Oggetto del Consiglio n. 144 del 10 marzo 1983 - Resoconto
OGGETTO N 144/VII - NECESSITA' DI MISURE RESTRITTIVE NEL PROSSIMO CALENDARIO VENATORIO PER LA SALVAGUARDIA DI ALCUNE SPECIE DI SELVATICI - (Interpellanza).
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dal Consigliere Minuzzo:
INTERPELLANZA
RILEVATO che in nove stagioni venatorie dal 1974 al 1982, sono stati abbattuti oltre 46.000 selvatici e tra questi 13.300 marmotte;
OSSERVATO che una falcidia del genere tra la fauna valdostana contribuisce a creare notevoli squilibri all'ambiente naturale, soprattutto per la funzione che ogni specie di selvatico svolge nel territorio;
CONSIDERATO che lo sport venatorio ha un senso solo quando non arreca danni al patrimonio comune;
VISTO che abbattimenti non sempre ragionati di alcune specie di selvatici la cui presenza continua a diminuire sulle nostre montagne;
PREOCCUPATO per la possibile estinzione di alcune specie nel volgere di un tempo relativamente breve;
INTERPELLA
l'Assessore all'Agricoltura e Foreste per sapere se non intende applicare misure restrittive nel calendario venatorio di imminente pubblicazione, vietando, come è stato fatto nel 1979 per la pernice rossa, o riducendo il numero di capi abbattibili di specie tipicamente alpine come le pernici bianche, coturnici, forcelli, lepri bianche, e le stesse marmotte che, oltretutto, costituiscono un'attrattiva per turisti ed escursionisti.
PRESIDENTE: Ha chiesto di illustrare l'interpellanza il Consigliere Minuzzo. Ne ha facoltà.
MINUZZO - (P.S.D.I.): In seguito alla presentazione di questa interpellanza qualcuno molto strumentalmente ha voluto dare un senso diverso a quello che era stato lo spirito con cui l'ho presentata. Mi corre l'obbligo di leggere un comunicato stampa rilasciato dal Presidente del Comitato Caccia in data 11.2.1983 dal quale ho tratto spunto per la presentazione di questa interpellanza. Il comunicato dice:
"L'affermarsi di una nuova filosofia dei rapporti fra l'uomo e il mondo naturale impone per la fauna e la flora l'applicazione di irrimediabili criteri di gestione allo scopo di conservare nel tempo e di sfruttare adeguatamente queste risorse naturali riproducibili; ovviamente nessun tipo di gestione può essere intrapresa senza una conoscenza ai massimi indici consentiti del patrimonio che si vuole conservare ed eventualmente sfruttare.
Per quanto concerne la fauna, il suo censimento è pilastro fondamentale per qualsiasi iniziativa gestionale. Una volta accettato questo principio generale, si può tranquillamente parlare di prelievo senza trovarsi contro i naturalisti e protezionisti più conservatori. Di pari passo l'esercizio venatorio potrà realizzarsi senza sollevare le ben note polemiche che non sempre sono state assurde e prive di logici fondamenti.
Il calendario venatorio deve essere compilato non sulla base di elementi comparativi, ma sulla ragionata risultanza di un calcolo ben preciso, emergente dai dati statistici ottenuti con un oculato censimento.
Parlare di censimento per quanto riguarda i grossi mammiferi o gli uccelli più imponenti e pertanto più controllabili, non suscita perplessità troppo radicate, in quanto nella nostra Regione, sin dai primi anni del dopoguerra, sulla scorta di quanto attuato dal Parco Nazionale, dalle riserve private, dalle zone di rispetto, già si aveva una visione conforme, vuoi per più facile attuazione vuoi per necessità statistiche.
Censire il patrimonio faunistico riguardo gli uccelli dalle dimensioni più contenute e pur sempre facenti parte della preziosa fauna alpina ed i mammiferi dalla mole più contenuta, sarà compito arduo e di non facile attuazione se non si ricorrerà all'aiuto prezioso ed indispensabile dei cacciatori che, organizzati in stretta collaborazione con esperti, guardie volontarie, corpo forestale, sapranno fornire sulla scorta dei consigli avuti da quanti questa mentalità già posseggono, quegli elementi statistici che, opportunamente elaborati, faranno emergere dati molto vicini alla realtà della consistenza patrimoniale e per diretta conseguenza i coefficienti di prelievo da applicarsi alle singole specie.
Per ottenere questa nuova visione, che riteniamo sia l'unica e giustificata a permettere continuità nel tempo per l'esercizio venatorio, è indispensabile avere una ferma convinzione della validità del principio, una sufficiente forza culturale, un vigore rinnovabile di fronte ad ogni difficoltà, un saldo potere politico che dovrebbe coincidere con la difesa degli interessi comuni, sia particolari che passionali. Una volta predisposto il programma concordato con tutte le parti, dando la precedenza e responsabilità agli stessi cacciatori, si potrà prevederne un'applicazione parziale e limitata nel tempo e nel territorio, avendo tuttavia ben ferma la convinzione che la nuova politica gestionale del territorio dovrà essere realizzata nella sua interezza anche a costo di temperare le frizioni più stridenti e di superare i momenti più difficili con l'impegno ed il potere che la democrazia concede. L'avvenire della caccia è prettamente legato alla specializzazione dell'esercizio, al censimento del patrimonio faunistico, alla gestione del territorio ed al controllo del numero dei cacciatori. Solo a queste condizioni si potrà continuare a definire l'esercizio della caccia un diritto naturale.
F.to Carlo Trossello"
A me sembra che se un responsabile regionale del Comitato Caccia esterna tutte queste preoccupazioni per la regolare prosecuzione dell'attività venatoria nella nostra Regione, tanto più di queste preoccupazioni se ne deve fare carico il potere politico. Mi rendo conto che di fronte a queste dichiarazioni l'Assessore Marcoz probabilmente avrà dei grossi problemi perchè già lo stesso Trossello parla di volontà politica che sappia affrontare anche le eventuali critiche dei cacciatori e di controllo sul numero dei cacciatori stessi.
A questo punto, o abbiamo fiducia in questa istituzione che è il Comitato Caccia, che tutela in qualche modo e gestisce in modo tecnico l'attività venatoria in questa Regione, per cui come politici, come pubblici amministratori dobbiamo tener conto di quanto detto; diversamente, se non crediamo a queste istituzioni, dobbiamo avere la forza di dire che il Comitato Caccia sta portando avanti delle posizioni e dà suggerimenti che non sono assolutamente condivisi dai pubblici amministratori. Ciascuno trarrà le sue conclusioni, ma quello che mi premeva precisare è che nè il Consigliere Minuzzo, nè il PSDI sono contro la caccia, anzi accolgono le richieste e le proposte fatte dal Presidente del Comitato Caccia, ma con lo scopo ultimo di tutelare nel tempo l'attività venatoria, quindi poter consentire ai cacciatori di svolgere nel tempo futuro la caccia e soddisfare le loro passioni.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare l'Assessore all'Agricoltura e Foreste Marcoz. Ne ha facoltà.
MARCOZ - (U.V.): Confesso onestamente che non sono riuscito a seguire il discorso del Consigliere Minuzzo, perchè mentre prima si faceva la risposta leggendo l'articolo di Trossello, alla fine pone di nuovo in questione certi argomenti. Bando alle polemiche, rispondo al Consigliere Minuzzo precisando che tutti gli anni l'Assessorato ha approvato il calendario venatorio in base ad un censimento della fauna esistente, il quale permette di stabilire quanti animali sono presenti sul territorio, il numero dei capi che possono essere abbattuti, riservandosi sempre quella percentuale che serve per il ripopolamento e per ringiovanire le specie. Ma direi di più: in questi ultimi anni la legge sulla caccia è in discussione presso la Commissione, purtroppo è rimasta ferma in quanto si aspettava definitivamente la legge quadro dello Stato. In questo lasso di tempo, la Regione aveva già ottemperato diversi incarichi. Mentre la legge quadro 968 prevede 59 specie cacciabili per gli uccelli e 12 fra i mammiferi, avevamo come Regione già ridotto il numero da 59 a 31 e da 12 a 8 rispettivamente. Ogni anno facevamo il calendario venatorio in base al censimento avvenuto l'anno precedente. Quindi mentre per le pernici rosse avevamo tolto il permesso di caccia in quanto si era visto che di questa specie ne erano rimasti solo pochi esemplari, per gli altri animali, come le lepri bianche e il gallo forcello, dagli ultimi censimenti risulta che più o meno si mantiene la stessa quantità di fauna, quindi non riteniamo opportuno per il momento andare incontro a delle variazioni.
Non conosco ancora il calendario di quest'anno, comunque garantisco al Consigliere Minuzzo che anche per il calendario dell'anno 1983 terremo presente tutto quello che dicevo prima.
Vorrei fare presente al Consigliere Minuzzo che non è che ascoltiamo solo quello che dice il Comitato Caccia o viceversa andiamo contro le sue idee; sempre venendo incontro alle osservazioni giuste fatte da naturalisti, ecologisti, mi preme far sapere al Consiglio regionale che negli ultimi anni per esempio le oasi di protezione sono aumentate e non diminuite; infatti dalle 16 oasi del 1979 siamo attualmente a 20. Non vogliamo che la marmotta venga estinta e dalle 1942 marmotte cacciate nel 1979 siamo scesi a 1121;; le cifre dicono poco in quanto dall'interpellanza del Consigliere Minuzzo sembra quasi ci sia stata una falcidia di animali. Invece, mantenendo un rapporto giusto fra la popolazione esistente sul terreno, fra la fauna che riteniamo indispensabile come rimonta del capitale esistente, il discorso di fondo è che nessuno vuole essere contro la caccia nè pro la caccia; si chiede di mantenere il giusto equilibrio come è sempre stato fino ai giorni d'oggi.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Minuzzo. Ne ha facoltà.
MINUZZO - (P.S.D.I.): Veramente non ho capito la polemica iniziale dell'Assessore, poi me la farò spiegare nel suo ufficio, se mi consentirà un incontro.
Mi dichiaro soddisfatto per quanto ha detto l'Assessore perchè mi sembra che vada nella direzione dei principi per i quali è stata presentata questa interrogazione. Mi riserverò di dare documentazione ai Consiglieri dei capi abbattuti specie per specie, perchè si vede che 46.000 selvatici non sono un rapporto tanto equilibrato fra popolazione e capi abbattuti.