Oggetto del Consiglio n. 2667 del 11 marzo 1987 - Resoconto
OGGETTO N. 2667/VIII - CRISI DELLA RONSON S.P.A. DI POLLEIN. (Interpellanze).
PRESIDENTE: Se non ci sono obiezioni, le interpellanze n. 14, 15, 16 e 17 all'ordine del giorno, riguardanti lo stesso argomento, vengono discusse congiuntamente.
Do lettura dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Mafrica e Millet:
INTERPELLANZA
RICORDATO che con deliberazione n. 7815 del 7 dicembre 1984 la Giunta regionale approvava una Convenzione con la RONSON S.p.A., con cui si dava mandato alla FINAOSTA S.p.A. per i seguenti interventi:
1) acquisizione di una partecipazione azionaria del 35%;
2) sottoscrizione di un prestito obbligazionario di lire 1 miliardo;
RAMMENTATO che la RONSON S.p.A. avrebbe dovuto garantire l'occupazione di almeno 20 addetti;
CONSTATATO che dal verbale dell'Assemblea straordinaria del 12 settembre 1986, pubblicato sul numero 317 del Bollettino Ufficiale delle S.p.A., risulta che:
a) l'assemblea degli azionisti non ha approvato il bilancio 1985 della Società e la sua situazione al 30 luglio 1986;
b) l'assemblea ha eletto un nuovo Consiglio di Amministrazione, senza nominare alcun rappresentante della FINAOSTA (mentre la Convenzione prevede una partecipazione proporzionata al capitale sottoscritto);
c) la FINAOSTA ha proposto la messa in liquidazione della società mentre la maggioranza degli azionisti (MONTEFIN S.p.A.) ha deliberato di ridurre il capitale sociale da lire 1.500.000.000 a lire 336.465.630 a fronte di perdite per lire 1.163.534.370 e di aumentarlo successivamente a lire 1.850.000.000;
d) dal bilancio 1985 della società si desumono debiti verso l'I.N.P.S. per 739 milioni e verso una banca denominata "The Hong Kong And Sh" per 1.030 milioni;
e) l'azionista di maggioranza lamenta gravi inadempienze della Regione;
CONSIDERATO che, oltre a trovarci in presenza di un ennesimo fallimento di una politica industriale facilona e dissipatrice, ci si trova in questo caso di fronte ad una situazione equivoca per l'azionista FINAOSTA;
i sottoscritti Consiglieri regionali
INTERPELLANO
la Giunta regionale per conoscere:
1) se corrispondono al vero le accuse di inadempienza da parte della Regione e quali ne sono state le motivazioni;
2) qual è lo stato attuale dei rapporti Regione-RONSON e quali sono le attuali condizioni finanziarie, produttive ed occupazionali della RONSON S.p.A.;
3) sulla base di quali relazioni tecniche si è proceduto alla stesura della convenzione del dicembre 1984, accolta con forti riserve da parte dell'opposizione;
4) per quali motivi la Giunta non ha ritenuto opportuno consultare o perlomeno informare il Consiglio in merito alle scelte che via via si andavano compiendo nell'ambito dei rapporti REGIONE-FINAOSTA-RONSON S.p.A.
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dal Consigliere Baldassarre:
INTERPELLANZA
Con deliberazione di Giunta n. 7815 del 7 dicembre 1984 ratificata dal Consiglio regionale nella seduta del 14 gennaio 1985 (deliberazione n. 1038/VIII) venne approvato un intervento finanziario a favore della RONSON S.p.A. nonché l'approvazione dello schema di convenzione.
Con tale deliberazione fu conferito l'incarico di effettuare interventi finanziari alla FINAOSTA S.p.A. attraverso una partecipazione azionaria pari al 35% del capitale sociale sottoscritto e versato alla data della stipulazione della convenzione e la sottoscrizione di un prestito obbligazionario per l'ammontare di Lire 1 miliardo.
Ora da notizia di stampa la "SEDE" della Società RONSON S.p.A. di Pollein è chiusa, i telefoni sono in assoluto silenzio e non vi è nessun segno di attività.
Preoccupato di non trovarsi di fronte a nuovi casi come ALLUVER, MAXEL, MULTIBOX, ecc... (fiori all'occhiello di questa maggioranza);
il sottoscritto Consigliere regionale
INTERPELLA
la Giunta regionale per conoscere la motivazione del silenzio da parte di codesto esecutivo, nonostante una precedente interrogazione presentata dal sottoscritto in data 18 settembre 1986, in cui denunciava lo stato fallimentare della RONSON S.p.A. e conoscere quindi quali provvedimenti sono stati assunti da allora.
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dal Consigliere Aloisi:
INTERPELLANZA
Appreso da organi di stampa, gravi notizie sulla situazione fallimentare della Società RONSON S.p.A.;
preoccupato per questa ennesima vicenda che dimostra ancora una volta il fallimento della politica industriale portata avanti dalla Giunta regionale;
allo scopo di avere notizie più precise su una vicenda che appare fortemente preoccupante soprattutto sul piano occupazionale;
il sottoscritto Consigliere regionale del M.S.I.-DN
INTERPELLA
l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti per conoscere quali sono gli intendimenti della Giunta regionale alla luce della grave situazione creatasi con il probabile fallimento della Società RONSON S.p.A., e se è nelle intenzioni della Giunta mettere a disposizione della Commissione competente la relativa documentazione e soprattutto conoscere la destinazione del mezzo miliardo sottoscritto dalla FINAOSTA.
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Pascale, Torrione e Breuvé:
INTERPELLANZA
L'iniziativa industriale legata alla Ronson, presentata due anni fa con squilli di tromba, proseguita tra sospetti e contraddizioni e mai decollata veramente, sembra, a quel che si apprende da recenti notizie di stampa, che stia per concludersi nel solito modo fallimentare con l'aggiunta, in questo caso, della beffa al danno.
Pare infatti che nell'ultimo Consiglio di Amministrazione la Società per azioni, nella quale la Regione aveva una partecipazione azionaria del 35%, sia stata trasformata in Società a responsabilità limitata con l'estromissione, non si sa con quale artifizio giuridico, della FINAOSTA ed il contemporaneo trasferimento della sede sociale a Milano.
A monte di questo epilogo una vicenda con molti punti oscuri: da un lato la Ronson che a più riprese minaccia di citare la Regione per inadempienza contrattuale ma non attua mai il proposito; dall'altro la FINAOSTA che blocca gli ulteriori finanziamenti avendo riscontrato irregolarità contabili ma, anziché adire le vie legali, mantiene un'equivoca situazione di stallo e solo oggi scrive una lettera per chiedere "chiarimenti".
Ad aumentare la confusione ci sono poi le voci di un nuovo possibile accordo tra la Società e la Regione, quasi a voler sanare i contrasti del passato.
Allo scopo di far luce sull'intera vicenda e sulle sue prospettive, i sottoscritti Consiglieri regionali del gruppo socialista
INTERPELLANO
l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti al fine di conoscere:
a) quali sono stati i motivi che hanno impedito il decollo dell'iniziativa industriale, promossa nel dicembre 1984;
b) se è vero che sono state riscontrate già più di un anno fa irregolarità contabili nella gestione dell'azienda e, in caso affermativo, perché queste non sono state subito denunciate;
c) come è stato possibile trasformare la S.p.A. in Società a responsabilità limitata all'insaputa e con l'e estromissione del socio FINAOSTA e che fine ha fatto la quota azionaria regionale;
d) quali sono le nuove iniziative proposte dall'azienda e quali gli intendimenti della Giunta in merito.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.
MAFRICA (P.C.I.) Con questa interpellanza abbiamo voluto porre all'attenzione della Giunta regionale una serie di richieste sulla situazione di un'azienda che è apparsa e scomparsa senza che il Consiglio avesse molte informazioni in proposito. Noi avevamo già presentato una interpellanza per il Consiglio precedente, ma il Presidente del Consiglio, forse un po' a sorpresa, l'aveva ritenuta non iscrivibile. Fino a quel momento, al nostro Gruppo era sempre riuscito poter verificare la presenza o meno di questioni formali. Evidentemente, la Presidenza del Consiglio, da un certo momento in poi, ha deciso di essere molto più rigida. Ne prendiamo atto e diciamo solo che questo ha provocato un ritardo nella discussione dell'interpellanza.
Noi siamo partiti dalla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione del verbale dell'Assemblea degli azionisti della RONSON, che fa registrare delle notizie quantomeno sconcertanti. Ricordo che la RONSON era stata discussa nel dicembre del 1984, quando la Giunta aveva portato alla ratifica del Consiglio regionale una deliberazione, con la quale si proponeva l'acquisizione di una partecipazione azionaria del 35% e la sottoscrizione di un prestito per 1 miliardo alla società, che avrebbe dovuto assumere una ventina di addetti. In Consiglio se ne è discusso ancora in seguito alla presentazione di qualche interrogazione, ma si sono avute solo notizie frammentarie sull'andamento della società.
Nel verbale del Consiglio di amministrazione si apprende, invece, che ci si trova in presenza di una Società, alla quale la FINAOSTA partecipava con il 35%, che non aveva ancora visto approvati i propri bilanci e che, nei confronti della FINAOSTA, si comportava in modo molto scorretto. Nel verbale in questione si può leggere: "Il Presidente pone quindi ai voti i documenti (si tratta del bilancio dell'azienda al 30 dicembre 1985 e della sua situazione al 30 luglio 1986) di cui sopra e l'Assemblea delibera all'unanimità di non approvarli". In particolare è la MONTEFIN (la società che rappresenta i privati) che decide, senza alcuna motivazione, di non approvare questi bilanci. La FINAOSTA, invece, motiva il suo dissenso in quanto mancano le relazioni del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale e, quindi, "non si è in grado di valutare il contenuto e le risultanze del bilancio proposto".
L'Assemblea prosegue e la MONTEFIN decide di rinnovare il Consiglio di amministrazione. La FINAOSTA dichiara di non votare. Viene quindi eletto un Consiglio al quale non partecipano i rappresentanti della FINAOSTA. Sempre nella stessa seduta si decide di abbattere il capitale sociale di 1 miliardo e 163 milioni e di ricapitalizzare la società fino ad 1 miliardo e 850 milioni. Il socio FINAOSTA dichiara di votare in modo contrario alla proposta. La FINAOSTA si oppone ancora alla proposta di trasferimento della sede sociale dell'azienda, chiedendo la liquidazione della società.
Tutte queste notizie ci lasciano molto perplessi perché non riusciamo a capire come una Società, che ha sottoscritto una convenzione con la Regione, possa poi decidere di espellere dal Consiglio di Amministrazione e dal Collegio sindacale le rappresentanze della FINAOSTA e come possa decidere di procedere ad aumenti di capitale o a trasferimenti della sede sociale senza tener conto dell'opinione di un socio, che pure dispone del 35% del capitale azionario.
Avevamo presentato l'interpellanza già da qualche giorno, quando, da notizie di stampa, abbiamo appreso che la RONSON si era trasformata da S.p.A. in S.r.l. ed aveva ulteriormente abbattuto il proprio capitale sociale. Ci manca quindi notizia di che cosa sia avvenuto tra la decisione presa in questa assemblea ed il momento in cui questa nuova e strana forma societaria ha deciso di proseguire estromettendo la FINAOSTA.
Siamo anche rimasti sorpresi dal comportamento del Presidente della FINAOSTA e del Presidente della Giunta. Sempre su "La Stampa" abbiamo verificato che, solo dopo che i Consiglieri di minoranza avevano presentato delle interpellanze, il Presidente della FINAOSTA, Silvano Vesan, ha dichiarato: "Ho spedito due giorni fa una lettera per avere chiarimenti, ma il contenuto non posso rivelarlo, perché sono tenuto al segreto". Questa dichiarazione di Vesan, da una parte ci fa supporre che ci si sia occupati della situazione della RONSON soltanto quando si è stati stimolati dall'esterno e dall'altra ci fa supporre che qualche cosa non sia andata per il verso giusto e che ci siano altre cose delle quali non sia possibile neppure parlare, mentre noi vogliamo che se ne parli.
Il Presidente della Giunta dichiara: "Aspetto il dossier per valutare l'opportunità di cominciare l'azione legale nei confronti della RONSON"; perché, sempre nella stessa assemblea, la RONSON accusa la FINAOSTA e la Regione di gravi inadempienze contrattuali, accusa quindi la parte pubblica di avere, di fatto, impedito alla Società stessa di decollare.
Siccome, da uno sguardo dato ai bilanci, abbiamo verificato che esistono cose che non riusciamo a comprendere (debiti superiori al miliardo verso banche di Hong Kong e crediti da parte dell'INPS superiori ai 700 milioni), vorremmo avere da parte della Giunta regionale un quadro dettagliato della situazione della RONSON, perché non riteniamo corretto che le aziende nascano con il contributo della Regione e poi spariscano senza che se ne parli più. Vorremmo sapere da parte della Giunta qual è la risposta data alle accuse di "gravi inadempienze" e vorremmo anche sapere in base a quali relazioni tecniche nel 1984 si era dato un giudizio positivo sulla possibilità di sviluppo di una Società come quella in questione.
Per noi la cosa si presenta come misteriosa e riteniamo, invece, che su di essa debba essere fatta chiarezza nell'interesse di tutti.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Baldassarre; ne ha facoltà.
BALDASSARRE (P.S.D.I.): Già nel settembre del 1986 avevo presentato all'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti, Lanivi, un'interrogazione per chiedere la situazione occupazionale della RONSON e, sempre in quella interrogazione, avevo denunciato lo stato fallimentare della Società. L'Assessore Lanivi, probabilmente perché non era al corrente o perché non era stato bene informato dalla FINAOSTA, che era incaricata del controllo perché aveva un suo rappresentante all'interno del consiglio di amministrazione, rispose: "Risulta che la Società RONSON non abbia ancora chiuso l'attività, che i 6 dipendenti sono ancora in forza e che il pagamento degli stipendi, oggetto dell'ultima domanda dell'interrogazione, è in arretrato di un mese solo per alcuni dipendenti". Queste dichiarazioni dell'Assessore, che, forse, (ripeto) non era stato bene informato della situazione della FINAOSTA, già allora non corrispondevano alla realtà dei fatti.
La situazione odierna della RONSON ha le stesse caratteristiche e, forse, solo un certo modo di fare opposizione ha evitato alla Regione di sborsare l'altro miliardo promesso e previsto dalla convenzione, sotto forma di mutuo, che fu poi sospeso dalla FINAOSTA. Questo, ovviamente, si è verificato dopo l'interrogazione del 18 settembre 1986.
Non riferisco questi dati per evidenziare il merito dell'interrogazione. Per l'amor del cielo! Certamente la FINAOSTA aveva a sua disposizione validi elementi. Stupiscono, però, le affermazioni del Presidente della FINAOSTA e del Presidente della Giunta. Il Presidente della FINAOSTA, infatti, si è accorto della strana situazione, per la prima volta, dopo diversi mesi e dopo che il signor Minelli aveva dichiarato che avrebbe richiesto addirittura i danni alla Regione per le sue gravi inadempienze. È una storia triste che, come ho già scritto nella mia interpellanza, si aggiunge alle altre che ricordano le attività fallimentari verificatesi in Valle d'Aosta.
Però vorrei chiedere che fine hanno fatto i soldi dei contribuenti valdostani e cioè quei 500 milioni che sono stati stanziati per la RONSON. Anche perché, da alcune voci, sembra che il signor Minelli affermi che essi siano serviti per l'attività della RONSON, che però non risulta esserci stata; del resto l'azienda "leader" nel settore e capace di creare adeguata occupazione in Valle d'Aosta, era localizzata (come avevo ben evidenziato in quella interrogazione) in un garage. Non solo non ci sono state nuove possibilità occupazionali, ma si sono creati nuovi cassintegrati e questo signor Minelli ha utilizzato i 500 milioni in un modo che ci lascia piuttosto perplessi, senza alcun controllo da parte della FINAOSTAe da parte della Giunta regionale, che pure avrebbe dovuto ricevere informazioni in merito dalla Finanziaria. Questo è un altro punto a sfavore del Presidente del consiglio di amministrazione della FINAOSTA.
Erano state promesse delle modifiche alla FINAOSTA, perché potesse finalmente funzionare, così come è previsto dal suo statuto e come era nelle intenzioni di tutti al momento della sua istituzione, ma ancora una volta si è dimostrato lo stato fallimentare di questa Finanziaria regionale.
Noi non comprendiamo questi atteggiamenti della Giunta e della FINAOSTA. Non capiamo come mai si diano crediti e si continui ad elargire del denaro pubblico con tanta facilità. Aspetto delle risposte precise da parte dell'Assessore, al quale, ovviamente, non attribuisco alcuna responsabilità, anche se esistono delle responsabilità di natura politica. Però è necessario che egli spieghi il motivo di questo nuovo fallimento dell'industria in Valle d'Aosta e dia una risposta seria e definitiva sul come sono stati spesi i 500 milioni dal signor Minelli, e, quindi, dalla RONSON, e su come sono stati estromessi (perché è un problema che somiglia al "gioco dei bussolotti") i rappresentanti della FINAOSTA dal consiglio di amministrazione di questa S.p.A., della quale la Regione deteneva il 35% del capitale sociale. È una cosa assurda ed inconcepibile per qualsiasi altra società, tant'è che sarebbe auspicabile che alla RONSON prestassero una certa attenzione altri organismi, ma questa volta non più politici.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi; ne ha facoltà.
ALOISI (M.S.I.): La vicenda RONSON continua a stupire. Si tratta di una pseudo azienda, nata tempo addietro in Valle d'Aosta, ma subito "abortita". È la storia di un'azienda contrassegnata da incomprensioni e da perplessità, della quale noi non siamo mai riusciti a fare un'esatta analisi e un'esatta valutazione ed è per questo che vorrei porre all'Assessore alcune domande e fare alcune considerazioni. Non sto a ripetere la storia dell'azienda, che è già stata ampiamente illustrata da coloro che mi hanno preceduto, ma vorrei solo che si rispondesse ad alcune domande.
Osservo innanzitutto che la Regione era azionista del 35% di questa società. Ora, io chiedo a me stesso e chiedo all'Assessore se la Regione è ancora azionista della RONSON o se non lo è più. Vorrei capire bene tutta questa situazione. Poiché la Regione, come è già stato detto prima, aveva versato 525 milioni, per un capitale complessivo di 1,5 miliardi, vorrei sapere che fine hanno fatto questi soldi. Come mai la RONSON, per bocca del suo presidente Pietro Minelli, accusa la Regione di aver rovinato l'immagine aziendale, minacciando di adire alle vie legali per chiedere il risarcimento di un danno valutato intorno ai 3 miliardi?
Quali sono le motivazioni addotte da questo imprenditore per permettersi di affermare che è stata rovinata la sua immagine?
Il comportamento della FINAOSTA, inoltre, è in parte incomprensibile. In data 20 febbraio 1987, infatti, il Presidente della FINAOSTA dichiarò su "La Stampa": "Aspetto il dossier per valutare l'opportunità di cominciare l'azione legale nei confronti della RONSON". Come mai questa dichiarazione? Noi vorremmo capire sino in fondo perché da una parte il Presidente della RONSON minaccia di adire alle vie legali, chiedendo un danno di 3 miliardi e dall'altra il Presidente della FINAOSTA aspetta un "dossier" per valutare l'opportunità di intraprendere un'azione legale contro questa società. Come mai, inoltre, abbiamo appreso (dai giornali) che la RONSON ha sempre lamentato gravi inadempienze della Regione rispetto al contratto? Perché questa società può fare queste affermazioni? Corrispondono al vero? Ed eventualmente, quali sono queste inadempienze?
Vorremmo che l'Assessore avesse la compiacenza di dipanarci tutta questa problematica, per farci comprendere i termini esatti della questione.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Pascale; ne ha facoltà.
PASCALE (P.S.I.): Mi auguro che l'Assessore vorrà farci una storia competa di questa vicenda, che presenta molti lati oscuri e che, in un certo senso, è anche atipica rispetto ad altre iniziative che abbiamo visto sorgere in Valle d'Aosta.
Io non so sulla base di quali relazioni tecniche o di quali ragionamenti politici la Giunta abbia promosso questa iniziativa due anni orsono. Non sono mai riuscito a capire attraverso quali meccanismi si arrivi a scegliere o a preferire un'azienda piuttosto che un'altra tra le tante che chiedono di venire in Valle d'Aosta. Indubbiamente, si trattò di una scelta politica e come tale può anche essere stata errata, o perché c'è stata una valutazione errata dal punto di vista tecnico-aziendale, o perché c'è stata un'errata valutazione degli uomini; anche il fattore uomo è infatti importante e decisivo per la conduzione di un'azienda.
Però, il primo punto oscuro è che, a differenza di altre iniziative, per le quali in passato si è fatta una convenzione e la si è portata a termine in tutti i suoi adempimenti, dando quindi una completa fiducia all'imprenditore, mi pare che in questo caso, invece, la convenzione sia stata attuata a metà e che l'intervento regionale, prima promosso, sia stato poi in un certo senso sospeso. La convenzione, infatti, prevedeva una partecipazione azionaria ed in effetti, sottoscritta la convenzione nel febbraio del 1985, la partecipazione azionaria per 525 milioni fu attuata poi nel successivo mese di aprile del 1985. La convenzione prevedeva anche la concessione all'azienda di un fabbricato di 1200 metri quadri, entro 12 mesi, ma questo non è stato mai fatto.
La convenzione prevedeva che la FINAOSTA concedesse il mutuo obbligazionario di 1 miliardo, a più riprese ed in rapporto al numero dei dipendenti assunti, per l'erogazione del quale ci si poteva orientare verso una sottoscrizione articolata, che però non è stata mai fatta.
Da queste circostanze, stando almeno a quanto abbiamo potuto leggere sui giornali, il Presidente della società ha tratto motivo per citare la Regione per inadempienza contrattuale, praticamente affermando che l'azienda non è decollata per colpa della Regione, che non ha attuato la convenzione e, quindi, non ha messo l'azienda in grado di portare avanti la sua attività produttiva.
L'altro punto oscuro e di fondamentale importanza è il ruolo che in questa vicenda ha giocato la FINAOSTA. Mi pare che, in base alla sua partecipazione azionaria, avesse due rappresentanti nel consiglio di amministrazione della RONSON; ebbene, noi veniamo a sapere che nel settembre dell'anno scorso, quando si è trattato di approvare il bilancio, anche la FINAOSTA, attraverso i suoi due rappresentanti, non lo ha approvato, probabilmente perché vi aveva riscontrato delle irregolarità. Però, io mi chiedo perché ci sono voluti proprio due anni, ai nostri rappresentanti in seno alla RONSON, per accertare delle irregolarità nella contabilità.
Si arriva poi all'assurdo, o alla farsa finale, non solo dell'estromissione della FINAOSTA, che non so neanche in quale modo e con quali artifizi giuridici sia potuto accadere (un socio può essere contrario al cambiamento della ragione sociale, ma non per questo cessa di diventare socio), ma, se mi permettete, si arriva addirittura al ridicolo, che, solo nel momento in cui la vicenda arriva sui giornali, il Presidente della FINAOSTA chieda chiarimenti in merito all'azienda. Ma siamo noi, come Giunta o come Consiglio, che dovremmo chiedere chiarimenti al Presidente della FINAOSTA su che cosa sia avvenuto in tutta questa vicenda!
Fatta la scelta politica, che, ripeto, può essere stata giusta o sbagliata e può aver dato adito ad errori di valutazione, ritengo di dover sottolineare che alla FINAOSTA è venuto a mancare, anche questa volta, quel ruolo che le deriva dal suo statuto e cioè la funzione di assistenza a questa impresa nel momento delicato in cui essa doveva trasferire l'attività produttiva da Milano ad Aosta e durante la fase del controllo della sua attività.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti, Lanivi; ne ha facoltà.
LANIVI (A.D.P.): Cercherò di fare un intervento che risponda il più possibile a tutte le domande postemi dalle quattro interpellanze.
Mi pare che la prima domanda chieda di sapere sulla base di quali relazioni la Giunta regionale ha scelto di procedere alla stipula della convenzione con la RONSON. La FINAOSTA, su richiesta della Regione, in data 22 novembre 1984, aveva inviato una relazione sull'impresa di tipo commerciale RONSON. Quella relazione, pur segnalando una caduta del fatturato della Società nel 1983, segnalava anche le possibili e prevedibili ricadute positive sulla FINAOSTA, proprio in conseguenza dell'attività commerciale della RONSON, in termini di IVA, cioè di quanto la Regione avrebbe potuto introitare per l'IVA e per le imposte di fabbricazione. In effetti, anche se non ho a disposizione delle cifre precise, perché sono in fase di elaborazione, questo introito, riferito al periodo di attività della RONSON, dovrebbe aggirarsi intorno ai 200 milioni. Prima di operare una scelta, quindi, l'Amministrazione regionale ha fatto riferimento ad una relazione, che le era stata inviata dalla FINAOSTA.
Ad un'altra domanda, che mi pare sia del Consigliere Aloisi e che chiede di poter disporre della documentazione presa in considerazione, posso rispondere che, come già altre volte, anche in questa occasione siamo disponibili a metterla a disposizione di chi la richieda. Per ora, la stiamo raccogliendo e saremo in grado di metterla a disposizione in una delle prossime riunioni.
Ad un interrogativo, che mi pare di fondamentale importanza, tant'è che ricorre in quasi tutte le interpellanze e che intende chiarire quali possano essere state le inadempienze della Regione e alle quali fanno esplicito riferimento alcune dichiarazioni dell'imprenditore, posso rispondere dicendo che noi siamo convinti che l'Amministrazione regionale abbia rispettato i suoi impegni e che quindi non sia assolutamente inadempiente. Essa li ha rispettati nella misura in cui l'interlocutore si è dimostrato affidabile. L'Amministrazione ha cessato di dare garanzie e credibilità all'imprenditore quando lo stesso non ha fornito alla FINAOSTA o all'Amministrazione regionale garanzie sufficienti.
Mi permetto di leggere al Consiglio una relazione, che fa la cronistoria piuttosto puntuale dell'intera vicenda. "La Giunta regionale, con delibera n. 7815 del 7.12.1984 e con delibera n. 962 dell'8.2.1985, conferì mandato alla FINAOSTA di effettuare, a favore della Società RONSON, i seguenti interventi finanziari:
1°) - la partecipazione azionaria di Lire 525 milioni, pari al 35% del capitale sociale di 1,5 miliardi;
2°) - la sottoscrizione di un prestito obbligazionario di 1 miliardo, da effettuarsi in proporzione al numero dei dipendenti assunti.
La Regione si impegnò in quella convenzione, sottoscritta in data 22.2.1985, a concedere in comodato, entro 12 mesi, un fabbricato ad uso industriale e commerciale della superficie di circa 1200 metri quadrati, sito in Aosta o nei comuni limitrofi. Nel frattempo la Regione, in data 19.2.1985, concesse provvisoriamente in comodato, fino al 31.12.1985, alcuni locali ubicati nel lato nord del complesso immobiliare sito a Pollein, regione Autoporto". Si trattava di una sede provvisoria in attesa di avere disponibile il capannone di circa 1200 metri quadrati.
"La FINAOSTA, in data 26.4.1985, sottoscrisse e versò la quota del capitale sociale ad essa riservata, pari a Lire 525 milioni, essendosi realizzate le condizioni previste". Noi sappiamo che di solito, dopo aver ricevuto il mandato, la FINAOSTA sottoscrive con l'azienda interessata dei patti parasociali. Essendosi pertanto realizzate determinate condizioni, che ora preciso meglio, la FINAOSTA, provvide alla sottoscrizione ed al versamento della sua quota pari a lire 525 milioni, che corrispondevano al 35% del capitale sociale. Le condizioni che avrebbero reso possibile questo intervento consistevano in:
"1°) - il trasferimento della sede legale da Milano a Pollein e consegna, in data 11.4.1985, dei locali concessi provvisoriamente in comodato;
2°) - sottoscrizione e versamento, da parte dei soci di maggioranza, delle quote di capitale sociale loro riservate, pari a Lire 975 milioni;
3°) - sottoscrizione dei patti sociali;
4°) - nomina di un consigliere di amministrazione e di un sindaco effettivo, designati dalla FINAOSTA, rispettivamente nelle persone dei signori Guido Zampieri e Roberto Francesconi". Questi punti erano stati raggiunti, per cui la FINAOSTA versò la sua quota di capitale sociale dell'importo di 525 milioni.
"In data 15.1.1986, i rappresentanti della FINAOSTA inviarono una relazione sull'andamento dell'intervento sulla situazione economica e patrimoniale della società. In questa relazione si sottolineava che:
1°) - il socio di maggioranza non risultava aver effettuato un pagamento per circa 40.000 dollari a favore della RONSON CORPORATION;
2°) - i poteri del Presidente del consiglio di amministrazione, nonostante i ripetuti inviti dei rappresentanti della FINAOSTA, risultavano comprendere ancora la straordinaria amministrazione, in violazione con quanto previsto all'articolo 8 dei patti parasociali". Questo è un altro punto di riferimento per capire l'evoluzione della vicenda.
3°) - esistevano sopravvenienze passive, per violazioni fiscali, relative agli anni 1977-'78-'79, per l'ammontare complessivo di circa 290 milioni di lire;
4°) - nel corso del 1985, non tutta la merce importata era stata sdoganata nella Regione, ma solo una percentuale di circa il 40%, in contrasto con gli impegni assunti in convenzione e nei patti parasociali;
5°) - l'andamento ufficioso del fatturato 1985, in assenza del bilancio ufficiale, si attestava su di un valore di circa 1 miliardo e 770 milioni, pari al 50% di quello raggiunto nel 1984 e al 32% di quello raggiunto nel 1983;
6°) - l'indebitamento verso le banche e l'INPS si presentava preoccupante".
Pur essendo stata soddisfatta la prima parte degli impegni, questi nuovi dati hanno determinato la FINAOSTA a consigliare e ad assumere un atteggiamento decisamente prudente, nei confronti dell'imprenditore ed a suggerire all'Amministrazione regionale un atteggiamento altrettanto prudente tendente a subordinare l'attuazione della convenzione al soddisfacimento ed alla risoluzione di alcuni punti, che l'imprenditore non voleva soddisfare.
"La relazione si concludeva sottolineando come l'iniziativa, pur in considerazione delle difficoltà incontrate, suscitava delle perplessità, dal punto di vista imprenditoriale, in quanto i risultati ottenuti erano lontani da quelli preventivati a suo tempo alla Regione.
Con ciò si auspicava che il trasferimento dell'intera azienda alla Regione potesse avvenire al più presto, il che avrebbe permesso anche un controllo amministrativo più incisivo e preciso, prima di addivenire al perfezionamento di ulteriori finanziarie. A seguito di tale relazione, la FINAOSTA, con lettera in data 10.2.1986, chiese all'Amministrazione regionale se ritenesse di confermare o meno il mandato a suo tempo affidatole e l'Assessorato all'Industria, con lettera del 13.2.1986, nel confermare il mandato, precisò che, tuttavia, la predetta relazione doveva rappresentare un elemento di giudizio e di valutazione nell'esecuzione dei successivi interventi -".
Cioè, a fronte dei rilievi fatti dalla FINAOSTA e di fronte alla richiesta della FINAOSTA alla Regione, se proseguire o meno nel mandato, la nostra risposta era di proseguire il mandato, tenendo però conto della evidenza di quei fatti che turbavano i rapporti tra FINAOSTA e RONSON.
"Poiché il trasferimento degli uffici amministrativi della Società continuava ad essere rinviato, in quanto i responsabili della RONSON sostenevano che il fabbricato, avuto provvisoriamente in comodato, fosse del tutto inadeguato ed insufficiente, la FINAOSTA ritenne opportuno incaricare, in data 23.4.1986, il rag. Bo di effettuare sollecitamente un controllo contabile e amministrativo.
Con lettera in data 28.4.1986 il rag. Bo comunicò alla FINAOSTA di non aver potuto effettuare i controlli richiesti, per l'assoluta mancanza di collaborazione da parte della Società a fornire la documentazione contabile. In seguito a ciò, in data 5.5.1986 la FINAOSTA denunciò alla RONSON l'inosservanza dei patti parasociali, a suo tempo sottoscritti, riservandosi di valutare se le intese concordate non dovessero ritenersi decadute a causa degli inadempimenti contestati. Tale presa di posizione permise l'effettuazione del controllo contabile da parte del rag. Bo e del dott. Giuliani, consulente della RONSON. Il rag. Bo, con lettera in data 26.6.1986, ritenne di informare l'Amministrazione regionale circa le conclusioni alle quali era pervenuto".
Cito due frasi della relazione del rag. Bo: "Il patrimonio della RONSON deve considerarsi non più esistente... La situazione aziendale è in uno stato prefallimentare". Quest'ultima affermazione era condivisa anche dal dott. Giuliani.
"La FINAOSTA, preso atto di tali conclusioni, deliberò, in data 11.7.1986, di soprassedere alla sottoscrizione del prestito obbligazionario e di ciò informò, in data 16.7.1986, l'Amministrazione regionale. La fondatezza della decisione trova ulteriore conferma nel fatto che la bozza del bilancio predisposta dagli amministratori e relativa all'esercizio chiusosi al 31.12.1985, fu oggetto di numerosi rilievi da parte del collegio sindacale, tali da comportare una rideterminazione delle perdite d'esercizio, pari ad oltre un terzo del capitale sociale.
Il collegio sindacale concludeva per tanto la propria relazione il 13.6.1986 invitando il consiglio di amministrazione a riformulare la bozza del bilancio alla luce dei rilievi sollevati.
L'assemblea convocata il 30.6.1986, in assenza della nuova bozza di bilancio, andò deserta e venne riconvocata il 10.9.1986, in prima convocazione, ed il 13.9.1986, in seconda convocazione, con, all'ordine del giorno, i seguenti argomenti:
1°) - approvazione bilanci e relazione del consiglio di amministrazione;
2°) - approvazione situazione patrimoniale al 30.6.1986 e relazione al consiglio;
3°) - rinnovo cariche sociali;
4°) - delibere e provvedimenti conseguenti alle perdite del capitale sociale;
5°) - trasferimento della sede legale.
Prima dello svolgimento dell'assemblea sopra ricordata, il Presidente del consiglio di amministrazione della RONSON fece una proposta allo scopo di tentare di risanare la situazione patrimoniale dell'azienda. Tale proposta comportava:
1°) - la cessione, al prezzo di una lira del capitale sociale residuo di 350 milioni ad un nuovo azionista di maggioranza;
2°) - la ricapitalizzazione da 350 milioni ad 1 miliardo, di cui 350 a carico della FINAOSTA;
3°) - la sottoscrizione da parte della FINAOSTA del prestito obbligazionario di 1 miliardo;
4°) - l'impegno del nuovo azionista privato di maggioranza a garantire il credito di 1 miliardo e 200 milioni, vantato dalla Hong Kong Bank, nonché l'assunzione della responsabilità gestionale e amministrativa della Società, con l'obiettivo di recuperare in un triennio un patrimonio netto positivo.
Dopo diversi incontri, tenutisi presso l'Assessorato, presenti anche le parti interessate, si pervenne alla conclusione che non ci fossero sufficienti presupposti di certezza per approvare la proposta sopra ricordata, la quale, per giunta, comportava per la Regione un ulteriore esborso di circa 1 miliardo e 350 milioni".
Questo era il costo, per la Regione, dell'operazione di risanamento e di rilancio che però, non solo a livello politico, ma anche tecnico, presentava margini di rischio tali da spingere l'Amministrazione regionale a non intraprenderla.
"La situazione patrimoniale della RONSON, infatti, pur in assenza di un bilancio approvato ufficialmente (il problema costante è consistito nell'assenza di dati certi ai quali poter riferire le nostre decisioni) presentava, dal lato delle attività, delle poste alquanto dubbie, specie quelle relative ai crediti ed al valore delle merci in magazzino, e, dal lato delle passività, delle esposizioni molto elevate verso l'INPS ed il sistema bancario, col probabile risultato di ritrovarsi di fronte a sopravvenienze passive di importo considerevole, il cui ripianamento avrebbe richiesto ulteriori capitalizzazioni". È stata proprio l'assenza di dati certi a frenare ed a costringere l'Amministrazione regionale ad un atteggiamento molto prudente.
"L'Assemblea dei soci, tenutasi il 13 settembre, prese le seguenti decisioni:
- il bilancio presentato dal Presidente del consiglio di amministrazione, non accompagnato né dalla relazione del consiglio, né da quella del collegio sindacale, non venne approvato da nessuno dei soci;
- alla proposta del socio di maggioranza, di ricapitalizzare la società a lire 1 miliardo e 850 milioni, previo abbattimento del capitale sociale per perdita, al 31.7.1986, di circa 1 miliardo e 200 milioni, la FINAOSTA votò contro, proponendo, invece, così come concordato con l'Amministrazione regionale, la messa in liquidazione della Società, poiché non sussistevano le condizioni per il proseguimento dell'attività sociale.
L'ultima decisione riguardò la ricostituzione dell'intero consiglio di amministrazione, che si era presentato dimissionario, ad eccezione del rappresentante FINAOSTA. Con i voti del socio di maggioranza venne eletto un consiglio di amministrazione privo di rappresentanti della FINAOSTA, in palese contrasto con gli impegni a suo tempo assunti in convenzione, con i patti parasociali. Nella stessa seduta non fu possibile, invece, nominare i nuovi componenti del collegio sindacale, anch'esso dimissionario, in quanto il Presidente del consiglio di amministrazione dichiarò che non aveva alcun nome da proporre in sostituzione".
Per illustrare la posizione del Presidente, da tempo abbiamo inviato alla FINAOSTA la richiesta di una documentazione completa e totale, anche sulle più recenti vicende e penso che, quanto prima, la Finanziaria regionale provvederà in merito.
"Successivamente, la FINAOSTA non ha avuto più alcuna comunicazione ufficiale da parte della Società RONSON, ma soltanto in via informale è stata informata che, in data 22.12.1986, si sarebbe tenuta a Milano una nuova assemblea dei soci. Per quanto riferito verbalmente, tale assemblea ha deliberato di azzerare il capitale sociale, a copertura delle perdite accumulate (l'azzeramento del capitale viene quindi spiegato con l'esigenza di ripianare le perdite accumulate), e, tra l'alternativa della messa in liquidazione, richiesta dalla FINAOSTA, o dell'eventuale trasformazione, ha deciso per quest'ultima, ricostituendo una s.r.l., con un capitale minimo di 20 milioni, e con sede sociale ritrasferita da Pollein a Milano".
L'ultimo dato che abbiamo richiesto e che ci è stato trasmesso, come dato conoscitivo, in data 25.2.1987, dalla FINAOSTA è che la Finanziaria regionale, venuta a conoscenza, in data 17.2.1987, della delibera di cui ho già detto il contenuto e che si riferisce all'assemblea svoltasi a Milano, ha richiesto alla RONSON l'invio di una copia del relativo verbale, attualmente depositato presso il Tribunale di Milano.
Credo di aver presentato in termini precisi e puntuali tutta l'evoluzione dei rapporti tra Regione e FINAOSTA e tra quest'ultima e la RONSON, nonché la situazione alla quale siamo ora giunti. La Regione è convinta di non essere stata inadempiente ed in effetti ha ottemperato ai suoi obblighi nella misura in cui il contraente manteneva fede ai suoi impegni, anche perché, e lo risottolineo, i patti parasociali tra RONSON e FINAOSTA prevedevano clausole e obblighi di adempienze che, pur non apparendo in convenzione, regolavano i rapporti tra Finanziaria regionale e Società.
Per quanto concerne l'azzeramento del capitale della RONSON, ho già spiegato che esso è stato determinato dalle perdite registrate dall'attività della azienda.
Nel merito di alcuni giudizi sull'attività e sulle proposte dell'Amministrazione regionale in questo Consiglio, ritengo del tutto normale che l'opposizione denunci e critichi le operazioni e le iniziative con esito negativo e non faccia alcun cenno alle iniziative che hanno avuto e che stanno avendo successo, per cui io penso che se dovessimo tracciare...
BALDASSARRE (fuori microfono): Elencane qualcuna!
LANIVI (A.D.P.): Ne voglio elencare alcune: le Ditte BALZANO e VERALCO, che hanno sostituito le attività ALLUVER a Verrès...
BALDASSARRE (fuori microfono): Staremo a vedere!
LANIVI (A.D.P.): Se c'è qualcuno in questo Consiglio che è in grado di proporre situazioni, che offrano certezze per il futuro, lo prego caldamente di venirmi a fare delle proposte, perché sembra che neppure Gianni Agnelli e Carlo De Benedetti siano oggi in grado di offrire prospettive certe per un ciclo temporale superiore ai 5 anni.
Sarei ben felice di fare un bilancio sulla consistenza occupazionale delle iniziative e delle attività avviate e di quelle che, purtroppo, non hanno avuto successo, e di poterlo discutere qui, perché sono sicuro che si tratterebbe di un bilancio discretamente positivo. L'unico torto, che forse possiamo avere avuto, è stato quello di non aver utilizzato del tempo per stendere questo bilancio, che io considero obiettivamente positivo.
Si dà atto che alle ore 11,50 assume la Presidenza il Vice Presidente DOLCHI.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.
MAFRICA (P.C.I.): In questo Consiglio sono stati celebrati ufficialmente i funerali della RONSON. La relazione dell'Assessore Lanivi ha dato conto sul come, abbastanza presto, si fossero evidenziate delle difficoltà e sul come questa iniziativa, fin dall'inizio, avesse manifestato di essere molto inferiore alle aspettative. Noi, in contrapposizione a quanto ha detto testé l'Assessore, e cioè che mettiamo sempre in evidenza le iniziative che finiscono male, vogliamo precisare che, se la minoranza non avesse sollevato il problema, nessuno avrebbe saputo nulla di quanto ci è stato riferito. Sono emerse, infatti, delle cose piuttosto interessanti, che ci permettono di capire che cosa è avvenuto.
Abbiamo perso solo 525 milioni, perché ci siamo accorti per tempo che non era il caso di sottoscrivere il prestito da 1 miliardo. Non so se la Regione non possa mettere in atto qualche iniziativa, perché anche queste vicende sull'andamento del capitale sociale siano contestate al socio di maggioranza, però dobbiamo dire che non siamo soddisfatti del tipo di analisi preventiva che l'Amministrazione ha fatto rispetto all'insediamento. Dalla relazione dell'Assessore, infatti, si apprende che alcune perplessità erano già emerse dalla prima relazione tecnica, grazie alla quale la Giunta ha ritenuto di dover soprassedere rispetto alle valutazioni negative.
Inoltre, non siamo soddisfatti del modo in cui lavora la FINAOSTA. Alcuni mesi fa abbiamo fatto un dibattito sulle ristrutturazioni da apportare alla Finanziaria regionale e credo che in un prossimo Consiglio dovremo verificare quali passi sono stati compiuti per riorganizzare la FINAOSTA e per trasformarla in uno strumento efficace di politica industriale per la nostra Regione.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Baldassarre; ne ha facoltà.
BALDASSARRE (P.S.D.I.): Qui ci troviamo di fronte ad un fallimento annunciato, forse involontariamente, dalla stessa FINAOSTA, tant'è che l'Assessore ci ha confermato che già nel 1984 una relazione della FINAOSTA segnalava delle perdite del prodotto RONSON sul mercato e, quindi, la poca affidabilità sia dell'impresa che di una futura prospettiva di mercato. Nonostante questo, però, la Giunta regionale (nonostante che la FINAOSTA, per la prima volta, avesse fatto un tentativo e ciò dimostra come la FINAOSTA sia subalterna della Giunta regionale) ha dato incarico alla FINAOSTA di sottoscrivere il 35% delle azioni e, addirittura, di proporre nella convenzione l'assegnazione di un mutuo di 1 miliardo.
Non ricordo quale Assessore portò in Consiglio regionale la questione RONSON, accompagnandola con considerazioni positive sul futuro dell'azienda, anche in relazione alle sue possibilità occupazionali, mentre ora ci troviamo di fronte ad un fallimento, che è già stato annunciato tempo fa.
Per la stima personale che ho nei confronti dell'Assessore Lanivi, con tanta amarezza devo dirgli che "non si può essere bugiardo in Consiglio regionale". Cerco di spiegarne le ragioni: dal punto di vista politico è molto grave rispondere ad una interrogazione presentata in data 18 settembre 1986 e discussa nel Consiglio regionale del 28 settembre 1986, dicendo: "...non risulta che la Società RONSON abbia chiuso l'attività", mentre poco fa l'Assessore Lanivi ha detto che già il 13 settembre si era svolta una riunione nella quale, in pratica, si decretò il fallimento della Società, nel senso che risultò evidente il suo stato fallimentare.
Nello stesso periodo ci furono, addirittura, le dimissioni del consiglio di amministrazione e non ci è stato spiegato in che modo siano stati estromessi i soci che detenevano il 35% del capitale societario. Già nel settembre del 1986 il sottoscritto aveva denunciato questo fallimento, ma l'Assessore non ha avuto la forza di confermarlo in Consiglio regionale.
Ha ben ragione il Consigliere Mafrica nel dire che, se l'opposizione non avesse denunciato questo fatto, oggi, né l'opinione pubblica, né i Consiglieri regionali sarebbero venuti a conoscenza di questo stato fallimentare e di questo nuovo fiore all'occhiello della Giunta.
L'Assessore Lanivi lamenta che noi denunciamo solo le attività fallimentari, ma queste sono di gran lunga superiori in percentuale a quelle piccole attività che, con il continuo contributo della Regione, cercano di tirare avanti in qualche modo. Questo è vero, tant'è che nel prossimo Consiglio saremo chiamati a discutere per l'ennesima volta della COINCA, e questo dopo che sono stati già stanziati oltre 23 miliardi.
Già nel giugno del 1986 c'era un bilancio in perdita e c'erano degli indebitamenti da parte del Minelli e della Società RONSON nei confronti delle banche; ma cosa ha fatto, nel frattempo, la FINAOSTA? Allora eravamo nel gennaio del 1986, poi siamo arrivati al settembre del 1986 e, quindi, al gennaio del 1987, ma la FINAOSTA tentava di coprire, senza alternativa, un'altra sua operazione fallimentare.
Al Presidente della FINAOSTA, che sta dimostrando, come ha già fatto in tante altre occasioni, di essere incapace ad amministrare, dovete chiedergli di dimettersi dalla Presidenza della FINAOSTA, perché sarebbe l'azione più corretta che egli potrebbe fare in un momento come questo. È impossibile che egli rivesta le funzioni di Presidente della FINAOSTA quando si accumulano e si accelerano addirittura i fallimenti delle imprese, per le responsabilità amministrative della FINAOSTA stessa e quelle politiche della Giunta regionale.
Il possibile fallimento della RONSON, poco chiaro fin dall'inizio, è diventato chiaro lungo il percorso e quindi chiarissimo nel settembre del 1986. Oggi, grazie agli interventi dell'opposizione o di qualche giornalista, che ha avuto il coraggio, del quale io gli do merito, di denunciare sui giornali lo stato fallimentare della RONSON, il Presidente della FINAOSTA dice: "Adesso provvediamo...". Ma queste cose dovevano già essere denunciate molto tempo fa, anzi, dovevano essere denunciate all'autorità giudiziaria proprio nel momento in cui sono stati estromessi i soci della FINAOSTA. Che cosa ha fatto la FINAOSTA? Che cosa ha fatto l'Esecutivo regionale?
Nel sentire queste cose in Consiglio, per l'intervento dell'opposizione o della stampa, sembra quasi di assistere alle fasi di un drammatico giallo. Non è colpa nostra, ovviamente, però io ribadisco la mia preoccupazione in merito e mi auguro che si faccia piena luce. Non serve a nulla inviare dei documenti alla Commissione competente, perché ben sappiamo che cosa ciò possa significare. Io non c'ero in quella Commissione, alla quale sono stati inviati dei documenti relativi alla MULTIBOX, però quell'azienda "dorme" ed i Gruppi politici, che sono in possesso di quei documenti, fanno finta di niente.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Aloisi; ne ha facoltà.
ALOISI (M.S.I.): Da questo dibattito emerge la certezza della definitiva chiusura della RONSON. L'Assessore ha detto che l'opposizione sollecita l'Esecutivo nelle questioni forse peggiori o più difficili, che si riferiscono alla situazione industriale delle aziende ormai "decotte", mentre non pone l'accento sulle aziende che procedono e svolgono regolarmente la loro attività.
Però, caro Assessore, è anche nostro precipuo compito controllare e stimolare l'Esecutivo, ponendo il dito sulle piaghe e non sulle cose che vanno bene, anche se riconosciamo che il problema dell'industrializzazione regionale è molto difficile e delicato. Non vi sono dubbi in proposito.
Dobbiamo prendere atto, tuttavia, che il passato dà ragione alle critiche che vengono espresse dalle varie Forze politiche di opposizione. Noi, come Movimento Sociale, esprimiamo seri dubbi sulla gestione di questa politica industriale, pur riconoscendo le difficoltà che esistono. In ogni caso, devo dare atto all'Assessore di essere stato, perlomeno, esauriente nelle risposte. Finalmente ci ha fatto capire la reale situazione del problema RONSON. Condivido anche la proposta dell'Assessore di portare la documentazione relativa in Commissione, anche se in proposito vi sono state delle critiche da parte di altri Colleghi. Tuttavia, piuttosto che non avere nulla a disposizione, è meglio che la Commissione abbia la possibilità di avere una documentazione sulla base della quale, eventualmente, poter approfondire tutte le analisi e le problematiche.
Pertanto, pur manifestando la nostra perplessità su questo modo di gestire la politica industriale della Regione, condividiamo la proposta dell'Assessore di portare in Commissione tutta la documentazione relativa alla RONSON.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Pascale; ne ha facoltà.
PASCALE (P.S.I.): L'Assessore è stato esauriente nella sua risposta, però dobbiamo anche dire che ha fatto una relazione molto anonima. Si è trattato, infatti, di una cronistoria, ricca di fatti, dati, relazioni e controrelazioni. Solo in un punto l'Assessore ha dato un suo giudizio personale e politico, utile a farci meglio comprendere tutta la vicenda. Mi riferisco al passo in cui egli ha detto che la convenzione non è stata applicata interamente, perché, in definitiva, l'imprenditore ha cessato di essere affidabile. Questo, quindi, vale a farci capire perché la vicenda RONSON si è sviluppata così come sappiamo.
Io, però, aggiungerei che la verità, forse, è ancora un'altra e cioè che questo imprenditore non ha cessato di essere affidabile, perché non era affidabile neppure prima. A parte le perplessità già avanzate dalla FINAOSTA nella relazione iniziale, quella prima della firma della convenzione, l'Assessore ci ha detto che in una successiva relazione, che mi pare risalga all'inizio del 1986, sono poi emersi nuovi dati, dai quali si è capito che la situazione finanziaria della RONSON, già in precedenza, prima ancora che quella Società arrivasse in Valle d'Aosta, era già molto precaria.
Mi pare che sia questo il punto più importante: all'inizio c'è stata, non so se da parte della FINAOSTA, dell'Assessore o di entrambi, una valutazione abbastanza approssimativa della validità di questa azienda, e di questo insediamento, che è già stata influenzata, come sono state altre volte influenzate certe iniziative, dai possibili introiti che questa azienda poteva apportare tramite gli sdoganamenti effettuati all'autoporto.
Mi pare che una valutazione del genere sia stata fatta anche a proposito della COINCA, che però, a tutt'oggi, non ha ancora sdoganato un solo chicco di caffé.
L'Assessore ha dovuto riconoscere che la RONSON, anche sotto questo aspetto, è stata inadempiente, perché ha effettuato sdoganamenti solo per una minima parte e aggiungerei che anche questa piccola parte non è stata ancora minimamente pagata, perché mi pare che ci sia una istanza di fallimento da parte degli spedizionieri, che hanno anticipato questi introiti IVA. Direi, quindi, che questa valutazione approssimativa, fatta all'inizio, poteva essere fatta e approfondita diversamente, anche per evitarci l'attuale risultato.
Potremmo anche stilare un bilancio di tutta la politica industriale di questa Giunta e di questo Assessorato e forse lo faremo alla fine della legislatura; può darsi che i nostri giudizi, a quella data, siano un po' diversi da quelli dell'Assessore. Tuttavia, se dovessimo stilare un bilancio di questa specifica iniziativa industriale, direi che siamo partiti per vendere articoli da fumo, ma se ne sono andati in fumo 525 milioni. Questa considerazione, ovviamente, serve a farci concludere con una battuta questa analisi.