Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 4091 del 7 novembre 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 4091/XVI - Interrogazione: "Notizie relative al bonus elettrico per gravi condizioni di salute".

Bertin (Presidente) - Passiamo al punto n. 56. Risponde l'assessore Marzi, ne ha facoltà.

Marzi (SA) - "Se conosco il bonus in questione, in caso affermativo quale sia l'ente di riferimento per la ricezione della domanda".

Con riferimento al primo quesito, ovvero se l'Assessore competente sia a conoscenza del bonus in questione, la risposta è affermativa. Si tratta di un'agevolazione tariffaria per i clienti domestici volta a ridurre la spesa sostenuta per la fornitura di energia elettrica dei nuclei familiari in cui è presente un componente che si trovi in condizioni di disagio fisico e che necessiti di apparecchiature elettromedicali per il mantenimento in vita.

La materia è disciplinata dal decreto del Ministero dello Sviluppo economico n. 28 del dicembre 2007, il quale prevede, all'articolo 4, che il cliente in possesso dei requisiti previsti al precedente articolo presenti apposita richiesta al Comune di residenza.

Il Comune di residenza, anche attraverso il supporto informatico messo a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico, valuta e ammette le domande, previa presentazione del certificato rilasciato dall'azienda sanitaria locale di appartenenza, attestante le gravi condizioni di salute di uno dei componenti del nucleo familiare, tali da richiedere, appunto, l'utilizzo delle apparecchiature medico-terapeutiche necessarie per la loro esistenza in vita e alimentate a energia elettrica.

Come sopra riportato e come riportato anche con chiarezza nel sito istituzionale dell'Arera, la competenza a ricevere le domande è dunque dei Comuni di residenza e non della Regione, che non ha neppure, come scritto nell'interrogazione, alcuna funzione di collettore delle domande, non avendo peraltro accesso al sistema informatico per la trasmissione delle stesse.

Per la presentazione delle domande, i Comuni possono anche sottoscrivere una convenzione onerosa con i centri di assistenza fiscale (CAF), in forza di una convenzione sottoscritta appositamente tra l'Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) e la Consulta nazionale dei CAF.

Nel testo dell'interrogazione si fa riferimento a domande che sarebbero state rifiutate dai Comuni di residenza degli interessati e dai CAF, ma senza ulteriori dettagli, che avrebbero consentito una diretta verifica con i Comuni identificati.

A ogni buon conto, in un'ottica collaborativa, gli uffici del Dipartimento Politiche sociali hanno attivato un confronto con il Celva, ricevendo rassicurazioni sul fatto che effettivamente si tratta di una competenza dei Comuni di residenza degli interessati e che il Celva stesso provvederà a inviare una nota a tutti i Comuni, ricordando la titolarità di tale procedimento, naturalmente mettendo in copia il Dipartimento stesso.

I medesimi uffici del Dipartimento Politiche sociali hanno poi attivato anche un confronto informale con un CAF, ricevendo quale risposta che effettivamente i CAF sono abilitati al ricevimento e alla trasmissione delle domande per tale misura, previa tuttavia, come sopra ricordato, la stipulazione con i Comuni interessati di una convenzione in tal senso.

Presidente - Consigliere Manfrin, per la replica.

Manfrin (LEGA VDA) - Grazie, Assessore, per la sua risposta, assolutamente precisa e puntuale.

Tengo a evidenziare che, sentendo la sua risposta, qualcuno potrebbe immaginare che si sia addebitata alla Regione una qualche competenza; in realtà questo è quello che purtroppo alcuni Comuni hanno risposto, cioè alcuni Comuni hanno rimpallato la responsabilità della ricezione delle domande in parte ai CAF, in parte alla Regione. Non si comprendeva quindi, poiché le indicazioni sono molto chiare sul sito di Arera, per quale motivo non ci fosse appunto la scelta di raccogliere queste domande.

Io la ringrazio soprattutto per quanto riguarda la parte di sensibilizzazione che è stata messa in campo con il Celva e a questo punto ci auguriamo che non debba più succedere che vengano rimpallate le responsabilità fra enti locali e, eventualmente, CAF o amministrazione regionale, perché in questa maniera sarà chiara anche la procedura, quindi potremo comunicare anche alle famiglie - purtroppo sono diverse decine quelle che ci hanno comunicato questo problema - che la questione è risolta.

Lei giustamente ha detto che non abbiamo indicato il Comune: lo abbiamo fatto volutamente perché, come sa, la censura che questo Consiglio applica spesso è molto grave - qualcuno la anela - ma se avessimo inserito anche delle coordinate più precise per individuare quali amministrazioni non avevano fornito le risposte adeguate, non avevano preso in carico le domande, avremmo rischiato di scatenare "allora è quella persona, è quell'altra, discutiamo in maniera segreta o no". Così abbiamo tagliato la testa al toro e abbiamo solo evidenziato una situazione di disagio che, immagino, con la comunicazione che ci ha annunciato sarà evidentemente superata.

La ringrazio per la sua risposta.