Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 308 del 25 gennaio 1984 - Resoconto

OGGETTO N. 308/VIII - INIZIATIVE ED INTERVENTI DELLA REGIONE IN RELAZIONE ALLA SITUAZIONE DI CRISI DELLO STABILIMENTO ILSSA-VIOLA (Interpellanza).

PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Tonino, Dolchi e Cout:

INTERPELLANZA

Con la decisione della proprietà ILSSA-Viola di dare corso allo smantellamento dell'area a caldo dello stabilimento di Pont-St.-Martin le prospettive di un futuro per l'azienda si sono fatte sempre più precarie.

I rappresentanti del gruppo SMI hanno infatti dichiarato di non voler effettuare, per il momento, alcun intervento neanche per migliorare gli impianti nel settore delle lavorazioni a freddo, né si sono impegnati a presentare progetti di verticalizzazione produttiva.

In questo quadro il futuro dei 420 operai in cassa integrazione non potrà che essere il licenziamento in tempi brevi.

Tenuto conto che a livello nazionale si stanno definendo gli assetti definitivi dell'industria siderurgica italiana;

I sottoscritti Consiglieri

INTERPELLANO

la Giunta regionale per conoscere:

Il quale ruolo intenda svolgere la Regione affinché la Direzione dell'ILSSA-Viola presenti un piano industriale relativo all'area delle lavorazioni a freddo, che preveda investimenti per il rinnovo degli impianti e per l'installazione di nuove lavorazioni di finitura;

2) quali interventi la Regione si proponga di mettere in atto affinché i 420 lavoratori in cassa integrazione non rischino di rimanere senza salario qualora, come è probabile, a partire dall'inizio del 1984 l'Azienda non anticipi più i fondi della cassa integrazione.

PRESIDENTE: La parola al Consigliere Tonino; ne ha facoltà.

TONINO - (P.C.I.): L'area a caldo dello stabilimento ILSSA-Viola di Pont-St. -Martin, è il caso di dire ha fatto una misera fine. Ora io sono dell'avviso che sia doveroso, anche rispetto a questa vicenda, puntualizzare in ogni luogo e in ogni momento il perché e quali sono le responsabilità, poiché nella vicenda dell'area a caldo di Pont-St.Martin ci sono state, a nostro avviso, responsabilità nazionali che dipendono dagli sciagurati effetti della legge 46: 30 miliardi circa, a fondo perduto, al gruppo SMI per smantellare gli impianti, di cui 16 destinati alla demolizione di un impianto operante da poco, che per essere costruito aveva avuto altre agevolazioni di tipo pubblico. Ci sono state indubbiamente pesanti responsabilità nazionali, ma anche pesanti responsabilità della Regione, della Giunta regionale, in particolare della Giunta che ha preceduto l'attuale, che era tuttavia espressione della stessa maggioranza regionale che governa la nostra Regione. Ci sono state responsabilità soprattutto nell'aver accettato, in modo assolutamente acritico, le decisioni degli Orlando, nell'aver messo in atto alcune azioni per contrastare la scelta che veniva fatta a livello nazionale quando ormai era troppo tardi: per di più quest'azione della Regione è iniziata soltanto dopo un'azione che localmente era stata promossa da un comitato apposito. Non c'è stato un sostegno da parte della Giunta regionale e un'azione decisa per sostenere il primo piano presentato dall'azienda, quello che prevedeva la colata continua con una riduzione dei costi di produzione, e che era in quel momento difendibile e possibile, perché la produzione di acciai speciali della ILSSA-Viola è una produzione che poteva essere lasciata fuori anche dalla riduzione delle quote europee. Per cui ci sono, a nostro avviso, anche in questo caso, pesanti responsabilità della Giunta regionale.

Oggi la situazione è di 420 lavoratori in cassa integrazione a zero ore: tra questi 420 è in atto un primo tentativo di solidarietà, che consiste in una rotazione, in modo che il peso della cassa integrazione non ricada su 420 persone, ma sia distribuito almeno tra un certo numero di dipendenti. Rispetto a questi 420 operai si fa minacciosa l'ipotesi di una sospensione dei pagamenti della cassa integrazione da parte dell'azienda, per cui si prospetta, come è già successo per altre realtà industriali della nostra Regione, un periodo, probabilmente molto lungo, di assenza anche della cassa integrazione.

Una delle richieste che noi facciamo con questa interpellanza è quella di chiarire qual è l'atteggiamento della Giunta regionale, quali azioni intende svolgere per ovviare a questo periodo piuttosto lungo, che per molte famiglie può essere - e non è gonfiare la situazione - davvero drammatico, per l'assenza dell'unico stipendio o salario che entra in quel nucleo familiare. In secondo luogo, rispetto al futuro e alla prospettiva di quell'azienda, esistono alcune dichiarazioni molto generiche del gruppo SMI che riguardano un potenziamento, o forse un adeguamento dell'area a freddo. Nessuna indicazione è invece venuta finora, pubblicamente, dal gruppo Orlando, riguardo a investimenti per verticalizzare le produzioni eseguite in Pont-Saint-Martin, oppure per realizzare produzioni nuove negli stabilimenti di Pont-Saint-Martin.

Le organizzazioni sindacali hanno chiesto che i miliardi regalati dallo Stato fossero reinvestiti in quella realtà industriale. Risposte in questo senso dal Gruppo SMI non ne sono venute; è necessario, a nostro avviso, che la Regione faccia proprie queste indicazioni e svolga un'azione di tipo conseguente.

Il secondo interrogativo della nostra interpellanza è che cosa si farà dell'area a freddo; rispetto a questa prospettiva chiediamo quali sono le idee e qual'è il tipo di azione che vuole svolgere la Giunta regionale, sia per razionalizzare e, se possibile, potenziare gli attuali impianti dell'area a freddo.

Questa è una prospettiva, tra l'altro, da tenere necessariamente presente se non si vuole chiudere anche l'area a freddo, perché oggi gli impianti sono per larga parte vecchi e scarsamente produttivi. Sempre nella ipotesi di un rilancio dello stabilimento di Pont-Saint-Martin, occorre pensare a nuovi investimenti, a nuove attività di tipo industriale e su queste chiedere l'impegno degli Orlando e ovviamente un'elaborazione originale della Giunta regionale, in modo che, se venisse a cadere l'impegno del gruppo SMI, in Pont-SaintMartin ci siano pronte, se possibile, soluzioni prospettate dalla Regione.

E' questo il nodo principale della interpellanza di oggi, che non interessa ovviamente soltanto il dibattito di questo Consiglio, ma tutti questi lavoratori che si sentono, in questo frangente, effettivamente un pochino abbandonati a sé stessi.

PRESIDENTE: La parola all'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti Pollicini; ne ha facoltà.

POLLICINI - (Féd. DP-UVP): Va detto che noi condividiamo l'analisi fatta dal Consigliere Tonino. Certamente il problema è stato reso così drammatico proprio da una sciagurata legge nazionale come la legge 46, che concede il premio di chiusura di determinati impianti o per obsolescenza o perché sono economicamente marginali. Obsoleto non poteva essere un impianto che aveva meno di due anni e se era economicamente marginale, sarebbe stato un macroscopico errore da parte dell'azienda investire 30 miliardi in un impianto che poi non era in grado di stare sul mercato. Questa è una responsabilità tecnica di un'azienda che tutti ritenevano valida, tecnicamente preparata, per cui c'è da capire come può essere avvenuta questa scelta. Certo, se non ci fosse stato un incentivo alla chiusura ed un premio di 29 miliardi, probabilmente le scelte degli Orlando sarebbero state diverse.

Noi queste osservazioni le abbiamo fatte nell'incontro avvenuto 15 giorni or sono con il Ministro Altissimo, a cui erano presenti le Regioni e città siderurgiche (per la città di Aosta c'era anche il Sindaco Bich). Il Ministro Altissimo ha riconosciuto gli effetti negativi di questa legge e ha detto che nel ripresentare la legge per il rifinanziamento in sede parlamentare certamente avrebbe modificato il famigerato art. 20, cioè quello dei premi alla chiusura. Abbiamo fatto presente che è un incentivo, questo art. 20, a chiudere le aziende e scaricare quindi i problemi che derivano dalla disoccupazione sull'ente pubblico, come nel caso specifico dell'ILSSA-Viola che ha scaricato 420 persone. Anche il Ministro, "a funerali avvenuti", purtroppo, si è reso conto degli effetti negativi.

Per quanto riguarda l'aspetto specifico della possibilità di uscire in qualche modo dal problema, dobbiamo dire che, prima di tutto, oggi, Consiglio permettendo (perché non si è mai in grado di poter dire se questo è possibile o meno, ma d'altra parte i lavori del Consiglio sono prioritari rispetto agli altri impegni), alle ore 16,30 c'è un incontro col Direttore generale della SMI a Milano, in via Cerva 28, perché il Presidente Luigi Orlando è impegnato nella battaglia per la Presidenza della Confindustria, che lo vede interessato in prima persona. Nel corso di questo incontro, o nell'incontro che sarà fatto se oggi non sarà possibile, i temi sono proprio quelli che ha registrato il Consigliere Tonino, con l'aggiunta di altri che io ho già posto, telefonicamente, al Direttore generale della SMI: cioè vi è una richiesta, da parte di una azienda cooperativa metalmeccanica che costruisce macchine utensili da controllo numerico, di poter avere in affitto il capannone della Centro Maschin dell'ILSSA-Viola e installarvi un'attività metalmeccanica, che nel programma vede l'occupazione di circa 30 persone.

Così come nel discorso complessivo, che farò dopo, vi sono altre possibilità teoriche, non ultima l'incarico che la Giunta ha dato a uno studio specializzato, per la ricerca di possibilità di insediamento proprio in sostituzione dei posti venuti a mancare nell'ILSSAViola.

Questo aspetto è di carattere prioritario, perché, chiaramente, nessuno si può fare delle illusioni che si possa resuscitare l'area a caldo, e quindi i 420 posti di lavoro. E' importante poter garantire - essendo realisti - gli attuali 400 posti dell'area a freddo, che chiaramente ha bisogno di essere potenziata per poter rimanere sul mercato. Abbiamo anche discusso del problema della garanzia dell'alimentazione da parte della Terni con i coils, cosa che potrebbe creare dei grossi problemi (ne abbiamo discusso anche a livello di partecipazioni statali, per poter avere un minimo di garanzia), così come le ipotesi di avere questi rifornimenti eventualmente dalla I.A.S., visto che non è possibile avere questi rifornimenti dalla Nuova SIAS di Aosta perché non ha gli impianti adatti a dare lo sbozzato necessario per fare la laminazione a freddo.

Per quanto riguarda il problema che viene portato avanti come secondo punto, e cioè in relazione all'ipotesi che l'azienda non anticipi la cassa integrazione, dobbiamo dire che quello che abbiamo già espresso in questa sede lo dobbiamo ribadire, e cioè la Regione deve fare tutta la sua parte e anche in maniera tempestiva, ma ognuno deve fare la propria, quindi anche lo Stato. Dobbiamo però dire che siamo intervenuti ancora ieri presso il Ministero del Lavoro proprio per sollecitare questi decreti. Sorge un dubbio (non è una mia pensata, lo hanno pensato quelli molto più alti di me, che hanno molta più responsabilità di me) e cioè che sia una scelta del Governo quella di ritardare la firma dei decreti, in modo da disincentivare o disamorare la gente nei confronti della Cassa integrazione, per evitare che vi possano essere

- e questa può essere un'ipotesi fatta a livello governativo - della gente disposta a cullarsi nella cassa integrazione; non si spiegherebbero in altro modo questi enormi ritardi per pratiche che non presentano grosse difficoltà e potrebbero essere chiuse in tempi molto più brevi.

Possiamo dire però che, nel corso di una visita fatta a Torino dal Ministro De Michelis, la settimana scorsa, vi è stata la consegna, da parte del Ministro alle Organizzazioni sindacali, di un elenco di decreti già firmati o da firmare in settimana, che dovrebbero aver risolto alcune situazioni più calde. Quindi noi riteniamo che il nostro compito debba essere quello di stare continuamente a contatto col Ministero per sollecitare tali adempimenti.

Un altro aspetto che volevo sottolineare è questo: le elaborazioni originali, Consigliere Tonino, sono delle ipotesi molto suggestive, però in tempi molto difficili come questi noi ci limitiamo a portare avanti problemi nel limite del possibile, cercando eventuali soluzioni; non ci facciamo illusioni che stanno sulla carta.

Ed ecco un altro aspetto: nell'incontro che ieri la Giunta ha avuto con l'amministratore delegato della Nuova SIAS, nel corso del quale ci è stato presentato un documento che ci riserviamo di esaminare, abbiamo messo in evidenza una serie di aspetti e abbiamo sostanzialmente trattato alcuni temi che vanno dal personale ai costi dell'azienda, al recupero dell'efficienza, ai prezzi che pratica all'interno, cioè l'interprezzi all'interno delle proprie aziende, ai temi degli impianti, ai temi delle fonti energetiche, ai rapporti con la Regione, ai rapporti con lo Stato, con la FINSIDER e con l'IRI, e ai problemi della commercializzazione.

Trattando proprio il problema dei vari settori dello stabilimento c'è stata una nostra richiesta molto specifica e cioè che le 400-500 tonnellate al mese che la Cogne manda a lavorare all'esterno, ad una ditta del vicentino, e che sono lavorazioni di verticalizzazione (cioè lavorazioni di prodotti a disegno pezzo finito), vengano svolte, in linea prioritaria all'interno, presso il PRS, se queste sono possibili e compatibili con l'attrezzatura e con la possibilità di un'azienda così grossa a rimanere sul mercato con prezzi competitivi. Se questo non fosse possibile - ma dovrebbe essere dimostrato - abbiamo chiesto alla Società se è disponibile a impegnarsi a far fare queste lavorazioni nella nostra Regione, dando i macchinari per potere favorire la crescita di attività metalmeccaniche, specialmente là dove si sono creati problemi di disoccupazione, come è avvenuto nel caso di Pont-St.-Martin.

Attendiamo risposte in questa direzione, comunque in linea di massima, appare la disponibilità ad esaminare, a parità di accordi, a parità di costi, la possibilità di fare questo tipo di attività in Regione anziché all'esterno.

Un'altra serie di ipotesi che sono state esaminate con l'amministratore delegato sono quelle di verificare il problema del recupero della validità delle assunzioni degli allievi della scuola Cogne, perché abbiamo sostenuto che, poiché la professionalità media della Cogne è più alta di quella delle altre aziende specifiche del nostro paese, questo è un enorme patrimonio senza il quale certamente non si possono realizzare produzioni specializzate. E' stato anche detto da parte nostra che non si può garantire la continuità di questa professionalità se non vi è la sostituzione man mano che la gente va in pensione.

E' possibile che nel corso dell'84vi sia l'assunzione degli allievi che da tre anni non vengono assunti dopo aver terminato con esito positivo il biennio della scuola Cogne?

Ci pare anche questo un discorso che cerca di cambiare una situazione che vede, ormai da molti anni a questa parte, la riduzione continua e costante di occupati, nel quadro del programma di riduzione della FINSIDER; inoltre, quello che ci pare più importante, la mancata immissione di questi giovani rende vano lo sforzo di preparazione professionale della scuola Cogne.

Abbiamo però fatto anche presente alcuni problemi che ci lasciano sempre perplessi, e cioè i rapporti interni nella Nuova SIAS, che comprende Piombino, Porto Marghera, la Breda, la IAS, cioè la ex TEXID; abbiamo avuto motivi di dubitare che ci fosse un equilibrio nell'equa distribuzione del carico di lavoro e abbiamo quindi contestato un certo atteggiamento.

Ci è stata data assicurazione, ma è da verificare; così come è da verificare la volontà di istituire con la Regione un rapporto continuo, man mano che vi sono dei problemi, quindi di discutere, non tanto di informare.

Le dichiarazioni di volontà ci sono state, ma le abbiamo avute da molti anni a questa parte; abbiamo bisogno di verificare se queste dichiarazioni poi faranno fronte a un atteggiamento reale.

Certo, abbiamo anche fatto presenti gli aspetti che possono riguardare l'organizzazione dello stabilimento, quando abbiamo accentrato sempre e tutto a Milano, sia l'organizzazione commerciale, sia l'organizzazione tecnica, sia l'organizzazione del personale; noi siamo convinti che ciò che può andare bene per Piombino o per la Breda può non andare bene per quanto riguarda la Cogne, perché i problemi, l'ambiente sono diversi. Così come non siamo d'accordo che il piano FINSIDER in generale possa essere distribuito all'interno con parametri che possono essere validi a Piombino come ad Aosta. Noi abbiamo detto chiaramente come Giunta che non accettiamo come un fatto ineluttabile il piano FINSIDER: ci rendiamo perfettamente conto che è necessario raggiungere l'equilibrio economico della società per rimanere sul mercato, ma quello che ci pare estremamente importante è valutare esattamente qual'è il costo minimo da pagarsi. Però di fronte a certe garanzie, così come abbiamo detto che la Cogne non deve dare per scontato che la Regione proroghi la concessione delle centrali elettriche o dia di diritto il metano in quanto deve essere un fatto contrattuale fra Regione e società, di fronte a questi contratti avremo degli obblighi noi, ma richiederemo anche che ci siano, da parte della Società, degli obblighi nei nostri confronti.

Quindi una situazione che ci può portare a considerare superata una forma di prevenzione, che invece hanno quasi sempre avuto le dirigenze della Cogne e della SIAS nei confronti dell'ambiente aostano. C'è stato un disimpegno continuo, costante nel tempo; è stata respinta come non vera la notizia di quel piano, di cui avevo parlato io stesso, che riduceva l'occupazione a 1500 persone; o meglio, quell'obiettivo delle 1500 persone anziché 2600, perché in effetti lo studio era stato fatto per vedere, reparto per reparto, qual'era l'ottimizzazione del personale e la sommatoria dell'ottimizzazione portava a 1500 dipendenti.

Quindi quel piano esiste, anche se loro dicono che si attengono al piano FINSIDER, ed è stato smentito come obiettivo ma non come studio e questo mi pare importante.

Per gli altri aspetti, i rapporti che abbiamo discusso erano quelli fra BREDA e FALK, cioè privato e pubblico, fra Valbruna e Cogne per profili speciali; cioè tutta una serie di confronti che noi riteniamo vadano fatti, ma in maniera diversa. Abbiamo respinto, ad esempio, l'ipotesi degli studi fatti da società che hanno realizzato i programmi per la Cogne, che facevano dei confronti fra la produzione Cogne e acciaierie non similari alla nostra, cioè un'acciaieria Pittini - un nome a caso - che non ha la stessa produzione della Cogne. Noi abbiamo detto che i paragoni vanno fatti in maniera omogenea, con le società che fanno le stesse cose: in Italia non ce ne sono, perché parliamo della Sud Westfallen, della Vitt, della Ugine Carbo. Quindi anche in questo senso abbiamo voluto fare un discorso che tenga presente un aspetto fondamentale, cioè la tipicità del nostro stabilimento e la differenziazione fra gli acciai speciali, che rappresentano un terzo della produzione e gli acciai da costruzione, che sono gli altri due terzi. Abbiamo avuto garanzie in questa direzione (tutto da verificare, sia chiaro), ma poi ci riserveremo di formulare per iscritto una serie di altri quesiti a cui ci sarà data risposta nella riunione, come citava il Presidente, del 3 febbraio.

Un altro degli aspetti che ci sono sembrati importanti è quello di verificare di volta in volta le singole decisioni, di un certo rilievo, che la società prende: su questo c'è stato anche un impegno. Abbiamo contestato calcoli di ingegneria finanziaria, fatti per dimostrare la non remuneratività di certe lavorazioni, di cui noi dubitiamo, perché se si vuol dimostrare che la Società non va bene vi sono mille modi per farlo.

Una prospettiva che ci può essere di consolazione è questa: l'azienda è impegnata a fare una nuova colata continua, con dimensioni molto più ampie, che potrebbe essere un segnale di speranza per il futuro dell'azienda. E' un investimento di 30 miliardi che la società intende portare avanti, così come intende valorizzare alcune lavorazioni specifiche e specializzate, quali quella della lavorazione delle polveri, di una acciaieria nuova. Riteniamo che da questo punto di vista, suffragato dal fatto che c'è l'impegno di completare gli impianti iniziati (vedi martel-latrici, vedi nuovo impianto S.R., vedi acciaierie alta lega) si possa aumentare la verticalizzazione e la specializzazione di una società che, a detta dell'amministratore delegato, in Italia è la più attrezzata e a cui il nostro paese non può, anche se costasse un prezzo fuori mercato, rinunciare se non a prezzo di dipendere ulteriormente dall'estero. La situazione di strategia penso che sia un problema che vada considerato con molta attenzione, così come i problemi legati alla SADEA sono problemi discussi per la garanzia del futuro di quello stabilimento.

Sulle scelte strategiche, chiaramente, abbiamo fatto un discorso complessivo e ci riserveremo di informare meglio il Consiglio; penso che per adesso sia sufficiente quello che è stato detto, perché mi pare che, in generale, il senso della cosa sia questo: prospettive da parte della società a intervenire per iniziative nell'ambito della Regione, fuori della Cogne e con lei coinvolta. Queste sono prospettive, non sono ipotesi, non c'è nulla di certo, però è una strada che la Regione, non certamente in modo originale (come diceva Tonino), sta cercando di percorrere per trovare soluzioni compatibili con la difficoltà estrema del momento.

PRESIDENTE: La parola al Consigliere Tonino; ne ha facoltà.

TONINO - (P.C.I.): Riguardo all'ultima parte dell'intervento dell'Assessore Pollicini credo sia doveroso riconoscerne l'utilità così come è stato utile (ed è una buona abitudine che speriamo il nuovo Presidente mantenga) utilizzare le comunicazioni del Presidente della Giunta per comunicare al Consiglio gli avvenimenti verificatisi tra una seduta e l'altra.

Rispetto a questi ultimi problemi sarebbe utile che l'Assessore fornisse al Consiglio il documento presentato dalla Nuova SIAS, ed anche che cominciasse a lavorare all'apposita commissione per i problemi dell'occupazione.

Sulla questione invece dell'ILSSA-VIOLA ci sono nella nostra risposta motivi di insoddisfazione e alcune questioni che invece ci trovano concordi.

Tra i motivi di insoddisfazione io inserirei quell'affermazione, che mi sembra un tantino ideologica e dogmatica, che dice: noi non ci sostituiamo mai allo Stato, quando si tratta di problemi che riguardano i lavoratori, mentre ci sostituiamo, e come, allo Stato in tantissime altre questioni. E' una polemica che abbiamo fatto altre volte, la rifaccio ora, la rifaremo in altre occasioni: è un atteggiamento che spero sia cambiato, perché mi sembra una chiusura ingiustificata.

Rispetto all'analisi, per fortuna, ci sono concordanze non era così qualche mese fa, quando sembrava che tutto andasse bene e si prestavano a tasso agevolato 6 miliardi all'ILSSA-VIOLA perché funzionava, ci fidavamo delle dichiarazioni altisonanti di Ortoli... vaia vedere cosa ha detto il Commissario della CEE! Mi sembra opportuno che oggi si riconosca che la situazione è diversa rispetto a quel periodo.

Quando parlavo di elaborazione originale della Regione io mi riferivo, molto modestamente, alla necessità di una proposta della Regione, nel senso che non credo sia tollerabile, in questo momento, tentare di rimediare con piccoli tentativi, senza una strategia. La strategia non è altro, a nostro avviso, che avere alcune idee in merito ad insediamenti possibili, legarle ad alcune scelte che possiamo fare in merito alla formazione professionale e alla scuola, proporre un quadro di interventi al mondo imprenditoriale, della cooperazione, al mondo anche imprenditoriale della nostra Regione, per il peso che può avere, per le capacità che può avere. Ripeto: secondo il nostro modesto avviso, questa sarebbe già una posizione originale della Giunta regionale rispetto alla chiusura e alla assenza di idee che sono state dimostrate in un periodo passato.

Nel merito specifico dello stabilimento di Pont-Saint-Martin occorre fare in modo che questi incontri e la definizione di un rapporto serio con il gruppo SMI, nella traccia di quello che si sta cercando di instaurare con la Nuova SIAS, siano conquistati. Da questo punto di vista, se l'incontro di oggi pomeriggio è importante, noi siamo disponibili a fare come fanno gli inglesi, cioè quando esce dall'aula uno della maggioranza, si allontana anche uno dell'opposizione, e viceversa. Per cui se la cosa è importante siamo disponibili a far funzionare lo stesso i lavori del Consiglio. E questo credo dimostri ancora una volta la responsabilità dell'opposizione in questo Consiglio regionale.

Comunque, credo che vada instaurato in tempi brevi, se possibile, questo rapporto con il gruppo SMI per capirne le intenzioni, perché ovviamente le ricerche di soluzioni alternative dipendono da quello che si riesce a spuntare con il Gruppo Orlando. Questo non significa ovviamente non pensare alle alternative (mi riallaccio a quanto detto prima), ma va consolidata la ricerca e l'azione propositiva della Regione in questo senso.

Comunque credo che su questa questione ci sarà modo di avere altri confronti anche all'esterno di questo Consiglio; ho voluto con questo intervento soltanto precisare qual'è il nostro orientamento.