Oggetto del Consiglio n. 2650 del 26 febbraio 1987 - Resoconto
OGGETTO N. 2650/VIII - SOTTOSCRIZIONE DI CAPITALE AZIONARIO DELLA S.P.A. FUNIVIE VAL VENY, DI COURMAYEUR.
PRESIDENTE: Do lettura del testo della delibera:
IL CONSIGLIO REGIONALE
- vista la deliberazione della Giunta regionale n. 7486 in data 10 ottobre 1986;
- richiamata la legge regionale 3.8.1971, n. 10;
- visto il parere della 1° Commissione consiliare permanente:
DELIBERA
1) di approvare la sottoscrizione di capitale azionario della S.p.A. "Funivie Val Veny", di Courmayeur, per un ammontare di spesa di £ 200.000.000 (duecentomilioni);
2) di approvare ed impegnare la spesa di £ 200.000.000 (duecentomilioni) sul cap. 37500 del bilancio preventivo della Regione per l'anno 1987 ("Spese per sottoscrizione di titoli azionari di funivie e seggiovie locali e di altre società"), che presenta la necessaria disponibilità;
3) di stabilire che l'Assessorato delle Finanze provveda alla liquidazione della spesa anzidetta secondo quanto previsto dall'art. 3 della L.R. 3 agosto 1971, n. 10, su conforme richiesta dell'Assessorato del Turismo.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare l'Assessore al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali Lanièce, ne ha facoltà.
LANIECE - (D.C.): La sottoscrizione di capitale azionario della S.p.A. Funivie Val Veny è conseguente alla delibera della Giunta regionale n. 7486 del 10 ottobre u.s., e regolarmente ratificata dal Consiglio regionale. Con quella delibera veniva approvato, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, la sottoscrizione di una prima quota dell'aumento di capitale da lire 11.426.000.000 a lire 15.082.320.000, approvato in data 21.6.1986 dall'Assemblea straordinaria dei soci della S.p.A. Val Veny. Veniva rinviato a successivi atti deliberativi la sottoscrizione delle ulteriori quote necessarie ad attestare la partecipazione regionale al 35% del capitale versato.
Attualmente risultano sottoscritte e versate da parte di altri soci quote per complessive lire 1.491.748.000 cui, nell'ipotesi di una partecipazione mantenuta al 35% del capitale sociale, corrisponde una quota regionale di lire 803.248.000, di cui lire 320.000.000 già versati a seguito della delibera testè citata. Tenuto conto delle attuali disponibilità di bilancio, risulta disponibile la sottoscrizione di nominali lire 160.000.000, oltre al sovrapprezzo di lire 40.000.000, rinviando a successivi atti deliberativi la sottoscrizione di ulteriori quote.
Il sovrapprezzo richiesto dalle Funivie Val Veny in occasione dell'ingresso della Regione nella società nel dicembre 1983 (vedasi in proposito lo studio dell'ERSSEL, che conclude attribuendo un valore per azioni di lire 2.800-3.000, poi ridotto prudenzialmente a lire 2.600) fu di lire 1.500, sovrapprezzo che la Regione accettò; quindi un valore di lire 2.500 ad azione.
A partire da allora la società ha fatto notevoli e continui investimenti, anche con l'intervento della Regione, per cui è giusto presumere che il valore dell'azienda sia aumentato o quantomeno non diminuito, visto che l'andamento economico della società, pur non determinando utili, si è chiuso con perdite relativamente ridotte o in sostanziale pareggio, ed operando consistenti ammortamenti.
I successivi aumenti di capitale sono stati tutti portati a compimento con il valore per azione di lire 2.500; nel corso del 1986 il valore nominale dell'azione è stato portato da lire 1.000 a 2.000 per effetto del raddoppio gratuito del capitale, e conseguentemente il sovrapprezzo è sceso a lire 500, pari al 25% per ogni azione.
A questo punto possiamo concludere che se tutti i soci attuali sottoscrivono, esercitando il diritto di opzione, l'esistenza del sovrapprezzo non produce nessun effetto discriminante. Se alcuni soci non esercitano il diritto di opzione, la non esistenza del sovrapprezzo sarebbe pregiudizievole per la Regione, poiché consentirebbe ai nuovi sottoscrittori di acquistare azioni e conseguente proporzionale controllo, con prezzo inferiore a quello pagato dalla Regione stessa.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Sandri, ne ha facoltà.
SANDRI - (N.S.): Questa deliberazione pone dei grossi dubbi perchè mi sembra che la Regione non tuteli sufficientemente i propri interessi. Nelle premesse si parla di un aumento di capitale da 11 a 15 miliardi, fatto dalla società Val Veny nella sua assemblea straordinaria dei soci del 21 giugno 1986, e questo aumento di capitale dovrebbe gravare sulla Regione per mantenere il proprio 35% di capitali, basandosi su una perizia del 1983.
Da quell'anno sono notevolmente mutate le condizioni di esercizio di questa società e a me pare - ed anche stamattina l'Assessore Lanièce ha accennato a questo problema - che questa stima non sia più attendibile e si debba tenere conto dei bilanci che sono successivamente intervenuti e che per ben tre anni consecutivi (1983-84-85) sono stati negativi, non per molti milioni però per una certa quantità. Non solo, ma si arriva al 1986 in cui il bilancio riesce a recuperare un attivo anche notevole grazie fondamentalmente ad una manovra finanziaria che punta su due fatti fondamentali: il primo, 660 milioni di contributi regionali ufficiali, poi ci sono gli altri soldi regalati alla Val Veny; il secondo, una riduzione drammatica del personale e dei servizi che vengono resi agli utenti delle piste, riducendo notevolmente i propri costi per quanto riguarda le spese del personale.
In questa maniera si è raddrizzato un bilancio che non si poteva raddrizzare diversamente, perchè i conti economici stanno riducendosi; gli incassi della porzione alberghiera della Val Veny sono nettamente ridotti dal 1985 al 1986, quindi non solo non si è coperto il normale andamento dell'inflazione, ma non si è nemmeno avuto la capacità di potenziare e migliorare il proprio fatturato. Lo stesso vale per quanto riguarda la parte principe dell'attività della Val Veny, cioè gli incassi dei biglietti, dove abbiamo un incasso stazionario, che non recupera nemmeno quel 6% legato all'inflazione.
Questo malgrado la società Val Veny abbia ottenuto più volte a scatola chiusa dalla Regione degli interventi per tutto quello che intendeva fare. E qui voglio ricordare i tre miliardi che ci toccherà pagare per rimettere in sesto la zona del Col Checrouit che è stata devastata da una politica gestionale ovviamente economicamente non adeguata, visti i risultati di bilancio, e ambientalmente sicuramente disastrosa. Allora mi chiedo se non sia giunto il momento di verificare il comportamento con la società Val Veny, e questo da almeno due punti di vista.
Il primo aspetto è quello economico. Qualcuno di voi giocherà a "portfolio", è un giochino che è stato inventato mi pare in Inghilterra e che si trova su "Repubblica", per cui uno può guardare la borsa e vedere in base ai risultati del giorno precedente se raggiunge una certa cifra: può vincere in questo modo un certo quantitativo di soldi, variabile da 4 a più milioni.
Può darsi che qualcuno di voi abbia visto, oltre a questo giochetto, che nella borsa di Milano e di Torino esistono almeno cinque o sei società per azioni che hanno un capitale simile a quello della società Val Veny, anzi diciamo che hanno una capitalizzazione di borsa intorno ai quindici miliardi. Queste società per arrivare alla borsa, devono avere almeno la certificazione del bilancio, cioè far verificare il bilancio dalla società perchè attesti che questo è stato fatto correttamente.
È ovvio che se va in mano al risparmiatore un certo quantitativo di azioni, il risparmiatore deve essere garantito perchè da solo non può garantirsi. Penso che si possa fare la stessa cosa per tutte le società in Valle d'Aosta che ottengono soldi dalla Regione e che abbiano un capitale superiore ai cinque miliardi, e un fatturato adeguato, perchè è una tutela che noi che mettiamo i soldi come Regione dobbiamo avere per essere chiari di fronte alla popolazione. E questo non è uno sfizio, perchè i bilanci si fanno e si disfano con grande facilità, quindi ci vogliono persone adeguatamente capaci nel settore.
Personalmente non è che ne capisca molto, però ci sono dei dati molto dubbi, e questo malgrado si faccia un gran parlare della Val Veny come di una società sana, all'avanguardia, molto capace etc., però i risultati economici non sono assolutamente paragonabili.
La seconda osservazione per cui credo si debba rivedere la politica della Regione in questo settore, è che la società Val Veny, malgrado continui a richiedere attraverso aumenti di capitale una partecipazione azionaria della Regione ai massimi consentiti, il 35%, malgrado utilizzi una certa quantità di contributi a fondo perduto, malgrado riesca ad ottenere contributi vari per pompare l'acqua dalla Val Veny fino su agli impianti etc., di fatto non accetta minimamente alcuna indicazione da parte regionale per quanto riguarda la gestione del territorio.
Conosciamo le polemiche che ci sono state tre anni fa, e credo che ancora oggi si debba ricordare in questa sala cosa è successo fra Natale e Capodanno per quanto riguarda gli impianti dell'Aretou. C'era una indicazione precisa da parte di un ufficio dell'Amministrazione regionale per la chiusura degli impianti, in quanto non corrispondenti alla sicurezza, la società Val Veny ha fatto fuoco e fiamme per riaprire questi impianti. Trovo che questo modo di gestire sia assolutamente indegno e credo si debba rifiutarsi di mantenere la propria partecipazione azionaria ai livelli attuali; questo deve essere un primo segno.
Ma se vogliamo comunque mantenere il 35%, quanto meno dobbiamo chiedere alla società Val Veny di fare certificare i propri bilanci; credo sia una garanzia che qualsiasi buon amministratore dei propri risparmi farebbe, e visto che il metodo usato dalla CONSOB, la Commissione nazionale di controllo sulla borsa, è quello dei tre anni, chiediamo che gli anni 1984-85-86 siano certificati e solo successivamente passiamo questa delibera. In questo senso presenterò un emendamento al Presidente del Consiglio.
Questo fatto mi è stato ispirato dallo stesso Amministratore delegato della Val Veny, il quale vantandosi di un prestito obbligazionario che ha fatto con annessa la possibilità di ottenere dei pass a prezzo ridotto per andare a sciare a Courmayeur, diceva: "il nostro obiettivo è quello di arrivare - non mi ricordo più se nel 1989 o 1990 - ad avere la possibilità di entrare in borsa".
In effetti questa azzardata dichiarazione fu fatta in un momento in cui la borsa lo scorso anno era molto più in crescendo che non oggi, però se questo Amministratore delegato ritiene la sua società atta a raccogliere il risparmio sul mercato nazionale, perchè dà garanzie di redditività, credo che dobbiamo incoraggiare questa sua tendenza e dobbiamo chiedere la certificazione già da oggi, oltretutto lo aiuteremo ad anticipare notevolmente questi tempi di ingresso.
Pertanto penso che la Giunta regionale farebbe un gesto "signorile" a ritirare questa delibera, perchè credo meriterebbe un maggiore approfondimento. Nel caso malaugurato, ma non del tutto improbabile che questa delibera non venga ritirata, penso che l'accoglimento del mio emendamento che prescrive la verifica per certificazione di bilancio 1984-85-86 comunque garantirebbe la popolazione e il Consiglio per quanto riguarda il buon utilizzo dei fondi che sono stati assegnati.
In Commissione il Consigliere Mafrica aveva fatto delle osservazioni interessanti per quanto riguarda l'aumento di capitale che viene suddiviso in 160 milioni, per quanto riguarda il prezzo nominale delle azioni, e in un sovrapprezzo di quarantamilioni, osservazioni che condivido pienamente. Fra l'altro questo giochino è già stato usato da molte società ed è stato messo alla berlina dal Presidente della CONSOB per il tentativo, da parte di molte società, di procedere a questi aumenti di capitale con sovrapprezzo. È un metodo che è stato condannato a livello nazionale e anche a livello locale è stato messo in risalto.
Ritornerò su questo problema, ma se non saranno accolte le modifiche che ho proposto, o comunque altre modifiche presentate da altri Consiglieri, che consentano alla nostra Regione un più ampio controllo su questo aumento di capitale, non potremo che votare contro.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Millet, ne ha facoltà.
MILLET - (P.C.I.): Non ripeto le cose che ho già detto stamattina in occasione della discussione sugli impianti di risalita inerenti a questa società, ma ritengo che sarebbe opportuno esaminare un po' meglio il rispetto che questa società ha verso quegli impegni che la Regione, bene o male, ha dichiarato di volere rispettare quando ha deciso di partecipare in questa società al 35%.
Intanto direi che in questa delibera non è esatto scrivere "sottoscrizione", in quanto è semplicemente un versamento di capitale; l'atto di sottoscrizione lo abbiamo fatto già con quella delibera presa nell'ottobre 1986, dove abbiamo approvato di sottoscrivere e di versare una quota. La prossima volta, dal momento che qui ci sarà ancora da versare una parte, sarebbe opportuno distinguere in modo che chi deve sottoscrivere sappia esattamente cosa fare, perchè uno può anche decidere di non sottoscrivere. In questo caso invece la Regione è tenuta a rispettare questa sottoscrizione, dal momento che si è già impegnata.
La volta scorsa avevo chiesto a chi andava il sovrapprezzo, e quindi chi rinuncia ad una percentuale dell'uno, del due o dello zero, ha diritto al sovrapprezzo. Lo chiedo nuovamente oggi, perchè a me pare che sia giusto, a livello di Commissione, essere informati su come vanno queste cose. Un azionista ci deve essere perchè il sovrapprezzo non va alle società, ma va all'azionista: l'azionista ha investito, poi la società si è sviluppata, quindi per legge ha diritto, se un nuovo azionista subentra, ad avere un quid. Stiamo pagando un sovrapprezzo per una società che però ha avuto delle perdite in tre anni.
Voglio ripetere una perplessità che avevo manifestato già stamani, e cioè: una società per tre anni perde circa 40 milioni, e poi in un anno guadagna per un miliardo, quando il suo ricavato complessivo è minore di quello dell'anno precedente; poi ci si accorge che ha tagliato un miliardo e mezzo nelle spese per il personale. A me pare che sia una questione di serietà, tenuto conto che in questa società la Regione è il secondo azionista.
Ci asterremo su questa delibera e chiediamo all'Assessore che ci sia un momento di verifica perchè la Regione si deve cautelare.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare l'Assessore al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali Lanièce, ne ha facoltà.
LANIECE - (D.C.): Il Consigliere Sandri richiamava la perizia del 1983, che aveva valutato allora le azioni sulle 2.800 - 3.000 lire, valore che poi abbiamo abbattuto a lire 2.500. Quindi con tutti gli investimenti che ha fatto da allora ad oggi, come ho spiegato prima illustrando la delibera, non è certamente diminuito il valore della società, ma è aumentato. Di conseguenza, mantenendo gli stessi valori delle azioni penso che si faccia una operazione corretta dal punto di vista finanziario. Il bilancio 1.11.1985 - 31.12.1986 pareggia sugli 11 miliardi, con un disavanzo di esercizio di 175 milioni, e con un ammortamento di un miliardo e mezzo di capitale, quindi non è una società di cui si possa dire che va male, che sia in pericolo.
La certificazione del bilancio ha un costo enorme, che va dai quaranta ai cinquanta milioni, e poi non ha nessuna rilevanza, se non si vuole quotare la società in borsa.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Baldassarre, ne ha facoltà.
BALDASSARRE - (P.S.D.I.): Ho già fatto le mie osservazioni in Commissione, che quindi non sto qui a ripetere, anche se dichiaro di condividere le osservazioni tecniche fatte dal Consigliere Sandri. Fra l'altro ho notato l'assenza dell'Assessore in Commissione, quando invece la sua presenza in quella sede sarebbe stata opportuna.
Ho espresso un giudizio negativo sia in merito alla valutazione delle azioni riferite al 1983, sia per quanto riguarda la certificazione del bilancio, di cui sarebbe stato opportuno mettere a conoscenza i Commissari. Con questa delibera non si fanno gli interessi della Regione, ma esclusivamente quelli della società. È imbarazzante quanto ha affermato l'Assessore, che il costo è oneroso per la certificazione del bilancio: per una società che ha la presunzione a breve scadenza, secondo le affermazioni fatte dal responsabile principale, di volere essere quotata in borsa, un costo di cinquanta milioni non dovrebbe essere eccessivo.
C'è una contraddizione che mi ha colpito fra le affermazioni che ha fatto l'Assessore e quelle che ha fatto il funzionario in Commissione. Si parlava delle azioni che erano state valutate sulle 2.500 - 2.800 lire, mentre l'Assessore ha detto che attualmente c'è un sovrapprezzo di 1.500; quindi non è che il valore sia stato portato da lire 2.500 a lire 1.500, penso piuttosto che sia stato un errore dell'Assessore.
Sono d'accordo con l'emendamento presentato dal Consigliere Sandri perchè sarebbe un atteggiamento serio, dimostrerebbe una volta tanto che la Regione non vuole essere la solita "manna" e che non è sempre pronta a sborsare soldi che non sono della Giunta regionale, ma sono della comunità valdostana.
Voterò l'emendamento presentato dal Consigliere Sandri; qualora questo emendamento non dovesse essere accettato, non voterò questa delibera.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Sandri, ne ha facoltà.
SANDRI - (N.S.): Penso che si possa anche tentare di uscire da questa discussione con un impegno da parte della Giunta regionale. Esistono nel Consiglio di Amministrazione di questa società per azioni Val Veny almeno due rappresentanti dell'ente Regione, di cui uno credo sia anche il Sindaco di Courmayeur, allora potrebbe essere interessante per tutto il Consiglio sentire, in occasione di una delle tante delibere che saranno esaminate dalla Commissione, dalla viva voce dei nostri rappresentanti all'interno della società per azioni cosa ne pensano loro di come sta andando la società. Sarebbe interessante conoscere l'atteggiamento che loro hanno tenuto all'interno di questo Consiglio di Amministrazione, su come hanno difeso i nostri interessi, visto che sono sorti dei dubbi anche piuttosto interessanti dal punto di vista economico e di bilancio.
Penso che sia una verifica che quando si parla di miliardi sia tanto importante come quella dei venti milioni dati nel pomeriggio per la conferenza stampa, ma con un peso quantitativo maggiore.
Se non volete far certificare il bilancio, credo sia una pitoccheria, perchè per una società che vuole dimostrare con chiarezza di non avere dubbi da questo punto di vista questa è una spesa che non si vede praticamente nel bilancio. D'altra parte, se non si vuole arrivare a questa certificazione, è importante presentarsi in Commissione insieme ai nostri rappresentanti all'interno della società per azioni Val Veny.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare l'Assessore al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali Lanièce, ne ha facoltà.
LANIECE - (D.C.): In Commissione è andato uno dei nostri rappresentanti, il Dott. Tambosco, il quale (rispondendo anche al Consigliere Baldassarre) poteva fornire maggiori dati di quanto ne potessi fornire io.
In merito all'emendamento presentato dal Consigliere Sandri, non lo accettiamo. Del resto questa sottoscrizione è una conseguenza di una precedente delibera, dove noi adesso proponiamo di versare una seconda tranche. Ritorneremo con una successiva delibera, come giustamente diceva il Consigliere Millet, per versare il saldo di quanto deliberato allora.
PRESIDENTE: Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Sandri, di cui do lettura:
Alla fine del punto 1 della parte deliberativa sono aggiunte le parole "previa verifica per certificazione dei bilanci 1984, 1985, 1986".
Lo pongo in votazione:
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti:27
Votanti:21
Favorevoli:3
Contrari:18
Astenuti: 6 (Dolchi, Mafrica, Millet, Pascale, Tonino e Torrione)
Il Consiglio non approva
PRESIDENTE: Pongo in votazione la delibera nel suo testo originale:
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti:28
Votanti:23
Favorevoli:20
Contrari:3
Astenuti: 5 (Bajocco, Dolchi, Mafrica, Millet e Tonino)
Il Consiglio approva