Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 4356 del 29 gennaio 2025 - Resoconto

OGGETTO N. 4356/XVI - Interpellanza: "Programmazione di un monitoraggio e di un censimento del canis lupus in Valle d'Aosta con l'utilizzo di droni e visori notturni".

Sammaritani (Presidente) - Passiamo a trattare il punto n. 35 all'ordine del giorno.

Espone l'iniziativa il consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Con quest'iniziativa torniamo ovviamente sul tema lupo e torniamo, oltre ai problemi che sono stati sollevati, su un tema fondamentale.

Noi riteniamo che conoscere i temi, conoscere i problemi, conoscere le questioni, sia fondamentale per poi poter mettere in campo le opportune soluzioni.

Come è già stato ricordato, il declassamento della specie canis lupus, deciso dalla convenzione di Berna, diventerà operativo a marzo, quindi ovviamente da marzo in poi ci sarà la possibilità, con alcuni passaggi, di mettere in campo alcune soluzioni, ma, nell'attesa dell'ufficialità, bisogna anche appunto comprendere con esattezza i numeri di cui parliamo, anche per fare le scelte conseguenti.

La certezza è importante anche per elaborare i modelli sulla sicurezza nei confronti del territorio, ma - e questo lo voglio evidenziare - anche nell'interesse dei lupi stessi, perché chi avesse letto il rapporto, avrà notato, e questo è importante, che se gli effetti negativi della presenza del lupo sono noti - l'abbiamo evidenziato da tempo, è stato evidenziato più volte in quest'aula: dagli attacchi al bestiame di chi fa allevamento, alla decimazione della fauna selvatica, questi sono tutti gli effetti negativi che chiaramente la presenza importante del lupo sul nostro territorio ha prodotto - non si considera però anche l'altro lato della medaglia, o per lo meno non se ne è mai parlato in quest'aula, cioè quello che viene riportato all'interno di questo rapporto è che dal 2010 ad aprile del 2023, pensate, la causa del 55% dei lupi trovati morti è stata individuata nell'investimento con mezzi motorizzati: diciotto collisioni con auto e quattro collisioni con treno, e il 2023 non ha fatto eccezione.

Questo significa che dobbiamo considerare un ulteriore pericolo, e cioè oltre a quello dell'aggressione al bestiame, anche gli incidenti che vengono causati e che possono agire significativamente tanto sulla vita delle persone che su quella dei lupi, e ci deve rifar riflettere sulla condivisione degli spazi e su quale sia il carico che un territorio come il nostro può sopportare in questo caso.

Ecco perché avere la certezza dei numeri diventa quanto mai essenziale, ed avere numeri certi è importante.

Leggendo il rapporto, purtroppo, l'ultimo di cui abbiamo disponibilità, pare, e abbiamo la netta sensazione, che di numeri certi non ce ne siano.

Partiamo da un dato, che ci farà capire, secondo me, un po' tutto: se dovessimo dar retta al rapporto, dovremmo prendere atto che, in teoria, il tasso d'incremento annuale pare negativo, ovvero il numero di lupi fra autunno e primavera è calato vistosamente.

Questo è un dato che si evince, cioè mentre nel 2022 - questa è la tabella che possiamo vedere nel rapporto lupo - il calo fra le due stagioni, cioè fra l'autunno e la primavera, era di soli quattro esemplari, quindi fra autunno e primavera c'è un calo di quattro esemplari nel 2023, fra autunno e primavera, la specie lupo cala di 22 esemplari.

Non so se qualcuno ha la percezione che ci sia stata questa strage di esemplari sul nostro territorio, ma non solo. Addirittura, secondo quanto scritto nel rapporto, il numero complessivo di lupi sul nostro territorio è inferiore rispetto al numero di lupi presenti sul nostro territorio nel 2020-2021, cioè nel pieno momento della pandemia, nel periodo della pandemia, quando effettivamente le persone avevano il divieto di uscire di casa, i lupi potevano circolare liberamente ovunque, perché non venivano disturbati dalle attività umane, quelle anche minime che c'erano, eppure, nonostante questo, se prendiamo il rapporto, quello che ci dice il rapporto oggi è che al momento in cui è stato stilato c'erano 48 esemplari in tutta la Valle d'Aosta, a confronto del 2020 quando erano 49.

Questi ovviamente sono dati che obiettivamente ci lasciano molto perplessi.

Anche l'interpretazione di questa tabella però si espone ad alcune criticità, perché nella tabella si parla di unità riproduttive, il che significa, a rigor di logica, che non è il numero complessivo di lupi, ma solo delle coppie o dei singoli potenzialmente in grado di riprodursi. Non abbiamo quindi un dato complessivo, e non so come mai questo dato non venga mai riportato evidenziato, ma la dicitura "Numero minimo certo" indica che meno di quelli non possono essere, il che significa potenzialmente che i lupi potrebbero essere cento, duecento, mille, un milione, ma non c'è certezza di quanti siano.

Voglio ricordare, sempre a titolo di esempio, l'avvistamento che è stato segnalato e filmato a settembre 2019 nel vallone del Gran San Bernardo. È un avvistamento di diciotto esemplari, diciotto in un solo vallone, a fronte di una popolazione che, ai tempi - me lo ricordo perché eravamo qui a parlarne - veniva stimata in sessanta esemplari. C'erano sessanta esemplari in tutta la Valle d'Aosta, si diceva, diciotto in un solo vallone.

Lo vediamo anche adesso: quarantotto esemplari stimati in Valle d'Aosta, un quinto sono quelli avvistati, cioè nove, a Pré-Saint-Didier. Ci sembra che i dati siano un po' inverosimili.

Anche riguardo al sistema di rilevazione che viene citato però in questo rapporto - e qui veniamo alla parte del problema importante - vi sono metodi che - l'abbiamo visto, che da quello che possiamo vedere - hanno margini di errore.

La parte maggiore è l'avvistamento con fototrappole, poi ci sono gli escrementi, poi gli avvistamenti videofotografici e le carcasse di ungulati selvatici, poi ci sono alcune modalità di cui peraltro mi domando l'affidabilità, cioè il Wolf Howling: ci si mette a ululare e si vede che il lupo risponde dall'altra parte e si contano gli ululati. Sinceramente mi sembra davvero una roba abbastanza curiosa. C'è una modalità che viene detta come "Rendez vous", non so se viene dato un appuntamento al lupo, "Vediamoci in quella parte lì, ci vediamo lì", bello.

Il campione di pelo: si trova del pelo in giro e si dice: "Ce n'è uno".

Mi sembrano delle modalità che non è che diano molte certezze, ma di tutti questi sistemi possiamo evidenziare un grande margine d'errore: in primis il raggiungimento difficile, aree vaste o morfologicamente complesse richiedono molti punti di osservazione fissi per coprire adeguatamente il territorio, poi ci sono sacche non monitorate, la difficoltà di accesso e il numero limitato di osservatori possono lasciare aree significative senza monitoraggio; il rischio di errori, perché la gestione di un grande numero di operatori, specialmente se poco esperti, aumenta il rischio di errori nei rilievi di campo; la soggettività, perché le percezioni personali dell'osservatore possono influenzare i risultati introducendo bias nel processo di raccolta dati; l'errore di conteggio, ovvero l'errore umano, nel conteggio o nella registrazione dei dati può portare a stime inaccurate della popolazione; la logistica e la formazione, perché un grande numero di operatori richiede investimenti significativi; la manutenzione delle attrezzature: le fototrappole necessitano di manutenzione regolare che può essere costosa; limitazioni tecniche: i dati raccolti tradizionalmente spesso non sono georeferenziati automaticamente, il che può rendere difficile correlare le osservazioni con specifiche coordinate geografiche, limitando l'analisi spaziale dei dati.

E stupisce qui il fatto che non siano state prese in considerazione - e questo credo sia un grande scandalo - le centinaia di migliaia di euro spesi per questo progetto Wolfalpes che, effettivamente, come è stato detto, è un business da parte di chi lo conduce: lo ha detto bene l'Assessore Caveri, lo condivido pienamente; stupisce però che con tutti questi soldi non si sia immaginato di utilizzare il sistema più affidabile, ovvero quello che prevede l'utilizzo di visori notturni e anche droni con la fotocamera termica per l'esecuzione di un monitoraggio, strumenti che a oggi risultano essere i più efficaci per censire la fauna, soprattutto in un territorio con le peculiarità orografiche della nostra regione.

Sono molti infatti i progetti che hanno portato a questo tipo di censimento in tutto il mondo e anche nel nostro Paese, ne cito uno che ho studiato ed approfondito perché è molto interessante: il censimento eseguito nel Parco naturale regionale Sirente Velino, che è un parco che si estende per 22 mila ettari, pensate, ed è stato mappato con l'utilizzo di droni in sei giorni.

In sei giorni, con l'utilizzo di droni e fotocamere termosensibili, è stata mappata la presenza degli ungulati su tutto il parco, rinvenendo addirittura non soltanto l'esemplare singolo, ma anche le tracce che aveva lasciato, quindi si individuava la traccia, si eseguiva e si trovava l'esemplare.

Per la cronaca, il monitoraggio che è stato fatto in questo caso, è stato fatto su 214 km², ovvero meno di 22 mila ettari, sono 21.400, il che significa che noi, utilizzando questa tecnologia, in sei giorni potremmo mappare l'intero territorio e capire alla singola unità quanti siano gli esemplari.

Ecco perché con quest'interpellanza le chiediamo, Assessore, se sia intenzione di programmare un monitoraggio e un censimento del canis lupus in Valle d'Aosta tramite l'utilizzo di droni e visori notturni per determinare, con il minimo margine di errore, la consistenza effettiva della specie in Valle d'Aosta.

Presidente - Risponde per il Governo l'assessore Carrel.

Carrel (PA) - Grazie, Consigliere, per quest'excursus anche sui dati, perché, anche se tendo a non citarli continuamente, è da quei dati che dobbiamo partire per fare delle vere analisi su questo problema.

Al contrario di quanto lei ha affermato nel testo dell'interpellanza, gli uffici competenti mi sottolineano come tali strumenti non risultino essere più performanti rispetto a quelli che già il Corpo forestale della Valle d'Aosta e la struttura flora e fauna utilizzano attualmente nel monitoraggio per il lupo - e le spiegherò il perché - però vi è, e rimane intatto, l'intendimento politico di andare a verificare realmente se questi strumenti non possano essere utilizzati per avere maggiori dati e maggiore trasparenza che, come ho cercato di dire prima, è l'obiettivo principale per la gestione di questo dossier.

Per quanto concerne i visori termici notturni, questi sono già in dotazione del Corpo forestale della Valle d'Aosta. Il loro impiego, per la determinazione del numero di lupi, non fornisce però risultati migliori rispetto a quelli ottenuti con il consolidato monitoraggio sistematico.

I visori termici notturni sono molto efficaci per individuare facilmente gli animali su brevi distanze, come avviene ad esempio nel controllo notturno della specie del cinghiale, al contrario, su distanze medio lunghe, non garantiscono il riconoscimento della specie, soprattutto nel caso del lupo che potrebbe essere confuso con altri canidi.

Per quanto riguarda invece i droni, sono apparecchi molto costosi che richiedono per il loro uso un elevato grado di professionalità, soprattutto se utilizzati nelle ore notturne, quando i lupi sono maggiormente in movimento.

Inoltre, il territorio valdostano, per le sue peculiarità morfologiche, ne rende ancora più complesso l'utilizzo per la difficoltà, se non addirittura l'impossibilità di penetrare la coperta arborea, tenuto conto che un'importante superficie del territorio regionale è ricoperta da boschi, circa 100 mila ettari, pertanto i droni non fornirebbero informazioni complete, risultando inefficaci.

La metodologia per il monitoraggio del lupo, utilizzata in Valle d'Aosta come in tutta Europa, è un sistema che permette di ottenere sia valori quantitativi che qualitativi della popolazione canis lupus.

Il campionamento utilizza indici di presenza ottenuti da tracce su neve, segni, campioni genetici e fototrappole, come da lei ricordato.

Le tecniche di campionamento non invasive sono sia quelle tradizionali, usate da decenni, che le tecniche di recente sviluppo, quali metodi genetici e le fototrappole.

Il miglior risultato si è ottenuto combinando più tecniche non invasive, dato che ognuna presenta vantaggi e criticità.

Mi permetta di concludere questa breve analisi anche sui dati del lupo: credo che sia fondamentale e credo che gli allevatori in Valle d'Aosta ne siano pienamente consapevoli, che sarà importante se andremo e riusciremo a creare quest'App di comunicazione dei dati e degli avvistamenti proprio per una maggiore trasparenza, per avere un atteggiamento diverso da quello che è appena stato citato in aula, ma un atteggiamento collaborativo, perché siamo pienamente consapevoli di questo problema, ma, per poterlo affrontare, abbiamo bisogno delle informazioni di tutti, e se è vero che i dati che abbiamo possono essere carenti, è altrettanto vero che abbiamo bisogno della collaborazione di tutti per poterla affrontare al meglio.

Presidente - Per la replica, la parola al consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Mi consenta di non concordare con quello che le hanno scritto rispetto alle tecnologie che le abbiamo evidenziato.

La possibilità di utilizzo e sicuramente la necessità di breve distanza dei visori notturni è condivisibile, ancorché, evidentemente, è un qualcosa di fattibile ma con l'osservazione certa; di certo l'obiezione che i droni siano inefficaci perché c'è la vegetazione in Valle d'Aosta... mi sovviene una riflessione che condividevo con il collega Lavy, cioè l'esecuzione di questo monitoraggio fatto nel parco del Sirente Velino in Abruzzo ci dovrebbe far immaginare che a questo punto i tecnici non sappiano che anche in Abruzzo c'è della vegetazione, e non è la Pianura Padana.

Siccome quindi c'è la vegetazione anche in Abruzzo, è evidente che il fatto di avere dei rilevatori termici, sicuramente permette di penetrare il manto arboreo, che lei ha descritto, e di individuare i capi.

Noi rimaniamo persuasi, e la ringraziamo però invece, Assessore, per quello che è l'intendimento politico che ha comunicato, e cioè la volontà comunque di valutare l'utilizzo di questi strumenti; si sono buttati i soldi a bizzeffe per conferenze su conferenze, su conferenze e su altre conferenze, questi soldi, se investiti in tecnologia e in operatori, probabilmente darebbero risultati diversi.

Su questo voglio soltanto evidenziare una cosa, perché nel rapporto che viene evidenziato, alcuni dati sono invece interessanti e li pongo all'attenzione dell'Aula: a pagina 4, dove si legge che i dati complessivi ottenuti dalle analisi genetiche effettuate fra il 2018 e il 2023 hanno permesso di identificare - pensate, in 5 anni, dal 2018 al 2023 - 198 differenti individui di canis lupus italicus in Valle d'Aosta, il che significa una presenza in 5 anni di 198 esemplari.

Se noi moltiplichiamo questa presenza - noi abbiamo fatto un incontro aVerrès dove abbiamo ospitato anche dei tecnici e dei veterinari che hanno esaminato e hanno fatto uno schema che adesso vi vado a leggere - rischiamo che la presenza effettivamente sia stimabile intorno a questi numeri.

Io vorrei sollevare una riflessione: abbiamo fatto uno schema che tratta lo scenario, chiamiamolo così, meno spaventoso: ipotizziamo che un lupo, il lupo campione, mangi solo 5 giorni a settimana e ipotizziamo solo due chili di carne, contro i 2,4 riportati dai ricercatori. Prendendo una preda di peso medio, mettiamo 25 chili, immaginiamo ungulati o prede domestiche comprese fra i 15 e i 60 chili per stare bassi, i calcoli sono questi: se effettivamente ci fossero 48 lupi in Valle d'Aosta, considerando appunto che mangiano solo cinque giorni a settimana, consideriamo 48 settimane per 23.500 chili di carne, il totale predato sarebbe di 940 capi.

Se i lupi fossero 90, il totale sarebbe di 43.200 chili, pari a 1.700 capi.

Se il totale dei lupi fosse 192, come riporta la pagina 4 di questo rapporto, il totale di capi predati sarebbe 92.160 chili, ovvero 3.686 capi.

Se noi immaginiamo una predazione di 3.686 capi, con tutto che le stime che sono state fatte parlano addirittura potenzialmente di 250 lupi presenti in Valle d'Aosta, noi dobbiamo immaginare qual è l'effetto devastante che una presenza di questo tipo avrebbe sul nostro territorio, e le segnalazioni che arrivano e che vengono fatte, evidentemente, lo sollevano.

Assessore, io le dico quindi che prima riusciamo a scoprire la verità, prima riusciamo a squarciare questo velo di omertà che viene lasciato sulla presenza del lupo con sistemi come il Wolf Howling; sinceramente meglio è per capire come poter difendere la sicurezza tanto nel nostro territorio quanto dei lupi stessi: abbiamo parlato degli incidenti in macchina che, appunto, si vengono a creare.