Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 4326 del 28 gennaio 2025 - Resoconto

OGGETTO N. 4326/XVI - Interrogazione a risposta immediata: "Attività di monitoraggio per rilevamento di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS) nelle falde acquifere".

Marguerettaz (Presidente) - Punto n. 6.02 all'ordine del giorno.

Per la presentazione, la parola al collega Lucianaz, ne ha facoltà.

Lucianaz (RV) - Bondzor à tcheutte le valdotén (traduzione letterale dal patois: buongiorno a tutti i valdostani).

Greenpeace Italia ha diffuso la settimana scorsa la prima mappa della contaminazione delle falde acquifere da PFAS in Italia. Ricordo le gravi conseguenze di carattere sanitario causate dall'acqua potabile contaminata da PFAS, fatto assurto drammaticamente alle cronache solo a partire dall'anno 2013, dopo che per decenni l'acqua incolore e inodore penetrava nelle falde acquifere degli stessi acquedotti comunali, causando gravi malattie e migliaia di vittime, in particolare nelle Regioni Veneto e Piemonte.

L'iniziativa di Greenpeace Italia è stata promossa con l'obiettivo di verificare lo stato della contaminazione da PFAS, sostanze poli e perfluoroalchiliche nelle acque potabili italiane.

Nei mesi di settembre e ottobre 2024 Greenpeace Italia ha condotto un'indagine indipendente, durante la quale ha prelevato 260 campioni in 235 Comuni italiani.

Le analisi condotte da un laboratorio indipendente certificato hanno determinato la presenza di 58 molecole PFAS, ovvero più del doppio delle 24 molecole che la nuova direttiva europea impone di quantificare.

I risultati sono tutt'altro che esaltanti: PFAS sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati.

Veniamo alla Valle d'Aosta: per quanto attiene alla Valle d'Aosta, ha interessato due rilevamenti effettuati nei Comuni di Aosta e di Châtillon: nel primo caso un quantitativo pari a 11,20 nanogrammi/litro e la presenza, tra l'altro, di PFOA, mentre nel secondo caso, a Châtillon, inferiore.

PFOA è l'acido acido perfluoroottanoico riscontrato in 121 Comuni, pari al 47% del totale.

Nonostante sia vietato a livello globale da alcuni anni, questo composto risulta ancora quindi estremamente diffuso nelle acque potabili italiane.

I PFAS sono noti anche come inquinanti eterni, sostanze chimiche usate in numerosi processi industriali, prodotti di alto consumo, che resistono negli anni.

Condotte nel 2023, le analisi dell'ARPA ad Aosta...

Non c'è più tempo per dire altro.

L'interrogazione verte sulla domanda: quali attività di monitoraggio e rilevamento di PFAS e PFOA sul territorio regionale vengono a oggi condotte e quali ne siano i risultati.

Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Sapinet, ne ha facoltà.

Sapinet (UV) - La pubblicazione di un rapporto dell'organizzazione ambientalista Greenpeace sulla presenza nell'acqua potabile in Italia delle sostanze alchiliche perfluorurate e polifloururate (sostanze particolarmente resistenti e inquinanti) ha suscitato non poche preoccupazioni per la salute di tutti.

Il documento è stato ampiamente ripreso dai giornali, spesso con titoli allarmanti, se non proprio allarmistici, che hanno contribuito a generare ulteriori apprensioni e un po' di confusione intorno a un argomento molto delicato e già discusso da tempo.

Si è parlato di emergenza, benché non ce ne sia realmente una, dando a tratti l'impressione che la questione sia trascurata dalle istituzioni italiane e dall'Unione europea, ma così non è.

La Commissione europea è intervenuta più volte, sia per avviare programmi di rilevazione della presenza di queste sostanze alchiliche perfloururate e polifloururate (più note come PFAS) nell'ambiente, così da quantificare il problema, sia con provvedimenti e proposte per imporre restrizioni nell'impiego dei PFAS considerati più a rischio.

Direttive europee e normative nazionali hanno nel tempo fissato limiti di PFAS specifici.

L'iniziativa di Greenpeace, per quanto attiene la Valle d'Aosta, ha interessato due rilevamenti, effettuati rispettivamente nei Comuni di Aosta e Châtillon.

Nel primo caso, è stato rilevato un quantitativo ricompreso nell'intervallo 11-20 nanogrammi per litro, mentre nel secondo era ricompreso tra 1 e 10 nanogrammi/litro.

Bisogna sottolineare che tali valori sono ampiamente minori dei valori indicati nella direttiva europea 2020/2184, quindi la situazione non è preoccupante, come precisa anche ARPA dal 2018, che ricerca PFAS, compreso il PFOA (acido perfluoroottanoico) nelle acque sotterranee, nelle principali acque acquifere regionali e nelle acque superficiali.

Anche nel 2024, ARPA ha effettuato una più ampia campagna di ricerca di queste sostanze nelle acque sotterranee, indagando più di 14 piziometri sul territorio regionale, rilevando un'unica positività nella Plaine di Aosta, con valori al di sotto dei limiti normativi.

In base a quanto riferito dalla direttrice del SIA dell'Azienda USL, dal 2026 vigerà l'obbligo del rispetto dei limiti per le sostanze perfluoroalchiliche (note come PFAS), nelle acque potabili.

Tali limiti dovranno essere rispettivamente pari a 0,5 microgrammi/litri.

I gestori idropotabili, le autorità ambientali e sanitarie della Regione, ma anche gli operatori del settore alimentare che si approvvigionano da fonti proprie avranno il compito, attraverso specifici metodi di monitoraggio, di verificare costantemente la presenza dei PFAS nelle acque per far sì che i parametri di cui sopra siano rispettati.

Tutto ciò in conformità delle leggi vigenti e l'argomento è attenzionato dal tavolo di lavoro dedicato alla sicurezza idrica, di cui alla deliberazione n. 719 del 23 giugno 2023.

Presidente - Per la replica, la parola al collega Restano.

Restano (RV) - Grazie Assessore per la risposta. Noi veramente le avevamo chiesto cosa faceva l'ARPA dal 2023 a oggi, e lei non ce l'ha detto.

Noi siamo la Valle d'Aosta, non siamo l'Europa, siamo una Regione nota per la purezza delle sue acque, gradiremmo si facesse qualcosa in più.

È notoria la presenza di un'industria famosa nella Plaine, lei non ci ha detto i risultati dei pozzi che approvvigionano la città di acqua potabile, che sono quelli che proprio dovrebbero essere attenzionati. Ma se dobbiamo aspettare il 2026 per avere queste risposte, lei ci ha deluso.