Oggetto del Consiglio n. 2669 del 11 marzo 1987 - Resoconto
OGGETTO N. 2669/VIII - PROBLEMA DELLA DROGA IN VALLE D'AOSTA (Inizio svolgimento di interpellanze).
PRESIDENTE: Propongo di procedere allo svolgimento congiunto delle cinque interpellanze concernenti l'argomento in oggetto.
Do lettura dell'interpellanza presentata dal Consigliere Baldassarre:
INTERPELLANZA
Dopo i numerosi decessi e arresti, verificatisi in questo ultimo periodo in Valle d'Aosta per il "fenomeno droga" ed i troppi silenzi, forse per il timore di creare allarmismo, si è finiti con il far passare sotto silenzio episodi terribilmente emblematici, che potevano cioè dimostrare ai ragazzi dove conduce l'assuefazione agli stupefacenti.
Ora, poiché è necessario che la Valle d'Aosta esca da questo stato di emergenza causato dalla droga,
il sottoscritto Consigliere regionale
INTERPELLA
la Giunta regionale per conoscere quali provvedimenti intenda assumere per combattere il grave fenomeno della droga in Valle d'Aosta.
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dal Consigliere Aloisi:
INTERPELLANZA
CONSIDERATO che la piaga relativa alla diffusione e alla assunzione di droga da parte soprattutto delle nuove generazioni, rappresenta uno dei problemi più gravi dei tempi moderni;
RILEVATO come tale impressionante e, purtroppo, dilagante fenomeno nazionale sia particolarmente accentuato anche nella nostra Regione;
RAVVISATA la opportunità di provvedimenti immediati e di avviare una articolata e penetrante campagna pubblicitaria contro la cultura della droga, attraverso il ricorso a mezzi di informazione pubblici e privati;
tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere regionale del MSI-DN
INTERPELLA
l'Assessore alla Sanità ed Assistenza Sociale per conoscere l'intendimento della Giunta regionale su questo grave problema, e le eventuali iniziative intraprese finalizzate all'opera e al recupero del drogato per consentirne il completo reinserimento nella Società valdostana.
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dal Consigliere Sandri:
INTERPELLANZA
RICORDATO che la dipendenza da sostanze stupefacenti (come l'eroina o la cocaina) è una delle più temibili cause di disagio personale e sociale nei paesi occidentali;
RICORDATO inoltre l'accentuarsi del numero di decessi e di gravi ripercussioni sulla salute dovuto all'uso di tali sostanze anche nella nostra Regione;
PREOCCUPATO per lo scarso numero di strutture e servizi atti alla cura ed alla riabilitazione presenti nel territorio regionale;
CONSIDERATA infine la scarsità di personale professionalmente adeguato a tali compiti;
INTERPELLA
l'Esecutivo regionale per conoscere quali siano i suoi intendimenti:
- per il potenziamento delle strutture e dei servizi di cura e riabilitazione dei tossicodipendenti;
- per l'adeguamento numerico e la formazione del personale da assegnare a tali servizi, nonché del personale in grado di gestire il momento programmatorio a livello regionale e quello operativo a livello della Unità Sanitaria Locale;
- per il coordinamento tra le forze di polizia e gli organi regionali addetti per una più efficace lotta allo spaccio degli stupefacenti;
- per attuare opportune forme di educazione sanitaria nelle scuole di ogni ordine e grado.
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Pascale, Torrione e Breuvé Lilliana:
INTERPELLANZA
Sei morti e numerosi arresti per spaccio di droga hanno finalmente scosso il torpore dell'Amministrazione pubblica su un problema che per troppo tempo è stato sottaciuto o sottovalutato e che invece emerge oggi in tutta la sua ampiezza e drammaticità.
La convocazione del Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico da parte del Presidente della Giunta ed il risalto dato a questa riunione stanno a sottolineare sia la gravità della situazione attuale sia la presa di coscienza del fenomeno che ormai sta dilagando in tutta la Regione.
Tuttavia gli interventi eventualmente concertati nell'ambito di tale Comitato non possono andare al di là di un'azione repressiva, peraltro sempre svolta con zelo da parte delle forze dell'ordine: rimane aperto ed insoluto il problema di fondo, quello di avviare un'opera di prevenzione capillare ed incisiva, attraverso una mobilitazione che coinvolga tutti, organismi sanitari, organismi educativi, organismi culturali e ricreativi, opinione pubblica ed enti istituzionali.
Per tale azione appare assolutamente inadeguato quel gruppo tecnico di lavoro istituito presso l'Assessorato alla Sanità che, dopo mesi di studio, ha prodotto come unico intervento concreto un corso di informazione a titolo di sperimentazione presso una scuola superiore e che comunque appare limitato nei compiti e nei poteri.
La situazione presenta ormai tutte le caratteristiche di uno stato di emergenza e non consente né ulteriori dilazioni per studi e sperimentazioni né dispersioni di direttive e di azioni: in tale ottica va, pertanto, attentamente valutata l'opportunità di istituire presso la Presidenza della Giunta un organismo che superi la settorialità, stabilisca le più opportune forme di collaborazione tra i diversi soggetti istituzionali, coordini sul piano operativo gli interventi necessari collegando funzionalmente le azioni di prevenzione con quelle di repressione.
Tale iniziativa avrebbe altresì il significato psicologico di lanciare un segnale, non allarmistico ma responsabilmente preoccupato, ad una opinione pubblica troppo spesso indifferente a questa problematica.
Ciò posto, i sottoscritti Consiglieri regionali del gruppo socialista
INTERPELLANO
il Presidente della Giunta al fine di conoscere:
1) quali interventi immediati e concreti si intenda promuovere ai fini della prevenzione sul piano della informazione, della sensibilizzazione e dell'educazione in modo particolare nel mondo giovanile;
2) se non ritiene opportuno ed utile la creazione presso la stessa Presidenza della Giunta, di un Comitato per la lotta alla droga che concerti e coordini tutti gli interventi di prevenzione e di repressione stabilendo gli opportuni collegamenti con i soggetti istituzionali interessati.
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Mafrica e Millet:
INTERPELLANZA
Ricordato che in risposta ad una interpellanza del gruppo comunista, discussa nel mese di ottobre, l'Assessore alla Sanità aveva seraficamente affermato che i dati emergenti in Valle d'Aosta non rivelavano una dilatazione del fenomeno della tossicodipendenza da sostanze stupefacenti;
Constatato come invece negli ultimi mesi si sia manifestato un vero e proprio "stato di emergenza", con sei morti per droga e numerosi arresti di persone interessate al traffico di sostanze stupefacenti;
Verificato come l'assenza di idonee strutture pubbliche in questo campo si stia rivelando sempre più come elemento di debolezza nella battaglia contro la diffusione della droga e come fattore di aggravamento del disagio sociale ad essa connesso:
i sottoscritti Consiglieri regionali del gruppo comunista
INTERPELLANO
l'Assessore alla Sanità ed Assistenza Sociale per conoscere:
1) i motivi che hanno indotto la Giunta regionale ad una così clamorosa sottovalutazione dell'estensione e della gravità del problema droga in Valle d'Aosta;
2) le intenzioni della Giunta in merito alla opportunità di addivenire finalmente alla predisposizione di idonee strutture pubbliche o miste, capaci di svolgere un ruolo efficace nell'opera di prevenzione, di cura, di assistenza e di reinserimento sociale dei giovani in vario modo coinvolti nel fenomeno della diffusione della droga.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Baldassarre; ne ha facoltà.
BALDASSARRE (P.S.D.I.): Signor Presidente, generalmente lei ha un minimo di simpatia nei miei riguardi, invece, oggi sembra essere fuori giornata. In ogni caso, ciò non ha importanza, perché lei è una persona veramente simpatica.
Ho presentato questa interpellanza per porre all'attenzione del Consiglio il grave fenomeno che si sta verificando in Valle d'Aosta. Il fenomeno è preoccupante per le vittime che ne sono colpite in una Regione che sembrava essere al di fuori di questa realtà poco piacevole. L'interpellanza, però, non intende solo evidenziare il pericolo costituito dalla diffusione della droga in Valle d'Aosta, ma anche capire che cosa fa l'Amministrazione regionale, per prevenire il diffondersi della malattia e curare i tossicodipendenti.
In diverse occasioni abbiamo ascoltato alcune affermazioni fatte dall'Assessore alla Sanità, però ad esse non sono seguiti i fatti, in quanto il problema della droga è diventato devastante per una Regione come la Valle d'Aosta. È ormai accertato, infatti, che le zone più calde di questo fenomeno sono quelle dell'alta e della bassa Valle. Il fenomeno preoccupa l'opinione pubblica e tutti noi, che abbiamo dei figli, siamo fortemente preoccupati per il loro futuro.
Io credo che i lunghi silenzi di questi ultimi periodi e che forse avevano l'intento di non diffondere allarmismo, magari hanno contribuito a creare delle vittime. È preoccupante, quindi, che si continui a tacere intorno ad un problema delicato come quello della droga e non sia stato preso alcun provvedimento di carattere preventivo o curativo dalla Giunta regionale o dall'Assessore competente.
Noi abbiamo ricevuto una lettera, che potremmo anche chiamare "petizione popolare", che ci è stata inviata dalla cooperativa "Antica Zecca", che denuncia alcuni fatti tra i quali la mancata creazione di una comunità di base attrezzata ed in grado di offrire ai tossicodipendenti l'assistenza della quale hanno bisogno ed un lavoro che consenta loro di uscire dalla situazione di emergenza nella quale si trovano.
La Regione, invece, sul fenomeno della droga ha scelto il silenzio, ma un silenzio che forse ha creato delle vittime e noi, caro Assessore, di questo siamo preoccupati. Come genitori non vorremmo certamente doverci preoccupare di un fenomeno che potrebbe anche colpire la nostra famiglia. Perciò, è necessario assumere delle iniziative e mettere in risalto, magari anche con delle manifestazioni, il pericolo insito nell'uso della droga e creare le strutture necessarie per far sì che i giovani comprendano la pericolosità del fenomeno.
Vorrei ascoltare l'opinione dell'Assessore alla Sanità, per sapere che cosa intende fare o che cosa è stato fatto in questo settore, anche se dai risultati piuttosto deludenti può sembrare che sia stato fatto molto. Speriamo, ovviamente, che alle parole possano seguire fatti concreti.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Sandri; ne ha facoltà.
SANDRI (N.S.): Le mie preoccupazioni sono forse leggermente diverse da quelle del Consigliere Baldassarre, nel senso che riconosco che il fenomeno della droga è sicuramente di drammatica pericolosità e attualità e attanaglia tutti i Paesi d'Europa; anzi, penso che sia noto a tutti che il Paese che vive più drammaticamente questo flagello sia proprio la vicina Svizzera, con una percentuale estremamente alta di tossicodipendenti. Qualcuno dice che ciò potrebbe dipendere dal fatto che la situazione svizzera è sotto il controllo delle autorità più di quanto avvenga in altri Paesi.
Io penso che il Governo della nostra Regione dovrebbe fare uno sforzo maggiore. Se gli elementi conoscitivi non sono ben noti, anzi, spesso diciamo che i dati ci vengono forniti più dalla stampa, dalle quattro chiacchiere scambiate al bar o dalle discussioni che avvengono in famiglia, che non dalle pubblicazioni ufficiali, ritengo di fondamentale importanza riuscire a fare una analisi completa della situazione ed in questo senso l'interpellanza ha cercato di attirare l'attenzione sulle strutture, sui servizi di cura e di riabilitazione per i tossicodipendenti.
Nello scorso Consiglio ci si era soffermati con l'Assessore su questo aspetto ed era stato confermato che in Valle d'Aosta, pur essendoci tutta una serie di iniziative, come ad esempio la convenzione approvata di recente, siamo ancora del tutto carenti al riguardo. Abbiamo constatato anche che, per il dilungarsi dei tempi, questa comunità non è ancora in grado di affrontare il problema ed è necessario procedere ad una verifica della situazione. Questo fatto deve spronare tutti, ed in particolare l'Esecutivo, a puntare molto, ma con intelligenza, sull'efficacia e sulla necessità di queste strutture. Non si può pensare, infatti, di affrontare un problema di così difficile soluzione con superficialità.
È opportuno ricordare una petizione, inviata a tutti i Capigruppo regionali e sottoscritta da 744 cittadini del quartiere Europa, di via Volontari del Sangue e zone limitrofe, che si sono lamentati perché il Comune, in associazione con una piccola cooperativa, ha utilizzato alcuni locali di un condominio per ospitare uno di questi centri di riabilitazione. È la più evidente testimonianza che questi passi, che pure sono necessari, devono essere fatti con una certa intelligenza. Occorre interpellare la popolazione destinata a vivere intorno a questi centri e bisogna parlarne con chiarezza, senza far giungere dei "diktat" dal centro, come ha fatto il Comune di Aosta.
La Regione, quindi, deve giocare un proprio ruolo programmatorio e dare degli indirizzi a livello generale, soprattutto, bisogna mettere le strutture della Regione e quelle operative dell'U.S.L. in grado di gestire queste situazioni. Sappiamo che il personale è piuttosto carente, ed è obbligato a fare molto lavoro e ad interessarsi di varie iniziative, dall'educazione sanitaria agli interventi di assistenza sociale, però mancano proprio, in termini numerici, le possibilità di soddisfare compiutamente tutte le iniziative. Succede, quindi, che spesso si intervenga in maniera sommaria, che a volte si sospenda un'iniziativa e se ne intraprenda un'altra.
Il problema, quindi, è strettamente collegato agli organici ed alla formazione. Io credo che si debba cominciare a pensare alla formazione degli operatori, perché trattare con coloro che sono entrati nel giro della droga è estremamente difficile e delicato e necessita di un progetto di formazione ampio, che consenta di intervenire in modo valido ed efficace. Da questo punto di vista sono anche note le difficoltà che incontrano le strutture che intervengono sugli "acuti" ed in particolare l'Unità operativa di psichiatria, che deve affrontare moltissimi casi in questo settore, come in tanti altri, pur disponendo di locali e di personale assolutamente inadeguati alle necessità.
Termino ricordando che l'interpellanza accenna anche ad una mia "idea fissa" (credo che l'Assessore alla Pubblica Istruzione se ne sia già accorto), che si ricollega alla opportunità di parlare di questi argomenti nelle scuole. La decisione "più stupida" che si possa assumere è quella di non parlare di questi problemi così gravi nelle scuole di ogni ordine e grado. Io credo, infatti, che i ragazzi debbano essere posti nelle condizioni di sfuggire al ricatto della droga, che può colpire qualsiasi persona. Tutti sanno, ormai, che la droga non è più legata ad uno strato sociale o ad una particolare situazione di disagio, ma interessa tutti gli strati della società. Per questo motivo vorrei conoscere quali sono le forme di intervento e di educazione sanitaria che la Regione intende promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi; ne ha facoltà.
ALOISI (M.S.I.): Indubbiamente il problema della droga è molto grave ed investe sia il mondo occidentale che quello orientale. Interessa il mondo occidentale ed in particolare la nostra Nazione, senza che ne sia esente la nostra Regione. Possiamo dire che ogni giorno che passa la droga uccide sempre di più. Il fenomeno è indubbiamente molto grave, pericoloso e destinato ad espandersi sempre di più. Secondo noi, però, non è possibile sconfiggere la droga unicamente con misure di carattere legislativo. Tuttavia è nostro dovere intervenire, affinché vengano prese delle misure immediate e concrete, che concorrano ad arginare questo mortale fenomeno.
Illustrerò brevemente le nostre idee e le nostre indicazioni in proposito. Si tratta di misure preventive, repressive e di recupero del tossicodipendente. In via preventiva è necessaria una massiccia campagna di sensibilizzazione, rivolta alla pubblica opinione, con l'assunzione di provvedimenti, che facciano obbligo agli organi di informazione di diffondere appositi messaggi divulgativi, con l'istituzione di corsi a frequenza libera, sia per i genitori che per i giovani, per sensibilizzarli sul problema e sulle conseguenze derivanti dall'uso di sostanze stupefacenti. In via repressiva sarebbe molto importante provvedere alla abrogazione della legge n. 685 del 1975, che depenalizza l'uso della droga per scopi personali.
Proponiamo, inoltre, il sequestro e la distruzione di pubblicazioni o produzioni cinematografiche e musicali che istigano al consumo della droga. Proponiamo un inasprimento delle pene fino all'applicazione della pena di morte (che noi proponiamo da anni, anche se voi non siete d'accordo) nei confronti dei grandi trafficanti e dei grandi spacciatori. Proponiamo l'obbligo della disintossicazione, la cosiddetta "cura coatta", in strutture pubbliche, per tutti i tossicodipendenti, in stato di detenzione. A nostro parere, infatti, il tossicodipendente è sì un malato, ma è anche un veicolo di contagio per la società e, quindi, va individuato ed aiutato, ma va anche costretto, se non ne ha voglia, alla disintossicazione, proprio per salvare la sua vita e quella degli altri.
Proponiamo, quindi, anche a livello regionale, la creazione di un centro di ricupero per aiutare i tossicodipendenti, come già ne esistono in varie altre regioni italiane. Questo problema, qui in Valle, fino ad oggi, è stato quasi sottovalutato, sotto certi aspetti, anche se da parte dell'Assessorato sono stati organizzati incontri, dibattiti e procedure per la divulgazione di notizie varie; però, nella realtà pratica, si è approdati a poco o a nulla. Questo è il problema.
Quindi, la proposta di un centro regionale per il recupero dei tossicodipendenti è giusta, seria e corretta e deve essere analizzata, confrontata e discussa senza tener conto della persona che se ne è fatta promotrice o della sua provenienza politica. Se la proposta è importante ed interessante, perché serve al recupero dei tossicodipendenti, deve essere analizzata sino in fondo.
In questo contesto ed in questa grave situazione che interessa il mondo giovanile regionale, non si fa nulla o quasi, ed anzi, se ci sono dei giovani drogati che esercitano delle attività lavorative, si arriva per assurdo anche a privarli dell'unica possibilità di lavoro che può servire ad aiutarli. Ci sono infatti dei casi particolari, che altre persone più preparate di me potrebbero portare all'attenzione di tutti. Oltre a non fare nulla per i drogati, non li si aiuta neppure a conservare il loro posto di lavoro ed anzi si fa di tutto per allontanarli.
In questo contesto ritengo che la situazione sia veramente drammatica e chiedo all'Assessore alla Sanità ed alla Giunta di far conoscere le loro intenzioni in merito e di far conoscere quali sono le strutture che si ha intenzione di predisporre per arginare il grave fenomeno della droga e per dimostrare la volontà politica dell'Amministrazione di circoscrivere il fenomeno e di fare qualcosa di concreto e di costruttivo, non solo a parole, ma con i fatti.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Pascale; ne ha facoltà.
PASCALE (P.S.I.): Come si è potuto notare, su questo tema sono state presentate interpellanze da parte di tutti i Gruppi dell'opposizione. Non si tratta di un fatto casuale, ma è stata un'azione concertata che si poneva come primo obiettivo di sottolineare, sottoponendo all'attenzione del Consiglio e dell'opinione pubblica, la gravità della situazione in questo settore. Mi pare che questa gravità sia stata volutamente sottolineata anche dal Presidente della Giunta allorché ha convocato il Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico ed ha dato risalto a tale riunione.
Io non credo che sia esagerato sostenere che, allo stato attuale, nella nostra Regione ci troviamo in una situazione di emergenza nei confronti del fenomeno della droga, perché i morti dei quali abbiamo avuto notizia, gli arresti e le chiusure di locali, sono solo la punta di un "iceberg" molto più ampio che sta ormai dilagando in tutta la Regione. Se prima questo fenomeno sembrava concentrato ad Aosta e nei grossi centri, oggi si hanno già notizie di una sua diffusione anche nei piccoli comuni della Valle.
Se è vero che ci troviamo in uno stato di emergenza, probabilmente ci occorrono anche misure di emergenza.
Io non voglio entrare nel merito dei possibili interventi di prevenzione, di cura o di ricupero, perché il discorso sarebbe lungo e forse dovrei anche entrare in polemica con il Consigliere Aloisi, perché le sue proposte non sono certamente da noi condivise. La nostra interpellanza è centrata soprattutto su di una proposta che riteniamo costruttiva e che mira alla creazione di un comitato, presso la Presidenza della Giunta, simile a quello che è già stato fatto a livello nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Non si tratta di un semplice trasferimento di competenze, ma si tratta di creare un qualcosa che innanzitutto dia un segnale psicologico all'opinione pubblica, sull'attuale situazione nel campo della droga, e che abbia il compito precipuo di superare gli interventi settoriali. La prevenzione, ad esempio, non può essere fatta solo dalla Sanità, ma deve essere fatta anche da altri Assessorati ed in modo particolare dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione. Si tratta, inoltre, di collegare questi interventi di prevenzione e cura dell'amministrazione pubblica con gli interventi di repressione, che vengono prevalentemente svolti dalle Forze dell'ordine. Per questo, noi chiediamo alla Giunta di valutare l'opportunità di creare un organismo del genere.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Breuvé; ne ha facoltà.
BREUVÉ (P.S.I.): Si è molto discusso del fenomeno della droga e se ne è parlato molto anche qui in Consiglio, però ho potuto constatare che, quando se ne parla in questo Consiglio, prestano attenzione all'argomento solo l'Assessore interessato e l'interpellante che interviene, mentre gli altri Consiglieri di solito non ascoltano con attenzione. Probabilmente la presenza e la diffusione della droga nella nostra Regione vengono considerate come un dato di fatto ormai consueto, tale comunque da non richiedere una particolare preoccupazione da parte dell'Amministrazione.
Mi è molto piaciuta una frase, che ho letto in un giornale e che, più o meno, recita così: "La colpa di qualsiasi problema sociale ricade sulla stessa società e, pertanto, siccome noi ne facciamo parte, anche noi siamo da considerare colpevoli come qualsiasi drogato o come qualsiasi spacciatore".
Vorrei solo fare un breve cenno per riproporre all'attenzione della Giunta un aspetto particolare, dal quale io sono stata toccata personalmente. Se una persona che si è avvicinata al mondo della droga ottiene un lavoro, deve stare tranquilla e chi le dà il lavoro deve consentirle il possibile ricupero. Non vi nascondo che questo è un fatto personale, perché io ho dato lavoro a della gente, pur sapendo che in passato aveva avuto problemi di droga. Tuttavia, l'ho accettata lo stesso, perché credo nell'utilità e nel dovere del ricupero. Ma, dopo qualche tempo, sono stata costretta ad allontanarla in modo drastico, intervenendo con un licenziamento in tronco per cinque dipendenti.
È giusto e doveroso che nei miei locali si siano svolte delle visite di controllo, perché sembra che nelle discoteche e nelle sale da ballo si concentri la maggior parte delle persone che ha in qualche modo a che fare con la droga. Però, io voglio cercare di salvare la categoria dei gestori di questi locali. Non mi riferisco a quelli che usano e spacciano la droga, ma a coloro che non la usano e non la spacciano, a coloro che vogliono tirarsi fuori e che vogliono continuare a vivere. Credo che sia compito di tutti cercare di dare una mano a tutte queste persone, perché siamo tutti colpevoli della loro condizione. Non limitiamoci solo a discutere del problema, ma cerchiamo di vedere come è possibile aiutare o permettere ad altri di uscire dai lacci del mondo della droga.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.
MAFRICA (P.C.I.): Nel mese di ottobre avevamo presentato un'interpellanza su questo problema, chiedendo all'Assessore un giudizio sull'andamento del fenomeno. L'Assessore rispose allora dicendoci che i dati in suo possesso non rivelavano una dilatazione del fenomeno. Quei dati mi sono stati forniti dallo stesso Assessore dopo lo svolgimento dell'interpellanza e così ho potuto verificare che, rispetto ai 112 assistiti del 1984, si era passati ai 130 del 1985 e che, soprattutto, rispetto ai 24 soggetti, nuovi in assoluto (di quelli cioè che si presentano alle strutture per essere disintossicati), si era passati a 42. Quindi l'interpretazione data dall'Assessore, di una mancata dilatazione, mi sembrava che già allora non tenesse conto dei fatti.
Dobbiamo dire che negli ultimi mesi dell'anno, e soprattutto all'inizio dell'anno nuovo, sono comparse su "La Stampa" notizie di numerosi casi di morte. Io non so come si possa spiegare questo fenomeno, ma i casi che risultano dalla "vox populi" sono anche più numerosi di quelli che compaiono sui giornali. Io non so se ci sia un comprensibile intervento della famiglia, perché le notizie non compaiano sui giornali oppure se anche questo meccanismo non debba essere sottoposto ad ulteriori accertamenti; è certo, comunque, che in Valle d'Aosta, dove, secondo le statistiche ufficiali, nel 1985 non risultava alcun morto, nel 1986 e nel 1987 si sono verificati dei casi di morte per droga. Sempre in questi periodi si sono verificati nuovi arresti di giovani spacciatori ed il fenomeno dimostra caratteri di una certa emergenza.
Noi abbiamo l'impressione che si stia affrontando il problema con un'ottica riduttiva (questo vuole essere un po' il senso della nostra interpellanza) e che l'Assessorato alla Sanità abbia scelto la strada della delega. Chiarisco meglio cosa voglio dire. Non ci sembra che l'unità operativa di psichiatria possa essere ritenuta una struttura idonea ad assistere i tossicodipendenti. Il considerare queste persone, soprattutto giovani e giovanissime, che ricorrono all'uso di sostanze stupefacenti, come dei malati mentali, ci sembra già una cosa assurda. Probabilmente, soltanto qualcuno in questo Consiglio può ritenere che il fenomeno della droga abbia in sé caratteri peccaminosi tali da imporre la segregazione di questi giovani. Noi non siamo di quell'idea. La nostra prima osservazione è, quindi, relativa all'unica struttura esistente e cioè all'Unità operativa di psichiatria.
La nostra seconda osservazione, invece, è relativa alle comunità terapeutiche. La Giunta regionale ha accolto, in questi anni, le richieste di ricovero, presso determinate comunità, avanzate dalle famiglie o dai soggetti desiderosi di disintossicarsi. Non si è voluto e non si è fatto, finora, un albo delle comunità affidabili, e, perciò, nel 1985 si è avuto il caso di numerosi giovani della Valle d'Aosta che sono stati ospitati presso una comunità, che poi è stata chiusa, perché ritenuta non affidabile ed i cui promotori sono stati accusati, addirittura, di truffa. Non si è ancora proceduto all'istituzione di un centro con personale specializzato e noi abbiamo avuto notizie di intendimenti di delega da parte della Regione.
Noi, invece, siamo dell'idea che si possa tener conto dell'apporto volontario e meritevole di comunità che si occupano di questo problema, ma riteniamo che occorra comunque inserire queste persone in strutture pubbliche, nelle quali sia presente del personale specializzato, capace di valutare l'entità dell'intervento richiesto, caso per caso, capace di sostenere psicologicamente questi giovani nelle fasi di difficoltà e capace anche di intervenire sui problemi che si pongono in quelle situazioni e che non possono essere risolti pagando semplicemente la retta presso una comunità.
Con questa interpellanza, quindi, noi vogliamo sapere se il giudizio dell'Assessore e della Giunta sull'andamento del fenomeno si è modificato o se è rimasto quello riduttivo dato nell'ottobre scorso. Vorremmo anche sapere quali sono le intenzioni della Giunta, soprattutto in ordine all'intervento della struttura pubblica, sia nella fase dell'immediata assistenza, che in quella terapeutica nonché in quella del reinserimento sociale e lavorativo.
PRESIDENTE: ha chiesto la parola l'Assessore alla Sanità ed Assistenza Sociale, Voyat; ne ha facoltà.
VOYAT (U.V.): Incomincerò a dare delle brevi risposte a domande che non erano presenti nelle interpellanze.
Non credo che su questo argomento sia calato il silenzio. Probabilmente l'Assessorato o la Presidenza della Giunta non hanno emesso dei comunicati per tutte le riunioni che si sono tenute; probabilmente, alcuni Consiglieri non leggono gli avvisi di dibattiti o di specifiche riunioni, che si svolgono sull'argomento. È certo, comunque, che il sottoscritto è continuamente impegnato in dibattiti od in riunioni, che cercano di risolvere tutti i problemi connessi con il mondo della droga. Qualcuno non è informato o perché non legge i giornali ed i manifesti oppure perché forse noi non diamo pubblica comunicazione di tutte le riunioni che facciamo, ma non si può sostenere che l'Amministrazione abbia taciuto sull'argomento.
Rispondendo ai Consiglieri Sandri e Mafrica sul tema dei dati ufficiali, devo dire che quando io parlo debbo fare sempre riferimento ai dati ufficiali, che ho a disposizione, e non posso riferirmi a quello che penso. In un servizio televisivo di un'emittente privata, io ed il Consigliere Pascale avevamo detto che i dati comunicati erano ufficiali, però avevamo aggiunto che, da notizie di stampa o da accertamenti compiuti dalla forza pubblica, si poteva supporre che il fenomeno fosse di gran lunga più consistente. Ma se vogliamo parlare di dati ufficiali, ci dobbiamo riferire solo ai dati di cui noi disponiamo. Quando il Consigliere Mafrica dice che il numero degli assistiti del 1985 è superiore a quello del 1984, dimentica di considerare la provenienza degli assistiti che si sono aggiunti. Sia per l'AIDS che per la droga, tra un anno e l'altro c'è un notevole incremento, però gran parte di esso, come è precisato nella relazione, ma non viene riferito dal Consigliere Mafrica, è dovuto alla presenza di lavoratori stagionali oppure degli ospiti della casa circondariale di Brissogne. Non si può prescindere da queste considerazioni.
Il Consigliere Mafrica dice che non si è fatto niente. Probabilmente, non si informa a sufficienza presso gli uffici dell'Assessorato. Io posso capire che uno non sappia perché non si è informato, ma è sufficiente rivolgersi ai Servizi Sociali dell'Assessorato per essere messi al corrente di tutte le iniziative in corso.
Posso accettare la critica relativa alla mancanza di coordinamento tra l'intervento pubblico e quello delle associazioni o delle cooperative private. Lo riconosco con tutta tranquillità. Molte volte, però, si verificano casi di nuove associazioni o cooperative che credono di poter ottenere risultati o proporre soluzioni migliori a tutti i problemi, senza tener conto delle iniziative già intraprese dall'Ente pubblico e così si danno informazioni sbagliate e si creano particolari aspettative, che rendono più difficile la ricerca di una soluzione idonea.
Accetto la critica della mancanza di coordinamento tra i diversi interventi, ma rifiuto che si neghi l'esistenza di qualsiasi iniziativa da parte della Regione. Se qualcuno crede di poter prevenire la droga e curare i tossicodipendenti limitandosi a parlare in Consiglio regionale solo delle strutture pubbliche di cura o prevenzione, intesa quest'ultima come informazione, commette l'errore più grande che si possa immaginare. Credo che le cause della diffusione e dell'aumento del fenomeno, delle quali noi siamo a conoscenza, non si possano combattere solo con l'informazione. Le grandi cause sociali della diffusione della droga (in quest'analisi dissento un po' dal Consigliere Sandri) sono la disoccupazione ed il disadattamento giovanile, sono le difficoltà presenti nell'ambito familiare ed infine le cause economiche che ne sorreggono lo spaccio.
Credo quindi che la principale e più efficace forma di lotta che noi possiamo fare contro la droga consista nell'intervenire, come già è stato fatto in altri Stati, nel combattere la disoccupazione giovanile, nell'evitare la crisi dei rapporti all'interno delle famiglie ed infine nell'opporsi energicamente al suo spaccio nella nostra Regione. Questa prevenzione deve essere capillare e generale, così come è stato giustamente chiesto, però credo che debba essere data ad ognuno ed in ogni campo la possibilità di intervenire nelle varie forme di prevenzione.
Mi soffermo ora sulla forma di prevenzione di carattere sanitario, che possiamo fare noi, e non sulla lotta allo spaccio della droga o al disadattamento giovanile nell'ambito della società. Ho già avuto modo di dire qui in Consiglio che non è vero che non si sia fatto niente nel campo dell'educazione sanitaria per prevenire il diffondersi dell'uso di sostanze stupefacenti, perché nelle scuole, come meglio di me potrà dire l'Assessore Faval, gli esperti hanno partecipato a numerosi dibattiti e riunioni con gli studenti per meglio illustrare il fenomeno e diffondere le forme di prevenzione. Le difficoltà che impediscono il moltiplicarsi dei dibattiti o delle riunioni (di questo aspetto del problema avevo già discusso con i Consiglieri Pascale e Torrione) dipendono dalle diverse circolari ministeriali, che stabiliscono il contenuto ed il modo in cui dovrebbero essere tenute queste riunioni.
Leggo solo i punti principali di una circolare ministeriale che in merito dice testualmente: "Evitare messaggi puramente informativi sulle risultanze e sui danni. Evitare messaggi specifici mirati al problema della droga, perché sarebbero pericolosi e riduttivi". Ma allora che cosa bisogna dire per informare a scopo preventivo? Quando io mi sono permesso di chiedere alla Commissione uno specifico programma di conferenze riferito alle scuole, ai posti di lavoro, alla popolazione in genere ed ai militari, come è già stato fatto di recente, mi è stato obiettato che ciò sarebbe stato molto difficile, se non quasi impossibile, sulla base della circolare alla quale ho fatto riferimento.
Nell'ultimo Consiglio io avevo fatto presente che la difficoltà di molti genitori e professori consisteva nella pratica impossibilità di riuscire a capire o a rendersi conto del momento in cui un ragazzo incomincia ad inserirsi nel mondo della droga, perché non se ne conoscono i primi sintomi. Allora ho chiesto alla Commissione in che modo sarebbe stato possibile fornire una serie di informazioni, che, partendo dalle cause della droga, passando attraverso le varie sue forme (come è già stato fatto una volta nel salone del palazzo regionale), giungendo ai suoi effetti e quindi ai sintomi più appariscenti della malattia, rendesse possibile intervenire nelle sue fasi iniziali. C'è infatti della gente che vive accanto a dei ragazzi che fanno uso di droga, ma non se ne accorge.
Questo è già successo, pur essendo inconcepibile che gli insegnanti od i genitori non riescano ad accorgersi del fenomeno se non quando ha ormai raggiunto uno stadio molto avanzato. Questo argomento potrebbe essere discusso con gli insegnanti nelle scuole e con la popolazione adulta interessata. Ma la proposta, come ho già detto prima, non è stata condivisa dalla Commissione perché essa contrasta con le direttive della circolare ministeriale.
Questo programma sarà distribuito a tutti i Capigruppo e sono disposto anche a far scegliere ad essi un programma più idoneo. Il programma indicherà, per ogni conferenza, il contenuto, le persone interessate ed il luogo di svolgimento.
Per quanto concerne il problema della cura e della riabilitazione, è falso sostenere che non sia stato fatto nulla. Si è fatto quello che è stato fatto nelle altre regioni, tra le quali sono pochissime quelle che dispongono di una struttura prettamente pubblica con personale pubblico. Il 99% delle comunità è infatti convenzionato con l'U.S.L. o direttamente con le regioni. Da due anni a questa parte sono 146, solo nel nord Italia, le comunità (caro Consigliere Mafrica, l'elenco di queste comunità c'è e, se tu me lo avessi chiesto prima, te lo avrei dato) che sono state contattate dalla Regione perché prendano a carico dei nostri ragazzi e tra esse è possibile spaziare con una facoltà di scelta pressoché illimitata.
Finora, la cura, cioè la disintossicazione, è sempre stata fatta, qui ed altrove, negli ambulatori di psichiatria. Il Consigliere Sandri lo potrebbe spiegare meglio di me, ma io penso che la droga comporti necessariamente anche dei disturbi psichici e, pertanto, le unità operative più interessate sono proprio quelle della psichiatria. Non lo possono essere i reparti che accolgono gli infetti, quelli che si occupano di medicina generale o altri. Dicevo, comunque, che finora la disintossicazione è stata effettuata negli ambulatori o nei reparti di psichiatria, dopodiché, secondo la scelta fatta dall'assistito, si cercava un contatto con una delle 146 comunità per l'inserimento del paziente.
Avevo già ricordato l'altra volta le difficoltà alle quali dovevamo far fronte per l'assenza di una pre-comunità che fungesse da centro di primo accoglimento. Si tratta di un momento di preparazione del giovane ad accettare il suo trasferimento in una comunità. A nostro avviso i tempi erano troppo lunghi, perché in un periodo di tempo che variava da un minimo di 15 o 20 giorni ad un massimo di 40 o 50, molti ragazzi si perdevano per strada e ritornavano a contatto con il mondo della droga.
Già nell'ultimo Consiglio avevo indicato quali erano le proposte avanzate dalla Regione a questa Commissione, che dovrebbe fornirci anche un parere sulla composizione delle "équipes". Per la Valle d'Aosta è previsto un centro di primo accoglimento, con medici, psichiatri, psicologi, infermieri professionali ed assistenti sociali, che però non necessariamente deve essere gestito dall'Ente pubblico. Sia per questo centro che per la comunità, che in futuro dovrebbe sorgere a Talapé, sarebbe meglio per noi optare per una eventuale convenzione con qualcuno che ha già lavorato nel settore, piuttosto che tentare di realizzare, noi direttamente, una comunità "ex-novo".
La proposta di questo centro di pre-accoglimento, comunque, è stata fatta dalla Giunta regionale e non dal Consigliere Mafrica o da qualche altro. Noi prima pensavamo di poter disporre di una casa, che ci sarebbe stata messa a disposizione dalla Curia, invece, sembra che siano sorte delle difficoltà.
Tuttavia, una soluzione per il momento è stata trovata anche dal Presidente della Giunta che ieri mi ha detto che, se dovessimo incontrare ulteriori difficoltà, potremmo risolvere il problema utilizzando la casa di S. Romolo a Sanremo.
Quando io ero Consigliere ho sentito parlare a lungo della costruenda comunità di Talapé; ora, essa sta per essere ultimata e credo che i relativi lavori, stando a quanto è stato previsto nel capitolato d'appalto, dovrebbero terminare a giugno o a luglio. Dopo che sarà stata consegnata all'Amministrazione regionale, potrà essere attivata questa comunità che verrebbe così ad aggiungersi a quella che già esiste sopra Aosta e che è condotta dalla cooperativa S. Grato e presso la quale noi abbiamo già mandato alcuni ragazzi. Tuttavia, se la maggior parte dei ragazzi non vuole andare lassù, noi non possiamo costringerli. Noi abbiamo solo uno o due ragazzi dei quattro o cinque che chiedono di essere inseriti in queste comunità, perché gli altri preferiscono andare altrove e noi non li possiamo obbligare. Questa circostanza ha creato il primo problema alla comunità S. Grato di Aosta.
Come ho già detto l'altra volta, la commissione elaborerà un programma, che sarà predisposto entro la fine del mese. Esso comprenderà tutte le conferenze che verranno svolte, il materiale audiovisivo che sarà utilizzato ed i criteri per l'avvio del centro di primo accoglimento. Mi auguro che entro la fine del corrente anno possa entrare in funzione a comunità di Talapé.
A questo punto credo di poter inserire la questione dell'inserimento sociale e lavorativo. È vero che all'inserimento sociale dovrebbe, in teoria, provvedere direttamente la comunità, però, purtroppo, non sempre e non tutte le comunità sono in grado di provvedere in merito. Si dovrà cercare di individuare il tipo di lavoro più idoneo a facilitare il reinserimento sociale e lavorativo degli assistiti. Tuttavia, la difficoltà maggiore non ci viene dal reinserimento sociale, in quanto sono pochissimi i ragazzi dimessi dalle comunità che hanno incontrato delle difficoltà a tornare a vivere in famiglia, ma ci viene dal reinserimento lavorativo. Infatti (è giusto ed è bene dirlo), quando si telefona a qualcuno per chiedergli di assumere questi ragazzi, è difficile sentirsi rispondere in modo positivo. Perciò, abbiamo ritenuto più opportuno tacere le condizioni di tossicodipendenza. L'abbiamo fatto diverse volte e quando poi si è scoperto che erano tossicodipendenti sono stati ugualmente tenuti, perché ormai davano sufficienti garanzie di affidabilità.
In merito si dovrà cercare di sensibilizzare il mondo del lavoro o dei datori di lavoro. Un altra soluzione potrebbe consistere nel dare delle precedenze a questi ragazzi nei corsi formativi; una terza soluzione, forse la più facile per l'Amministrazione regionale, sarebbe l'assegnazione di un contributo pro capite. Tuttavia, a detta degli Assessori delle altre regioni, che l'hanno già attuata, primo fra tutti quello della Sicilia, essa non dà i risultati sperati, nel senso che gran parte di questi ragazzi continua a sentirsi assistita ed inoltre, una volta terminata l'integrazione dell'Ente pubblico, i ragazzi vengono allontanati.
Poiché non ho ancora avuto delle proposte da questa Commissione sull'inserimento lavorativo di questi ragazzi, non sono in grado di suggerire né di dire quello che potremmo fare. Per le altre soluzioni o proposte, così come avevo già detto nell'ultimo Consiglio, è in elaborazione il programma informativo di educazione sanitaria, è in fase di organizzazione il primo centro di accoglimento, è ormai in fase di ultimazione la costruzione dell'edificio di Talapé, che ospiterà una comunità in Valle e c'è, inoltre, la Cooperativa S. Grato, che è l'unica cooperativa finora in grado di convenzionarsi con la Regione e capace di gestire questi centri.
PRESIDENTE: Colleghi Consiglieri, ha chiesto la parola l'Assessore alla Pubblica Istruzione, Faval, tuttavia la Presidenza pone all'attenzione del Consiglio il calendario del dibattito perché a suo parere sarebbe più logico fare tutto adesso per concludere il dibattito su questo oggetto. Tuttavia, data l'importanza dell'argomento e dei problemi che saranno trattati dall'Assessore, cui seguiranno le repliche, la Presidenza, tenuto conto che c'è anche una riunione alle 15,00, si permette di suggerire di sospendere, in via eccezionale, i lavori, per riprenderli alle ore 16,00.
La Presidenza ricorda che per le ore 15,00 è convocata la Conferenza dei Capigruppo con l'Ufficio di Presidenza, per la trattazione degli oggetti che sono iscritti nel telegramma di convocazione.
I lavori riprenderanno alle ore 16,00.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 13,10.