Oggetto del Consiglio n. 4302 del 15 gennaio 2025 - Resoconto
OGGETTO N. 4302/XVI - Interpellanza: "Risultanze dell'indagine interna avviata dall'Azienda USL a seguito delle segnalazioni dell'associazione 'Centro Donne contro la violenza'".
Marguerettaz (Presidente) - Punto 46 all'ordine del giorno. Per la presentazione la parola al collega Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Per inquadrare il tema farei un piccolo passo indietro per ritornare all'oggetto di quest'iniziativa, perché qualche tempo fa, più o meno questa primavera, accadde che un'associazione attiva in Valle d'Aosta, peraltro anche foraggiata con ingenti denari pubblici, fece delle dichiarazioni che rimbalzarono un po' da tutte le parti sugli organi d'informazione.
Che cosa diceva questa segnalazione? Ebbene, diceva che in Valle d'Aosta vi erano donne giunte in presidi sanitari pubblici nel territorio regionale per accedere all'interruzione volontaria di gravidanza e che erano state negli stessi luoghi pubblici sottoposte, da parte di volontari, a indebite interferenze e pressioni consistenti nell'imporre l'ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegno economico, beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire, personalissima e spesso sofferta. Questo era poi proprio il passaggio del comunicato stampa.
Una doppia segnalazione, l'utilizzo di strumenti per far ascoltare il battito fetale e quella che è stata definita - bruttissimo termine - "La corruzione", l'offerta di pannolini e latte, beni di consumo che vengono definiti sostegni economici, per dissuadere le persone dall'abortire. Questa dichiarazione ai tempi sollevò sicuramente molto scalpore. La Valle d'Aosta fu al centro di roventi polemiche. Venne fuori in realtà - immediatamente dopo - che l'USL smentì dicendo che non c'erano volontari di associazioni pro-vita nei consultori o in ospedale e che nessuna segnalazione in tal senso era arrivata all'azienda, né da parte dei cittadini né da parte di associazioni.
La cosa più assurda era che proprio l'associazione in questione non aveva segnalato nulla all'USL; avrebbe dovuto essere la prima cosa, evidentemente.
Non c'era quindi né nelle strutture sanitarie materialmente chi avrebbe potuto svolgere un'azione di questo tipo e possiamo anche dire, tra l'altro, che per auscultare, cioè per fare un'azione come quella di auscultare il battito fetale, bisogna avere della strumentazione, strumentazione che peraltro nei consultori non c'è, quindi si esclude la possibilità che questo sia avvenuto nei consultori e eventualmente, se uno la vuole eseguire in ospedale, ci deve essere del personale sanitario che consenta l'utilizzo di questi strumenti con un'autorizzazione; non ci sono volontari delle associazioni pro-vita che hanno questa qualifica e quindi non c'è neanche l'autorizzazione dell'USL, proprio perché l'USL ha smentito prontamente questa eventualità. Nulla di tutto questo evidentemente è potuto avvenire. Questo per quanto riguarda l'utilizzo di strumenti e il battito fetale.
C'è poi la questione della cosiddetta "Corruzione" con beni di consumo e sostegni economici. Lo stesso movimento per la vita, Centro Aiuto alla Vita di Aosta, ha fatto sapere che non svolge attività presso presidi sanitari pubblici del territorio regionale e ha ovviamente auspicato una puntuale indagine dell'USL che potesse fare chiarezza sulle criticità denunciate, quindi sono stati gli stessi appartenenti all'associazione pro-vita che hanno detto: "No, guardate che noi non ci siamo, anzi fate un'indagine così chiariamo che cosa è successo".
La reazione dell'associazione in questione fu, secondo me, anche sintomatica, a fronte dell'USL che diceva: "Beh, se dite che è successo questo, forniteci i dati, perché così almeno possiamo capire cosa sia accaduto, quando, perché chi l'abbia fatto, come...". Ebbene la Presidenza dell'associazione dice: "No, non possiamo fornire questi dati, non possiamo perché dobbiamo garantire l'anonimato, non ve lo possiamo dire, però è successo", quindi non sappiamo chi, non sappiamo dove, non sappiamo come, non sappiamo quando, quante persone, ma "Fidatevi perché è successo, però non vi possiamo dire niente".
La persona che è interessata a scoprire un accaduto dovrebbe essere la prima intenzionata a dire, non dico il nome, ma perlomeno quando, in che giorno, a che ora, in quale posto, dove, con chi. Niente, nessun dato, però ci danno qualche particolare, cioè ci dicono che le segnalazioni sono tre o quattro. Sono tre o sono quattro?
Perché, se io invito qualcuno a casa mia a cena e poi ci sediamo al tavolo se siamo in tre, siamo in tre, se ce n'è uno in più, ce n'è anche uno in più e quindi mi accorgo che ce n'è anche uno in più. Non è che posso dire su una cosa sicuramente importante così, su una segnalazione di questa gravità, che ha attirato una marea di pubblicità negativa sulla nostra regione, "Ma sì, saranno 3-4-12-127-1 e mezza".
Se ci sono delle persone che sono venute da me e mi hanno detto che è successo questo, saprò che sono state 1 o 2 o 3 o 4 o 5 o nessuna. Già questa vaghezza ci dà un indizio, ma in più ci dicono: "Beh, non è che tutte sono accadute adesso, qualcuna è accaduta anche nel passato", quindi questo significa che, oltre a non sapere se siano tre o quattro, non si sa nemmeno quando siano accadute, anzi, ancora peggio, se è accaduto nel passato significa che qualcuno è andato - se è successo - da questa associazione e ha detto, "Guardate che è successo questo", loro non hanno detto nulla, sono state zitte e poi dopo, con molta calma, a distanza di tempo hanno detto "Sapete che c'è? Due anni fa mi hanno detto che è successa una cosa", ma per chi è interessato a stabilire la verità, è evidente che se mi viene segnalata la cosa io la dico subito, la segnalo subito. Invece no. Silenzio.
Poi venne fuori l'oggetto del contendere, venne fuori direttamente dalle dichiarazioni della persona in questione, dalle parole della Presidente che non le sembrava vero di poter avere sotto il naso il microfono di qualche organo nazionale e a quel microfono, all'organo nazionale, ha detto: "Al di là delle storie delle donne, quindi sì, vabbè, ho raccontato un sacco di cose, che potrebbero anche essere cavolate, al di là di quello abbiamo considerato che questo potesse essere un pre allarme sulla scorta degli emendamenti alla 194. La nostra denuncia nasce per dire che attiveremo un monitoraggio su questo fenomeno", cioè "La nostra denuncia nasce per dire che attiveremo un monitoraggio perché forse fanno degli emendamenti in Parlamento".
È evidente che una questione politica. È come se si dicesse: "Siccome si vuole modificare il DDL sicurezza con degli emendamenti sulla pratica dello stupro, noi denunciamo una decina di stupri", così, per non saper né leggere né scrivere e poi diciamo: "Vabbè, magari non sono successi, però noi lo diciamo perché così attiviamo un monitoraggio del fenomeno".
Ragazzi, però non funziona così perché, se io denuncio una decina di stupri, la regione Valle d'Aosta sembra che sia una regione popolata da stupratori seriali, faccio un danno alla regione. Non è che devo utilizzare una notizia che crea scompiglio nella pubblica opinione per fare pubblicità a un servizio che vorrei attivare; fermo restando che tutto questo viene detto e la parola "Corruzione" viene associata a quella possibilità di fornire degli aiuti in base alla legge, perché la 194 dice: "...che, fermo restando quanto stabilito dalla legge, vengano assistite le donne in stato di gravidanza, contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza". Quello è previsto dalla 194. Sic et simpliciter.
A fronte di tutti questi dati, visto che era piuttosto evidente che non fosse accaduto nulla, avevamo presentato un'iniziativa in Consiglio piuttosto corposa, a cui ci era stata anzitutto data conferma del fatto che non c'erano stati, come aveva già detto l'USL, azioni di questo tipo.
Nella conclusione del Presidente c'era stato detto che: "Per escludere che ci siano stati singoli episodi in cui siano stati messi in atto comportamenti scorretti, è necessaria un'indagine approfondita, anche in conseguenza delle genericità delle segnalazioni del centro donne contro la violenza rispetto a periodi e sedi o ad operatori coinvolti, così come peraltro sottolineato nel corso dell'illustrazione della stessa interpellanza. L'indagine svolta dal Direttore della struttura complessa ostetricia e ginecologia e dal Direttore dell'area territoriale risulta molto articolata e non ancora conclusa al momento. Solo a seguito della conclusione dell'indagine sarà quindi possibile procedere alla valutazione riferita alla seconda domanda, che peraltro spetta in primo luogo all'Azienda USL stessa".
Queste erano le parole del 22 maggio 2024, quindi sono passati diversi mesi, tra qualche mese compiremo anche l'anno rispetto a queste indagini. A fronte di questa indagine - che dovrebbe essere più che conclusa - chiediamo con questa iniziativa "Quali siano le risultanze delle indagini svolte e se, alla luce dei fatti evidenziati, qualora si appurasse che le verifiche interne hanno dato esito negativo, se sia intenzione, di concerto con l'Avvocato regionale, avviare un'azione legale a tutela della nostra Regione rispetto al danno d'immagine arrecato e alle comunicazioni di cui in premessa".
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Marzi, ne ha facoltà.
Marzi (SA) - Venendo alla domanda numero 1, rispondiamo alla presente interpellanza - praticamente la medesima a quella già discussa dal Consiglio dello scorso 22 maggio - confermando quanto a suo tempo avevamo già riferito su un tema importante e quindi analizzato con la massima serietà e attenzione: l'interruzione volontaria di gravidanza, diritto tutelato dalla legge 194 del 78 che prevede garanzie sia per la libertà di scelta delle donne, sia per l'accesso a un'informazione completa e priva di condizionamenti.
In questo contesto la nostra Regione ha sempre lavorato per assicurare che i percorsi assistenziali e informativi offerti nei consultori e nelle strutture sanitarie siano assolutamente in linea con i principi stabiliti da quest'importante normativa nazionale. In merito alle segnalazioni diffuse dal CAV, l'Assessorato, in collaborazione con l'Azienda USL, ha avviato tutte le verifiche necessarie - che sono state richiamate anche durante la presentazione di quest'iniziativa - garantendo di fatto un ambiente sereno e professionale per le donne che accedono ai servizi sanitari. Già nella risposta dell'iniziativa dello scorso maggio 2024, avevamo riportato come l'azienda avesse escluso, sulla base delle verifiche iniziali, la presenza di associazioni pro-vita nei presidi sanitari regionali.
Inoltre, si era anche chiarito che l'ascolto del battito fetale non è previsto nelle linee guida per l'interruzione volontaria di gravidanza e che pertanto non rientra nella prassi organizzativa dei percorsi sanitari offerti alle donne secondo normativa di riferimento. Pertanto, considerando la genericità delle segnalazioni ricevute, prive di riferimenti specifici a periodi, sedi o operatori coinvolti, l'azienda aveva avviato un'indagine approfondita - affidata al Direttore della struttura complessa di ostetricia e ginecologia e al direttore di area territoriale - al fine di poter escludere eventuali episodi isolati di comportamenti scorretti. Dall'indagine, conclusa nei mesi successivi, non è emerso di nuovo alcun comportamento anomalo o episodio che possa avvalorare o aver avvalorato le accuse riportate nelle segnalazioni dell'aprile 2024.
L'azienda ha inoltre rilevato che l'associazione che aveva sollevato la questione non è stata in grado di fornire elementi utili a circostanziare o supportare quanto affermato.
Queste risultanze confermano che il servizio sanitario regionale opera nel pieno rispetto delle normative e linee guida nazionali, garantendo un ambiente sicuro e professionale per tutte le donne che accedono ai consultori e alle strutture sanitarie regionali.
Le verifiche condotte non hanno individuato situazioni di indebite interferenze o pressioni sui pazienti all'interno delle strutture sanitarie regionali, come ipotizzato nelle comunicazioni iniziali. Tutto ciò, naturalmente, è di spettanza dell'Azienda USL.
Venendo alla domanda n. 2, la nota dell'associazione Centro Donne contro la Violenza del 2024, da cui è scaturita la vicenda, si riferisce a presunti avvenimenti verificatisi in una struttura sanitaria pubblica e infatti le ricerche sono state fatte dall'azienda stessa. Pertanto eventuali azioni di tutela dell'immagine non sono di competenza ovviamente della Regione e conseguentemente le valutazioni non spettano all'Avvocatura regionale, che comunque abbiamo interpellato per un parere in merito.
Presidente - Per la replica la parola al collega Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Per un momento le confesso che ho temuto che lei non ci desse degli aggiornamenti rispetto alle ulteriori indagini, perché è evidente che abbiamo riproposto l'interpellanza, ma abbiamo voluto aggiungere anche il pezzo della risposta del Presidente, perché erano state annunciate delle nuove indagini per appurare il singolo episodio.
Ebbene, finalmente, lo possiamo dire con certezza. Questo e le risultanze dell'indagine mettono la parola fine sulle corbellerie che sono state raccontate dall'associazione che è stipendiata ed è pagata da soldi pubblici ogni anno e che ha fatto una pessima pubblicità alla nostra regione e lo ha fatto evidentemente per fini politici, perché a questo punto se tutto questo non è accaduto - e le indagini lo hanno appurato, come lei ci ha appena detto - è evidente che tutto questo è stato fatto per esclusivi fini politici.
Tutto questo però, oltre ad aver creato un grosso trambusto, ha creato un danno d'immagine per la nostra regione. Io ricordo ancora quel tempo - e penso che molti qui se lo ricordino - quando i titoli dei giornali erano tutti sulla nostra Regione: "Pressioni indebite sulle donne, violenze subite, corruzione economica, auscultazione di battito fetale". Sembrava che le donne venissero prese, sbattute su un lettino e fosse messero loro nelle orecchie le cuffie per fare loro ascoltare il battito del feto. Non era così.
Io capisco, Assessore, che lei dica che non è competenza della Regione, posto il fatto che un danno di immagine c'è stato, e sarà competenza dell'USL, allora l'USL dovrà rispondere. Assessore, noi su questo non ci fermiamo. L'USL dovrà rispondere e fare un'azione a tutela, perché è stata offesa l'onorabilità di chi lavora nel servizio, delle persone e dei professionisti che sono coinvolti in quelle strutture e, soprattutto, è stato fatto da parte di qualcuno che vive e lavora coi soldi della Regione. Il danno d'immagine c'è: è per la nostra Regione, è per la nostra sanità. È passato in cavalleria perché la nostra Regione si è guadagnata questa immagine, invece era tutta fuffa, l'ennesima fuffa politica.
Assessore, faccia i passi necessari, parli con il Direttore dell'USL, faccia quello che ritiene più opportuno. Sappia che noi non ci fermiamo qui, fino a quando queste persone non verranno poste di fronte ai danni che hanno creato e devono rispondere dei danni che hanno creato.