Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 4354 del 29 gennaio 2025 - Resoconto

OGGETTO N. 4354/XVI - Interpellanza: "Analisi e valutazioni dell'affido a Inva di servizi informatici".

Presidente - Passiamo al punto n. 33 all'ordine del giorno. Per la presentazione, la parola alla consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Come è noto, la società Inva è stata costituita nel 1988 su iniziativa della Regione Valle d'Aosta, con lo scopo di promuovere lo sviluppo dell'informatica sul territorio valdostano, fornendo dei servizi nel settore delle tecnologie, dell'informazione e della comunicazione. È una società organizzata secondo il modello dell'in house, la composizione societaria vede la partecipazione, oltre che della Regione autonoma, per una quota di oltre il 75%, anche del Comune di Aosta, per il 14% circa dell'Azienda USL il 9,7%, della PS di Aosta per lo 0,0097% e anche degli altri Comuni valdostani, delle Unités des Communes, del BIM e del SUB-ATO Mont-Emilius con delle quote variabili pari a 0,792% e poi altri enti 0,068%.

Dal 2013 Inva ha assunto anche il ruolo di Centrale unica di committenza per la Regione Valle d'Aosta, gestendo le procedure di gara per conto degli Enti locali.

La partecipazione dei Comuni e delle Unités corrisponde, come indicano i numeri che ho appena elencato, a delle quote frazionali e percentuali molto basse, ma questo comporta comunque che proprio in quanto membri di una società in house, i Comuni possano scegliere di non fare delle gare pubbliche nel settore informatico e gli affidamenti di determinate prestazioni possono essere fatti in proprio all'interno, senza gara di appalto, quindi, nel caso in questione, pagando direttamente poi Inva per l'assistenza e anche per la fornitura di servizi.

Dalle informazioni che abbiamo ricevuto dagli uffici, attualmente sono 53 in totale gli enti che hanno affidato a Inva l'assistenza informatica e/o - perché entrambe le cose possono anche esserci - la fornitura di software, vale a dire nel dettaglio 29 Comuni e 4 Unités; di questi, 13 enti hanno affidato entrambi i servizi, quindi sia l'assistenza che la fornitura di software, 30 soltanto l'assistenza informatica, 10 il servizio di software.

Una domanda che ci siamo posti è se, da un punto di vista del principio della libera concorrenza, questa situazione si configuri potenzialmente come problematica, considerato che, di fatto, alcune aziende informatiche, quelle soprattutto più grandi di grosso calibro, sono diventate nel tempo dei fornitori di Inva e, di fatto, possono quindi lavorare anche per i Comuni senza dover effettuare le normali procedure di appalto, quindi potrebbero essere avvantaggiate rispetto a chi non lavora direttamente con la partecipata.

Abbiamo ricevuto varie segnalazioni in questo senso e ci chiediamo se questa situazione possa penalizzare o penalizzerà in futuro in particolare quelle piccole società operanti sul territorio regionale che, in questa maniera, rischiano di perdere progressivamente l'opportunità di concorrere ad appalti, considerata la loro limitata capacità contrattuale, con delle conseguenze che sono immaginabili, che sono sicuramente quelle di tipo economico ma anche occupazionale, perché potrebbero dover diminuire il loro personale o, nel caso d'imprese individuali, magari anche dover chiudere. Delle conseguenze che poi a cascata diventano anche demografiche, perché sappiamo che poi le persone finiscono per spostarsi dove c'è lavoro.

Alla luce di queste considerazioni, di queste domande che ci siamo anche un po' posti, chiediamo al Governo "Se le criticità e le ricadute legate al sistema dell'affido alla partecipata Inva di prestazioni e di forniture informatiche siano state oggetto di analisi e di valutazioni approfondite". Crediamo infatti che non sia una questione marginale, considerato che potenzialmente tutti i Comuni potrebbero scegliere questa procedura e quindi anche abbandonare delle collaborazioni, dei contratti, che attualmente sono attivi e quindi decidere in questo senso per il futuro.

Inoltre, "Se non si ravvisa una potenziale violazione del principio della libera concorrenza; se il Governo è a conoscenza della preoccupazione di piccole società informatiche circa la situazione che si sta delineando e come si intende affrontarla".

Presidente - Grazie Consigliera, l'assessore Caveri risponde per il Governo.

Caveri (UV) - Intanto posso dirle che mai nessuna piccola società informatica si è fatta viva con chi si occupa, come me, del digitale, ma evidentemente si sono rivolte a lei; si sono rivolte ma con scarsa conoscenza del settore, e questo da una parte mi spiace, dall'altra credo che alcuni colleghi, come il collega Aggravi, saranno contenti del fatto che lei diventi paladina della libera concorrenza. Rispetto ai discorsi che lei fa su CVA, è un'inversione a U, quindi siete veramente, come gruppo politico, multitasking.

L'iniziativa consiliare presentata concerne la disciplina delle modalità di affidamento verso Inva e la possibile violazione del principio di libera concorrenza di tale disciplina.

In premessa, così come anche lei ha rappresentato, la società è stata istituita con la legge regionale 8/87, individuando quale oggetto sociale "La realizzazione e la gestione del sistema informativo dei soci e lo svolgimento delle funzioni della Centrale unica di committenza regionale". Si rammenta che le Amministrazioni pubbliche sono tenute ad acquistare beni e servizi informatici e di connettività ricorrendo agli strumenti di acquisto e di negoziazione di Consip S.p.A. o dei soggetti aggregatori, ivi comprese le Centrali di committenza regionale (vedi Inva) per i beni e i servizi disponibili presso gli stessi soggetti.

Questo è quanto previsto dalla legge di stabilità 2016, articolo 1, comma 512, della legge 208/2015.

Cito le leggi con dispiacere, ma credo che ogni tanto lo si debba fare, perché sennò si confondono le questioni.

Resta in ogni caso ferma la possibilità, per le Amministrazioni pubbliche, di procedere agli affidamenti di servizi e forniture, quindi anche dei servizi informatici di connettività, direttamente a società in house, codice dei contratti pubblici, articolo 7.

Pertanto, si ritiene che gli affidamenti a favore di Inva S.p.A. risultino conformi alla normativa vigente e non presentino alcun profilo di violazione del principio di libera concorrenza.

Quando lei dice "Grandi società forniscono i Comuni direttamente", questo avviene perché Inva ha fatto una gara, non perché Inva sceglie un interlocutore e lo impone ai Comuni.

Le gare per l'informatica dei Comuni sono avvenute su richiesta del CPEL, quindi mi stupisce che lei pensi che ci sia un meccanismo di tipo diverso.

Le soluzioni software adottate per gli enti locali, come dicevo, sono state selezionate da Inva come oggetto aggregatore tramite le gare pubbliche e tali soluzioni, generalmente fornite da aziende di rilevanza nazionale con migliaia di dipendenti -ricordo, tra l'altro, che Inva ha 300 dipendenti, quindi ricordiamoci anche il valore aggiunto quando si dice: andiamo verso il libero mercato, nella convinzione che poi vincerebbero i piccoli e non i grandi - rispondono alle esigenze di scale e complessità tipiche del contesto pubblico. Il paradosso è che ci sono alcuni invece che continuano a fare delle forniture dirette, cosa che non è prevista per legge; circostanze che rendono quindi difficile, per le piccole imprese, partecipare a tali gare.

In conclusione, è utile rammentare come l'evoluzione tecnologica nel settore informatico renda ormai insufficiente la semplice acquisizione di un software: è fondamentale individuare un soggetto in grado di occuparsi della sua implementazione, integrazione nell'organizzazione, assistenza agli utenti, manutenzione e aggiornamento continuo.

Quando, ad esempio nel settore sanitario, c'è stata la scelta di fare una gara senza interloquire con Inva, si è scelto un grosso player nazionale e dopo quattro anni siamo ancora lì che migriamo verso il sistema nuovo.

Ora solo con l'aiuto di Inva si sta lavorando, quindi questa questione della libera concorrenza in qualche maniera deve essere per lei un elemento di riflessione.

Non sempre la partecipazione a eventuali gare è nella disponibilità delle piccole società d'informatica, io sarei lieto che il suo interlocutore si facesse vivo anche con me per spiegarmi le ragioni per le quali ritiene che Inva sia un soggetto che frustra le piccole società.

Nei prossimi giorni, in Commissione arriverà il parere sul Piano operativo strategico, il famoso post PEA di Inva; credo che sarà l'occasione, anche per me, di poter riflettere in Commissione sul valore aggiunto di Inva, che avrà mille difetti, anche all'interno dell'Amministrazione spesso si segnalano i tempi, noi interloquiamo con Inva perché ci siano dei capi progetto sempre più efficienti.

Stiamo seguendo con Inva tutta la parte e norme del Progetto Bandiera, tutti i fondi FESR, e devo dire che, se noi oggi ci dovessimo rivolgere al mercato senza avere una società in house, saremmo in grandissima difficoltà.

Pensi solo alla questione della gestione del data center regionale, che è un elemento capitale per noi, pensiamo alla gestione della cyber-sicurezza.

Noi oggi abbiamo formato e lavorano in Inva delle professionalità elevatissime, stiamo affrontando il tema dell'intelligenza artificiale; il Dipartimento per l'informatica, per il digitale, per l'innovazione, non sarebbe in grado oggi di interloquire con il mercato senza la presenza preziosa di una società in house.

Ben lieto quindi di sapere, avendo risposto all'ultima domanda, che nessuno ha mai interloquito con il sottoscritto per spiegare quali siano le problematiche delle piccole società; ben lieto di avere un incontro di cui lei si possa fare fautrice, ma ribadisco, tuttavia che questa questione della libera concorrenza è pienamente rispettata, perché ogni procedura che Inva fa, nel rispetto delle normative vigenti, avviene con delle gare pubbliche.

Presidente - Per la replica, la parola alla consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Le chiederò poi, se vorrà essere così cortese, di fornirmi alcuni elementi scritti perché non sono riuscita a segnare tutti i riferimenti alla legge del 2016, ma semmai potrò anche riascoltare.

La rassicuro intanto sul fatto che non siamo diventate improvvisamente paladine della libera concorrenza, ma viviamo su questa terra, in questo mondo, e sappiamo che esistono delle situazioni e delle norme per cui questo è qualche cosa che oltretutto è codificato per legge.

Sorvolo sul resto perché, come spesso accade, il suo è un po' un sarcasmo a buon mercato e mi sembra anche poco opportuno paragonare una situazione come questa al discorso su CVA, ma sappiamo che lei lì è particolarmente sensibile per varie questioni e visto che non può parlare in un altro contesto -, visto che non è più l'Assessore di riferimento alle partecipate per quello che riguarda CVA - lo fa quando ne ha la possibilità.

Tra l'altro sono anche contenta di aver fatto un'iniziativa per farla parlare un po', perché vedo che di solito in Consiglio lei si annoia abbastanza. Ne farò altre, così le darò modo di esprimersi.

Sulle risposte che lei ha dato, ha fatto una premessa: ha spiegato una serie di cose che rileggerò con attenzione perché interessanti, però io le ho anche chiesto se le criticità che avevo evidenziato erano state oggetto di analisi e di valutazioni approfondite.

Evidentemente, visto che poi non le è stato segnalato nulla direttamente da gestori di piccole società, forse non ha avuto modo di farlo; sarà mia assoluta premura dire a chi ha effettuato questa segnalazione, di parlare direttamente con lei, perché è corretto che si facciano sentire, anche se credo che, per quello che riguarda i rapporti con i cittadini, lei non abbia il monopolio assoluto, nemmeno per quello che riguarda il settore di cui si sta occupando direttamente.

Noi, quando riceviamo delle segnalazioni, cerchiamo di portarle avanti, poi è chiaro che ci sono persone che hanno le competenze per rispondere.

C'è una riflessione però che io vorrei fare da non esperta, assolutamente, ma che è questa: nelle società in house mi risulta che proprio per il loro modello, sia previsto che i cosiddetti soci abbiano una prerogativa per garantire un effettivo controllo sulle società.

Io immagino che chi ha delle quote frazionali piccolissime, abbia anche una capacità d'incidere altrettanto piccola.

Sulla questione degli affidamenti diretti, l'utilizzo di Inva come Centrale unica di committenza, io non lo so se non può portare anche a una riduzione delle gare pubbliche aperte, limitando di fatto la concorrenza a dei fornitori esterni.

Io mi auguro, e sono convinta che sarà così, che Inva adotti delle procedure trasparenti e competitive nella selezione dei fornitori per garantire una parità di trattamento.

Sicuramente la partecipata Inva svolge un ruolo cruciale per il supporto all'informazione nella pubblica amministrazione valdostana e, di conseguenza, è proprio davvero importante che le operazioni rispettino tutti i principi di trasparenza e di libera concorrenza.

Peraltro, operando Inva, e quindi le società a cui fa riferimento, con gara ovviamente, sono sempre di più al di fuori di un regime di concorrenza, quindi io non so se i Comuni otterranno poi i prezzi migliori per i servizi richiesti, ma credo che su questa questione ritorneremo.