Oggetto del Consiglio n. 159 del 24 novembre 1983 - Resoconto
OGGETTO N. 159/VIII - ESAME DELLA SITUAZIONE VENUTASI A CREARE PRESSO LA CASA DA GIOCO DI SAINT-VINCENT.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Mafrica, ne ha facoltà.
MAFRICA - (P.C.I.): L'argomento che dobbiamo discutere oggi riguarda la più clamorosa e complessa vicenda giudiziaria degli ultimi 30 anni in Valle d'Aosta.
Molti giornali, durante queste settimane, hanno fatto riferimento alla nostra Regione e per brevità ricordo soltanto alcuni dei titoli "l'Avanti" del 19 novembre dice: "Così la mafia ha allungato le mani sui Casinò"; la "Stampa" del 19 novembre: "Sono sei i Casinò in pugno al clan dei marsigliesi"; il "Messaggero" del 18 novembre: "Cosa nostra a Saint-Vincent"; la "Stampa" del 19 novembre: "Mafia e Casinò: radiografia di un blitz"; la "Repubblica" del 19 novembre: "Pretore contro la mafia dei Casinò"; l'"Europeo" di questa settimana: "Padrini al tappeto"; la "Notte" del 15 novembre: "Ormai è certo, tre Casinò su quattro in mani mafiose"; l'"Espresso" di questa settimana: "La roulette mafiosa"; "Il Giorno" del 12 novembre: "Scacco matto alla mafia dei tavoli verdi".
Questi titoli, credo, dimostrano chiaramente quale sia l'argomento e la dimensione dei fatti di cui dobbiamo discutere e almeno per ciò che riguarda la nostra Regione, con imputazioni gravissime. Queste sono le notizie fornite dai giornali e dai telegiornali; sono imputati Sergio Ramera, principale esponente della Democrazia Cristiana valdostana, per anni Assessore in questa Giunta e fino a qualche giorno fa Presidente della Finanziaria regionale; Bruno Masi, che per anni è stato definito l'uomo più potente della Valle d'Aosta, il quale aveva avuto incarichi di grande rilievo all'interno della SITAV; Franco Chamonal, che è l'attuale amministratore delegato della SITAV; sarebbe ricercato Paolo Giovannini, che è il Direttore generale della SITAV.
Da questi elementi credo si possa intuire come le dimensioni della vicenda siano enormi, e a ciò possono essere aggiunti sinteticamente anche altri elementi.
I giornali hanno parlato e costruito complesse storie su di un piano della mafia per impadronirsi di tutti i Casinò italiani. Sono stati scoperti - questo è stato scritto - collegamenti tra Dirigenti delle Case da Gioco di Campione, di Saint-Vincent e di Sanremo con personaggi notoriamente appartenenti ad ambienti mafiosi. Si parla di un mandato di arresto per Alfredo Buono di Cosa nostra.
Questo mandato di cattura sarebbe stato emesso dai Magistrati di Torino che sarebbero proprio quelli che indagano sulla Casa da Gioco di Saint-Vincent. Vengono citati altri nomi di appartenenti al clan dei marsigliesi, o nomi come quelli di Corallo, di Gaeta (arrestato nel precedente blitz contro il traf-fico della droga) e di altri personaggi legati ad ambienti mafiosi.
Sono emersi durante queste settimane anche collegamenti tra i gruppi dirigenti dei tre Casinò italiani che sono a gestione privata. Voglio rimarcare che sembra essere fuori da questa storia il Casinò di Venezia, che è l'unico a gestione pubblica e nei confronti del quale, per quello che ci risulta (abbiamo letto attentamente numerosi fogli, in questo periodo) non c'è alcuna accusa. Le cose di cui si tratta riguardano in primo luogo il riciclaggio di denaro sporco, riguardano possibili investimenti della mafia nei Casinò e attraverso i Casinò, riguardano estorsioni, corruzioni (per esempio sono stati arrestati con l'imputazione di corruzione il Sindaco, il Vice Sindaco e l'Assessore anziano del Comune di Campione). Si fanno anche ipotesi su possibili collegamenti in questa vicenda, con l'attentato al Pretore Selis e con l'assassinio del Procuratore della Repubblica di Torino Bruno Caccia. Il Pretore Selis avrebbe dichiarato alla "Repubblica"del 19 novembre che alcune sue inchieste sono state bloccate nel Tribunale di Aosta. Dice la "Repubblica" del 19 novembre: "C'è una persona che aveva scoperto il marcio nascosto dietro i tavoli della roulette di Saint-Vincent. Lui denunciava, mandava in procura stralci di inchiesta, cercava di verificare se tutto filava a norma di legge; incredibilmente però i suoi rapporti nel tragitto dall'ufficio al pian terreno al secondo piano della Pretura finivano nel dimenticatoio. Nel corso di parecchie indagini, ebbi modo di notare diverse cosucce che non mi convincevano e che potevano configurare reati più gravi di quelli di mia competenza, dice Giovanni Selis, 46 anni, Pretore di Aosta dal 1969. Quali reati ad esempio? Interesse privato in atti d'ufficio, per dirne uno. Io trasmisi a suo tempo, stralci di queste carte alla Procura, come mio dovere, poi non ne ho più saputo niente. Selis non si arrabbiò, dopo tanti anni di inchieste scottanti in cui arrivava ad individuare eventuali responsabilità e che scivolavano di competenza, ci aveva fatto l'abitudine".
Da quello che si può intravedere in questo articolo, da queste dichiarazioni, si possono fare delle ipotesi che spiegherebbero come altri esposti, altre denunce, per esempio quella fatta dal nostro gruppo per ciò che riguarda gli appalti, poi si siano perse nei cassetti della Procura. Non è detto che non saltino fuori, visto che tutta la materia sembra sia al vaglio della Magistratura.
Oltre a questi elementi, un altro riguarda più direttamente questo Consiglio: i telegiornali nazionali hanno riferito di numerose comunicazioni giudiziarie, tra cui una, peraltro smentita dell'interessato, al Commissario regionale per la Casa da Gioco Eraldo Manganone. Si hanno notizie di perquisizioni, interrogatori, fermi di impiegati della Casa da Gioco; sarebbero stati interrogati anche i controllori regionali.
Tutto questo è avvenuto dopo la cosiddetta notte di San Martino, tre giorni dopo che la seduta del Consiglio del 7 novembre, in cui si è votato sulla mozione presentata dal nostro Gruppo che chiedeva un'indagine conoscitiva sulla situazione del Casinò. Allora il Presidente della Giunta rifiutò la costituzione di una Commissione che svolgesse questa indagine, adesso l'indagine la sta svolgendo la Magistratura. Il Presidente della Giunta ci disse allora che tutto era regolare a Saint-Vincent e abbiamo visto come, in un solo colpo, siano stati arrestati i principali dirigenti delle società che gestiscono la Casa da Gioco di Saint-Vincent, come siano stati arrestati impiegati e prestasoldi.
Io credo che la posizione allora assunta dal Presidente della Giunta abbia chiaramente perso di credibilità, visto che egli diceva di parlare a ragion veduta.
Noi non vogliamo entrare in merito agli elementi cui ho prima accennato, perché su questi deve indagare la Magistratura; sarà compito della Magistratura individuare quali reati sono stati commessi, sarà compito della Magistratura stabilire le singole responsabilità, giudicarle ed eventualmente condannarle. Noi ci occupiamo dell'amministrazione della Valle, degli interessi della popolazione valdostana, discutiamo di politica e discutiamo della Casa da Gioco di Saint-Vincent perché questo è il nostro compito.
Discutendo di politica dobbiamo dire che non è possibile minimizzare queste vicende perché l'infiltrazione mafiosa in Valle d'Aosta è un pericolo gravissimo per tutti e per la civile convivenza in questa Regione. Se in questa Regione, queste infiltrazioni dovessero estendersi, non sarebbe più possibile per nessuno vivere liberamente. Nelle Regioni in cui il potere Mafioso ha preso in mano i centri economici, ha preso in mano i rapporti civili ed i singoli cittadini non possono condurre liberamente le proprie attività economiche e sociali. Noi dobbiamo preoccuparci perché questo non avvenga in Valle d'Aosta. L'infiltrazione mafiosa in Valle d'Aosta è un pericolo gravissimo per l'autonomia valdostana, essa non può essere sottovalutata e pensiamo che soprattutto i movimenti autonomisti dovrebbero dimostrare una particolare sensibilità verso questo pericolo e che tutte le forze democratiche, tutte le categorie, i ceti che lavorano dovrebbero condurre assieme una battaglia per sventare questo pericolo.
Come Partito Comunista italiano crediamo di non averlo mai sottovalutato, tanto è vero che la legge, cosiddetta antimafia, porta il nome del nostro compagno Pio La Torre, che è stato assassinato qualche anno fa a Palermo.
'Neanche in Valle d'Aosta sono state sottovalutate queste cose. Già nel 1978 avevamo denunciato collegamenti tra esponenti del mondo politico e ambienti mafiosi; mi riferisco ad un volantino del nostro partito in cui si sottolineava qualche elemento di collegamento tra l'ex Assessore Ramera e ambienti mafiosi. Era avvenuto, in quel momento un fatto clamoroso: era scoppiata una bomba presso la sede della D.C., noi avevamo fatto alcune osservazioni e avevamo preparato un volantino. L'ex Consigliere Ramera ci aveva promesso una querela, nel corso di un comizio con l'allora Segretario nazionale del Partito; quella querela non è mai arrivata. Le nostre denunce per ciò che riguarda possibili degenerazioni della vita politica e degli affari in Valle d'Aosta sono state numerose; voglio solo ricordare, per brevità, alcuni passi della relazione del Segretario regionale Dondeynaz al congresso comunista del marzo scorso.
Diceva Dondeynaz: "Voglio sottolineare con forza questo ultimo aspetto perché vi è ancora una larga sottovalutazione e anche tolleranza rispetto ai fenomeni illegali e di tipo mafioso che si sono radicati nella nostra Regione".
L'attentato al Pretore Selis, al quale rinnoviamo la nostra solidarietà, non cade dal cielo. Con questo atto criminoso si è voluto infatti colpire un magistrato che, con grande rigore e con impegno professionale, ha indagato in questi anni sui fenomeni speculativi, sulle degenerazioni politiche, sulle ramificazioni in Valle di centri delinquenziali. I poteri occulti antidemocratici trovano più spazio, diventano più forti quando i poteri democratici sono deboli, non contribuiscono certamente al loro rafforzamento, l'intolleranza della Giunta regionale per i controlli e il diffondersi di pratiche clientelari.
Ci rivolgiamo da qui alle forze più sane, a quelle che si battono per l'auto governo in Valle d'Aosta. I sistemi mafiosi sono grandi poteri reazionari, sono promotori di rapporti sociali che attentano alla libertà ed al patrimonio, che aumentano i rischi delle iniziative individuali e collettive, che alzano tutti i costi economici; sono poteri che non vogliono che la società avanzi, non vogliono i singoli individui padroni del proprio destino. Se così è dobbiamo insieme cercare di stroncare fenomeni che si sono radicati nella nostra Regione; mi riferisco all'urgenza di un controllo delle mance al Casinò che permettono alla Casa da Gioco di disporre di una quantità ingente di fondi neri, alla necessità di porre fine alla rete di prestasoldi ad usura che, attorno al Casinò è cresciuta, all'introduzione di controlli più efficaci nell'assegnazione degli appalti delle opere pubbliche, al compito di mettere fine alla suddivisione mafiosa delle aree di influenza nel settore delle costruzioni edilizie.
Se noi non abbiamo sottovalutato questi rischi e questi pericoli dobbiamo dire che invece, sottovalutazione c'è stata da parte della Giunta regionale e almeno fino ad oggi, questa sottovalutazione ha continuato ad esserci.
In passato non si è mai dato retta alle numerose iniziative dei diversi gruppi consiliari che chiedevano il controllo delle mance presso la Casa da Gioco di Saint-Vincent. Proprio dai fondi provenienti dalle mance, che sono fondi neri, possono nascere operazioni non chiare. Si è sempre rifiutato di intervenire contro questa rete di prestasoldi e proprio nella rete di prestasoldi si sono visti i collegamenti con ambienti della grande mafia e di Cosa nostra.
Per tornare alle ultime vicende, per dire come questa sottovalutazione è continuata fino ad oggi, oltre che ricordare la riunione del 7 novembre, quando fu respinta la mozione presentata dal nostro Gruppo per una indagine conoscitiva sul Casinò di Saint-Vincent, e ricordo che allora il Presidente della Giunta disse che potevano controllare i singoli Consiglieri, mentre la dimensione dei fatti e le cose da controllare richiedono ancora oggi una Commissione di inchiesta.
Voglio ricordare che dopo il "blitz", la Giunta regionale non ha sentito il bisogno di convocare il Consiglio per la discussione di questi fatti. Sono stati convocati i Consigli di altri Comuni nei quali ci sono i Casinò, ma quello della Valle d'Aosta non è stato convocato. C'è voluta una convocazione straordinaria per iniziativa dei Gruppi di minoranza ed anche questa richiesta è stata trascinata nel tempo fino a coincidere con la data per la quale il Consiglio era già convocato. Il Consiglio straordinario, perciò, è stato convocato per la data prevista per la normale riunione.
Si è affermata, mentre le notizie erano ancora calde, l'assoluta estraneità dei controlli regionali a questi fatti. In base a quali elementi la Giunta abbia potuto giurare con sicurezza su queste cose, non riusciamo a comprenderlo. Fatto sta che il giorno dopo che quel comunicato era stato emesso, si è appresa dai telegiornali la notizia di una comunicazione giudiziaria al Commissario del Casinò. Si è ancora continuato a negare in questi giorni, la necessità di una Commissione di inchiesta, quando in un comunicato la stessa D.C. afferma che è opportuna e quando il Consigliere De Grandis, con un ripensamento rispetto alla sua precedente posizione, dice che, effettivamente, forse era meglio controllare prima.
Per questi fatti, per questa sottovalutazione del pericoloso attacco all'autonomia valdostana, noi chiediamo al Presidente della Giunta di dimettersi.
Chiediamo che si dimetta perché questo sarebbe un atto chiarificatore, chiarirebbe a tutti che non vi sono sue corresponsabilità in queste vicende, che casomai, può esserci qualcuno che ha abusato della sua fiducia. Noi pensiamo che sia interesse dell'Union Valdôtaine fare la massima chiarezza su quella situazione. Valutiamo che l'alleanza con la D.C. ha portato l'Union Valdôtaine in una situazione in cui ci sono dei compromessi e degli elementi di degenerazione che sarebbe opportuno troncare, per creare in Valle d'Aosta diverse condizioni politiche. E' vero che la Giunta regionale ha, in questi giorni, già fatto un primo passo per la chiarezza e una delle richieste che era contenuta nel comunicato del nostro partito è già stata accolta, vale a dire la revoca dal suo incarico del Presidente della Finaosta Sergio Ramera. Rimane tuttavia il fatto che questa alleanza fra Union Valdôtaine e D.C. ha portato la nostra Regione in situazioni complesse e delicate.
Un ex Assessore della D.C., per molti anni presente al fianco dell'attuale Presidente della Giunta si trova agli arresti; sarebbe inquisito il democristiano Manganone, Commissario regionale.
Noi chiediamo anche la revoca di Manganone da questo suo incarico; lo chiediamo perché all'art. 31 della delibera 335 del 1967 che fissa le norme per l'attività dei controllori regionali, c'è scritto: "Il Commissario regionale è responsabile del regolare andamento della gestione della Casa da Gioco, da parte della società concessionaria, nelle sue molteplici attività".
Non ci sembra che si possa dire che oggi l'attività della Casa da Gioco sia regolare. All'art. 1 di questo regolamento c'è scritto: "I servizi di controllo sono espletati mediante ogni forma di vigilanza e di controllo sul modo con cui la società concessionaria provvede alla gestione dei giochi e della Casa da Gioco, sia dal lato finanziario che da quello morale".
Quindi non si tratta soltanto di uno stretto controllo dei conti. Ci chiediamo se era morale la presenza dei prestasoldi nelle sale della Casa da Gioco, ci chiediamo se era morale tollerare che personaggi di cui dovevano essere noti anche i precedenti e i collegamenti come il prestasoldi...omissis..., avessero praticamente crediti illimitati, avessero rapporti strettissimi con l'ufficio fidi della Casa da Gioco.
Alla lettera g) dell'art. 31 del Regolamento, a cui facevo prima riferimento, è previsto quale compito del Commissario regionale il controllo sugli assegni accettati al cambio. Evidentemente, questo aspetto è stato completamente trascurato dal Commissario regionale.
Noi chiediamo quindi la revoca di questo Commissario, anche per questo e chiediamo che il Presidente della Giunta rassegni le sue dimissioni, perché la scelta di questo Commissario non è stata felice. Si è scelto un politico chiacchierato nella sua attività di Assessore ai Lavori Pubblici, invece di una persona che fosse più competente per quel tipo di attività molto delicata.
Quindi dal punto di vista politico, noi chiediamo la sostituzione di Eraldo Manganone da Commissario della Casa da Gioco e chiediamo come atto chiarificatorio le dimissioni del Presidente della Giunta.
Veniamo ora al discorso più specifico delle cose da decidere per la Casa da Gioco. Noi abbiamo detto che non siamo per la chiusura della Casa da Gioco, non facciamo questioni di principio perché riteniamo che se le facessimo contro il gioco d'azzardo, neppure il lotto e le lotterie avrebbero senso. Siamo anzi preoccupati per le sorti di circa 700 dipendenti di quell'attività. Abbiamo però, in tutti questi anni, per quello che riguarda la Casa da Gioco, avuto sempre due obiettivi: il primo che ci fosse il massimo vantaggio economico per la Regione, il secondo che ci fosse la capacità di controllare da parte della Regione tutte le attività in modo da evitare fondi neri, da evitare evasioni fiscali, da evitare presenze di ambienti della malavita, da evitare il clientelismo nelle assunzioni. La Giunta Andrione nei 5 anni passati (lo abbiamo verificato direttamente) ha invece progressivamente svuotato la convenzione del 1977 ed ha attenuato i controlli accontentandosi, con gli occhi bendati, di incassare ogni 10 giorni la decade che, ormai, supera il miliardo.
La convenzione del '77 aveva stabilito alcuni punti positivi: c'era stato un aumento lieve ma significativo delle percentuali spettanti alla Regione; oltre i 33 miliardi doveva venire alla Regione una percentuale fissa del 72,5%. In quella convenzione si stabilivano come elementi importanti anche altre possibilità: prima di tutto che venisse controllato, da parte della Regione, ogni settore dell'attività della Casa da Gioco e anche ogni tipo di gioco. Si stabiliva la cessione gratuita dei terreni circostanti la Casa da Gioco per rompere l'accerchiamento della proprietà regionale della Casa da Gioco, mentre i terreni erano di proprietà SITAV. Si stabilì in quella convenzione di regolamentare le assunzioni, si stabilì ancora una quota del 4% a carico della SITAV per le opere regionali. Ebbene, in tappe successive, tutti questi punti furono via via ridimensionati o cancellati. Nel giugno '79 furono modificate le percentuali: invece di avere oltre una certa cifra (33 miliardi) una percentuale costante per la Regione, si studiò un meccanismo che rendeva alla Casa da Gioco 1 miliardo ogni 15 miliardi di incasso. Si studiò un sistema per cui per 10 miliardi la percentuale invece che del 72,5% era del 70%, ritornava ad essere del 72,5%.
Sparirono nel giugno '79 per proposta della Giunta regionale, 10 mila di quei 24 mila mq. di terreno che dovevano essere ceduti gratuitamente alla Regione. Nel luglio del 1980 l'opera fu completata, tutti i terreni che dovevano essere ceduti alla Regione tornarono alla SITAV, fu eliminata quella quota del 4% sulle opere di interesse regionale che dovevano essere pagate dalla Regione, furono anche ridotte alcune opere che dovevano essere a carico della SITAV.
Ma la vicenda in cui più si è attenuato il controllo regionale che è stata più svantaggiosa per la Regione è sicuramente quella dei giochi americani. Quando nel luglio dell'81 si discusse in questo Consiglio dei giochi americani, ricordo che il nostro gruppo sollevò immediatamente la questione che la percentuale stabilita era troppo poco conveniente per la Regione. La percentuale spettante alla Regione su gli introiti della SAISET oscilla dal 43,4 al 48%, mentre, mediamente, quella proveniente dagli introiti della SITAV è del 72%. Questo primo elemento ci fece subito dubitare della validità di quella convenzione.
Avevamo allora sottolineato come il fatto di avere due società invece di una, non era il segno di una possibile positiva concorrenza, ma era, caso mai, il segno di una decadenza della SITAV nel gestire complessivamente i giochi presso la Casa da Gioco. Allora non si sapeva, e questo ci preoccupava, e non si sa ancora adesso chi stia dietro alle azioni della SAISET, di questa società che gestisce i giochi americani. Si dice che ci siano anche esponenti, forse, del mondo finanziario e politico valdostano. Noi vogliamo sapere chi c'è dietro alla SAISET, visto che gestisce somme che superano ormai i 10 miliardi. Alla SAISET (questo è il punto che vogliamo sottolineare in modo particolare), va il 38% degli introiti perché la SAI-SET, al momento in cui la convenzione era stata fatta, veniva presentata come una società distinta dalla SITAV per cui otteneva, praticamente, una sub concessione, in accordo con la Regione, da parte della SITAV perciò doveva avere una sua quota e la Regione otteneva di meno perché una quota andava anche alla SITAV.
Invece, durante questi anni, si sono notati molti indizi che dimostrano come la SITAV e la SAISET non siano in realtà, società distinte e separate concorrenti, ma che vi siano invece intrecci tra le due società. Per la SAISET sembrerebbero esserci anche - ma questo esula un po' dal nostro discorso - collegamenti con interessi di altre Case da Gioco di Europa.
Per tornare alla Casa da Gioco di Saint-Vincent, dobbiamo dire che, per citare questi indizi, per un certo periodo (lo ha riferito il Presidente della Giunta su una mozione presentata da alcuni Consiglieri della maggioranza) l'amministratore della SAISET e della SITAV era la stessa persona. Si sono visti in questi anni passaggi di dirigenti dalla SAISET alla SITAV, uno scambio costante e, per molti aspetti allora non comprensibile, di dirigenti tra le due società. Si è parlato, dopo la nomina di Chamonal, l'amministratore delegato della SITAV, della possibilità che venisse costituita una super holding che raggruppasse tutte le diverse società tra cui la SITAV e la SAISET. Per inciso, occorre notare come sia preoccupante il proliferare di società in questa gestione della Casa da Gioco. Sono ormai più di dieci: alla società che gestisce il Billia, alla SITAV e alla SAISET si sono aggiunte altre società che gestiscono le slot machines, che provvedono alla distribuzione dei gettoni, ecc.
Tutti questi elementi, come dicevo fanno pensare che la SITAV e la SAISET non siano società distinte, ma società intrecciate e quindi che non sia accettabile una gestione dei giochi americani data ad una società come la SAISET, con percentuali per lei molto più elevate che non nel caso della SITAV.
Ancora un elemento che può essere tecnico, ma che però può dare un'idea di quale confusione ci fosse, è quello che in periodo iniziale, le fiches della SAISET non erano intercambiabili con quelle della SITAV, e quando ai tavoli da gioco della SITAV, e alle roulettes francesi capitavano dei gettoni SAISET essi venivano considerati come dei biglietti di banca e non come dei gettoni e delle fiches della SITAV. Da quando invece è stata introdotta la Fai Roulette per la quale i gettoni usati sono della SAISET, può capitare che se il gettone viene giocato al tavolo della SITAV, la Regione su quel gettone perde il 72%; se questo gettone viene giocato invece ai giochi della SAISET la Regione preleva su quei gettoni solo il 43%. Può essere che dal punto di vista tecnico si trovi una spiegazione per dire che tutto funziona, però questo fatto, questa confusione, che era compito del Commissario segnalare qualora non fosse stata nota, introduce un elemento di possibile stranezza nella gestione della Casa da Gioco. E' tempo di sospetti questo e siccome gli introiti della SAI-SET, dopo l'introduzione della Fai Roulette sono clamorosamente cresciuti, è anche possibile pensare che al di là delle operazioni tecniche, vi siano gettoni che passano da una parte all'altra. Pertanto questo sospetto va verificato.
Noi chiediamo una Commissione di inchiesta perché si faccia luce anche sulla situazione societaria di tutte queste società che operano nella Casa da Gioco. Chiediamo una Commissione di inchiesta perché verifichi questi elementi di dubbio.
E' gia possibile, da oggi, rivedere la convenzione con la SAISET; poteva già essere stata rivista nei primi sei mesi di quest'anno, ma i ritardi della Giunta non lo hanno consentito. Si è ottenuta una proroga di un anno, cioè fino al giugno '84. Noi siamo dell'idea che sarebbe più opportuna, in questa fase, una revoca delle convenzioni ed una discussione seria sull'intera materia; crediamo comunque che la convenzione così com'è non sia assolutamente più accettabile, perché la quota che viene alla Regione è troppo scarsa in quanto vi sono delle questioni che hanno prodotto degli svantaggi per la Regione; per esempio, il gioco del punto e banco che viene gestito forfetariamente. Alla Regione perviene una quota forfettaria mentre tutte le notizie che si hanno parlano di introiti molto vantaggiosi per la SAISET.
Noi chiediamo che si verifichino tutte queste cose attraverso una Commissione d'inchiesta, anche per giungere, se possibile, alla revoca delle convenzioni con la SAISET e con la SITAV. Il possibile intreccio tra la SITAV e la SAI-SET potrebbe avere portato, come è previsto in una clausola della convenzione tra Regione e SITAV, ad un occultamento degli incassi della SITAV a vantaggio della SAISET.
Questo è un fatto che potrebbe essere avvenuto e che è necessario verificare. Se si fosse verificata una condizione del genere ci sarebbero gli elementi per la revoca immediata della convenzione con la SAISET.
L'art. 10 della convenzione tra la Regione e la SITAV dice che la gestione deve essere conforme a tutta la legislazione vigente, per cui quando i dirigenti di queste società vengono arrestati con imputazioni del tipo di associazione a delinquere di stampo mafioso, io non credo che si possa affermare, senza essere poco creduti, che tutto era regolare e perfettamente conforme alla legislazione vigente.
Noi crediamo che nella revisione di questa materia vada finalmente chiarito il discorso delle mance. Abbiamo sempre sottolineato che quello era un elemento di confusione, di possibile degenerazione e non solo perché dalle mance potevano venire fondi per la corruzione o per elargizioni a partiti, ma soprattutto perché una così ingente somma, dai calcoli fatti dalla CGIL e da altri, nonché da noi stessi nel corso di una discussione in Consiglio, i fondi ammonterebbero a miliardi, questi ovviamente devono essere investiti e per farlo questi fondi devono riemergere dall'oscurità, per finire in qualche attività, a parte il fatto che la stessa evasione fiscale è una contravvenzione rispetto alla legislazione vigente. E' giunto il momento di chiarire una volta per tutte questa faccenda delle mance.
Il Presidente della Giunta ha finora sempre negato che fosse compito della Regione occuparsi di queste cose; secondo noi invece è compito della Regione, sia sotto il punto di vista politico per evitare possibili degenerazioni sia dal punto di vista della trasparenza delle attività.
In un comunicato unitario delle organizzazioni sindacali si chiede che presso la Casa da Gioco si controllino anche le mance; questa volta il comunicato non è firmato da una sola confederazione, ma da tutte e quattro le confederazioni sindacali che operano in Valle d'Aosta.
In conclusione, la situazione è di una tale gravita che occorre porre la massima attenzione ai pericoli che ci sono. Non possiamo, come Consiglieri regionali permettere che le infiltrazioni mafiose si estendano in Valle d'Aosta, dobbiamo reagire, per cui chiediamo oggi, come atto chiarificatore, le dimissioni del Presidente della Giunta, ciò soprattutto per questa sua sottovalutazione dei pericoli, per questa sua incapacità di vedere i processi reali. Chiediamo inoltre la revoca del Commissario perché non ha controllato quello che doveva. Chiediamo una Commissione di inchiesta per verificare se le società che dovevano gestire la sala da gioco hanno rispettato le leggi vigenti. Commissione che verifichi l'assetto societario di queste società, Commissione che verifichi anche la possibilità di diverse forme di gestione per le case da gioco. Noi, come Partito, siamo anche dell'idea che sarebbe preferibile, a questo punto, una gestione pubblica. Può darsi che renda meno alla Regione di quella privata che c'è stata finora, però se è vero che il Casinò di Venezia non è stato toccato da questi fenomeni, probabilmente è una gestione che è possibile controllare, che è possibile svolgere in modo pulito e indenne da gravi rischi. Chiediamo quindi che si chiarisca una volta per tutte questa vicenda delle mance, che tutta l'attività della Casa da Gioco sia svolta alla luce del sole, senza equivoci con il completo e capace ruolo da parte dell'Amministrazione regionale.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Riccarand, ne ha facoltà.
RICCARAND - (N.S.): Pare un destino, colleghi del Consiglio, che ogni legislatura di questo Consiglio regionale debba iniziare con una delicata discussione in quest'aula su vicende criminose e processuali legate al Casinò di Saint-Vincent.
Cinque anni fa, esattamente il 25 ottobre 1978, discutemmo in quest'aula una mozione di Nuova Sinistra con cui si invitava il Presidente della Giunta Mario Andrione e il Consigliere Pedrini a rassegnare le dimissioni dal Consiglio. La richiesta fu motivata dal risultato del processo di Bologna sui fondi neri del Casinò.
Tale processo, che portava a conclusione una inchiesta giudiziaria avviata fin dal 1970 e partita da un esposto dell'ex Consigliere regionale della D.C. Francesco Gheis, si era conclusa riconoscendo il Presidente della Giunta, il Consigliere Pedrini e altri 5 ex Consiglieri regionali colpevoli di corruzione per avere intascato diversi milioni dalla SITAV, onde favorire il rinnovo anticipato e a trattativa privata della convenzione Regione-SITAV del 1965. Non solo, il Tribunale di Bologna condannò anche il Presidente della SITAV e un Consigliere di amministrazione di quella società per falso continuato in bilancio e riconobbe colpevoli pubblici ufficiali, come l'ex intendente della finanza di Aosta, l'ex capo divisione del Ministero delle Finanze.
La sentenza del Tribunale di Bologna, per quanto scandalosamente clemente, confermò pienamente le tesi del Giudice Istruttore di Aosta, Cuzzola, che aveva rinviato a giudizio Andrione e compagnia bella, descrivendo con molta efficacia il ruolo ed il clima di corruzione che dal Casinò si era esteso sino al palazzo regionale e in altre sedi pubbliche.
Messo di fronte a questa realtà, il precedente Consiglio regionale decise a maggioranza di coprire le responsabilità di Andrione e degli altri responsabili e la mozione di Nuova Sinistra venne respinta con soli 5 voti favorevoli, quello del sottoscritto e i 4 voti dei democratici popolari.
Ho fatto questa lunga premessa perché credo che sia oggi evidente a tutti che se nel 1978, 5 anni fa, il Consiglio regionale avesse avuto il coraggio di rompere con i tradizionali metodi di convivenza e subalternità alla SITAV, noi oggi, probabilmente, non ci troveremmo qui a discutere sulla penetrazione mafiosa nel Casinò di Saint-Vincent e sul coinvolgimento diretto di amministratori regionali in una associazione a delinquere di stampo mafioso.
Con un Presidente della Giunta diverso, con una conduzione diversa dell'esecutivo regionale, con un Consiglio regionale più pulito e meno inquinato la trattativa sul contratto aggiuntivo del 1979 sarebbe stata diversa e diversa sarebbe stata l'impostazione rispetto al pasticcio dei giochi americani e della SAISET. Adesso, non avendo fatto, al momento opportuno, quella scelta - e gli elementi c'erano tutti per farla - a 5 anni di distanza da quel dibattito, da quel processo, noi ci ritroviamo a discutere di vicende criminose legate al Casinò di Saint-Vincent, in una situazione che si è notevolmente aggravata e i cui dati sono davanti a tutti.
La SITAV è protagonista non solo di falso in bilancio, evasione fiscale, bustarelle, fondi neri, usura, clientelismi e irregolarità nelle assunzioni, cose che costituiscono la tradizionale faccia sporca dei Casinò conosciuta e condannata dai tribunali italiani, ma di qualcosa di ben più grave. La tesi dei Magistrati torinesi e milanesi che hanno ordinato gli arresti dell'11 novembre, è che il Casinò di Saint-Vincent, insieme ad altri del nord Italia e della Francia era diventato un terminale, e insieme una centrale operativa, di una grande associazione a delinquere di stampo mafioso.
Chamonal, Masi, Ramera ed altri sono in carcere con questa imputazione gravissima assieme ad altre che costituiscono una lunga lista. Gli amministratori della SITAV sono accusati non solo di avere permesso che, attraverso il Casinò di Saint-Vincent si svolgessero traffici illeciti, come il riciclaggio del denaro dei sequestri, non solo di avere chiuso un occhio rispetto a questo fenomeno, ma di operare direttamente per conto e al servizio della onorata società, cioè della mafia italo americana. Sara la Magistratura a ricostruire il collegamento e la trama mafiosa che si era estesa sul Casinò di Saint-Vincent.
Noi speriamo che questa inchiesta possa portare alla luce tutto il marcio che circonda il Casinò e ci auguriamo che la Magistratura e le forze dell'ordine proseguano con il massimo rigore il loro lavoro individuando ogni responsabilità e senza fermarsi davanti ad alcun santuario.
Ridicolo ed irresponsabile ci pare l'atteggiamento assunto subito dopo l'intervento della Guardia di Finanza al Casinò, da parte di alcuni esponenti dell'Union Valdôtaine che hanno descritto l'operazione della Guardia di Finanza a Saint-Vincent come una sorta di occupazione militare del nostro Comune, una sorta di attentato all'autonomia della nostra Regione e si sono dati da fare per accreditare la tesi di un complotto ordito contro la Valle d'Aosta. L'unico articolo che è uscito sul "Peuple Valdôtain", giornale dell'Union Valdôtaine, sugli avvenimenti del Casinò, è un articolo firmato dal Consigliere Voyat, in cui si denuncia, in sostanza, l'operazione della Guardia di Finanza a Saint-Vincent e si arriva a dire, con una prosa che può essere molto alta ma nasconde un atteggiamento profondamente sbagliato, cose di questo genere: "Une nuit qui avait un vague parfum de militarisme, une nuit pendant laquelle j'ai vu la démocratie fatiguée et amaigrie, chancelée sur son piédestal, menacée par l'abus de pouvoir".
Questa è l'interpretazione dell'azione della Guardia di Finanza data dal Consigliere dell'Union Valdôtaine.
Altri hanno parlato di manovre oscure che sarebbero in corso e di cui la Valle d'Aosta sarebbe vittima. Poco importa se poi le cose che si dicono o si fanno dire a certi organi di stampa, sono le più contraddittorie; per esempio, si è arrivati a dire, da parte di alcuni esponenti della maggioranza, che quella in corso sarebbe stata tutta una manovra di un Ministro bacchettone, moralista, il Ministro dell'Interno Scalfaro, per affossare la proposta socialista di aprire nuovi Casinò in altre Regioni d'Italia.
Ma allora ci si domanda: perché mai arrestare proprio in quest'operazione il buono e colto Bruno Masi, che alla proliferazione dei Casinò, come sappiamo, si è sempre tenacemente opposto? Le manovre oscure, cari amici dell'Union Valdôtaine, non sono quelle della Magistratura e della Guardia di Finanza, ma sono quelle delle società che gestiscono il Casinò della Valle, manovre che voi non avete saputo o non avete voluto vedere su cui, per anni ed anni, avete chiuso entrambi gli occhi, nè vi potete consolare con il fatto che gli occhi chiusi li hanno tenuti in tanti; chi comprato con il luccichio del denaro, chi abbagliato dal luccichio delle prestigiose iniziative dei biscazzieri culturali della nuova Europa. Eppure i segnali premonitori che indicavano il deterioramento della situazione c'erano stati e questi segnali erano stati numerosi e frequenti; in particolare, in questi ultimi due anni, e ancor più in questi ultimi mesi, la puzza di bruciato era talmente forte che ben prima dell'11 novembre, ben prima dell'operazione della Guardia di Finanza a Saint-Vincent, già le redazioni dei principali giornali, settimanali e quotidiani italiani avevano iniziato a mandare in Valle d'Aosta, a Saint-Vincent, i propri giornalisti per fare inchieste, a pubblicare servizi sul Casinò.
Credo sia opportuno ricordare oggi, alcuni di questi segnali premonitori e ne citerò cinque: anzitutto il fatto più grosso, quello già citato dal Consigliere Mafrica, l'attentato al Pretore Selis del dicembre dello scorso anno. Un episodio gravissimo per le conseguenze mortali che avrebbe potuto avere e perché era il più evidente sintomo di un profondo degrado morale e sociale che aveva investito la Valle d'Aosta. Anch'io voglio leggere cosa scrivemmo noi in quel momento in un nostro comunicato del 14 dicembre 1982 pubblicato sul nostro giornale. Dicemmo allora: "In una Valle d'Aosta in cui il tradizionale tessuto produttivo si è deteriorato, in cui si acuiscono giorno dopo giorno le disuguaglianze sociali, in cui si sbandierano nuove improvvise ricchezze e gli speculatori ed affaristi siedono ai posti d'onore in grosse società ed anche in certi partiti, l'attentato a Selis non può essere considerato un fatto isolato e circoscritto, si tratta di un episodio gravissimo ed evidente sintomo di un degrado morale e sociale a cui si deve porre rimedio muovendosi sul terreno giudiziario, ma soprattutto su quello politico del governo effettivo dell'economia della società valdostana, tagliando l'erba sotto ai piedi a chi, favorito dalla inesistenza di un vero governo regionale, crede di avere trovato nella Valle d'Aosta un facile terreno per i propri loschi traffici". E come non collegare tale attentato al Pretore, al Casinò ed alle iniziative che Selis aveva preso contro la SITAV? Tutti sapevamo del sequestro delle slot machines operato dal Pretore Selis, tutti sapevamo del sequestro dei 2000 piccioni del tiro al piccione gestito dalla SITAV fatto eseguire dal Pretore Selis, tutti conoscevamo le eccezioni di incostituzionalità sul funzionamento del Casinò di Saint-Vincent promosse a più riprese dal Pretore Selis e che andavano ad intaccare l'esistenza stessa del Casinò di Saint-Vincent.
Uno dei principali filoni dell'attuale inchiesta è partito proprio da quell'attentato; eppure se andassimo adesso a rivedere cosa è stato detto nel dicembre dell'82 in Valle d'Aosta su quell'attentato troveremmo molto poco. Il silenzio fu diffuso, generale; soltanto Nuova Sinistra ed il Partito Comunista presero posizione in modo netto su questo avvenimento denunciandone la gravita, indicando che si trattava di un salto qualitativo spaventoso nelle vicende criminose in Valle d'Aosta. Questo è soltanto uno dei tanti, anche se il più evidente e più clamoroso dei segnali premonitori che abbiamo avuto in questi anni su quello che stava succedendo al Casinò.
Il secondo elemento che vorrei citare riguarda questo avvicendarsi degli amministratori ai vertici della SITAV, questo andirivieni di Chamonal e Giovannini da Saint-Vincent al Casinò di Chamonix, le dimissioni di Masi ed il suo successivo ritorno ai vertici della SITAV, la creazione della nuova società oscura per gestire i giochi americani. Tutta questa confusione non avrebbe forse dovuto mettere in guardia la nostra Giunta regionale e anche il Consiglio se c'erano state richieste in tal senso?
Io vorrei ricordare un particolare, importante a mio avviso, che probabilmente non è noto a tutti i Consiglieri: le convenzioni fra la Regione e la SITAV del 1946, del 1957 e del 1965 prevedevano all'art. 1 questa clausola: "L'elenco degli azionisti e l'importo sottoscritto dalla società che gestisce il Casinò verrà comunicato alla Valle. Qualsiasi mutamento nella proprietà delle azioni dovrà essere approvato dal Consiglio della Valle". Questa clausola era contenuta in tutte le convenzioni fino al 1977. Questa clausola è scomparsa dal contratto del 16 febbraio 1978, cioè da quello che è stato partorito sotto la regia di Ramera e sotto la regia di Andrione.
Un terzo elemento sul segnale premonitore: a fine gennaio 1983 venne recapitata al Pretore di Aosta e ai gruppi consiliari del Partito Comunista e di Nuova Sinistra una lettera anonima in cui una persona, che si definiva controllore regionale del Casinò, denunciava una serie di irregolarità e di situazioni paradossali. Si parlava di presta-soldi, del Commissario regionale che non controllava, del punto e banco appaltato, ecc. Eppure Andrione in Consiglio regionale ribadì che tutto era a posto e tutti i controllori regionali firmarono una lettera in cui smentivano quanto era contenuto in tale lettera anonima. Contenuto che oggi si rivela esattamente pertinente e conforme a quello che stava realmente succedendo.
Quarto punto: nel maggio '83, un mese prima delle elezioni, la Guardia di Finanza eseguì un prolungato ed accurato controllo al Casinò soffermandosi in particolare sui biglietti da 100.000 lire e fotocopiando assegni e banconote.
La notizia arrivò anche sui giornali e la "Gazzetta del Popolo" del 24 maggio formulò ad esempio, alcune ipotesi sul ruolo del Casinò rispetto al riciclaggio di denaro sporco e ad un certo punto dice: "Sembra esista un'ipotesi ben più grave che toccherebbe da vicino l'apparato della Casa da Gioco". Il riciclaggio sarebbe avvenuto con la complicità del Casinò che avrebbe, in prima persona, assorbito denaro sporco ed immesso quello pulito sotto forma di vincite simulate".
Questo il 24 maggio 1983. Quel controllo della Guardia di finanza fu ordinato dal Procuratore Capo di Torino, Bruno Caccia, il quale stava indagando sui sequestri di persona nel Piemonte e che venne assassinato il giorno delle elezioni, il 26 giugno.
Un quinto elemento rispetto a questi segnali premonitori, riguarda gli ultimi segnali molto grossi che abbiamo avuti in questo ultimo periodo. L'articolo dell'Espresso" uscito nell'ultima settimana di ottobre, gli articoli apparsi su "Repubblica", sul "Corriere della Sera", di quello stesso periodo erano tutti segnali di una situazione estremamente grave. E' inutile che ricordi un fatto a tutti quanti noto.
Su queste affermazioni giornalistiche vennero presentate delle interpellanze, venne richiesta una Commissione di indagine, e il 7 novembre il Presidente della Giunta, tre giorni prima dell'operazione della Guardia di Finanza a Saint-Vincent, dichiarò perentoriamente che in questo Consiglio tutto andava bene e che non era necessaria alcuna forma di controllo e di indagine particolare.
Io vorrei ricordare un altro fatto marginale, ma se vogliamo indicativo: l'11 ottobre scorso, cioè prima dell'uscita degli articoli dell'Espresso e di altri giornali io avevo presentato una interpellanza a questo Consiglio su un aspetto marginale ma da cui si poteva risalire forse a qualcosa di ben più sostanzioso. L'interpellanza riguardava l'improvviso interesse che la SITAV stava manifestando per il pugilato e nell'interpellanza si faceva esplicito riferimento ad addentellati fra manifestazioni pugilistiche e fenomeni di carattere mafioso. A questa interpellanza l'Assessore Pollicini rispose in termini burocratici dicendo che le manifestazioni erano state regolarmente autorizzate dalla Regione e che rientravano nel piano di manifestazioni previste.
Eppure, adesso, leggendo ad esempio gli articoli di "Stampa Sera", ad un certo punto, in un articolo del 21 novembre 1983 di Cosimo Mancini, riguardo al tiro al piccione e alle scommesse intorno a questo sport si legge: "Chi ha assistito alle gare di tiro al piccione dice che un uomo del Casinò passava tra gli scommettitori con un blocchetto e matita". Scommesse ci sarebbero state anche sull'incontro fra Bum Bum Mancini e l'inglese George Finney, il 6 febbraio di quest'anno. Si sa che "Cosa nostra" controlla le scommesse sugli incontri di pugilato.
Ora, quello che è notorio per il giornalista di "Stampa Sera" e che può essere intuito anche da un Consigliere regionale di minoranza che non ha nessun canale riservato d'informazione, evidentemente era talmente ignoto e neppure immaginabile da parte dei membri della Giunta regionale che pure dovrebbero avere ben altre possibilità di informazione e di notizie.
Ho citato questo lungo esempio di episodi perché sia chiaro a tutti, in questo Consiglio e all'esterno del Palazzo che il Consiglio regionale della Valle d'Aosta e la Giunta regionale avevano avuto segnali eloquenti di una situazione deteriorata e perché oggi nessuno possa dire: "Non potevamo sapere, non potevamo immaginare". Si poteva e si doveva sapere, si poteva e si doveva immaginare.
Esistono dei dipendenti regionali al Casinò che hanno funzioni di controllo sull'intero funzionamento della Casa da Gioco, dagli aspetti più tecnici fino agli aspetti morali. Che cosa hanno segnalato, questi controllori? Che cosa ha riferito il Commissario regionale, i Vice Commissari, l'ispettore regionale addetto alle manifestazioni? E l'Assessore regionale competente, il Presidente della Giunta? Sarà interessante saperlo.
Rimane il fatto incancellabile che ancora tre giorni prima dell'operazione della Guardia di Finanza a Saint-Vincent, il Presidente della Giunta diceva tranquillamente che tutto era a posto, che tutto era regolare, che era inutile creare dei polveroni e nominare delle Commissioni di indagine.
Ci siamo trovati e ci troviamo qui di fronte ad una palese e totale assenza di controllo da parte della Regione su una attività della quale è responsabile perché funziona sulla base di una autorizzazione della sola Regione Valle d'Aosta. Come spiegare questa assenza di controllo, questa omertà della Giunta nei confronti della SITAV?
Io credo che le ipotesi possano essere solo due, la prima è che il Presidente della Giunta e altri suoi colleghi di Giunta siano talmente intrallazzati nelle società che gestiscono il Casinò da non potere fare a meno di difenderne l'operato, costi quel che costi. Se così fosse credo che la questione non dovrebbe più essere affrontata in questa sede ma solo nell'aula di un Tribunale.
La seconda ipotesi permette invece una spiegazione di carattere politico: i frutti marci che raccogliamo in questi giorni, sono il logico risultato di una gestione del potere regionale priva di qualsiasi obiettivo politico e improntata alla superficialità, al pressapochismo, al clientelismo.
Sono 9 anni che Mario Andrione fa il Presidente della Giunta e non è certo inutile ricordare oggi come, quando, perché e con quali alleati Mario Andrione è diventato Presidente della Giunta per la prima volta e chi sono stati in questi anni i suoi compagni di strada.
Andrione diventò per la prima volta Presidente della Giunta nel dicembre 1974 estromettendo dalla maggioranza i Democratici Popolari grazie ad un patto di potere stipulato con Sergio Ramera e Bruno Milanesio. La maggioranza che venne chiamata per anni maggioranza Andrione, Ramera, Milanesio, nacque all'ombra della speculazione edilizia Pila e prosperò con gli scandali.
Sono andato a leggere i giornali di quel periodo per documentarmi ed ho trovato delle cose molto giuste e dette molto bene proprio nell'organo di stampa dei democratici popolari. In un numero del 20 settembre 1977, cioè subito dopo l'arresto di Bruno Milanesio, "Nouvelles Valdôtaines" scrisse, proprio a proposito dei fenomeni che portavano alla Presidenza della Giunta Andrione: "Non fu la comune volontà di realizzare un programma concordato, a giustificare il cambiamento di equilibrio politico nel Consiglio regionale, bensì la volontà di impadronirsi del potere regionale per difendere, mantenere ed aumentare interessi settoriali, locali, con la complicità dei più grandi interessi politici economici, finanziari nazionali". I democratici popolari definivano quell'operazione una svolta a destra, ed un ritorno indietro della vita politica valdostana ed impegnavano coerentemente le loro energie per abbattere un equilibrio di potere rappresentato dall'accordo Andrione, Milanesio, Ramera, ritenuto nocivo per gli interessi della Valle d'Aosta.
L'esperienza successiva al '74 ha confermato l'analisi ed il giudizio dei democratici popolari; accanto alla insufficiente politica, alla incapacità di operare nell'interesse generale della Valle d'Aosta sono vieppiù cresciuti episodi di mal costume, frutti naturali di un potere fine a sè stesso, culminati nella vicenda di Milanesio. Al naufragio politico si è aggiunto il naufragio morale.
Sono curioso di leggere cosa dirà "Nouvelle Valdôtaine" nel prossimo numero, adesso che anche il secondo capoccia del terzetto del '74 è incappato nelle reti della giustizia.
Un altro brano vorrei leggere, sempre da "Nouvelle Valdôtaine" del dicembre del '74, immediatamente dopo la nomina di Andrione a Presidente della Giunta: "I democratici popolari dicono allora contro questo Presidente e contro la Giunta di centro destra, raccogliticcia e antiregionalista che egli cerca di formare in accordo con i poteri romani, i democratici popolari lotteranno a partire da oggi e sino a quando non saranno riusciti a distruggere questa formula e questo Presidente che sono i peggiori che la Valle d'Aosta abbia mai avuto".
Non ho letto questi brani per sottolineare le contraddizioni dell'attuale collocazione in maggioranza dei democratici popolari; la cosa è talmente evidente che non ci sarebbe neanche bisogno di rilevarla. Il fatto è che quello che dicono questi articoli è profondamente vero, è profondamente giusto e spiegano e ci aiutano a capire il perché noi oggi siamo caduti così in basso, con una Giunta che permette alla mafia di penetrare in Valle d'Aosta.
Occorre quindi che da questo Consiglio emerga una scelta chiara, occorre cambiare strada in fretta e con decisione. Bisogna che la popolazione valdostana si renda conto che il Consiglio regionale ha intenzione di fare pulizia in profondità; è necessario, tanto per fare un esempio, che quando si arriverà al processo, la Regione si costituisca parte civile contro Ramera, i dirigenti della SITAV e contro quanti altri saranno rinviati a giudizio.
Per fare questo, per un cambiamento di rotta bisogna però anzitutto cambiare il timoniere; per questo noi chiediamo le dimissioni del Presidente della Giunta, che ha gravi e dirette responsabilità nella situazione che si è determinata.
Chiediamo inoltre la sostituzione del Commissario regionale del Casinò che non ha eseguito i suoi compiti di controllo e chiediamo una Commissione di inchiesta che individui tutte le responsabilità da parte di chiunque e proponga e prepari il terreno per una decadenza o una profonda revisione delle convenzioni fra la SITAV e la SAISET.
Prima di concludere vorrei fare un'ultima considerazione. Nuova Sinistra ha votato contro il contratto aggiuntivo del '79, ha votato da sola contro la convenzione con la SAISET nel 1981, non ha mai perso occasione per attaccare la gestione del Casinò e richiedere maggiore controllo.
Noi siamo convinti che con una Giunta diversa ed una volontà politica diversa si possano attuare controlli più efficaci. Sappiamo però che anche il potere di corruzione di un Casinò, soprattutto in una realtà piccola come la Valle d'Aosta, è enorme. Per questo e per tanti altri motivi, noi riteniamo che il problema non potrà mai essere risolto in modo radicale fino a quando sarà vivo ed operante in Valle d'Aosta il Casinò.
Quindi la soluzione definitiva di questi problemi, un risanamento reale della Valle d'Aosta, passa attraverso necessariamente la chiusura del Casinò di Saint-Vincent. Noi questa chiusura l'avevamo già proposta nel 1979, con una mozione presentata in Consiglio, ma l'intero Consiglio regionale disse no. Oggi io voglio riproporre questo discorso e presenterò in questo senso, un ordine del giorno perché ancora più numerosi, ancora più fondati sono oggi i motivi che renderebbero saggia da parte nostra tale decisione.
Il Casinò oggi non è certo indispensabile per le finanze della Regione Valle d'Aosta, forse in passato aveva una incidenza maggiore. Oggi 40 miliardi su un bilancio di 500 miliardi, non rappresenta una entrata indispensabile. Le entrate del Casinò sono utili non tanto per le loro dimensioni, quanto per la regolarità con cui affluiscono nelle casse della Regione. Si può trovare una soluzione a questo problema.
La proposta che noi facciamo come Nuova Sinistra è una proposta che riteniamo praticabile, seria, saggia ed è questa: andiamo ad offrire allo Stato italiano la chiusura del Casinò, andiamo ad offrirla contrattandola. Evidentemente non in modo immediato, ma gradualmente nell'arco di un decennio, perché ci sono dei problemi occupazionali che devono essere tenuti presenti.
Andiamo ad offrire questa chiusura contrattando e chiedendo in cambio che ci siano delle contropartite ben precise: °, che le quote dei tributi erariali della Valle d'Aosta assegnati, siano inserite direttamente nello statuto speciale e che non possano essere manomesse da qualsiasi decreto governativo e da qualsiasi legge finanziaria; 2°, che queste quote siano percepite immediatamente dalla Regione Valle d'Aosta direttamente senza andare a Roma; 3°, chiediamo un contributo finanziario straordinario da parte dello Stato per mettere in piedi un piano regionale di intervento straordinario nella zona di Saint-Vincent - Châtillon per rilanciare l'economia della nostra zona, un'economia che non sia più legata al Casinò di Saint-Vincent.
Oggi noi abbiamo tutte le possibilità per arrivare a questo obiettivo e se non lo facciamo ci assumiamo una grave responsabilità non solo di fronte alla situazione attuale, ma di fronte anche alle prossime generazioni perché consegnammo loro una realtà, una presenza inquinante e fonte di corruzione gravissima per la Valle d'Aosta.
Quindi, sulla base di queste considerazioni, io presento due ordini del giorno distinti, perché si tratta di procedere in modo immediato rispetto ad una problematica e di procedere con tempi più graduati rispetto all'altra.
Il primo ordine del giorno riguarda l'intervento immediato da assumere ed è il seguente:
Constatato che i recenti arresti di amministratori ed impiegati della SITAV, nonché dell'ex Presidente della FINAOSTA, hanno messo in luce una situazione di grave irregolarità nella gestione della Casa da Gioco di Saint-Vincent;
Ricordato che già in passato, ed in particolare dopo la introduzione dei giochi americani, erano emerse forti preoccupazioni sulla conduzione del Casinò;
Ricordato altresì che il Presidente della Giunta regionale si è sempre opposto alle proposte, provenienti dai diversi gruppi consiliari, di fare chiarezza sulla situazione sempre più confusa ed incontrollabile che si stava profilando al Casinò;
Evidenziato che nè il Presidente della Giunta, nè il Commissario regionale hanno esercitato i necessari e dovuti controlli e che essi sono quindi corresponsabili, quanto meno sul, piano politico, delle degenerazioni e delle illegalità su cui sta ora indagando la Magistratura;
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
INVITA
il Presidente della Giunta regionale a rassegnare le proprie dimissioni;
DECIDE
di porre all'ordine del giorno del prossimo Consiglio la sostituzione del Commissario regionale presso la Casa da Gioco di Saint-Vincent;
DELIBERA
di istituire una Commissione regionale di inchiesta, composta da un rappresentante per ogni gruppo consiliare, incaricata di acquisire tutti gli elementi necessari per:
1) giungere alla decadenza o revisione delle convenzioni tra la Regione e la SITAV e fra la Regione, la SITAV e la SAISET;
2) appurare l'eventuale esistenza di responsabilità di persone a cui sono affidati compiti di controllo.
Tale Commissione dovrà presentare al Consiglio regionale entro 90 giorni, gli elementi acquisiti nel corso dell'inchiesta e le proposte che ne sono derivate.
Do lettura del secondo ordine del giorno.
Premesso che una società che vuole fondarsi sulla giustizia, il lavoro e l'uguaglianza non può accettare di trovare le sue basi finanziarie in proventi derivanti dal gioco di azzardo;
Rilevato che per l'autonomia istituzionale e culturale della comunità valdostana è indispensabile poter fare affidamento su entrate sicure e pulite prodotte dal lavoro della popolazione derivanti dall'utilizzazione di beni e risorse presenti nella Regione;
Evidenziato, quindi, che la presenza del Casinò di Saint-Vincent è inconciliabile con una concezione democratica e progressista dell'autonomia;
Sottolineato altresì che il Casinò di Saint-Vincent, come ampiamente dimostrato da numerose vicende, è fonte di grave inquinamento della società valdostana e della sua attività politica;
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
DELIBERA
di promuovere un'azione in grado di permettere la progressiva diminuzione dell'incidenza occupazionale e finanziaria del Casinò di Saint-Vincent, fino a giungere, nell'arco di un decennio, alla sua definitiva chiusura;
INCARICA
l'esecutivo regionale di avviare una trattativa con il Governo italiano al fine di ottenere un effettivo sostegno all'iniziativa per la chiusura del Casinò, tramite:
1) l'inserimento nello Statuto Speciale delle quote erariali spettanti alla Valle d'Aosta e la possibilità di percepire direttamente ed immediatamente tali quote;
2) un contributo finanziario speciale per un piano di intervento regionale nella zona di Saint-Vincent e Châtillon al fine di avviare uno sviluppo economico non più legato al Casinò.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Stévenin, ne ha facoltà.
STEVENIN - (U.V.): Monsieur le Président, Messieurs les Conseillers; il est tout à fait juste et compréhensible que les Partis de l'opposition fassent leur devoir et cherchent par tous les moyens à bouleverser la majorité: c'est la règle du jeu politique dans tous les Pays démocratiques.
On peut, par conséquent, comprendre que le Parti Communiste et d'autres Partis de l'opposition essayent de profiter des récents évènements du Casinò-blitz, arrestation de dirigeants, d'hommes politiques et d'autres personnes pour modifier le cadre politique.
A plus forte raison on peut comprendre les requêtes de l'opposition lorsqu'elles visent l'objectif de faire toute la lumière sur les illégalités qui se seraient produites au Casino de Saint-Vincent.
Nous-mêmes de l'Union Valdôtaine, nous-même de la majorité, nous voulons voir clair dans cette affaire, nous n'avons rien à cacher, nous soutenons que la Magistrature doit aller jusqu'au bout. Cancun sait que nous avons toujours combattu les différentes formes de "mafia" et dans le cas présent nous ne nous tirerons pas en arrière, au contraire: cela pourrait être l'occasion pour faire place nette.
En revanche, il est une chose que nous ne comprenons pas la demande de démission du Président Andrione. Il n'est pas vrai que nous cherchons à minimiser le problème, il s'agit tout simplement d'être réalistes.
En effet, jusqu'à présent, ni le Président ni aucun membre du Gouvernement, ni le Commissaire de la Région n'ont fait l'objet d'accusation pour illégalité. Le Président devrait-il alors se démettre pour ce que le Parti Communiste appelle "la grande gaffe di Andrione"? Lors de la séance du Conseil régional du 7 novembre, en réponse à l'opposition qui réclamait une Commission d'enquête au sujet du Casino, le Président Andrione avait textuellement déclaré: "In particolare sul fatto del riciclaggio di denaro proveniente da reati e poi rimesso in circolo, come credo tutti i Consiglieri sappiano, ogni settimana la Banca d'Italia deve obbligatoriamente avere il deposito di tutte le somme che sono state versate nelle varie banche della Regione. Salvo un caso che è stato anche pubblicato sul giornale perché l'individuo in questione è stato arrestato, non sono stati mai trovati dei pacchi di biglietti significativi; di tanto in tanto, nel circolante, si trovano dei biglietti che potrebbero finire in tasca a te o a me purtroppo, ma non sono mai state trovate delle mazzette significative di biglietti provenienti da attività del genere. Secondo controllo incrociato non risulta ai nostri controllori e ai commissari che esistono giocatori che cambiano somme grosse per poi andarsene via subito. Abbiamo dato disposizione nel senso di sorvegliare in modo particolare (questo anche alla Questura) eventuali giocatori che si presentassero in tale modo".
Aussi pour les manipulations qu'ont été faites par le discours du Président il faut préciser ce que le Président a dit au sujet de l'intervention du Ministre Scalfaro: "Il Ministro Scalfaro è personaggio particolarmente severo, noto per queste sue questioni. Infatti si è augurato che tutti i Casinò siano chiusi perché credo demonizzi un pochino il gioco. Se le informazioni che ho sono esatte, si riferiva in modo particolare al Casinò di Campione che, essendo in territorio Svizzero si presta a ben altri giochi che il riciclaggio in quanto i soldi possono trasformarsi in franchi svizzeri, cosa che è una delle attività più conosciute in questo Paese".
Peut-on appeler "gaffe" une déclaration faite sur la base des informations qu'on avait à ce moment-la? Il est vrai que, trois jours après, on disait avoir découvert qu'au Casino de Saint-Vincent circulait de l'argent provenant de quatre "Kidnapping", c'est-à-dire de quatre séquestrations. Mais ce fait a tout de même de l'incroyable. Qui aurait pensé, en effet, que ces choses-là pouvaient arriver chez-nous: Associations de malfaiteurs, "Mafia dei sequestri", crimes, recyclage d'argent, autant d'illégalité qu'on ne s'attendait sûrement pas a trouver en Vallée d'Aoste.
Tant de méfaits nous laissent perplexes, c'est pourquoi nous tenons à manifester en cette occasion notre pleine confiance à M. Andrione que nous considérons un homme intègre, foncièrement honnête.
Une chose est la responsabilité des gestionnaires, autre chose la responsabilité politique du Gouvernement. On a mis sur pied une campagne dénigratoire contre le Président du Gouvernement et nous répondons, par exemple, à l'"Espresso" n° 47 de cette semaine, et à ce qui vient de dire M. Riccarand, il y a quelques instants, qu'Andrione n'a jamais été, n'a pas été amnistié, mais il a été "assolto dal reato di corruzione a lui ascritto per non aver commesso il fatto".
Lorsque l'"Espresso" fait allusion "alla fiducia e simpatia per le attività della Casa da Gioco che il Presidente avrebbe sempre mostrato" il confond "confiance" et "sympathie" avec "intérêt de la Région", c'est-à-dire "intérêt de la Communauté Valdôtaine toute entière d'un point de vue économique". Nul n'ignore, en effet, ce qu'apporte à notre Vallée la présence du Casino; au de la des 40 et plus milliards de revenu annuel il ne faut pas oublier les quelques à peu près 800 places d'emploi qu'il offre et surtout les activités qui en découlent. Par ailleurs, la comparaison établie sur le journal "Le Travail" du Parti Communiste avec l'affaire Novelli n'a pas de sens. Novelli a démissionné tout simplement parce qu'il n'avait plus de majorité. Ce n'est pas notre cas aujourd'hui.
Cette campagne dénigratoire ne laisse prévoir rien de bon pour les jours à venir.
Nous refusons par conséquent toutes tentatives d'intoxication de l'opinion publique, nous refusons toutes tentatives qui essayent de détourner le sens du problème et débrouiller les rapports entre institutions, hommes politiques et Communauté.
Nous refusons toutes tentatives de personnalisation de l'affaire et partant de l'incrimination du Président; nous refusons toutes tentatives de division de la majorité; nous refusons toutes tentatives de division de l'Union Valdôtaine.
Le Président du Gouvernement a la pleine confiance des forces politiques qui composent la majorité actuelle. L'Union Valdôtaine et ses Conseillers re-confirment cette même confiance politique.
Nous déclarons donc que si les interventions de l'opposition visent à se servir des évènements pour "mettre la pagaille" et faire de la critique purement destructive et de dénigration nous nous opposons de toutes nos forces; si en revanche, l'objectif est celui d'éclaircir les événements de ces jours pour que la vérité triomphe, dans ce cas nous donnons notre pleine adhésion.
Il y a, en effet, indépendamment de l'enquête de la Magistrature soit toute une série d'énigmes à résoudre, soit des rapports entre régions et sociétés de gestion du Casino, qui méritent des éclaircissements, des approfondissements, des modifications.
A ces conditions nous donnons notre pleine disponibilité dans l'intérêt de la Communauté Valdôtaine.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Maquignaz, ne ha facoltà.
MAQUIGNAZ - (Féd. D.P. - U.V.P.): Noi valdostani, nei momenti di tristezza e di dolore preferiamo tacere. Questo è un momento triste per la nostra Valle e vorremmo potere tacere, ma abbiamo però il preciso dovere di parlare.
La vicenda del Casinò va al di sopra della nostra appartenenza particolare agli schieramenti opposti, e alle strategie; tocca la nostra coscienza individuale e come eletti dal popolo dobbiamo rendere conto di certe cose.
Sarebbe certo prematuro oggi, sputare sentenze sulla vicenda del Casinò e condannare qualcuno. Fino a quando non avremo delle sentenze definitive, fino a quando non saranno accertate quelle verità processuali di cui si parla, non possiamo dire niente di definitivo. C'è da rimpiangere soltanto che la giustizia italiana, come al solito, purtroppo, sia sempre lenta: dobbiamo aspettare i processi per degli anni. Però credo si possa già dire che ciò che è successo nei giorni scorsi sia molto grave.
Si è parlato di associazione a delinquere di stampo mafioso, anche se non sappiamo ancora su quale fondamento poggia l'accusa. Vorremmo tutti quanti che le cose si risolvessero per il meglio, ma ci sono stati degli arresti, perquisizioni, anche in uffici pubblici e altri provvedimenti giudiziari.
Da questo, un fiume di fango che sporca tutta la Valle d'Aosta.
Gia il solo sospetto getta un'ombra sulle istituzioni della nostra Regione. Ci rendiamo perfettamente conto tutti quanti che dopo i clamorosi arresti, la gente si chiedeva in continuità se ne avrebbero messi dentro degli altri. L'opinione pubblica ormai sospetta di tutti: nessuno di noi, per la gente comune, è al di sopra di ogni sospetto.
D'altra parte c'erano già stati chiari segni di un deterioramento degli antichi valori della nostra Valle e ne cito alcuni: la ricchezza facile, il disamore per l'ambiente che ci circonda, la violenta trasformazione della nostra Regione, infatti nell'ultimo trentennio siamo passati improvvisamente da una economia agricola, ad una economia industriale, e post-industriale di tipo turistico.
Forse, da parte nostra, non vi è stata troppa attenzione per certi sintomi che sono inequivocabili, primo fra tutti - e lo voglio ricordare con chiarezza - l'attentato al Pretore Selis. Dobbiamo dire chiaro che l'attentato al Pretore Selis non è stato un attentato a scopo intimidatorio, ma un attentato con chiaro scopo omicida. Chi ha messo la bomba sotto la macchina del Pretore, lo voleva uccidere. Di queste cose dobbiamo rendercene conto in Valle d'Aosta.
Ma questo non basta, ci sono state le bombe misteriose scoppiate qua e là. In passato i giornali hanno parlato già del clima di corruzione che aleggia intorno al Casinò. Il blitz della notte scorsa, della notte di San Martino ci ha trovati impreparati, sbigottiti, nessuno si è reso conto di niente, ed è stata pronunciata la parola "mafia". Dobbiamo essere molto chiari e dire che queste cose non fanno parte del nostro modo di vivere, di essere in Valle d'Aosta, queste cose non fanno parte del patrimonio culturale e storico della comunità valdostana.
In attesa degli sviluppi giudiziari del caso ritengo che sulla vicenda del Casinò possano essere fatte però alcune considerazioni: il Consigliere Riccarand questa mattina ha chiaramente detto che lui è per una soluzione drastica, cioè la chiusura della Casa da Gioco.
Esiste però, all'opposto, un'altra tendenza preoccupante che è quella dei dirigenti della Casa da Gioco: loro vogliono una espansione illimitata, quasi che la Valle d'Aosta debba diventare una enorme bisca clandestina. In quest'ottica la Magistratura ritiene che la Mafia sia penetrata come una piovra nel Casinò.
C'è da chiedersi: se non ci fosse stato questo brusco risveglio, se avessimo continuato a fare sonni tranquilli, non avremmo rischiato di non essere più padroni di noi stessi? Non avremmo rischiato un domani di non essere più protagonisti del nostro destino? Certamente noi non siamo degli ingenui, esperienze passate ci istruiscono, per cui ci rendiamo conto perfettamente che una Casa da Gioco favorisce attività poco lecite e la corruzione.
Il Casinò però, rappresenta anche un aspetto positivo perché un certo pubblico, tutti sappiamo, è attratto dai tavoli verdi.
All'estero, il Casinò spesso è il completamento delle attrezzature di importanti stazioni turistiche, senza che gli immancabili inconvenienti siano troppo gravi.
A Saint-Vincent poi c'è il ceto culturale, sono state create attività meritevoli, tipo il Premio di Saint-Vincent, primo fra tutti quello di medicina. Ricordo inoltre il recente convegno sull'economia. Credo che Federico Chabod, con il suo famoso decreto che diede vita al Casinò, abbia inteso creare, in questa ottica, una attrattiva supplementare per Saint-Vincent e nel contempo abbia voluto dare alla Regione una fonte di reddito con una concreta autonomia finanziaria.
Non aveva certo in animo di gettare le basi per una enorme bisca legalizzata, come si è voluto fare negli ultimi tempi attirando nuova clientela con i giochi americani, con le slot machines, con la fay roulette. Io sono convinto che le case da gioco debbano essere destinate alla ricca clientela che spende soldi; a mio avviso, da considerarsi luoghi di élite. Farvi confluire nuove masse di giocatori significa fare arrivare a Saint-Vincent quella gente che può fare infiltrare la delinquenza comune e organizzata. Certamente i giochi americani hanno portato nuovi introiti alla Casa da gioco e alla Regione, ma io mi chiedo quali costi umani e sociali noi dobbiamo pagare per incassare qualche miliardo in più.
Quindi, a questo punto, cosa si deve fare? Si deve chiudere la Casa da Gioco o si deve puntare ad una politica di espansione dei giochi? Io credo che ci sia un'altra soluzione e cioè quella di ridimensionare il ruolo della Casa da Gioco. Dobbiamo avere una casa da gioco di élite, di prestigio che sia facilmente controllabile dal potere regionale.
Il primo pericolo di un Casinò ingigantito è che esso sfugga al controllo regionale; se provata, l'infiltrazione di stampo mafioso sarebbe la prima conseguenza nefasta di una espansione incontrollata della Casa da Gioco di Saint-Vincent.
Allora a questo punto non bastano più le campagne moralizzatrici, non bastano più le Commissioni speciali. Noi stiamo qui a discutere se fare una Commissione speciale, se fare una Commissione di inchiesta! Questo non basta, non è sufficiente! La Mafia, come tutti sanno, è qualcosa di impalpabile, ti rendi conto della sua presenza quando ormai è troppo tardi. In questo momento di incertezza in cui niente appare più sicuro, si è perduto molto tempo a discutere, ricordo la discussione in Consiglio sulla liceità del tiro al piccione, ma ci siamo dimenticati di pensare al vasto giro di scommesse che ruota intorno a ciò.
Saint-Vincent è rientrata, come è stato detto pomposamente nel grande giro della boxe mondiale e sono nate dispute accademiche sulla moralità dello sport del pugilato. Forse dovevamo anche tenere conto del fatto che l'ambiente della boxe è un terreno fertile per le prestazioni mafiose e che intorno agli incontri di pugilato c'è il mondo delle scommesse il quale, come sappiamo, normalmente viene controllato dalle organizzazioni di tipo mafioso.
Il comunicato della Giunta regionale della settimana scorsa, sottolineava che il personale addetto al controllo del Casinò non risulta implicato in vicende giudiziarie. Io certamente non intendo metterlo in dubbio, però c'è da chiedersi cosa abbiano fatto per controllare che tutto fosse regolare. Non è mai pervenuta al Consiglio regionale nessuna preoccupazione, nessuna segnalazione da parte loro che qualcosa non funzionasse all'interno della Casa da Gioco. Io non voglio fare dei rimproveri alle persone che hanno il ruolo di controllo nell'ambito della Casa da Gioco, non possiamo dire assolutamente niente perché non abbiamo alcun elemento per far loro dei rimproveri, anzi io credo che gli strumenti che queste persone hanno a disposizione siano insufficienti.
Io ho guardato il regolamento un attimo, ma credo che dia dei poteri limitati a questi controllori. In sostanza essi devono controllare che le modalità esecutive delle convenzioni fra la Regione e la Casa da Gioco vengano attuate regolarmente. Secondo me, questa Commissione, se verrà costituita, dovrà anche rivedere un po' questi poteri dei Commissari affinché abbiano gli strumenti per controllare tutto quanto avviene all'interno della Casa da Gioco.
C'è un secondo aspetto, non meno attuale, della vicenda sul quale vorrei attirare l'attenzione oggi del Consiglio. Per quanto si sa esula dal campo delle indagini in corso ed è quello di uguali rapporti fra la Regione ed il Casinò. A suo tempo ero già molto preoccupato per l'americanizzazione dei giochi, per la sua espansione smisurata, per il tentativo di volere a tutti i costi emulare Las Vegas. Quella mia diffidenza aveva avanzato una serie di dubbi, però avevo ricevuto assicurazione generica e mi spiace che anche oggi il Presidente della Giunta non sia presente e che non possa ascoltare queste cose, perché sono molto importanti.
Alla luce delle recenti, clamorose vicende, ho rimeditato tante cose e mi sono reso conto che alcune di queste vanno chiarite fino in fondo. Vorrei che i colleghi e la Giunta si rendessero conto che avrei preferito dire che mi ero sbagliato, purtroppo invece devo dire che lo avevo detto.
Infatti queste cose le dissi un anno fa e non adesso.
Vorrei citare una parte del mio intervento di allora quando dicevo che innanzitutto mancano dei dati che permettano di dare un giudizio sereno sulla SAISET, società, a nostro avviso, fantomatica, di cui non si conosce la composizione societaria, la sua organizzazione e la sua preparazione tecnica.
I miei dubbi di allora adesso si sono ingigantiti; non chiedo più al Presidente della Giunta "cosa c'è dietro l'angolo", io desidero oggi, sapere chi c'è dietro la SAISET. Circolano i nomi più strani, le ipotesi più infamanti. Io mi rifiuto di ricevere delle provocazioni e delle insinuazioni però mi sembra che si debba assolutamente sapere chi manovra la SAISET, la SITAV e le-altre società collegate, come per esempio la GECA che gestisce la casa dei gettoni nell'ambito della SAISET. Vorrei sapere se il Prof. Masi rappresentava la SITAV, la SAISET o tutte e due le società. Vorrei sapere se l'amministratore della SITAV era anche azionista della SAISET.
Ecco alcune cose che vanno chiarite, anche perché la SITAV, per via della convenzione, deve controllare la SAISET e se sono gli stessi personaggi che tirano i fili da ambo le parti, ci troveremmo davanti un caso nel quale i controllori sono contemporaneamente i controllati.
Inoltre c'è tutto un gioco di spese caricate da una società all'altra; Mafrica ha detto della questione dei gettoni che vengono venduti alla Fai roulette e che possono essere usati da una parte e dall'altra. Quindi spese, che tutto sommato, vengono caricate sempre alla Regione. Sono sempre stato personalmente convinto che la SITAV avrebbe potuto gestire in prima persona i giochi americani, con conseguente applicazione della percentuale sugli introiti con essa concordata, cioè dal 70 al 78%.
Tutti i dubbi sulla poca chiarezza dei rapporti fra la SITAV e la SAISET e fra queste due società e la Regione hanno trovato una conferma nella notizia citata anche dal Consigliere Mafrica questa mattina e poi riportata dai giornali, secondo la quale il Prof. Masi avrebbe assunto o era in procinto di far-Io, la Presidenza di una holding raggruppante SITAV e SAISET. Non credo sia questo il momento di lanciare delle accuse, perché forse sarebbe troppo facile e l'indagine giudiziaria è ancora in corso. Vorrei però essere tranquillizzato su un preciso dubbio che mi assilla: se la SAISET deve versare il 43% degli introiti e la SITAV il 78%, e se le persone che manovrano le due società sono le stesse, come può la Regione garantirsi che nella distribuzione degli introiti e della clientela, una società non favorisca l'altra a solo scapito della Regione che, nell'eventuale gioco dei bussolotti ci rimetterebbe la differenza e cioè il 27,2%?
Per concludere credo che su questo argomento si debba meditare e credo che su queste cose la costituenda Commissione dovrà far luce e chiarezza.
Certamente noi non possiamo sostituir ci alla giustizia e indagare per conto nostro su eventuali fatti delittuosi; però dobbiamo fare chiarezza e dobbiamo andare fino in fondo, anche perché rimane pur sempre un grave e inquietante interrogativo e cioè: a Saint-Vincent dove è stato accertato che i piccioni hanno le code mozze, siamo proprio tranquilli che non sono subentrati quelli che di mozze hanno soltanto le canne dei fucili?
PRESIDENTE: Signori Consiglieri, sono iscritti a parlare il Consigliere Aloisi, il Consigliere Pedrini, il Consigliere Fosso, il Consigliere Torrione ed il Consigliere Baldassarre.
La parola al Consigliere Aloisi, ne ha facoltà.
ALOISI - (M.S.I.): L'inchiesta sul Casinò di Saint-Vincent si è configurata come un caso di dimensioni nazionali, un vero e proprio capitolo della storia della Valle.
Dagli sviluppi dell'inchiesta emerge la ragnatela dei rapporti e degli intrecci tra la lunga mano della mafia e le case da gioco, una ragnatela che si fa sempre più fitta. La mafia aveva messo le mani sui Casinò da molto tempo, il blitz notturno con arresti, fermi, perquisizioni ha colto di sorpresa tutti, in modo particolare l'Amministrazione regionale.
Dalle indagini in corso sembra ormai accertato che centinaia di milioni siano transitati dalle casse del Casinò di Saint-Vincent, trasformato in una centrale finanziaria che, a detta degli impiegati, comprava il denaro dalla malavita e lo reinvestiva in altre attività o forse lo regalava ad alti e potenti protettori politici.
Proprio su questo punto si accavallano gli interrogativi più inquietanti: chi sapeva ed è stato al gioco? Chi non ha esercitato i controlli necessari? C'è in tutta questa storia, puzza di tangenti e di reati per omissione. Moltissime banconote sequestrate nel Casinò di Saint-Vincent provengono da riscatti di sequestri di persona. Si parla di biglietti da 50.000 e da 100.000 lire dei rapimenti Gattai, Alessio, Crosetto e Giordano. Miliardi di denaro sporco e, come nel caso di Lorenzo Crosetto, trovato ucciso vicino ad Asti, sporco anche di sangue.
Si sta scoprendo ora che il Casinò della Valle è servito da cassa di compensazione per il traffico internazionale della droga, delle armi e per tutte le attività lecite ed illecite della mafia. In Valle d'Aosta, guarda caso, nessuno dei nostri amministratori regionali, si era accorto dell'evoluzione in senso negativo del nostro Casinò di Saint-Vincent, unica eccezione il Pretore Giovanni Selis che nel novembre del 1981 decise di sequestrare le slot machines della Casa da Gioco.
Vediamo in sintesi, anche se ormai la vicenda è a conoscenza di tutti, la vita travagliata di questo Casino de la Vallée.
Iniziò l'attività il 17 maggio del 1947, sul decreto dell'allora Presidente della Regione Federico Chabod e fu affidata ad una società privata, l'attuale SITAV, condotta da tre finanzieri piemontesi: Bilia, Rivella e Zorli di Bagnacavallo. L'atto di rinnovo del contratto tra la SITAV e la Regione nel '57, nel '65 e nel '77 fu sempre travagliato e discusso. Per via di bustarelle ci furono procedimenti penali, due ex Consiglieri democristiani furono inquisiti e condannati per il rinnovo della convenzione nel '65. Da questa condanna nacque la famosa crisi alla Regione culminata nel '66, detta la famosa crisi del "fil di ferro", dove fu messa in minoranza la Giunta di allora, Union Valdôtaine, Partito Comunista e Partito Socialista. Poco tempo dopo, con l'accusa di corruzione per avere preso fondi neri dal Casinò, furono coinvolte, chi più chi meno, tutte le forze politiche presenti in questa assemblea, unica e sola eccezione il rappresentante del M.S.I..
Ecco la travagliata storia di questo centro di potere occulto, di questo centro di potere economico che è il Casinò di Saint-Vincent.
La Regione, Signor Presidente, colleghi Consiglieri, trae dal Casinò di Saint-Vincent proventi per 40-50 miliardi l'anno; potrebbe incamerarne molti di più se non ci fosse una convenzione capestro, con una fantomatica società, la SAISET, autorizzata nel 1981 a gestire i cosiddetti giochi americani. Ho detto fantomatica perché di questa società non si sa nulla, si conosce soltanto il nome dell'amministratore unico, un certo Dott. Luigi Vegezzi di Saronno, e nient'altro. Una domanda è sulla bocca di tutti: chi sono gli azionisti di questa società? E' voce corrente, leggendo i vari organi di informazione che vi sia cointeressato l'ex Assessore regionale alle Finanze, il democristiano Sergio Ramera; e pare che abbiano a che farci anche i responsabili del Casinò di Saint-Vincent Chamonal e Giovannini.
Nella ridda di voci che corrono incontrollate, sono saltati fuori anche nomi politici valdostani presenti in questa società, probabilmente attraverso dei prestanome, uomini, Signor Presidente, colleghi Consiglieri, personaggi ai massimi vertici della nostra Regione. Mi astengo da riferire i nomi per correttezza e anche perché non sono in grado di controllare la veridicità di quanto si scrive e si racconta.
Sta a noi indagare e scoprire eventuali implicazioni; è per questo Signor Presidente, che le forze politiche qui presenti devono operare con onestà e serietà, debbono fugare ogni dubbio di complicità e coinvolgimento delle istituzioni regionali, in questo intreccio politico e mafioso.
Fuori i nomi, vogliamo sapere chi si nasconde dietro la fantomatica società che gestisce i giochi americani. L'opinione pubblica, il popolo valdostano umiliato e disgustato da questo colossale intreccio, chiede di conoscere la verità.
Vogliamo inoltre sapere, Signor Presidente, come mai la Regione ha firmato un contratto con la società SAISET molto meno vantaggioso di quello con la SITAV. La SAISET, come precedentemente coloro che hanno parlato prima di me hanno accennato, versa nelle casse regionali solo il 43% delle entrate mentre la SITAV ne versa il 78%. Perché il contratto con la SAISET è stato concepito a tutto svantaggio della Regione? Fu forse incapacità della Giunta, in particolare del Presidente della Giunta Andrione e degli allora Assessori Ramera e Pollicini a pretendere di più? 0 forse, come si dice, ci sono interessi personali di esponenti politici in tutta la faccenda?
Un'altra contraddizione contenuta nella convenzione stipulata per i giochi americani è che il controllo della SAISET è affidato alla SITAV; vi sono forti sospetti che in fatto di azionisti, queste due società siano, in realtà, due vasi comunicanti. Al Casinò di Saint-Vincent si svolgevano tutti i traffici illeciti tra cui il riciclaggio di denaro sporco che l'inchiesta della Magistratura di Torino sta portando alla luce.
Come avveniva questo riciclaggio di denaro sporco?
E' una delle domande centrali in questa vicenda e che è di difficile comprensione. Gli usurai, i cosiddetti prestasoldi, come mai erano diventati di casa all'interno del Casinò di SaintVicent? Non è forse un azzardo l'attività di prestasoldi, quindi un illecito, perché vengono date grosse cifre a delle persone che non sempre sono in grado di restituirle? Si sussurra che alcuni prestasoldi siano legati a grandi boss economici e politici della nostra Valle. Quali sono le responsabilità di coloro che dovevano vigilare sulla Casa da Gioco?
Perché un certo...omissis..., noto usuraio, del Casinò di Saint-Vincent era abilitato ad entrare nell'ufficio fidi della Casa da Gioco?
In tutta questa faccenda aleggia un grande interrogativo: il Commissario regionale era o no a conoscenza di tutto ciò?
Forse anche lui non vedeva, non sentiva, e tanto meno parlava?
Allora a questo unto una domanda è d'obbligo Signor Presidente, che cosa ci stava a fare il Commissario regionale? Solamente per ritirare lo stipendio a fine mese? E che stipendio! Con in più una percentuale dello 0,5 per mille sulle entrate del Casinò.
Vediamo un po' chi sono questi responsabili dei servizi di controllo regionale della Casa da Gioco. Il Commissario regionale è un certo Eraldo Manganone, ex Assessore democristiano, i Vice Commissari sono Carlo Ferina, Assessore comunale di Aosta, rappresentante dell'Union Valdôtaine, Edoardo Bich, Sindaco socialista di Aosta, attualmente in aspettativa ed un certo Colombi Vincenzo iscritto al Partito Comunista Italiano.
Come possiamo notare anche in questo caso, la lottizzazione partitica, come avviene ormai dappertutto a livello nazionale, ha avuto il sopravvento sulla professionalità e sulla competenza. Una cosa però, Signor Presidente, mi ha sorpreso e stupito: come mai il Commissario Ferina, rappresentante del suo Partito, è stato assunto dal Casinò mediante concorso pubblico, mentre il Sindaco Bich, socialista, il Colombi Vincenzo comunista, sono stati assunti senza concorso e mediante una legge speciale della Regione? Eventualmente, se mi sbaglio, correggetemi.
Mentre il Commissario Manganone afferma che lui non può entrare negli uffici della SITAV come mai invece questo Signor Colombi Vincenzo sembra che abbia libero accesso a tutti gli uffici?
Vediamo ora quali sono le responsabilità e le competenze dei Commissari regionali e della Regione sulla gestione appaltata della Casa da Gioco. Le norme regolamentari sull'ordinamento dei servizi di controllo regionale - qualcuno che mi ha preceduto forse li ha accennati - al cap. 1 dicono: "La Regione Autonoma della Valle d'Aosta provvede, mediante proprio personale, ad esercitare i servizi di controllo regionale sulla gestione appaltata della Casa da Gioco di Saint-Vincent. I servizi di controllo regionale sono espletati mediante ogni forma di vigilanza e di controllo sul modo con cui la società concessionaria provvede alla gestione dei giochi e della Casa da Gioco, sia dal lato finanziario che da quello morale".
Ed ora guardiamo la responsabilità del Commissario regionale. Il Commissario regionale, dice questo accordo, è responsabile del regolare andamento della gestione della Casa da Gioco da parte della società concessionaria.
Circa la gestione della Casa da Gioco ha le seguenti attribuzioni e mansioni:
1) dispone, organizza e dirige ogni possibile controllo, tanto sulle sale da gioco quanto sul segretariato e su tutti gli altri servizi complementari. (Quindi mi rivolgo al Consigliere Maquignaz che prima ha fatto un'osservazione circa i responsabili regionali i quali non hanno la posizione giuridica per intervenire e per poter controllare, mentre invece il regolamento lo prevede). Riferire all'amministrazione regionale, tramite l'Assessore al Turismo, dal quale dipende direttamente, sulle questioni di particolare interesse, ne prende ordini ed istruzioni.
2) predispone gli elementi di valutazione necessari allo studio e agli sviluppi delle pratiche da sottoporre alle superiori decisioni.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi risulta altresì che viene concessa una indennità "conteggio biglietti" ai controllori regionali, non prevista da alcuna convenzione e tanto meno avallata da una delibera di Giunta. Sono forse fondi neri questi?
Signor Presidente, chiedo scusa se mi sono forse dilungato un po' troppo, ma la gravità dell'argomento e la necessità di fare chiarezza mi hanno spinto ad approfondire questo drammatico quadro che ci coinvolge tutti, se non altro, moralmente ed in modo particolare lei, Signor Presidente, nella sua qualità di maggiore rappresentante di questo governo regionale. Per questo la invito ad un gesto chiarificatore dissociando la sua personale responsabilità da quella di chi può avere abusato della sua fiducia.
E' necessario far piena luce sugli illeciti cresciuti all'interno del Casinò, sui prestasoldi, sul riciclaggio del denaro sporco, sugli appalti, sui fondi neri, sui legami tra il Casinò ed alcuni partiti politici, sulle assunzioni clientelari al Casinò.
Le chiedo ufficialmente, Signor Presidente, a nome del Movimento Sociale Italiano che mi onoro di rappresentare, le sue dimissioni da Presidente della Giunta quale atto chiarificatore e per dimostrare, con questo nobile gesto, la più completa estraneità a tutta la vicenda da parte dell'intera Giunta.
Chiedo la revoca immediata del Commissario regionale presso il Casinò, Eraldo Manganone, per assoluta incapacità o, in attesa dei risultati dell'indagine della Magistratura, per complicità, perché non sono stati esercitati i servizi di controllo regionali sulla gestione appaltata dalla Casa da Gioco di Saint-Vincent.
Chiedo infine la sostituzione definitiva del democristiano Sergio Ramera quale Presidente della finanziaria regionale.
Invito tutte le forze politiche qui presenti ad associarsi nella richiesta della nomina di una Commissione di inchiesta, con il compito di collaborare con la Magistratura per accertare la verità, individuando chiaramente i nomi e le responsabilità e soprattutto assumere misure di pulizia e di controllo, onde evitare una eventuale chiusura del nostro Casinò, che è voce importante per l'occupazione e per l'economia della nostra Valle, per ridare dignità e serenità al popolo valdostano che, certamente, non merita di essere coinvolto e soprattutto perché l'opinione pubblica vuole giustizia.
Si da atto che alle ore 11.30 presiede il Vice Presidente De Grandis.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Pedrini, ne ha facoltà.
PEDRINI - (P.L.I.): Signor Presidente, colleghi del Consiglio regionale; voglio subito sgombrare il campo, all'inizio di questa mia non lunga relazione, da un fatto, anche se non voglio entrare in polemica (nè penso oggi sia giorno di polemica) ma di enorme meditazione, con il collega Riccarand e con il suo Partito, che non da oggi, ma da tempo (5, 6, 7 anni) continua e non soltanto in quest'aula ma anche fuori, sulle piazze (ad una riunione a Saint-Vincent non c'era lui ma un suo rappresentante) a parlare dei "fondi neri" del Casinò di Saint-Vincent, temporibus illis. Io desidero fare una sola affermazione, che feci allora a chi di dovere, a Bologna, che ripeto oggi: quando vi fu l'episodio Gheis-Torrione, il sottoscritto fu il primo - ricordo che in quel periodo ero fuori Valle, mi telefonarono per mandare immediatamente un telegramma alla Procura di Milano, perché era da lì che era partita la denuncia, con il quale si metteva completamente a disposizione, non solo per i fatti Gheis-Torrione, ma per tutto quello che si andava vociferando. Passarono molti mesi prima che venisse alla luce tutto quello che venne: probabilmente fu proprio quel telegramma a mettere anche il sottoscritto, come P.L.I., perché faceva comodo, insieme a tutte le altre forze politiche, meno il M.S.I. perché non so se era rappresentato allora in Consiglio ..... va bene, c'era Parisi!
Fatta dunque questa affermazione, per cui posso dire tranquillamente che il sottoscritto ha la coscienza perfettamente a posto e tranquilla sotto qualsiasi profilo, vorrei che qualche altro cominciasse a lavorare come faccio io, dalle 6.15 del mattino fino a mezzanotte, per tirare avanti la barca. Queste sono cose che probabilmente non interessano all'amico Riccarand, ma che tengo a dire perché gli amici che mi conoscono sanno che è così. Ripeto che dormo sonni tranquilli, nella pulizia più assoluta, qualsiasi cosa si dica in quest'aula e fuori, guardando negli occhi chiunque, senza mai abbassarli perché ho la presunzione (io che sono contro le presunzioni) che su questi argomenti non ho da ricevere nè parole, nè illazioni da chicchessia.
Questo lo dico non tanto per Riccarand e per il suo Partito, ma forse per qualcun altro e più che altro per me stesso, come una riconferma di quello che io penso di essere, specie sotto il profilo morale.
Ma veniamo subito a quella che, invece, è la questione di oggi. Faccio una premessa: insieme all'Assessore Chabod sono forse il più vecchio, non di età, ma di Consiglio regionale, perché entro nel 210 anno consecutivo, e per dieci anni ho appoggiato il Presidente Andrione, sia con una finta maggioranza, sia con una maggioranza più o meno richiesta per il bilancio, perché ho sempre avuto molta fiducia nell'uomo, più che nel Presidente. Quello che mi addolora è che dopo 10 anni debbo constatare che la sua risposta alla mozione comunista sul Casinò dell'ultima riunione, (a me era sfuggito) non conteneva notizie esatte sul blitz, il primo fatto dalla Guardia di Finanza, nel maggio scorso. Non fu un blitz di 5 minuti, perché si fermarono per lunghe ore, furono fotografati i documenti e mi risulta che uscirono dal Casinò di Saint-Vincent con alcune valigie piene di documenti.
Mi sarebbe estremamente piaciuto che il Presidente, nella sua risposta, che poteva anche essere valida, non abbia detto tutta la verità. Io capisco che il capo è lui, però ad un dato punto un minimo di dignità personale ai Consiglieri che sono seduti in quest'aula, egli la deve riconoscere.
Così, come rimango stupito quando sugli atti parlamentari (Giunta e Commissioni) a pag. 12 del verbale dell'8 novembre '83, io leggo, a proposito dei 7/10 di riparto alla Valle d'Aosta, che il Ministro Goria, rispondendo ad un quesito posto dal relatore Carollo, chiarisce che ogni decimo dei trasferimenti alla Valle significa in termini finanziari 35 miliardi (la norma in esame, pertanto, propone una riduzione dei trasferimenti di 70 miliardi); ricorda che alle sedute in cui il Consiglio dei Ministri deliberò in materia, il Presidente della Giunta della Valle d'Aosta, che era presente, espresse il suo consenso in ordine alla riduzione. Alla fine il Ministro Goria dice: se questo articolo fosse stralciato così, come poi fu stralciato, bisognerebbe immediatamente reperire 70 miliardi che verrebbero a mancare. Mi sarebbe piaciuto che il Presidente della Giunta avesse detto pubblicamente tutto questo e non soltanto in sede di Consiglio dei Ministri, perché io debbo ricordare al Presidente della Giunta e all'Union Valdôtaine che quando si trattò di parlare dei decimi della Valle d'Aosta due soli furono i Partiti che presero decisamente posizione contro i 7/10: il P.C.I. e il P.L.I.. Ci fu una riunione nel salone con la presenza di tutte le forze politiche valdostane, per cui non si può dire: "io non c'ero". Per fortuna fu un errore che cercammo di riparare tutti insieme, con la conclusione che ci furono concessi, tramite le Commissioni di cui facevano parte i nostri deputati dei vari partiti, i 9/10.
A questo punto credo che l'acquiescenza dimostrata dal Presidente della Giunta nell'accettare la riduzione del riparto da 9 a 7 decimi, si riproponga anche sulla questione industriale valdostana; il nostro Presidente va in giro a chiedere soldi per mantenere in piedi determinate società, dimenticando probabilmente, che c'era un'altra possibilità - l'Assessore Pollicini può dimostrarlo - partendo a tempo e non mettendo i bastoni fra le ruote ad una Commissione che finalmente era riuscita a farsi ricevere al Ministero dell'Industria e Commercio.
Si ha l'impressione che ci sia troppa acquiescenza, troppa disponibilità a transare le cose pur di stare tranquilli, troppa disponibilità ad accettare le proposte altrui, non so se in memoria dei vecchi tempi di studio e quindi di amicizia o per altri motivi che indubbiamente mi sfuggono.
Si sa solo un fatto: alcuni giorni fa abbiamo saputo che i forni dell'ILSSA-VIOLA erano gia stati asportati qua- si del tutto, nel più assoluto silenzio, da imprese forestiere, senza che, naturalmente il Presidente della Giunta fosse avvisato, come, mi risulta, non fu avvisato del blitz della Finanza al Casinò di Saint-Vincent. Questo è un altro motivo per cui mi dolgo, perché il Presidente della Giunta, non l'Avv. Andrione, come persona, ma il Presidente della Giunta rappresenta, nella sua qualità di Prefetto, la massima autorità di questa Regione e come tale doveva essere informato almeno qualche ora prima, per correttezza ed educazione verso una persona che ricopre tale carica. Questo, ripeto, mi spiace.
Andiamo oltre e parliamo della Casa da Gioco. Vorrei aggiungere qualcosa a quello che ha detto il collega Aloisi e riprendere il discorso al punto in cui parla del conteggio dei soldi. Risulterebbe - vorrei che il Presidente, nella sua bontà infinita, ce lo dicesse nella sua risposta finale - che il conteggio dei soldi alla chiusura dei tavoli venga fatto dagli ispettori della Valle, quindi da nostri impiegati (così almeno dovrebbe essere, perché io non sono mai andato a vedere). Io non so come avviene in pratica, ma ritengo che un ispettore dovrebbe controllare l'operato di altri, non dovrebbe essere lui a contare materialmente i soldi. Non so se nel contratto è previsto l'obbligo, per gli ispettori, di contare personalmente i soldi, ma risulterebbe che questo lavoro è pagato come straordinario e l'importo di questo straordinario verrebbe prelevato direttamente dalle mazzette contate. Questo significa evidentemente un danno per la Regione, perché se ciò avviene, vengono sottratti dei soldi alla Regione. E' giusto che chi fa gli straordinari sia pagato, però lo straordinario deve essere messo a borderò, senza detrarre il danaro dalle mazzette che si contano, calcolando poi la percentuale del Casinò e della Regione su quello che rimane. Mi pare che questo non sia assolutamente corretto.
Vorrei fare inoltre un piccolo accenno a quelli che sono stati i viaggi dei nostri amministratori a Las Vegas. In un primo tempo avevo chiesto anch'io di partecipare, ma, per fortuna, non ci sono andato. Sarei andato più che altro per curiosità, perché, temporibus illis, nei miei anni giovanili avevo avuto l'ambizione, lo ammetto, amico Riccarand, pur militando in un Partito piccolo come quello liberale, di poter ricoprire la carica di Assessore al Turismo; era una mia aspirazione, era una cosa che mi sarebbe piaciuto fare, che sentivo, e per la quale mi ero profondamente preparato. Avevo girato mezzo mondo: sono andato a visitare i Casinò di Macao e di altre città di tutto il mondo per farmi una cultura su ciò che avveniva in quelle case da gioco.
Questi viaggi a Las Vegas, probabilmente, hanno segnato una svolta. Sarei andato volentieri ma non è stato possibile. Altri sono andati, non so bene chi, poi, abbia pagato le spese o meno, non mi interessa, sono cose che non mi riguardano, ma faccio notare che avevo detto che sarei andato con i miei soldi. Avevo dichiarato di pagarmi il viaggio perché mi interessava andare, perché ritenevo che, unito alla comitiva dei grandi, avrei potuto imparare qualche cosa. Dicevo, forse questi viaggi hanno segnato l'inizio di quello di cui si parla oggi: degli incontri di boxe, ecc. Voi sapete certamente che oggi a Las Vegas vengono svolti i più grossi combattimenti di boxe del mondo, e quindi, probabilmente, da lì partì l'idea di portare in Valle d'Aosta non soltanto le slot machines, che io approvo, fra parentesi, e vi dirò anche il perché. Ciò che non approvo è la divisione tra società, non il gioco perché, da che mondo è mondo, esso è sempre esistito. Ecco perché dico che forse i viaggi a Las Vegas furono l'inizio di una mentalità diversa.
Il Consigliere Riccarand (o forse era Mafrica) hanno detto che il Casinò di Venezia è stato il meno toccato da queste vicende perché gestito dalla pubblica amministrazione ed hanno proposto che anche la Regione Valle d'Aosta dovrebbe assumere in proprio la gestione del Casinò di Saint-Vincent.
Io sono contrario a questa impostazione, e posso documentare la mia posizione, in primo luogo perché ovunque c'è una conduzione pubblica, dello Stato o della Regione (non parliamo dell'IRI e via dicendo) il profitto viene trascurato sotto ogni profilo, con il risultato di pervenire a deficit paurosi. In secondo luogo, il Casinò di Sanremo ha fatto questa prova, ha voluto mettere i politici in posti direttivi e si è sostituito alle società dotate di grossi capitali ed in grado di gestire in proprio i Casinò. Cosa è successo? Guarda caso, la Magistratura ha dovuto interessarsi dei Sindaci e degli Assessori, dei Consiglieri, dei direttori del servizio del Casinò con il risultato che lo Stato alla fine si convinse che era meglio ritornare a privatizzare il tutto. Io non faccio il difensore di ufficio di nessuno, ma quando si parla del Commissario Manganone, e si dice che Manganone fu chiacchierato come Assessore, ed io sfido chiunque di voi in quest'aula a dimostrare che non sia chiacchierato, la cosa mi dispiace. Mi diceva l'altro giorno Tonino ... non svelo un altarino amico mio, tu sai la simpatia che nutro nei tuoi confronti mi diceva, appunto, che è entrato in un caffè e si è trovato dietro ad un gruppetto di persone che lo "chiacchieravano" in modo poco simpatico. Ora io mi chiedo: chi di noi non è chiacchierato? Chi non lo è alzi la mano. Sarei lieto di vedere una mano che si alza. Tutti noi, indistintamente, tutti coloro che fanno politica, sia che la facciano bene o che la facciano male, sono chiacchierati. Mi dispiace che si dica che Manganone fu chiacchierato come Assessore, ed io dopo dirò qualcosa che riguarda non solo me ma tutti gli Assessori.
Ho visto che nel prossimo Consiglio si chiederà di ratificare 3 miliardi di perizie suppletive per i lavori del Casinò. Signor Presidente, io sono perfettamente d'accordo sulla formazione di una Commissione, perché forse lei sa ma non lo ha detto, come non ha detto altre cose, che risulterebbe che più di una impresa che ha lavorato nella costruzione del nuovo Casinò ha perpetrato degli enormi falsi.
C'è una sola impresa, Signor Presidente, che ha segnato circa 1 miliardo in più di ore straordinarie di lavoro non fatte, con la firma di un dipendente che doveva fare gli interessi della Regione e della SITAV!
Io chiedo quindi che la Commissione verifichi anche questo, perché che ci siano degli illeciti alla SITAV sono fatti loro, che non mi riguardano, ma che siano degli illeciti che interessano direttamente la situazione finanziaria della nostra Regione, la quale contribuisce con miliardi alla creazione del più grosso centro di gioco europeo (mi riferisco al Casinò di Saint-Vincent) è veramente una cosa che mi stupisce molto.
Non sono d'accordo sulla chiusura.
Il Consigliere Maquignaz, come sempre, mi ha battuto in velocità, quando ha detto che a noi le sigle delle società che prendono, o che prenderanno, la gestione del Casinò di Saint-Vincent non interessano; ma ci interessa invece che continui quell'attività favorevole alla Valle d'Aosta che fu iniziata temporibus illis e che si concreta nel Congresso mondiale di medicina, con i relativi premi e in tutti quei congressi culturali che hanno richiamato su Saint-Vincent, e quindi sulla Valle d'Aosta, l'interesse mondiale. Abbiamo distribuito grolle d'oro, abbiamo distribuito assegni e premi; le cose migliori le abbiamo fatte per la ricerca nel campo della medicina, e sono cose non avremmo potuto fare se non avessimo avuto il Casinò. Sotto questo profilo, io dico un no assoluto alla chiusura.
Mi è stato detto che tutti i Consiglieri regionali saranno convocati singolarmente dalla Magistratura per illustrare e chiarire il loro operato. Niente di meglio che questo lavoro lo esegua questa Commissione, collaborando poi in seguito con la Magistratura nel caso vengano accertate precise responsabilità.
Come ha già detto il collega Maquignaz, io sono dell'avviso che finche non ci sono delle prove ogni individuo abbia il diritto di difendersi, questo un segno di libertà. Però se le prove ci sono, se hanno sbagliato, la punizione deve essere la più dura e chiara possibile. E' ora di smetterla con le chiacchiere, le insinuazioni, i "si dice"; occorrono fatti precisi.
Io direi che quando si è in un Consiglio regionale come questo, dove si dovrebbero veramente difendere gli interessi della regione, tutte queste voci, tutte queste chiacchiere fatte da gente meschina.. dovrebbero, io penso, stare al di fuori di quest'aula. Io non voglio sollevare oggi un polverone come quello sollevato da parte comunista sul Casinò, a me interessa soltanto accertare la verità.
A questo proposito mi riservo di presentare, entro il primo di dicembre, una mozione per chiedere che venga formata una Commissione che indaghi sulle voci che corrono su delle tangenti che si dovrebbero pagare in questo palazzo per avere determinate cose, che indaghi su certi appalti, che, guarda caso, vanno sempre a determinate persone e che indaghi, per esempio, sul personale. Era stato detto all'inizio, e in modo particolare dall'Union Valdotaine, che non dovevamo copiare Roma, ma dimostrare che viviamo in pochi, con poca gente e facciamo funzionare la Regione. Tuttavia, anche qui, in questo palazzo e nelle sedi staccate della Regione, ci sono degli impiegati che lavorano vera mente da quando entrano a quando escono, mentre ce ne sono altri che-vengono al mattino, firmano, e dopo dieci minuti sono vicino al cimitero di Aosta a giocare a tennis. Io questo proprio non lo ammetto!
A questo proposito vorrei chiedere al Presidente le mansioni del Dott. Barbagallo (che non è del mio partito): questo perché è il capo del personale e alla mia domanda di quale sia la sua mansione mi ha risposto che mette tante firme! Naturalmente mi sono bloccato e non ho osato andare avanti, non ho chiesto quali firme e su che cosa le mettesse: mi sono fermato. Ma allora, se ne deduce che il Dott. Barbagallo è uno di quelli che lavorano, perché arriva alle 8 comincia a firmare e va avanti fino alle 6 dopo avere continuato a firmare tutto il giorno. E' arrivato veramente il momento per un po' di moralizzazione e di disciplina.
Voglio raccontare due episodi vissuti in questi giorni. Alcuni giorni fa mi sono recato, con una delegazione, in un Assessorato; rivolgendoci ad un usciere abbiamo detto di avere un appuntamento con l'Assessore. L'usciere ci guarda, ci sorride, parte in tromba, ritorna dopo un momento e dice: "Alt, dovete aspettare!" Benissimo. Passano 5 minuti, ne passano 10; passa un quarto d'ora .... La cosa mi sembra un po' strana, e così vado a sollecitare dalla segretaria e le dico che abbiamo un appuntamento con l'Assessore. Mi pareva che si stesse facendo le unghie...comunque non aveva trovato il tempo di alzare il telefono o di bussare alla porta dell'Assessore per avvisarlo che c'erano 10 persone che avevano appuntamento e lo aspettavano. La beffa finale, però fu che appena entrato l'Assessore mi disse: "Pedrini, proprio tu che sei sempre un orologio nei tuoi appuntamenti, ora hai un quarto d'ora di ritardo". Altro episodio: vado in un Assessorato sito in questo palazzo, chiedo di essere ricevuto dall'Assessore o dal Dirigente di questo Assessorato. Mi è stato risposto che era in riunione ma che ne aveva per poco. C'è da dire, che noi Consiglieri, contiamo poco o niente, perché chi conta sono coloro che sono seduti là... noi non contiamo assolutamente niente, questa è la verità! Chi è contrario a questa verità lo può dire.
Un tempo, quando un Consigliere regionale chiedeva di essere sentito da qualche Assessore, l'unico diritto che aveva era quello di passare davanti se c'era, a qualche Sindaco. Adesso non accade neanche quello! Si aspetta fino in fondo! Quel mattino, quando chiesi udienza, rimasi circa tre quarti d'ora a passeggiare in un corridoio, alcune porte del quale erano aperte ed una in particolare, di fronte a quella del dirigente, era chiusa. Dentro, attraverso i vetri, si vedevano 7-8 persone, maschi e femmine mescolati, che si raccontavano tranquillamente delle barzellette, e ad ogni barzelletta c'era una bella sghignazzata. Io intanto passeggiavo in su e in giù nel corridoio, rodendomi il fegato.
Signor Presidente, ora non esiste neanche più il pudore, vedendo un fesso di Consigliere regionale che passeggia nel corridoio, di chiudere il giornale e aspettare che vada via per riaprirlo. Adesso gli impiegati leggono il giornale e non si muovono di un millimetro! Per fortuna non ne abbiamo molta di questa gente, comunque sarebbe ora di mettere la parola fine a questo andazzo vergognoso.
Ribadisco che presenterò una mozione per la nomina di una Commissione che verifichi tutto quello che ho detto e formuli delle proposte.
Per finire vorrei dire una parola sulla Finaosta.
Io sono in aspettativa, come quelli che aspettano il treno. Io voglio solo vedere come andrà a finire questa Finaosta, sono curioso di vedere i provvedimenti che saranno presi. Quando fa comodo. a certe società, si danno i miliardi e si fanno passare i provvedimenti anche in questa sede; quando non fa comodo allora "pesci marci" in faccia. A meno che non sia vero, sig. Presidente, quello che mi ha detto, non più tardi di 48 ore fa, una persona di Aosta che gode di molta stima e cioè che io sono il solito fesso. Ho chiesto perché sono un fesso e mi è stato risposto: "Tu hai sbagliato tutto, tu sei andato a farti fare una perizia separata dal Tribunale chiedendo un ingegnere che aveva le palle grosse così e che non metteva nemmeno una virgola più o in meno. Se tu andavi invece da qualche altro, tutto sarebbe stato facile". Naturalmente questa, come lei sa, è una cosa personale, ma l'ho riportata per fare capire qual è la situazione.
Per questi motivi chiedo questa Commissione, affinché approfondisca questi problemi e faccia luce su un certo giro che esiste in Valle d'Aosta.
Mi hanno telefonato dicendo che mi avrebbero gambizzato, ho risposto che già mi hanno gambizzato una volta i tedeschi e una volta i fascisti, ed ora mi gambizzeranno anche questi, ma sicuramente non sto zitto. So di una certa cricca che compra terreni, magari per 1700 o 2000 lire al mq. con la pressione di "o vendi o te lo faccio espropriare", e poi porta a 20-25-30 e anche 35000 al mq. le quotazioni dello stesso terreno. Queste sono le cose che avvengono in Valle d'Aosta e smentitemi se non è vero! Vorrei che qualche smentita venisse da chi di dovere perché allora veramente vedremmo i sorci verdi!
Mi pare di aver finito almeno una parte di quello che volevo dire. La conclusione è una sola: io sono per la Commissione d'inchiesta o come volete chiamarla. A me piace chiamarla solo Commissione, le inchieste le fa la Commissione, per cui non è necessario usare la parola "inchiesta". Tempo fa, quando a suo tempo ne avevo chiesto una, per i problemi relativi alle case dei terremotati fu dimostrato che era così ed emerse che avevamo mandato giù degli "châlets" marci ..... le fotografie lo stanno a dimostrare, checché se ne dica.
Sarà bene che questa Commissione metta un pochino il naso anche in queste cose, per presentare in tutta coscienza e tranquillità un esposto al Presidente della Giunta e alla Giunta tutta affinché si prendano i provvedimenti ritenuti necessari.
No quindi alla chiusura del Casinò, sì alla Commissione per il Casinò, sì alla Commissione per il "Casinò" del palazzo regionale.
PRESIDENTE: La parola al Presidente della Giunta per fatto personale; ne ha facoltà.
ANDRIONE - (U.V.): Semplicemente per smentire nel modo più formale di avere dato il mio accordo alla riduzione dai 9 ai 7/10. Ho già spiegato al Sen. Fosson che ne ha parlato con Goria, a cui ho chiesto appuntamento per avere dei chiarimenti. Posso ripetere, come ho detto dopo uno o due giorni in Consiglio regionale, di avere anche spiegato al Consiglio dei Ministri, che in gran parte non ascoltava, i motivi per i quali mi opponevo, di avere ricevuto delle risposte cortesi dal Ministro Goria e di avere sentito il Ministro Forte dire:
"Quanto chiede il Presidente non deve essere un trasferimento ma un investimento, cui andranno i fondi globali di investimento previsti da questo bilancio". Ho replicato dicendo che si trasformava una entrata certa in una promessa. Alzandomi, ho detto al Sottosegretario, On. Giuliano Amato: "esprimo il mio disaccordo". Di conseguenza, credo che su questo punto si sia fatta chiarezza. Che poi il Ministro Goria abbia capito che attraverso il fondo di investimenti si costituivano delle entrate per la Regione, può anche essere avvenuto, perché c'erano molti Ministri che parlavano: brutta abitudine quando si discute in un collegio di quel genere.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Pedrini, ne ha facoltà.
PEDRINI - (P.L.I.): Per dire che questa è una dichiarazione ufficiale, io ne prendo atto e mi fa piacere quanto ha detto il Presidente. Io ritiro quanto ho affermato ma qui c'è un foglio stampato dalla Camera dei Deputati ...... io prendo atto di quanto lei mi dice, però, ripeto, non è una malignità, ma un dato di fatto concreto su cui io ho giocato.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere ? Fosson, ne ha facoltà.
FOSSON - (D.C.): Dopo le ampie disquisizioni del Consigliere Pedrini su argomenti che possono anche esulare dall'ordine del giorno odierno ma che meritano certamente discorsi a parte, che senza dubbio faremo perché devono essere fatti, vorrei tornare all'ordine del giorno con il quale è stata richiesta la convocazione di questo Consiglio, convocazione i cui tempi hanno suscitato, nei giorni passati, alcune polemiche.
Per quello che ci riguarda, debbo dire che non avevamo alcuna difficoltà a che il Consiglio fosse convocato gia la scorsa settimana, ma ritenemmo che un Consiglio che trattasse dei fatti di cui oggi parliamo doveva necessariamente godere della presenza del Presidente della Giunta, presenza che non poteva essere assicurata nei giorni scorsi per altri impegni. E su questo mi permetterò di dare un piccolo consiglio: forse altri impegni da parte sua potevano essere differiti; forse non è sempre e comunque utile minimizzare e rinviare. Questo è un consiglio amichevole.
La posizione della Democrazia Cristiana era stata già chiaramente delineata nella seduta di lunedì 7 novembre. Noi avevamo espresso la nostra solidarietà al Ministro Scalfaro, nella certezza che le sue dichiarazioni, rese in una intervista all'"Espresso", fossero basate su dati di fatto e che ci fosse, da parte sua, la netta volontà di porre fine ai fenomeni di stampo mafioso.
Già allora avevamo dichiarato che il punto di arrivo dell'azione democristiana, come punto di arrivo in prospettiva è ovvio come nel caso Casinò o in altri casi che non si può pretendere di risolvere tutto dall'oggi al domani e che quindi si debba parlare di prospettiva e di punto di arrivo - era quello di un totale controllo sull'attività della Casa da Gioco e di una nuova convenzione che prevedesse la gestione da parte di una società sola, con una percentuale di utile per la Regione definita in modo inequivoco, senza punti franchi, come "il punto e banco", privi di controllo e con utile forfettario per la Regione. Noi riteniamo che non debbano esserci vie che permettano la formazione di fondi neri.
Sulla mozione in voto e in discussione il 7 novembre ci sono state altre polemiche. Per la verità noi, sulla mozione presentata allora dal Partito Comunista, avremmo preferito astenerci e non abbiamo gradito una certa chiusura verso ipotesi di indagini e di inchieste sulla Casa da Gioco. Noi riteniamo che il ruolo delle parti, fra maggioranza ed opposizione, non può essere sempre e comunque prevalente. Detto questo, 3 o 4 giorni dopo il 7 novembre, ci fu il "blitz di San Martino", che confermò come i sospetti che da alcune parti si avanzavano non fossero del tutto infondati.
Oggi, alla luce dei fatti nuovi che sono intervenuti, non ci resta che riconfermare la nostra posizione. Noi ripetiamo, e lo abbiamo fatto con un comunicato che la Segreteria della D.C. ha emesso la scorsa settimana, e riconfermiamo la solidarietà al Ministro Scalfaro, nella certezza che la convivenza nazionale e lo stato di diritto possono sopravvivere soltanto se vengono annullate le forze che tentano di sostituirsi alle istituzioni, imponendo la legge dell'omertà e le ragioni della prepotenza. Aggiungiamo oggi la fiducia nell'operato della Magistratura, senza anticipare, è ovvio, condanne o assoluzioni, ma soprattutto senza accettare interpretazioni di parte.
In questo senso, non è accettabile un'interpretazione del blitz di San Martino, che è aleggiata a lungo nei giorni scorsi, quella cioè di un attentato all'autonomia valdostana da parte dello Stato. Noi crediamo nell'autonomia ma non siamo disponibili a confondere l'autonomia con la tolleranza verso tutte le attività che si svolgono in Valle d'Aosta, comprese quelle che possono suscitare dubbi sulla loro liceità.
Qualcuno ha sostenuto, come ha fatto poc'anzi il Consigliere Pedrini, che le autorità valdostane avrebbero dovuto essere preavvertite del blitz. Io non sono un esperto giuridico, ma esprimo, - e non se ne abbia a male nessuno - qualche dubbio perché, essendo l'ambiente piccolo e conoscendoci tutti, se ci fosse stato un preavviso, immaginate bene, come sarebbe andato a finire il blitz.
Soprattutto, sia chiaro, non accettiamo la confusione che il Partito Comunista opera tra la responsabilità personale degli individui e la responsabilità politica di un Partito, della D.C..
Noi dichiariamo chiaramente che se un esponente della D.C. viene inquisito dalla Magistratura (non ancora condannato nè assolto) per fatti che ha compiuto sotto la sua personale responsabilità e non per mandato politico, occorre scindere nettamente i ruoli. La D.C. valdostana lo ha fatto con un chiaro provvedimento di sospensione, ma non intendo anticipare giudizi che soltanto la Magistratura è competente ad emettere. Per questo rifiutiamo strumentalizzazioni che vogliono demoralizzare la Democrazia Cristiana o sottoporla a processi sommari.
Sfidiamo i comunisti a provare responsabilità della D.C. in quanto tale, li sfidiamo soprattutto a smentire la loro abitudine a giudicare l'individuo soltanto nell'ottica della sua funzionalità ad un disegno politico, abitudine peraltro connaturata alla loro filosofia che si esprime, tra l'altro, con la tesi dell'intellettuale organico, imponendo una lettura della realtà in funzione dei dogmi e negando la libertà di ricerca, di giudizio e quindi di azione. E' il metro che usano anche in questo caso e che noi rifiutiamo ribadendo la netta distinzione, se ce ne fosse ancora bisogno, tra responsabilità personale dell'individuo e responsabilità globale di partito.
L'affermazione poi di Mafrica sulla degenerazione portata dall'alleanza D.C.-U.V. nella vita valdostana è chiaramente strumentale ed è inserita nella logica che ho appena ricordato. Noi gli ricordiamo che in ogni famiglia, come in ogni partito, ci sono pecore nere: Torino e Napoli insegnano, e insegnano soprattutto che il P.C.I. non è immune da questo fenomeno, anzi la sua chiusura a riccio intorno alla figura di Novelli è la stessa chiusura che il P.C.I. rimprovera ad altre forze e ad altri movimenti.
Il blitz di San Martino avrebbe sventato un disegno di organizzazioni mafiose per penetrare nella nostra Regione ed impadronirsi della Casa da Gioco; la Magistratura chiarirà i fatti, non ci sentiamo nè dobbiamo anticipare nulla, ma a questo Consiglio compete affermare, e noi lo affermiamo con forza, che occorre tagliare netto con ogni compromesso e con ogni cedimento nei confronti di potentati economici, di lobbies che tentano di inquinare la vita civile e politica.
E' noto, e c'è tutta una letteratura a questo riguardo, che le organizzazioni mafiose, per potere sopravvivere, per potere investire i loro proventi hanno bisogno di coperture, che cercano costantemente in ogni ambiente, sia esso politico, economico, professionale o di altro tipo. Sono coperture che non devono essere fornite. Chi le fornisce o le fornisce con la speranza di protezione e ricchezza, oltre a compiere è ovvio, una azione delittuosa, si dimostra poco lungimirante nei confronti di sè stesso, perché si preclude ogni spazio ed ogni libertà di azione.
Noi diciamo che i fatti del Casinò esaminati nel dibattito di oggi debbono rappresentare per questo Consiglio l'occasione di riprendere in mano una situazione che rischiava di sfuggirgli. Tutta la vicenda della Casa da Gioco deve essere rivista e inquadrata in una prospettiva che non sia fine a sè stessa o legata al denaro che può portare alle casse regionali.
La D.C., lo ripetiamo, lo abbiamo detto in altre occasioni, è per il mantenimento dell'attività della Casa da Gioco di Saint-Vincent, considerando soprattutto il fenomeno occupazionale che ne deriva e dal quale soprattutto, in questi momenti di difficoltà, non si può prescindere. Ma se da una parte è per il mantenimento della Casa da Gioco, dall'altra parte è per l'assoluta trasparenza della sua gestione, perché non ha, e lo abbiamo già detto, nessuna posizione di privilegio da difendere e nessuna situazione da coprire: siamo per la chiarezza e per la pulizia fino in fondo.
Siamo, e questo potrà essere un argomento da affrontare in futuro, ma lo diceva già Maquignaz e io concordo con lui, perché vi sia una conoscenza personale dei soci, delle società appaltatrici, siamo perché sia ampliato, modificato, aumentato il compito del corpo dei controllori regionali. Noi non ci sentiamo di demonizzarli tutti insieme perché non hanno controllato, anzi siamo contrari a discorsi di questo genere, siamo per dare loro maggiore dignità, maggiori poteri e maggiori controlli su tutta l'attività della Casa da Gioco, perché non ci possano essere più illazioni di questo genere.
Per questo la D.C. ed il suo Gruppo consiliare sono favorevoli ad una Commissione di indagine che acquisisca tutti gli elementi necessari al riesame della questione. Non mi soffermo sulla composizione che dovrà avere questa Commissione, è un elemento tecnico che vedremo nel prosieguo della discussione.
E senza volere anticipare nulla su quella che sarà la ricerca che la Commissione di indagine dovrà compiere e alle conclusioni alle quali dovrà pervenire, io intendo ricordare (lo ha già detto qualcun altro) che l'incidenza del Casinò di Saint-Vincent nelle entrate della Regione si è ridotta oggi a meno del 10%: sono circa 40-45 miliardi su 450-500 miliardi. Occorre però ricordare ancora che l'aumento degli introiti lordi del Casinò segue appena il tasso di inflazione, a fronte di cospicui investimenti che sono stati fatti nelle strutture.
Qualcuno parlava stamattina di gestione pubblica che a Venezia non avrebbe dato noie di alcun tipo. Noi non siamo pregiudizialmente contro una gestione pubblica, però ci sentiamo di ricordare i fatti che ha ricordato Pedrini, derivanti dalla gestione pubblica del Casinò di Sanremo. Prima di arrivare ad una gestione pubblica vorremmo esaminare attentamente tutta la questione. Occorre ancora ricordare che l'aver voluto avvicinare al gioco una fascia sociale più ampia, può essere ovviamente esigenza che nasce dall'evoluzione della società, ma è anche ampliamento del vizio del gioco ed abbassamento del livello qualitativo dei giocatori, con tutte le conseguenze che possono nascere nell'ambito del Casinò e soprattutto, nell'ambiente di Saint-Vincent e di tutta la Regione.
Occorre ricordare i facili guadagni, le illusioni, la diseducazione al lavoro, il potenziale di corruzione, l'evasione fiscale, cose già dette e già note fino alla noia, ma oggi riproposte con vigore dai fatti e sottolineate in ogni ambiente: si veda l'articolo di fondo, l'Editoriale, dell'ultimo numero del "Corriere della Valle", si rilegga il documento che qualcun altro ha citato, delle organizzazioni sindacali sul tema delle mance al personale del Casinò. Noi diciamo che questa è un'occasione che non possiamo perdere, è una partita decisiva nella quale siamo impegnati in prima persona, ma per la quale chiediamo alla Giunta ed in primis al suo Presidente un impegno preciso.
Noi siamo certi che ne vada del futuro della Valle d'Aosta.
Dichiariamo che la stessa sostenibilità alla Presidenza della Giunta dell'Avv. Andrione, dipende dagli impegni che prenderà su questo tema. Il poeta dice: "qui si parrà votra nobilitade".
Presidente, questa è la nostra sfida e soprattutto il nostro augurio perché lei sappia raccoglierla e portarla a termine.
PRESIDENTE: Se il Consiglio è d'accordo sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 16.30
La Seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 12.35.