Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2083 del 10 giugno 1986 - Resoconto

OGGETTO N. 2083/VIII - PROBLEMI CONCERNENTI IL RISCHIO DERIVANTE DA RADIAZIONI NUCLEARI (Discussione generale su mozioni).

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Viberti; ne ha facoltà.

VIBERTI (N.S.): Ho presentato queste due diverse mozioni perché molti sono i problemi che si sono posti in riferimento a quello che è avvenuto a Chernobyl, in Unione Sovietica. In particolare uno di questi problemi riguarda le conseguenze relative al piano energetico nazionale e al fatto che ad esso sia legata la costruzione di alcune centrali elettro-nucleari.

La prima mozione chiede al Consiglio regionale della Valle d'Aosta di esprimere un certo dissenso nei confronti di ogni politica energetica che preveda la costruzione di nuove centrali nucleari; chiede poi alla Giunta regionale un impegno affinché faccia pressioni nei confronti dello Stato per arrivare ad una revisione nei confronti di questo piano energetico nazionale, sempre con il fine di evitare la costruzione di nuove centrali elettro-nucleari, e presenta, infine, una parte pubblicitaria ed informativa con la quale viene richiesta la trasmissione di copia delle presenti mozioni anche ai Sindaci delle due cittadine, Creys-Malville in Francia e Trino Vercellese in Italia, interessate, la prima al funzionamento del tanto temuto "Superphoenix" e la seconda alla costruzione di una nuova centrale nucleare, purtroppo a poca distanza dalla nostra Regione.

Quali sono le considerazioni che ci portano a ritenere che, nel nostro Paese, si possa evitare, anche nel futuro, la costruzione di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica?

Prima di tutto il fatto che, nel nostro Paese, con questo sistema non si produce che il 2% dell'energia elettrica necessaria. Ricordo che in uno degli ultimi Consigli il Presidente della Giunta ci ha fatto approvare un ordine del giorno relativo alla questione della produzione dell'energia elettrica, allegato al discorso del nucleare, nel quale si sosteneva che, ad esempio, nella nostra Regione è possibile raddoppia re la produzione di energia elettrica semplicemente adeguando gli attuali impianti alle innovazioni ed alle disponibilità odierne. Per certi versi abbiamo una rete di produzione dell'energia elettrica piuttosto vecchia ed un suo adeguamento, solo per la nostra Regione, potrebbe portare al raddoppio della produzione.

Credo che si possa fare lo stesso per il resto del territorio italiano. Io non voglio sciorinare vari dati, però è comunque dimostrabile che le previsioni ENEL di aumento dei consumi, come quelle che venivano fatte alcuni anni fa quando avevamo i cosiddetti "black out" a scacchiera, programmati, che noi denunciammo come elementi atti a falsare la valutazione della gente sulle reali necessità energetiche, si sono dimostrate poi, nella realtà, dei "bluffs" che, a nostro avviso, sono stati voluti, richiesti e perpetrati da tutta la "lobby" che sta dietro al nucleare e che spazia dalle multinazionali fino agli ultimi addetti nel settore della produzione dell'energia e che sono tutti, tragicamente, coinvolti in questo gioco che prevede un modello di sviluppo scorretto e sbagliato, perché non tiene conto delle corrette valutazioni che la gente dovrebbe poter fare, relative alla possibilità di avere fonti rinnovabili di energia il più possibile pulite e non inquinanti.

Altro argomento, che ci fa sostenere la necessità di arrivare ad un pronunciamento sulla non costruzione di nuove centrali e sulla loro chiusura nei termini ragionevolmente più veloci possibili è quello che il rischio, grave, da radiazioni, in caso di incidenti, come è stato dimostrato anche da Chernobyl, ha delle sue valenze legate ai chilometri di distanza dalla centrale elettro-nucleare. Il caso di Chernobyl è stato particolarmente grave, come credo che lo abbiamo capito tutti, perché si è avuto l'innalzamento, dovuto all'incendio della grafite che ha provocato molto calore, che, con l'effetto "camino", ha portato a grandissime altezze tutti gli elementi radioattivi. Al resto ci ha pensato il vento e gli altri elementi naturali.

Di fronte, però, ai cosiddetti "incidenti" una certa distanza dalla centrale nucleare, mette la vita della gente entro "limiti di sicurezza" accettabili. Poiché a pochissimi chilometri di distanza dai nostri confini esistono delle centrali elettro-nucleari, non si può di certo sostenere che sia necessario, comunque, costruire in tutto il nostro Paese perché, "tanto", il problema può derivare da fuori. Non è vero, perché soltanto Regioni come la nostra, purtroppo e disgraziatamente, possono essere interessate da emissione di radiazioni e neanche in misura così grave come si vorrebbe far credere. La gravità, semmai, della presenza del "Super-phoenix" è legata, più che alla radioattività, al fatto che il plutonio è un elemento particolarmente velenoso, per cui la morte degli esseri viventi o della vita in genere, nella nostra Regione, in caso di malaugurato incidente, sarebbe legata all'avvelenamento che questo elemento provoca, piuttosto che alle radiazioni che esso emette.

Non credo che sia il caso di addentrarci in considerazioni di questo genere e chiederei lumi alla Presidenza per sapere se mi devo limitare all'illustrazione di questa mozione oppure se devo passare anche all'illustrazione della seconda.

PRESIDENTE: Poiché si tratta di una discussione unica può procedere anche all'illustrazione della seconda mozione.

VIBERTI (N.S.): Allora cercherò di illustrare anche la seconda mozione evitando di essere troppo lungo e noioso, anche perché le premesse delle due mozioni da me presentate, nonché le premesse di quelle presentate da altri colleghi Consiglieri, danno un quadro già abbastanza preciso delle valutazioni fatte dai vari Gruppi rispetto a quanto è accaduto.

Non vogliamo fare alcun apprezzamento su quello che c'è stato e sull'impreparazione che, se ben ricordo, lo stesso Presidente della Giunta, per certi versi, ha ammesso, e che si è rivelata come piuttosto generalizzata. In essa noi non ci siamo particolarmente distinti rispetto ad altre parti del nostro Paese e neanche rispetto ad altri Paesi dell'Europa come la Francia, dove il silenzio è durato ancora più a lungo del silenzio sovietico. D'altra parte noi non ci sentiremmo di dire ai francesi di chiudere le centrali nucleari domani mattina. E' impensabile che la Francia, che è il Paese con il più alto tasso di energia elettronucleare, superiore al 60%, possa fare un'azione di questo genere. E' un Paese che ha fatto un certo tipo di scelta e che oggi, per poterla riconvertire, dovrebbe impiegare molto più tempo di altri. Su questo non ci sono dubbi.

Mi pare che debba ancora essere evidenziato che la scelta nucleare è comunque sempre legata ad una scelta di tipo militare. Il caso di Creys-Malville, in questo senso, è particolarmente significativo, perché il plutonio è un elemento adattissimo alla costruzione di bombe nucleari. I francesi, con la tecnologia che hanno sviluppato nel campo delle centrali elettronucleari, non avevano bisogno di arrivare alla costruzione di un reattore superveloce o auto fertilizzante, come viene definito il Superphoenix. Perché lo hanno fatto? Perché questo produce plutonio e permette, mettendo dell'uranio intorno al nocciolo, di avere una trasformazione determinata da una emissione di elettroni superiore alla normale reazione all'interno del nocciolo, arricchendo l'uranio e trasformandolo in un nuovo elemento che in natura non esiste, il plutonio. Soltanto un Paese come l'Italia poteva aderire al 30% ad un'iniziativa militare di un altro Paese, e non certo all'interno di un'alleanza come la NATO, ma semplicemente allo scopo di produrre energia elettrica. Così il nostro Paese contribuisce per il 30% alla produzione del plutonio necessario al funzionamento di una centrale elettro-nucleare francese, perché la particolarità di questa centrale è quella di produrre più elemento combustibile di quel lo che consuma. Oltre quindi al problema delle scorie, c'è il problema di questa sovraproduzione che, in teoria, sembrava dovesse essere usata per alimentare altri reattori superveloci, ma nella realtà ci si è accorti che il costo del kilowattora di queste centrali elettronucleari è ancora superiore a quelle "ad acqua surriscaldata" o a quelle a vapore. Pertanto questo tipo di produzione elettronucleare viene mantenuto in vita soltanto allo scopo di avere del materiale fissile da usare per scopi bellici. Solo un Paese come il nostro poteva condividere una scelta di questo genere: per produrre energia elettrica, noi finanziamo la produzione di materiale fissile dell'industria bellica francese.

A testimonianza di tutto ciò, io vorrei ricordare che la gestione della centrale di Creys-Malville è duplice: da una parte c'è la gestione civile, che riguarda la produzione di energia elettrica, ma il controllo sulla produzione di materiale autofertilizzato, e quindi del plutonio, è tutta delegata ai militari, che hanno una loro gestione e una loro base all'interno della centrale, e non provvedono solo alla salvaguardia del perimetro, ma sono proprio presenti all'interno della centrale e ne gestiscono tutta questa parte. Questa considerazione vale a legare il tema nucleare a quello militare, senza voler entrare nel merito della presenza di queste centrali nucleari.

Per molteplici motivi, che partono, ad esempio, dalla condanna, nel 1964, di Felice Ippolito, che era un ingegnere legato alle scelte dell'ENI e di quell'Enrico Mattei che aveva saputo dare fastidio alle multinazionali, la scelta elettronucleare nel nostro Paese è stata impedita, allora, da interessi economici marchiati "Sette Sorelle". Queste sono considerazioni ormai acquisite per tutti. Non ci addentriamo in questioni che possono portarci a fare delle discussioni persino di storia della politica che, tra l'altro, non mi sono molto congeniali.

Dopo questi brevi "flash" o digressioni varie sul nucleare e che io considero anche come eventuali informazioni per chi non si interessa abitualmente di queste cose, vengo ad illustrare la seconda mozione che si occupa del che cosa fare, secondo noi, dopo quello che è avvenuto.

Come dice il deliberato, secondo noi:

"Bisogna istituire un Comitato tecnico-scientifico, eletto dal Consiglio regionale, su proposta della Giunta, entro 30 giorni dalla data di approvazione di questa mozione che avrà i seguenti compiti...".

Segue un'elencazione che è già stata fatta diverso tempo fa e che mostra, indubbiamente, delle carenze anche se è suscettibile di miglioramenti. Credo che anche il Comitato che già esiste sul controllo delle radiazioni, e che si sarà pure riunito qualche volta almeno in questo periodo, abbia già fatto delle sue valutazioni.

Noi, però, che avevamo presentato questa mozione già il 28 ed il 29 maggio, non potevamo sottrarci alla necessità politica di chiedere che si prevedano, anche se non sappiamo dire con precisione in quali ambiti, i possibili scenari di emergenza, se non altro rispetto ai reattori più vicini alla nostra Regione. Tra l'altro, come già dicevo la volta scorsa, il fatto che attorno alla nostra Regione ci sia tutta una serie di montagne con ghiacciai, porta a degli abbassamenti della temperatura delle masse d'aria che passano al di sopra della nostra Regione, con conseguente abbattimento di tutte le parti più pesanti. Inoltre, anche rispetto alla ricaduta di quei radionuclidi, noi riteniamo che questa condizione, nella nostra Regione ed in particolare nella bassa valle, possa aver favorito la ricaduta dei radionuclidi. Riteniamo, quindi, che sia necessario, come minimo, fare alcune cose.

Questo Comitato, che non necessariamente deve essere nuovo perché potrebbe anche coincidere con quello già esistente e che si occupa della radioprotezione, deve però dare delle informazioni alla gente che, in questi ultimi tempi, è rimasta sconcertata dalla recente catastrofe nucleare. L'energia nucleare, infatti, non si vede e le sue conseguenze non sono immediate. Quando si mettono le dita in una presa di corrente si prende la scossa. La corrente elettrica non si vede, ma le sue conseguenze sono facilmente ed immediatamente acquisibili, anche da un bambino di pochi anni. L'elemento radioattivo invece non è visibile, non è rilevabile immediatamente, per cui la gente è stata spaventata. Ci sono ancora molte persone quasi in stato di "shock" a causa di quello che è avvenuto. Più che non altri elementi inquinanti, più che non altri accidenti di carattere meteorologico o comunque naturale, come i terremoti, la radioattività ha dimostrato alla gente quanto essa sia indifesa. Il fatto poi di non avere alcun elemento di giudizio e di non avere alcuna conoscenza della situazione, l'ha ulteriormente spaventata, per cui, secondo noi, si deve cercare di svolgere un'opera di informazione almeno attraverso un opuscolo nel quale vengono presi in considerazione i vari tipi di eventi che possono accadere e, nel quale, si danno alcune norme "igieniche" (d'altra parte non so come meglio definirle) alle quali la gente si può attenere nei casi simili a quello verificatosi a Chernobyl.

Noi riteniamo che sia l'Amministrazione civile a doversi fare carico della predisposizione di questi scenari e dello studio di come occorre intervenire, perché, senza voler essere pessimisti, quando avvengono certi fatti, sembra che siano le forze di polizia ed i militari gli unici ad intervenire e gli unici a poter dare delle risposte. Secondo noi, questa militarizzazione del territorio è un altro elemento di pericolosità del nucleare. Noi riteniamo, invece, che la vita civile, anche di fronte ad un'emergenza di questo genere, debba essere in grado di poter dare delle risposte adeguate. Pertanto debbono essere previsti i piani di evacuazione e, nel malaugurato caso dovessero verificarsi, dovrebbero essere gestiti dall'Amministrazione civile. Questo non comporta l'eliminazione della collaborazione con l'elemento militare o con la polizia, ma deve essere chiaro che è l'Amministrazione civile che deve mantenere il "governo" della Regione, anche in questi casi particolarmente gravi.

Il collegamento con l'U.S.L. è senz'altro indispensabile e si deve arrivare, anche se in questo senso credo di aver percepito una certa volontà da parte della Giunta, all'acquisto di apparecchiature che permettano un rilevamento e un'analisi "in loco" degli elementi più importanti, quali, ad esempio, il latte ed il foraggio, che sono particolarmente interessanti per la nostra agricoltura, per non dover dipendere completamente dall'esterno per quanto concerne le analisi da effettuare. Con questo non vogliamo che si crei una proliferazione di lavoratori nucleari sul territorio della Valle d'Aosta o dello Stato. Anche questa sarebbe una risposta sbagliata, perché andremmo noi stessi ad incrementare una mentalità nucleare che non vogliamo. Ciò non toglie, però, che la nostra Regione debba essere in grado, di fronte a nuove emergenze, di sapere direttamente che cosa avviene, senza dover aspettare quasi 10 giorni prima di scoprire o, quanto meno, prima di dire alla popolazione che l'attuale rete di rilevamento non è in grado di fornire degli elementi per valutare la ricaduta dei radionuclidi. Per quasi 10 giorni, infatti, non abbiamo saputo niente di preciso e siamo stati convinti che nella nostra Regione, considerata ancora una volta una specie di "paradiso", non c'era e non ci sarebbe stata alcuna ricaduta di radiazioni.

Credo che ormai l'assopimento dell'assemblea sia più che sufficiente e pertanto mi risiedo, riservandomi, eventualmente, di prendere la parola in un successivo intervento.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE (P.S.I.): Dopo l'illustrazione, piuttosto precisa e puntuale, fatta dal Consigliere Viberti, a me resta ben poco da dire. E' chiaro che almeno una delle sue mozioni aveva un taglio sostanzialmente diverso dalla nostra e riguardava, forse più da vicino, il tema del nucleare in generale, che la sciagura di Chernobyl ha riproposto all'attenzione della coscienza di tutti noi. Eravamo impreparati ed indifesi di fronte a quella catastrofe non solo nei mezzi di prevenzione, ma anche nella reazione psicologica. Tutti insieme, forse, fin dall'inizio abbiamo sottovalutato la sciagura, tanto che nell'opinione pubblica serpeggiava una strana diffidenza nei confronti del Governo che aveva emanato alcune norme; forse siamo stati tratti anche in inganno dall'atteggiamento, piuttosto criticabile, del governo francese che, in base al concetto della "grandeur", credeva che la nube di Chernobyl non avrebbe mai sfiorato il territorio transalpino.

Dobbiamo dire che, se pure alcune disposizioni hanno ingenerato dello sconcerto (e ciò sta a dimostrare l'impreparazione dello Stato nell'affrontare una simile evenienza) per mancanza di chiarezza, è altrettanto vero che nei tempi lunghi, quando la riflessione si è fatta più attenta, si sono poi dimostrate non del tutto inutili. E ciò, anche perché si è poi riscontrato che per eventi naturali, come diceva prima il Consigliere Viberti, c'è stato un riacutizzarsi della contaminazione in Lombardia. Questo ci dà un'idea dell'impossibilità di codificare in regole fisse il fenomeno della radioattività, che è legato ad eventi casuali ed imprevedibili originati, sovente, dalle condizioni atmosferiche.

La nostra Regione non ha fatto eccezione a questa incapacità di reazione ed in effetti è emersa soprattutto l'insufficienza, sulla quale credo che anche la Giunta regionale abbia operato una prima riflessione, dei mezzi tecnici a disposizione per fornire all'opinione pubblica e soprattutto alla popolazione valdostana, degli elementi più probanti, specie per quanto riguardava il tasso di contaminazione di alcuni commestibili e del foraggio per gli animali.

E' chiaro che su questo argomento la Regione deve fare uno sforzo, anche perché non è tollerabile questa sua dipendenza da laboratori esterni, come per esempio il ricorso ad analisi effettuate presso i laboratori ENEA o presso l'U.S.L. di Ivrea.

Io credo che la particolare posizione geografica e la condizione orografica della nostra Regione presentino una caratteristica da non sottovalutare (cerco di legare questo discorso anche a quello che facevamo stamattina quando abbiamo appreso i dati sul passaggio di materiale radioattivo attraverso il territorio della nostra Regione). Inoltre io penso che non si debba dimenticare che le vie di comunicazione che attraversano la nostra Regione, sia verso i trafori alpini che verso il resto del territorio italiano, sono estremamente limitate. Un fenomeno di radioattività in Valle d'Aosta, quindi, presenterebbe anche il problema che, nel caso di una evacuazione di massa, bisognerebbe pensare che le vie di comunicazione sono estremamente limitate. Questo ci offre il destro per suggerire, come abbiamo già fatto stamane, l'elaborazione di un piano che integri quello che io avevo visto già predisposto dalla Protezione Civile e che possa prevedere tutte le eventualità che si sono verificate sia in occasione della recente sciagura di Chernobyl, sia in riferimento al passaggio di materiale radioattivo attraverso la nostra Regione.

Poiché su questo argomento ho sentito una recente intervista rilasciata dal Presidente della Giunta che mi sembrava che andasse nel senso della nostra mozione, non voglio dilungarmi oltre. In essa, infatti, si chiariva il concetto che, al di là di evitare la proliferazione o la duplicazione di strumenti atti a rilevare la radioattività, fosse opportuno e doveroso invitare la nostra Regione ad attuare una rete più capillare e diffusa su tutto il territorio regionale, per rilevare l'eventuale tasso di radioattività, per fornire costantemente all'opinione pubblica, con un'adeguata rete di informazione, dati precisi ed inconfutabili. L'incertezza sui dati, infatti, specie in riferimento alle recenti vicende, è stata totale, non solo in Valle d'Aosta ma anche nel resto del Paese. La dotazione di tutti gli strumenti atti a consentire l'effettuazione delle analisi necessarie, sia sugli alimenti, come il latte, sia sul foraggio, nonché sulla verdura a foglia larga che tanta ilarità ha suscitato nell'opinione pubblica, è un'altra richiesta che noi facciamo per il laboratorio generale dell'U.S.L.

(...INTERRUZIONE...)

Ma l'edera non è commestibile se non per i Repubblicani, o almeno lo speriamo.

E' necessario, quindi, coordinare tutte queste iniziative nell'ambito di un piano che preveda anche un apposito ufficio presso il quale convogliare tutti i dati, in modo da fornire tempestivamente ai cittadini tutte le informazioni del caso.

Io non aggiungo altro, anche perché su questo argomento, più che le parole, servono i fatti. La sciagura di Chernobyl non ha colpito solo la salute e la vita stessa dei cittadini russi, ma, purtroppo, anche la salute e la vita dei cittadini del resto dell'Europa. Da questa sciagura bisogna trarre tutte le conseguenze del caso, non solo per giudicare, e questo lo dico solo a titolo personale, il problema del nucleare in termini sostanzialmente diversi rispetto al passato, ma anche per porre in essere uno stato di permanente vigilanza che consenta, attraverso la dotazione alle singole Regioni e quindi anche alla nostra, di tutti quegli strumenti atti a fornire tempestivamente ai cittadini delle informazioni precise, puntuali ed adeguate. Grazie.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.

MAFRICA (P.C.I.): L'argomento all'ordine del giorno continua ad essere sempre al centro dell'attenzione in quanto, in alcune Regioni, Sindaci o Presidenti di Giunta hanno preso iniziative per ulteriori controlli sanitari sul latte, sulle ciliegie e su altri alimenti; continua ad essere sempre al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica anche perché si è scoperto che, mentre si stava parlando di Chernobyl, in una centrale tedesca si era verificato un incidente che era stato tenuto nascosto dalle autorità di quel Paese le quali, pochi giorni prima, avevano criticato l'Unione Sovietica per la sua reticenza sull'incidente di Chernobyl. A questo proposito c'è stato anche un articolo pubblicato su La Repubblica che faceva riferimento ad un incidente avvenuto due anni fa in Francia, e che non è stato mai rivelato dalle autorità francesi.

Come hanno detto i nostri Colleghi, noi ci troviamo in una zona vicina alle centrali nucleari francesi e vicina alle centrali nucleari italiane e quindi abbiamo il massimo interesse a fare tutti i rilevamenti necessari. In questo senso la mozione propone di utilizzare strumenti di rilevazione capillare specie per la misurazione della radioattività dell'aria, di dotare l'U.S.L. di strumenti idonei alla misurazione della radioattività presente negli elementi solidi e negli alimenti e di predisporre un apposito centro a cui far capo per i casi di emergenza. Ci pare opportuno che la discussione su questo piano di emergenza debba investire il Consiglio regionale e che l'intera questione della protezione civile venga portata all'esame del Consiglio, proprio perché stiamo per discutere leggi che si riferiscono alle calamità in genere. Crediamo che la Regione Valle d'Aosta abbia tutte le possibilità per fare un buon lavoro in questa direzione. I dati pubblicati sui giornali dicono che la nostra Regione, oltre alle altre fortune, avrebbe quella di essere con fondo naturale più basso di altre località. Cerchiamo, quindi, di seguire il tutto per evitare che in situazioni di emergenza le pubbliche autorità non sappiano che cosa fare, manchino gli strumenti e ci siano dei ritardi nelle misurazioni.

Questa è la mozione che abbiamo sottoscritto.

Per le altre due mozioni presentate dal Consigliere Viberti, possiamo dire che per una non ci sono problemi, perché è complessivamente equivalente a quella presentata dai Gruppi del P.S.I., del P.C.I. e del P.S.D.I.; mentre sull'ultima abbiamo da fare delle riserve. Il nostro Partito, a livello nazionale ma anche a livello locale, ha assunto una posizione di estrema cautela, nel senso che la questione nucleare deve essere studiata ed approfondita in un confronto serio e ragionato con tutti i tecnici. Ci sembrano posizioni un pochino preconcette quelle che affermano che il nucleare sia da abbandonare in quanto viene considerato pericoloso per oggi e per sempre. Noi abbiamo una visione diversa della scienza, anche perché abbiamo visto che l'uomo è progredito attraverso il tempo utilizzando energie differenziate. Certamente oggi l'energia nucleare non è controllabile come si vorrebbe, ma questo non vuol dire che non si possa studiare ulteriormente il problema per riuscire a prevedere per il futuro dei controlli più raffinati e che l'uomo non possa dominare anche questa forma di energia.

Noi, quindi, riteniamo che sulla questione non si possa esprimere un no "a priori", anche perché le cose vengono presentate come se la radioattività fosse il demonio, dimenticando che anche nell'acqua minerale che beviamo, all'interno del nostro organismo, nei mattoni di casa nostra, sono presenti elementi radioattivi, che in "nano Curie" sono equivalenti a tanti livelli sentiti in questi giorni e che hanno destato tanto allarme. Noi diciamo che va controllato tutto e che la Regione deve fare la sua parte, però oggi non ci sentiamo di giurare per sempre sull'impossibilità della scienza di controllare questa forma di energia.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Viberti; ne ha facoltà.

VIBERTI (N.S.): Mi sembra doveroso fare alcune precisazioni specie nei confronti delle ultime osservazioni fatte dal Consigliere Mafrica. Con le nostre mozioni noi non abbiamo assolutamente demonizzato l'energia nucleare; crediamo di essere delle persone che da sempre hanno posto un problema rispetto all'utilizzo dell'energia nucleare in considerazione di una diversa volontà di sviluppo e riteniamo che (è un'immagine che abbiamo già presentato altre volte ma che mi sembra che spieghi molto chiaramente anche alle persone più disattente, che cosa si fa oggi, utilizzando certe forme di produzione dell'energia quale quella elettronucleare) si piantino dei chiodi di pochi centimetri con dei magli di diverse centinaia di tonnellate. Secondo noi non è questo il modo corretto di rapportarsi alla realtà, anche perché legato a superstizioni, religiosità, irreligiosità o altro.

Noi crediamo di avere da tempo una posizione razionalmente difendibile rispetto a questo modo di produrre energia e che, a differenza che in altri Paesi, nel nostro Paese, fortunatamente, può essere affrontato con molta più tranquillità. Non demonizziamo l'energia nucleare come non demonizziamo, ad esempio, qualsiasi comunista, pur sapendo che certi comunisti a volte hanno fatto cose piuttosto incresciose; così come non riteniamo affatto che tutta la Chiesa sia sbagliata perché, a suo tempo, ha bruciato della gente sul rogo. Noi riteniamo che da tutte le cose si possano cogliere degli elementi validi, rigettando quelli sbagliati. Se Stalin ha mandato tanta gente nei "Gulag", noi non riteniamo che, per questo, chiunque si ritenga comunista debba essere assimilato a Stalin. Secondo noi, invece, quella di Stalin è stata una deviazione legata a delle condizioni storiche piuttosto complesse. La stessa cosa dicasi per la Chiesa che ha bruciato della gente sul rogo e che ha costretto un Galileo a ritrattare delle affermazioni scientifiche che oggi sono ritenute da tutti valide e che anzi, per certi versi, sono addirittura superate.

La nostra attitudine, quindi, non è quella di rifiutare le cose perché non riusciamo a comprenderle o perché siamo pregiudizialmente contrari alle stesse. Ma noi, sul problema del nucleare, abbiamo fatto dei discorsi chiari e per anni abbiamo sostenuto che nelle centrali nucleari non esisteva la sicurezza che invece volevano darci ad intendere. Purtroppo, i fatti hanno dimostrato che noi avevamo ragione e che, invece, avevano torto quelli che, ancora oggi, come ad esempio l'ENEA, cercano di far passare la gran parte dei cittadini italiani per dei "gonzi" che non capiscono, non solo che all'interno dell'acqua minerale c'è lo stronzio o lo iodio, ma che ci sono anche altri elementi deleteri, negativi e pericolosi per la salute dei cittadini. Ma c'è anche chi, pur avendo le informazioni e la possibilità di farle conoscere, in televisione le nega e dice, come ha fatto un esperto dell'ENEA nei primi giorni dopo la sciagura di Chernobyl, che a qualsiasi domanda rispondeva: "Non c'è problema! Ma bisogna spazzolarsi le scarpe? Non c'è problema!..." Di fronte a delle risposte di questo genere io sono assai preoccupato perché arbitrariamente si ritiene che quelle siano delle persone che ragionano in termini scientifici, mentre invece non sono state date delle informazioni corrette e tutti sappiamo che gran confusione si è fatta sulla questione della radioattività.

Tra l'altro vorrei ricordare che il Consiglio comunale di Aosta il 13 di maggio ha approvato una mozione nella quale si chiede al Consiglio regionale di dotare la nostra Regione di un idoneo e permanente servizio di rilevazione dei livelli di radioattività e di articolati piani di emergenza. Io chiedo che nella discussione il Presidente della Giunta ci faccia sapere qualche cosa in merito.

Un'altra annotazione riguarda il fatto che non è poi così vero che noi eravamo impreparati o che comunque non fossimo a conoscenza di certi fatti. Nel 1982, si è tenuta a St.-Vincent una conferenza sulle fonti energetiche alternative. In quell'occasione venne proposta l'istituzione di una rete di rilevamento con la possibilità di rilevare anche l'eventuale presenza di radioattività sul territorio. Già in quel momento venne fatto presente che la rete di rilevamento costituita dalle 6 centraline, 4 delle quali presso i Carabinieri e le altre presso i pompieri, non era più adeguata alle esigenze. Se proprio vogliamo, si potrebbe scavare anche più in profondità, perché non è che non si sapesse proprio niente. In realtà, purtroppo, come spesso accade, si mette il semaforo dopo che sono già morte 3 o 4 persone sulla strada incriminata. Oggi, in seguito all'incidente avvenuto a Chernobyl, ci troviamo nella necessità di installare questo benedetto semaforo.

Come ho già detto prima, e non sto a ripeterlo, abbiamo presentato due mozioni che affrontano due aspetti diversi del problema: uno è relativo alla produzione di energia nel nostro Paese, e si chiede di rivedere il piano energetico nazionale; l'altro è relativo alla nostra Regione, affinché si attuino dei provvedimenti che permettano all'Amministrazione civile di informare la popolazione e di intervenire qualora si verifichino altre sciagure nucleari.

Come ultima cosa c'è la questione dei referendum. E' in corso la raccolta di firme per 3 referendum relativi al nucleare e brevemente vorrei dire di che cosa si tratta. Sono tre richieste di referendum abrogativi di norme che prevedono che all'ENEL non sia più permesso di fare investimenti all'estero per la costruzione di centrali elettro-nucleari e non ripeto il discorso già fatto prima sull'intelligenza di un Ente che produce energia e che, invece, finanzia le attività belliche di un Paese confinante. Uno degli altri due referendum è relativo all'individuazione del sito, che attualmente può essere fatto dal CIPE, anche a dispetto della volontà delle Regioni o dei Comuni interessati; mentre il terzo referendum chiede di abrogare la norma presente nella legge n. 8 che incentiva con dei contributi in denaro quei Comuni che accettano l'insediamento di una centrale nucleare sul proprio territorio.

Sarebbe anche interessante, infine, sapere che cosa ha fatto il servizio n. 1 dell'U.S.L., sempre che la Giunta sia in grado di dare qualche informazione in merito, rispetto a quello che è avvenuto il mese scorso.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta Rollandin; ne ha facoltà.

ROLLANDIN (U.V.): Heureusement, les Conseillers ont déjà tout dit à propos des dangers de l'énergie nucléaire et même plus. Lorsque nous avions discuté, il y a presque deux semaines l'ordre du jour qui avait été présenté et approuvé par les différentes forces politiques (à l'exception de Nuova Sinistra) nous avions déjà examiné le problème dans son ensemble. Nous avions annoncée, au moment de l'interpellation des Conseillers communistes, que nous étions en train de faire le nécessaire pour obtenir du Ministère compétent et de la Région la possibilité d'installer les stations prévues par le plan de 1982. Actuellement, nous travaillons dans ce sens. Lors de la réunion avec le Ministère compétent la question soulevée par de nombreux Conseillers a été abordée: de quelle façon, tant au niveau de l'Administration régionale qu'au niveau des communes ou des Ministères compétents, peut-on donner une information claire et authentique? Très souvent en effet les données étaient divergentes, selon leur provenance, d'où un certain désarroi parmi la population et partant, un manque de confiance. Les débats à la télé n'ont eux-mêmes apporté aucune explication quant aux dommages créés par la radioactivité. Actuellement, la difficulté pour nous réside dans l'instauration d'un certain rapport entre les différents stations prévues sur le territoire et ce, au niveau de l'U.S.L. qui fait partie du Comité de la Protection civile, ce dernier a intensément travaillé pendant cette période en effectuant les analyses nécessaires etc .....

Dans la motion approuvée, il était dit entre autres qu'une coordination s'avérait indispensable, que la révision de la politique énergétique s'imposait au niveau national et tout cela a été voté par l'ensemble des forces, donc je ne pense pas que l'on doive revenir sur ce thème, déjà examiné. Je partage par ailleurs l'avis du Conseiller Viberti, quant à l'évaluation exagérée des possibilités énergétiques qui a été faites ces dernièrese années, d'où la nécessité de réexaminer l'exigence des entreprises et des habitations civiles. Cet ordre du jour avait déjà apporté des réponses que les motions remettent en question.

Pour ce qui est de la requête de créer un comité spécial, je pense qu'il s'agirait-là d'un surplus, compte tenu du fait que l'Administration est déjà dotée d'un comité: la protection civile qui peut fort bien s'organiser pour obtenir les données nécessaires en vue d'informer la population. Les différentes initiatives mentionnées par les trois motions: pour ce qui est de l'attitude des forces de la majorité il faut dire que la première motion du Conseiller Viberti prévoyait la révision du plan énergétique or, il est déjà approuvé. Force nous est donc de nous abstenir sur la motion n° 1.

En ce qui concerne la deuxième motion portant création d'un nouveau comité de la part de la junte régionale, je crois pouvoir dire que les experts doivent être coordonnés au niveau national, ce qui exclut la nécessité d'avoir un comité local. D'autre part, la nécessité de constituer des dossiers d'information à l'intention de la population peut être résolue au niveau national. Quant au deuxième point, qui prévoit l'achat d'un équipement spécial, j'avais déjà exprimé notre avis favorable et, des dispositions ont, partant, été données à l'U.S.L.

Sur la troisième motion présentée par les Conseillers Torrione, Mafrica et nucléaire, je peux dire que le nécessaire a été fait et d'ici quelque temps un compte rendu pourra être effectué sur l'ensemble des données. Etant donne que les niveaux de radioactivité ont baissé, le comité n'aura plus à se réunir périodiquement mais les analyses des échantillons d'eau et des autres produits se poursuivent. Si, par hasard, des cas particuliers devaient surgir, le Comité se réunirait aussitôt. Certains journaux ont fait état de limites particulières entre les zones de radioactivité et je trouve cela étonnant: comment faire une ordonnance dans une commune déterminée et décréter que la commune limitrophe n'est pas concernee? Une coordination donc s'impose afin d'éviter d'alerter inutilement la population. Les forces de la majorité s'abstiendront sur les trois motions car on ne peut discuter deux mois après sur des mesures qui avaient été annoncées.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Viberti; ne ha facoltà.

VIBERTI (N.S.): Io non mi ero accorto del fatto che, votando quell'ordine del giorno, avrei già assolto a tutto quanto prevedevo di far fare alla Giunta con le mozioni; altrimenti non le avrei presentate. La prossima volta, prima di presentare qualche mozione, se il Presidente della Giunta avrà un pò di tempo, gliele sottoporrò, così eviterò delle brutte figure come quella che sto facendo.

Mi pare, però, che non si possa liquidare così semplicemente una serie di proposte presentate in Consiglio, anche se l'argomento non è più di attualità. Per esempio, rispetto alla revisione del piano energetico nazionale, con questa mozione il sottoscritto fa dire al Consiglio regionale qualcosa di più. Il Consiglio regionale decide di non dirla e questo mi va bene, però dovrebbe anche precisare che esprime il proprio dissenso nei confronti di ogni politica energetica che preveda la costruzione di nuove centrali nucleari. Questo non era stato detto nell'ordine del giorno, mentre io chiedevo al Consiglio di precisarlo anche in considerazione di una precedente sua deliberazione, assunta, mi pare, nel 1983, relativa all'installazione di armi ed ordigni nucleari. Si trattava, comunque, sempre di questioni nucleari, anche se la votazione è stata piuttosto alterna specie su alcuni punti, ed era dovuta in modo particolare a differenze di carattere politico ed ideologico tra maggioranza e minoranza. In ogni caso c'era stato, quantomeno, un voto unanime nell'impegnare la Giunta... a farsi promotrice di una iniziativa che coinvolgesse tutte le Regioni alpine in un momento tendente a trasformare le Alpi in una zona di pace denuclearizzata.

Si poteva fare un passo avanti nel dire che noi siamo contrari alla costruzione di nuove centrali nucleari in Italia, per le considerazioni che ho fatto prima e non perché siamo contrari all'energia nucleare in quanto tale. Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, in una intervista che mi pare sia stata più che diffusa e che molti farebbero bene a leggere, ha detto chiaramente quello che pensa sull'energia nucleare. Recentemente si è anche rifiutato di partecipare in Svizzera ad una conferenza, probabilmente, per evitare di dover dire delle cose che avrebbero messo in difficoltà il Paese che ospita il centro di ricerche per il quale lui lavora. Questo però non toglie che egli abbia detto chiaramente di essere contrario alle centrali nucleari ed in modo particolare a quelle con reattori autofertilizzanti e che ritiene necessario un maggiore impegno non per lo studio della fissione ma per lo studio della fusione nucleare. A questo punto però vi risparmio la descrizione del fenomeno, perché tanto... Pertanto mi sembra legittimo non votarla, perché non si può far passare questa prima mozione relativa al piano energetico nazionale come un doppione rispetto all'ordine del giorno che del resto è stato votato anche da chi non è favorevole alle misure previste dal piano energetico nazionale.

Per quanto concerne l'altra questione noi siamo preoccupati perché nella nostra Regione non ci è stata data neppure la possibilità di avere delle informazioni precise sulla ricaduta di eventuali radionuclidi e delle informazioni che fossero in qualche modo collegabili ai vari centri che hanno fatto i prelievi e le analisi. Cerco di spiegarmi: non sappiamo ancora oggi chi ha fatto le analisi del latte...

(...INTERRUZIONE...)

VIBERTI (N.S.): Sì, a me è stato anche detto che sia il centro ENEA che l'U.S.L. avevano esaminato i campioni...

La nostra preoccupazione, però, è riferita soprattutto ai dati che arrivano dall'ENEA, perché, lo ripeto, essa ha dimostrato di essere poco seria ed assai poco scientifica. Secondo noi, e questo lo dico tranquillamente, c'è una manipolazione dei dati da parte dell'ENEA che ha tutto l'interesse a far sì che non si diffonda la paura nei confronti del nucleare. Noi non vogliamo diffondere questa paura, però vogliamo che ci siano date delle notizie. Insomma, tutti dicono che la Comunità Economica Europea non è riuscita, per motivi economici, a trovare delle soglie di rischio uguali per tutti i Paesi. La realtà, secondo noi, è piuttosto diversa. La Comunità Economica Europea non ha saputo trovare il modo di distribuire le informazioni alla gente. Noi siamo preoccupati del fatto che anche a livello europeo non c'è stato il coraggio di fornire delle informazioni precise, per cui riteniamo indispensabile che la Giunta regionale fornisca delle notizie sui dati che sono stati rilevati, con l'indicazione della fonte, del tempo in cui è stato fatto il prelievo, del momento in cui è stata fatta l'analisi; precisando se si è tenuto conto del tempo intercorso e a che cosa si riferiscono i dati.

C'è tutta una serie di questioni che è ancora in ballo. La gente può anche aver parzialmente superato lo shock, ma io so che diverse persone ancora oggi non mangiano l'insalata... Non è una sciocchezza! Io credo che chiunque di voi conosca della gente che ancora oggi non mangia l'insalata o certe altre verdure ed è, in ogni caso, preoccupata. Credo, quindi, che su questi problemi sia opportuno fornire delle informazioni capillari.

Per quanto concerne il Comitato, io ritengo che sia inutile costituire un doppione e su ciò non sussistono problemi di sorta. Tuttavia non capisco perché noi non possiamo studiare degli interventi a livello regionale per quanto riguarda la protezione civile o immaginare che cosa possa succedere e come si possa intervenire. Se aspettiamo che tutto ci arrivi da Roma dovrà passare sicuramente troppo tempo. Noi riteniamo che si tratti di un irrinunciabile dovere proprio di chi sostiene l'autonomia della nostra Regione...

(...INTERRUZIONE...)

ROLLANDIN (fuori microfono): "Per fornire risposte ad un certo livello occorrono delle esperienze che ancora non ci sono, perché ci vogliono degli anni..".

VIBERTI (N.S.): Nessuno mette in dubbio tutto questo. Ma, allora, io non so perché si sia riunita questa Commissione. Signor Presidente della Giunta, la gente non sa niente di quello che è stato fatto dalla Commissione da lei presieduta. Non ho alcuna informazione io che sono Consigliere regionale e che pure telefonavo in continuazione alla Presidenza della Giunta per avere delle informazioni che poi, però, non ricevevo! Figuriamoci che cosa ne può sapere la gente comune! A meno che, ovviamente, la diffusione delle notizie non venga fatta attraverso le sezioni dell'Union Valdôtaine e così noi non ne siamo a conoscenza. Ma non credo che sia neppure così. Per cui non si può pensare che tutte queste cose siano demandate totalmente a livello nazionale. Noi non vogliamo mettere in dubbio il fatto che verranno effettivamente acquistati dei macchinari, ma, rispetto ai pericoli e alla rete di rilevamento, vogliamo anche sapere che cosa si vuole fare. Forse io non capisco quello che dice il Presidente della Giunta...

(...INTERRUZIONE...)

ROLLANDIN (fuori microfono): "...c'è la convenienza specifica di carattere finanziario... L'hai detto anche tu...".

VIBERTI: Allora siamo a posto e non dobbiamo preoccuparci di niente!

(...INTERRUZIONE...)

ROLLANDIN (fuori microfono): "Non ho detto questo.".

VIBERTI (N.S.): Lo so, ma se qui, disgraziatamente, in questo momento si verifica una fuga di radiazioni nucleari dal Superphoenix, che cosa succede nella nostra Regione? Io vorrei che il Presidente della Giunta invece di dirmi che si astiene, mi dicesse che cosa succederebbe! Siamo, quindi, punto e d'accapo: non abbiamo niente di più di prima e la lezione ricevuta non ci è servita assolutamente a niente, anzi, ci è servita soltanto per dire che noi vogliamo avere qualche possibilità in più rispetto alla produzione di energia elettrica attraverso le acque. Abbiamo così ottenuto qualcosa, come Regione Autonoma Valle d'Aosta, però, mi sembra una conquista estremamente piccola rispetto a quello che potrebbe presentarsi come un grave problema. Abbiamo dei collegamenti con la Francia? Io ritengo che sarebbero indispensabili. Non possiamo averli a livello regionale? Passiamo attraverso il Ministero. Se succede qualcosa a Creys-Malville, che cosa facciamo? Non vogliamo pensare a quello che potremmo fare? A me sembra che proprio non lo vogliamo fare.

Due anni fa, sempre in Francia, ci sono state delle emissioni da una centrale. Le Canard Enchainé ne ha parlato e gli svizzeri si sono "arrabbiati" parecchio perché la Francia non li aveva mai messi al corrente del fatto. Le condizioni atmosferiche di quel periodo, per esempio, non potrebbero aver portato anche sulla nostra Regione parte delle emissioni dovute a quell'incidente? Non lo sappiamo. Il Comitato che si è riunito ha preso in considerazione questo problema? Io non chiedo certo di approvare la mozione, ma chiedo che la Giunta abbia un atteggiamento responsabile rispetto a tutti questi problemi. Mi sembra, invece, che si tenda a sottovalutarli.

Questa mia impressione può anche essere sbagliata, anzi, spero che lo sia; però torno a ripetere che non abbiamo avuto dei dati precisi e soprattutto non sappiamo quali sono i dati forniti dall'ENEA e quali sono i dati forniti dall'U.S.L. di Ivrea che, nel Nord Italia, ci è sembrata l'unica a fornirli con una certa attendibilità.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.

MAFRICA (P.C.I.): Noi riteniamo che la mozione presentata dal nostro Gruppo mantenga la sua validità perché l'ordine del giorno approvato in precedenza prevedeva quello che si sarebbe dovuto fare, inserito però nell'ambito di una catena a livello nazionale. Riteniamo che a livello locale si possa fare altrettanto per consentire alla nostra Regione di compiere quanto alcune Regioni sono riuscite a fare prima di noi.

(...INTERRUZIONE...)

Appunto. Allora votiamo la mozione.