Oggetto del Consiglio n. 4445 del 26 febbraio 2025 - Resoconto
OGGETTO N. 4445/XVI - Discussione generale sul D.L. n. 180: "Disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale, nell'anno 2025, delle elezioni regionali e generali comunali. Modificazioni di leggi regionali in materia di enti locali".
Bertin (Presidente) - Punto n. 4.01 all'ordine del giorno.
Il DL 180 è composto da otto articoli. È stato presentato un emendamento da parte della prima Commissione consiliare, due emendamenti dal gruppo PCP, tre emendamenti dal gruppo RV e un emendamento dalla maggioranza.
Il relatore è il consigliere Marguerettaz, che si è prenotato e a cui passo la parola.
Marguerettaz (UV) - Questo disegno di legge si articola sostanzialmente in 5 articoli, perciò cerchiamo di dare una rappresentazione sintetica con qualche commento sulla politica del disegno di legge.
La finestra temporale per lo svolgimento delle elezioni comunali è fissata in una domenica compresa tra il primo novembre e il 15 dicembre, ai sensi dell'articolo 20 della legge 4/95, che si applica in tutti i casi in cui il mandato del Consiglio comunale scade nel secondo semestre dell'anno; alla luce della suddetta disposizione, tutti i Comuni in scadenza di mandato, compreso il Comune di Courmayeur, dovrebbero comunque andare a voto in quel periodo, quindi, per intenderci, non è che si parli di una scadenza naturale: ci sono delle finestre, quindi non si parla né di allungare, né di accorciare delle consiliature, il periodo è ben definito.
La disposizione che prevede l'accorpamento nella stessa data delle elezioni regionali e comunali si è resa necessaria in quanto il periodo previsto per lo svolgimento delle elezioni regionali (quarta domenica precedente e non oltre la seconda domenica successiva al compimento del quinquennio - quinquennio attenzione, dalla data delle elezioni, quindi dal 20 settembre 2020 - e nel caso di specie dal 24 agosto al 28 settembre 2025) non coincide con quello stabilito per le elezioni comunali, primo novembre-15 dicembre, e persegue il fine di razionalizzare e semplificare le rispettive procedure elettorali, considerato che le consultazioni si sarebbero svolte comunque in un periodo molto ravvicinato.
Anche lì, rispetto a tutta una serie di narrazioni, se non ci fosse stato questo provvedimento legislativo, sicuramente, all'atto delle elezioni regionali, le liste per le elezioni comunali avrebbero dovuto comunque essere definite.
Anche a livello nazionale, l'articolo 7 del decreto legge 98/2011 ha introdotto in via generale il principio dell'accorpamento di elezioni diverse nella stessa data, principio che è stato ulteriormente ribadito con disposizioni specifiche di carattere transitorio negli anni 2020, 2021, 2022, 2023 e 2024 con appositi decreti legge.
Analoghe disposizioni sono state approvate anche a livello regionale in occasione delle precedenti elezioni regionali generali comunali dell'anno 2020, con la legge regionale 8/2020, quindi non è per niente una novità.
Sotto l'aspetto delle norme a livello nazionale, la finestra per le comunali non è una doppia finestra come abbiamo noi, ma la finestra è una sola.
Articolo 1 comma 3: riduzione del quorum di lista unica. In analogia alle disposizioni statali che, a partire dal 2021 - con disposizioni specifiche (in ultimo il decreto legge 7/24) - hanno previsto, che per agevolare il raggiungimento del quorum di partecipazione al voto, ai fini della validità delle elezioni comunali dei Comuni fino a 15 mila abitanti, nei quali sia stata ammessa alla competizione una sola lista di candidati, è stato ridotto il quorum dei votanti rispetto agli aventi diritto al voto dal 50 al 40%, prevedendo altresì che non siano calcolati gli elettori AIRE (sono gli Italiani residenti all'estero, che hanno l'albo dei residenti all'estero non votanti). Analoga disposizione è stata prevista anche per le elezioni dei Comuni di Saint-Oyen e Valsavarenche tenutesi nell'autunno 2022 con la legge 6/2022. Ovviamente, se qualcuno è interessato, può andarsi a leggere i verbali dove su questa proposta, al di là di qualcuno che era intervenuto, non vi erano stati particolari problemi.
Durante la Commissione ebbi a fare un commento su questo 40%, perché qualcuno si è azzardato a fare delle previsioni di una famiglia che, in qualche modo, può condizionare l'esito soprattutto nei micro Comuni. Parlo proprio dei micro Comuni, perché Valsavarenche e Saint-Oyen non mi sembrano dei grandi Comuni, era al 40% anche perché il Comune di Valsavarenche per pochi voti alla tornata precedente non aveva raggiunto il quorum e c'era stato il commissariamento, quindi immaginatevi quali sono stati i costi, gli impedimenti e le paralisi nei Comuni.
In Commissione, siccome abbiamo fatto una serie di disquisizioni, ho voluto semplicemente rappresentare quello che accade in Svizzera, che non mi sembra un luogo particolarmente antidemocratico, laddove c'è una sola lista, addirittura non si tengono le elezioni, il Sindaco viene nominato senza che vi siano le elezioni.
Questo perché? Perché è giusto che uno metta la faccia, cioè se si candida il signor Rossi, e il signor Rossi non è ben gradito, che ci sia l'alternativa, che qualcuno si proponga.
Se nessuno si propone, io dico che si fa un gioco al ribasso, e questa norma, semmai fosse considerata costituzionale... perché qua noi dobbiamo fare tutta una serie di riflessioni, quindi non è che lo propongo, ma il criterio è un criterio interessante, perché qualcuno non può nascondersi dietro l'alibi dell'astensione, se c'è una proposta, se non vi sono alternative, la proposta è accettata.
Qualcuno mi ha fatto delle osservazioni argute, dicendo: "Vi ricordate pas de sens pas de vote quando ci fu un referendum su alcune tematiche?", il ragionamento del referendum è totalmente diverso, perché il referendum non è un tema che è all'ordine del giorno di tutti, è un tema che qualcuno vuole proporre, e generalmente il referendum - qui noi abbiamo i campioni del mondo di referendum - sono dei temi che stanno a cuore a qualcuno e che vengono messi sul piatto, ed è giusto che in quel caso vi sia un quorum particolarmente alto, perché non si può approfittare del menefreghismo per far passare delle cose che stanno a cuore a una minoranza, quindi se questa cosa sta a cuore alla maggioranza, che vada a esprimersi.
Quando si fa il paragone con la Svizzera, come ho fatto io, è diverso, perché in Svizzera non si usa il referendum come una clava e al risultato negativo del referendum si chiedono le dimissioni del Governo; a volte in Svizzera c'è il Governo che prende una posizione, l'elettorato che dà un'indicazione diversa, se ne prende atto e si va avanti, invece qui il referendum è uno strumento che viene utilizzato per mettere in discussione il Governo, quindi l'argomento di per sé passa in secondo piano.
L'articolo 3 comma 1: numero degli Assessori. Le disposizioni tengono conto della richiesta del CPEL, il quale ha evidenziato il fatto che da una ricognizione effettuata sulla composizione delle Giunte comunali è emerso che in questi ultimi anni la maggior parte dei Comuni, 58 su 74, ha avuto la necessità d'integrare il numero di Assessori a invarianza della spesa.
Per la definizione della fascia dei Comuni, il CPEL ha inoltre proposto di considerare non più la sola popolazione residente, ma il parametro della legge 48, che permette di tenere in conto la complessità dell'ente, in particolare soprattutto i Comuni con un'alta affluenza turistica, Courmayeur, Valtournenche, Ayas...
La modifica permetterà alla maggioranza dei Comuni, 65, di poter applicare tali nuove regole a seguito delle prossime elezioni comunali e ai restanti Comuni disallineati, 9, dal primo gennaio 2026 affinché, per questi ultimi, l'impatto finanziario si verifichi soltanto dal prossimo bilancio.
L'articolo 3, commi 2, 3 e 4: limite dei mandati. Le nuove disposizioni, in linea con l'analoga normativa introdotta a livello statale dall'articolo 4, convertito con modificazioni dalla legge 38, mantengono la limitazione al secondo mandato per il Sindaco e il Vicesindaco del Comune di Aosta e inseriscono la limitazione al terzo mandato per il Sindaco e il Vicesindaco dei Comuni con popolazione da 5.000 a 15.000 abitanti, peraltro non esistente oggi in Valle d'Aosta, domani potrebbero esserci... Viene invece eliminato qualsiasi limite di mandato per i Sindaci e i Vicesindaci dei Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti.
Non per anticipare gli emendamenti, ma troverete nella posta l'emendamento che è stato proposto dove, in virtù di una anche importante polemica, magari anche delle osservazioni corrette, si dice: "Ma qui ci sono i Sindaci a vita".
L'obiettivo ovviamente non era creare dei Sindaci a vita, ma sostanzialmente anche di cogliere degli stimoli arrivati dallo Stato, per creare le condizioni per immaginare un quarto mandato per poter svolgere e concludere una serie di progetti che, gioco forza, il Covid ha rallentato: ricordo che nella legislatura 2020-2025, per un paio di anni il Covid ha particolarmente condizionato l'attività amministrativa.
Al riguardo merita di essere citata la sentenza della Corte costituzionale 196 con cui è stata definita la questione di legittimità costituzionale della disciplina statale di modifica della normativa in materia dei limiti dei mandati.
Cito questa sentenza perché qualcuno si è lanciato in commenti a dir poco stravaganti, dove hanno messo addirittura in discussione la legittimità, l'abuso, e citando una recentissima espressione - sollevata in occasione delle rimostranze della Regione Liguria - e mi pare che con quest'espressione dell'accordo costituzionale si sia fatta chiarezza in modo definitivo
Per coloro che ci ascoltano, cito un passaggio che credo sia interessante tra i contrapposti interessi costituzionali in gioco, bilanciandoli diversamente, a seconda della dimensione demografica dell'ente locale, sul presupposto che tra le classi dei Comuni nei quali si articola l'attuale disciplina vi siano rilevanti differenze in ordine agli interessi economici e sociali che fanno capo agli stessi.
In ultimo, si segnala che anche la Regione Autonoma Trentino Alto Adige, con la recente legge 19 novembre 2024, ha modificato la precedente disciplina relativa al numero dei mandati contenuta nel codice degli enti locali della Regione in modo del tutto analoga, ricevendo la nuova disciplina dei mandati contenuta nel citato decreto legge 7/2024.
Lo dico perché anche qui, e abbiamo avuto modo di dirlo in Commissione - io fossi un Sindaco, sarei particolarmente offeso da qualche commento che è stato fatto - dove qualcuno ha immaginato un mercimonio tra la maggioranza, tra il Governo regionale e i Sindaci, in modo tale da consentire un quarto mandato per evitare che queste persone si candidino alle regionali.
Allora intanto siamo sul filo della diffamazione, e non solo, siamo particolarmente offesi anche per il fatto che qualcuno è andato a fare da megafono su dei giornali nazionali, e qualcuno ha detto: "Sono senza vergogna". Io penso che più che essere senza vergogna, bisogna dire che sono senza fondamento certe dichiarazioni, perché, - e abbiamo avuto modo di sentire il Presidente del CELVA Micheletto, che ha detto che oggi ci sarà l'assemblea e ci sarà una netta presa di posizione, perché trattare i Sindaci come dei mendicanti che chiedono un prolungamento dei loro mandati per evitare di creare una concorrenza è qualcosa di vergognoso; questo sì lo dico, vergognoso, che venga detto in questi termini!
Mi lego anche all'articolo 4, perché anche l'articolo 4 è un qualche cosa che ha a che fare con queste accuse, perché, oltre al prolungamento dei mandati, qualcuno dice: "Vedi, hanno anche aumentato i compensi". Intanto qualcuno avrebbe per lo meno la diligenza di andare a vedere quali e quanti sono i Comuni che avranno degli aumenti, che stanno grossomodo sulle dita di una mano; queste disposizioni tengono conto di una richiesta del CPEL di considerare "Come il numero degli Assessori, per la definizione delle fasce dei Comuni, non è più la sola popolazione residente ma il parametro che permette di tenere conto della complessità dell'ente".
Gli importi delle indennità di funzione del Sindaco, previste per le diverse fasce di appartenenza al Comune, sono stati aumentati ma rimodulati, al fine di riassorbire un incremento del 10% previsto dall'articolo 2 comma 3 della legge regionale 4, ove spettante.
A seguito di tale rinforzo, molti Comuni cambieranno fascia e tra questi la stragrande maggioranza passerà a quella successiva.
Gli importi della diaria del Sindaco sono stati invece tutti leggermente aumentati, 100 euro - questi 100 euro sarebbero il patto corruttivo che qualcuno ha avuto in mente di pensare - mentre per il Sindaco che ricopre anche la carica di Presidente di Unité, l'importo della diaria è stato più che raddoppiato, da 600 a 1.300 euro.
La modifica permetterà alla maggioranza dei Comuni, 65, di poter applicare tali nuove regole a seguito delle prossime elezioni generali regionali e ai restanti Comuni disallineati dal primo gennaio 2026, come nella norma precedente.
Infine l'articolo 5, "Missioni", perché qua pare che qualcuno abbia immaginato che queste missioni erano delle gite e delle prebende.
Se la missione è un qualcosa di utile, è giusto che venga riconosciuto, se la missione è una gita, io credo che si debba rispondere di questo fatto.
Le nuove disposizione, in accoglimento sempre a una richiesta del CPEL, prevedono che ai Sindaci e ai Presidenti delle Unités le spese per le missioni siano riconosciute non più solo nel caso in cui le stesse si svolgano fuori dal territorio regionale, ma anche quando la missione sia svolta oltre l'ambito territoriale dell'Unité di appartenenza.
Per il Sindaco del Comune di Aosta le spese sono invece riconosciute anche nel caso di missioni svolte nell'ambito territoriale del Conseil de la Plaine. Tali regole saranno applicate agli amministratori in carica di tutti gli enti locali a seguito delle prossime elezioni generali comunali.
In conclusione, questo disegno di legge è un disegno di legge che dà delle risposte ai nostri amministratori, la gran parte delle risposte che sono contenute alle istanze in questo disegno di legge sono state elaborate su impulso del CPEL.
Credo che - al di là di tutte le narrazioni e del comitato del No, che prolifera su tutte le varie questioni - sia una norma di buon senso, sia una norma che dà delle risposte e per coloro che hanno a cuore l'attività dei nostri Sindaci ... e per coloro che a parole li gratificano ma che nei fatti li considerano dei lacché del Consiglio regionale!
Quella è un'impostazione che offende loro ma offende anche noi, quindi confidiamo in un'approvazione di questo disegno di legge.
Presidente - La discussione generale è aperta. Ci sono prenotazioni? Consigliere Aggravi, a lei la parola.
Aggravi (RV) - Mi si consenta di ringraziare il relatore, anzi, sono dispiaciuto perché magari anche avesse fatto (e magari lo farà ancora) il relatore in altre leggi, ci avrebbe dato molti spunti, e io voglio proprio partire da alcuni spunti fatti dal collega Marguerettaz non tanto perché non me li attendessi, ma perché, in realtà, mi aiutano a organizzare quello che vuole essere il mio intervento.
Un intervento che vuole cercare di spiegare un po' gli aggiornamenti che sono stati fatti dal nostro gruppo rispetto ad alcuni degli articoli, alcune delle proposte fatte in questo disegno di legge che, sostanzialmente, è arrivato come un blitz nell'ambito delle regole del gioco, ma avremo modo di tornarci, e non è un nostro problema, è un po' più di chi l'ha subìto, rispetto a noi; e voglio anche tranquillizzare il collega Marguerettaz - ma so che lo sa - che noi non facciamo parte dei comitati del No, quelli glieli lasciamo tutti a lui che ne ha ben donde.
Potremmo dire che siamo però tra coloro che l'azzardo l'hanno rappresentato, perché giustamente uno dei ragionamenti che abbiamo fatto, magari banale, magari scontato, magari troppo numerico... e a ragionamento noi colleghiamo proposta, e così ne approfitto già per presentare il perché dei nostri tre emendamenti, in particolare di due, un combinato disposto di due emendamenti che partono da una considerazione che abbiamo fatto in Commissione, perché non ci siamo limitati a dire: "Interessante questo comma 3 dell'articolo 1", nel senso che laddove ho un Comune di 80 aventi diritto, votanti 40% sono 32, il loro 50% sono 16, poi chi è molto più bravo di me con i numeri mi correggerà; qualcuno ha detto: "Potrebbe essere una famiglia".
Non ci siamo limitati ai numeri, perché se è rappresentato così, effettivamente sembra un po' becero, il ragionamento fatto è un po' semplicistico. Siamo partiti a monte e ci siamo detti: ma qual è il vero problema che si trova oggi nella competizione, o meglio, nella presentazione di liste nell'ambito degli enti locali? Ognuno ha probabilmente la sua ricetta, ognuno ha probabilmente la sua risposta.
Secondo noi, alla base di questa risposta, ci può essere la sana competizione - e l'abbiamo detto, in particolare, presenti il Presidente del CPEL ed un altro delegato sempre del CPEL - e abbiamo fatto questo ragionamento: noi non ci troviamo d'accordo con quest'emendamento se con quest'emendamento vogliamo risolvere il problema della partecipazione alla vita amministrativa e politica dei nostri Comuni; a fronte di questo non diciamo soltanto un no, facciamo una proposta.
Sì, presentiamo un emendamento abrogativo, quindi di soppressione, come giustamente gli uffici mi hanno detto di rappresentare, ma con una proposta - che può essere criticabile, che può essere non sostenuta - che è quella che cerca di rivedere il numero di componenti del Consiglio comunale in ribasso, andando a introdurre una modifica dell'articolo 2 della legge 4/95, cioè prevedendo sostanzialmente due componenti in meno per ogni Consiglio comunale
Abbiamo fatto questo, e ringrazio sempre il collega (perché giustamente in Commissione ci ha rappresentato quella che è diciamo la versione svizzera) che giustamente dice: "Chi si presenta, se non ha competitor, giustamente ha fatto un passo di responsabilità e viene riconosciuto come nuovo amministratore".
Vero è, però se andiamo a vedere nel complesso, ad esempio la Loi Cantonale du Valais, cosa ci troviamo? Ci troviamo altre cose, ad esempio il fatto che il numero dei componenti dei Consigli può andare da 3 a 15 (lo dico perché noi abbiamo ritenuto questo elemento più pregnante rispetto all'altro) c'è anche il fatto che non è necessario il deposito di liste, perché vediamo che effettivamente si è anche un po' slegati dall'organizzazione partitica, ma à chacun son rôle et sa manière de faire les choses e, soprattutto, se vogliamo parlare giustamente di Svizzera, c'è anche un comune minimo denominatore che riguarda la Svizzera - che ogni tanto citiamo e che ci potrebbe essere di grande ispirazione - che è quello di una modello di democrazia di concordanza, dove minoranze e maggioranze hanno una sorta di regola aurea, e non è male, perché si assopiscono gli scontri, si trovano dei giusti compromessi, potrebbe essere un modello da applicare, non necessariamente per legge ma anche nel modo di porsi tra gli uni e gli altri, ma ne avremo modo di parlare in questo interessante Consiglio regionale.
Noi quindi ci troviamo critici con questo comma, con questa previsione, però facciamo una proposta alternativa, infatti con un emendamento proponiamo di diminuire il numero di componenti dei Consigli comunali, sperando di controbilanciare appunto la non presentazione di liste, quindi aumentare la sana competizione nell'ambito elettorale. Poi nulla vieta che nel momento in cui ci si è seduti in Consiglio, ci possano essere dei momenti di comunanza e condivisione di determinate scelte.
Il nostro gruppo, il nostro movimento in particolare, lo ha dimostrato laddove, ad esempio, ci sono dei provvedimenti condivisibili: non ci siamo fatti problemi, al di là dello steccato minoranza e maggioranza.
Non siamo minoranza sempre e comunque e a qualsiasi costo, crediamo nella competizione.
Questo va anche di pari passo con il tema dei Sindaci a vita, o meglio, lo dico così perché così ci capiamo visto che già stato introdotto dal relatore: infatti proponiamo, come altri gruppi, la soppressione della previsione dell'eliminazione del limite dei mandati, perché riteniamo anche - e forse questo è più un elemento di momentum politico - che fare una scelta di questo tipo a pochi mesi dalla competizione elettorale sia significativo e sia dirimente.
Se questa riforma fosse stata costruita e ragionata un anno fa - non vado troppo oltre, perché l'orizzonte temporale con cui parlerò in questo Consiglio sarà sempre di un anno - oggettivamente ci saremmo magari anche potuti trovare concordi con questa limitazione, non con altre.
Oggi sinceramente per noi siamo davvero in zona Cesarini, non la capiamo, non ci troviamo e quindi non la voteremo, anzi, ne proponiamo la soppressione.
Sul punto precedente faccio un'ulteriore considerazione della quale mi sono dimenticato: se andiamo a vedere le elezioni che ci sono state, le ultime - ma anche quelle precedenti - c'è un campanello d'allarme che ci dovrebbe far ragionare tutti quanti, che non è una questione politica, è una questione più sociale, sociologica se vogliamo, anche antropologica: spesso le monoliste si trovano più in Comuni grandi, dove quindi la competizione ci potrebbe essere, rispetto a quelli piccoli; pensiamo a Comuni della cintura di Aosta, della Plaine, non faccio nomi, dove, comunque sono grandi, e c'è una monolista, e Comuni che sono raggiungibili soltanto da una funivia o dai propri piedi dove, in realtà, abbiamo molta più competizione.
Il tema quindi del 40% non è dirimente, anzi, secondo noi non risolve il vero problema; altra cosa potrebbe essere quella dei componenti del Consiglio comunale.
Lo voglio sottolineare perché non nasce da un "No" tout court, nasce da un minimo ragionamento che può essere criticabile ma che noi abbiamo fatto, e anche il fatto di potenziare, o comunque di favorire di più la competizione tra le varie liste, ripeto, non è detto che sia una cosa negativa, anzi, lo spirito corporativo porta a volte a fare più danni rispetto alla sana e giusta competizione: lo dico anche sapendo bene cosa vuol dire perdere una competizione, ma chi sa perdere un domani magari può vincere, così come chi è abituato tanto a vincere deve mettere in conto che un domani potrebbe perdere.
Io sono abituato e lo metto in conto, qualcun altro non lo considera e gli auguro davvero di rivedere la propria posizione.
Per quello che riguarda altri elementi di questo disegno di legge, che sono sostanzialmente quello della composizione della Giunta, ci troviamo anche idealmente concordi, lo abbiamo già detto a tempo indietro, come anche sul tema delle indennità.
Farlo ora oggettivamente non è un momento di... cioè è un momentum politico un po' particolare. Ripeto, se fosse stato fatto per tempo, ci sarebbero stati molti ragionamenti da fare e probabilmente si sarebbe anche potuto trovare, magari in Commissione, una soluzione molto più condivisa.
Pongo un tema: benissimo la 48, benissimo gli indici, benissimo la geografia dei Comuni, ma non ci dimentichiamo che c'è un elemento che già con una semplice cifra determinata ci dice qual è il livello di complessità dell'ente, che è il bilancio dei Comuni.
Il bilancio dei Comuni certifica e definisce il livello di complessità dell'ente e forse quello non va sottovalutato e bisogna tenerne conto, anche perché sappiamo che ci sono delle autorità che poi giudicano sulla base di quei numeri, quindi come amministratori di questo dobbiamo tenere conto.
Non voteremo questo disegno di legge, voteremo i nostri emendamenti ovviamente, anche se, come ho detto, su alcuni punti possiamo anche trovarci idealmente d'accordo, come quello appunto delle composizioni del numero delle Giunte, anche sulle indennità si potrebbe parlare, sempre per un principio cardine e fondamentale: l'indennità è corrisposta anche in base al rischio e alla responsabilità che il soggetto corre.
Anche quando non sono concordi con le nostre opinioni, noi non siamo sicuramente tra coloro che considerano i nostri Sindaci come il relatore ha definito - forse ha usato un termine anche troppo forte, però oggettivamente ognuno usa i termini che giustamente ritiene opportuno - noi non li riteniamo tali e - lo dico - anche quando spesso e volentieri non ci troviamo d'accordo, però, ripeto, il vero problema - se vogliamo un po', "L'avvelenamento dei pozzi" - è avvenuto principalmente perché il momentum politico è particolare e mettere sul tavolo questo tipo di leggi, ovviamente chi l'ha fatto sa che comunque non potevano essere trattate in maniera tranquilla e in maniera anche condivisa... perché di condivisione non se ne è parlato e penso che ciò non sia avvenuto soltanto tra le minoranze ma penso anche in maggioranza rispetto a quello che abbiamo letto e magari l'ala sinistra della maggioranza ci potrà dire quali erano i dubbi che hanno fatto sì che l'Assessore di riferimento, che non vedo in aula ma che sicuramente mi ascolta nell'etere, ha sostanzialmente rimandato quelle famose dieci ore perché oggettivamente potrebbe essere utile dal punto di vista del dibattito, magari potrebbe anche permettere di far cambiare idea, chi lo sa, vedremo, però oggettivamente la curiosità c'è, perché il provvedimento, al di là di tutto, ha degli elementi importanti anche di visione politica e amministrativa.
Detto questo, nel complesso non voteremo il disegno di legge e ci asterremo anche su degli articoli che, ripeto, idealmente ci potevano anche trovare concordi, però nel complesso questo disegno di legge è arrivato in un momento complicato e ha ulteriormente complicato le cose, perché le regole del gioco andrebbero scritte in maniera più concorde e soprattutto per tempo perché, sappiamo, sono dirimenti rispetto agli appuntamenti che avremo quest'anno, ma sicuramente torneremo a parlarne più tardi.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Intervengo su questo disegno di legge facendo in primis una considerazione: è scritto, nel curriculum che ho depositato all'inizio della legislatura, che sono l'autore di un libro che si chiama "Storia elettorale della Valle d'Aosta" e tratta un tema, quello elettorale, che in virtù anche dei miei studi, mi ha sempre appassionato.
Devo dire però che, da appassionati del tema elettorale, dobbiamo renderci conto di una cosa, che, al netto di quest'Aula e di poche altre persone al di fuori di questa, la materia elettorale non è esattamente nelle priorità delle persone che ascoltano e seguono il dibattito o che vivono, in generale, tanto in Valle d'Aosta quanto al di fuori.
Quando trattiamo questo tema, dobbiamo trattarlo con la consapevolezza che questo interessa spesso soltanto una parte di ceto politico e a volte amministrativo e va poco più in là, ecco perché questo tema va trattato con assoluta competenza e soprattutto con un atteggiamento che possa farlo risultare scevro da condizionamenti che sono evidentemente anche stati citati da relatore di questa legge, che anche io ringrazio, perché effettivamente avere a volte un qualcuno che interviene, anche spiegando la ratio politica che sta dietro alle norme - e che non si limita a leggere una relazioncina che gli ha scritto qualcun altro soltanto perché lo deve fare e si deve togliere un impegno - è sicuramente utile al dibattito.
Si sono trattati tre temi fondamentalmente e uno di questi - di cui si è parlato abbondantemente e su cui ci sono anche degli emendamenti - è quello che riguarda proprio l'abbassamento del 40% del quorum.
Ora la questione che è stata rappresentata rispetto al modello svizzero - sicuramente la Svizzera sarà probabilmente avanti su molti temi - non mi trova concorde, a meno che non vogliamo dire che per risparmiare, visto che lì si risparmia fatica, c'è una sola lista ed eleggo una sola lista, vogliamo a questo punto fare un po' quello che è stata un po' la vulgata grillina che ha contraddistinto la politica dalla pubblicazione del libro di Rizzo e Stella "La casta" a oggi, a questo punto se vogliamo metterla sulla parte dei costi possiamo immaginare che non serva neanche eleggere un Consiglio comunale, ne basta uno che comandi, sarebbe un grande risparmio per la democrazia, non ci sarebbe un grosso problema, comanda uno, decide uno e abbiamo sistemato le cose.
Noi non siamo di quest'opinione, siamo dell'opinione che forse l'idea sarebbe quella di garantire una maggiore rappresentanza ai territori e di permettere alle comunità di esprimersi, e il problema qual è? Il problema oggi è questo, il problema è che, come sanno tutti quelli che fanno politica a livello comunale - e lo dico per esperienza personale, tanto nei piccoli quanto in quelli che per noi sono grandi Comuni che al di fuori fanno sorridere, perché al di fuori della Valle d'Aosta un Comune al di sotto dei 5mila abitanti, magari 3-4 mila abitanti fa sorridere, viene considerato un piccolissimo Comune, da noi è un Comune di media grandezza - quello che purtroppo è successo dall'inizio del 2000 a oggi è un progressivo disamoramento della politica, una progressiva - e questo purtroppo anche dovuta all'azione di chi dell'antipolitica ha fatto la propria bandiera - marginalizzazione del ruolo politico, del ruolo dei partiti, del ruolo della militanza, di tanti altri temi, ma che porta oggi ad avere... per esempio ricordo che nel 2010 mi presentai come candidato Sindaco di Saint-Christophe, un Comune che aveva 3.500 abitanti e c'erano quattro liste, quattro liste in un Comune di 3.500 abitanti!
Oggi, se noi guardiamo quello che è successo nel 2020, ci rendiamo conto che nella stragrande maggioranza dei Comuni si è presentata una lista sola; questo è dato da un progressivo disinnamoramento della politica, che è quello che abbiamo detto prima, dal fatto che sono stati introdotti dei vincoli: tot donne, tot uomini, il vincolino, il vincoletto, la percentuale... cose che all'interno dei Comuni rendono, purtroppo lo sappiamo, molto difficile fare le liste, ne abbiamo avuta una dimostrazione plastica sul Comune di Quart alle scorse elezioni: non aveva abbastanza generi rappresentati e quindi ha dovuto rinunciare a partecipare alla competizione. Quart è uno dei Comuni medio-grandi, eppure ha avuto questo problema.
Il problema - e poi ci arriverò ancora in maniera più approfondita - della concomitanza delle elezioni comunali con le elezioni regionali, che sostanzialmente concentrano le forze di una buona parte della popolazione che è interessata alla politica nell'appuntamento principale e magari trascura gli appuntamenti elettorali del territorio, la rappresentanza del territorio.
Noi crediamo che il fatto che ci sia una sola lista che sia presente in un Comune e che non raggiunga nemmeno il 40% degli aventi diritto di voto sia, evidentemente, un problema. Perché dobbiamo accettare che a questo punto si raggiunga e non si dia rappresentanza a più del 50% dei cittadini che non si riconoscono in quella lista ma per un motivo o per un altro non vogliono concederle la rappresentanza? Perché vogliamo andare contro e dire: "Beh, allora a questo punto abbassiamo il quorum"?
Io sono d'accordo con il fatto che si debba uscire dalla logica del "Lì non c'è una seconda lista e quindi non è che si può immaginare che si lasci tutto ai cosiddetti 'guastatori'" (posto il fatto che noi non siamo il partito dei guastatori), ma è chiaro che dare invece la possibilità, magari in un secondo momento, se non si sono riuscite a trovare le forze, o si riesce a raggranellare un buon consenso, e quindi almeno il 50% dell'affluenza su una proposta o, altrimenti, se non si trova un sufficiente consenso per riuscire a sostenere un'alternativa (incomprensibile) in Comune... a questo punto ci sarà un secondo appuntamento elettorale e magari in quel secondo momento si troverà una quadra, esattamente come è successo.
Questo per quanto riguarda ovviamente la parte dell'abbassamento del quorum che evidentemente non ci può trovare concordi, così come non ci trova concordi - ma ovviamente per ragioni del tutto opposte - la questione che è stata introdotta... e spiace anche a me non vedere l'assessore Guichardaz in aula, perché qui abbiamo una crisi di maggioranza, tutta interna peraltro al PD, che questa mattina, per bocca del suo capogruppo si è definito responsabile, e noi ci crediamo, siete dei progressisti responsabili e con responsabilità non richiedete niente, fate la stampella quando serve e poi con responsabilità tornate al vostro posto, com'è accaduto con la resistenza dura e pura di 10 ore che è venuta fuori allo scorso Consiglio, ma questa responsabilità si è un po' infranta con l'emendamento che oggi avete presentato, emendamento che sconfessa completamente la linea che è stata votata da parte dell'assessore Guichardaz in Giunta.
L'assessore Guichardaz, l'ultima volta che ho controllato - e controllo tutte le mattine - era nel gruppo del PD, e (chiedo scusa se non riesco a pronunciare tutto il resto della cosa, ma, per brevità, gruppo del PD), l'assessore Guichardaz vota, assieme alla Giunta, quella proposta e poi dopo arriva il capogruppo del PD e smentisce quello che è stato votato con un emendamento che tutta la maggioranza firma. Allora mi chiedo obiettivamente quali siano state le evoluzioni politiche di questa cosa che, peraltro, va, in realtà, nella direzione nazionale, che noi avremmo ritenuto assolutamente condivisibile.
Forse ricalca quel sentimento di sovranità che lei ha richiamato, difetto di sovranità che peraltro non colpisce soltanto lei, collega Cretier, ma colpisce tutti quelli che rivendicano una sovranità, e quindi un'autonomia, da parte di una Regione, si è parlato di autonomia questa mattina, la volontà, la facoltà di una Regione, di un territorio, di poter decidere in maniera autonoma quello che è giusto e quello che è sbagliato per il proprio territorio e che poi dopo si affida, in maniera acritica, all'Europa.
Se ce lo dice l'Unione europea va tutto bene, perché loro non stanno neanche a Roma, a Bruxelles, e quello che ci dicono loro sulle misure dei cetrioli e su tutto il resto... quello va bene, invece dobbiamo avere un'autonomia nostra, e l'autonomia che ha dimostrato il PD locale è su questa norma che contrasta con quello che è stato approvato a livello nazionale.
Ma non solo: l'autonomia - però un po' limitata, questa sovranità limitata, che è stata esplicitata - si scontra un po' con quello che invece è stato fatto per esempio durante il 2020, quando tutto il Consiglio - tranne il PD al suo gran completo, ai tempi tutto PCP - votò contro una norma che, in realtà, affermava una sovranità territoriale, quella di poter decidere noi sul nostro territorio quali attività potevano rimanere aperte e quali invece potevano essere chiuse; fu una decisione che tutto il Consiglio approvò; ma chi si è definito sovranista de nos atres oggi, ieri ha un po' deficitato.
Non si è parlato, ma secondo me è opportuno parlarne invece, di quello che è uno dei leitmotiv - che sono usciti, tanto dalle audizioni, quanto dalle dichiarazioni - di chi le Amministrazioni locali rappresenta, ovvero il problema vero di chi oggi si trova ad affrontare l'election day (e quindi la coincidenza fra elezioni regionali ed elezioni comunali) che avranno per entrambe lo stesso problema: tanto la maggioranza che uscirà dalle urne in Regione quanto le maggioranze che usciranno dai vari Comuni alle comunali si troveranno ad avere a che fare con un bilancio scritto da altri, quindi, se cambia il colore politico, se cambia il Sindaco, oppure se cambia appunto in generale l'Amministrazione da un'elezione a un'altra, chi si trova ad arrivare in quel momento lì si trova un bilancio che gli altri hanno scritto e che deve per forza, perché ha pochissimo tempo, approvare e, praticamente, buca un anno di programmazione, perché deve accettare il bilancio degli altri.
Di questo hanno fatto menzione, non ovviamente del problema ma in generale... che la vera necessità degli Enti locali fosse quella di spostare la data elettorale, la data di elezioni in primavera, lo hanno detto tanto il Presidente dell'Agenzia dei Segretari, che dice che l'Agenzia non sarà in grado di rispondere ai sensi alle esigenze degli Enti locali, quanto il Presidente del CPEL, che appunto dice che i desiderata dei Comuni sono che si tenga in considerazione la possibilità di spostare le elezioni alla primavera prossima.
Queste sono state esigenze che sono state manifestate e che forse avrebbero dovuto meritare e che meriterebbero una riflessione che però, ad oggi, non c'è stata.
Concludo con una valutazione, si è parlato della questione delle indennità; vedete, lungi da me dall'avere un attacco di grillismo, sono assolutamente allergico, ma questo intervento che andava in favore delle Amministrazioni locali era già stato fatto nella scorsa legislatura e aveva avuto anche la nostra condivisione, perché era giusto in quel momento andare nella direzione di chi amministra a livello locale.
Ma siete sicuri che in una giornata come questa, dove si discutono in contemporanea due riforme che toccano le Amministrazioni, tanto regionali quanto locali, con una riforma elettorale in due pezzi, chiamiamola così, siete sicuri che mentre si discute una riforma elettorale che, come ho detto all'inizio, i cittadini sentono distante, i cittadini sentono molto distante questa discussione... peraltro vedo tensioni, capannelli e cose che difficilmente si vedono su altri temi, eppure si vede che il tema è molto sentito: io chiederei a ognuno di voi di andare fuori da quest'aula e chiedere, magari al supermercato: "Scusate ma sa cos'è successo alla legge elettorale?", per capire un po' cosa ne pensino le persone.
Al netto di questo, siete sicuri che trattare una riforma elettorale, qualsiasi sia la formula, e accompagnarla con un aumento di stipendio per la politica sia il modo migliore per far interessare le persone a quest'ultima? Perché, usciti da qui, la frase più ricorrente - e lo sappiamo bene -sarà che la politica, come sempre, pensa prima a se stessa, e questo è profondamente sbagliato.
Sarebbe stato, secondo noi, corretto fare quello che abbiamo detto più volte: garantire una tutela legale per chi ricopre un incarico di vertice; questa è una esigenza che è stata sentita e che noi condividiamo, perché sappiamo bene quali siano i rischi di chi amministra i Comuni, dal più piccolo al più grande, ma i provvedimenti con questa tempistica e fatti in questa maniera non faranno che aumentare la distanza tra politica e cittadini, ecco perché anche noi ci troviamo concordi col dire che, purtroppo, questa riforma che in alcune parti avrebbe avuto anche delle parti che avrebbero incontrato il nostro voto favorevole, non potrà trovare accoglimento dal gruppo Lega.
Presidente - Consigliera Erika Guichardaz, a lei la parola.
Guichardaz E. (PCP) - Questa legge arriva con estrema urgenza: votata in una Giunta convocata ad hoc nella seduta pomeridiana del 13 febbraio, è stata scaricata in Commissione il 17 febbraio, è stata votata dal CPEL il 19 febbraio, ha iniziato l'iter in Commissione il 20 febbraio per concludere lo stesso iter il 24 febbraio.
Le ragioni dell'urgenza, a oggi, sono a noi del tutto oscure, anche perché è di tutta evidenza che dal settembre 2020 sapevamo tutti che le elezioni comunali si sarebbero dovute tenere tra il primo novembre e il 15 dicembre 2025.
Ci è stato rappresentato in Commissione che quest'urgenza è legata a degli adempimenti amministrativi, ma, anche qui, di che adempimenti amministrativi si stia parlando, a oggi, non lo sappiamo, non sappiamo se vi siano delle altre procedure che dal 2020 a oggi fossero sconosciute alla maggioranza.
Vista l'urgenza, quindi, non si poteva immaginare che questa norma fosse andata a intervenire in maniera così pesante rispetto alle elezioni comunali, tanto che gli stessi Sindaci nel parere dichiarano: "L'esigenza di disporre di un tempo maggiore per l'esame di provvedimenti che propongono modifiche di largo impatto sugli enti locali" - non lo dico io, c'è scritto nel parere - e votano quel parere con 56 favorevoli, 17 astenuti e 10 assenti, ponendo quindi anche una richiesta, ed è il primo punto della richiesta del parere, quello dello spostamento delle elezioni a maggio 2026.
Di questo spostamento a maggio delle elezioni non mi sembra che nemmeno il relatore in qualche modo abbia parlato e abbia in qualche modo sostenuto perché questo spostamento, richiesto comunque da tanti Sindaci, non può essere accordato.
Un provvedimento quindi che, in qualche modo, dovrebbe vederci tutti uniti, perché quando parliamo di elezioni sono le regole del gioco che in qualche modo - e oggi parliamo di elezioni comunali e parliamo di elezioni regionali - da che mondo è mondo si cerca comunque una convergenza fra tutti sotto questo punto di vista, perché stabilire le regole del gioco, se lo fai tutti insieme, ha una valenza diversa che non farlo a colpi di maggioranza ...ma questo è il sale della democrazia.
Prima di passare ai contenuti, oggi abbiamo ampiamente ricordato la nostra autonomia, ma con questo provvedimento in qualche modo rinunciamo ancora una volta a esercitare la nostra autonomia, quindi continuiamo in qualche modo a metterla a rischio.
Serviva una definizione più precisa della norma, non un semplice recepimento della normativa statale, se leggete nella relazione della legge, si ripete più volte "Come recepito dalla normativa statale"; in questo senso la sentenza 60/2023 della Corte costituzionale, riferita alla Regione Sardegna, Regione a Statuto speciale, che pone un problema sui piccoli Comuni e non, invece la sentenza 146 della Regione Liguria, che pone un problema sui limiti per i Comuni al di sopra dei 15 mila abitanti. Sono due le sentenze che dobbiamo leggere, poi forse dopo di me c'è il consigliere Sammaritani e meglio di me potrà parlarne, ma sono due le sentenze, e anche la seconda sentenza della Liguria, e lo dirò più tardi, ricorda proprio i principi posti dalla sentenza sulla Regione Sardegna.
Insomma, una Regione che dice di essere autonoma, dovrebbe in qualche modo cercare, anche con questi strumenti, e mi fa piacere che il relatore abbia citato il Trentino, io vi invito a seguire il dibattito che si è svolto nel Consiglio regionale del Trentino e di andare a leggere cosa ha detto il Consiglio delle autonomie locali del Trentino, che non ha condiviso assolutamente la scelta di adeguarsi subito alla normativa nazionale e lì le elezioni saranno nel maggio del 2025, non avevano chissà che tempo per pensarci.
Anche in questo senso quindi il fatto di valutare se una norma che si riferisce a regioni dove ci sono diversità di Comuni tra i loro numeri o a una regione che invece ha 74 Comuni, di cui 73 sono sotto i 5.000 abitanti: ci sarà una diversità, e invito tutti voi a leggere la sentenza del 2023 che parla proprio di quelle particolarità, di cui anche la Regione Sardegna è in qualche modo concernée.
Entro però nel merito del testo di legge, le più grosse criticità le hanno già evidenziate i colleghi che mi hanno preceduto (due saranno anche oggetto di emendamenti che praticamente sono quasi identici agli emendamenti di Rassemblement Valdôtain), ma sono tre le criticità: l'election day, la riduzione del quorum dei votanti e l'eliminazione del limite dei mandati sotto i 5.000 abitanti nel caso in cui vi sia una sola lista.
Rispetto all'election day non posso che condividere quanto espresso dai Sindaci - non tanto per la questione degli interventi finanziari del PNRR, perché sappiamo bene che, quando uno entra in una nuova amministrazione, potrebbe trovarsi con adempimenti portati avanti da altri - soprattutto rispetto alla questione della conclusione della procedura sui segretari comunali o per riportare al giusto momento la decisione sui bilanci, quindi riportare quell'inizio di legislatura a quando effettivamente una legislatura inizia che, in questo momento - lo ricordiamo - è stata spostata per disposizioni legate al Covid; la solita finestra del mese di maggio era sicuramente preferibile rispetto all'insediamento nel mese di ottobre dei vari Consigli comunali.
Sui segretari comunali, però, è del tutto evidente che la responsabilità è tutta di questa maggioranza rispetto alla mancata procedura, perché con la legge 15/2020 - una delle prime leggi che abbiamo approvato, in cui intervenivamo sulla legge 6 e sui Segretari comunali - avevamo inserito un articolo 5 che diceva: "Entro il 31 dicembre 2021 si provvede alla revisione organica della disciplina regionale vigente in materia di esercizio associato di funzioni e servizi comunali e di Segretari degli enti locali".
Questo l'abbiamo scritto in legge nell'articolo 5 della legge 15/2020. Cosa è successo di lì? Avete - la Maggioranza - portato quattro nuove norme sui segretari comunali, norme che andavano in qualche caso a intervenire su una singola situazione, in altri casi a sistemare dei pasticci creati, quindi a distanza di poco tempo si andava a fare una legge per sistemare un possibile ricorso, e ci è stato rappresentato anche dall'Agenzia dei Segretari. Questo è quello che abbiamo fatto sui segretari comunali, ma qual è adesso l'altro pezzo che arriverà, immagino, prima o poi in Consiglio regionale? É anche la modifica della legge 6, sono in quel tavolo e ho espresso tutte le mie criticità rispetto alla modifica che si vuole portare in Consiglio regionale, perché è un modo per ripiombare negli anni '90, cioè è questo che sarà la futura modifica della legge 6.
Sulla questione dell'election day molto probabilmente bisognava dividere, e bisognerebbe in qualche modo dire le motivazioni per cui non è stato possibile, perché immagino che ne abbiate parlato; io non credo che sia legato alla limitazione della spesa, permettetemi, non vado oltre, però non credo sia legato a quello, ci saranno delle altre ragioni che sarebbe bello comprendere, quindi, innanzitutto, perché si mantiene questa parte?
Sulla riduzione del quorum, che è proposta all'articolo 1 comma 3, che effettivamente recepisce quanto detto dalla normativa nazionale, abbiamo rappresentato in Commissione che è eccessiva, ma non perché una famiglia decide, ma perché il 20% dei cittadini potranno in qualche modo decidere e soprattutto perché in questo senso invece non si fa e non si è fatta una riflessione vera sulla riforma degli Enti locali, perché, effettivamente, molto probabilmente il nodo centrale della partecipazione sta all'interno di quella riforma.
E poi, se questa è la scelta fatta da questa maggioranza, perché la si limita al 2025? Fatela per sempre, se questa è l'idea che avete, abbiate il coraggio di togliere quel 2025 e di dire: "Sarà per sempre così", perché questo è, secondo me, almeno motivo di serietà sotto questo punto di vista.
Arriviamo al nodo del limite dei mandati: "La previsione del numero massimo dei mandati consecutivi è scelta normativa idonea a bilanciare l'elezione diretta del Sindaco con l'effettiva par condicio tra i candidati, la libertà di voto dei singoli elettori e la genuinità complessiva della competizione elettorale, il fisiologico ricambio della rappresentanza politica e in definitiva la stessa democraticità degli enti", questo è quello che leggiamo anche nella sentenza 196 citata dal relatore.
Perché lo dico? Perché è ovvio che nel caso in cui una persona sia nominata direttamente e svolga quell'incarico per 15 anni, se lo svolge per i successivi 15, 5 o via dicendo, parte in una situazione di vantaggio rispetto a chi, molto probabilmente, si affaccia per la prima volta in amministrazione, ma in quei 15 anni (con chiunque abbia ricoperto quella carica) ricordiamo che da noi abbiamo anche il Vicesindaco, a differenza di altri, quindi non eleggiamo solo il Sindaco, eleggiamo anche il Vicesindaco, quindi abbiamo tutto il tempo di preparare i futuri amministratori.
Sotto questo punto di vista, quindi, pensare di ridurre, o meglio, di ampliare in questo modo la normativa, a noi sembra una regola assolutamente antidemocratica, però ho visto con piacere che è arrivato un emendamento - che naturalmente non voteremo, perché dire tre ma poi dire quattro e poi nel 2030 magari diciamo cinque, ci sembra un po' esagerato - e vedremo come sarà votato dalla maggioranza: se viene votato dalla maggioranza, vuol dire che concordano sul fatto che bisogna togliere quell'estensione rispetto ai limiti dei mandati, quindi forse era sbagliato dire che sotto i 5.000 abitanti bisognava poter fare i Sindaci a vita.
Scopriremo poi con le votazioni quale sarà il ripensamento - permettetemi perché è stato citato sempre l'assessore Guichardaz ma tutta la Giunta ha votato quel disegno di legge - se ci sarà un ripensamento, sarà un ripensamento generale che magari, in qualche modo, abbiamo sollecitato anche noi con quelle cose che abbiamo detto in queste settimane.
Poi io non so se anche questo costituzionalmente ci può stare, perché se andiamo a seguire il dibattito della Regione Trentino, proprio rispetto a quel dibattito e al fatto che si siano adeguati tout court alla normativa nazionale, lo hanno fatto semplicemente per una preoccupazione legata alle tempistiche, quindi avevano paura in quel momento che potesse in qualche modo essere impugnata la norma.
Andiamo invece a parlare della questione delle indennità e di tutto quello che c'è all'interno di questa norma. Ritengo sia corretto che si sia rivisto il parametro della popolazione, perché in qualche modo è vero quello che dice il consigliere Aggravi: molto probabilmente il bilancio ancora di più potrebbe essere un parametro, ma comunque il parametro rispetto ai trasferimenti finanziari ci rende in qualche modo maggiormente l'idea della complessità di un Comune, questo è del tutto evidente, però non dobbiamo e non possiamo negare che le responsabilità che stanno in un Comune di 3.000 abitanti, spesso siano le stesse responsabilità che stanno in un Comune di 80, perché se succede una catastrofe o qualsiasi cosa all'interno del proprio Comune, comunque anche in quel caso il Sindaco è assolutamente responsabile, e sotto questo punto di vista bisogna evidenziare che giustamente ci sono Sindaci... il Sindaco del mio Comune, di Jovençan, prende una cifra che non arriva neanche a mille euro e ha sicuramente delle responsabilità che nessuno gli nega.
Riguardo all'aumento che andiamo a prevedere adesso, mi permetta il relatore, io sono andata a vedermi la tabella, è normale che gli aumenti non siano per pochi Comuni, sono per diversi Comuni, ma arriviamo anche a degli aumenti di 1.650 euro al mese, più o meno, che a ricaduta saranno su tutte le Giunte, e lo dico non perché sia sbagliato, perché proprio io e la collega Minelli per lungo tempo, e lo sa il Consigliere relatore, prima in maggioranza e poi all'opposizione abbiamo posto il problema della sobrietà anche all'interno del Consiglio regionale e abbiamo poi presentato quella proposta di legge minimale, che sapevamo che poteva avere il consenso di tutti, proprio perché in questo momento storico riteniamo che sotto questo punto di vista bisogna cercare in qualche modo di non incentivare quella mancanza di partecipazione che, in qualche modo, ci viene imputata, e lo dico proprio riferita a noi, perché - e sotto questo punto di vista non possiamo certo nasconderci dietro a un dito - tutti noi prendiamo più dei Sindaci in carica, e molto probabilmente molti di noi lavorano molto meno di loro, ma sotto questo punto di vista sicuramente anche lato Regione forse uno sforzo in più in questi anni potevamo farlo.
Rispetto alla questione degli Assessori, l'ho rappresentato in Commissione, a mio modo di vedere sarebbe più corretto lasciare l'autonomia agli Enti stessi, quindi io ho sempre pensato che il fatto di anche questa parte mettere all'interno dei propri Statuti (quindi non passare come una scelta politica ma come una scelta condivisa negli Statuti- però è una valutazione del tutto personale) sia sicuramente un principio di democrazia.
Tutto questo per dire che questa riforma non la possiamo chiamare tale, non è assolutamente una riforma ma è l'accoglimento di alcune istanze. È stato detto e ridetto di come abbiamo accolto nel tempo alcune istanze sui Segretari comunali, portando al disastro che abbiamo sotto gli occhi e soprattutto alcune istanze che molto probabilmente saranno inserite anche nella modifica della legge 6 che, come dico, ci farà ripiombare tranquillamente negli anni '90.
Tutto questo credo che non solo non aiuterà nessuno ma non creerà nemmeno le condizioni per una maggiore partecipazione, quindi per il nostro gruppo questa è sicuramente una brutta norma e sotto questo punto di vista non la voteremo assolutamente.
Presidente - Si è prenotato il consigliere Sammaritani, ne ha facoltà.
Sammaritani (LEGA VDA) - Intervengo anche io su questo disegno di legge, perché, da quello che abbiamo sentito, da quello che abbiamo letto, da quello che abbiamo comunque meditato, ritengo che sicuramente questo disegno di legge arriva nel momento sbagliato e con i contenuti sbagliati per tantissimi motivi.
Gli argomenti principali sono 1) l'election day, l'accorpamento delle elezioni regionali e comunali; 2) il limite dei mandati, l'aumento dei compensi e le indennità degli amministratori locali; 3) l'abbassamento del quorum in caso di unica lista.
Per quanto riguarda l'accorpamento, è già stato detto da chi mi ha preceduto, è evidente che non è che fosse assolutamente necessario, tutt'altro, anzi, probabilmente i Comuni, così come si sono espressi anche i Sindaci nel loro parere, avrebbero preferito non andare a elezioni a settembre, ma ci sono dei motivi, al di là di quelli politici che magari poi affronteremo rapidamente, anche pratici, perché fare la campagna elettorale in un determinato periodo, in concomitanza con quella regionale, affrontare le questioni di bilancio dei Comuni, proprio nel momento in cui si fa la campagna elettorale e si va necessariamente poi a creare un nuovo Governo comunale, non è il meglio.
Io ho parlato anche con dei Revisori dei conti che dicono che assolutamente le elezioni comunali andrebbero fatte in primavera.
Peraltro è un'indicazione che è arrivata anche a livello del Governo, nel senso di dire: se potete, fatele in primavera le elezioni, per tanti motivi, anche non ultimo per il discorso dell'astensionismo.
È evidente il momento migliore per fare campagna elettorale e possibilmente portare la gente a votare non è certo quello del fine estate o autunno, ma è meglio sicuramente andarci in primavera.
Allora è chiaro che il discorso che ha fatto, mettendo un po' le mani avanti, il relatore dicendo: "Pensate male"... pensiamo male perché mettendo assieme tanti elementi - un indizio non fa una prova - tanti indizi precisi e concordanti in genere fanno prova.
Allora io provo a fare questi ragionamenti: dell'accorpamento abbiamo già detto, probabilmente non era tanto opportuno, non lo era dal punto di vista amministrativo eccetera, quindi bisogna pensare a qualcos'altro, è già stato detto: probabilmente problemi di liste, Sindaci che magari aspiravano a... ma teniamoli là...
Il limite dei mandati: il limite dei mandati è il tema più tecnico, perché - e spero di essere comunque chiaro se non didattico - il decreto legge n. 7/2024, quindi decreto nazionale, è di gennaio dello scorso anno, ha appunto modificato la disciplina dei limiti del mandato.
Per fare chiarezza, per chi ascolta fuori perché non è ancora stato detto credo abbastanza bene da nessuno: il legislatore nazionale ha previsto che per i Comuni con popolazioni fino a 5.000 abitanti non vi sia più limite di mandati, per i Comuni che vanno da 5.001 a 15.000 ci sia il limite dei tre mandati, e sopra i 15.000 due mandati come limite.
Ora sappiamo che in Valle d'Aosta noi abbiamo la fascia intermedia, siamo tutti o sotto o uno, soltanto Aosta, sopra, quindi Aosta ha due mandati, sotto mandati illimitati.
Le sentenze che sono state emesse dalla Corte costituzionale più di recente, cioè la 60/24 e la 196/24, sono molto significative, direi che la 196/24, che è stata citata anche dal relatore della legge, è del tutto inconferente, cioè non c'entra nulla con quello di cui stiamo parlando in senso generale adesso, perché in effetti lì era la Liguria che impugnava dicendo: "Ma perché questa disparità fra la fascia intermedia dei Comuni e la fascia più alta dove appunto uno 3, gli altri 2, bisognerebbe fare per tutti 3", quindi anche per Aosta 3 anziché 2.
La Corte costituzionale ha sancito un principio dicendo che non è irragionevole mettere un limite ai mandati, ma questo è abbastanza notorio in quanto negli ultimi decenni c'è stata quest'evoluzione: una volta non c'erano i limiti, poi sono stati introdotti per evitare un'eccessiva cristallizzazione e sclerotizzazione delle Amministrazioni e per evitare che ci fossero sempre le stesse compagini che si ripropongono, soprattutto in Comuni piccoli dove magari il rapporto è più diretto fra cittadini e primo cittadino, dove appunto ci fosse questo blocco poi di chi, di fatto, è già favorito, perché chi è più visibile, chi ha già amministrato, chi ha intessuto relazioni (anche buone, non stiamo parlando adesso di cose negative) è evidente che è favorito rispetto a chi si propone come nuovo soggetto deputato a... che si propone appunto ad amministrare.
Questi principi +- questa contemplazione dei principi e diritti costituzionali - sono importanti, dice la Corte costituzionale, quindi da un lato è giusto qualche volta mettere dei limiti ai mandati, d'altra parte non si può neanche comprimere eccessivamente l'articolo 51 della Costituzione, cioè il diritto di tutti i cittadini di candidarsi, il diritto all'elettorato passivo, perché l'articolo 51 dice che tutti i cittadini possono accedere a uffici pubblici e cariche elettive in condizioni di uguaglianza, a seconda dei requisiti stabiliti dalla legge, quindi in linea di massima questo principio direbbe che non ci possono essere limiti ai mandati, perché tutti devono essere nella possibilità.
La Corte costituzionale dice però: "Qualche volta il legislatore è giusto che li metta questi limiti, perché altrimenti creiamo dei meccanismi un poco troppo complicati", e poi ha avuto anche modo di dire, neanche tanto fra le righe (sempre la Corte costituzionale) che in casi eccezionali però si può, ed è anche giusto, mettere questi limiti, ma, derogare a questi principi in casi veramente eccezionali: si parlava della Sicilia ahimè, perché ci possono essere delle relazioni con la delinquenza eccetera eccetera.
Questi sono i due principi cardine, quindi la 196, quella che riguarda l'impugnazione della Liguria non ci interessa, è poco rilevante mettere nello stesso piano i Comuni della fascia intermedia e i Comuni della fascia più alta; invece fondamentale sui principi è la 60/24, quella appunto che impugna - come il Governo, invece - la legge della Sardegna. Che cosa aveva fatto la Sardegna? Aveva messo una norma per cui sotto i 3.000 abitanti il limite dei mandati era quello di 4 mandati, non più di 4 mandati sotto i 3.000 abitanti. Vi avevo detto anche quali sono le motivazioni, a volte è difficile trovare i candidati, eccetera eccetera.
Il problema è che la Corte costituzionale ha chiaramente detto che quel principio è incostituzionale, perché l'articolo 51 della Costituzione prevede appunto il diritto a candidarsi e quella sentenza dice espressamente che non ci possono essere trattamenti diversi all'interno del territorio nazionale, quindi, se adesso voi andrete a votare un emendamento che, dal riallinearsi ai mandati illimitati sotto i 5.000 a rimettere dentro 4 come pretenderebbe il PD, è un principio incostituzionale, l'ha già detto la Corte costituzionale, voterete chiaramente un principio incostituzionale.
Questo cosa dimostra? A parte la confusione probabilmente della maggioranza, ma soprattutto il fatto che la maggioranza, che ogni tanto viene tirata dalla giacchetta dal PD, che, quasi condannato ormai alla irrilevanza politica, vuole far vedere che comunque c'è anche lui, quindi ogni tanto ci mette il pezzettino: la preferenza di genere per le elezioni regionali e il limite dei mandati rimettiamolo per quelli sotto i 5.000.
È sbagliato perché è incostituzionale, non lo potete fare, non lo dovete fare, quindi mi spiace di non poter accontentare questa parte sinistra del Governo regionale attuale, perché questo tentativo in extremis è veramente, oltre che un segno di confusione della maggioranza, anche un momento politicamente direi di basso livello, se mi permettete, perché la Corte costituzionale l'ha detto chiaramente pochi mesi fa nel 2024. Ha detto che "Le disposizioni che pongono un limite ai mandati consecutivi dei Sindaci devono essere conformi ai principi della legislazione statale, in ragione dell'esigenza di uniformità in tutto il territorio nazionale, giacché il principio di cui all'articolo 51 della Costituzione svolge il ruolo di garanzia generale di un diritto politico fondamentale", quindi mi spiace, caro PD, non potete farlo.
Questo è il tema sul limite dei mandati.
Sull'aumento dei compensi dell'indennità, chiaramente il tema, l'aveva già detto bene il mio capogruppo Manfrin, non ci vede del tutto contrari, anzi, lo abbiamo già votato nell'altra legislatura, è giusto dare il giusto peso ai Sindaci, il giusto valore del lavoro che fanno gli amministratori locali, a volte in grandi difficoltà, e quindi non siamo assolutamente su quella linea grillina, però bisogna anche dire che non è il momento evidentemente, non era il momento, d'altronde siete arrivati fuori tempo limite su tutto, siete arrivati fuori tempo limite sulla legge regionale che, da una legge organica, una riforma - e lo dirò poi più avanti quando ne parleremo - è una cosa addirittura ridicola; non è il momento di fare questo tipo di valutazioni e di fare questo tipo di riforme, questa sì, sugli aumenti dei compensi delle indennità, però capite che mettendo insieme gli indizi, da un lato l'election day, da un lato però ti aumentiamo i compensi, capite che comincia a far pensar male... all'Andreotti "Pensar male si fa peccato ma qualche volta forse...", dovete permettercelo questo, mi sembra che sia abbastanza scontato.
Per quanto riguarda invece l'abbassamento del quorum in caso di unica lista, ci troviamo favorevoli all'emendamento proposto da Rassemblement, perché effettivamente questo abbassare il livello nel senso di dire: "Va beh, se la gente non va a votare, sai che c'è? Abbassiamo il livello, abbassiamo il quorum" non è il sistema.
Giustamente ha detto il relatore Marguerettaz che referendum e leggi elettorali sono due cose totalmente diverse, è vero, infatti è così, ma se, per quanto riguarda la legge elettorale, non si può assolutamente abbassare il livello perché altrimenti è sorta una sorta di resa, si dice: "Va beh, se la gente non viene a votare, sai che c'è? Io ti abbasso il quorum, basta il 40 invece che il 50 e così siamo tutti contenti", creando quelle problematiche che sono state comunque accennate, soprattutto in Comuni molto piccoli come quelli che caratterizzano il nostro territorio in certi casi, ma il problema è che il referendum è invece una cosa diversa.
Per il referendum io personalmente per esempio sarei dell'idea che, visto che è un momento di confronto popolare, di consultazione popolare, come d'altronde è il referendum, a quel punto lì, a mio avviso, lì il quorum non dovrebbe neanche esserci: chi va a votare decide e peggio per gli altri.
Questo è un modo per stimolare la gente ad andare a votare. In casi di leggi elettorali, portarli a votare e non abbassare il livello, invece per il referendum dire: "Sai che c'è? Non vuoi subire quello che gli altri che vanno a votare fanno? E allora vai a votare anche tu", questo è il tema, perché sono due temi completamente diversi.
Nell'insieme, quindi, diciamo che francamente questo vostro tentativo adesso, a tempo direi ampiamente scaduto, e qui ha una valenza politica la cosa, state cercando di mettere a posto, da un lato non si sarebbe potuto dire nulla alla vostra azione se vi foste limitati al discorso del limite dei mandati, perché effettivamente è un allineamento alle regole nazionali, quindi che dirvi? Giusto, va benissimo, non si poteva eccepire nulla. Nel momento in cui però accettate un emendamento di quel tipo lì, che addirittura è incostituzionale, allora capite che queste manovre sono squisitamente politiche.
Questa è la prova provata del fatto che queste norme che state facendo adesso - così come potremmo fare lo stesso discorso per la legge elettorale - hanno una valenza puramente politica, quindi del dato tecnico a voi, in realtà, non interessa nulla; d'altronde la massima espressione l'avremo appunto sulla legge elettorale regionale. Non vi interessa fare le riforme, ma d'altronde perché dovrebbe interessarvi fare le riforme se governate da decenni e decenni indisturbati? Lo capisco benissimo, è giusto così, però che i cittadini lo sappiano che in realtà fate finta di fare delle riforme ma non le fate, fate finta di avere dei problemi insormontabili, non c'è il dialogo politico... non è vero perché non c'è stato; quindi arrivati all'ultimo momento mettete sul tavolo la vostra legge, a vostro uso e consumo, e va bene così.
D'accordo, ne prendiamo atto, siamo in minoranza, che altro fare, però non venite a raccontarci una storia diversa, perché non è così. Qui di tecnico non c'è nulla, è tutto politica e purtroppo l'avete provato, oltretutto con l'emendamento di questa mattina davvero avete chiuso il cerchio, vi siete dati la zappa sui piedi.
Mi dispiace ma vi siete sconfessati da soli.
Presidente - Consigliere Restano, ne ha facoltà.
Restano (RV) - Il mio intervento sarà un poco diverso da quello dei colleghi che mi hanno preceduto, anche perché l'analisi dell'articolato è già stata fatta dal mio capogruppo.
Durante questa discussione abbiamo più volte richiamato il termine "Sindaco", la parola "Sindaco" con tutto ciò che ne consegue, ma l'interrogativo che vorrei porre al Consiglio è se noi, con questa legge, vogliamo dare una risposta alle richieste dei Sindaci o alle esigenze della collettività? O piuttosto cercare, con i punti trattati dalla norma, di rispondere a una mancanza di vocazione alla partecipazione, da parte dei cittadini, alle competizioni elettorali nei Comuni della Valle d'Aosta e, nella fattispecie, nei Comuni più piccoli? Ma abbiamo visto che questa mancanza di vocazione interessa anche alcuni dei Comuni più importanti della nostra regione.
Ebbene, credo che con i punti trattati dalla norma, vale a dire l'aumento del numero di Assessori, il limite dei mandati, l'election day, l'abbassamento del quorum, i compensi... vi è stato un tentativo di rispondere a questi interrogativi, non parlo dei compensi e dell'election day o del limite dei mandati, ma parlo piuttosto dell'aumento del numero degli Assessori e dell'abbassamento del quorum.
Noi crediamo che bisogna partire dalle modifiche precedenti alle norme, vale a dire quelle che sono andate a regolamentare il ruolo del Sindaco all'interno dei Comuni, che rendono il Consiglio comunale un mero organo ratificatore di decisioni assunte da un gruppo ridotto di persone che è la Giunta, ma dove spicca il Sindaco come elemento più importante.
Quando noi non permettiamo a un Sindaco di delegare un componente della Giunta all'interno del Consiglio dei Sindaci, andiamo a porlo in una situazione, per certi aspetti, vincolante e per altri che riduce la possibilità di coinvolgere, la capacità d'includere i propri componenti del Consiglio comunale all'interno del processo decisionale; allo stesso modo si va così a escludere la popolazione a partecipare ai momenti più importanti che sono le elezioni comunali.
Tutto questo per dire che forse la nostra legge doveva giungere con un poco più di anticipo ma doveva valutare anche degli elementi correttivi rispetto a queste criticità, cosa che non è stata fatta.
Vero è che oggi la norma giunge oltre il tempo massimo, e da qui possiamo comprendere, ma non condividere, l'urgenza della norma.
Più volte ufficialmente all'interno della Commissione consiliare e anche in momenti non ufficiali, abbiamo chiesto una condivisione, perché come ha detto il Consigliere che mi ha preceduto, questa norma, così come la riforma elettorale, nel momento in cui vengono discusse insieme, e nel momento che vengono discusse in questo momento a ridosso della competizione elettorale, assumono un particolare rilievo politico, di questo si doveva tener conto e si doveva portare a una maggiore condivisione dei contenuti della norma, cosa che non è avvenuta.
Esprimendo quindi che forse con questa norma non abbiamo dato le risposte che la popolazione chiedeva, si è cercato di rispondere a delle richieste portate avanti legittimamente dai Sindaci, non abbiamo fatto l'interesse della collettività, o per lo meno, in certe parti, non abbiamo tenuto conto dell'interesse della collettività.
Certo che quando si parla dell'aumento del numero di Assessori, rispondendo appunto alle richieste dei Sindaci, è perché i Sindaci hanno cercato di coinvolgere maggiormente il Consiglio aumentando il numero degli Assessori, quindi andando a incidere sul processo decisionale, coinvolgendo un numero di Consiglieri maggiore.
Questo non ha portato evidentemente ai risultati sperati; alla stessa maniera, l'ha già detto il collega che mi ha preceduto, forse non è con l'abbassamento del quorum che si raggiungeranno i risultati richiesti.
Il paragone con la realtà svizzera, portato avanti dal capogruppo dell'Union Valdôtain, noi lo possiamo apprezzare ma la realtà svizzera in certi contesti prevede, attraverso un referendum, la partecipazione della popolazione alle decisioni su investimenti particolari, quindi va a incidere su quello che da noi fa l'esecutivo, la nostra realtà è completamente diversa: il ruolo che ha il Consiglio comunale è completamente diverso da quello che ha l'esecutivo in Svizzera che vede la partecipazione tanto della maggioranza quanto della minoranza.
Noi quindi apprezziamo la suggestione del consigliere Marguerettaz e riteniamo che se si volesse fare una riforma del tipo svizzero, anche qua avremmo dovuto anticipare un poco i tempi della riforma e anche avere un confronto a diversi livelli.
Detto questo, si è già espresso il mio capogruppo su quello che sarà il nostro atteggiamento rispetto ai singoli articoli e alla votazione finale, vi lascio questa suggestione per vedere se prossimamente, nella prossima legislatura, si riuscirà a fare qualcosa di un poco più incisivo per il bene dei nostri Enti locali.
Presidente - Ci sono altri interventi brevi? Anche perché siamo in chiusura di mattinata. Se non ci sono richieste, ci aggiorniamo nel pomeriggio alle ore 15:00. La seduta è conclusa.
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La seduta termina alle ore 12:52.