Oggetto del Consiglio n. 660 del 27 giugno 1984 - Resoconto
OGGETTO N. 660/VIII - INIZIATIVE CHE LA REGIONE INTENDE ASSUMERE PER UNA CONCRETA DIFESA DELLA VITA E PER LA PREVENZIONE DELL'ABORTO E DELLA DROGA - (Interpellanza).
PRESIDENTE: Do lettura dell'interpellanza presenta dai Consiglieri Fosson, Beneforti, Ricco e Lanièce.
INTERPELLANZA
A sei anni dall'entrata in vigore della legge 194/78 ed a tre anni dal referendum abrogativo di alcuni articoli della stessa, le polemiche sull'interruzione di gravidanza paiono essere sopite per lasciare posto ad una assuefazione che rasenta l'indifferenza.
Di fatto, la legge 194/78 sta rivelando tutto il suo potenziale dirompente, quello che i suoi oppositori avevano paventato.
La legalizzazione dell'aborto non ha costituito la soluzione per alcune situazioni limite, così come ritenevano i suoi sostenitori, ma è divenuta una forma di controllo delle nascite.
Lo dimostrano le statistiche degli aborti, che vedono la Valle d'Aosta ai primi posti nella classifica, e che vedono proprio tra le donne sposate ed appartenenti alle famiglie che fruiscono di un buon tenore di vita, la maggior percentuale di pratiche abortive.
La legge ha contribuito ad affievolire il sentimento di rispetto per la vita, a rompere gli argini orali che facevano anteporre i valori della vita, del dovere e del sacrificio, alle esigenze fittizie di una società edonista e consumista.
Non è un caso che nella mentalità corrente abbia fatto strada il concetto secondo il quale l'aborto consentito dalla legge diventa automaticamente un fatto positivo ed usuale.
Non si è dunque trattato di una conquista civile e gli stessi promotori della legge 194/78 se ne stanno accorgendo.
A questo proposito la Consulta regionale per la condizione femminile della Valle d'Aosta, in un documento del 14 maggio 1984, richiama l'attenzione delle forze politiche regionali sulla mancata o inadeguata applicazione delle leggi sulla tutela della maternità, allargando la problematica al tema del diffondersi della droga.
Lamenta che siano stati del tutto trascurati gli articoli di legge che dettano norme sulla prevenzione dell'aborto e della droga, che i consultori pubblici e la struttura socio-sanitaria non ottemperano le leggi, disattendendo completamente quanto riguarda l'educazione e l'opera di prevenzione, che soprattutto non vengono rimosse le cause sociali che spingono le donne ad abortire.
Ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali del Gruppo della Democrazia Cristiana, ribadendo il giudizio negativo sulla legge 194/78, facendo proprie le motivazioni della Consulta femminile;
INTERPELLANO
l'Assessore alla Sanità ed Assistenza Sociale sulla natura dei provvedimenti che intende assumere per una concreta difesa della vita e per la prevenzione dell'aborto e della droga.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Fosson; ne ha facoltà.
FOSSON (D.C.): Il tema di questa interpellanza è particolarmente importante e l'intento del Gruppo democristiano, nel presentarla, non è certo quello di risvegliare polemiche, per fortuna oggi sopite, né di suscitare battaglie steccato contro steccato, ma vuol essere semplicemente un invito ad affrontare seriamente e concretamente il problema della difesa della vita al di là delle differenze di posizione o di impostazione. Io penso che tutto questo Consiglio regionale e tutta la comunità valdostana sia a favore di una difesa della vita in quanto tale.
In effetti, a sei anni dall'entrata in vigore della legge 194/78 sulla regolamentazione dell'interruzione della gravidanza e a tre anni dal referendum abrogativo si stanno rivelando, nell'applicazione della legge 194, tutte quelle conseguenze negative, che gli oppositori della legge avevano denunciato a suo tempo. Non è nelle intenzioni della interpellanza dire: "Noi l'avevamo detto", ma leggendo le statistiche vediamo che la legge non ha costituito la soluzione per alcune situazioni-limite, ma è diventata di fatto una legalizzazione dell'aborto come controllo delle nascite. Purtroppo la Valle d'Aosta in queste statistiche si trova ai primi posti: mi pare, cito a memoria, che gli aborti siano 600 o 700 ogni anno e questo non è un dato positivo al confronto degli 800 nati vivi in Valle d'Aosta.
Quello che a noi preme sottolineare è il fatto che l'introduzione o l'applicazione di una legge come la 194 abbia contribuito in modo determinante ad affievolire il senso morale ed il senso di rispetto per la vita. Nella mentalità corrente tutto quello che è permesso dalla legge diventa accettabile dal punto di vista morale in una società edonistica e consumistica della quale, noi siamo certi, dobbiamo frenare gli effetti deleteri.
L'occasione immediata per presentare questa interpellanza ci è stata data da un documento della Consulta Regionale per la condizione femminile, pubblicato il 14 maggio, che richiama l'attenzione delle forze politiche regionali proprio su questo tema e più precisamente sulla inadeguata applicazione della legge sulla tutela della maternità. Il documento della Consulta Femminile si allarga, ed in questo noi siamo d'accordo, al tema del diffondersi della droga. La Consulta Femminile lamenta soprattutto che siano del tutto trascurati gli articoli della legge 194 e di altre leggi che dettano norme sulla prevenzione dell'aborto e della droga; lamenta altresì che i Consultori pubblici e la struttura socio-sanitaria non ottemperino alle leggi, disattendendo completamente l'opera di educazione, di prevenzione e che, soprattutto, non vengano rimosse le cause sociali che spingono le donne ad abortire.
E' ovvio che la problematica introdotta è sicuramente ampia; noi ci rendiamo conto che l'Assessore alla Sanità Marcoz, per il suo compito specifico, non può rimuovere le cause sociali e non può andare al di là di quello che è il suo compito, però vorremmo da lui una risposta concreta su quello che può fare per quanto riguarda la capacità di azione del suo Assessorato.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola l'Assessore alla Sanità ed Assistenza Sociale Marcoz; ne ha facoltà.
MARCOZ (U.V.): La problematica dell'aborto e della droga, le cui valutazioni appartengono, secondo me, alla coscienza di ciascuno, ed in quanto tali vanno rispettate senza strumentalizzazione di parte, è stata affrontata in Valle nell'ambito della organizzazione delle attività sanitarie e socio-sanitarie, in pratica con l'applicazione del piano socio-sanitario approvato un anno fa. Il problema era però già stato dibattuto prima della costituzione dell'U.S.L. ed erano stati creati i consultori familiari. Recentemente ho ultimato gli incontri con tutti i distretti della Regione nei quali si sono individuate le carenze nell'applicazione del nostro piano socio-sanitario. L'indirizzo che l'Assessorato ha seguito e che vuole continuare a seguire in tema di aborto e di droga è stato individuato innanzitutto nell'organizzare i distretti sanitari di base in modo tale da far funzionare effettivamente i famosi consultori familiari di recente istituzione.
Giustamente il Consigliere Fosson indicava alcune carenze, dovute in modo particolare alla mancanza di personale. L'attuazione del dipartimento materno-infantile, la cui costituzione è stata approvata recentemente dall'U.S.L., è un altro passo indispensabile per poter prevenire l'aborto, così come lo è la costituzione del dipartimento per la tutela della salute mentale per quanto riguarda la droga. Nel 1981 si sono registrati in Valle 538 aborti; nell'82 540; nell'83 517 (di cui 35 casi provenienti da altre Regioni). Ho voluto quindi fare un'analisi, riferita al 1983, per conoscere l'età delle donne che hanno abortito: 25 risultano al di sotto dei 17 anni, 358 dai 18 ai 35 anni, 133 oltre i 35 anni; le donne nubili sono 146, le coniugate sono 344, le separate 15, le divorziate 3 e le vedove 7. Abbiamo voluto analizzare anche il titolo di studio di queste persone: 143 non vanno oltre la licenza elementare, 256 hanno la licenza di scuola media inferiore, 103 hanno il diploma di scuola media superiore o la laurea, 3 persone hanno indicato un altro dato. Inoltre abbiamo voluto conoscere la provenienza delle certificazioni per tale intervento: 25 sono giunte dai consultori, 361 dal medico di fiducia, 127 dal servizio sul territorio di ostetricia e ginecologia, 4 non hanno indicato il dato. La degenza media in maternità risulta di giorni 1,88. Per ultimo ho voluto conoscere un altro dato per capire l'andamento di questo fenomeno in tutta la Regione e quindi sono state fatte le analisi distretto per distretto. I risultati sono stati i seguenti: 35 al distretto n. 1; 16 al n. 2; 24 al n. 3; 14 al n. 4; 234 al n. 5; 30 al n. 6; 9 al n. 7; 8 al n. 8; 48 al n. 9; 7 al n. 10; 36 al n. 11; 7 al n. 12; 14 al n. 13; e 0 al n. 14.
Con questi dati, che lascio all'attenzione dei Consiglieri, e con quanto prima ho esposto al Consigliere Fosson, ho indicato l'indirizzo che l'Assessorato sta seguendo.
Si da atto che alle ore 10.45 riassume la Presidenza il Presidente Bondaz.
PRESIDENTE: Ha chiesto la parola il Consigliere Fosson; ne ha facoltà.
FOSSON (D.C.): Ringrazio l'Assessore Marcoz per i dati, dei quali ho preso nota e che mi permettono di sottolineare ancora che l'aborto non ha risolto tutte le situazioni limite, ma ha favorito una certa mentalità consumistica ed edonistica. Il fatto che la maggior parte degli aborti avvenga in famiglie regolarmente costituite, che gli aborti non siano tanto numerosi tra le persone di scarsa cultura o perlomeno di scarsa scolarizzazione significa proprio che il problema è grave ed è da affrontare.
Mi fa piacere che l'Assessore sottolinei la necessità della prevenzione e, se la Giunta si muoverà su questa strada, noi siamo d'accordo e sicuramente continueremo a pungolarla.
Non accetto invece la battuta che qualcuno ha fatto, ad alta voce, sull'aborto inteso come conquista sociale. Noi riteniamo e penso che tutte le persone serie ritengano con noi, che l'aborto sia un dramma e comunque un dramma da non usare come bandiera per andare sulle barricate. E' un dramma che va risolto
.....INTERRUZIONE.....
non lo dice solo Formigoni, penso che lo dica anche il Consigliere Mafrica e l'ha detto sicuramente Berlinguer, che era una persona moralmente ineccepibile. Questo sia chiaro, perchè tutte le persone moralmente ineccepibili hanno a cuore questo dramma umano e sicuramente non ne fanno una bandiera per battaglie squallide come quelle dei socialdemocratici.