Oggetto del Consiglio n. 4306 del 15 gennaio 2025 - Resoconto
OGGETTO N. 4306/XVI - Interpellanza: "Iniziative del Governo regionale per arginare il calo delle nascite in Valle d'Aosta".
Sammaritani (Presidente) - Passiamo al punto n. 50 all'ordine del giorno.
Per l'esposizione, la parola al consigliere Restano.
Restano (RV) - Abbiamo presentato quest'iniziativa che riguarda il calo delle nascite a seguito delle informazioni che abbiamo ricevuto nel corso della fine del 2024, che riferiscono di un importante calo delle nascite durante l'anno.
Infatti i nuovi nati per il 2024 sono 613 che, se confrontati con i nati nel corso dell'ultimo decennio, fa emergere che abbiamo avuto un calo di circa 500 nascite per anno. Questo dato ci deve portare a riflettere sulle politiche per incentivare le nascite nella nostra regione, che sono state inserite all'interno del Piano della salute e del benessere sociale.
Quando abbiamo presentato quest'iniziativa, non sapevamo che il 13 di gennaio la Fondazione Migrantes avrebbe illustrato l'ultimo rapporto degli Italiani nel mondo.
Dalla lettura dell'articolo che ne è derivato, si apprendono delle informazioni direi molto interessanti. I Valdostani iscritti all'AIRE sono più di 8 mila. I minorenni sono il 19%, quindi circa 1.600, ma di rilievo sono le informazioni che ci vengono fornite circa le motivazioni che inducono i nostri compaesani a rivolgersi all'estero.
Sovente si parla di cervelli in fuga, di persone altamente qualificate che hanno una vita semplice all'estero, ma questa è una minima parte, afferma il relatore.
La maggioranza di chi parte ha un titolo di studio medio alto, ma non è altamente qualificato, e raggiunge l'estero per un desiderio di una realizzazione del sé. Ciò è dovuto all'inesistenza di un ascensore sociale, che un tempo permetteva di crescere come persona all'interno del nucleo familiare.
Un ragazzo o una ragazza che oggi voglia crescere va all'estero, dove si riesce a trovare un lavoro in linea con ciò che si è studiato e una retribuzione migliore rispetto a quella che si ha in Italia.
Tra le motivazioni, questa è la parte interessante, che spingono i giovani a lasciare l'Italia, c'è anche la realizzazione della genitorialità. I giovani sentono di dover partire all'estero per diventare padri e madri, e questa è un'affermazione molto interessante che, devo onestamente ammettere, non conoscevo quando abbiamo presentato la nostra interpellanza, ma che è giunta proprio nel momento, direi propizio, per avviare questa riflessione e questa discussione.
Alla luce di quanto appreso dai dati in nostro possesso e di quanto approvato con il Piano della salute e del benessere sociale relativamente alla macroarea 4, laddove si parla di politiche per la famiglia e la natalità, interpelliamo la Giunta regionale e l'Assessore competente per sapere quali siano le iniziative concrete, finalizzate a incrementare le nascite in Valle d'Aosta, poste in essere successivamente all'approvazione nel 2022 da parte della Giunta regionale del Piano della salute e del benessere sociale; quali siano le parti del Piano che ho richiamato e della macroarea 4 - del capitolo di cui ho appena accennato, ma anche degli altri capitoli, perché poi se si va a leggere, in ogni capitolo successivo a quello delle politiche per la famiglia e la natalità, ci sono delle azioni programmatiche che possono riguardare la famiglia - siano state poste in essere.
Se si ha l'intenzione, da parte del Governo regionale, alla luce dei dati che ho appena illustrato, di adottare delle misure urgenti per incentivare le nascite in Valle d'Aosta e, in caso di risposta affermativa, quali siano.
Presidente - Risponde l'assessore Marzi.
Marzi (SA) - Come è noto, nella nostra regione la percentuale di offerta dei servizi socio-educativi a favore della prima infanzia è tra i più alti in Italia e in continua crescita.
A tale proposito, prosegue il percorso di messa a disposizione di risorse finanziarie regionali crescenti per il finanziamento dei servizi di nido d'infanzia gestiti dagli enti locali e per il servizio di tata familiare che registrerà, nel corso del corrente anno, una riduzione importante delle tariffe a favore delle famiglie, grazie all'incremento del voucher regionale, tema questo del quale si era interessato anche lei con alcune iniziative sulla fine del 2024.
Inoltre, sono numerose le politiche a sostegno della famiglia, come da lei indicato, all'interno della sezione Politiche per la famiglia e natalità della macroarea 4 del Piano della salute e del benessere sociale, in primis i servizi di conciliazione famiglia-lavoro, curati dalla struttura del collega Bertschy, per le persone disoccupate e inserite nel programma GOL 2024-2025, impegnate in un percorso di politiche attive gravate da carichi di cura nei confronti dei familiari, che potranno quindi accedere allo sportello presso il Centro per l'impiego al fine di predisporre un piano di conciliazione con l'analisi del bisogno e il dettaglio dei servizi attivabili e richiedere, quindi, un voucher fruibile presso i servizi di conciliazione tra i 1.000 e i 3.000 euro.
Inoltre, per l'anno 2024, i nuclei familiari con a carico figli con disabilità di età compresa tra i 3 e i 21 anni hanno potuto beneficiare di un finanziamento pubblico con un voucher fino a 2 mila euro per agevolare l'accesso a servizi come i centri estivi e servizi analoghi nel periodo di sospensione estiva scolastica.
Parallelamente, nell'ambito del programma regionale FSE+, seguito dalle strutture del collega Caveri, sono allocati 5 milioni di euro per i voucher di conciliazione, su cui lavora un gruppo di lavoro trasversale delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, per l'attuazione di un progetto che prevede l'erogazione di un voucher per sostenere le famiglie nella conciliazione lavorativa e che, nelle intenzioni, dovrebbe poter finanziare una molteplicità di servizi per far fronte alle più svariate esigenze.
Sempre nell'ottica di conciliazione vita-lavoro, l'Autorità di gestione, insieme al Dipartimento sanità e salute e all'Azienda USL, ha iniziato a lavorare su un progetto di welfare aziendale integrato. Il progetto, rivolto ai dipendenti dell'azienda, dovrebbe prevedere una varietà di servizi di conciliazione e welfare ulteriore rispetto a quelli per i bambini 0-3 anni del nido aziendale già esistente.
Tali servizi dovranno essere definiti dall'Azienda USL in funzione degli effettivi fabbisogni di conciliazione del proprio personale; su questo progetto, nel programma regionale FSE+, sono collocati 300 mila euro.
Secondariamente ci sono i servizi per la prima infanzia extrascolastici per il tempo libero, che sono stati attivati nel doposcuola nell'ambito della coprogettazione del terzo settore e contributi per centri estivi, con attenzione anche al tema delle persone con disabilità piuttosto che servizi di prima infanzia e tata familiare già precedentemente citati.
In terzo luogo, la valorizzazione di occasioni e di spazi strutturali d'incontro per le famiglie, evitandone quindi l'isolamento. Dal 1° gennaio dell'anno scorso è attivo, attraverso una procedura di coprogettazione, il nuovo centro per le famiglie che si rivolge a tutte le famiglie presenti sul territorio valdostano e mira a valorizzare e a favorire lo scambio di competenze, promuovere il protagonismo familiare e il confronto fra pari, acquisire quindi e implementare le risorse necessarie allo svolgimento del ruolo genitoriale educativo e del caregiver.
Abbiamo poi avviato azioni specifiche volte a supportare la famiglia, dai primi momenti della sua costituzione, lungo ogni fase del suo ciclo di vita, con una particolare attenzione alla transizione e ai momenti critici che essa vive: con le giovani coppie, orientandole al rispetto, alle opportunità e ai servizi volti a sostenere il loro protagonismo e benessere, anche nell'ottica di favorire quindi la natalità; con i genitori con figli, comprese le famiglie inserite in percorsi di affido o adozione, promuovendo il benessere dei genitori, dei bambini, dei preadolescenti e dei figli giovani adulti ancora conviventi, con particolare attenzione nella gestione delle sfide quotidiane, nella ricerca di soluzioni sul tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; supportando per quanto riguarda inoltre le famiglie che attraversano momenti di transizione o situazioni di significativa difficoltà, come ad esempio una fatica nella gestione della genitorialità e della conflittualità.
Quarto aspetto è l'individuazione precoce delle situazioni di fragilità genitoriale, con un servizio di mediazione familiare e la previsione di potenziamento, con coordinazione familiare per le situazioni di alta conflittualità.
Inoltre è stato avviato, in via sperimentale, un servizio educativo e pedagogico a sostegno della neo-genitorialità. Mediante tale servizio si è voluto rispondere al bisogno di accompagnamento e cura delle famiglie, in particolare nel periodo di maggiore fragilità, quello dei primi anni di vita dei figli, ma anche quello più significativo in termini di relazione genitore-figlio, promuovendo quindi azioni che da un lato consentono alle madri e ai padri di non sentirsi soli e di esercitare al meglio le proprie funzioni genitoriali, connettendosi con le risorse presenti nella comunità locale, e dall'altro che permettano altresì la rilevazione precoce e preventiva di situazioni critiche.
Il servizio, complementare agli interventi offerti dall'Azienda USL della Valle d'Aosta, offre:
A) la consulenza individualizzata alle neo-famiglie che sentono il bisogno, il confronto e il sostegno nelle situazioni post-parto e con un focus specifico sul ruolo del papà;
B) l'attività di sostegno di gruppo e di confronto aperto tra famiglie che vivono le stesse esperienze e fatiche;
C) le attività domiciliari, come ad esempio le visite a casa;
D) l'attività di orientamento all'utilizzo dei servizi rivolti alla prima infanzia sul territorio.
Veniamo al punto 5, sempre del Piano della salute e del benessere sociale, macroarea 4, lo sviluppo di azioni di sensibilizzazione in favore delle famiglie sull'utilizzo del servizio di assistenza domiciliare educativa, con specifica attenzione ai nuclei in condizioni di fragilità e con un incremento delle ore di assistenza sia per il 2025 che per il 2026.
Il sesto punto è l'affiancamento dei genitori nell'accogliere la disabilità dei propri figli, promuovendo percorsi formativi dedicati e garantendo adeguati percorsi attraverso la costruzione di progetti di vita dell'UVMDi: attivazione quindi dei laboratori occupazionali, sostegno economico alle famiglie con contributi previsti dalla legge regionale 23/2010 a favore di persone con disabilità gravissima o affetta da sindrome laterale amiotrofica, la SLA, e per la vita indipendente a favore di persone appunto con disabilità.
Il settimo, la realizzazione di attività di promozione culturale di contrasto alla violenza di genere e interventi a sostegno delle donne e dei minori vittime di violenze.
L'ottavo, la valorizzazione della funzione sociale svolta dai genitori affidatari e adottivi nel favorire la crescita positiva dei bambini che hanno vissuto esperienze relazionali pregiudizievoli.
Al netto però di tutto quanto questo, il Governo regionale sta già portando avanti, nell'arco del 2025, l'intenzione di riconvocare il tavolo per le politiche familiari, per valutare, con tutti gli attori coinvolti e competenti in materia, eventuali attivazioni di misure a sostegno della famiglia.
Abbiamo in questo momento in corso presso la V Commissione il tema del fattore famiglia. Nei confronti che ci sono stati con le associazioni, si è chiaramente reso evidente che il fattore famiglia oggi è superato, ma che è assolutamente necessario - come richiama la sua iniziativa e come sto dicendo in questa parte della risposta - invece riconvocare il tavolo e fare un discorso più generale.
Come è noto, infatti, intervenire sul processo di denatalità in corso è molto difficile in quanto il fenomeno è influenzato da molteplici fattori sociali, economici e culturali, ma anche oggettivamente numerici. Negli ultimi decenni il numero di donne in età fertile, ovvero quelle comprese tra i 15 e i 49 anni in Italia, ha registrato una continua diminuzione.
Dal 2000 al 2023 c'è stata una riduzione del 12,6%: da circa 13 milioni e mezzo nel 2020 a circa 11.8 milioni nel 2023.
Questo trend riflette un fenomeno più ampio d'invecchiamento demografico e una riduzione complessiva della popolazione giovane. La distribuzione per fasce d'età delle donne in età fertile mostra una concentrazione crescente verso le fasce più avanzate.
Ad esempio, la percentuale di donne tra i 30 e i 39 anni, storicamente la più fertile, si è ridotta significativamente rispetto al passato.
A questo si aggiunge un altro dato rilevante: l'età media delle madri al primo figlio è aumentata costantemente negli ultimi anni, passando da 29 anni nel 2000 a 31 nel 2023.
Questo spostamento verso un'età più avanzata per la maternità è un ulteriore fattore che influenza ovviamente negativamente i tassi di natalità.
Le proiezioni future non sono incoraggianti. Secondo le stime dell'ISTAT, il numero di donne in età fertile è destinato a scendere ulteriormente fino a raggiungere circa 10 milioni e mezzo di persone entro il 2030, incrementando quindi dell'11% la riduzione delle donne in età fertile, che dal 2000 vedrebbero una riduzione nell'arco di trent'anni pari a circa il 23.6%, in poche parole un quarto.
Questa riduzione, combinata con un basso tasso di fecondità, pone sfide significative per invertire il calo delle nascite.
Inoltre, i bassi tassi di natalità registrati negli anni 1980 e 1990 si riflettono ora nel minor numero di donne in età fertile.
Anche i flussi migratori, con molte giovani donne che emigrano all'estero, contribuiscono a questo fenomeno.
In sintesi, la progressiva riduzione del numero di donne in età fertile è un elemento cruciale che incide sul calo della natalità e anche un eventuale aumento del tasso di fecondità medio per donna non sarebbe sufficiente a compensare questa riduzione senza politiche migratorie demografiche mirate, ovviamente a livello nazionale.
In aggiunta, nelle società più benestanti, i valori di stili di vita sono in rapida evoluzione e il venir meno delle realtà familiari - in particolare a causa della frammentazione familiare, della permanenza nel mondo del lavoro e dei potenziali nonni - rendono ancora più difficoltosa la gestione dei figli.
Affrontare la denatalità richiede quindi un approccio integrato e di lungo termine che comprenda politiche economiche, misure di welfare, cambiamenti culturali e un maggior sostegno sociale alle famiglie che, probabilmente, non sarà sufficiente a invertire la rotta.
Le istituzioni, a vario livello, sono coinvolte nel processo di contenimento del fenomeno. Il Governo centrale potrebbe implementare politiche robuste di sostegno alle famiglie anche attraverso detrazioni fiscali significative per i figli a carico.
Nell'ambito del lavoro e delle politiche della conciliazione si potrebbe intervenire con riforme del lavoro che favoriscano la flessibilità e incentivino tra le aziende la diffusione di politiche di welfare aziendale per i dipendenti con figli.
Utili sarebbero anche le campagne di sensibilizzazione per promuovere il valore della genitorialità e corsi di educazione alla genitorialità, a partire dalle scuole.
Il tema dell'immigrazione in tal contesto è fondamentale e le politiche migratorie, che nel nostro paese negli ultimi anni hanno avuto un approccio emergenziale, richiedono un nuovo rapporto regolatorio che consenta di colmare il calo demografico della popolazione, anche attraverso efficaci misure d'integrazione.
L'aspetto economico sicuramente incide in questo processo ma, come evidenziato, non è l'elemento principale.
Tuttavia, in tale ambito, gli interventi regionali a sostegno delle famiglie sono numerosi e consistenti anche rispetto ad altri territori del nostro stesso Paese.
Presidente - Replica l'interpellante Restano.
Restano (RV) - Sono un po' confuso perché la risposta è stata lunga e complessa, in realtà non le avevo chiesto di leggermi il Piano della salute e il benessere sociale, ma volevo veramente essere molto più concreto.
Nell'articolo della Fondazione Migrantes si dice: "Il processo migratorio perfetto è circolare. Alle partenze devono corrispondere i ritorni" e lì si arriva a un interrogativo: gli Italiani che vanno all'estero non sentono più la necessità di rientrare in Italia, quindi anche in Valle d'Aosta, per fare famiglia, stanno meglio all'estero, anche quando devono fare i genitori.
Noi abbiamo chiesto le azioni concrete; perché ci siamo espressi in questa maniera? Perché, durante la discussione del bilancio, avevamo presentato proprio un'azione concreta che ho richiamato nelle premesse dell'interpellanza, quindi una delle azioni di sostegno alle famiglie era procedere con delle agevolazioni fiscali che, in altre realtà non italiane, sono portate avanti. Era solo una delle azioni che si potrebbero immaginare.
Sicuramente la nostra Regione fa tante cose, come da lei elencato, a fronte della disabilità, delle famiglie in difficoltà, della violenza di genere e tante altre che ora non sto a elencare. Sarebbe opportuno, dal nostro punto di vista, fare una valutazione su quanto è possibile fare prima, al momento in cui le famiglie devono decidere di diventare genitori per incentivare proprio questo approccio alla genitorialità, cosa che a volte forse manca.