tale parere è giaciuto morto, sembra che fossero sorti dei contrasti in Giunta, quello che è certo è che non se n'è più parlato. È altrettanto vero che intorno a questo giacimento, a questo silenzio sono nate numerose voci che vogliono che alcuni noti professionisti di Aosta molto vicini ai Democratici Popolari si siano interessati di questa speculazione e abbiano voluto chiedere all'Europrogram di entrarci anche loro; comunque sia, ognuno è libero qui di farsi i propri convincimenti personali in seguito a certe dichiarazioni, i miei me li sono fatti e voglio solo dire in pubblico il mio profondo disprezzo per coloro che confondono politica e affari.

Ciò detto, la Giunta regionale, preso atto di due pareri contrari dell'Ufficio regionale di urbanistica, rimaneva nel convincimento che il Comune di La Salle, avendo di fronte tutti gli elaborati e potendo fare la discussione, avrebbe probabilmente concordato con la Giunta, ma comunque, se non concordasse con la Giunta regionale, avrebbe modo di motivare un parere contrario...rinviava tutta la progettazione al Comune, dichiarando però fin da ora di essere contraria a tale enorme installazione.

Poiché a questo punto la Giunta si è posta il problema umano e morale di quei contadini soli e abbandonati presi nelle maglie di quest'abilissima operazione - io non sono un moralista, io riconosco che l'Europrogram ha agito con grande abilità - facendo nascere nell'animo di quelle persone la convinzione che con questo sistema si sarebbe salvata la collina alta di La Salle dallo spopolamento e dal depauperamento continuo, perché l'abilità di questa gente consiste anche nel fatto di riuscire a fare credere che con queste installazioni - che in realtà creano il deserto in montagna - il formaggio cada giù già grattugiato dal cielo a larghe e dilatate falde e che non ci sia che da aprire la bocca per mangiare. Per non lasciarli soli, perché si trovano in condizioni di esclusione rispetto al mondo moderno, perché si trovano umiliati rispetto ad un tipo di civiltà che li supera e che trasforma il loro l'amore per la loro terra in una forma di odio che li spinge a liberarsene, ebbene, per non permettere tutte queste cose, la Giunta regionale mi ha autorizzato a proporre - nel caso che tutte le condizioni si verifichino, così come le ho previste in questo momento - un'offerta pubblica in aumento, il che vuole dire questo: che coloro che vorranno restituire i soldi all'Europrogram e tenersi la loro terra potranno farlo, coloro che invece vorranno cederla alla Regione riceveranno qualche cosa in più - dovrebbe essere una percentuale tra le 350 lire e il tasso di svalutazione dalla data in cui è stato contrattato l'affare e quella in cui venisse ceduto alla Regione il terreno, in modo da riportare a maggiore equità il prezzo di cessione.

Inoltre, e sempre qualora il Consiglio concordi su tali cose, l'Assessorato del Turismo potrebbe studiare una soluzione alternativa, soluzione che è difficile perché anche noi vogliamo un turismo popolare e di massa, anche se educato e rispettoso dei luoghi, però il costo di certe infrastrutture e in particolare il costo degli impianti di risalita è tale che noi ci chiediamo come possa essere di massa, popolare, una giornata di sci; chi ha dei figli che cominciano a sciare e che non si stancano mai di andare su e giù sa che cosa vuole dire una giornata sulle nevi.

Ci sono però delle possibilità alternative che dovrebbero essere legate all'obbligatorietà della ricostruzione nel rispetto delle volumetrie attuali dei villaggi di Challancin, Cheverel, Morge e Remonday poiché anche la moda sta cambiando e lo sci di fondo e altri sport, les routes blanches, eccetera, che stanno diventando sempre più popolari e che sono molto meno costosi possono costituire uno sbocco per quelle popolazioni, con uno sviluppo graduale che non aspiri brutalmente come una pompa - e qui credo che l'Assessore Maquignaz potrebbe illustrare quello che sta avvenendo fra il Breuil e Valtournenche, che pure era un Paese molto più popoloso di quelle frazioni - questa zona collinare in maniera che si ottiene esattamente il risultato contrario a quello desiderato.

Comunque, anche se tutte le proposte che abbiamo fatto in quest'aula adesso venissero respinte dal Consiglio, la Giunta ritiene che quella speculazione non debba essere fatta. Nella serena certezza che anche coloro - e parlo solo di coloro in buona fede - che adesso avranno il "mugugno" e che diranno di me: la solita tita de bèrio [traduzione letterale dal patois: "testa dura"], che non mollo, di qui a poco tempo - e non metto neanche due anni - verranno a ringraziarci di aver avuto il coraggio di dire: "no" a certe cose.

Monsieur le Président, Messieurs les Conseillers, j'ai voulu illustrer tout particulièrement ce cas mais je dois dire que d'autres tentatives de spéculation - qu'il serait fastidieux d'énumérer ici - ont été repoussées par la Junte régionale. Une discipline de toute cette matière sera prochainement soumise au Conseil sous forme de loi envoyée au Président du Conseil et, par ses soins, distribuée aux Commissions compétentes. Nous voulons qu'il soit clair que nous disons: "non" à la spéculation, "non" aux stations intégrées, "non" aux collectifs abominables, "non" à la privatisation des sols. Sur ce problème cette Junte pose une question de confiance, pour dire mieux, se rendant compte de l'exiguïté de ses forces, demande l'appui de tous les groupes du Conseil. Bien qu'il nous semble juste de souligner l'importance politique du fait que ce sont les mouvements régionalistes, enfin réunis, du moins dans l'action politique, appuyés par la Démocratie Chrétienne, le Parti Socialiste Italien, le Parti Socialiste Démocratique Italien, qui reprennent leur rôle, qui est le leur de guide de la politique valdôtaine, et s'opposent à la spéculation indiquant les voies de l'avenir; car nous ne sommes pas seulement les défenseurs intransigeants de la langue, du patois, des traditions du Val d'Aoste mais aussi ceux qui savent se battre pour défendre son territoire, territoire qui est le patrimoine inaliénable de la Nation montagnarde de langue française, qu'avec la Savoie et le Valais nous avons formée pendant des siècles, aujourd'hui brisée, mais qui avait su créer une civilisation alpestre originale, permettant à l'homme de vivre en symbiose avec la montagne, civilisation qui doit être, oui, insérée dans le monde moderne, mais qui ne peut être effacée et détruite par l'avidité alliée au manque de culture et aux intérêts capitalistes qui s'appuient sur des modes passagères. Patrimoine inaliénable et au même titre de tous ceux qui y vivent et y travaillent aujourd'hui et qui ne peuvent accepter, pour la qualité de leur vie, d'être relégués au rôle des domestiques et au fond des vallées, exclus des zones les plus belles où peuvent évoluer sur la neige ou bronzer au soleil seulement quelques privilégiés et seulement ceux qui peuvent se permettre de payer une résidence dite secondaire - et qui, par conséquent, n'est pas une exigence vitale - au mètre carré ce qu'un ouvrier ne gagne pas dans un an.

Patrimoine inaliénable enfin de l'ensemble des hommes mais tout particulièrement de ceux pour qui la montagne n'est pas la satisfaction banale d'avoir deux chambres...en altitude mais qui veulent comprendre et étudier et qui, face à ce fleuve qu'est le temps, qui nous emportera tous, dans ce cadre d'incomparable beauté, cadre qui doit être respecté par l'effort d'ascèse qui demande toute vie lucidement vécue, recherche à travers les sciences, la géologie, l'archéologie, l'histoire, l'alpinisme - quand il est sérieux - la place de l'homme dans la nature, son rôle sur la terre, l'équilibre qui lui permette à la fois de dominer et respecter le milieu ambiant et par là même la forme entière de l'humaine condition.

Caveri (U.V.) - Signori Consiglieri, prima di dare la parola ai Consiglieri che chiederanno di parlare su questo argomento, io vorrei, diciamo, precisare un punto fermo e cioè ieri il Presidente della Giunta e il Consigliere Monami erano arrivati alla stessa conclusione delibando un po' questo argomento. Hanno detto entrambi che il punto 2 posposto, cioè "Comunicazioni del Presidente della Giunta" doveva essere unito all'oggetto n. 17, che è la mozione presentata dai Consiglieri Monami, Chincheré, Manganoni e Tonino. Quest'affermazione è stata ripetuta dal Presidente della Giunta all'inizio delle sue dichiarazioni.

Io non vorrei avere dei dubbi in materia e penso che il Consiglio sia unanime nel senso di decidere che gli oggetti "Comunicazioni del Presidente" e "Mozione Alpila" siano uniti insieme perché, se così non si facesse, si dovrebbe applicare l'ultimo comma dell'articolo 40 e allora ai Consiglieri sarebbero consentiti soltanto, come dice questo comma, dei brevi interventi e non sarebbe consentita, d'altra parte, la presentazione di ordini del giorno. Se non vogliamo che questa discussione su questo argomento importante rimanga chiusa e strangolata, dobbiamo decidere di unire i due argomenti.

Mi pare quindi che siamo tutti d'accordo, se qualcuno è contrario lo può dire. Se siamo d'accordo, possiamo proseguire e registrare le singole richieste dei Consiglieri di prendere la parola. Mi pare quindi che siamo tutti d'accordo su questo argomento.

Il Consiglio prende atto.