Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 2531 del 14 gennaio 1987 - Resoconto

OGGETTO N. 2531/VIII - RATIFICA DELLA DELIBERAZIONE N. 9691, IN DATA 12 DICEMBRE 1986, ADOTTATA DALLA GIUNTA REGIONALE IN VIA D'URGENZA.

PRESIDENTE: Do lettura della delibera in oggetto:

IL CONSIGLIO

DELIBERA

di ratificare, ad ogni effetto, la sottoindicata deliberazione adottata dalla Giunta regionale in via d'urgenza e salvo ratifica da parte del Consiglio:

Oggetto n. 9691 in data 12 dicembre 1986: Società Nuova Rock s.r.l. - Concessione di immobili ad uso industriale e finanziamento di attività produttiva - Approvazione dello schema di convenzione.

PRESIDENTE: Prima di dare inizio alla discussione sull'argomento, mi corre l'obbligo di far sapere che, con lettera pervenuta a questa Presidenza in data di ieri, la Confederazione Nazionale Artigianato, Comitato regionale Valle d'Aosta, venuta a conoscenza della determinazione di concedere gli immobili ex FERA alla Società NUOVA ROCK, ha espresso la propria protesta e quella degli artigiani di Saint-Vincent per il mancato rispetto dell'impegno regionale di destinare l'immobile (come peraltro previsto dal Piano regolatore del Comune di Saint-Vincent) ad insediamento artigianale.

Tale lettera è stata inviata anche ai Capi Gruppo.

Ha chiesto la parola il Consigliere Millet; ne ha facoltà.

MILLET (P.C.I.): Io mi auguro che il Presidente della Giunta o l'Assessore vogliano informare il Consiglio della questione, come di solito avviene in casi di questo genere.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti Lanivi; ne ha facoltà.

LANIVI (A.D.P.): Non esiste alcun problema che impedisca l'illustrazione dell'iniziativa, per la quale si può procedere rispondendo a delle domande oppure esponendo in maniera sintetica tutta la questione, con la riserva di rispondere in seguito agli interpellanti.

Dopo il passaggio di proprietà dal Comune di St. Vincent alla Regione del patrimonio immobiliare dell'ex Fera, rimasto per oltre un decennio quasi come "monumento regionale", e di fronte alla proposta di un gruppo di imprenditori locali di insediare un'attività in quello stabilimento, che presentava sufficienti caratteristiche di utilizzazione, l'Amministrazione regionale ha aderito alla proposta quando la Finanziaria regionale ha espresso un proprio giudizio.

In sintesi l'operazione si configura nel modo che segue: si è formata una Società a responsabilità limitata (s.r.l.) composta da imprenditori locali che hanno acquistato il marchio ROCK, i brevetti, le attrezzature ed i mobili relativi alla produzione di macchine per il movimento terra dalla FAREN.

Quest'ultima è una finanziaria con più attività che è impegnata, soprattutto attraverso un accordo con la MONTEDISON, a produrre cemento senza amianto; essa ha deciso di liberarsi del settore addetto alla produzione di macchine per il movimento terra e cioè della ROCK. La società "NUOVA ROCK", di imprenditori valdostani, ha, per l'appunto, rilevato questa attività della finanziaria FAREN ed ha deciso di localizzarla e di esercitare in Valle d'Aosta. Questa prima operazione di acquisto ha comportato un esborso di circa 500 milioni di lire da parte della nuova società a r.l. ed essa potrà beneficiare dei finanziamenti regionali solo quando si doterà di un capitale sociale minimo di 500 milioni di lire. La convenzione, infatti, consente alla nuova società a r.l., sorta con 20 milioni di capitale, di elevare quest'ultimo fino a 900 milioni.

Quanto detto, riguarda gli aspetti giuridici e societari.

Nel merito della produzione, si può osservare che si tratta di macchine per il movimento terra, non di grande serie, ma di tipo personalizzato. Si tratta, quindi, di piccole produzioni e, nel nostro caso, si parla di 50 macchine all'anno, con un fatturato iniziale di 5 o 6 miliardi per il quale esistono già gli ordini. L'impresa, quindi, si situa tra le aziende di piccola dimensione per la produzione di macchine per il movimento terra di particolari caratteristiche e, al limite, dotate di notevole personalizzazione.

La convenzione ricalca a grandi linee le convenzioni che abbiamo già sottoscritto più volte con altri imprenditori e cioè alla società viene dato in comodato per 5 anni l'immobile ex Fera. Dopo, sarà consentito alla società di acquisire l'immobile e L'Amministrazione regionale si impegna a compiere le opere di sistemazione dell'edificio, entro e non oltre un limite massimo di 2 miliardi; questo limite è stato inserito nella convenzione, deliberatamente, dall'Amministrazione.

Gli interventi finanziari previsti consistono in un mutuo di 1,5 miliardi, per realizzare le opere di ristrutturazione in corso di esecuzione e per consentire l'immediato avvio della produzione che, infatti, è già iniziata. Ci sono tecnici e dipendenti che stanno lavorando ed è già stato prodotto un escavatore, mentre altri quattro sono in linea di produzione.

Comunque, le opere di ristrutturazione iniziali sono state valutate intorno ad 1,5 miliardi, comprensivi dell'acquisizione e dell'acquisto dei macchinari, delle attrezzature e dell'arredo.

Come secondo intervento è previsto un mutuo sino ad 1 miliardo di lire per l'acquisto di scorte e semilavorati. Questi finanziamenti saranno erogati a condizione che il capitale sociale venga elevato fino a 500 milioni di lire e che sia coperto da garanzie fidejussorie illimitate, da parte di tutti gli amministratori.

La FINAOSTA ha valutato le possibili garanzie dei soci della NUOVA ROCK e le ha stimate, prudenzialmente, in 2,5 miliardi. Questo è il patrimonio, come dice la relazione, che può essere concesso in garanzia.

Il volume totale dei beni immobili e delle partecipazioni che i soci devono offrire alla FINAOSTA per ottenere questi finanziamenti è decisamente superiore; la valutazione di 1,8 miliardi di immobili, a garanzia dei finanziamenti regionali, più 700 milioni di partecipazioni, è frutto di un calcolo prudenziale, effettuato solo su una percentuale di quanto i soci hanno a disposizione.

Intorno alla vicenda della NUOVA ROCK ci sono state alcune incomprensioni.

La prima, già stata chiarita dopo un incontro diretto con il Consiglio comunale, è costituita dal rapporto con il Comune di St. Vincent. In effetti, con una lettera a firma congiunta del sottoscritto e del Presidente della Giunta, avevamo segnalato all'Amministrazione comunale di St. Vincent che i tempi, decisamente ristretti, per compiere la scelta non ci avevano consentito di illustrare prima la proposta, la cosa è divenuta possibile con il Consiglio comunale di St. Vincent, il 31 dicembre. In quell'occasione, abbiamo chiarito tutte le notizie che, in un ambiente piccolo come il nostro, tendono non solo a circolare rapidamente, ma a gonfiarsi a dismisura, anche se poi alla base non hanno nulla. In ogni caso, questo chiarimento tra Regione e Amministrazione comunale di St. Vincent è avvenuto in data 31 dicembre.

Un secondo chiarimento riguarda la posizione assunta dall'associazione degli artigiani. Nell'incontro con il Consiglio comunale di St. Vincent, l'Amministrazione regionale si è impegnata ad effettuare un incontro con gli artigiani del Comune di St. Vincent, per mettere a punto un intervento a loro favore.

In effetti, però, la posizione degli stessi è piuttosto debole, perché non si riesce a capire per quale motivo 15 anni circa di chiusura dell'immobile non siano stati sufficienti a far sorgere qualche interesse reale, oltre ad una molto labile ipotesi di un suo possibile utilizzo.

A mio modesto parere, come ho detto anche all'Amministrazione comunale di St. Vincent, quell'immobile, così com'è, non si presta assolutamente all'inserimento di attività artigianali; non solo, ma con gli artigiani di St. Vincent occorrerà prendere in esame alcuni problemi.

Non tutta l'attività artigianale, inoltre è localizzabile fuori St. Vincent; nel caso dell'artigianato di servizi, non possiamo pensare che, ad esempio, barbieri e pettinatrici per operare insieme vadano ad inserirsi in quel fabbricato ed in quella posizione.

Secondo problema. Quel fabbricato potrebbe essere utilizzato per delle attività artigianali di produzione, ma in questo senso ci sono, al momento, almeno due orientamenti, intorno ai quali occorrerà confrontarsi, ed il primo dei quali intende mantenere certe attività artigianali all'interno dei centri storici dei comuni, senza decentrarli dal contesto urbano.

Terzo problema. Occorre vedere in quali comuni della Valle (St. Vincent potrebbe essere inserito tra questi) esiste un'area attrezzata nella quale possano essere insediate delle attività compatibili tra loro.

Di queste esigenze si sta già prendendo coscienza in alcuni Comuni. Mi risulta, infatti, che in almeno tre comuni (che voglio citare perché non mi si dica che resto nel vago: Nus, Courmayeur, Donnas) siano maturate delle esigenze che hanno l'intento di mettere a frutto alcune esperienze elaborate fuori dal territorio regionale, per riuscire ad attrezzare un'area da mettere a disposizione delle attività artigianali.

Tuttavia, questo discorso ha ben poco a che fare con l'ex FERA, che con le sue caratteristiche può offrire ben poco ad una soluzione di questo genere.

Questo discorso è stato fatto all'Amministrazione comunale di St. Vincent, con la quale la Giunta ha assunto l'impegno di incontrare gli artigiani del luogo per vedere in che modo sarà possibile affrontare i loro problemi, non risolvibili certamente dentro questo fabbricato.

Queste considerazioni possono valere come primo chiarimento da parte dell'Amministrazione regionale, che ha assunto la decisione di utilizzare un fabbricato, che da troppi anni è rimasto assolutamente inutilizzato.

Voglio ancora dire che i volumi occupazionali previsti sono indicati nella relazione con misure molto prudenziali e con ogni probabilità saranno decisamente superati. In ogni caso, si è preferito indicare dei numeri che possono essere superati, piuttosto che indicarne altri difficilmente raggiungibili.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Millet; ne ha facoltà.

MILLET (P.C.I.): Intervenire sul contenuto di questa convenzione non è facile perché manca tutta una serie di elementi, che ci impedisce di comprendere fino in fondo tutta la questione e, per questo, noi chiediamo di rinviare la discussione, in modo che la Commissione competente possa avere a sua disposizione utili elementi che le consentano di valutare l'operazione in modo più sereno.

Il 23 ottobre il Consiglio regionale aveva approvato l'acquisto dell'immobile e nella relativa delibera si diceva che esso avrebbe ospitato degli insediamenti artigianali.

Il 23 ottobre 1986 non è molto lontano. Sono passati solo due mesi e già si cominciano a fare degli interventi che contrastano con quell'affermazione.

La Giunta conosceva benissimo le condizioni di quello stabile, perché ritengo che i vari Assessori, in questi 10 anni, l'abbiano pure visto, qualche volta, e, inoltre, ritengo che siano stati informati sulle sue condizioni. Quindi, la Giunta era in grado, fin da allora, di esprimere un giudizio sull'idoneità o meno dello stabile ad ospitare attività artigianali.

Oltre a ciò, c'era (e penso che ci sia ancora) la volontà del Comune di St. Vincent di ospitare in quell'area un insediamento artigianale anziché uno industriale, per tutta una serie di motivi che non voglio elencare.

Per queste ragioni, noi non riusciamo a comprendere il cambiamento dell'impegno che la Giunta regionale ha fatto assumere dal Consiglio regionale, il quale, allora, aveva approvato quella data delibera alla precisa condizione che in quell'area fossero dislocate delle attività artigianali; poi, veniamo a scoprire che il 7 novembre successivo nasce una nuova società.

Diciamo subito che noi nutriamo molte preoccupazioni nei confronti di queste società che nascono quasi all'improvviso e, quindi, vorremmo sapere se la FINAOSTA abbia fatto una relazione in merito, perché noi non l'abbiamo e, per riuscire a capire tutte queste cose, vorremmo che fosse possibile avere un ulteriore confronto. Da una serie di elementi in nostro possesso ci risulta che il settore interessato all'iniziativa è molto pericoloso e riteniamo che questi nuovi soci non abbiano molte prospettive.

Non vorremmo, però, che dietro quest'iniziativa ci fosse tutta un'altra serie di questioni e problemi.

Per questo motivo, quindi, noi chiediamo il rinvio della discussione. Io fermo qui la mia analisi e attendo di sapere se la Giunta abbia intenzione di spostare la discussione in sede di Commissione. Questa richiesta è suffragata anche dalla circostanza che questa nuova società non era inserita nella famosa "mappa", della quale si era discusso in sede di Commissione, e, quindi, vorremmo avere a disposizione ulteriori elementi di giudizio.

Io capisco che in Consiglio è difficile poter avere dei chiarimenti su aspetti molto particolari, però noi vorremmo sapere di che soci si tratta, se sia stata accertata la loro eventuale credibilità, quali siano i loro rapporti in questa nuova società e quale sia l'ammontare del capitale sottoscritto o versato (perché c'è una bella differenza tra le due situazioni). Oggi, infatti, ho sentito dalla radio che l'Amministratore delegato ha comunicato al Comune di St. Vincent che è stato aumentato il capitale sociale della società. Perché l'ha comunicato al Comune di St. Vincent?

Finora, era stato zitto e adesso comunica la notizia al Comune di St. Vincent, invece di farne partecipe l'Assessore regionale all'Industria, che, infatti, non ci ha detto nulla in merito, probabilmente perché non ne sapeva proprio nulla. Sono tutte circostanze che non si riescono a capire. Vorremmo capire se, oltre ai primi quattro soci, ce ne siano anche degli altri, perché a noi sembra che ci sia qualcuno che si dichiarò socio, ma la cosa non risulta dalle informazioni in nostro possesso.

In conclusione, noi vorremmo saperne un po' di più, perché temiamo che si tratti di una delle solite iniziative che, dopo due o tre anni, per un motivo o per un altro, ci pongono di fronte a situazioni incresciose.

Quale spazio economico ha il settore delle macchine per movimento terra? Quale potrebbe essere il personale addetto? Chi dà l'eventuale assistenza a queste macchine?

Si è detto che queste macchine vengono vendute anche in Norvegia; ma se si rompe un bullone in Norvegia, che succederà? Qualcuno si recherà fino in Norvegia, dove non ci si va di certo con poche lire? Fare una macchina è facile, però è difficile garantirne l'assistenza ed in questo settore sappiamo che anche la FIAT-ALLIS è in difficoltà.

Credo, quindi, che non ci sia quello spazio che ci si vuole far credere, tant'è che altre fabbriche del genere hanno già chiuso.

Non vorremmo, quindi, che si corresse il rischio di fare solo un'operazione di carattere finanziario la quale, dopo che la Regione avrà tirato fuori tutti i soldi e con la scusa di una ipotetica crisi di mercato, non potesse più procedere oltre.

Io ritengo che il Consiglio, prima di approvare questa deliberazione, venga debitamente informato in merito; inoltre, per principio, non credo mai alle iniziative che richiedono una soluzione eccessivamente frettolosa.

Tutto sarebbe stato più semplice se si fosse trattato di una società di Torino che, in possesso di un grande portafoglio di ordini di lavorazione, avesse deciso di trasferirsi in Valle d'Aosta per i più appetibili finanziamenti concessi dalla nostra Amministrazione, rispetto a quelli concessi dalla Regione Piemonte.

Invece, qui sembra di avere a che fare con una società che non è più in attività da parecchio tempo e, pertanto, vorremmo sapere se ciò corrisponde al vero o meno.

Di tutti questi aspetti poco chiari noi vorremmo poter discutere in sede di Commissione, per esprimere in Consiglio un giudizio sereno, senza l'assillo dell'eccessiva fretta.

PRESIDENTE: Il Consigliere Millet ha formalizzato la richiesta di rinvio in Commissione e, quindi, secondo la prassi, deve ora esprimersi un Consigliere a favore ed uno contro.

Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi; ne ha facoltà.

ALOISI (M.S.I.): Io parlo a favore, perché le perplessità illustrate dal Consigliere Millet sono le stesse che abbiamo noi. Infatti, non riusciamo a capire l'atteggiamento di questa Giunta che, in un primo momento acquista l'immobile per destinarlo ad attività per gli artigiani locali, mentre poi ne cambia la destinazione cedendo l'immobile ad una società creata "ad hoc" dieci giorni dopo.

Pertanto, le perplessità espresse dal Consigliere Millet, sono le stesse che nutriamo noi, e, quindi, condivido la richiesta di rinvio alla Commissione per approfondire tutta la problematica di questa vicenda.

PRESIDENTE Ha chiesto la parola l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti Lanivi; ne ha facoltà.

LANIVI (A.D.P.): Io sono contrario alla richiesta di rinvio per due ordini di motivi. Innanzitutto, non ho nessuna difficoltà ad approfondire questo argomento in sede di Commissione; inoltre, per quanto mi concerne, sono perfettamente in grado di fornire tutte le risposte alle domande che mi sono state presentate e, quindi, credo che possiamo tranquillamente discutere, oggi, sulla società precedente, dalla quale la società valdostana ha rilevato l'attività, sul mercato delle macchine per movimento terra e sugli spazi che un'azienda piccola come questa può avere, sul giudizio e sul nome degli azionisti.

Posso fornire ulteriori precisazioni su altre questioni che mi venissero poste, nonché sulla volontà dell'Amministrazione di mantenere fermo il suo atteggiamento su questa iniziativa, pronta ad impegnarsi per l'organizzazione (insieme a questa iniziativa che utilizza il vecchio fabbricato dell'ex Fera) di un'altra area artigianale attrezzata, sempre nell'area dell'ex Fera, qualora dovesse manifestarsi una reale possibilità in tal senso.

Si dà atto che dalle ore 16.43 assume la Presidenza il Presidente BONDAZ.

PRESIDENTE: Pongo in votazione la proposta di rinvio:

ESITO DELLA VOTAZIONE

Presenti: 31

Votanti: 31

Favorevoli: 11

Contrari: 20

Il Consiglio non approva.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Baldassarre; ne ha facoltà.

BALDASSARRE (P.S.D.I.): Ancora una volta l'Assessore si affida alla forza dei numeri, che è la caratteristica di questa maggioranza, ormai "decotta" da un punto di vista politico perché non ha più una sua validità e che colleziona sconfitte su sconfitte, come vedremo più avanti.

In questo caso ci troviamo di fronte ad una situazione particolarmente difficile. Ho avuto modo di ascoltare l'intervista televisiva del signor Ceretta e, pur non conoscendo questo signore, sono rimasto piuttosto preoccupato; mi è sorto un grande dubbio sulle sue capacità imprenditoriali.

Da quell'intervista si poteva ricavare la netta impressione di trovarci di fronte al solito "imprenditore improvvisato". Sono certo che questa strada ci porterà, senz'altro, verso un'altra delusione, che si aggiungerà alle ultime esperienze negative che abbiamo maturato di recente con gli imprenditori esterni, anche se in questo caso andremo, forse, incontro ad "un bidone interno". Non dobbiamo dimenticare che i soldi appartengono alla comunità valdostana e, cioè, ai cittadini residenti in Valle d'Aosta; eppure, ancora una volta, tentiamo di improvvisare: ci troviamo di fronte ad un improvvisato industriale e ad un atteggiamento improvvisato da parte di questa Giunta.

Ma l'Assessore che (Bontà sua!), ci ha degnato di una mini-relazione su questa società, non ci ha fornito la relazione (o, forse, è la FINAOSTA che non ci ha fornito la relazione), come invece avrebbe dovuto fare.

Qui si è sempre parlato di ristrutturare la FINAOSTA; il Presidente della Giunta ne ha fatto addirittura uno "scoop" pubblicitario, ma la FINAOSTA continua ad andare peggio di prima.

Noi non siamo in grado di stabilire perché la FINAOSTA abbia dato il suo consenso. Potremmo anche essere in grado di stabilirlo, però sarebbero necessarie delle prove, ma qui non c'è alcuna relazione della FINAOSTA.

Pertanto, noi non possiamo valutare che cosa essa abbia detto, che cosa abbiano accertato i suoi tecnici e se abbiano effettuato una ricerca di mercato prima di esprimersi a favore di un finanziamento di miliardi per questa nuova industria. Tuttavia, attraverso interviste televisive, siamo venuti a sapere che c'è un gruppo, anzi, che c'è questo signor Ceretta che è in grado di sostituire una Finanziaria di livello quasi nazionale, che ha abbandonato questo tipo di lavoro non produttivo. Lasciatemi dire che, forse, è un po' eccessiva la presunzione di questo impresario, o di questa nuova società, che si reputa in grado di sostituire la finanziaria, che invece ha deciso di abbandonare questo tipo di attività!

E che fa? Bussa alla porta della Regione e della FINAOSTA e per loro si aprono i portafogli. Qualcuno, forse, avrà anche detto: "Tanto i soldi non sono nostri!" Non ci pare che questo atteggiamento possa essere definito serio.

Io sono contrario a questo investimento della Regione, ma sono contrario perché non abbiamo valide garanzie. A poco servono, infatti, le garanzie che ci ha appena indicato l'Assessore. È tutto da dimostrare che i 20 milioni del capitale sociale iniziale di questa nuova società verranno elevati sino a 900 milioni. Grandi sono, quindi, le nostre preoccupazioni; eppure il Consiglio regionale e questa maggioranza sembrano voler andare avanti a tutti i costi.

Noi non siamo contrari all'insediamento di nuove attività industriali qui in Valle, però ci sembra molto strano che, all'improvviso, si presenti una società che, ripeto, ha la presunzione di costruire addirittura macchine da esportazione in una struttura come quella dell'ex FERA, già costata parecchio alla comunità valdostana rimasta abbandonata da diversi anni.

In quell'intervista si erano anche fatti dei numeri, ma io credo, invece, che andremo incontro ad una situazione "molto, molto, molto preoccupante".

Mi auguro che l'Assessore ci possa dare degli elementi sufficienti per consentirci di fare una valutazione più obiettiva; ma se il buon giorno si vede dal mattino, mi pare che fin d'ora si possa dare per scontato il risultato finale di questa nuova società, perché, tra due o tre anni e forse anche prima (le esperienze precedenti, infatti, ci hanno dimostrato che bastano 6 mesi per distruggere 7 miliardi), ci troveremo di fronte ad una situazione analoga a quelle che l'hanno preceduta.

Termino qui le mie brevi considerazioni ed aspetto ulteriori e necessari chiarimenti. Per il momento, il mio giudizio non può che essere negativo perché, ripeto, ci troviamo di fronte ad una improvvisazione.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrini; ne ha facoltà.

PEDRINI (P.L.I.): Vorrei dire solo due parole sull'argomento, senza entrare nel merito della questione, perché è la prima volta che vediamo degli imprenditori valdostani che danno l'impressione di offrire una certa garanzia finanziaria (io non so fare i conti nelle loro tasche e non li voglio neppure fare) e che riescono a fare qualche cosa nella nostra Regione.

Mi stupisce però che il Consigliere Socialdemocratico Baldassarre, mio amico, faccia delle considerazioni di tipo strettamente personale sul conto del signor Ceretta...

BALDASSARRE (fuori microfono): No, no!

PEDRINI (P.L.I.): Come no! Tu hai detto: "L'ho sentito alla televisione!" Alla televisione lui può dire tutto quello che vuole! Io non contesto la sua libertà di dire tutto quello che vuole! Contesto invece che, in relazione a quello che egli ha detto, ci si possa esprimere nei suoi confronti con affermazioni del tipo: "Quello è un fesso qualsiasi, non è un artigiano e non è all'altezza di fare né il medio industriale, né l'artigiano...!".

Nemmeno io conosco molto il signor Ceretta, però da quel poco che ho potuto vedere, visitando ogni tanto l'Expo di St. Christophe, mi sono reso conto che importa tutta una serie di centinaia di macchine, addirittura dal Giappone, tant'è che ne volevo comperare una anch'io. Pertanto, prima di fare affermazioni di un certo genere, io sarei un pochino più cauto.

Teniamo poi presente che nessuno ha mai voluto la FERA e tutti la volevano distruggere, così come non interessava a nessuno gestire un supermercato a Pont-St. Martin.

Però, non appena qualcuno si muove, tutti, come cani rabbiosi, gli si buttano addosso dicendo: "Anche noi avevamo quell'idea! Anche noi cinque anni fa avevamo fatto una cooperativa! Anche noi volevamo comperare la FERA, ma il Comune tergiversava...!"

Ma, insomma, è ora di finirla una buona volta di tirar fuori sempre questi argomenti! Proprio in questi giorni, prima che nevicasse (sto parlando di 48 ore fa), sono andato a vedere l'esterno dell'edificio ex-FERA, perché non si poteva entrare, dato che era domenica e l'edificio era chiuso. Tuttavia, sono riuscito a dare un'occhiata anche all'interno e ho visto che, in venti giorni, questi artigiani valdostani (chiamiamoli pure come vogliamo) hanno fatto delle cose veramente eccezionali, che probabilmente non sarebbero state fatte da nessun altro imprenditore esterno. Hanno avuto la fortuna di avere vicino il Comune, che ha fatto attaccare immediatamente l'acqua e la luce e così sono già riusciti a montare tutta la catena di produzione.

Questa circostanza mi ha lasciato letteralmente stupito e mi sono detto: "Questi non sono i soliti coglioni che vogliono fottere la Regione!"

Il termine che io ho appena usato è ancora dolce rispetto a certi altri che vengono usati qui dentro.

Siccome bisogna parlare terra-terra per farsi capire, altrimenti viene alterato il significato delle parole, io voglio dire solo che, prima di scagliare l'anatema o le pietre contro qualcuno, bisognerebbe stare un pochino alla finestra ad osservare.

Ripeto che io non voglio entrare nel merito, però devo dire che, a me ed al mio Partito, sta benissimo questa impostazione e questa forma di attività industriale o artigianale.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Sandri; ne ha facoltà.

SANDRI (N.S.): Mi scuso se intervengo forse a raffreddare il dibattito, ma, contrariamente a quanto ho detto questa mattina, il freddo sta diventando veramente un po' eccessivo...

(...INTERRUZIONE...)

SANDRI (N.S.): Non so se funziona almeno il condizionatore dell'aria, ma se non funziona credo che sarebbe il caso di ridurre il numero delle sigarette che vengono fumate.

Per quanto riguarda la NUOVA ROCK, personalmente avrei gradito, da parte della Giunta regionale e della maggioranza, un atteggiamento più responsabile e più cauto. Non si sarebbe certamente cambiato il mondo se di queste cose si fosse discusso un po' di più in sede di Commissione, anzi, si sarebbero evitati quei toni polemici così accesi, che abbiamo già cominciato a sentire.

Questo non lo si è voluto fare ed ora bisogna affrontare, subito, i problemi che conseguono all'approvazione di questa delibera. Non si può negare che il Consigliere Baldassarre abbia ragione ad avanzare le sue ipotesi e le sue previsioni. Credo poi che, se lui non ha diritto a lanciare anatemi, credo che questo diritto, men che meno, l'abbia il Consigliere Pedrini, del quale credo sia rimasta famosa una previsione del 1979, pubblicata sul suo giornale, con la quale preannunciava il passaggio di 1 milione di T.I.R. per il 1983...

PEDRINI (fuori microfono): L'hai già detto una volta!

SANDRI (N.S.): La ripeto anche qui, perché io credo che qualora si vada sul "personale", si abbia anche il diritto di ribattere. Io non faccio previsioni sulla NUOVA ROCK e sulla possibilità che vada bene o male, ma chiedo subito delle delucidazioni.

Prima: il capitale sociale della NUOVA ROCK s.r.l. (C.F.: 486510076) è di 20 milioni; mi piacerebbe sapere se sia stato comunicato all'Assessorato e alla FINAOSTA che questo capitale sociale sia stato effettivamente e totalmente versato oppure se sia stato fatto solo un versamento parziale, perché questa circostanza non è specificata nella convenzione.

(...INTERRUZIONE...)

SANDRI (N.S.): Sarà anche una finezza formale, alla quale, però, chiunque voglia fare l'imprenditore deve assolutamente attenersi.

Seconda questione: l'Assessore ha parlato di occupazione in termini piuttosto prudenti rispetto alle prospettive future, però non ci ha spiegato quanta occupazione venga da fuori Valle, probabilmente già nell'organico della vecchia ROCK, e quanti siano gli occupati di nuova assunzione o che saranno assunti tra i disoccupati della zona di Châtillon e St. Vincent.

Terza questione: questa società avrebbe "...una garanzia fideiussoria illimitata di tutti gli amministratori al momento della costituzione della società e di tutti i soci della stessa...". Ora, io mi domando se questa garanzia fideiussoria (500 milioni) possa essere considerata una valida garanzia per investimenti estremamente superiori. Si parla, infatti, di 1,5 miliardi per un mutuo ammortizzabile entro un massimo di 10 anni, di un altro miliardo per un mutuo di 3 anni... Secondo me, quindi, questa garanzia non è sufficiente a garantire l'investimento.

Quarta questione: il "know-how". Questa NUOVA ROCK s.r.l., con 20 milioni di capitale, o non so con quale altro capitale, avrebbe rilevato il "know-how", il marchio, i brevetti e tutta l'attrezzatura (impianti, semilavorati e magazzino); tutto questo con 20 milioni?

LANIVI (fuori microfono): Con 500 milioni. I 20 milioni sono un fatto formale.

SANDRI (N.S.): Benissimo. Comunque, avrebbe recuperato tutte queste attrezzature e conoscenze, in un settore nel quale, da quanto ne posso capire io, che sono completamente ignaro della questione, ci si muove tra numerose difficoltà.

Su Il Sole-24 Ore e su altri giornali economici è spesso presente il problema della FIAT-ALLIS, grande azienda del Gruppo FIAT, la quale ha chiuso gli ultimi bilanci, ma soprattutto l'ultimo, in deficit, perché il mercato delle macchine per movimento terra è estremamente difficile. Eppure la FIAT-ALLIS ha un capitale, un "know-how" ed una capacità di gestione, certamente superiori a quelli della NUOVA-ROCK s.r.l..

Mi si è detto prima che questi escavatori dovrebbero essere della specie di "Ferrari adibite al movimento terra" e cioè dovrebbero essere fatte ad uso e consumo di un particolare tipo di clientela e di produzione.

La mia impressione è che a questi livelli di raffinatezza e di precisione si possa arrivare solo con una grande tradizione industriale alle spalle. Non ho mai visto nessuno, in nessun campo, inventarsi la capacità di fare le cose a questi livelli, per cui...

ROLLANDIN (fuori microfono): Lamborghini!

SANDRI (N.S.): La Lamborghini è una vecchia ditta di tradizione quasi secolare, che...

ROLLANDIN (fuori microfono):...è passata dai trattori alle macchine da corsa...

SANDRI (N.S.): Ma, Santo Iddio!, Lamborghini era un industriale, non un commerciante, mentre qui si parla di commercianti che si sono trasferiti in un altro settore! È una cosa un pochino diversa!

PEDRINI (P.L.I.):...che lavorano con i ferri del mestiere...

SANDRI (N.S.): Certo, certo! L'ultimo problema, che secondo me è il più serio e che forse avrebbe potuto essere discusso in sede di Commissione, con un po' più di calma, è relativo ai bilanci della vecchia ROCK.

Sono stati presi in esame i bilanci della ROCK ESCAVATOR di Torino? È stata fatta un'analisi della produzione e delle vendite? È stata fatta un'analisi finanziaria della sua gestione? Sono tutti dati importanti.

Inserire tra le premesse della delibera questa dicitura: "Ritenuto che la società NUOVA ROCK presenti le caratteristiche richieste per assicurare il successo dell'iniziativa, con ottime prospettive di mercato e di ulteriore sviluppo dell'occupazione", a giustificazione della validità dell'operazione, è decisamente molto poco!

Occorre che ci venga spiegato come mai qualcosa che non funziona o che non funzionava da nessun'altra parte dovrebbe funzionare qui in Valle d'Aosta. Io sono estremamente preoccupato!

Non sono da sottovalutare, "a latere", alcuni aspetti formali come, ad esempio, i problemi di compatibilità con il piano regolatore di St. Vincent e con le scelte relative al previsto insediamento artigianale.

Può anche darsi, come dice l'Assessore, che l'edificio dell'ex FERA non sia dei più adatti per un idoneo insediamento degli artigiani di St. Vincent, però questa posizione è cambiata in soli due mesi, tra novembre ed oggi. Ma allora, perché abbiamo comperato quell'edificio? Noi l'abbiamo comperato per uno scopo ben preciso e subito dopo ci siamo resi conto che non era più valido? Allora dovevamo rivenderlo! È solo un caso che quell'edificio non serva più allo scopo per il quale l'abbiamo comperato e che solo 10 giorni dopo si presenti un signore a chiederci di rilevare il tutto?

Non credo che queste domande possano avere delle risposte plausibili e meditate. Forse sarebbe stato più utile discuterne in sede di Commissione.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.

MAFRICA (P.C.I.): Il Consigliere Millet ha già detto che noi abbiamo delle perplessità che avremmo preferito ci fossero chiarite in sede di Commissione. Queste perplessità ci derivano da due circostanze che ricaviamo dai dati che abbiamo finora a nostra disposizione.

Prima di tutto: la fretta. Il 23 ottobre il Consiglio, su proposta della Giunta, delibera l'acquisto dell'ex FERA per adibirla ad attività artigianali. Il 7 novembre si costituisce una società. Il 12 dicembre la Giunta regionale è già certa del successo dell'iniziativa industriale da inserire nell'ex FERA.

Ne consegue che: o la Giunta aveva già in mente queste cose ed aveva fatto in precedenza delle analisi e delle ricerche, quindi è venuta in Consiglio a proporre attività artigianali da attuare nell'ex FERA, ben sapendo, però, di volervi insediare la NUOVA ROCK ed a questo scopo, probabilmente, avrebbe anche ingannato il Comune di St. Vincent che altrimenti non avrebbe ceduto con tanta facilità; oppure la Giunta ci deve realmente spiegare come ha fatto, dal 7 novembre, data di costituzione della società, al 12 dicembre, ad avere informazioni sufficienti a farle esprimere parere positivo sul futuro produttivo della NUOVA ROCK.

Io vorrei sapere dall'Assessore in che data la FINAOSTA ha rilasciato la relazione tecnica e se la stessa assicuri non solo la presenza di garanzie immobiliari, ma dia garanzie sul mercato, sul futuro produttivo di questa azienda. A noi sembra che la fretta sia stata un pochino eccessiva, perché, se la relazione della FINAOSTA è arrivata dopo che la Giunta aveva scritto: "...le possibilità sono ottime...", è proprio il caso di dire che tutta l'operazione è stata fatta completamente al buio.

Seconda questione. Tutti quelli con cui si parla fanno un ragionamento che a prima vista può sembrare banale: "Ma se la FIAT-ALLIS e la CATERPILLAR, con la loro struttura produttiva ed immobiliare, hanno difficoltà a costruire a prezzi concorrenziali ed a vendere queste macchine, come può, un'azienda che ne produce solo 50, riuscire a stare sul mercato?"

Oggi c'è la crisi della siderurgia, ma ci potrebbero essere benissimo alcuni imprenditori che, volendo inserirsi in questo settore, chiedano alla Regione un finanziamento per costruire un forno con cui produrre degli acciai particolari: noi acconsentiremmo?

Abbiamo fortissimi dubbi che laddove non riesce a creare valore aggiunto e a fornire una rete di assistenza adeguata una struttura come quella della FIAT-ALLIS o quella della CATERPILLAR ci possa riuscire la NUOVA ROCK. Queste sono le nostre perplessità.

Vorremmo ancora dei chiarimenti nel merito della deliberazione, perché il grosso dell'investimento serve per trasformare l'ex-FERA. Vorremmo capire, pertanto, di questo miliardo e mezzo di mutuo, concesso alla NUOVA ROCK per i primi lavori, quale parte serve per i lavori e quale parte va per l'acquisto delle attrezzature. Vorremmo anche capire quale sia il valore delle attrezzature che dovrebbero fornire alla struttura la possibilità di andare avanti. Vorremmo capire quali siano i lavori che la Regione farà successivamente, come dice l'Assessore, fino ad un massimo di 2 miliardi. Ma se occorreranno 2 miliardi e 23 milioni, ci si fermerà per fare andare tutto "a pallino"? Non ci sembra che il problema sia impostato nel modo più chiaro.

Come ultima osservazione possiamo dire di aver già verificato che, soprattutto nel caso di società che non abbiano alle spalle un'esperienza molto consolidata, le garanzie fideiussorie devono essere prese con molta cautela. Pertanto, vorremmo sapere se, al posto delle garanzie fideiussorie, che richiedono la disponibilità del bene "in quel momento", non sia possibile prevedere, nella convenzione, delle garanzie di tipo ipotecario o simili anche perché l'Assessore afferma che i titolari hanno tutta la disponibilità necessaria.

Noi, quindi, abbiamo delle grossissime perplessità. Non facciamo lo stesso discorso per tutte le iniziative; per l'OLIVETTI l'abbiamo fatto in un modo, mentre per la NUOVA ROCK lo facciamo in un altro, perché il problema è diverso. Tuttavia, ci auguriamo di essere smentiti dai fatti.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Pascale; ne ha facoltà.

PASCALE (P.S.I.): Io cerco sempre di essere coerente con quanto vado dicendo e, quindi, devo dire che, alla luce di quello che io ho detto in passato, un elemento positivo è costituito proprio dal fatto di trovarci, in questo caso, di fronte ad un imprenditore valdostano.

In occasione dei dibattiti sulla situazione industriale, quando tutti noi ci lamentavamo della scarsa conoscenza e affidabilità degli imprenditori esterni, abbiamo sempre sostenuto che una delle colpe dell'Amministrazione regionale era di non aver mai favorito un'iniziativa che poteva venire da parte di valdostani.

Il fatto che noi oggi discutiamo di una convenzione per un'iniziativa assunta da un valdostano, anziché da un imprenditore venuto da chissà quale provincia del Piemonte o della Lombardia, è per me positivo, indipendentemente dal possibile contenuto o dalla validità dell'iniziativa produttiva ed indipendentemente dalle capacità manageriali di questa persona a me sconosciuta.

Quello che però mi rimane oscuro è il meccanismo attraverso il quale l'Assessore o la Giunta arrivano a questa scelta di politica economica. Fino a due anni fa esisteva una mappa di tutte le aziende che intendevano insediarsi o assumere delle iniziative in Valle e so che molte di quelle aziende sono state attentamente vagliate, prima dagli organi dell'Assessorato e poi dagli organi della FINAOSTA; le pratiche sono ancora lì, nei cassetti, accompagnate da tutti i controlli che sono stati fatti. Di punto in bianco, poi, salta fuori un'azienda nuova, come questa, che, con procedure d'urgenza, attraverso corsie preferenziali, riesce, nel giro di un mese, ad avere tutte le autorizzazioni, le informazioni ed i controlli necessari, per cui si procede con l'urgenza già sottolineata dal Consigliere Mafrica e si arriva ad una delibera di Giunta portata all'approvazione del Consiglio.

Francamente, però, mi sfuggono sia il meccanismo che sta dietro queste scelte sia le motivazioni di carattere politico ed economico che portano a questa delibera. Quest'ultima, poi, non ci aiuta a comprendere queste cose, perché la premessa è scarna e la convenzione è quella solita alla quale noi siamo ormai abituati. Un anno fa l'Assessore aveva assunto l'impegno di portare, comunque, tutte le convenzioni, anche quelle adottate con deliberazione di Giunta, all'esame della Commissione, prima di presentarle in Consiglio, per consentirci di avere in quella sede il tempo per cercare di capire qualcosa di più. Mi pare che quell'impegno sia stato assolto solo una volta e che poi sia stato messo nel "dimenticatoio".

Indubbiamente, in sede di Commissione, noi avremmo potuto capire che cosa era stato acquistato da questa nuova ditta. Tramite la FINAOSTA avremmo potuto esaminare i bilanci della FAREN, che vende la ROCK ESCAVATORS per 500 milioni alla NUOVA ROCK; avremmo potuto esaminare il conto dei profitti e delle perdite, il volume di affari, le prospettive di mercato e, quindi, avremmo potuto in qualche modo valutare se si trattava di una iniziativa che avesse o meno una prospettiva. Oggi, non ci è possibile fare questo esame e non conosciamo il parere articolato della FINAOSTA su questa iniziativa. Sappiamo solo che c'è stata una valutazione del patrimonio dei soci che, come ci ha detto l'Assessore poco fa, ammonta a 2 miliardi.

Certamente alcune perplessità ci sono già state dissipate dall'esposizione che ci è stata fatta dall'Assessore, ma ne rimangono ancora delle altre.

Per i lavori di manutenzione straordinaria, per iniziare l'attività produttiva, questa società ottiene un mutuo fino a 500 milioni, che, però, non le sarà concesso finché non avrà aumentato il capitale sociale. Si presume, a questo punto, che la sequenza sia: aumento del capitale sociale di 500 milioni, ottenimento del mutuo, lavori straordinari.

Ma per che importo saranno effettuati questi lavori straordinari? Saranno di 1 miliardo o di 1,5 miliardi, ai quali però dovranno essere aggiunti i lavori che la Regione si deve impegnare a fare per altri 2 miliardi? In conclusione, la ristrutturazione del fabbricato comporterà una spesa enorme.

Non si capisce, inoltre, come i lavori fatti in via straordinaria possano essere raccordati con quelli definitivi che dovranno essere fatti dalla Regione. C'è già un progetto complessivo o si tratta solo di lavori di tamponamento, che poi dovranno essere rifatti al momento della ristrutturazione globale dello stabilimento, per cui ci potrà essere una ripetizione dei lavori e, quindi, uno sperpero di denaro pubblico?

Torno a ripetere che, alla luce di quello che è scritto nella premessa e nella convenzione, il Consigliere regionale non è in grado di dare un giudizio obiettivo sulla validità o meno dell'iniziativa.

L'unica cosa che mi fa piacere, ripeto senza entrare nel merito dell'iniziativa, è che finalmente ci troviamo a discutere di un imprenditore valdostano che ha avuto il coraggio di assumere un'iniziativa. Che si tratti di un commerciante che voglia fare l'industriale ha un'importanza relativa, perché industriali non si nasce.

Questo, quindi, è un aspetto positivo. Se poi mi si chiede se si tratti di un'iniziativa che possa avere una prospettiva, io non sono assolutamente in grado di dare un giudizio, anche perché, attraverso l'esame della documentazione (che invece poteva essere fornita in Commissione tramite i rapporti della FINAOSTA), non sono stato messo in condizione di esprimere questo giudizio.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi; ne ha facoltà.

ALOISI (M.S.I.): Ho notato che nella delibera presentata dalla Giunta vi è una notevole contraddizione, perché in un primo momento l'immobile viene acquistato per essere adibito ad attività artigianali locali e poi, in un secondo momento, viene dirottato ad una società privata, creata "ad hoc".

Tutti abbiamo potuto ascoltare il Consigliere Baldassarre dire che qui funziona la logica dei numeri. Qualcuno si è meravigliato e qualcun altro ha sorriso. Comunque, dobbiamo dare atto al Consigliere Baldassarre che ha ragione: anche in questa delibera, anche in questo momento, prevale la logica dei numeri.

Noi stiamo discutendo su argomenti e delibere per i quali sono già state prese le relative decisioni. Se non sbaglio, il Consigliere Pedrini ha detto che laggiù hanno già iniziato i lavori di ristrutturazione; quindi, la decisione di dare lo stabile alla NUOVA ROCK, creata "ad hoc", è già stata presa.

E allora che cosa ci stiamo a fare noi qui dentro? È una domanda che ci dobbiamo porre e che io ritengo anche molto seria, perché noi possiamo discutere fino a domani mattina, ma la logica dei numeri non cambierà, perché la maggioranza ha già deciso di cedere lo stabilimento a questa nuova società.

Quindi, io mi limito solo a mettere in evidenza le contraddizioni della Giunta, che prima acquista l'immobile con uno scopo ben preciso e determinato e poi lo dirotta da un'altra parte. Evidenzio anche le contraddizioni dell'Assessore Lanivi presenti nella sua relazione introduttiva nella quale dice che l'immobile non è adatto per le attività artigianali della zona; ma prima non era stato acquistato proprio per quelle attività artigianali?

Cosa possiamo dire? Possiamo solo dire che la Giunta ha perso un'altra occasione per risolvere in modo adeguato e forse definitivo il problema artigianale della zona di St. Vincent e Châtillon; ha deluso quegli artigiani che si aspettavano da questa operazione la soluzione dei loro problemi ed ora ci troviamo qui a discutere l'argomento quando ormai le carte sono già state giocate. Non rimane che prendere atto della cosa e dichiararci assolutamente in disaccordo con la decisione assunta da questa Giunta.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Baldassarre; ne ha facoltà.

BALDASSARRE (P.S.D.I.): Quando il caro amico Consigliere Pedrini si riscalda bisogna seguirlo con molta attenzione. L'abbiamo visto in occasione della discussione sull'autostrada, quando, percuotendosi il petto, diceva: "Noi faremo l'autostrada con i nostri soldi!" Subito dopo, trovammo il Consigliere Pedrini in veste di sindaco nel consiglio di amministrazione della R.A.V..

PEDRINI (fuori microfono): È per la parola "coglione".... lo si dice in chiari termini...

BALDASSARRE (P.S.D.I.): Consigliere Pedrini, tu lo sai che io ti ammiro moltissimo, però io ho citato degli elementi certi e nessuno può dimenticare quando tu ti percuotevi il petto e dicevi: "Noi faremo l'autostrada, con i nostri soldi!"

PEDRINI (P.L.I.): Con i soldi di noi valdostani!

BALDASSARRE (P.S.D.I.): Ma il Consigliere Pedrini sa benissimo che fare l'autostrada compete allo Stato, con i soldi dello Stato e non con i soldi dei contribuenti valdostani! C'è una enorme differenza, caro Consigliere Pedrini!

Tu ti riscaldi solo perché vuoi mettere in bocca al sottoscritto quello che non ha mai detto, ma non ci riuscirai mai! Io ho espresso un giudizio politico su di un'intervista rilasciata da questo signore, che io, ti ripeto, non conosco. Caro Consigliere Pedrini, ho tratto l'impressione che, da un punto di vista imprenditoriale, quegli si spostasse troppo in avanti. Quindi, io ho espresso un giudizio sulle mie preoccupazioni e non siamo "cani rabbiosi" come tu ci hai definito, caro Consigliere Pedrini! Non ci sono "cani rabbiosi" qui, in Consiglio regionale! Tu hai usato proprio questo termine che non puoi usare nei confronti di Amministratori che vogliono vederci chiaro!

Le perplessità che sono state espresse dai vari Consiglieri sono enormi. L'Assessore, per esempio, mi dovrebbe dire come ha potuto la FINAOSTA, dal 6 novembre al 16 novembre, fare una relazione tecnica, una ricerca di mercato e stabilire che questa NUOVA ROCK ha un mercato sicuro. Caro Consigliere Pedrini, la Giunta ci deve dire tutte queste cose che io ho chiesto. Probabilmente, come al solito, le avrà fatte per telefono oppure avrà fatto seguir loro una corsia preferenziale, come ha detto il Consigliere Pascale.

Per questo, noi siamo preoccupati della situazione e non per la persona di Ceretta, perché a noi fa piacere che ci siano degli imprenditori locali; però, non puoi chiamarci "cani rabbiosi", nel momento in cui vogliamo vedere chiaro in tutta la questione!

Finora, quando noi abbiamo chiesto di veder chiaro, abbiamo avuto sempre ragione, perché ci si è sempre trovati di fronte a risultati negativi. Non torniamo a ripetere sempre le solite cose, perché noi abbiamo avuto sempre ragione, caro Consigliere Pedrini!

Non significa niente saper importare macchinari, perché importare non significa costruire; una cosa è importare ed un'altra cosa è costruire dei macchinari. C'è un'enorme differenza tra questi due termini.

Io non sono contro gli imprenditori valdostani; ci mancherebbe altro!

Però è necessario che queste cose vengano chiarite. Non penso che il Consigliere Pedrini, che non è neppure entrato nel merito di questa convenzione, forse per gioco di parte, si accontenti della relazione fatta dall'Assessore. Si è trattato, infatti, di una relazione che non ha chiarito e che, anzi, ha complicato le nostre preoccupazioni. Ecco perché io mi ero permesso di intervenire e di esprimere le mie perplessità.

Torno a ripetere che queste precisazioni sono doverose. L'Assessore ci ha parlato di valutazione patrimoniale dei soci per circa 2 miliardi, però non ci ha detto se la Regione, per cautelarsi, proporrà una garanzia ipotecaria sugli immobili. Solo se questa garanzia ipotecaria fosse stata posta sugli immobili ci avrebbe dato una certa tranquillità.

Non significa niente, infatti, essere proprietari ed avere una proprietà valutata in 2 miliardi se non si presentano delle garanzie ipotecarie; se la Giunta avesse scelto questa strada ciò sarebbe stato sufficiente ad eliminare certi nostri dubbi e certe nostre perplessità.

Il mio intervento non voleva essere critico nei confronti del signor Ceretta, ma voleva esprimere le preoccupazioni di un Amministratore che deve preoccuparsi di queste cose. L'esperienza ci ha insegnato che cosa succede in Valle. Ho parlato anche di "bidoni" ed ho detto: "Mi auguro che non si tratti di un bidone interno, perché di bidoni esterni ne abbiamo già presi fin troppi!"

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrini; ne ha facoltà.

PEDRINI (P.L.I.): La ringrazio signor Presidente. Io starò calmissimo, perché desidero divertirmi per due minuti. In quest'ultimo periodo io parlo molto raramente, ma quando ci sono degli argomenti così validi mi permetta di intrattenermi solo cinque minuti per cercare di divertirmi, anche da solo.

Io vorrei cominciare a dire che non ho ben capito se questa è l'aula di un Consiglio regionale oppure se può essere definita... Il mio amico Consigliere Tonino, capo del P.C.I., sorride, perché forse pensa di divertirsi anche lui per un attimo....

Ci sono cinema dove si vedono pellicole normali, ci sono cinema dove si trasmettono pellicole pornografiche, ci sono cinema extra... Quest'aula può essere tranquillamente considerata un cinema, come ho anche scritto, dove si proiettano delle pellicole politiche o un teatro dove si rappresentano scene politiche. Qui, infatti, si vuole continuamente ricreare questo ambiente, perché quando c'è una virgola alla quale ci si può attaccare si fa lo "show" e allora si diventa "primedonne", al cui confronto Pannella scompare.

Ma qui, però, questo avviene solo ad opera di determinate persone, che ormai conosciamo tutti, delle quali evito, addirittura, di fare il nome, perché si tratterebbe di un "surplus" e non ne vale affatto la spesa.

Per fortuna, tutto è registrato; ma qualche volta la verità dovrebbe pure uscire, perché, quando io ho usato la parola "coglioni", pensavo già che qualcuno l'avrebbe sfruttata. Non è stato fatto in quel modo bensì in un altro. "Ma qui dobbiamo sempre dire pane al pane e coglioni a coglioni!: questa è la realtà di fatto.

(...INTERRUZIONE...)

PEDRINI (P.L.I.): Posso andare avanti? "Repetita iuvant".

BALDASSARRE (fuori microfono): Però, ricordati che qui siamo nell'aula del Consiglio regionale.

PEDRINI (P.L.I.): No, no; qui siamo al cinema od in un teatro di basso rango! Dicevo, quindi, che si è voluto completamente snaturare il mio pensiero. Per fortuna c'è una registrazione che possiamo anche risentire e, se vogliamo, possiamo anche fare in merito una precisazione sui giornali. Io ho detto che non sarei entrato nel merito della questione. Mi sono dichiarato indignato (non l'ho detto, ma lo dico adesso) dal fatto che, in seguito all'apparizione per 3 minuti sullo schermo di una persona, fra le tante che trattano questa faccenda, ci si arroghi il diritto di esprimere il seguente giudizio: "Quello è un deficiente; quello non è un impresario, non è un artigiano ma è soltanto...!"

BALDASSARRE (fuori microfono): Ma chi l'ha detto questo, Consigliere Pedrini?

PEDRINI (P.L.I.): C'è la registrazione!

Per fortuna c'è la registrazione!

BALDASSARRE (fuori microfono): Ma non puoi fare del cinema...!

PEDRINI (P.L.I.): Ma c'è la registrazione, va bene! C'è la registrazione! È inutile...!

PRESIDENTE: Consigliere Baldassarre, Consigliere Baldassarre! La prego! Consigliere Baldassarre, può chiedere la parola per fatto personale! Lasci finire il Consigliere Pedrini! Consigliere Baldassarre!

PEDRINI (P.L.I.): Guarda che io non sono di quelli... Quando mi arrabbio... No! C'è una registrazione! Ce la sentiremo! Te l'ho detto prima! È inutile...!

Ricordati, egregio Consigliere e Collega, che quando io parlo tranquillo e calmo sono molto più pericoloso di quando mi "incavolo", perché ragiono molto meglio, perché vuol dire che allora ho superato l'impulso del "sangue caliente" e divento "un freddo". Per cui tu puoi interrompere o fare tutto quello che vuoi, sempreché il Presidente non ti tolga la parola, ma io ho diritto, come hai fatto tu, di dire la mia parola. "Per fortuna abbiamo la galleria che ti gode tutta!"

Andiamo avanti. Io ho detto: "cani rabbiosi". Io ho parlato di "cani rabbiosi". Io non ho assolutamente fatto... e anche qua, io non so se, giunti a questo punto, (non mi riferisco alla tua mente) ci possa anche essere una mente contorta...

Io facevo un certo discorso e mi rivolgevo ai cittadini di Pont-St. Martin e St. Vincent che non vogliono assolutamente muoversi; gli uni per un Supermercato e gli altri per l'ex-FERA, ma che poi, non appena vedono che qualcuno parte, immediatamente si lanciano all'assalto, "come cani rabbiosi".

Quindi è una "fesseria enorme" quella che tu hai detto e cioè che quella frase era rivolta ai Consiglieri, perché si vede che non interpreti bene le parole. Vuol dire che d'ora in poi te le spiegherò prima, così saprai che cosa dirò dopo!

Arriviamo brevemente all'autostrada. Quando c'era chi non voleva l'autostrada...

BALDASSARRE (fuori microfono): Il finanziamento!

PEDRINI (P.L.I.): No, l'autostrada e poi il finanziamento!

Io ho detto, e ripeto qui, che, se anche il Governo non ci avesse voluto dare una lira (il che sarebbe stato impossibile perché...)...

(...INTERRUZIONE...)

(Ma non riesco a farglielo capire, Consigliere Stévenin!)... Ho detto noi valdostani, da soli, avremmo dovuto fare quell'opera con i nostri soldi! L'ho detto allora e lo ripeto, tale e quale, adesso!

Spero che tu l'abbia capito! Noi valdostani! Perché questa è un'opera santa, checché se ne dica! Oh per Dio!

BALDASSARRE (fuori microfono): Opera santa per...!

PEDRINI (P.L.I.): Sì, "opera santa" per la gente che ci lascia la pelle! Vorrei vedere se un tuo figliolo o se qualcuno della tua famiglia finisse sotto un T.I.R.! Vorrei vedere quello, io!

BALDASSARRE (fuori microfono): Guarda...!...l'autostrada...! Non confondere le idee!

PEDRINI (P.L.I.): Allora stai tranquillo e non agitarti!

Signor Presidente, ho finito. Consigliere Baldassarre, prendo atto del fatto che alla fine, con un barlume di intelligenza, sei riuscito a capire che, probabilmente, nel fare quella dichiarazione iniziale, avevi commesso un errore e allora hai fatto una rettifica ed hai detto: "Ma io non ho niente di personale, ci mancherebbe altro! Io non ho detto che il signor Ceretta (la prima volta l'avevi chiamato per cognome, mentre la seconda no)...!"

Ma, insomma, qui, prima di fare dei nomi, prima di "sputtanare" della gente...

BALDASSARRE (fuori microfono): Vedi di cambiare il tuo modo di esprimerti, caro Consigliere Pedrini!... Perché non ti posso rispondere!

PEDRINI (P.L.I.): Questa è la parola! Certo! Quando tu l'hai visto alla televisione... Io vado avanti lo stesso! È inutile che ti agiti!

BALDASSARRE (fuori microfono):... un barlume di intelligenza su queste cose!

PEDRINI (P.L.I.): Hai finito? Io sono una persona educata perché ti lascio parlare!

BALDASSARRE (fuori microfono): È incomprensibile che il Presidente ti faccia ancora parlare!

PEDRINI (P.L.I.): Ma come? Tu hai il diritto di parlare e gli altri no! Presidente, il Consigliere Baldassarre ha espresso il concetto che lui può dire tutto quello che vuole e noi, invece, dobbiamo stare zitti! Gliene diamo atto!

Eh, già, capisco! Dopo il Congresso siete partiti per l'alternativa di sinistra e volete ripetere il duce di una volta! Benissimo! Ne prendiamo atto!

(...INTERRUZIONE...)

PEDRINI (P.L.I.): Finalmente abbiamo ravvivato un po' questo Consiglio. Mi dispiace solo che il Presidente Rollandin sia un po' "tetro". Ma è veramente penoso dover ripetere che qui si trova sempre il modo di creare lo "show": una volta con me, una volta con il Consigliere Borbey e altre volte con qualche altro Consigliere! Ne prendiamo atto, così come ne abbiamo preso atto altre volte e tiriamo le nostre conclusioni. Ringrazio solo il Consigliere Baldassarre che mi ha permesso di dirgli alcune cose e di dirne delle altre a chi le deve intendere.

Per ragioni di chiarezza lo ringrazio per la rettifica che ha fatto nell'ultimo intervento, quando ha detto: "Io non conosco il signor Ceretta!"

Si dà atto che dalle ore 17.31 assume la Presidenza il Vice Presidente DOLCHI.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Millet; ne ha facoltà.

MILLET (P.C.I.): Voglio illustrare due emendamenti alla convenzione, che noi presentiamo qui in Consiglio, perché non ci si è voluti confrontare in sede di Commissione.

Vorrei solo far notare che ci si è presentati in Commissione con volumi di documenti, ma ci si è ben guardati dall'approfondire questo argomento o quello relativo alla MULTIBOX: c'era sempre urgenza! A proposito di brevetti, mi viene in mente un particolare significativo accaduto durante la visita alla MULTIBOX, quando qualcuno, dopo averci fatto vedere tante cose, tirò fuori da sotto il tavolo un oggetto non ben definibile (comunque si trattava di un pezzo di macchina) e ci disse: "Vi faccio vedere una primizia, però state assolutamente zitti perché si tratta di una novità."

Non vorremmo che, anche nel caso della NUOVA ROCK, ci trovassimo nella stessa situazione e che anche l'azienda finisse allo stesso modo.

Per il momento, noi presentiamo due emendamenti. Il primo chiede che venga soppresso il punto 2.3. della convenzione, che parla della possibilità di vendita dell'immobile. Una volta che questa clausola sarà inserita nella convenzione il Consiglio non potrà più decidere nulla in merito. Se la società vorrà comperare i terreni non potrà essere ostacolata dalla Regione, che non potrà più fare marcia indietro e dovrà solo impugnare la convenzione, con tutto ciò che questa operazione comporta. Se, invece, questa clausola non sarà inserita nella convenzione, la Regione potrà sempre riservarsi il diritto di vendere l'immobile, senza restare con le mani legate.

Il secondo emendamento è previsto per il punto 2.5.3., dove si parla dell'aumento del capitale sociale a 500 milioni. Noi chiediamo che dopo le parole "...è subordinato all'aumento..." si aggiungano le parole "...e al versamento...". L'Assessore, infatti, sa benissimo che, sempre a termini di legge, è possibile versare molto meno. Noi, quindi, chiediamo che sia versata almeno una quota di capitale fino a 500 milioni, per offrire un minimo di garanzie a questa attività.

Noi presentiamo questi due emendamenti e ci auguriamo che l'Assessore voglia rispondere alle nostre domande su questa società.

Ad esempio, vorremmo avere dei chiarimenti sulle garanzie offerte dai soci, perché potremmo avere anche qualche dubbio in merito. Il Consigliere Pedrini può avere tutte le garanzie che vuole, ma noi vorremmo avere una discussione un po' più franca sulle garanzie che offrono questi imprenditori.

Anche a noi sta bene che si tratti di valdostani, però ci sono imprenditori valdostani con una tradizione quasi centenaria alle spalle e con numerosi dipendenti, che, da almeno un anno, hanno presentato un pacchetto di proposte (che può offrire ben più occasioni di lavoro della NUOVA ROCK) e che non hanno neppure chiesto quella grande quantità di finanziamenti. Ma si fa finta di niente! Ho già sollevato due o tre volte questo problema al Presidente della Giunta.

Come ha già detto il Consigliere Mafrica, in questo caso, invece, nell'arco di pochi giorni, tra il 7 novembre ed il 12 dicembre si risolvono tutti i problemi; eppure ci sono altri imprenditori che lavorano in Valle d'Aosta, che hanno anche dimostrato di avere un loro mercato, ma si fa finta di niente e si risponde che non si può e che non si ha il tempo di fare o di verificare. E così si applicano due pesi e due misure.

Noi siamo preoccupati, perché, sulla base dell'esperienza finora maturata dalla Regione, si può dire che, quando si ha fretta, sortiscono, purtroppo, risultati negativi. Sarebbe preferibile, quindi, avere una maggiore possibilità di confronto, che consenta di verificare tutte le ipotesi di lavoro.

Tutto il marchingegno, poi, è inserito nelle premesse, là dove si dice: "...ha rilevato il know-how, i marchi e brevetti e tutta l'attrezzatura, impianti, semilavorati e magazzino della ROCK ESCAVATORS di Torino...". Noi vorremmo sapere, ad esempio, quando ha cessato l'attività questa ROCK ESCAVATORS; che cosa ha fatturato la stessa società nell'ultimo bilancio. È evidente, infatti, che se questa ditta ha cessato l'attività nei primi mesi del 1986, come sembra da alcune informazioni pervenutemi, ha potuto portare ad Aosta tutti i suoi macchinari...

Ma abbiamo già visto situazioni analoghe, come ad esempio, i soliti capi di bestiame spostati in certe Regioni in certi periodi.

Non vorrei, quindi, che questa società, che sul mercato potrebbe valere molto poco, una volta giunta in Valle d'Aosta, grazie ad un impegno finanziario di un certo tipo, scoprisse di avere una grande opportunità di realizzo nel vendere il proprio macchinario ad una società valdostana, per ritirarsi, magari, dopo un anno, con la scusa che il mercato, non tira più.

Pertanto, tutto ciò giustifica la nostra preoccupazione, che è motivata anche dal fatto che nel momento in cui votiamo ci sentiamo responsabili delle decisioni assunte.

L'Assessore ha detto di avere validi argomenti per fugare i nostri dubbi, ma noi, a scanso di equivoci, presentiamo lo stesso i nostri emendamenti.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Torrione; ne ha facoltà.

TORRIONE (P.S.I.): Il Consigliere Pascale ha già messo in luce gli elementi contraddittori di questa convenzione. Io voglio solo fare due brevissime considerazioni sull'atteggiamento dell'Amministrazione regionale nei confronti dello stabile ex-FERA e delle promesse che erano state fatte agli artigiani. Senza rifarmi ad una discussione che si è svolta in precedenza, per fare un riferimento molto più specifico, dico che solo due mesi fa, cioè all'atto dell'approvazione della delibera 2301, ad una mia precisa domanda sulla destinazione dell'immobile, che stranamente (lo dico adesso) la Regione acquistava dal Comune di St. Vincent per 10.000 lire, è stato risposto testualmente che l'immobile sarebbe stato destinato ad attività artigianali. Ne fanno fede le registrazioni agli atti.

Non si può cambiare atteggiamento nei confronti del Consiglio e degli interessati, altrimenti l'Amministrazione rischia di non essere più credibile.

Sul discorso della destinazione ad uso artigianale dello stabile ex-FERA si potrebbe scrivere un intero capitolo di un ipotetico libro sull'intera vicenda FERA. In quel libro, però, occorrerebbe lasciare un capitolo anche per gli artigiani, perché ricordo che diversi anni fa l'ex Sindaco di St. Vincent, il "povero" Page, fece affiggere, addirittura, un manifesto nel quale si spiegava anche la procedura che gli artigiani avrebbero dovuto seguire per spostarsi dal centro di St. Vincent all'interno della FERA; furono presentate anche alcune domande.

Ora io dico che la Regione non può cambiare atteggiamento e l'Assessore mi deve consentire di dire che l'Amministrazione regionale non può, di punto in bianco, accorgersi che quell'immobile non è più adatto ad ospitare delle attività artigianali, quando, per almeno 15 anni ha detto esattamente il contrario. Questa è la verità dei fatti che nessuno può smentire.

In questo modo siamo realmente contraddittori. Per 10.000 lire, infatti, noi abbiamo riacquistato dal Comune lo stabile dell'ex-FERA. Personalmente non ero riuscito a capire il senso di quell'operazione, ma tutto diventerebbe più chiaro se fin da allora si fosse in presenza di una "arrière pensée", a giustificazione di quel "riacquisto". Io espressi, allora, la mia perplessità, che mi è rimasta e che ora è destinata a tramutarsi in forte dubbio.

Perché si acquista l'immobile per 10.000 lire e dopo 20 giorni, stranamente, gli si cambia destinazione? Allora, come si suol dire, "il pacco era già pronto e prefabbricato", altrimenti si sarebbe seguita la strada che gli artigiani di St. Vincent continuano a rivendicare ed a richiedere.

Non per un puro caso, infatti, è agli atti la lettera, alla quale ha fatto cenno il Presidente, che tutela gli interessi degli artigiani e che, obiettivamente, fa presente la grave carenza dell'Amministrazione, che non va incontro alle legittime richieste degli stessi per la zona di St. Vincent.

È chiaro che poi la gente non crede più alle istituzioni quando per tanti anni si "predicano" alcune cose e poi, nel giro di venti giorni, si sconvolge tutto, si cambia atteggiamento e si destinano dei locali, a mio avviso (ma anche ad avviso del Comune di St. Vincent che l'aveva acquistato dall'Amministrazione regionale) facilmente ristrutturabili per attività artigianali, ad un'attività industriale di nuova e repentina istituzione. Perché questo mistero?

L'Assessore non ha chiarito l'interrogativo e, anzi, verso la fine del suo intervento, ha detto che quello stabile non era assolutamente adatto ad ospitare attività artigianali. Dopo 15 anni l'ex-stabile FERA è rimasto lì a dimostrare incontestabilmente l'inefficienza degli enti pubblici in Valle d'Aosta ed anche ad illudere gli artigiani di St. Vincent con una ipotetica soluzione ai loro problemi, che, però, non è mai arrivata.

Si è parlato di accelerazioni improvvise di queste pratiche. È vero: alla FINAOSTA sono giacenti decine di pratiche, ma solo alcune di esse approdano in Consiglio in uno spazio di tempo assolutamente imprevedibile. Le altre pratiche, infatti, seguono dei tempi molto più lunghi. Anche questo è un comportamento sul quale occorre riflettere.

Noi non neghiamo alcuna validità al principio dell'imprenditoria locale e riconosciamo che, in questo caso, si è fatto un passo avanti verso richieste, esigenze ed iniziative di imprenditori ed operatori locali. Però, non ci dobbiamo dimenticare che questi imprenditori non hanno fatto altro che proseguire un'attività che essi hanno solo rilevato. Quindi, il principio generale, in questo caso, deve essere considerato valido nei limiti della sua applicazione.

Mi permetto di fare un ultimo rilievo, che è già stato avanzato in quest'aula, sull'assenza della benché minima indagine di mercato sulla possibilità che questa attività, una volta trasferita in Valle d'Aosta, possa avere più o meno fortuna di analoghe attività che sono in crisi in altre Regioni d'Italia. A questo interrogativo, in effetti, non è stata data risposta.

Torno a ripetere, poi concludo, che il discorso dell'acquisizione dell'immobile, fatto dalla Regione nel Consiglio del 26 ottobre, come era già stato sottolineato e come dice una nostra delibera, recita testualmente: "Gli immobili oggetto di acquisizione saranno destinati ad insediamenti artigianali". Venti giorni dopo, invece, si è cambiato tutto ed è stata inserita la NUOVA ROCK. Mi auguro solo che, dopo la MULTIBOX, non si debba passare ad una MULTI-ROCK!

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Berti; ne ha facoltà.

BERTI (Art. e Comm. Vald.): Mi sorprende la velocità con la quale la Giunta ha portato in ratifica questa delibera su un immobile che prima "ha navigato" per 10, 12 o forse anche più anni, dando sempre la speranza all'imprenditoria locale, soprattutto a quella di St. Vincent e dei Comuni limitrofi, di potervi realizzare qualcosa per gli artigiani, che, tra l'altro, avevano anche costituito un apposito comitato. Non dimentichiamo, poi, che essi avevano avuto incontri con questo Assessore, con il suo predecessore e con il Presidente della Giunta di allora, Andrione. In quell'occasione era presente il sottoscritto, che sulla questione ha presentato alcune interpellanze alle quali è stato risposto che l'ex-FERA era destinata ad accogliere attività artigianali ed in specie quelle della zona di St. Vincent.

Per non ripetere quello che ha già detto il Consigliere Torrione, ricordo che il Comune aveva affisso anche dei manifesti, per invitare la popolazione e gli imprenditori locali ad esprimersi in merito, ed erano state presentate anche delle domande e si erano già avviate anche delle trattative.

Alcuni mesi fa, quando votammo l'acquisto dell'ex-FERA, mi convinsi ancora di più sul buon fine dell'operazione perché fui tranquillizzato dalla promessa che l'acquisto dell'immobile sarebbe stato fatto per consentirgli di ospitare delle attività artigianali.

All'improvviso, poi, è uscita fuori la NUOVA ROCK. Io non sono contrario ad una nuova industria che si inserisce in Valle d'Aosta, però mi stupisce che vada ad inserirsi proprio nei locali dei quali si è molto parlato e per i quali gli artigiani non hanno avuto modo di avere un confronto con l'Amministrazione regionale, magari anche solo per prospettare loro una valida alternativa.

Vorrei, quindi, che l'Assessore riuscisse a chiarire il perché di queste decisioni così rapide; riuscisse a dire qualcosa a coloro che da anni attendono di poter trovare uno spazio per la loro attività artigianale all'interno della ex-FERA; riuscisse a spiegare perché non abbia avuto degli incontri con le loro associazioni dopo che per molti anni ci sono stati confronti, incontri e dibattiti sul futuro dell'ex-FERA.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Baldassarre; ne ha facoltà.

BALDASSARRE (P.S.D.I.): Non prendo la parola per rinnovare la polemica nei confronti del Consigliere Pedrini, perché non ne vale la pena, ma per presentare un emendamento che recita testualmente:

"Emendamento al punto 2.5.3. della convenzione. Sostituire le parole - garanzia fidejussoria illimitata - con le parole - garanzia ipotecaria sul patrimonio immobiliare di tutti i soci -"

PRESIDENTE: La Presidenza propone che sia chiusa la discussione generale, che sia data la parola ai rappresentanti dell'Esecutivo e che, in seguito, prima di votare la ratifica, si votino gli emendamenti proposti.

Ha chiesto la parola l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti Lanivi; ne ha facoltà.

LANIVI (A.D.P.): Ascoltando certi interventi si può trarre l'impressione che il livello del dibattito consiliare sia cresciuto nel senso che, se qualcuno prima sosteneva che il livello del dibattito era sotto la rotula, ora si può ben dire che esso sia salito un po' più su della rotula.

Mai come oggi ho invidiato la posizione dell'opposizione che è quella tipica di chi, stando lungo il bordo della vasca, guarda gli altri che nuotano e tranquillamente denuncia tutti i loro difetti di stile. Il problema, però, è che qualcuno nuota, mentre qualche altro se ne sta seduto a riva.

Venendo alla vicenda della NUOVA ROCK, credo che si sarebbe potuto evitare questo interessante dibattito senza fare assolutamente niente.

Del resto, l'edificio dell'ex-FERA era entrato, ormai, tra le citazioni abituali e, quindi, anno più o anno meno, lo stesso poteva tranquillamente rimanere così com'era; quel grande stabile disabitato avrebbe continuato a svolgere il suo ruolo di testimone principale dell'incapacità della Regione a saperlo utilizzare in qualche modo.

Invece, operando, e magari operando con i difetti che sono tipici proprio di chi opera, si dà luogo, com'è naturale del resto, a tutta una serie di critiche che può muovere solo chi, stando lungo il bordo della vasca, guarda gli altri che nuotano.

Premesso che non esistono certezze e non sarò certamente io a poterle dare; premesso che credo di non poter mai riuscire a convincere l'opposizione, perché, non essendo riuscito a convincerla con operazioni che hanno il nome di OLIVETTI-SEIKO, debbo proprio pensare di non avere assolutamente argomenti per riuscire nell'intento (naturalmente non mi riferisco a tutta l'opposizione, ma una parte di essa certamente non è stata convinta neppure dalla presenza di accordi tra la Regione e l'OLIVETTI-SEIKO), in definitiva non credo neppure che si tratti di problemi, di argomentazioni.

Posso credere che siano anche legittime le aspirazioni a capire le difficoltà e le incomprensioni, che forse dipendono da me, che non riesco a spiegarmi, o forse dipendono dal fatto che in Valle d'Aosta deve ancora diffondersi e radicarsi una mentalità o una cultura di carattere industriale ed imprenditoriale; circostanza questa che ingenera paura e diffidenza nei confronti del fenomeno industriale.

Questa paura e questa diffidenza sono state presenti quando si è avuto a che fare con imprenditori esterni e questo era comprensibile; ma sono state presenti anche quando si sono avuti rapporti con imprenditori interni, come in quest'ultimo caso nel quale siamo in presenza di imprenditori interni, che (forse lo abbiamo dimenticato) hanno già rischiato in prima persona.

L'acquisto della ROCK, infatti, da parte dei soci valdostani, è già avvenuto nel mese di agosto. Essi, quindi, hanno già tirato fuori dei denari e ne tireranno fuori degli altri per costituire il capitale sociale. Ne tireranno fuori ancora perché stanno facendo dei lavori e, fino a quando non avranno raggiunto il tetto dei 500 milioni di capitale sociale, non otterranno alcun finanziamento regionale.

Voglio ribadire, quindi, che si tratta di finanziamenti e di denari che devono o dovrebbero ritornare, anche se con tassi di interesse più bassi, nelle casse della FINAOSTA e, quindi, della Regione.

Credo, quindi, che dovremmo almeno inquadrare in qualche modo la linea che abbiamo scelto, per riuscire ad affrontare una discussione in proposito. Proprio in occasione della discussione dell'argomento forse più scottante in materia di industrializzazione, cioè dell'errore chiamato "MULTIBOX", ho detto che l'Amministrazione regionale preferisce pentirsi d'aver fatto una scelta sbagliata che pentirsi per non aver scelto niente.

In questo caso, quindi, l'Amministrazione regionale ha fatto una scelta, discutibile finché si vuole, ma che tende a reindustrializzare o a ridare un minimo di tessuto industriale alla Valle d'Aosta. Essa sa di dover correre dei rischi; sa che 6 operazioni su 10 potranno andare bene e che le altre 4 andranno male e sa che l'opposizione sottolineerà, soprattutto, le operazioni che non andranno a buon fine.

Noi, però, abbiamo anche la presunzione di dire che ci sono delle iniziative che sono andate bene, anche se non sono state ricordate in questo palazzo. Cerchiamo di vedere, ora, quali siano gli argomenti che io ritengo più importanti. Intanto vorrei sgombrare il campo dal discorso di una società creata "ad hoc"...

(...INTERRUZIONE...)

LANIVI (A.D.P.): Non credo che sia l'opposizione!

FOSSON (fuori microfono): È la maggioranza!

LANIVI (A.D.P.): Ah, è la maggioranza? Ma non credo che si tratti di quella silenziosa.

Qualcuno ha parlato di società "ad hoc", con questo intendendo dire che prima la Regione ha acquistato il fabbricato e che poi è nata la società fatta entrare in quel fabbricato. Questo è sbagliato, anche perché, come ho già detto, l'operazione di acquisto della porzione o dell'azienda facente parte della finanziaria FAREN, da parte degli imprenditori valdostani, risale al mese di agosto.

In verità, i tempi piuttosto ristretti, che possono aver dato luogo a comprensibili diffidenze o a particolari sottolineature, sono dipesi dal fatto che l'Amministrazione regionale si è trovata di fronte a questa alternativa: o sfruttare questa proposta, utilizzando un fabbricato del quale essa era appena entrata in possesso, oppure lasciare che quest'attività si trasferisse al di fuori della nostra Regione. In questo momento, infatti, la Regione non ha altri capannoni rispondenti alle esigenze di questa azienda. Questo giustifica la fretta che può aver dato origine a certi dubbi od a certi interrogativi, che io stesso credo di poter comprendere.

Il problema fondamentale, però, è il seguente: un gruppo di imprenditori valdostani ha fatto questa operazione e l'Amministrazione regionale, non a seguito di quell'acquisto, ma per fattori contingenti, si è trovata ad avere questo fabbricato, che da 15 anni era in disuso, e l'ha scelto per fronteggiare le concomitanti esigenze della nuova società che le si sono parate davanti (come ho già detto, per una fortuita concomitanza di fattori contingenti).

Ovviamente, è stata fatta questa scelta, nonostante tutti i rischi ed i dubbi, anche se credo di poter dare delle risposte plausibili e credibili, valide comunque per dissiparne almeno una parte.

La seconda questione riguarda la scelta degli industriali o degli artigiani. Sotto questo aspetto vengono fatti aleggiare due tentativi che vorrei smentire.

Primo tentativo: si presuppone un trattamento diversificato tra imprenditori locali ed imprenditori esterni. Ciò non è assolutamente vero. Gli interventi che noi facciamo rispondono a precise disposizioni di legge che sono valide sia per gli imprenditori valdostani sia per gli imprenditori che vengono da fuori Valle. Le misure adottate in questo caso sono le stesse che possono essere adottate per un imprenditore che si vuol far venire in Valle d'Aosta da fuori; nulla di più e nulla di meno.

Diciamo che, in genere, l'imprenditore locale, anche se a volte si è andati incontro a delle disillusioni, ha avuto non dico un trattamento di favore, ma certamente di maggior riguardo.

Secondo tentativo: si cerca di interpretare ogni iniziativa industriale in chiave di penalizzazione del mondo artigianale. Vorrei cercare di rispondere, anche se le risposte sono implicite nelle domande stesse. C'è un dato preciso: nessuno sapeva con esattezza che cosa fare del "fabbricatone" ex-FERA. Si è susseguita, infatti, tutta una serie di invenzioni, di idee e di proposte e ve ne posso anche citare alcune di qualche anno fa, alle quali mi ero anche interessato.

Qualcuno pensava di trasformare addirittura l'ex-FERA in un centro per attività sportive ed ha cercato di farvi stare una pista di 200 metri coperti intorno ai pilastri. A qualche altro, tra le varie soluzioni possibili, è balenata anche l'idea di inserirvi tutti gli artigiani.

Tuttavia, il fatto che per 15 anni questo discorso non sia approdato a niente testimonia l'esistenza di tutta una serie di problemi.

Primo: gli imprenditori artigiani avevano incontrato notevoli difficoltà a consorziarsi per presentare un progetto; secondo: lo stesso fabbricato presentava delle difficoltà per ospitare delle attività artigianali...

TORRIONE (fuori microfono):...non abbiamo scritto delle stupidaggini!

LANIVI (A.D.P.): Aspetta, aspetta! Sì, sì, d'accordo! Ma io non dico niente.

Non sto cercando di avere "tutte" le ragioni, ma sto solo dicendo che la stessa presenza, per 15 anni, di quel fabbricato, che si sia scritto o che non si sia scritto qualcosa in merito, testimonia l'assenza di una valida soluzione al problema. Ciò significa che nella ricerca di una soluzione si sono incontrate e si incontrano delle difficoltà oggettive.

Come possono essere superate? Non certamente forzando la mano ad una situazione, che presenta più di una difficoltà per essere utilizzata come sede di attività artigianali, ma offrendo una porzione attrezzata dell'area dell'ex-FERA ad un consorzio di artigiani di St. Vincent, sempreché siano disponibili ad utilizzarla. Questa è la proposta che abbiamo avanzato al Consiglio comunale di St. Vincent, dichiarando la disponibilità della Giunta regionale ad incontrare gli artigiani del posto per verificare:

a) quanti sono disponibili a trasferirsi fuori di St. Vincent;

b) quali attività trasferire;

c) che contorno o che sostanza dare all'area attrezzata.

Questo è l'impegno che la Giunta regionale ha assunto nel corso dell'incontro con l'amministrazione comunale di St. Vincent.

Non esiste, quindi, alcuna contraddizione, ma c'è, invece, l'intenzione di risolvere concretamente il problema localizzando in quell'area certe attività artigianali ora inserite nel contesto urbano di St. Vincent.

Dirò di più: l'attività della NUOVA ROCK si dovrebbe prestare, com'è anche nelle intenzioni degli imprenditori, ad attivare, sostenere e potenziare, delle attività artigianali connesse con la sua attività. Certi lavori di meccanica...

BERTI (fuori microfono): I terreni liberi!

LANIVI (A.D.P.): Nei terreni liberi è appunto possibile localizzare l'area attrezzata della quale ho parlato prima.

La presenza della NUOVA ROCK in quella zona non esclude la possibilità di realizzare un'area attrezzata per gli artigiani e siamo in grado di offrire all'Amministrazione comunale di St. Vincent tutti i chiarimenti possibili. Va da sé che molti interrogativi sono sorti a causa della fretta che per noi era "obbligata", nel senso che l'Amministrazione regionale si è trovata nelle condizioni di dover scegliere entro un breve termine, anche perché gli accordi della NUOVA ROCK prevedevano l'immediato avvio della nuova produzione. Occorreva vedere se c'era in Valle un capannone in grado di ospitare quell'attività, altrimenti l'azienda si sarebbe trasferita in Piemonte od in qualche altra zona. L'Amministrazione regionale non ha altri capannoni disponibili con le caratteristiche dell'edificio dell'ex FERA.

Quanto detto, ovviamente, valga a chiarire il problema della scelta che si è dovuta fare tra l'immediato inserimento in quell'area di un'attività industriale e l'inserimento di varie attività a carattere artigianale. Fermo rimane, comunque, il principio che, di per sé, quelle due attività non sono incompatibili tra di loro. Più volte, infatti, abbiamo sostenuto l'esigenza che la Valle d'Aosta non debba trasformarsi totalmente in una realtà industriale, ma che debba cercare di contenere la presenza industriale anche per ragioni non esclusivamente economiche.

Terzo punto. Vorrei fare una doverosa considerazione e puntualizzazione, ricordando la situazione di solitudine (e non lo dico per piangerci addosso) e di difficoltà oggettive cui l'Amministrazione regionale va incontro nell'affrontare questi problemi. In altre Regioni ci sono istituzioni creditizie, imprenditoriali, di consulenza e di ricerca che noi purtroppo riusciamo a reperire solo con molta difficoltà. Sarebbe molto più comodo per la Regione che un qualche ente, anche se non so quale, provvedesse, da parte sua, alla promozione dell'attività industriale.

Da noi succedono due fatti contraddittori: da un lato possono arrivare dei cortei fino al palazzo regionale, così come arrivano alla Regione varie richieste perché essa agisca con urgenza; dall'altro lato la Regione, non potendo contare su possibili alternative o almeno su "partners" (questa considerazione non vuole essere una critica, ma è la constatazione di un dato obiettivo) che l'aiutino in questa delicata fase della trasformazione del tessuto produttivo valdostano, si trova, obiettivamente, in difficoltà.

Il Governo regionale, peraltro, è cosciente di dover fare delle scelte ad alto rischio e politicamente sceglie di correre questo rischio piuttosto che rimanere fermo. Questa è la logica nella quale noi ci muoviamo e questa è la linea di tendenza che ci vede impegnati nella consapevolezza di dover correre dei rischi.

Per quanto riguarda la situazione precedente alla nascita della NUOVA ROCK, dalla relazione della FINAOSTA (che potrò illustrare meglio nel corso di una riunione presso la Commissione competente) leggo che la FAREN finanziaria svolge queste attività: OLAS, stabilimento per lo stampaggio di lamiere per il settore automobilistico (FIAT, LANCIA, BMW, ecc.)....; altre attività minori - ricerca studi e progettazione, nuovo impianto per la produzione di cemento senza amianto in collaborazione con la MONTEDISON (già costruito un prototipo ed investimenti effettuati nell'ordine di 20 miliardi circa).

È stato questo ramo che ha creato problemi di liquidità alla FAREN, inducendo gli amministratori a spossessarsi ed a cedere il settore delle macchine per movimento terra.

La FAREN, con il solo marchio ROCK, fatturava circa 10 miliardi all'anno, corrispondenti a circa 80 macchine.

Per quanto riguarda il mercato delle macchine per movimento terra (non è vero che in proposito non sia stata fatta un'indagine; forse io ho detto in modo troppo succinto quanto avrei potuto dire in maniera più estesa), i più forti sono i giapponesi e nell'ordine: l'HITACHI, la KOMATSU, la FIAT ESCAVATORI, la CATERPILLAR e la POCLAIN.

La FIAT ESCAVATORI ha formato con la HITACHI una società di joint-venture per il mercato europeo, tenendo come punti vendita solo i centri FIAT ed eliminando quelli HITACHI. Pertanto sono restati liberi tutti i concessionari HITACHI e sono in corso dei contatti tra la NUOVA ROCK e questi ultimi.

La produzione globale mondiale supera abbondantemente il numero di 19000 macchine e le aziende produttrici possono essere classificate in:

- grosse: l'HITACHI, la KOMATSU, la FIAT ESCAVATORI, la CATERPILLAR e la POCLAIN;

- medio-piccole: con produzione tra le 200 e le 300 macchine all'anno (in Italia: BENATI e HYDROMEC);

- piccolissime: con produzione di 100 o meno macchine all'anno.

Queste ultime procedono regolarmente, e anzi vanno quasi tutte bene; sono a carattere artigianale ed hanno un mercato particolare che ben si inserisce nel contesto nazionale ed internazionale.

I motivi di questo discreto andamento vanno ricercati in diverse componenti: accessori, motori ed idraulica delle migliori marche, utilizzando prodotti delle migliori case estere e nazionali. Ne deriva, quindi, una produzione che per qualità, durata e facilità di reperire pezzi di ricambio, non standardizzati, è accessibile ad una vasta fascia di mercato.

La NUOVA ROCK è inserita in questa fascia di aziende e la produzione prevista è tra le 50 e le 80 macchine all'anno; per il primo anno (ci sono già ordini in questo senso) è previsto un fatturato intorno ai 5 o 6 miliardi.

Al momento del rilevamento del marchio, da parte della FAREN, esistono ordini da perfezionare per circa 5 miliardi.

Per quanto ci riguarda, l'indagine effettuata presso settoristi, che seguono questa attività dal punto di vista finanziario, ci ha consentito di farci un'idea sull'iniziativa che ci occupa. Il limitato numero di macchine che verranno prodotte (50, 80 o 100) non sono una cifra irrisoria rispetto al contesto globale e, per questi piccoli numeri, esiste sì concorrenza tra gli stessi piccoli, ma lo spazio è grande ed è occupabile da tutti, in funzione anche della produzione che tiene conto delle esigenze specifiche di lavorazione da parte dei clienti (è il discorso della personalizzazione della macchina che consente di utilizzare parti diverse per combinare una macchina con certe caratteristiche).

Per quanto riguarda la parte più propriamente finanziaria, le considerazioni della FINAOSTA sono di questo tipo: se alcuni imprenditori locali, che già oggi, con la loro attività, occupano 140 persone, si mettono insieme, rischiano del capitale in proprio (Perché acquisiscono l'attività dalla FAREN), investono nuovo denaro ed operano in Valle d'Aosta, offrono una garanzia indiretta sulla loro volontà di operare e di guadagnare, ma anche sulla loro volontà di rispondere e fare bella figura nella realtà in cui operano.

Per quanto concerne le garanzie della convenzione, non dimentichiamo l'altro rapporto, che è forse il più importante, cioè quello tra FINAOSTA e imprese attraverso i patti para-sociali, dopo sono ulteriormente precisati questi aspetti tecnici.

Per precisare alcune cose che mi sono state richieste dal Consigliere Sandri, posso dire che l'operazione iniziale, giuridica e legale, di costituzione della società a r.l., con capitale di 20 milioni, dovrà essere completata prima dell'erogazione del finanziamento, con la costituzione di una società con capitale sociale di 500 milioni e la sottoscrizione dei patti para-sociali tra la FINAOSTA e la stessa impresa. Dovranno, cioè, essere sborsati altri 500 milioni da parte della NUOVA ROCK.

Come diceva il Consigliere Pedrini (io non sono andato a verificare, anche se so che hanno iniziato l'attività), i lavori essenziali di ristrutturazione del fabbricato, per consentire l'avvio dell'attività e l'entrata in operatività entro la fine del corrente mese, sono documentati e rispondono all'esigenza di rendere il fabbricato immediatamente disponibile per l'inizio dell'operatività dell'azienda. Preciso la diversità tra questo intervento ed il lavoro di sistemazione del fabbricato, al quale dovrà provvedere la Regione, essendo il fabbricato di proprietà regionale.

Posso citare a memoria la quantificazione di questi lavori, riservandomi di verificare le cifre prima della riunione con la Commissione. L'intervento che gli operatori stanno compiendo dovrebbe essere al di sotto dei 500 milioni. Questo vale a precisare che gli interventi murari e la costruzione dei servizi e di tutta l'impiantistica servono a rendere possibile l'attività dell'azienda.

Nella fase iniziale opereranno 6 tecnici, ma la convenzione stabilisce solo il numero minimo. Il resto del personale dovrà essere assunto "in loco" e so che stanno già dando corso alle relative procedure.

Nel merito della compatibilità posso dire che questa azienda si rivela disponibile a ricercare una compatibilità, non solo con le altre attività artigianali, con la possibile individuazione di un'area artigianale attrezzata a fianco dell'ex FERA, ma anche con le attività artigianali presenti nella zona.

Il Consigliere Mafrica si domanda il perché di tanta fretta.

MAFRICA (fuori microfono): Qual'è la data della relazione della FINAOSTA?

LANIVI (A.D.P.): Sì, l'ho segnata. Del resto non ci sono misteri perché io non ne ho mai fatti. Il parere della FINAOSTA è del 10 dicembre del 1986. Comunque, posso anche precisare in Consiglio: quando ci è arrivata la richiesta, quando l'abbiamo trasmessa e quando l'abbiamo ricevuta.

Io non ho preso altri appunti e, quindi, non mi rimane che concludere dicendo che sugli emendamenti proposti da vari rappresentanti dell'opposizione la maggioranza si asterrà.

Credo di aver risposto alle domande e di aver contribuito a dissipare i dubbi che sono stati sollevati dai Consiglieri.

Si dà atto che dalle ore 17.52 riassume la Presidenza il Presidente BONDAZ.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta Rollandin; ne ha facoltà.

ROLLANDIN (U.V.): Je ne veux rien ajouter aux explications de l'assesseur compétent, sinon que je croyais - suite à la discussion de cet après-midi - que la plupart aurait plaisanté sur le nom "Nuova Rock", vu que, lorsque nous avions présenté ainsi notre entreprise, tout le monde s'en était pris à cette nouvelle dénomination.

Beaucoup se seraient amusés aux dépens de l'Administration régionale qui veut faire une discothèque ou lancer une nouvelle musique.

Si nous n'avons pas entendu de musique le bruit, lui, n'a pas manqué cet après-midi. Et là on peut dire que l'Administration régionale a eu la possibilité de donner une réponse, pour une fois, dans un bref délai.

Il a été possible de vérifier certaines conditions et, partant, de répondre à ceux - notamment les entrepreneurs - qui avaient essayé, pendant des mois, de trouver une solution à l'échelle régionale; ils avaient essayé de prévoir une destination dans les bâtiments de la "Châtillon", de l'ILSSA VIOLA, dans d'autres zones industrielles et ils n'avaient absolument pas pu envisager cette installation. A un moment donné nous avons pu examiner cette possibilité et le système de travail.

Certains conseillers ont joué sur le fait que nous avions prévu des installations artisanales et que nous avons réalisé des installations industrielles. Je crois qu'à ce niveau, les différences entre un artisan pouvant arriver jusqu'à une vingtaine d'ouvriers et le petit industriel qui essaie de débuter dans un secteur qui n'existait pas encore dans la Vallée sont infimes (et il sera de plus en plus difficile de trouver une différence).

En tant que système de travail, nous parvenons à des budgets qui dépassent les milliards. Il ne s'agit alors plus d'un artisan, mais d'un industriel, un petit.

L'autre point des remarques des différents conseillers, que l'assesseur a déjà examiné, est le fait qu'il n'a pas été prévu de donner une réponse aux artisans et que, au contraire, une réponse a été donnée à trois artisans petits industriels sans offrir des possibilités aux autres artisans de Saint-Vincent.

Or, nul n'a remarqué que l'Administration régionale, en accord avec l'Administration communale de Saint-Vincent, a prévu, depuis deux ans déjà, de réaliser toutes les infrastructures nécessaires à l'installation des artisans. Ces dernières sont possibles tout autour de la bâtisse "ex Fera". Je ne voudrais donc pas qu'il y ait de malentendu: les artisans de Saint-Vincent ont la possibilité et le droit de s'installer lorsqu'ils seront disposés à un accord. Au moment de notre rencontre avec la commune, nous avions souhaité des visites afin que les artisans puissent examiner les solutions que nous avons eues ailleurs.

Ce problème n'a jamais pu être résolu faute d'accord des artisans et il faut voir si nous parvenons à les convaincre.

Contrairement à certaines affirmations, nous avons travaillé pour cette installation. En effet, quelqu'un l'avait déjà dit, au moment où l'on avait approuvé le passage de propriété de la commune à l'Administration régionale pour un chiffre symbolique de 10.000 lires. Nous n'avons jamais voulu faire de spéculation aux frais de l'Administration communale de Saint-Vincent. Nous avons travaillé de concert et en raison des délais trop brefs, nous n'avons pas eu le temps d'expliquer au Conseil les raisons qui étaient à la base de ce choix; raisons que l'assesseur a déjà exposées.

Chacun pourra dire ce qu'il veut sur le choix, sur le système de travail, sur le modèle suivi, sur les possibilités pour l'entreprise de démarrer dans une certaine direction, sur es problèmes du marché; nous avons une série de réflexions qui ont été examinées et qui nous permettent pour des années d'avoir le travail assuré.

Nous sommes là pour suivre les pas de cette entreprise et l'aider à avoir de bons résultats. Nul ne peut souhaiter que des entrepreneurs valdôtains fassent faillite dans un secteur nouveau.

Lorsque l'Administration régionale n'était pas encore propriétaire de la Fera nous avions soumis à l'attention des différents industriels l'existence de cette bâtisse, mais la plupart n'avaient pas accepté de s'y installer. Voilà pourquoi quinze ans ont passé avant qu'apparaisse cette solution. Le choix que nous avons fait présente, certes, des risques, mais aussi des chances.

Pour ce qui est des risques, je pense qu'il y aura un rôle à jouer au niveau de la FINAOSTA; celle-ci devra suivre ce qui se passe à l'intérieur de l'usine.

Nous n'avons donc pas eu la possibilité de présenter la question dans les différentes commissions; les possibilités se sont présentées à la dernière minute et nous avons décidé de risquer à ce sujet.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Baldassarre; ne ha facoltà.

BALDASSARRE (P.S.D.I.): Nonostante i nuovi elementi fornitici dall'Assessore non cambia il mio giudizio negativo nei confronti di questa convenzione; anzi, devo riconoscere che le mie perplessità sono notevolmente aumentate in merito al tipo di macchinari da costruire, al tipo di mercato e (cosa che più mi preoccupa e che è stata anche sottolineata dal Consigliere Mafrica) alla fretta.

Questa fretta è accertabile dalle date che ci sono state fornite dall'Assessore: il 10/12/1986 la FINAOSTA ha inviato la relazione alla Giunta; immediatamente dopo, cioè dopo soli 2 giorni (questo è preoccupante, specie se si considera che migliaia sono i progetti che giacciono sia nei cassetti dell'Assessorato sia in quelli della FINAOSTA), la Giunta provvede a deliberare la convenzione. Ne derivano, ovviamente, grandi perplessità. Non facciamo nessuna insinuazione "alla Pedrini", il quale, evidentemente, si preoccupa solo quando si senta "toccato".

Colgo l'opportunità per spiegare che il mio emendamento (così mi esimo dal prendere la parola dopo) intende sostituire le garanzie fidejussorie con quelle ipotecarie. Questa modifica, ovviamente, non intende svantaggiare gli imprenditori locali, ma intende offrire all'Amministrazione regionale garanzie più sicure, poggiate sugli immobili di proprietà dei soci della società.

Questo elemento di novità potrebbe essere introdotto anche nelle future convenzioni e potrebbe dare la necessaria tranquillità alla Giunta ed ai Consiglieri.

Il mio giudizio, quindi, rimane negativo e, di conseguenza, il mio voto non sarà favorevole.

PRESIDENTE: Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Sandri; ne ha facoltà.

SANDRI (N.S.): Il voto del Gruppo di Nuova Sinistra della Valle d'Aosta sarà negativo nei confronti di questo provvedimento e ne spiego i motivi.

"Je n'ai pas compris pourquoi le Président de la Junte et l'Assesseur ont voulu plaisanter sur ce fait (il n'y avait pas de quoi plaisanter) lorsqu'ils ont commencé le discours."

Non credo che ci siano problemi di piscine o di nomi, ma che ci siano problemi molto più gravi. Dalle risposte, infatti, sono emersi dei fatti molto gravi.

Primo. Non si può giustificare la fretta affermando: "Se non lo facevano in Valle l'avrebbero fatto fuori Valle", perché si sarebbe trattato del primo caso in cui degli imprenditori valdostani avrebbero impiantato un'attività fuori Valle.

Secondo. C'è molta confusione tra fatturato e utile. Si è parlato di un fatturato di 10 miliardi, però non ci è stato spiegato quale utile questa attività abbia portato alla finanziaria. Ci è stato detto, inoltre, che la finanziaria ha fatturato 10 miliardi per produrre 80 macchine che, di conseguenza, sono venute a costare poco più di 120 milioni l'una. Si dice che per quest'anno sia previsto un fatturato di circa 5 o 6 miliardi. Ciò significa che, a parità di prezzo, si potranno costruire al massimo 50 macchine, ma se il fatturato dovesse essere di 5 miliardi, le macchine sarebbero solo 40. Ne consegue che i dati che ci sono stati forniti non sono tra loro paragonabili. Terzo. C'è un'evidente e grave contraddizione tra quanto è stato detto dal Presidente della Giunta e dall'Assessore. Quest'ultimo dice: "Bisogna inserire gli artigiani nei centri storici, bisogna favorire tutta una serie di iniziative come quelle in corso nel Comune di Nus ed in altri comuni, bisogna fare una serie di interventi che riportino gli artigiani nelle loro dimensioni", mentre il Presidente della Giunta dice: "Noi, in quella zona, abbiamo fatto un progetto per gli artigiani, ma sono gli artigiani che non vogliono tenerne conto".

ROLLANDIN (fuori microfono): Ho già spiegato in Commissione che ci sono due tipi di artigiani: alcuni ci possono andare e altri no.

SANDRI (N.S.): Mi sembra che la Giunta regionale, da questo punto di vista, non abbia una capacità di indirizzo e questo mi viene confermato dall'Assessore nel momento in cui dice: "In questa piscina siamo soli e non abbiamo delle strutture che ci diano una mano". Benissimo! Credo che si tratti, come è già stato detto in altre occasioni, di investire per formare dei consulenti finanziari ed economici, nonché per realizzare delle strutture di supporto per la nostra Regione.

Santo Iddio! Quanto è già stato detto tante altre volte ed anche questa mattina sul problema dell'Università è sempre valido. Se noi non investiamo nei giovani, questi se ne andranno all'estero. È interessante sapere che, per esempio, esistono dei ragazzi valdostani, oggi non più tanto ragazzi, molto esperti in questioni economiche per aver conseguito dei masters, che occupano dei posti dirigenziali nell'ENI e che non hanno potuto dare il loro contributo alla Valle d'Aosta perché in tutti questi anni la nostra Regione non ha attuato una politica capace di gestire le loro abilità e conoscenze. Pertanto, oggi la Regione si trova sola, perché l'ha voluto.

Per questi motivi e per le perplessità già illustrate prima, Nuova Sinistra voterà contro.

PRESIDENTE: Do lettura del primo emendamento presentato dal Consigliere Millet:

EMENDAMENTO 1

- Sopprimere il punto 2.3.

PRESIDENTE: Se nessuno chiede la parola, pongo in votazione l'emendamento letto:

ESITO DELLA VOTAZIONE

Presenti: 33

Votanti: 13

Favorevoli: 13

Astenuti: 20 (Beneforti, Bondaz, Borbey, Chabod, D Faval, Fosson, Lanièce, Lanivi, Maquignaz, Marcoz, Martin, Perrin, Pollicini, Ricco, Rolando, Rollandin, Stévenin, Tamone e Voyat)

Il Consiglio non approva.

PRESIDENTE: Do lettura del secondo emendamento presentato dal Consigliere Millet:

EMENDAMENTO 2

- Aggiungere al punto 2.5.3 dopo le parole: "è subordinato all'aumento"... aggiungere le parole "... e al versamento..."

PRESIDENTE: Se nessuno chiede la parola, pongo in votazione l'emendamento testé letto:

ESITO DELLA VOTAZIONE

Presenti: 33

Votanti: 13

Favorevoli: 13

Astenuti: 20 (Beneforti, Bondaz, Borbey, Chabod, De Grandis, Faval, Fosson, Lanièce, Lanivi, Maquignaz, Marcoz, Martin, Perrin, Pollicini, Ricco, Rolando, Rollandin, Stévenin, Tamone e Voyat)

Il Consiglio non approva.

PRESIDENTE: Do lettura dell'emendamento presentato dal Consigliere Baldassarre:

EMENDAMENTO 3

Al punto 2.5.3. della convenzione sostituire le parole: "garanzia fideiussoria illimitata" con le parole "garanzia ipotecaria sul patrimonio immobiliare".

PRESIDENTE: Se nessuno chiede la parola, pongo in votazione l'emendamento testé letto:

ESITO DELLA VOTAZIONE

Presenti: 33

Votanti: 13

Favorevoli: 13

Astenuti: 20 (Beneforti, Bondaz, Borbey, Chabod, De Grandis, Faval, Fosson, Lanièce, Lanivi, Maquignaz, Marcoz, Martin, Perrin, Pollicini, Ricco, Rolando, Rollandin, Stévenin, Tamone e Voyat)

Il Consiglio non approva.

PRESIDENTE: Pongo in votazione la delibera in oggetto nel testo originale:

ESITO DELLA VOTAZIONE

Presenti: 33

Votanti: 33

Favorevoli: 20

Contrari: 13

Il Consiglio approva.