Oggetto del Consiglio n. 4157 del 21 novembre 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 4157/XVI - Interrogazione: "Valutazione in relazione all'attivazione dello screening del tumore alla prostata nella popolazione in età di maggiore rischio".
Bertin (Presidente) - Punto n. 27. Risponde l'assessore Marzi.
Marzi (SA) - Venendo alla prima domanda "se l'Azienda USL ha effettuato la valutazione in relazione all'attivazione in Valle d'Aosta dello screening del tumore alla prostata per intercettare allo stadio iniziale eventuali neoplasie nella popolazione in età di maggiore rischio e in difetto quando si prevede sarà completata", come è stato ricordato nelle premesse dell'interrogazione, l'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale impegnava il Governo regionale a valutare, in collaborazione con l'Azienda USL, l'attivazione in Valle d'Aosta dello screening del tumore alla prostata per intercettare allo stadio iniziale eventuali neoplasie nella popolazione in età di maggiore rischio.
L'Azienda USL, in data 4 novembre 2024, ha riscontrato la richiesta dell'Assessorato effettuata a seguito dell'approvazione del citato ordine del giorno. L'Azienda nella sua relazione ha precisato quanto segue. In primo luogo ha segnalato che al momento solamente una Regione, la Lombardia, ha previsto l'avvio di una programmazione di screening alla prostata per quanto riguarda quella fascia d'età, esperienza peraltro non ancora iniziata, pare partirà nel mese di novembre 2024, avendo come unico target i soggetti nati nel 1974 e prevedendo quindi un'estensione progressiva al resto della popolazione di sesso maschile di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Ovviamente chi è nato nel 1974 nel 2024 ha compiuto o compirà cinquant'anni.
A tale determinazione la Lombardia è pervenuta successivamente a una fase preliminare, nella quale sono stati organizzati uno studio retrospettivo dell'Agenzia di Tutela della Salute, ATS di Milano, dal 2018 al 2023, un progetto pilota, un questionario per l'accesso allo screening della prostata, gruppi di lavoro - ricordiamo quello riguardante i requisiti minimi tecnologici, cioè l'acquisizione e la refertazione degli esami di risonanza magnetica - e un protocollo operativo.
L'azienda spiega che le sperimentazioni in questo ambito di prevenzione oncologico sono estremamente rare per varie ragioni. Anzitutto i clinici evidenziano che lo screening basato sull'antigene prostatico specifico, il cosiddetto "PSA", rimane argomento controverso a causa dell'alto tasso di sovradiagnosi e quindi successivo sovratrattamento che rendono sfavorevole il rapporto tra effetti desiderati e indesiderati della diagnosi precoce non essendo il PSA specifico delle cellule tumorali. È possibile, ad esempio, rilevare alti valori di antigene prostatico in casi di ipertrofia o di infezione senza che vi sia la presenza di neoplasie. Di fatto il problema è valutare correttamente un eventuale risultato positivo in quanto un PSA elevato non significa dimostrare la presenza di un tumore, né che esso sia più o meno aggressivo o che sia necessario operare: significa solo che la persona positiva al test merita ulteriori accertamenti per poter giungere a una decisione diagnostico-terapeutico corretta. Recentemente è stata introdotta, quale complemento di indagine - e viene citata nel protocollo screening per il tumore della prostata lombardo in caso a rischio per PSA elevato -, una periodica visita urologica e uno specifico esame strumentale, cioè la risonanza magnetica parametrica che dovrebbero essere ripetuti annualmente. L'Azienda USL, a seguito di una valutazione dei propri clinici, e cioè i referenti degli screening, gli urologi e i radiologi, conferma quindi tutti i dubbi legati a una simile metodologia che utilizza un antigene specifico. I clinici sostengono che sarebbe auspicabile attendere un esame mirato che abbia le caratteristiche di contribuire alla diagnosi precoce con un numero minore di falsi positivi e/o negativi, permettendo quindi di curare prima e meglio i pazienti.
Riporto inoltre quanto recentemente dichiarato dal professor Francesco Montorsi, professore ordinario di Urologia all'Università Vita Salute San Raffaele di Milano, il quale ha affermato: "Il tema è delicato, conta tenere a mente che, di fronte ad un risultato positivo di PSA, non è scontato che ci sia un tumore e che le cure non sempre sono necessarie e bisogna sempre valutare che cosa è meglio per ogni paziente, per ogni servizio sanitario, rimanendo saldi nell'ottica di evitare interventi non necessari".
Al momento riteniamo quindi che, alla luce delle valutazioni svolte dai nostri clinici, sia opportuno rimanere informati con attenzione sugli esiti della sperimentazione della Lombardia e soprattutto su un progetto in corso del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, il CCM 2023, finanziato dal Ministero della salute, che si intitola "Valutazione della fattibilità di programmi organizzati sullo screening della prostata e loro efficacia nel ridurre l'inappropriatezza dell'uso del test del PSA nel contesto italiano" e che ha durata di due anni, con partner: l'Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica, quindi l'ISPRO, l'Azienda USL Toscana Centro TC, il Centro di riferimento per l'epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (il CPO), l'ATS Pavia, la Regione Lombardia, l'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, l'Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia, l'USL di Modena e la Regione Puglia.
Il progetto CCM effettuerà una valutazione di fattibilità e opportunità dell'attuazione di programmi organizzati sullo screening della prostata e una valutazione della loro efficacia nel ridurre l'inappropriatezza dell'uso del test del PSA nel contesto italiano. Il progetto CCM 2023 darà anche la possibilità di sviluppare una nuova generazione di studi pilota sullo screening della prostata e di studi di sorveglianza attiva dei tumori di basso grado che saranno messi in atto successivamente al progetto. Tale progetto è stato presentato nella riunione del direttivo dell'Osservatorio nazionale screening dell'8 novembre 2024. A tali incontri periodici partecipano, tra l'altro regolarmente, sia i referenti dell'Assessorato, sia quelli dell'Azienda USL della Valle d'Aosta.
Presidente - Replica il consigliere Marquis.
Marquis (FI) - Grazie Assessore per la risposta che ci ha letto che è stata predisposta dall'Azienda sanitaria locale a seguito dell'ordine del giorno che era stato approvato il 23 luglio del 2024 riguardo alla richiesta di fare una valutazione sull'attivazione dello screening. A questo riguardo innanzitutto le chiederei se è poi possibile avere copia di quanto ci ha letto, perché, essendo un argomento fortemente tecnico, diventa anche difficile cogliere i dettagli al volo durante l'illustrazione del tema.
Sotto il profilo politico, noi apprezziamo l'iniziativa che ha messo in essere la Lombardia perché innanzitutto è un'azione di prevenzione e di sensibilizzazione sull'argomento, un argomento che tocca moltissime persone del genere maschile e, come è stato raccomandato dall'Unione europea, noi riteniamo sia importante potenziare questi screening.
È una questione molto diffusa in tutto il Paese, nel 2023 ci sono state 41.100 diagnosi, nel 2022 8.200 decessi, è la prima causa di morte per tumore nella popolazione maschile. Pertanto, da quanto abbiamo sentito, emerge che non sarebbe in questo momento opportuno andare in questa direzione perché questa attività di screening porterebbe a evidenziare una serie di falsi positivi che andrebbero poi a incrementare delle difficoltà e darebbero del carico all'Azienda sanitaria locale per gli approfondimenti che invece sono legati probabilmente a infiammazioni o altre patologie. Noi riteniamo che salvare una vita sia importante e quindi anche sugli screening si debba anche correre il rischio di avere delle situazioni in evidenza di false positività, che poi possono essere affrontate con ulteriori approfondimenti, perché tante vite potrebbero essere salvate attraverso una presa in carico precoce della problematica sotto il profilo sanitario.
Guarderemo con attenzione a quest'argomento perché è un argomento che ci sta a cuore e non vorremmo che si arrivi poi a essere gli ultimi in Italia, anche se in questo momento questa attività è stata solo attivata dalla Regione Lombardia, la quale credo che abbia fatto tutte le valutazioni del caso, anche sotto il profilo scientifico, perché soprattutto in una realtà di quella dimensione, che è molto più grande della nostra, avrebbe dei riverberi molto più elevati rispetto a quelli che lei ha descritto a livello della nostra realtà, che è una realtà più piccola e che potrebbe essere anche, sotto certi profili, comportarsi in modo diverso perché ci sono delle situazioni che possono essere gestite meglio sui numeri piccoli.