Oggetto del Consiglio n. 513 del 6 ottobre 1982 - Resoconto
OGGETTO N. 513/VII - RICONOSCIMENTO DEL CLUB ALPINO ITALIANO QUALE ENTE DI PROMOZIONE SPORTIVA (Approvazione di mozione)
PRESIDENTE: Do lettura della mozione presentata dal Consigliere De Grandis:
MOZIONE
La legge regionale 26.8.1974, n. 35 recante: "Interventi a favore dello sport" all'art. 1 recita: "La Regione Valle d'Aosta promuove e favorisce lo sviluppo delle attività sportive, considerando la pratica delle stesse un fondamentale servizio sociale ed un elemento di formazione psicofisica. Attribuisce pertanto primaria importanza all'attività degli enti di promozione sportiva e delle società e federazioni sportive operanti nella Regione".
All'entrata in vigore della legge, tra gli Enti di promozione e le società sportive che fecero domanda di essere ammesse ai benefici in essa previsti, vi fu anche la delegazione regionale valdostana del Club Alpino Italiano.
L'Assessorato regionale al Turismo, respingeva la domanda avanza dal C.A.I. e motivava la reiezione affermando che: "L'alpinismo è un'attività a carattere essenzialmente ricreativo e pertanto l'ente che lo promuove non può in alcun modo essere assimilato ad una federazione o ad un ente di promozione sportiva così come definiti nella legge regionale."
La motivazione addotta dall'Assessorato lascia chiaramente intendere che non è posto in dubbio che il C.A.I. è un ente che promuove l'alpinismo, ma nega invece che l'alpinismo sia uno sport.
E' questa un'affermazione destituita di ogni fondamento: infatti basta consultare un qualunque dizionario della lingua italiana per scoprire che sotto l'aspetto lessicale e semantico il vocabolo "sport", di origine inglese ed oggi universalmente adottato, indica ogni pratica metodica di esercizi fisici, ivi compreso l'alpinismo. Inoltre il Grande Dizionario della lingua italiana, in corso di edizione presso la UTET a cura del Battaglia, alla voce "alpinismo" dà questa definizione: "Sport della montagna: esercizio e pratica delle escursioni o delle scalate".
A questo punto non solo non dovrebbero sussistere più dubbi che l'alpinismo è uno sport, ma come abitanti di una Regione essenzialmente alpina dovremmo avere coscienza che l'alpinismo è la pratica sportiva che meglio risponde a quei requisiti di servizio sociale e di formazione psico-fisica indicati dall'art. 1 della legge regionale. Chi può negare, conoscendolo, che l'alpinismo è lo sport che meglio di ogni altro può dare all'uomo la misura di sè stesso? Quale altro sport racchiude una così vasta capacità formativa, culturale e ricreativa come l'alpinismo?
Ma ciò che maggiormente stupisce è che a negare all'alpinismo la dignità di sport non è una ipotetica e concorrente regione di pianura o di mare, ma è la massima istituzione politico-amministrativa di una Regione alpina come la Valle d'Aosta.
Una rapida scorsa allo Statuto e al Regolamento del "Club Alpino Italiano" consente a chiunque di verificare come questo sodalizio, fondato nel 1863 a Torino da Quintino Sella, fedele ai suoi compiti istituzionali promuove la pratica dell'alpinismo provvedendo all'educazione spirituale e tecnica degli alpinisti, organizzando corsi e scuole di alpinismo e sci-alpinismo, costruendo e gestendo rifugi, bivacchi, sentieri, assumendo iniziative tecniche per la prevenzione degli infortuni nell'esercizio dell'alpinismo e per il soccorso alpino, concorrendo con istituti scientifici ed altri organismi alla difesa dell'ambiente montano e così via.
Si può quindi affermare che il C.A.I. svolge un'attività esemplare di promozione sportiva particolarmente efficace per il raggiungimento di quelle finalità culturali, sociali e formative che il Consiglio regionale ha voluto incentivare con la legge n. 35 del 1974.
Ne consegue che l'atto con cui l'Amministrazione regionale ha respinto la domanda del C.A.I. è dunque palesemente viziato e deve essere riformato.
In alternativa, si propone che il C.A.I. venga riconosciuto come sodalizio svolgente attività nel settore del turismo e del tempo libero e che pertanto gli venga garantito, in via continuativa, un contributo a carico del cap. 37200 del bilancio (contributi e sussidi ad aziende di soggiorno, pro-loco, enti ed altri organismi pubblici e privati per attività nel settore del turismo e del tempo libero) con l'intesa che l'intervento regionale sia prevalentemente finalizzato al fondamentale settore della formazione tecnica e culturale di nuove leve di alpinisti, attraverso un'organizzazione degli appositi corsi che già da anni le sezioni valdostane a tal fine attuano.
Per le considerazioni suesposte il Consiglio regionale
DELIBERA
di impegnare l'Assessore al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali e la Giunta regionale a presentare entro 30 giorni al Consiglio la proposta di riconoscimento del Club Alpino Italiano, Delegazione della Valle d'Aosta quale Ente di promozione sportiva svolgente attività nella nostra regione. Ovvero che le sezioni del C.A.I. operanti in Valle d'Aosta vengano riconosciute come sodalizi svolgenti attività nel settore del tempo libero e del turismo e che pertanto gli venga attribuito in via continuativa un contributo a carico del cap. 37200 del bilancio regionale.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere De Grandis.
DE GRANDIS - (PRI): Il giornale "La Stampa" del 24 agosto di quest'anno, riporta una notizia graziosa e cioè le majorettes di Olezzo hanno regalato all'Italia il Mundial di twirling. Quindi, le majorettes di questo grazioso paese lombardo hanno vinto in America il campionato mondiale di questa attività.
Nella parte finale l'articolo dice: "Il mundial corona la serietà delle atlete alle quali quattro giorni fa era stata riservata una grande soddisfazione, la Federazione Italiana Twirling, una disciplina che da ora in avanti entrerà a far parte delle attività sportive riconosciute dal CONI, è stata riconosciuta dalla Federazione Italiana di Ginnastica."
A me le majorettes sono particolarmente simpatiche, quale elemento decorativo e folkloristico e forse non solo per quello, come dice il Consigliere Minuzzo. Non mi disturba affatto che vengano riconosciute campionesse per un'attività sportiva della Federazione Italiana di Ginnastica. Questo fatterello di cronaca - che oserei chiamare divertente - mi fa pensare con un certo rammarico che la regione Valle d'Aosta, in una sua lettera ufficiale, in risposta ad una domanda presentata dal C.A.I. di Aosta, circa i benefici della legge 35 del 1974, che prevede interventi a favore dello sport, ha respinto la richiesta del Club Alpino Italiano dichiarando che l'alpinismo è un'attività di carattere essenzialmente ricreativo e pertanto l'ente che lo promuove non può, in alcun modo, essere assimilato ad una federazione o ad un ente di promozione sportiva.
Ritengo che l'alpinismo non solo sia uno sport, ma credo sia lo sport più interessante che l'uomo può praticare, poiché, parlo ai Consiglieri della Regione Autonoma Valle d'Aosta, regione essenzialmente alpina che ha il vantaggio di avere nel suo territorio le cime più interessanti d'Europa per la pratica dell'alpinismo, ritengo sia facilmente intuibile, Colleghi, per chiunque abbia avvicinato in qualche modo la montagna, comprendere come la pratica dell'alpinismo sia lo sport che, meglio di qualsiasi altro, dà all'uomo la misura di se stesso.
In una tale situazione, non riconoscere ufficialmente l'alpinismo come pratica sportiva mi sembra particolarmente fuori luogo e fuori tempo, non solo perché siamo in una regione alpina, per cui dovremmo difendere, per nostra natura, l'alpinismo come pratica sportiva, ma anche perché non si può negare che l'alpinismo rappresenti una pratica che interessa la nostra regione, non esclusivamente come fatto sportivo in sè, ma anche in termini di turismo e quindi di economia.
La pratica dell'alpinismo, così come viene organizzata, sotto forma di corsi per imparare le tecniche di scalata e per praticare lo sci alpino, ritengo sia un'azione meritoria non solo perché avvia i giovani ad un'attività che deve essere rafforzata e stimolata, ma perché il preparare l'uomo ad affrontare la montagna in maniera corretta, conoscendone le caratteristiche ed i rischi, significa fare anche tutta un'opera di prevenzione contro i pericoli che essa comporta.
I molti incidenti che si verificano in montagna dimostrano quanto sia necessario fare tutta un'opera promozionale, di carattere didattico, in modo che chi intende praticare l'alpinismo lo faccia seguendo tutta una serie di regole che lo rendano il più possibile sicuro e che consideri tale attività come un fatto ricreativo, di sviluppo fisico e dello spirito, contenendo il più possibile quello che è il lato negativo di questo sport.
Il Club Alpino, tra l'altro, vanta antichissime tradizioni nella nostra regione; infatti nel 1866, appena tre anni dopo la sua fondazione a Torino, nel 1853, ad opera di Quintino Sella, nasceva la sezione di Aosta.
Al suo attivo ha tutto uno sviluppo di carattere culturale, rappresentato dalla ricchissima documentazione che è raccolta negli archivi del Club, e questo non può essere disconosciuto.
D'altro canto, il fatto stesso che l'alpinismo sia uno sport che, meno di tutti gli altri, si presta alle forme agonistiche, dovrebbe essere un altro motivo che ci dovrebbe far prediligere questo tipo di attività sportiva.
In questo Consiglio si è detto più volte che l'Amministrazione regionale deve favorire le pratiche sportive, ma si è messo l'accento anche su certe forme esasperate di agonismo che non sono certamente quelle maggiormente da ricercare e da favorire. E' vero che l'agonismo, così come è praticato oggi nelle forme estreme, rappresenta un veicolo pubblicitario e di promozione non indifferente, però è altrettanto vero che l'ente pubblico dovrebbe cercare di favorire lo sport come una pratica a cui avvicinare la maggior parte dei cittadini e non come pratica agonistica estrema, esasperata, riservata a pochissimi eletti che possono raggiungere quei livelli di capacità atletica, del tutto eccezionali, che sono al di fuori della portata della generalità delle persone.
Per questo ritengo che l'atto con cui l'Amministrazione regionale ha respinto la richiesta del C.A.I., delle sezioni di Aosta, Verrès, Gressoney, Saint-Barthélemy, sia da riformare e sia necessario riconoscere al C.A.I. la funzione di ente di promozione sportiva oltre che culturale, e quindi debba essere ammesso ai benefici della legge regionale.
Qualora dovessero sussistere momentanee difficoltà per questo riconoscimento, che io ritengo dovuto nei confronti del Club Alpino, chiedo all'Assessore del Turismo che provveda ad ammettere il C.A.I. come ente di promozione culturale, così come gli era stato riconosciuto nel respingere il riconoscimento come ente di promozione sportiva e che, in base a questo tipo di riconoscimento, venga ammesso a beneficiare dei fondi previsti dal cap. 37200 del bilancio regionale, il cui stanziamento di competenza dell'anno 1982 era di 1 miliardo e 200 milioni. Non mi risulta che questo capitolo sia esaurito come fondi, per cui esiste lo spazio per un congruo contributo di carattere economico a favore del Club Alpino Italiano.
PRESIDENTE: E' aperta la discussione.
La parola all'Assessore al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali Pollicini; ne ha facoltà.
POLLICINI - (DP): Per rilevare che ci sono alcune grosse imprecisioni nelle affermazioni fatte dal Consigliere De Grandis, anche perché, facendo lui parte della Commissione Sportiva, dovrebbe essere a conoscenza dei regolamenti e delle prassi osservate dall'Assemblea Generale Sportiva.
In effetti, la domanda del C.A.I. risale al novembre del 1974, cioè al momento in cui fu varata la legge citata, che è di agosto. E' stato fatto un sollecito nell'aprile del '78, quindi un secondo sollecito nell'ottobre del '78 e il 16 gennaio 1980 è stato portato all'esame dell'Assemblea Generale Sportiva.
Va riconosciuto - e questo mi pare da sottolineare - che l'Assessorato ha seguito come prassi costante, anche in precedenza, per l'inserimento nell'Assemblea Generale Sportiva, il parere dell'Assemblea stessa.
Il principio della legge sullo sport è quello dell'autosuddivisione dei finanziamenti e dell'autogestione più completa dell'attività degli enti e delle federazioni sportive e questo mi pare il massimo di responsabilità di democrazia.
Ebbene, l'Assessore presenta in Giunta solo le proposte dell'Assemblea Generale Sportiva, vuoi per le ammissioni, vuoi per la suddivisione dei finanziamenti. Io ho il verbale della riunione del 16 gennaio 1980 dove è stata messa in votazione a domanda di inserimento del C.A.I. in seno all'assemblea e, su 34 presenti e votanti vi sono stati 30 no, 4 astenuti, nessun voto a favore. L'Assessore, quindi, non ha fatto altro che rispettare esattamente quella che era stata la volontà dell'Assemblea generale sportiva, così come è stato nel passato.
Certamente io non ho voluto, nel modo più assoluto, portare innovazioni perché ritenevo corretto rispettare tale indirizzo. Vorrei inoltre far rilevare che sarebbe stato opportuno fare qualche innovazione in questa direzione, in quanto non è l'Amministrazione regionale che ha respinto la domanda di ammissione del C.A.I., ma l'Assemblea Generale Sportiva, e questo mi sembra molto importante da puntualizzare.
Vorrei anche ricordare - giunge un po' in ritardo questo intervento - che le società sportive, secondo il parere dell'Assemblea Generale Sportiva, sono divise in due blocchi: sono anzi tutto basate sul principio dell'attività agonistica e questa non è certamente una mia invenzione. I due blocchi sono affiliazioni CONI per le federazioni a livello nazionale e, come secondo blocco, gli sports popolari locali e gli sports locali con la "martze à pia" e gli sports popolari. Questi dunque i due blocchi in cui sono divisi gli appartenenti alle federazioni. Il C.A.I. non è affiliato al CONI perché prima di rispondere hanno scritto al CONI nazionale, il quale aveva dato questo tipo di indirizzo, che l'Assemblea generale sportiva ha fatto proprio. Non è una federazione locale, nel senso che abbia un ambito nazionale. Inoltre, non è vero che noi non facciamo niente per l'alpinismo, anzi, la Regione ha sempre avuto una particolare attenzione per questo settore, rifugi alpini, guide alpine di alta montagna, soccorso alpino.
Ricordo che ogni anno finanziamo al 70%, a fondo perduto, la costruzione, la ristrutturazione e l'arredamento dei rifugi alpini. Quello che mi pare importante è riconoscere un fatto e cioè che se ci sarà una volontà del Consiglio, io sarò l'interprete di questa volontà, così come sia personalmente che i miei predecessori lo sia mo stati della volontà dell'assemblea Generale Sportiva.
Se si vorrà cambiare questa prassi in relazione a questo particolare argomento, io mi atterrò alla volontà del Consiglio.
Mi pare quindi che, se ho ben capito le affermazioni e le motivazioni del Consigliere De Grandis, visto che il C.A.I. non può fare dell'agonismo in quanto non è possibile organizzare gare per velocità di salita in montagna, al limite, potrebbe esserci una motivazione proprio perché indice dei corsi di formazione per alpinisti e potrebbe quindi essere equiparato all'ente di promozione sportiva.
Al Presidente del CAI ho suggerito che, secondo la mia opinione, sarebbe stato opportuno paragonare il CAI ad un ente di promozione sportiva che non ad una federazione sportiva con finalità agonistiche quali sono tutte le federazioni ammesse all'Assemblea Generale Sportiva. Quindi, mi pare che questo possa essere l'indirizzo da seguire.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere De Grandis; ne ha facoltà.
DE GRANDIS - (PRI): Vorrei fare alcune osservazioni perché l'aver posto l'accento sul fatto agonistico mi lascia estremamente perplesso.
L'art. 1 della legge 35 recita: "La Regione Valle d'Aosta promuove e favorisce lo sviluppo delle attività sportive considerando la pratica delle stesse un fondamentale servizio sociale ed un elemento di formazione psicofisica. Attribuisce pertanto primaria importanza all'attività degli enti di promozione sportiva e delle società e federazioni sportive, operanti nella Regione; per il raggiungimento delle finalità, di cui alla presente legge, vengono concessi contributi agli enti di promozione sportiva; sono ammessi per primi: alle società sportive regolarmente costituite, alle relative federazioni, che vengono per ultime, aventi sede nella Regione e alle associazioni di sport locali popolari."
Qui non solo si parla di agonismo, ma addirittura si riconosce allo sport - elemento di formazione psico-fisica -una funzione di carattere sociale. Credo che l'agonismo sia generalmente inteso in senso corretto, riservato a pochi, mentre con questa legge, io ne capisco lo spirito, si voleva avvicinare allo sport il maggior numero possibile di cittadini, in particolare di giovani.
Che poi, nella pratica sportiva, anche da parte della generalità dei cittadini, si attuino delle forme di agonismo, di pseudo-agonismo, di piccolo agonismo, mi sta benissimo, perché diventa un pochino il sale dell'attività sportiva, ma che la funzione sia soltanto quella dell'agonismo, mi sembra che non sia nello spirito della legge.
Inoltre, per quanto riguarda il parere dell'Assemblea sportiva, mi sembra di aver capito che è obbligatorio ma non vincolante.
L'atto con cui è stata respinta la domanda, presentata dal C.A.I., è firmato dall'Assessore al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali e non dal Presidente dell'Assemblea sportiva, ragion per cui, evidentemente, la responsabilità della decisione è dell'Assessore, cioè dell'Ente pubblico,, ed è per questo che ha la facoltà di decidere in bene e in male, pur sentendo il parere dell'Assemblea sportiva.
E' d'altra parte concepibile che l'Assemblea sportiva cercherà di non ammettere alcuna altra società, perché la torta è sempre quella e più sono le società e gli enti ammessi a beneficiare di questa legge, minore è il contributo che ciascuno riceve.
Io insisto sul concetto di alpinismo come sport, altrimenti non riesco a capire come si possa dire che lo sci-alpinismo, praticato in un certo modo, non è sport, mentre alcune discipline sciistiche: slalom, slalom gigante, discesa libera, ecc. sono riconosciute come sport e quindi sostenute dalla regione.
E, proprio queste discipline, oggi praticate e sostenute coni contributi regionali, hanno perso la caratteristica sportiva più interessante, che è quella della salita, praticata adesso con mezzo meccanici.
Lo sci-alpinismo, invece, comprende la salita, che è la parte più faticosa e più importante, riducendo la discesa ad una breve parte terminale, chiaramente la più divertente.
Per queste considerazioni, ritengo che la posizione assunta dalla Regione debba essere rivista; tra l'altro, parlando di ente di promozione sportiva, mi pare che molti degli enti riconosciuti promuovano forme di agonismo, ma più che altro promuovano lo sport e tutta una serie di attività culturali collegate che poco hanno a che fare con lo sport vero e proprio, soprattutto con l'agonismo.
Come ho scritto anche sulla mozione, sto consultando lo Zingarelli e il Battaglia per conoscere l'esatta definizione della parola "sport" e posso dire che il C.A.I. ha espresso un'esatta specificazione. Infatti, lo Statuto del C.A.I., all'art. 1, dice: "Il Club Alpino Italiano, ..... libera associazione nazionale, ha per scopo l'alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane e la difesa del loro ambiente naturale." Questo è un altro compito estremamente importante.
Se noi andiamo a vedere il regolamento di applicazione di questo Statuto, c'è tutta una serie di attività che, incomprensibilmente, vengono escluse dall'attività sportiva. Infatti si legge: "Il Club Alpino Italiano, per conseguire gli scopi indicati dall'art. 1 dello Statuto sociale, tutela gli interessi generali dell'alpinismo e collabora con tutti gli enti pubblici e privati che si occupano di problemi connessi all'alpinismo, promuove l'educazione spirituale ed istruzione tecnica degli alpinisti, specialmente dei giovani, mediante la pratica dell'alpinismo, dello sci-alpinismo e della speleologia, con l'organizzazione di escursioni e di ascensioni collettive, di scuole e di corsi, di conferenze e riunioni didattiche - questa è una funzione sociale, così come è vista dall'art. 1 della legge - facilita le escursioni alpine, costruendo e mantenendo in efficienza i rifugi, bivacchi fissi, sentieri ed altre opere alpine."
A questo punto chiedo all'Assessore Pollicini: cosa avrebbe potuto fare lui se non ci fossero state tutte quelle iniziative del Club Alpino Italiano?
Certo, benvenuto è l'intervento regionale del 70%, ma il CAI è pur sempre un sodalizio privato che vive in gran parte del contributo dei soci e che deve partecipare per il 30% alla costruzione di rifugi (e l'Assessore sa quanto costino), svolgendo una funzione che nessun altro ente di promozione sportiva svolge.
Infatti, le varie federazioni o gli enti di promozione sportiva, che tra l'altro usufruiscono di strutture pubbliche, palestre e piscine, ogniqualvolta creano nuove strutture per la pratica dello sport specifico che promuovono e che esercitano, ammettono soltanto i loro iscritti, mentre i rifugi del Club Alpino Italiano sono aperti a tutti. Chi, come me, ha la tessera del C.A.I. gode di qualche facilitazione di poco conto, ma ne gode. Gli iscritti al C.A.I., inoltre, sono a disposizione di tutti coloro che amano la montagna anche se non sono membri di questo o di quel club.
La spedizione al K2, da chi è stata organizzata? Dal Club Alpino Italiano.
Se - questa attività di promozione non viene riconosciuta come estremamente valida da una Regione come la nostra, allora io mi chiedo effettivamente qual era l'intendimento, quando il Consiglio ha approvato la legge n. 35? Forse soltanto organizzare gare? Credo proprio di no! Credo che la funzione dell'intervento dell'ente pubblico per lo sport, sia quello di avvicinare alla pratica sportiva il numero maggiore di cittadini. L'alpinismo è una delle pratiche sportive più congeniali al nostro territorio e ritengo che non solo dovrebbe essere riconosciuto come sport a tutti gli effetti, ma dovrebbe essere ritenuto come massima espressione dell'attività sportive della nostra popolazione.
Se così non fosse, allora ci sarebbe veramente da rivedere la legge, perché questa è stata strutturata in maniera tale da essere stravolta dall'Assemblea sportiva. Ribadisco quindi che il parere dell'Assemblea sportiva è oltremodo importante ed è giusto che sia ascoltato: la legge infatti prevede che sia un parere obbligatorio, ma non è un parere vincolante!
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Tonino; ne ha facoltà.
TONINO - (PCI): Sono membro dell'Assemblea Generale Sportiva e mi dispiace di essere stato assente in occasione di quella discussione. A questo proposito chiedo all'Assessore se del problema è stata invece investita la Consulta degli enti di promozione sportiva; perché, se ho capito bene, c'è un orientamento, sia nella mozione presentata dal Consigliere De Grandis, sia dall'intervento fatto dall'Assessore Pollicini, favorevole alla classificazione del C.A.I. come ente di promozione sportiva.
In effetti, nell'Assemblea Generale Sportiva si è sempre seguito quel criterio che l'Assessore ha ricordato.
Il parere della Consulta, invece, dovrebbe essere un parere di altro tipo, perché valuta l'effettiva azione del sodalizio nella promozione dell'attività sportiva.
L'attività che svolge il CONI è importante ed è un'attività sportiva nel senso più nobile del termine, perché la nostra opinione è che se è necessario un orientamento, un consiglio a conforto dell'azione dell'Assessore, è che il C.A.I. possa essere classificato come ente di promozione sportiva.
Per questa ragione dichiaro che voteremo a favore della mozione.
PRESIDENTE: La parola all'Assessore Pollicini; ne ha facoltà.
POLLICINI - (DP): Sembra quasi, dalle affermazioni del Consigliere De Grandis, che io abbia fatto il mio intervento non in quest'aula del Consiglio, ma altrove. Egli ha ripetuto le stesse cose, nonostante le mie precisazioni.
Punto primo, e voglio ribadire, visto che non ha voluto capire e non c'è più sordo di chi non vuol sentire, che non è l'Assessore che ha assunto la decisione, è prassi costante, dal 1974 al 1982, che ci si attenga alle decisioni dell'Assemblea Generale Sportiva.
Io ho consigliato il C.A.I. di fare domanda alla Consulta, ma questo non è stato fatto.
Al Consigliere Tonino posso dire che la Consulta non è stata investita perché la domanda è stata indirizzata all'Assemblea Generale Sportiva. D'altra parte esiste quella prassi cui l'Assessore deve attenersi. Se si vuol dire che l'Assessore diventa padrone dell'Assemblea Generale Sportiva, questa è una disposizione che posso anche recepire e poi regolarmi personalmente come meglio credo, visto che assumo la funzione di Assessore-padrone.
Ritenevo corretto però seguitare ad essere interprete della volontà di una assemblea liberamente costituita. Ho detto chiaramente, ed il Consiglio non ha voluto capirlo, che due precisi blocchi sono inseriti nell'Assemblea sportiva: le federazioni affiliate al CONI (il C.A.I. non è affiliato al CONI) e le federazioni locali che hanno giurisdizione ed ambito esclusivamente regionali (Martze à pia, Sports popolari valdostani). Ritengo di essere stato molto preciso su questo punto per cui non penso di avere fatto torto a nessuno.
Dirò sostanzialmente che la Consulta e la stessa Assemblea si sono poste il problema se oggi ci sia un confine tra le competenze delle federazioni nell'ambito dell'assemblea e quelle degli enti di promozione sportiva, poiché oggi il confine tra funzioni e compiti dell'Assemblea e della Consulta è piuttosto nebuloso.
Ho inoltre affermato che, proprio perché il CONI fa questi corsi di formazione per gli alpinisti, ritenevo più adeguato il suo inserimento in seno agli enti di promozione sportiva. Non ho quindi negato il riconoscimento al C.A.I.; non ho fatto altro che avallare il giudizio dell'Assemblea sportiva, che è sempre stato l'elemento informatore degli atteggiamenti dell'Assessore e della Giunta.
Mi pare che questa sia una vertenza, se vogliamo così chiamarla, che risale al 1974 e pertanto ritengo l'intervento accalorato del Consigliere De Grandis un po' fuori posto. Posso affermare inoltre che, se avessero ascoltato i miei suggerimenti, i responsabili del C.A.I. avrebbero richiesto all'Assemblea sportiva il riconoscimento come ente di promozione sportiva. Quindi mi pare di essere stato chiaro e corretto e non accetto di essere frainteso e di farmi addebitare un intervento che non ho mai sostenuto.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere De Grandis; ne ha facoltà.
DE GRANDIS - (PRI): Chiedo scusa all'Assessore Pollicini se l'ho frainteso, però il riconoscimento come Ente di promozione sportiva del C.A.I. mi va benissimo.
Non ho detto affatto che voglio una federazione sportiva! D'altra parte mi sembra che il deliberato della mozione chieda di impegnare l'Assessore al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali e la Giunta regionale a presentare entro 30 giorni al Consiglio la proposta di riconoscimento del Club Alpini Italiano, delegazione della Valle d'Aosta, quale ente di promozione sportiva, svolgente attività nella nostra Regione.
Se questo non sarà possibile, ma io credo lo sia, non voglio certo mettere sotto accusa l'Assessore Pollicini.
Evidentemente l'Assessorato ha dato una risposta a questo Club Alpino Italiano, negando il diritto di essere riconosciuto come ente di promozione ... INTERRUZIONE ...
Sono pienamente d'accordo che l'Assemblea Generale Sportiva ha deciso in questo modo, ma l'assemblea, secondo il mio punto di vista, ha espresso un parere che, secondo la legge, è obbligatorio, vincolante.
Se poi la prassi ha voluto che gli Assessori, susseguitisi in quel dicastero, abbiano sempre deciso in conformità con il parere dell'Assemblea Generale Sportiva, va bene così, però, secondo me, ha sbagliato l'Assessore ad accettare una decisione dell'Assemblea Generale Sportiva che non è corretta. Perché, se c'è un ente di promozione sportiva da iscrivere con l'iniziale maiuscola questo è il Club Alpino Italiano per l'attività che svolge in regione e fuori ed a me interessa particolarmente il suo operato in regione
... INTERRUZIONE ...
Non ho mai detto federazione sportiva ed ho anche scritto ente di promozione sportiva. Nella preoccupazione che non potesse passare questo riconoscimento di ente di promozione sportiva ho chiamato in causa il cap. 37200.
PRESIDENTE: La proposta che viene dalla Presidenza è di mettere in approvazione la mozione limitata all'inizio della quinta riga e cioè: "quale ente di promozione sportiva svolgente attività nella nostra regione"; "ovvero", non ha più ragione di esistere in quanto se il Consiglio si pronuncia in questo modo, non ci sono altre alternative.
Metto in approvazione la mozione nel testo emendato:
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti, votanti e favorevoli: 24
Il Consiglio approva all'unanimità.