Oggetto del Consiglio n. 4478 del 12 marzo 2025 - Resoconto
OGGETTO N. 4478/XVI - Interrogazione: "Attivazione della 'Carriera alias' nelle istituzioni scolastiche valdostane".
Bertin (Presidente) - Punto n. 12. Per la risposta, l'assessore Guichardaz.
Guichardaz J. (FP-PD) - Rispondo al consigliere Perron che, nella premessa, prende atto della possibilità per le scuole italiane di attivare la "Carriera alias" con un regolamento.
Il Consigliere - faccio una piccola premessa perché poi sennò chi ci ascolta non capisce niente - evidenzia che, secondo i dati di Agedo, al 31 dicembre 2024 risultano essere 418 le scuole italiane a prevedere nel loro regolamento la carriera alias; questi numeri, tra l'altro, sono aumentati nel frattempo. Poi ricorda la sua mozione, "Creazione di un protocollo specifico obbligatorio per la carriera Alias, nella quale si evidenziava la necessità di pareri professionali obbligatori per l'attivazione delle stesse.
Lei interroga il Governo per conoscere quali e quante scuole valdostane di ogni ordine e grado abbiano attivato la possibilità di accedere alla carriera Alias.
Premesso che il registro Spaggiari consente, nella sezione Classeviva 2.0, la possibilità di attivare la carriera Alias, allo stato attuale, a seguito della ricognizione effettuata nei giorni scorsi presso tutte le scuole, solo due istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione hanno deliberato la possibilità di accedere alla carriera Alias, sono l'Unité des Communes Valdôtaines Grand-Combin di Gignod e l'Eugenia Martinet di Aosta.
Nessuna istituzione scolastica del secondo ciclo, per il momento, ha proposto l'attivazione della carriera Alias, almeno questi sono i dati che mi sono stati forniti.
Numero 2, se nel regolamento delle scuole che lo prevedano venga richiesta, come criterio non derogabile, la diagnosi di disforia di genere fornita da professionisti esterni e, in tal caso, se sia specificata a quale categoria appartengono, quindi se i professionisti devono essere psicologi, psichiatri o entrambi.
Le due scuole interessate hanno riportato che allo stato attuale, nei regolamenti predisposti a tal fine, la diagnosi di disforia di genere non è stata prevista come criterio inderogabile.
Nel regolamento dell'istituzione scolastica Eugenia Martinet di Aosta viene specificato che: "La domanda deve essere corredata da una relazione di professionisti esterni a supporto del percorso intrapreso"; il regolamento è consultabile sul link che credo lei abbia.
Poi: "Nel regolamento dell'istituzione scolastica Unité des Communes Valdôtaines Grand-Combin di Gignod, non viene richiesta la diagnosi di disforia di genere come criterio non derogabile per l'attivazione della cosiddetta carriera Alias" Ho già risposto alla n. 2.
Alla 3, "Quante di esse siano state richieste e quante effettivamente attivate, distinte per ordine e grado": il dato è una sola famiglia ha richiesto l'attivazione della cosiddetta carriera Alias presso l'istituzione scolastica Unité des Communes Valdôtaines alla Grand Combin de Gignod per la scuola secondaria di primo grado.
La richiesta quindi è stata valutata positivamente e si sono messe in atto tutte le azioni previste dal regolamento, a partire dal corrente anno scolastico.
La domanda 4, "Per un'adeguata comparazione con i dati statistici noti, quante delle carriere Alias effettivamente attivate riguardino il sesso maschile e quante di sesso femminile dei richiedenti": l'unica carriera Alias attivata è stata richiesta per una persona da genere maschile a genere femminile.
Presidente - Consigliere Perron, ne ha facoltà.
Perron (LEGA VDA) - I numeri sono bassissimi, Ora che non ci sia nessun istituto secondario di secondo grado che abbia attivato questo... noi avevamo, come dire, sentito che c'erano degli istituti che si volevano attivare, possono farlo, perché ci sono appunto questi regolamenti.
Lei dice nessuno, quindi è una sola, pochissimi.
Ora do io due dati statistici, così capisce qual è la nostra prospettiva: riguardo alla disforia di genere, gli studi che ci sono a livello italiano - questo da 39 anni di studi - trovano che c'è un caso circa tra 12.045 casi maschio-femmina, un caso su 30.200 femmina-maschio, questi sono i dati.
Perché chiediamo? Perché negli ultimi anni queste diagnosi sono aumentate in maniera esponenziale, se lei cerca i dati del SIFIP, che sono dati del San Camillo di Roma, dal 2018 al 2021 c'è stato un aumento dei casi del 315%, dal 2018 al 2022 del 470%. Questi sono dati che si ritrovano anche in altri paesi, quindi si ritrova questo.
Quale è la nostra preoccupazione? É che ci siano degli effetti contagio, specie tramite i social network. Uno di quelli che ha un'attinenza più forte, tra l'altro, è Tik Tok, e non so se lo sa, ma è praticamente considerata una specie di operazione cinese per influenzare tutti gli altri Paesi, tanto che in Cina Tik Tok non ce l'hanno: c'è un'applicazione gemella che non sponsorizza gli stessi contenuti, sponsorizza i contenuti più intelligenti a casa loro e usano invece altre cose per in qualche modo influenzare i ragazzi sugli altri Paesi, una vera e propria operazione geopolitica che i Cinesi fanno, e polli gli altri che non se ne accorgono.
Questo quindi riguardo al tema è, come sa, molto molto delicato. Da parte nostra tutta la tutela per i maschi e le femmine che hanno una questione di questo tipo: c'è il DSM appunto che stabilisce che non è una patologia, viene messa come disturbo, sono due cose diverse, ma la nostra richiesta è che ci siano dei professionisti per tutelare e le famiglie e i ragazzi, anche perché - in Italia ci sono gli studi del dottor Domenico Di Ceglie (sono andato a cercare) - i dati scientifici dicono che, riguardo agli esiti in età adulta della disforia di genere, soltanto una piccola percentuale diventa poi transessuale, la maggior parte dei bambini interessati sviluppa alla fine un orientamento omosessuale oppure eterosessuale.
Se li si lascia così, se non c'è un'opera di ulteriore spinta verso quello, sono delle tipologie che, in gran parte, si risolvono, ma negli ultimi anni, con delle campagne fuori di testa su questo tema, chiaramente i dati sono aumentati con rischi molto gravi, perché quando si parla di bloccanti della pubertà, capisce che possono esserci anche effetti irreversibili, quindi è un tema molto delicato.
Ripeto, per quanto ci riguarda non ci aspettavamo questi dati così bassi, se ce ne saranno in altre scuole, ripeto, sulle scuole superiori nessuna attivata e ci fa un po' strano, devo dire la verità, l'incidenza è bassissima.
Abbiamo visto il regolamento sulla scuola Martinet, ce l'ho e in effetti è stato recepito quanto ci era stato detto dal suo collega, l'assessore Marzi: all'epoca noi ritirammo la mozione, proprio perché ci garantì che ci sarebbe stata una presenza di professionisti, e in quel regolamento è citato.
Nell'altra scuola, a questo punto, assessore Guichardaz, si premuri di dare un'occhiata, perché, secondo noi, quanto ci aveva detto l'assessore Marzi può andare bene, e questo potrebbe essere fatto anche sull'altra scuola.
Sempre su questo tema vi do gli ultimi dati scientifici: ad esempio pochi sanno, ma ci sono altissime correlazioni, 30-40%, di questa disforia di genere con difficoltà sociali e psicologiche, nonché una correlazione significativa con lo spettro autistico.
Capita, si vede negli Stati Uniti, purtroppo, persone anche con forti disabilità che magari si fanno letteralmente amputare i seni e questi vengono messi sui social come esempio di grande emancipazione, perché rientrano in queste categorie.
Se riusciamo a tutelarci dalle follie che ci arrivano da altre parti, con il senso di responsabilità, un senso scientifico e la tutela delle famiglie e dei ragazzi, dal nostro punto di vista è l'opzione migliore.