Oggetto del Consiglio n. 932 del 28 novembre 1984 - Resoconto
OGGETTO N. 932/VIII - CRITERI PER LA DE TERMINAZIONE DEGLI INTERVENTI REGIONALI PER DANNI CAUSATI DALLA SICCITA' . - (Interpellanza).
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Millet e Bajocco:
INTERPELLANZA
VISTA la deliberazione di Giunta n. 6495 del 26 ottobre 1984, concernente interventi straordinari per danni causati dalla siccità;
RICORDATO il dibattito svoltosi nell'adunanza del Consiglio regionale del 5 ottobre 1984 su una interrogazione del gruppo comunista relativa ai danni causati dalla siccità;
RICHIAMATI gli articoli 42 e 43 della legge regionale n. 30 del 6 luglio 1984, nonché la deliberazione di Giunta n. 4421, concernente le modalità di applicazione della predetta legge;
i sottoscritti Consiglieri regionali
INTERPELLANO
l'Assessore regionale competente per sapere:
1) quali sono i criteri usati per determinare in f. 20.000 l'entità del con tributo straordinario, stabilito per ogni vacca da latte, monticata negli alpeggi o mayens per un periodo mini mo di 60 giorni;
2) quali sono le percentuali minime e massime di danni causati dalla siccità, riscontrate nel corso degli accertamenti compiuti dagli uffici;
3) se non ritiene opportuno predeterminare a livello regionale una percentuale di danno sulla produzione lorda, superata la quale scatti l'intervento regionale.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Millet; ne ha facoltà.
MILLET (P.C.I.): Questa interrogazione ha lo scopo di porre questo Consiglio di fronte al problema di come non si applichino le leggi regionali. Nel mese di luglio abbiamo votato la legge n. 30 sugli interventi in materia di agricoltura: i ritardi nell'approvazione della legge dimostravano le difficoltà di arrivare ad una razionalizzazione dei con tributi. Noi avevamo dato un giudizio positivo sulla legge, anche se avevamo fatte delle proposte che non sono state accettate. Sostanzialmente, noi concordavamo sul fatto che si dovesse smettere di intervenire con i contributi "a pioggia" per dare invece certezza di diritto agli operatori e agli agricoltori senza fare loro dell'elemosina. Noi eravamo quindi d'accordo con quella legge, salvo alcune riserve.
Con questa deliberazione siamo di nuovo ritornati al vecchio metodo e adesso io cerco di spiegare perché noi abbiamo questa impressione. L'articolo 41 del titolo VIII della legge n. 30 del 1984 parla di calamità naturale e dice che gli interventi regionali posso no essere disposti anche prima del decreto ministeriale che dichiara l'esistenza dei caratteri di eccezionale calamità. L'Assessore mi aveva già risposto ai primi di ottobre dicendomi che il Governo interviene quando si accerta il 35% del danno, mentre con questa legge la Regione può intervenire subito:nel caso di danni pagati, ma non riconosciuti dallo Stato, la Regione si fa carico della cifra esposta. Noi riteniamo che ciò sia giusto anche se, come abbia mo già detto l'altra volta, sarebbe opportuno indicare un limite minimo di intervento, specificando una cifra che può essere discussa in questa sede, in modo che chi ha dei danni superiori può accampare dei diritti e chi invece non vi arriva corre dei rischi impliciti nell'attività imprenditoriale. L'artico lo 43 dice una cosa importante e cioè che la misura del contributo è pari al 50% della spesa ritenuta ammissibile. Bisogna però prima stabilire quale è la spesa ammissibile, e solo dopo si può dare il 50%. Noi abbiamo fatto una battaglia perché fosse fissata la percentuale del 50%, perché ritenevamo che altrimenti ci fosse un eccesso di discrezionalità, e le nostre richieste sono state accettate.
Una delibera di Giunta successiva, che si occupava dell'applicazione di questa legge, stabiliva che la domanda doveva essere redatta secondo un prospetto che esigeva, in conformità alla legge, un preventivo di spesa. Nel testo della delibera di Giunta, però, vediamo cose ben diverse rispetto alla dizione "in conformità alla legge". Si dice infatti: "Ritenendo che ci sono stati danni economici subiti dai conduttori dell'azienda interessata, si concede un contributo straordinario di 20.000 lire per ogni vacca da latte monticata negli alpeggi o nei mayens in periodi minimi di 60 giorni, per una spesa complessiva presumibile di 400 milioni". Ora, come si fa a stabilire che le 20.000 lire per capo sono il 50% del danno subìto quando si tratta di un danno non omogeneo, ma diverso da zona a zona e difficile da quantificare?
Così facendo si mettono in difficoltà gli stessi utenti: il problema può essere risolto in un modo più semplice. Quando si crede di poter intervenire, si chiede a chi ha subìto un danno per siccità o per rigore climatico di quantificare le spese, che verranno verificate e, su questa verifica, si può dare il contributo del 50%. Questo è il senso della legge ed il modo in cui la si deve applicare!. Mi si potrà dire che è un modo troppo complicato. Ma, cari signori, se è una questione di complicazione, forse è meglio mettere il bilancio regionale in un cervello elettronico e con tre soli impiegati dividere i vari miliardi per i centomila e più abitanti della Valle d'Aosta per avere una procedura più semplice ed un risultato più efficace.
La vera questione è di rispettare le leggi che il Consiglio ci ha dato e lo scopo della nostra interpellanza è appunto di porre questo problema. Se la legge prevede una modalità e la deliberazione di Giunta ne stabilisce un'altra, come è possibile stabilire e conciliare i rimborsi di 20.000 per capo? Anche la data di inizio, la durata e la fine della monticazione, nell'anno 1983, rispetto al 1984, non può essere uguale per tutti gli alpeggi e quindi come si può controllare la veridicità delle varie dichiarazioni? Inoltre si chiedono i chili e il numero delle forme prodotte nel 1984 rispetto al 1983, il numero delle vacche da latte, i manzi e i vitelli, nonché le superfici degli alpeggi con relativo certificato catastale.
Io non riesco a capire come si possano far coincidere tutti questi dati con le 20.000 lire per capo uguali per tutti. Come è possibile questa coincidenza? Certamente ci sarà chi prenderà più del 50% e chi prenderà meno. Dal mo mento però che la legge dice che il rimborso deve essere pari al 50% del danno noi abbiamo voluto porre la questione, perché si tratta di un modo di amministrare che, secondo noi, deve essere modificato, anche se la legge è già stata approvata. La legge dice inoltre che, di fronte alle calamità, si dà un contributo a fondo perduto del 50% e, per quegli alpeggi e per quelle aziende che hanno avuto maggior danno, si può eroga re un mutuo agevolato per cinque anni. Ma la deliberazione non prevede questo tipo di intervento! Tuttavia le leggi si possono anche modificare. C'è un titolo VIII che parla di calamità, ma non credo che quando è stata votata la legge eravamo tutti assenti o tutti al mare, anche se era il mese di luglio. L'italiano o il francese si scrivono e le parole hanno un senso. Se abbiamo sbagliato nel fare la legge la possiamo anche modificare, però non ritengo che sia giusto predisporre interventi in contrasto con la legge. Possiamo anche aver votato degli articoli che non sono applicabili e noi siamo disponibili a modificarli.
Termino, per lasciare la parola al l'Assessore, ponendo in evidenza la non conformità di un provvedimento con una legge che non abbiamo votato cent'anni fa ma solo tre mesi fa, mentre molte volte ci lamentiamo di dover applicare ai Comuni leggi vecchie di cent'anni, quando gli usi, le abitudini ed i costumi sono cambiati. Con questa interpellanza abbiamo voluto portare in Consiglio il problema della non aderenza di un provvedimento della Giunta regionale con una legge che il Consiglio regionale ha votato soltanto tre mesi fa.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola l'Assessore all'Agricoltura, Foreste ed Ambiente Naturale Perrin; ne ha facoltà.
PERRIN (U.V.): Je ne crois pas que le Gouvernement régional, en prenant cette délibération, soit allé contre la loi ou qu'il soit sorti de la loi. Nous avons fait une enquête, nous avons essayé d'établir la façon de pouvoir intervenir ayant des données sûres soit en ce qui concerne le montant des contributions prévues par la loi 50%, soit en ce qui concerne la dépense admissible pour établir le montant de ce 50%.
Il est évident qu'on ne pouvait pas examiner cas par cas et intervenir uniquement sur la production personnelle de chaque alpage, car il serait impossible d'établir des données de l'années dernière qui ne sont pas comparables à celles de cette année. D'une année à l'autre dans les alpages peuvent changer non seulement les propriétaires, mais aussi les conditions de conduction de l'alpage, avec des résultats différents en ce qui concerne, par exemple, le nombre du bétail, le nombre des vaches laitières. Il est donc impossible d'arriver à établir une comparaison exacte entre la production de l'année 1983 et la production de l'année 1984, c'est pour cela que nous avons abandonné ce système. Nous nous referons à une production globale pour déterminer la dépense admissible globale, ainsi nous avons remarqué cette différence d'environ 67.000 formes de fontines, ce qui signifie environ 6%, 5,2%, pour être plus précis, globalement par rapport à l'année dernière dans tous les alpages.
Cependant il faut ajouter les alpages, surtout ceux de la basse Vallée, qui produisent non de la fontine, mais de la tome. Dans ces alpages les effets de la sècheresse ont été assez graves, donc nous pensons que la diminution globale est d'environ le 10% de la production du 1983, y compris fontine et tome, et c'est sur cette différence que nous avons établi le montant. En effet, si nous calculons que, moyennement, la production d'une vache laitière correspond, au moment de la vente, à 400.000 lires, le 10% de ces 400.000 lires représente 40.000 lires, et le 50% prévu par le titre VIII de la loi n. 30 donne les 20.000 lires que nous avons établi comme critère de base global. C'est là un calcul mathématique que, je crois, même le professeur Mafrica pourrait approuver.
Pour ce qui est de l'enquête, il y a des diversifications d'alpage en alpage. Nous avons vérifié 148 alpages et la présence dans ces alpages ou, plutôt, la non présence, varie de quelques jours à 20-25 jours même. De là dérive une diminution assez nette de production. Ce sont toutes ces circonstances variables qui ont influencé le système afin d'arriver à une quantification assez précise.
Monsieur Millet dit que nous devrions arriver à quantifier un pourcentage, ainsi qu'a fait l'Etat, au dessous duquel il ne faudrait pas intervenir, qui devrait être entre le pourcentage fixé par l'Etat de 35% et le 0%. Je crois que, si l'Etat a fixé ce pourcentage du 35%, c'est parce qu'il se trouve face à des entreprises agricoles d'une certaine ampleur, surtout les entreprises agricoles de la plaine qui, même si ont une variation dans leur rendement annuel par rapport aux années précédentes, peuvent bien affronter les calamités à cause de leur grandeur et de leurs capacités économiques.
La situation en Vallée d'Aoste est très différente, car nous avons des entreprises petites où les éléments qui entrent en jeu sont extrêmement diversifiés. C'est pourquoi la capacité de ris que de nos entreprises est nettement inférieure à celle de grandes entreprises présentes dans la plaine. En outre, nos produits sont soumis, à cause de la petitesse des entreprises, à des éléments qui influent de façon supérieure par rapport aux grandes entreprises: l'évaluation des prix du marché, par exemple, est une de ces variables. La capacité d'hauts financements est bien différente auprès de nos agriculteurs par rapport à ceux de la plaine, la différence d'extension, de l'incidence des évènements calamiteux qui sont ici d'origine différente nous ont porté à ne pas prédéterminer un pourcentage fixe qui pourrait bloquer une intervention nécessaire dans le futur, mais plutôt à examiner chaque cas dans les différents secteurs de l'agriculture valdôtaine, puisqu'il existe évidemment une différence de secteur à secteur.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Millet; ne ha facoltà.
MILLET (P.C.I.): Mi dichiaro insoddisfatto della risposta e oggi capisco una cosa che non avevo mai capito: il particolarismo valdostano cambia anche le regole della matematica e della statistica, cioè ribalta la questione. Ho sempre saputo che, per fare una spesa
globale, si parte dalla somma delle sin gole spese e poi si calcola la media, invece qui abbiamo invertito il tutto.
(... Interruzione...)
Non so però come si faccia a valutare globalmente senza conoscere i particolari.
(... Interruzione ...)
Non voglio aver ragione a tutti i costi! Io sono di idee aperte, forse molto più di qualcun'altro, però oggi ho imparato una lezione. Io ho sempre saputo che le spese globali sono le somme di quelle particolari, invece oggi ho capito che le spese particolari si ottengono per divisione. Ho sempre creduto che la somma fosse una addizione di parti, invece oggi ho capito che è vero l'inverso. E' proprio vero che finche uno vive ha sempre da imparare, questo è importante!
Mi stupisce che l'Assessore competente dica che è stata abbandonata una legge regionale perché creava dei grossi problemi nella valutazione e nella quantificazione dei danni. Almeno io ho capito così, però l'Assessore non si è preoccupato di far modificare la legge, che può anche essere modificata. Ora voglio proprio vedere come riuscirà ad applicare questa legge fino a quando non si stabilirà per legge una percentuale adatta alla Valle d'Aosta: a livello nazionale hanno stabilito il 35%, in Valle d'Aosta chiaramente c'è una realtà particolare e, se non possiamo avere il 35%, stabiliamo pure una percentuale diversa, settore per settore. Ma fino a che non si farà questo, il sottoscritto si impegnerà e verificherà tutti i conti.
Signor Assessore, per rifarci all'esempio delle castagne, ricordo che qualcuno ha dichiarato di aver subito un danno del 15%, mentre in questo caso si parla del 6% o del 10%. Può costui avere il contributo? E' previsto? E inoltre si dica quale è, in Valle d'Aosta, la produzione che non abbia periodicamente delle perdite intorno al 6%. Così facendo si crea un precedente molto pericoloso, perché in Valle d'Aosta non c'è solo la zootecnia ma ci sono anche altri settori, come per esempio la viticoltura, nella quale chiunque potrà dimostrare di aver perso il 6% della produzione.
Non è grave che una legge incontri difficoltà nella sua applicazione, ma è grave invece che non la si rispetti e, così facendo, si giustifichi tutto. Se una legge non va bene la si può modificare, ma non la si deve applicare in un modo diverso, altrimenti, a cosa serve approvare leggi? Perdiamo solo tempo.
Forse qualcuno spera di ritornare al periodo precedente al 1963, quando il Consiglio si riuniva due o tre volte all'anno solo per ratificare e c'era chi votava a favore e chi votava contro. Le leggi non sono immutabili, si possono modificare ed in tempi anche abbastanza rapidi, non ci vogliono dei secoli. Concludo questa interpellanza prendendo atto con rammarico che si continua con la vecchia politica senza tener conto dei tempi diversi.