Oggetto del Consiglio n. 3445 del 28 gennaio 1988 - Resoconto
OGGETTO N. 3445/VIII - RELAZIONE ALLA III COMMISSIONE CONSILIARE, ALLARGATA AI CAPIGRUPPO, SULLA VICENDA DELLA COIN-CA S.P.A. (Approvazione di mozione).
PRESIDENTE: Do lettura della mozione presentata dai Consiglieri Torrione, Millet, Sandri, Baldassarre e Aloisi:
MOZIONE
CONSIDERATO che la Giunta regionale ha ritenuto opportuno di citare dinanzi al Tribunale di Aosta la COINCA S.p.A. per inadempienza delle clausole previste da un'apposita convenzione stipulata con la Regione, concernenti l'assunzione di personale residente in Valle d'Aosta entro un determinato periodo di tempo;
ACCERTATO che la III^ Commissione consiliare, nel corso di un'audizione del titolare della COINCA S.p.A., ha potuto appurare, specie in merito alla costruzione dello stabilimento di Verrès, quanto segue:
- che un primo appalto per la realizzazione di detto stabilimento è stato effettuato nell'ottobre del 1983 (vale a dire circa sette mesi dopo la firma della convenzione) dalla stessa COINCA con l'affidamento dei lavori all'impresa BORINI e PRONO per un importo complessivo di circa 2 miliardi e 150 milioni;
- che, annullato da parte della Regione tale appalto, è stata indetta un'altra gara d'appalto direttamente dalla FINAOSTA, gara di cui è risultata aggiudicataria dei lavori sempre la ditta BORINI e PRONO per un importo complessivo stavolta di lire 2 miliardi e 100 milioni e con l'obbligo di ultimazione delle opere in sette mesi dalla data di consegna dei lavori stessi;
- che, annullato anche questo secondo appalto, nel mese di aprile del 1984, la Regione si è fatta promotrice di una terza gara d'appalto con indicazione di un prezzo a base d'asta (almeno così si è potuto accertare mediante alcuni riscontri successivi all'audizione) non più di 2 miliardi e 100 milioni ma di circa 4 miliardi e 300 milioni (la relativa aggiudicazione è poi avvenuta non più tramite il metodo del minimo ribasso ma seguendo il criterio della media comparata) con il bel risultato che, a lavori ultimati, secondo i dati forniti dall'Assessore competente, in sede e consiliare, il costo dell'opera si è poi definitivamente assestato sui 7 miliardi di lire;
- che tale stabilimento è stato messo a disposizione della COINCA S.p.A. solo in data 15.1.1987 senza essere stato collaudato e senza che sia stato firmato il previsto contratto di comodato per anni 5, come stabilito dalla convenzione;
- che il titolare della COINCA ha dichiarato che su sua richiesta ed ai fini assicurativi il valore dell'immobile in questione è stato indicato in circa 3 miliardi e 200 milioni sulla base di una perizia effettuata dalla società PRAXI di Torino, cifra che è inferiore di circa 4 miliardi a quella realmente pagata dall'Amministrazione regionale per la costruzione dell'opera;
- che la società COINCA è interessata al prezzo reale della struttura dovendo, per convenzione e al termine del contratto di comodato, corrispondere un canone d'affitto pari al 6% del valore dell'immobile;
CONSIDERATO infine che in un recente sopralluogo sempre della III^ Commissione consiliare si è potuto riscontrare che alcune carenze strutturali dell'immobile determinano perdite d'acqua dal tetto dell'edificio che possono causare non solo eventuale nocimento alla produzione ma anche pericolosi incidenti con conseguenze ancora più gravi sul piano delle responsabilità, trattandosi appunto di opera non ancora sottoposta a collaudo;
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
DELIBERA
di nominare un'apposita Commissione d'in chiesta con il compito di appurare:
1) la veridicità dei fatti concernenti tutti gli aspetti relativi ai lavori di costruzione dello stabilimento COINCA S.p.A. di Verrès specie per quanto concerne l'annullamento di ben due gare d'appalto sia per ciò che si riferisce al costo effettivo finale dell'opera;
2) i motivi che hanno determinato i ritardi nella consegna dell'immobile alla COINCA S.p.A.;
3) le ragioni che hanno impedito il collaudo dell'opera e quelle che hanno causato la mancata firma del contratto di comodato previsto dalla convenzione fra Regione e COINCA S.p.A..
PRESIDENTE: Ha chiesto di illustrare la mozione il Consigliere Torrione, a nome dei firmatari; ne ha facoltà.
TORRIONE - (P.S.I.): La mozione che i Gruppi di minoranza hanno presentato riguarda una annosa questione, quella della COINCA, di cui il Consiglio si è occupato più volte.
Il tutto, per quanto riguarda l'oggetto in discussione, nasce da una audizione che la III^ Commissione allargata ai Capigruppo ha fatto nei confronti del titolare dell'azienda di Verrès, in cui si sono esaminate alcune questioni che riguardano più da vicino la problematica inerente alla costruzione dello stabilimento in questione. E qui alcune sorprese, almeno a nostro modesto parere, sono emerse, anche perché, secondo quanto ci è stato relazionato, l'appalto dello stabilimento ha subito perlomeno delle vicende poco chiare e poco simpatiche, se il titolare ha detto la verità.
Uno dei motivi per cui lo stabilimento è entrato in funzione con estremo ritardo è dovuto a questa successione di appalti che hanno determinato dei ritardi tali da far sì che, anzichè entrare in funzione secondo quanto stabilito dalla convenzione, la COINCA ha praticamente cominciato a produrre del caffè solo all'inizio dello scorso anno.
Cosa è successo in pratica? La Regione firma una convenzione con la COINCA S.p.A. e in base a questa convenzione si parla di un primo appalto che dovrebbe essere realizzato dalla stessa COINCA, in seguito al quale (almeno così ci è stato riferito) l'impresa Borini e Prono dovrebbe costruire questo stabilimento per un importo di 2 miliardi e 150 milioni.
Per vicende legate a cose che non sappiamo (che prego poi l'Assessore di spiegarci), questa prima gara di appalto viene annullata; se ne fa un'altra, nella quale anziché la ditta si incarica direttamente la FINAOSTA. La gara viene rifatta, la vince di nuovo la ditta Borini e Prono per un importo complessivo di 2 miliardi e 100 milioni, con l'obbligo di consegnare lo stabilimento finito in sette mesi. E siamo alla seconda gara di appalto.
Arriviamo alla terza, e qui il mistero si fa più fitto: la Regione ritiene che neanche questa seconda gara di appalto vada bene, nonostante sia stata eseguita direttamente dalla FINAOSTA e con i criteri che richiede un appalto svolto in piena regola. Nel mese di aprile 1984 la Regione contraddice se stessa dicendo che non andava bene la prima gara di appalto, non va bene neanche la seconda e che, annullate queste due, se ne fa una terza. Arriviamo alla terza gara di appalto, questa volta gestita in prima persona dall'Assessorato ai Lavori Pubblici: l'Assessore ci spiegherà perchè.
A questo punto però l'appalto, mentre nelle prime due gare parlavamo di un appalto sui 2 miliardi e 150 milioni - 2 miliardi e 100 milioni, diventa di 4 miliardi e 300 milioni. Questa doveva essere la gara definitiva, quella che consentiva oltretutto alla Regione di consegnare alla COINCA lo stabilimento nei tempi stabiliti; invece la consegna dello stabilimento alla COINCA ha subito un ritardo di quasi due anni.
Chiederei all'Assessore di essere estremamente preciso su questo argomento, per vedere se quanto ci è stato detto in sede di audizione corrisponde alla realtà, anche per avere una visione complessiva dell'"Affaire COINCA".
Lo stabilimento viene consegnato; ci si dice che in corso d'opera sono state apportate addirittura delle modifiche: un pezzo di capannone preesistente, che era della FIAT-ENGINEERING, viene demolito, mentre prima doveva essere tenuto in piedi.
Ed arriviamo al 15 gennaio dello scorso anno, quando finalmente la COINCA mette piede nel nuovo stabilimento. Però qui apprendiamo un fatto che è sconcertante: nonostante la ditta entri ed inizi la produzione, il capannone non viene collaudato. Al limite, e lo dico in aula perchè lo avevo detto anche in sede di Commissione, con un capannone non collaudato è difficile far lavorare, nel capannone stesso, delle maestranze, perchè al primo inconveniente che succede non so di chi sia la responsabilità. È vero che poi tanto paga sempre Pantalone, quindi può succedere anche quello che può succedere.
La cosa non è secondaria, perchè al fatto che non si sia collaudato lo stabilimento se ne unisce un altro che rende la COINCA abusiva, quale non affittuaria del capannone stesso, perché la convenzione prevedeva che il titolare della COINCA potesse rimanere per due anni, se non vado errato, all'interno della COINCA stessa, dopo di che doveva essere firmato un contratto di comodato per anni cinque. La firma del comodato non è ancora venuta, allora io a questo punto inserisco anche un'altra domanda: "Ma questo signore a che titolo sta dentro?" Probabilmente allo stesso titolo del sottoscritto, se si mette a produrre caffè, perché non è nessuno, non ha firmato la convenzione, non ha adempiuto ad uno dei termini previsti specificatamente dalla convenzione.
Questo è lo scenario; però la ciliegina, quella che fa della torta della COINCA qualcosa di estremamente appetitoso sul piano delle considerazioni, è che il titolare della COINCA si preoccupa di essere dentro quasi come abusivo, di non avere lo stabilimento collaudato, ed allora decide di salvaguardarsi. Fa eseguire, quindi, una perizia ai fini assicurativi. La perizia, se non vado errato, è stata fatta dalla società PRAXI di Torino.
Lo stabilimento è costato circa 7 miliardi (questo lo aveva detto l'Assessore Lanivi in sede consiliare) e la società PRAXI, incaricata dal titolare, fa una perizia sull'immobile e si scopre che l'immobile dovrebbe essere valutato, periziato, circa 3 miliardi e 200 milioni.
Questa è la vicenda COINCA: due appalti annullati, la consegna avvenuta in ritardo, il contratto di comodato non sottoscritto, il fatto che una valutazione di una società altamente specializzata come la PRAXI di Torino abbia dato una cifra, come valutazione complessiva, estremamente inferiore al costo effettivo dell'opera, secondo quanto ci è stato detto in quest'aula.
Mi chiedo, se queste cose sono vere, come potremo uscire da questo piccolo "giallo"; ho illustrato la mozione così come l'avevamo formulata e per adesso mi fermo qui.
L'ultima considerazione che faccio è questa: visto che la convenzione prevede che, finiti i cinque anni di comodato, il titolare deve pagare un canone di affitto da determinarsi in relazione al prezzo dell'immobile, applicando la percentuale del 6% - pertanto, se calcolato su un valore di 7 miliardi, sono 420 milioni all'anno di affitto; se calcolato sul valore stabilito dalla PRAXI, è la metà - se fossi il titolare della COINCA farei riferimento al prezzo calcolato dalla PRAXI. Questa vicenda è ingarbugliata, questo caffè è in effetti un po' "salato" per l'Amministrazione, non è "dolce".
Avevo detto una volta: "con il caffè di montagna la COINCA ci guadagna"; ma in effetti questa affermazione, se la rapportiamo all'eventuale prezzo di affitto dello stabilimento, non vale, perchè la COINCA non ci guadagna.
Per quel che mi riguarda, mi fermo qui, perchè quello che ci interessava sapere come componenti della III Commissione e come Capigruppo era questo. Aspetto anche l'intervento dei colleghi, perchè sono sicuro che su questo piccolo "Affaire COINCA" avranno qualcosa da aggiungere.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Baldassarre, ne ha facoltà.
BALDASSARRE - (P.S.D.I.): Faccio subito una premessa, in modo che qualcuno non possa notare nelle mie affermazioni una contraddizione.
Divido la parte, anche se non entra nel merito della mozione, in cui la Regione è chiamata in giudizio dalla COINCA per inadempienza contrattuale. Su quello, l'ho detto in altro Consiglio regionale, sono d'accordo con la posizione assunta dalla Giunta, perchè il titolare della COINCA non ha mantenuto fede alla convenzione, per cui c'è una inadempienza, e per la prima volta i responsabili regionali hanno fatto bene a promuovere un'azione legale nei confronti di questo titolare.
Lo dico perchè, se guardiamo la delibera del 13 aprile 1984, in cui veniva deliberata la convenzione, quindi l'accordo con la COINCA, al secondo comma della delibera si precisava che (e lo leggo per chiarire meglio quanto vorrò dire in seguito): "Considerato che la società contraente ha richiesto di assumere a carico della Regione i costi per l'acquisto dell'impianto di torrefazione e di quello di macinazione, contro l'impegno di una occupazione aggiuntiva di 20 unità lavoratrici". Quindi da 40 unità veniva concordato con la società un aumento di 20 unità.
Procedendo nella delibera si dice che queste unità da 60 dovrebbero passare a 70; leggo: "... nel caso in cui gli accordi commerciali in corso si concludessero positivamente, permettendo il raggiungimento di una lavorazione di caffè crudo pari a 8 milioni di kg. annui, di almeno 70 unità lavorative".
La COINCA non ha mantenuto fede nè alla prima parte della delibera, nè a quest'altra ulteriore parte della delibera, nè all'assunzione di mano d'opera locale; anzi, ha fatto il contrario, perché un'industria che non è in grado di produrre otto milioni di kg. annui di caffè vuol dire che non è competitiva sul mercato e quindi deve avere per forza una perdita di esercizio.
La COINCA da questo punto di vista è inadempiente e bene ha fatto l'Amministrazione regionale a chiamarla in giudizio; la COINCA dovrà rispondere per non aver mantenuto fede alla convenzione stipulata da tutte e due le parti.
Fatta questa breve premessa, per chiarire la mia posizione sulla COINCA, passiamo all'argomento più interessante, che definirei "COINCA Show": sono convinto che stavolta la Giunta non abbia la rete di protezione, e quando si è senza rete non valgono i numeri, non contano maggioranze e minoranze. È necessario chiarire in Commissione l'argomento e sono convinto che la maggioranza non vorrà arroccarsi dietro ai numeri, perchè noi come Consiglieri regionali abbiamo il diritto-dovere di rivolgerci ad altre autorità, cosa che faremo per fare chiarezza su questo argomento.
Iniziamo un po' a fare la storia di questi appalti: il primo appalto viene sospeso, ma nessuno conosce le ragioni, nonostante che in Consiglio regionale la questione COINCA sia stata affrontata almeno 6 o 7 volte, di cui 4 in occasione di interrogazioni ed interpellanze presentate dal sottoscritto e 2 in risposta a due interpellanze presentate dal Gruppo comunista. Mai nessuno si è degnato di informare il Consiglio che erano stati annullati due appalti; di questo siamo venuti a conoscenza solo in Commissione.
Si passa al terzo appalto con una base d'asta di 4 miliardi e 200 milioni, IVA inclusa, il quale viene aggiudicato all'impresa che ha nominato il Consigliere Torrione, per circa 2 miliardi e 761 milioni 500 mila, più IVA, per un totale quindi di 3 miliardi e 259 milioni. Questo appalto veniva aggiudicato e le condizioni essenziali erano della consegna dopo sette mesi dall'inizio dei lavori. Qui iniziano i "trucchetti" delle perizie suppletive, inizia la rincorsa ad ulteriori appalti.
Subito dopo appaltati questi lavori, abbiamo due delibere, una del maggio 1985 e l'altra del mese dopo, con cui si promuove una perizia suppletiva per impianti idrotermosanitari ed antincendio, che complessivamente raggiungono la somma di circa 450 milioni. Quindi bisogna aggiungere a questi 2 miliardi e 761 milioni, 450 milioni di due perizie suppletive, portate in Consiglio regionale a distanza di un mese l'una dall'altra.
Eravamo al 17.5.1985; al 31.5.1985 viene portata in Consiglio la delibera 3524 per appalto impianti elettrici per un importo di 424 milioni 800 mila lire: quindi, in un mese e mezzo ci vengono presentate due perizie suppletive di 900 milioni. Ma non è finita qui, perchè al mese di novembre viene portata in Consiglio la delibera 9179 del 31.11.1985, per una ulteriore perizia suppletiva che supera l'importo d'asta, per 2 miliardi 383 milioni.
Inizia la scalata delle perizie suppletive; addirittura questo importo - e ricordo benissimo che abbiamo avuto una grossa polemica in Consiglio regionale in merito - supera l'importo d'asta aggiudicato dall'impresa per 2 miliardi 200 milioni, più IVA, di 953 milioni, per un totale di 3 miliardi 136 milioni.
A giugno del 1986 viene sottoposta al Consiglio una ulteriore perizia suppletiva con la delibera 9/10 del Consiglio regionale di 1 miliardo 15 milioni, più IVA, per un totale di un miliardo 215 milioni.
Il 19 settembre 1986 ci viene presentata un'ulteriore perizia suppletiva per 274 milioni 500 mila lire.
Il totale di queste perizie suppletive, IVA inclusa, è di 9 miliardi 250 milioni; togliendo l'IVA arriviamo ad una cifra che si aggira sui 7 miliardi 300 milioni.
Veniamo alla conclusione di questo elenco di perizie suppletive. Al momento dell'aggiudicazione di appalto, l'impresa si era impegnata a consegnare i lavori entro sette mesi; i lavori vengono invece consegnati dopo quattro anni (adesso non mi ricordo di preciso) e la COINCA ha operato fuori della Valle d'Aosta, usufruendo anche dei finanziamenti, perché finora abbiamo parlato solo degli appalti, ma la COINCA ha avuto anche finanziamenti tramite la FINAOSTA, che, aggiunti agli appalti, raggiungono una cifra di 22-23 miliardi, per 20 lavoratori locali che dovrebbero lavorare attualmente alla COINCA.
Il titolare della COINCA, forse giustamente, a questo punto si è preoccupato di sapere quale fosse il valore di questo immobile ed ha dato l'incarico di appurare questo ad una società seria con esperienze anche internazionali.
Qui si chiede se dietro la COINCA, dietro agli appalti della COINCA, c'è qualcosa di poco chiaro, c'è qualcuno che ha giocato su queste perizie suppletive, e allora noi lo vogliamo capire. Vogliamo capire, in Commissione, perchè sono successe queste cose, perchè fra il valore degli immobili stabilito dalla perizia di parte e il costo totale della COINCA c'è una differenza di oltre 3 miliardi e mezzo.
Non vogliamo criminalizzare nessun Assessore, vogliamo ricercare la verità per dire poi alla gente quanto è costato effettivamente l'immobile della COINCA. Chiediamo, nella mozione, che venga istituita questa commissione che in tempi brevi riporti in Consiglio regionale i chiarimenti richiesti; addirittura vogliamo chiedere di fare una perizia nostra, come Commissione, per raffrontarla con la perizia fatta dai proprietari della COINCA.
Non possiamo assolutamente star zitti di fronte ad una situazione di questo genere: in questa occasione non servono i numeri, perché nascondendovi dietro i numeri commettereste un grave errore. Su questa faccenda della COINCA non avete la rete di protezione, quindi dovete affrontarla, perchè compito del Consigliere regionale è quello di chiarire questi argomenti.
Sono convinto che la maggioranza non avrà difficoltà ad approvare questa mozione se vuole ricercare la verità; se questa volontà non c'è, ognuno si assume la propria responsabilità. Certo è che non staremo a guardare; non perché siamo a sei mesi dalle elezioni, ma perchè abbiamo il dovere di andare avanti, affinchè si possa chiarire questa situazione, quindi senza preoccuparci dell'eventuale voto negativo della maggioranza.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Millet, ne ha facoltà.
MILLET - (P.C.I.): Ritengo che la discussione su questa mozione abbia una grande importanza, in quanto si discute su un fatto emblematico, su come la Regione gestisce certe questioni di sviluppo industriale.
Penso che il fatto di poter chiarire tutta una serie di passaggi può essere utile anche per il futuro, perchè nell'altro Consiglio abbiamo approvato una legge sulla Centrale del Latte, la cui storia inizia quasi in questo modo.
Bisogna tener conto che in tutta questa vicenda ci sono state le elezioni regionali del 1983, altrimenti non si spiegherebbero certe cose.
La COINCA S.p.A. è stata costituita dopo aver fatto una certa scelta, tenuto conto che c'era già a Châtillon una società con la partecipazione della FINAOSTA; quindi la Regione, attraverso la FINAOSTA, era presente. Allora si decise che la costruzione dello stabilimento doveva essere fatta dalla società, in quanto si è teorizzato (e da un certo punto di vista può anche valere) che il privato è più rapido e costa meno, rispetto all'ente pubblico.
La società per azioni ha fatto quello che doveva fare, però questo prima delle elezioni del 1983; dopo le elezioni, la nuova Giunta ha ritenuto opportuno affermare - e qui sorge il problema di vedere con quali poteri - che non andavano bene quelle due gare di appalto. Il lavoro della commissione, di cui con la mozione chiediamo la istituzione, dovrebbe chiarire quali sono state queste motivazioni.
Il Consigliere Baldassarre ha detto delle cifre, su una serie delle quali non concordo, non tanto a causa di calcoli diversi, ma perchè neanche gli uffici della Regione - e di questo l'Assessore Lanivi può darmi atto - sono in grado di fornire cifre esatte. Qualche volta non si capisce perchè alcune vengono date con IVA, altre senza IVA; si dice che tanto la Regione prende i 9/10, quindi non vale la pena conteggiare, perchè tanto poi li recupera, senza capire che sono due conti diversi: uno in uscita, l'altro in entrata. Se la Regione ha difficoltà ad avere dei conti esatti, potrebbe ovviare con i mezzi messi a disposizione dall'informatica.
Abbiamo uno stabilimento la cui ristrutturazione si era previsto che costasse, nel 18 febbraio 1983, prima delle elezioni regionali, 1 miliardo e 400 milioni; attraverso il programma integrativo dei lavori pubblici 1982-83 siamo passati ad una previsione di 2 miliardi 400 milioni, perché inizialmente si prevedeva di recuperare un capannone esistente, poi si è ritenuto di abbatterlo e di ricostruire tutto "ex novo". Oggi, rispetto a quella previsione iniziale, si è arrivati che il costo di questo stabilimento supera gli otto miliardi.
Come dicevo, si è partiti da un'operazione di un miliardo e 400 per la ristrutturazione, senza però conteggiare l'acquisto e la progettazione, e qua ho una cartella che si è gonfiata rapidamente e ho l'impressione che si gonfierà ancora, rispetto ad altre che sono rimaste molto sottili. Da questo punto di vista può essere un esempio di come non si devono fare certe cose, può servire da esperienza alla Giunta per la prossima legislatura, per quegli Assessori che ricopriranno di nuovo quelle sedie, per evitare di ripetere certi errori. E purtroppo, nel dire queste cose, li aiutiamo indirettamente, e questo dispiace, perchè dovrebbero essere gli elettori a dare un giudizio del loro operato.
L'altro aspetto riguarda le opere comprese nel terzo appalto: perizie murarie, impianto elettrico, impianto termosanitario. Se andiamo a sommare le cifre "in primis" degli appalti - che non posso dare precise per il discorso che facevo prima riguardo all'IVA - siamo sui 3,5 miliardi; se andiamo a vedere le perizie, ci sono altri 3 miliardi, cioè quasi un 100%: a me pare che già questa percentuale, nel giro di pochi anni, non sia una cosa normale.
Se andiamo a vedere dentro queste cifre, per le perizie murarie abbiamo una aggiudicazione d'appalto con ribasso di 2 miliardi e 100 ed abbiamo una perizia di 2 miliardi e 700, quindi superiore; ma quello che fa più impressione è la spesa per l'impianto elettrico, perchè si passa da un appalto di 241 milioni ad una perizia di oltre un miliardo. Mi ricordo che per fare il pavimento del caseificio di Arnad siamo passati da 20 mila al mq a 200 mila al mq, ma passando attraverso un terzo preventivo in cui il costo del pavimento arrivava a 50 mila al mq nell'arco di un anno.
Qui c'è qualcosa che non funziona; per questo riteniamo che sarebbe opportuno che in Commissione si andasse a chiarire alcuni punti e che da parte della Giunta regionale si arrivasse con delle certezze, perchè la discordanza fra queste cifre è dovuta anche alla vostra incapacità di darci dei dati (se in buona fede o in malafede non lo so).
È necessario anche per voi avere delle cifre esatte, perchè alla fine l'affitto lo dovrete calcolare e prendere a base, ad esempio, sei miliardi anziché sette significa una differenza, al 6%, di qualche milione.
Per quanto riguarda la perizia effettuata dalla società PRAXI per conto dell'imprenditore, forse all'inizio questi non riteneva opportuno intervenire, pensando che la Regione riuscisse a fare uno stabilimento a costi normali, ma quando si è accorto che qualcosa non funzionava, ha affidato l'incarico per questa perizia. Il dato che emerge dalla perizia è un dato indicativo: non lo voglio prendere come oro colato, tuttavia non si tratta di una differenza del 10%, che si potrebbe capire, ma di una differenza della metà.
Penso che è anche nell'interesse della Regione di chiarire questo aspetto, perché comunque si andrà ad un contenzioso; l'imprenditore non è che starà zitto, dopo che la Regione ha avuto la bella idea di denunciarlo, e non so come andrà a finire in queste condizioni. Secondo me si sono innescati dei meccanismi in seguito a cose irrazionali che sono successe - che si possono intuire, ma non si possono dire - però quando si denuncia una convenzione bisogna essere molto cauti ed essere prima sicuri di trovarsi dalla parte della ragione. In questo caso c'è il rischio di tirare avanti una questione per anni, di mettere in condizione i dipendenti di non avere una certezza di lavoro, perché, se la Regione vince la causa, quella fabbrica chiude.
Ho l'impressione che sarebbe bene, anche nell'interesse della Regione, di chiarire, e l'istituzione della commissione può essere un modo per andare a chiarire queste cose.
Concludo ripetendo che questo esempio dovrebbe servire a chi amministra e a chi decide, per non più ripetere questi errori. Vorrei invitare l'Assessore Perrin a far tesoro di questa esperienza, a fare in modo, se si sceglie la strada per cui è la società per azioni che fa tutto con il privato - lo dico anche in relazione a quello che ha chiesto il Consigliere Torrione - che si debba lasciar fare alla società per azioni.
TORRIONE - (P.S.I.): .... c'è un po' di assimilazione con la COINCA, qui....
PERRIN - (U.V.): Consigliere Torrione, sia detto una volta per tutte: il progettista con noi non c'entra niente....
TORRIONE - (P.S.I.): Assessore, Lei ha detto .... chiedo scusa al Consigliere Millet per l'interruzione ... che il progettista non lo ha incaricato la Regione, però la Regione ha avallato la scelta del progettista fatta dal privato.
MILLET - (P.C.I.): Dico solo che quando si fanno delle scelte bisogna essere coerenti fino in fondo, perchè questo esempio poteva benissimo farlo la Regione, se prendeva il pacchetto al 51% e poi decideva quello che voleva. È la confusione dei ruoli che non ci sta bene, che porta a delle situazioni che non vanno bene.
Concludo ribadendo l'opportunità di andare a nominare la commissione con queste motivazioni, oltre a quelle che ha già portato chi ha parlato in precedenza.
Riteniamo che la questione della COINCA in questi cinque anni sia diventata un esempio emblematico di come non si dovrebbero fare alcune cose, di come si sono moltiplicati i costi.
Alla base di queste perizie ci possono essere delle ragioni, però come a tutto c'è un limite, oltre il quale o ci sono dei motivi validi o ci sono situazioni che diventa difficile giustificare, per cui ognuno si deve prendere le sue responsabilità.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Aloisi, ne ha facoltà.
ALOISI - (M.S.I.): Non voglio certamente ripetere tutto l'iter burocratico di questa vicenda, anche perchè i colleghi che mi hanno preceduto sono stati molto precisi nell'illustrare le cifre, i fatti e gli avvenimenti.
Voglio fare alcune osservazioni soprattutto di carattere politico. Innanzitutto ci troviamo di fronte ad una mozione che è stata presentata da tutte le forze politiche di opposizione e quindi solo questo fatto specifico dovrebbe far riflettere la Giunta regionale. L'opposizione, compatta, chiede che venga nominata una commissione di indagine per verificare ed analizzare tutta questa vicenda, anche se sono molto perplesso che le commissioni di indagine vengano accettate, perchè abbiamo già notevole esperienza in materia.
Vi è stata da parte della Giunta regionale una citazione presso il Tribunale di Aosta della COINCA per inadempienza contrattuale; se non erro, quando è stata fatta la citazione, non vi era stata ancora l'inadempienza da parte della società, perché i termini scadevano nel mese di gennaio per l'assunzione dei dipendenti residenti in Valle d'Aosta, o almeno, io ho letto un articolo che citava testualmente questo fatto specifico. Volevo delle spiegazioni da parte dell'Assessore su questo primo punto. Il secondo aspetto, che è stato ampiamente illustrato dai colleghi che mi hanno preceduto, riguarda la questione dell'appalto: vi sono stati tre appalti; non si capisce bene come e perchè è stato prima dato ad uno e poi all'altro; alla fine è stato dato alla FINAOSTA, quindi c'è una situazione molto ingarbugliata.
La terza questione riguarda il valore dell'immobile. Abbiamo sentito dalla voce dell'Assessore che il costo si aggira intorno ai sette miliardi; vi è stata una perizia da parte della società che dice che il valore dell'immobile è niente meno che la metà, quindi intorno ai 3 miliardi e 200 milioni.
Di fronte a questa situazione, dove vi sono delle conflittualità, delle discordanze fra le dichiarazioni dell'Assessore e la posizione della Giunta regionale, e le dichiarazioni fatte alla III Commissione da parte del rappresentante della COINCA, è chiaro che bisogna fare chiarezza. Ecco qual è lo scopo di questa mozione.
Lo scopo è quello di valutare attentamente tutta questa problematica e riuscire a capire come stanno le cose, anche perché noi, come rappresentanti regionali e membri di questo Consiglio, non penso che dobbiamo assolutamente schierarci dalla parte della COINCA, ma non dobbiamo neanche schierarci dalla parte della Giunta regionale.
Non abbiamo fatto nessuna dichiarazione: vogliamo solo capire perchè ci troviamo in una situazione conflittuale dove non si capisce nulla. Vogliamo vederci chiaro per valutare attentamente la situazione e poter dare il nostro giudizio: questa è la posizione di tutte le forze politiche di opposizione.
Con questo spirito mi auguro che la Giunta regionale sappia captare questa volontà unanime dell'opposizione di fare chiarezza; quindi saremo lieti di conoscere e di avere delle risposte da parte dell'Esecutivo e ci auguriamo che non venga respinta, come al solito, questa richiesta di verità che emerge da tutte le forze di opposizione.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare l'Assessore ai Lavori Pubblici Fosson, ne ha facoltà.
FOSSON - (D.C.): C'è una premessa da fare su tutto il discorso COINCA per quello che riguarda i lavori, siano essi di ordine edilizio, che di ordine termoidrosanitario, che di ordine elettrico: è una convenzione firmata fra la Regione e la COINCA che prevedeva l'impegno da parte della Regione di fornire alla COINCA uno stabilimento "chiavi in mano", secondo le esigenze dettate dalla COINCA stessa. Questa convenzione firmata può costituire, per una certa parte perlomeno, la chiave di interpretazione di tutto il discorso dello stabilimento COINCA di Verrès.
Adesso vorrei essere estremamente preciso nel dare dei dati e lo farei seguendo le premesse della mozione che è stata presentata dai Consiglieri che l'hanno firmata.
Si fa riferimento, nella mozione firmata dai Consiglieri presentatori, a due appalti eseguiti nell'anno 1983: uno fatto dalla stessa COINCA, uno fatto successivamente dalla FINAOSTA. Notizia di questi due appalti era già stata data a questo Consiglio, in data 15.5.1984, rispondendo ad una interrogazione con risposta scritta a firma dell'allora Assessore all'Industria e Commercio. Nella risposta alla interrogazione si dice che furono svolte due gare: una fatta svolgere dalla COINCA stessa, l'altra dalla FINAOSTA. Le due gare furono annullate, nel senso che non ebbero seguito: la prima perchè si ritenne che non era stato invitato un numero sufficiente di ditte, ed in effetti per un appalto di 2 miliardi e 100 milioni erano state invitate cinque ditte; la seconda gara perchè non vennero applicate le norme procedurali previste dalla legislazione in materia.
Fu poi predisposto, da parte dell'Amministrazione regionale, un successivo appalto per l'importo a base d'asta (preciso che parlerò al netto di IVA per ragionare in termini omogenei) di 4 miliardi e 200 milioni, appalto il cui progetto è stato approvato dalla Giunta regionale il 13.4.1984 ed aggiudicato dalla Giunta regionale il 6.7.1984, con il ribasso del 34,25% alla ditta CIMO di Verrès, associata con la CARAMELLINO di Gattinara.
Si fa notare nella mozione che fra il primo e il secondo appalto, che sono sulla base d'asta dell'ordine di 2 miliardi e 100 milioni - 2 miliardi e 150 milioni, e l'appalto eseguito dall'Amministrazione regionale nell'aprile 1984, ed aggiudicato il 6 luglio 1984, c'è una differenza che va dai 2 ai 4 miliardi.
Posso dire che, dopo aver esperito la seconda gara, sulla base di 2 miliardi e 100 milioni, la COINCA stessa, due giorni dopo, aveva già preventivato una ulteriore spesa di un miliardo; questo significava che nelle prime due gare di appalto, o nel progetto o nelle valutazioni da parte della COINCA, sicuramente qualcosa era stato dimenticato.
Quindi, la gara successiva, quella della primavera del 1984, era una gara basata su un progetto sicuramente più completo ed osservato più attentamente. Ciò nonostante, è già stato detto in questo Consiglio, furono poi redatte delle perizie suppletive; ma tengo a precisare, e ripeto quello che ho detto all'inizio, che noi eravamo tenuti in quanto Regione a venire incontro a tutte le esigenze della COINCA, e preciso ancora che tutte le perizie suppletive sono state regolarmente approvate in questo Consiglio regionale: non abbiamo nascosto assolutamente niente.
Andiamo avanti sul discorso della gara, eseguita dalla Regione nel 1984 sulla base dei 4 miliardi e 200 milioni. Ripeterò forse alcune cose che già sono state dette, ma vale la pena precisarle.
Parliamo quindi di opere edili, aggiudicate all'impresa CIMO in associazione con l'impresa CARAMELLINO: fu redatta una perizia suppletiva, approvata dalla Giunta il 31.12.1985 e ratificata dal Consiglio regionale. Quindi, opere edili: un primo appalto, una perizia suppletiva.
Ho fatto un conto finale sulle cifre impegnate e sulle cifre spese; penso che valga la pena, senza soffermarsi sui dati singoli, fare un quadro globale, che poi si desume dalla relazione di accompagnamento allo stato finale dei lavori.
Un secondo appalto riguardava l'impianto elettrico ed un terzo appalto l'impianto termoidrosanitario ed antincendio. L'impianto elettrico fu appaltato su un progetto dell'importo di 360 milioni a base d'asta e aggiudicato il 30 agosto 1985 con un ribasso del 33%; fu in seguito redatta una perizia suppletiva, approvata dal Consiglio regionale - fu addirittura proposta dalla Giunta al Consiglio senza passare attraverso una preventiva approvazione della Giunta - il 9 luglio 1986.
Per quanto riguarda l'impianto termoidrosanitario e antincendio, fu appaltato su un progetto dell'importo di 375 milioni a base d'asta, aggiudicato il 21.6.1985, con un ribasso del 26,11%. Fu in seguito redatta una perizia suppletiva, approvata dalla Giunta regionale il 19.9.1986 e ratificata dal Consiglio regionale.
Penso che non sia il caso di soffermarmi sulla descrizione dei lavori suppletivi, perché penso che abbiamo già discusso a sufficienza al momento dell'approvazione delle perizie suppletive stesse in sede di questo Consiglio.
Complessivamente, a base d'asta, sommando l'appalto delle opere edili, l'appalto delle opere elettriche, l'appalto delle opere idrotermosanitarie antincendio era prevista una spesa di 4 miliardi 935 milioni. A consuntivo, sono state spese, sommando naturalmente a questa cifra .....
MAFRICA - (P.C.I.): ... a base d'asta...
FOSSON - (D.C.): Non voglio nascondere niente, lo avrei detto io .... comunque, da una previsione di 4 miliardi 935 milioni si arriva ad un totale di somme spese, sempre al netto di IVA, di 6 miliardi 390 milioni e rotti.
Queste cifre le avevo già preannunciate a questo Consiglio, rispondendo ad una interpellanza del Consigliere Baldassarre, nell'estate del 1986. Prevedevo allora 9 miliardi 200 milioni al netto di IVA, comprendendo però i due miliardi 840 milioni dell'impianto di torrefazione. Sottraendo a 9 miliardi e 200 milioni il costo dell'impianto di torrefazione arriviamo a 6 miliardi 360 milioni. Questa era la previsione dell'estate 1986; oggi a consuntivo siamo a 6 miliardi 390 milioni, senza IVA e senza impianto di torrefazione.
Vengono fatte, nella mozione, altre affermazioni. Entrerò dopo nel merito delle perizie fatte redigere dalla COINCA; voglio solo dire che l'assenza di collaudo che qui viene sollevata non è motivo sufficiente per non firmare il comodato, come è dimostrato fra l'altro dalla firma dei comodati che sono stati fatti per gli stabilimenti BALTEADISK, ROSSIGNOL, MAXEL, che è avvenuta in assenza di collaudo. Voglio precisare che, per quello che riguarda la COINCA, i collaudi tecnici sono stati eseguiti, il collaudo amministrativo è in corso ed è assolutamente nei tempi stabiliti dai capitolati. Fra l'altro è buona norma che il collaudo amministrativo, quello finale, avvenga dopo un certo periodo dalla messa in funzione dell'opera e dello stabilimento, proprio perchè tutte le eventuali valutazioni negative che non possono essere evidenti al momento della fine dei lavori nel periodo di un anno o di alcuni mesi, possono essere messe in evidenza dal funzionamento dello stabilimento. Penso che il collaudatore farà le sue valutazioni esaminando tutti i dati contabili; ci sono 11 libri di misure e 11 libri di contabilità e se ci saranno dei dati da valutare negativamente ne discuteremo insieme.
Segnala ancora la mozione l'esistenza di gravi carenze strutturali: ebbene, posso dire che si tratta di alcune infiltrazioni d'acqua - si tenga presente che è una copertura, questa della COIN-CA, di diverse migliaia di mq. con una notevole quantità di abbaini e di fori per impianti - causate da particolari condizioni quali ad esempio lucernari non perfettamente chiusi, scoli otturati da materie solide immesse nell'atmosfera dagli impianti stessi di torrefazione. Sono piccole cose alle quali si può e si deve ovviare con la ordinaria manutenzione dello stabilimento.
Vorrei entrare a questo punto nell'esame, tenendo ferma la cifra di 6 miliardi e 390 milioni, che sono quelli che sono stati presi e pagati, salvo le trattenute che verranno date all'impresa al momento del completamento del collaudo. All'interno di questi sei miliardi e 390 milioni occorre scorporare circa un miliardo e mezzo, per la precisione un miliardo e 497 milioni; scorporare non nel senso che non sia stato speso, ma nel senso che è stato speso per oneri relativi al montaggio delle macchine e per opere per il funzionamento delle macchine, ed ancora per opere relative all'impianto di rilevazione antincendio, antifurto e controllo uscite, per impianti relativi al entro contabile e per opere relative ai parcheggi esterni. In più, sempre per questo, è stata pagata una anticipazione all'impresa per il pagamento dell'allacciamento dell'ENEL - non ho difficoltà a dare ai Consiglieri copia di questa tabella; è inutile che la legga dettagliatamente, sarebbe una esposizione assolutamente arida -. Inoltre è stata realizzata una cabina elettrica da 1500 kvolt/ampère, che è una cabina elettrica di potenza particolare, legata al tipo di produzione che la torrefazione COINCA prevede.
I 6 miliardi e 390 milioni, divisi per gli 8440 mq di superficie coperta, i quali comprendono lo stabilimento, gli uffici e i laboratori, fanno 757 mila lire al mq di costo di costruzione. Teniamo conto però che, se dai 6 miliardi e 390 milioni scorporiamo il miliardo e 497 milioni, dovuto ad opere che non si possono dire strettamente legate al capannone ed ai suoi impianti generali, scendiamo ad una cifra di 4 miliardi 893 milioni, che divisi per 8440 mq, fanno 579 mila lire al mq, che è il costo di costruzione di un capannone attrezzato di tutti gli impianti, ma senza gli impianti specifici di produzione.
Penso di fare una valutazione abbastanza esatta dicendo che capannoni alle porte di Aosta si vendono al mercato intorno al milione di lire al mq; quindi, il milione di lire al mq corrisponde ad un costo di costruzione di 579 mila al mq. A questo si aggiunge l'onere per il terreno, per le spese di urbanizzazione, per l'utile dell'operazione ed arriviamo alla cifra di un milione al mq. Questo per dire che quanto è stato speso per la COINCA rientra nelle cifre di mercato.
Paragoniamolo alle perizie fatte redigere dalla COINCA: c'è una perizia redatta dalla PRAXI, c'è una perizia redatta dall'arch. Tarizzo. C'è una premessa da fare: queste perizie - è scritto nella loro intestazione - sono stime preliminari a fini assicurativi e tutto sommato devo dire che sono perizie di poche pagine, che valutano un ordine di grandezza; non sono certamente specifiche e non sono certamente fatte con criteri analitici, come possono essere quelli adoperati nel corso dei lavori e nella redazione dei prezzi e delle contabilità.
Vorrei fare una premessa, che coincide con la premessa fatta nella perizia PRAXI. Dice la perizia PRAXI che durante la rilevazione dei fabbricati sono state annotate alcune anomalie relativamente ai materiali impiegati e descritti nel capitolato di appalto, di cui una riguarda il manto impermeabile. Il manto impermeabile è stato eseguito posando 4 cm di schiuma di poliuretano con sovrastante spruzzo di vernice poliuretanica protettiva contro i raggi ultravioletti; il tutto assicurato con polizza decennale.
Questa tecnologia è sia coibentante che impermeabilizzante, per cui non abbisogna di guaina bituminosa. Si fa rilevare nella perizia PRAXI che manca la guaina bituminosa. Oltre a questo è stata posata una guaina bituminosa sulle gronde, dei faldali e scossaline in lamiera preverniciata, in tutti i posti ove ve ne fosse bisogno. Fa notare la perizia PRAXI che questo tipo di impermeabilizzazione realizzato dà degli inconvenienti; ebbene, gli inconvenienti sono quelli che ho già detto nella mia premessa, dovuti all'otturazione degli scoli da parte del materiale della torrefazione trasportato dai fumi.
Annota ancora la perizia PRAXI che mancano negli uffici le tende avvolgibili esterne: le tende avvolgibili esterne non sono state messe, ma d'altra parte non sono state pagate all'impresa.
Manca il parcheggio coperto, dice ancora la perizia: il parcheggio coperto non è stato fatto perchè la COINCA ci ha chiesto di non farlo per non oscurare, con la tettoia che lo copriva, le finestre degli uffici.
Manca l'impianto di depurazione delle acque nere: tale impianto non è stato realizzato, nè d'altra parte è stato pagato, perché il Comune di Verrès si sta per dotare di un impianto di depurazione delle acque nere.
D'altra parte, se i signori Consiglieri hanno esaminato la perizia PRAXI, da questa si deduce l'importo per fabbricati ed opere accessorie di 3 miliardi 221 milioni, per impianti generali 975 milioni; in totale fanno 4 miliardi 196 milioni, contro i 4 miliardi 983 milioni che vengono desunti dai calcoli che vi ho fatto prima. Aggiungo ancora che questa è una perizia fatta in via preliminare e senza nessuna ulteriore valutazione.
Per quello che riguarda la perizia dell'arch. Tarizzo, mi è stato fatto rilevare dagli uffici come non siano stati presi in esame, intanto, i disegni esatti (si parla di progetti esecutivi, esaminati da parte dello studio Tarizzo, che erano quelli iniziali e che pertanto non tengono conto di tutte le varianti fatte in corso d'opera) ed ancora ci sono errori di 100 o 200 mq nell'analisi e nella dimensione della superficie sviluppata dagli edifici, ed altre valutazioni di questo tipo.
Io dico che il dato di fondo è questo: il capannone che abbiamo costruito, con i dati che abbiamo potuto valutare insieme, è un capannone costruito a prezzi di mercato. Non c'è difficoltà, da parte dell'Assessorato ai Lavori Pubblici, da parte dei tecnici che si sono occupati della direzione dei lavori, a discutere nella Commissione consiliare competente tutti i dati ed a fare tutte le valutazioni. Aggiungo ancora che il collaudo è in corso di esecuzione, per cui se ci saranno delle manchevolezze il collaudatore sicuramente le rileverà e ne discuteremo ancora nella sede che riterremo opportuno utilizzare per la discussione.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Torrione, ne ha facoltà.
TORRIONE - (P.S.I.): L'Assessore mi consentirà di non entrare nel merito delle cifre, perchè, come ho sempre dichiarato, quando ci sono troppe cifre non riesco più a fare un discorso organico; non ho la mentalità matematica del mio collega Mafrica.
Mi consentirà anche una battuta, per sdrammatizzare questa vicenda: se Arbore non avesse creato il "Cacao Meravigliao", stasera propenderei per creare il "Caffé Meravigliao", perché nelle prime due battute Lei dice:
- "Appalta lei?".
- "No, appalto io".
Poi Lei, arrivato in Consiglio, alla domanda "Com'era", risponde "Confermo". Ecco, abbiamo delineato tre personaggi di questa trasmissione di grosso successo di Renzo Arbore.
Sono un po' disarmato, perchè di fronte a rapporti di tipo tecnico non mi oriento più. Alla fine Lei ha concluso dicendo che l'operazione COINCA è un'operazione di gran lunga vantaggiosa, perchè il capannone è stato costruito a prezzi di mercato.
Mi rifaccio alla storia e dico che non ho capito perché in un primo tempo l'Amministrazione giudica conveniente far appaltare direttamente dalla ditta; ci sono cinque ditte per un appalto di due miliardi e non è che siano poche, anzi mi sembrano abbastanza, anche perchè poi si trova il sistema di appaltare ad una cifra ancora conveniente. Infatti, se dalla cifra dell'appalto iniziale dovessimo dedurre tutte le cifre che ci ha detto l'Assessore, il primo appalto diventa sicuramente più conveniente dell'ultimo, perché eravamo ad una cifra di 2 miliardi e 100 milioni ... ah, sono sbagliati i conti? Non capisco più niente, Assessore; ci mancava solo l'impresa CARAMELLINO: io avevo parlato di "ciliegina", ma qui la "caramellina" ce l'ha messa l'impresa ...
Mi siedo e non parlo più: o troviamo il sistema di districarci da questo balletto delle cifre oppure non capisco più niente. A questo punto è bene non dare giudizi affrettati su questa vicenda, perchè non sarebbe opportuno nei confronti dell'Amministrazione, nè, al limite, nei confronti della ditta.
Il dato di fondo è quello che mi interessa, Assessore, perchè se applichiamo la convenzione, visto che il prezzo finale, togliendo e mettendo, è di 6 miliardi e 390 milioni, comunque al 6% la ditta deve pagare quell'affitto. È vero o no? Su questo siamo tutti d'accordo.
Allora mi metto un attimo dalla parte della ditta e mi chiedo, se fossi il titolare della ditta, se non andrei invece a prendere come buona la perizia della PRAXI e dell'arch. Tarizzo, che dà delle cifre nettamente inferiori, o se non chiederei quanto meno di fare una terza perizia che determini il valore dell'immobile.
Il valore dell'immobile è poi importante ai fini futuri della società, perchè finiti i cinque anni di comodato qualcuno dovrà determinare il prezzo dell'affitto di quello stabilimento, e se non vado errato nella convenzione si prevede anche l'eventuale acquisizione da parte del proprietario.
In questo gran pasticcio si è inserita un'altra vicenda, che ha già citato il Consigliere Millet, e cioè siamo andati a denunciare la ditta. In questa situazione, dopo il fronte dei cosiddetti lavori, è bene anche aprire il fronte del rispetto della convenzione?
Ho letto sui giornali e ne ho avuto una conferma indiretta anche da qualche amministratore che la COINCA avrebbe assunto, nei termini stabiliti, tutte le unità in base alla convenzione; pertanto, bisognerà andare a vedere se l'anno in cui doveva assolvere all'aspetto occupazionale decorre veramente dal 15.1.1987.
Questa notizia, se è vera, mi aggiunge una preoccupazione: dissi in una precedente riunione, a caldo, sollevando anche un motto di stizza in qualche amministratore, che questa era una causa con la quale - per citare ancora una volta l'Avv. Dal Piaz - si potevano ingrassare otto generazioni di avvocati. Adesso, siccome non ho capito quasi niente, dico che invece di otto sono senz'altro sedici le generazioni di avvocati, perché se aggiungiamo al contenzioso della convenzione anche la storia dei lavori qui andremo avanti 150 anni.
Non voglio fare dello sciacallaggio politico, lungi da me mettere in croce un amministratore che ha fatto senz'altro il suo dovere, però sono del parere che questo discorso non si può esaurire in quest'aula; l'Assessore ha dimostrato della disponibilità, troviamo un organismo tecnico che ci dia delle garanzie, perchè il balletto delle cifre è tale che non si capisce più niente. Allora, o andiamo in Commissione o troviamo il sistema di farci illuminare in un altro verso; però ad un dato certo dobbiamo arrivarci, perchè così non è possibile raccapezzarci come amministratori.
Quindi chiedo, per avere un quadro più generale, quali sono le intenzioni della Giunta su questo argomento e qual è la situazione, visto che si innesta un problema nell'altro, dal punto di vista dell'applicazione della convenzione in rapporto agli aspetti occupazionali.
Date queste due risposte, il Consiglio dovrà trarre alcune conclusioni. Ringrazio l'Assessore per averci fornito tutti questi dati, che non ho nessuna possibilità - nè lo voglio fare per correttezza verso l'Assessore - di confutare.
Ho sentito un'altra versione ed ora vorrei venire a capo di questa situazione per decidere cosa fare di questa mozione, senza stare a riprendere il balletto delle cifre, ma sulla base di quelle che sono le intenzioni della Giunta, che - consentitemi una battuta finale - mi sembra un pochino latitante, perchè su questo discorso della COINCA la Giunta non è schierata in modo compatto: l'argomento non interessa tutti, interessa l'Assessore Lanivi e l'Assessore Fosson. Vorrà dire che cercheremo di interessare anche gli altri Assessori, con argomenti più accattivanti, nella prossima seduta di questo Consiglio.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Baldassarre, ne ha facoltà.
BALDASSARRE - (P.S.D.I.): Parto dall'ultima parte dell'intervento dell'Assessore, il quale si dichiara disponibile a discutere nella Commissione competente.
Vorrei precisare che il Regolamento non prevede questo tipo di intervento nella Commissione, se non preventivo, mentre qui siamo in una fase successiva: il Regolamento prevede la nomina di una Commissione di indagine ed il Regolamento non l'ho approvato io, lo ha approvato il Consiglio.
Stabilito questo principio, veniamo alla situazione che l'Assessore ci ha esposto. Anzitutto siamo andati incontro ad un balletto delle cifre, e mi permetto di sottolineare all'Assessore che ha omesso nella sua esposizione una delibera del Consiglio regionale del 7.7.1986 per 1 miliardo 15 milioni, al netto di IVA.
Assessore, mi permetto di contestarla sulle cifre: ho fatto e rifatto più volte la somma delle cifre dei diversi appalti, oltre a quello principale del 1984, che ammonta a 7 miliardi 230 milioni. Siccome non c'è l'accordo neppure fra le cifre di cui siamo in possesso noi e le cifre che ha l'Assessore, mi domando perché non si ritenga necessario nominare questa Commissione, così come noi dell'opposizione chiediamo nella mozione. È una volontà politica di amministratori, alla quale la Giunta non può sottrarsi.
L'Assessore ha detto che nel 1983 era stato affidato l'appalto alla COINCA e che è stato annullato per un numero insufficiente di ditte invitate. Le ditte invitate allora erano state cinque e questo non è un numero insufficiente, specialmente in quel caso, cioè di una trattativa privata di un'impresa che poteva addirittura invitare solo una o due imprese; quindi non c'era il movente dell'annullamento della gara.
Non solo, sempre nel 1983, la FINAOSTA annulla un'altra gara di appalto: "Per mancanza di norme procedurali", ha affermato l'Assessore; ma ci dovrebbe spiegare meglio cosa significa. Forse non sono state invitate le ditte, oppure è stata invitata una sola ditta, oppure ancora non sono state rispettate le norme previste dalla legge sugli appalti pubblici, ed in questo caso c'è stata da parte della FINAOSTA un'omissione molto grave.
Mi chiedo come mai la ditta Borini e Prono, che si era aggiudicata addirittura due appalti, ha perso il terzo appalto, che era più vantaggioso dei primi due; non riesco a capire il silenzio di questa ditta.
Sono situazioni che lasciano delle perplessità, sulle quali c'è l'esigenza di fare chiarezza; sono propenso a raggiungere, ma penso anche le altre forze della maggioranza, un accordo che possa andare incontro a questa esigenza. Non è possibile non farla, non è possibile nasconderci dietro ai numeri: bisogna chiarire come sono stati utilizzati questi miliardi.
Sono ormai anni che parliamo della COINCA: non si è mantenuto l'impegno dell'assunzione, non si sono consegnati i locali ai proprietari della COINCA nei tempi stabiliti e c'è una colpa in queste cose, perchè si sono lasciati trascorrere quattro anni, mentre si dovevano impiegare solo 7 mesi dall'aggiudicazione dell'appalto.
L'Assessore ha detto che con la COINCA c'era l'accordo di consegnare uno stabilimento efficiente, ma quando si sottoscrive una convenzione, in quella convenzione sono specificati tutti gli elementi strutturali che la COINCA richiede; pertanto, al momento dell'appalto dovevano assolutamente essere indicate le condizioni per rendere uno stabilimento efficiente. Se questo non c'è stato, perchè si prevedeva già un futuro di perizie suppletive, questo è un grosso errore di ohi ha gestito questo appalto o almeno è un fatto che ci lascia perplessi: ecco perchè chiediamo questa Commissione di indagine.
Ribadisco ancora che non potete sfuggire, questa volta: vogliamo chiarire, vogliamo sapere come sono stati utilizzati questi miliardi.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Millet, ne ha facoltà.
MILLET - (P.C.I.): Mi limito a tre considerazioni, perchè evidentemente i numeri si lasciano leggere e ognuno cerca di guardare dalla sua ottica, quindi sarebbe opportuno stilare un qualcosa di preciso, vedendo le varie esigenze.
L'Assessore ha letto la lettera del maggio 1984; nella risposta, al punto 3), mi si dice che la società COINCA ha indetto due volte la gara ufficiosa: una il 19 ottobre, l'altra il 28 ottobre 1983. La prima domanda che voglio porre è la seguente: dal momento che nella convenzione del 18.2.1983 si dice al punto 2.1. che "la Regione si impegna a mettere a disposizione della società lo stabilimento industriale di proprietà della FIAT ENGINEERING (...) sono a carico della Regione i costi di acquisto", e risulta chiaro che è la Regione che fa, chi ha incaricato, e in che forma, la COINCA di fare gli appalti? La società per azioni si mette forse ad appaltare un lavoro che non spetta a lei?
C'è un'altra data di cui si deve tener conto, oltre alle elezioni; tra il novembre 1983 e l'aprile 1984 è successo qualcosa in Valle d'Aosta: è passata di mano la Presidenza della Giunta; per cui sarebbe opportuno chiarire a che titolo la COINCA ha fatto questo appalto.
Tra le altre risposte, si menziona, nelle prime due gare appaltate dalla COINCA, il nome della ditta vincitrice, la ditta BORINO: mi piacerebbe sapere se alla terza gara questa ditta è stata invitata. No? C'è la continuità dell'attività amministrativa, al di là delle persone? Si può sapere adesso quali sono state le ditte invitate alla terza gara e chi l'ha vinta?
È stato detto molte volte che l'aumento della cifra degli appalti è dovuto alle continue richieste della COINCA, e si fa l'esempio che il 28 novembre 1983 era stato fatto un appalto di due miliardi e cento milioni; poi nell'aprile '84 si è fatto un appalto di quattro miliardi e duecento, con una differenza di un miliardo e nove, e questo è dovuto, per l'Assessore, alle richieste della COINCA. Vorrei sapere: le richieste della COINCA venivano fatte tramite domanda scritta, documentata, oppure verbalmente? Questo sarebbe un altro punto da chiarire.
La Regione lo assicura poi questo stabilimento o vale solo l'assicurazione della COINCA? E l'assicurazione quanto lo ha valutato? Una battuta: a me pare che in base a questo esempio si possa riscontrare una differenza fra la lira italiana e la lira valdostana, che in questo caso vale la metà di quella italiana.
Mi fermo a queste due domande, che ripeto: a che titolo la COINCA ha appaltato per due volte e se le richieste della COINCA, nel tempo, sono state sottoscritte. Aspetto una risposta.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Torrione, ne ha facoltà.
TORRIONE - (P.S.I.): I firmatari della mozione sarebbero disponibili a cambiare il discorso della Commissione di inchiesta, però, visto che l'Assessore si è dimostrato disponibile a venire in Commissione, si potrebbe dare mandato alla III Commissione consiliare, allargata ai Capigruppo, ed è quello che ha detto l'Assessore, altrimenti qui non ne usciamo più.
PRESIDENTE: Sulla proposta del Consigliere Torrione ha chiesto di parlare l'Assessore ai Lavori Pubblici Fosson, ne ha facoltà.
FOSSON - (D.C.): Ribadisco la mia disponibilità a valutare nella III Commissione; sull'approvazione della mozione chiedo di ritirarla. Nelle premesse c'è tutta una serie di cose che non so se possiamo accettare "tout court", anzi direi che non le accettiamo.
Volevo fare altre due osservazioni: Consigliere Baldassarre, per quello che riguarda le cifre, Le posso dare le relazioni d'accompagnamento allo stato finale dei lavori; Lei le somma e vedrà la cifra che Le ho dato precedentemente.
PRESIDENTE: Dichiaro chiusa la discussione generale e chiedo ai proponenti se insistono per la votazione del testo presentato.
Ha chiesto di parlare l'Assessore ai Lavori Pubblici Fosson, ne ha facoltà.
FOSSON - (D.C.): Arriviamo ad una mozione molto più sintetica.
Manteniamo il primo capoverso, saltiamo tutto ed arriviamo al deliberato, che recita:
"Delibera di incaricare gli Assessori competenti a riferire alla III Commissione, allargata ai Capigruppo, in merito a tutta la vicenda COINCA".
PRESIDENTE: Pongo in votazione la mozione nel testo così emendato:
MOZIONE
CONSIDERATO che la Giunta regionale ha ritenuto opportuno di citare dinanzi al Tribunale di Aosta la COINCA S.p.A. per inadempienza delle clausole previste da una apposita convenzione stipulata con la Regione, concernenti l'assunzione di personale residente in Valle d'Aosta entro un determinato periodo di tempo;
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D'AOSTA
DELIBERA
di incaricare gli Assessori competenti di riferire alla III Commissione consiliare, allargata ai Capigruppo, su tutta la vicenda COINCA.
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti:31
Votanti:30
Favorevoli:30
Astenuti:1 (Beneforti)
Il Consiglio approva