Oggetto del Consiglio n. 4487 del 12 marzo 2025 - Resoconto
OGGETTO N. 4487/XVI - Interrogazione: "Attività di polizia mineraria nelle cave dislocate sul territorio valdostano".
Bertin (Presidente) - Passiamo ora al punto n. 22 dell'ordine del giorno. Risponde l'assessore Sapinet.
Sapinet (UV) - La collega, nelle premesse, cita un articolo di una testata giornalistica relativo a un'inchiesta che è stata resa nota con il primo quesito, "Se corrisponda al vero quanto riportato nell'articolo in premessa".
Abbiamo appreso la notizia dagli organi di stampa ed essendo in corso le indagini del caso - come credo anche lei potrà immaginare, queste sono coperte dal segreto istruttorio - non si dispone di ulteriori informazioni rispetto a quanto riportato dagli organi di stampa.
Io credo che questa fosse una risposta ampiamente prevedibile, che anche lei immaginava, quindi mi ha fatto porre qualche interrogativo sul senso del quesito, ma ognuno fa come crede.
Il secondo quesito: "Quali attività di polizia mineraria vengono effettuate dalla Regione rispetto alle cave dislocate sul nostro territorio".
Le attività di polizia mineraria concernono la verifica del rispetto delle norme di settore e si citano: il DPR 128/59, "Norme di pulizia delle miniere e delle cave", il decreto legislativo n. 624/96, "Attuazione delle direttive 92 e 91 CEE e 92 e 104 CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori nelle industrie estrattive", poi il decreto legislativo 81/2008, "Attuazione dell'articolo 1 della legge del 3 agosto 2007, la n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro". Tale competenza, che originariamente era statale, è stata successivamente trasferita alla nostra Regione nel 1985.
Le norme di pulizia delle miniere e delle cave si applicano ai lavori di prospezione, ricerca e coltivazione delle sostanze minerali di prima e di seconda categoria, ovvero cave e miniere in esercizio.
L'attività di vigilanza consiste nel controllo dell'applicazione delle norme di riferimento presso le varie attività estrattive presenti sul territorio regionale e viene effettuata tramite controlli amministrativi in ordine all'applicazione delle norme di polizia mineraria, nonché con l'effettuazione di sopralluoghi nelle miniere, nelle cave, negli impianti connessi, nelle aree in cui vigono permessi di ricerca, concessioni per lo sfruttamento minerario, delle acque minerali e delle acque termali.
Il terzo quesito: "Quali controlli sono stati effettuati dalle strutture regionali rispetto al reticolo di gallerie presenti alla base della discarica di Pompiod in questi anni, necessari ad attestare l'assenza di rischi derivanti dal deposito di materiali non conformi, mai stati fatti oggetto di bonifica e che risultano abbancati".
Prima di rispondere a questo quesito, aggiungo anche due considerazioni sul contenuto di questa domanda, ovvero il voler per forza creare un collegamento con il sito di Pompiod che nulla o poco c'entra con il contenuto del resto dell'iniziativa.
L'impressione è quella - come al solito - che si cerchi di creare un caso anche quando il caso non c'è e sinceramente è un approccio politico da cui prendiamo le distanze.
L'attività - per venire alla risposta - estrattiva che veniva effettuata, e nella risposta lo si capisce bene, nella cava di Pompiod, come ben sa, riguardava l'estrazione della castina, un minerale, una particolarità di calce, che veniva utilizzato come fondente nello stabilimento della Cogne di Aosta. Tale attività era iniziata nello scorso secolo, a fine degli anni 20, ed è stata successivamente abbandonata negli anni 70, per poi essere trasformata in discarica per inerti a fine degli anni 90.
La chiusura e messa in sicurezza della cava è stata seguita al tempo da personale del distretto minerario del Piemonte, in quanto antecedente al trasferimento delle competenze alla Regione.
Le ricordo che, a seguito della chiusura di un sito estrattivo, lo stesso ritorna nelle disponibilità e nelle responsabilità del proprietario che ne dispone liberamente secondo gli usi consentiti dalla normativa, pertanto tutto ciò che è stato successivamente alla chiusura della cava, ivi compresa la trasformazione dell'utilizzo dell'area, non rientra più nelle competenze di polizia mineraria.
Si ricorda che in occasione dei procedimenti amministrativi attinenti all'autorizzazione all'attività di discarica sono state eseguite verifiche; si citano, ad esempio, le relazioni geologiche che sono state a suo tempo verificate dagli organi competenti e che non hanno evidenziato criticità ostative per permettere una trasformazione del sito a discarica.
Rimangono ovviamente sul sito le attività di vigilanza ordinaria e gli eventuali controlli amministrativi e ambientali relativi al territorio comprese, ovviamente, le attività del Corpo forestale della Valle d'Aosta e di ARPA Valle d'Aosta.
Presidente - Per la replica, la consigliera Erika Guichardaz.
Guichardaz E. (PCP) - La prima domanda era legata al fatto che potesse non essere vero quanto riportato; quindi, da quanto lei ha detto, quanto è stato riportato è sostanzialmente vero. Giustamente non può dare degli elementi in più, ma questo io non gliel'ho messo nella domanda, non le ho chiesto se avesse degli elementi in più, le ho chiesto semplicemente se fosse vero quello che era stato riportato nell'articolo, perché c'era anche la possibilità di dire che non fosse vero.
Rispetto alla questione delle attività di polizia mineraria faremo, anche alla luce delle norme che lei ha citato, le dovute verifiche, quindi rispetto ai controlli e ai sopralluoghi che vengono fatte nelle varie cave.
Rispetto alla domanda n. 3, invece, c'è un'attinenza, e questo è quello che evidenziamo, perché, le ricordo, è stato oggetto anche delle osservazioni che abbiamo fatto rispetto alla questione del rinnovo ad esempio della discarica, dove si diceva che alla base della discarica c'era roccia.
Alla base di quella discarica, come ha ben detto lei, fino agli anni '90 - io avevo 14 anni e in quella cava, in qualche modo, andavo anche a giocarci, entravamo nei vari buchi e via dicendo quando facevamo i fieni appena lì sotto - sappiamo benissimo che c'erano delle gallerie, quindi non è che ci fosse alla base della discarica una roccia, ma ci sono, perché abbiamo anche ritrovato le piantine, tre piani di gallerie, tutte collegate, che fanno chilometri di gallerie in questo senso e oltretutto, proprio da quelle piantine, abbiamo appreso che c'era anche un pozzo che dai 650 metri andava a scendere.
Rispetto a questo tema, anche alla luce di quello che lei ha dichiarato, faremo degli accessi agli atti proprio per capire quali controlli siano stati fatti dagli organi deputati proprio rispetto a quelle gallerie e a quella situazione che tutti conosciamo bene e sappiamo essere piuttosto critica.