Oggetto del Consiglio n. 2149 del 9 luglio 1986 - Resoconto
OGGETTO N. 2149/VIII - SITUAZIONE DELLA DITTA MA.LU.SA. CONFEZIONI DI LILLIANES. (Interpellanza).
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza in oggetto presentata dai Consiglieri Mafrica e Cout:
INTERPELLANZA
AVUTA NOTIZIA che la ditta MA.LU.SA Confezioni, attualmente insediata nel fabbricato industriale di proprietà regionale, situato a Lillianes, già in concessione alla fallita C.V.G., incontrerebbe difficoltà, a seguito di ritardi nella messa a disposizione dell'immobile e di problemi incontrati nel reperimento in loco del personale;
i sottoscritti Consiglieri regionali del Gruppo comunista
INTERPELLANO
l'Assessore competente per sapere se le notizie soprariportate sono vere e per conoscere gli intendimenti della Giunta regionale in merito al futuro produttivo della MA.LU.SA. Confezioni.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.
MAFRICA (P.C.I.): La MA.LU.SA. è una piccola azienda che ha aperto soltanto 5 mesi fa. La convenzione è del 31 ottobre 1985 e, al momento della presentazione, l'Assessore ce l'aveva segnalata come un esperimento del tutto particolare. Egli aveva detto: "Qui, per la prima volta, non abbiamo una industria, ma una ditta artigiana che, a costi molto contenuti, può dare occupazione ad un numero di persone, in proporzione, significativo". Si diceva allora che con 150 milioni, 80 milioni di leasing, 70 di mutuo e con il comodato sul capannone noi saremmo riusciti a dare lavoro ad una ventina di persone.
Sono passati solo alcuni mesi e ci è stato fatto presente che in questa azienda esistono due tipi di difficoltà. Il primo è un ritardo nella consegna del capannone di Lillianes che, costruito a spese dell'Amministrazione regionale, è costato circa 500 milioni. Al momento dell'insediamento di questa ditta si è accertato che la potenza disponibile era di pochi kilowatt e quindi non sufficiente per far funzionare le macchine: così c'è stato un ritardo di un mese o di un mese e mezzo rispetto al periodo in cui dovevano iniziare le lavorazioni.
La seconda difficoltà deve, invece, far meditare nel senso che, prima dell'apertura, in incontri con l'Assessore ed il Sindaco di Lillianes, un folto gruppo di lavoratrici si era dichiarato disponibile ad essere occupato presso quell'attività di tipo tessile. In quel periodo queste lavoratrici della ex BESSO erano ancora licenziate, ma non avevano ancora ottenuto il decreto per la cassa integrazione. Ottenuto il decreto per la cassa integrazione, una parte di queste lavoratrici ha rinunciato all'attività lavorativa, probabilmente per problemi o calcoli di tipo familiare. La mancanza di un adeguato numero di lavoranti (invece dei 18 o 20 previsti ne sono stati assunti una decina, di cui 7 di Lillianes) ha provocato delle difficoltà iniziali a questa ditta che, mi pare, abbia chiesto alla Regione un intervento finanziario e dei corsi di formazione professionale.
Ora, noi, come Gruppo politico, nel mese di maggio siamo stati chiamati a fare una visita a questo stabilimento e abbiamo verificato che la situazione è effettivamente abbastanza drammatica. Vorremmo sapere, pertanto, se è stato fatto qualche intervento da parte dell'Amministrazione regionale, oppure se questo esperimento è durato solo 3 mesi, invece dei 6 di cui parlavamo per altre questioni. Vorremmo cioè sapere se questa ditta potrà continuare la propria attività, oppure se è da inserire nel lungo elenco degli esperimenti falliti che provocano un continuo disorientamento nella popolazione, tra i lavoratori ed anche all'immagine della politica industriale regionale.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola l'Assessore all'Industria, Commercio, Artigianato e Trasporti Lanivi; ne ha facoltà.
LANIVI (A.D.P.): Vorrei solo precisare alcune cose dette dal Consigliere Mafrica. Il provvedimento della Giunta regionale è del 31 ottobre, ma la convenzione è stata stipulata il 21 novembre del 1985. Gli interventi finanziari sono stati ancora più contenuti in quanto, oltre al mutuo di 70 milioni ed alla locazione finanziaria, l'operazione di leasing compiuta dalla FINAOSTA non è di 80 milioni, ma di 73 milioni.
Nel merito delle difficoltà io non arriverei alle stesse conclusioni alle quali giunge il Consigliere Mafrica, perché in questo caso sembrano esistere tutte le condizioni positive iniziali, almeno in teoria, per portare a buon termine l'operazione. Credo quindi che le eventuali difficoltà non siano da imputare a responsabilità del Governo regionale. È vero che l'inizio dell'attività era previsto per la metà di gennaio del 1986, ma la produzione, a causa di problemi connessi con l'erogazione dell'energia elettrica, poté avvenire solo alla fine di gennaio del 1986 e questo è stato appunto uno degli inghippi di fronte ai quali ci si è trovati. Il vero problema, però, è consistito nella non reperibilità del personale da parte dell'azienda.
Va anche detto, come ha correttamente sottolineato il Consigliere Mafrica, che, prima di approvare questa convenzione, mi ero preoccupato di sentire, oltre all'amministrazione comunale anche un gruppo, piuttosto consistente, di cassintegrate o possibili cassintegrate del Comune di Lillianes stesso. La vicenda, però, ha poi preso una piega diversa perché quelle stesse cassintegrate non si sono dichiarate disponibili a lavorare presso questa azienda che, per garantire un'eventuale cassa integrazione, si era trasformata in piccola industria, anche in seguito ad un incontro che abbiamo avuto presso l'Ufficio del Lavoro, presenti i Sindacati, il responsabile dell'Ufficio del Lavoro, l'Amministrazione regionale, oltre ad alcune cassintegrate.
Questa azienda, quindi, da artigiana è passata a piccola industria per poter garantire comunque la cassa integrazione, ma questo fatto non ha modificato la situazione, per cui l'azienda ha riassunto la sua originaria dimensione artigianale. Successivamente essa ci ha fatto presente la sua condizione di difficoltà ed io l'ho invitata a presentare una proposta, rispetto alla quale l'Amministrazione regionale non ha ancora preso alcuna decisione, ma ha ipotizzato alcuni possibili interventi sui quali, però, l'azienda non ha ancora fornito alcuna risposta. Nei prossimi giorni, pertanto, cercheremo di avere un incontro con l'azienda nell'intento di conoscere le sue intenzioni e di cercare possibili interventi che possano garantire la continuità di un'attività che, se pure incontra delle difficoltà, ciò non dipende di certo dalla volontà o dall'atteggiamento della Regione.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.
MAFRICA (P.C.I.): Io credo che questa vicenda debba far riflettere anche sul problema della cassa integrazione, perché appare perlomeno singolare che, in una zona nella quale ci sono molte persone in cassa integrazione, non si riesca a reperire il personale necessario per poter mandare avanti un'azienda. Su questo aspetto del problema dobbiamo riflettere un pò tutti, così come anche su una possibile revisione di questo meccanismo.
Per quanto concerne il comportamento della Regione, mi pare che, in questo caso, non ci siano grosse responsabilità, oltre al ritardo nella consegna del capannone. C'è però un punto su cui la Regione è determinante ed è la rapidità delle sue decisioni. Se le difficoltà di una ditta artigiana vengono prolungate per mesi, è chiaro che questa ditta sarà costretta alla chiusura e vedrà aumentare i suoi guai. Le si dovrebbe dire in modo chiaro se la Regione è disposta ad intervenire e se l'attività può continuare, oppure le si dica subito: "Guardate, avete sbagliato a venire in Valle d'Aosta e vi conviene tornare a casa vostra". Così si possono limitare i danni tanto per la ditta che per la Regione, perchè la situazione di incertezza non è certamente delle più positive per il prosieguo dell'attività.
Noi ci auguriamo che l'attività di questa azienda possa continuare, ma se l'azienda deve chiudere subito si cerchino almeno delle altre soluzioni.