Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3849 del 24 luglio 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3849/XVI - Interpellanza: "Definizione di uno strumento legislativo regionale a sostegno delle attività impossibilitate ad operare durante gli interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio".

Bertin (Presidente) - Con 26 Consiglieri presenti, riprendiamo l'ordine del giorno. Punto n. 27. Consigliere Aggravi per illustrare l'interpellanza, a lei la parola.

Aggravi (RV) - L'interpellanza prende spunto sicuramente dai tristi fatti che sono già stati oggetto di trattazione, in aula e anche in altre sedi, ma, come richiamato nelle premesse, anche da altre situazioni, situazioni che sono parte di un monitoraggio, e direi anche, l'ho citato nelle premesse, di sorveglianza (tra cui, ad esempio, quella richiamata nelle premesse, legata ai movimenti del ghiacciaio di Planpincieux), ma che in generale possono interessare anche altre realtà; tra l'altro è stato anche oggetto in quota parte di un'attività condotta dalla Fondazione Courmayeur per quello che riguardava anche i rischi relativamente agli amministratori sugli impatti degli eventi che riguardano il rischio idrogeologico e altre situazioni di rischio che - sia per la conformazione geografica del territorio della regione sia per l'evoluzione climatica, per tutta una serie di situazioni, anche per eventi eccezionali, come quello che è avvenuto tempo fa - sappiamo che possono interessare la nostra realtà.

C'è un quadro normativo che oggi viene citato (quello, per l'appunto, della legge 5/2001) all'interno del quale principalmente si interessano le situazioni soprattutto emergenziali, calamità e quant'altro.

A fronte di questo, possiamo e dobbiamo giustamente anche riconoscere che rispetto al passato tutto il sistema di prevenzione di sorveglianza, di monitoraggio, e anche delle procedure di allarme ha fatto passi da gigante, questo è innegabile, così come tutta una serie d'interventi che si sono fatti nel tempo, volti in particolare non soltanto a prevenire, ma anche a ridurre quello che può essere il rischio o comunque a mitigare il rischio nel momento in cui situazioni emergenziali si creino e si materializzano.

Poi c'è un tema non banale che è relativo al macro tema dei danni, quindi un conto sono i danni materiali e un conto sono quelli economici (già abbiamo avuto modo di parlarne) che sono sicuramente più complessi da definire.

A fronte di questo, ho presentato tre domande che cercano, ovviamente, non di avere una soluzione e una risposta immediata, ma di avviare, o comunque di alimentare, un ragionamento che bisognerà fare, perché ci sono eventi di vario genere (anche di impatto minore, magari) che hanno delle ricadute, degli effetti negativi.

Chiedo per l'appunto: se a oggi vi siano strumenti normativi, fondi regionali, nazionali o comunitari, che possano essere attivati in caso d'interruzione improvvisa dell'attività economica aperta al pubblico nell'ambito delle chiusure delle aree interessate previste da programmi di prevenzione e sicurezza per potenziali rischi o eventi calamitosi che, ovviamente, non determinano però l'attivarsi dei meccanismi della legge 5 - diciamo un po' prima o comunque una completa attivazione dei meccanismi della legge 5.

Se a oggi sia stata condotta un'attività di monitoraggio, o una prima valutazione delle ricadute economiche negative (anche eventualmente di concerto con le associazioni di categoria) che hanno interessato le attività a vario titolo coinvolte nell'attivazione dei programmi di chiusura citati nelle premesse; non ultimo da notizie di stampa abbiamo visto che c'è stato un incontro presso il Comune di Courmayeur con le controparti che si occupano per l'appunto del monitoraggio e della sorveglianza e anche delle decisioni di prevenzione (di chiusura nel caso dell'intera Valle o di altre realtà) e se sia intenzione del Governo regionale - di concerto con gli Enti locali, perché ovviamente la ricaduta e soprattutto il ruolo degli amministratori, dei Sindaci in primis, è fondamentale - valutare appunto l'opportunità di definire uno strumento legislativo volto a sostenere tutte quelle attività che vedono interrotta la possibilità di operare in determinati periodi dell'anno a causa dell'attivazione dei programmi di cui alle premesse.

Diciamo che c'è anche una situazione che poi si ripercuote non immediatamente ma anche successivamente, e qui guardo in particolare l'Assessore al turismo: sappiamo che alcune di queste situazioni, se non comunicate in maniera corretta, non comunicate bene, rischiano poi di avere degli effetti anche quando non si generano, e quindi sappiamo che i flussi turistici, o comunque i flussi di interesse delle persone, poi tendono a cercare altre località con un ulteriore danno sulla realtà che è colpita.

Presidente - Risponde il Presidente della Regione.

Testolin (UV) - Inizio dalla fine, nel senso che raccolgo la sua suggestione in merito alla sua conclusione, sulla possibilità d'intervenire con informazioni corrette e appropriate: ne ho capito il significato, ma non riesco a dare una connotazione complessiva. Proprio su questo tema si è tenuto la scorsa settimana un incontro con Fondazione Montagna Sicura, l'Assessorato competente, la Protezione civile a livello nazionale e gli omologhi francesi per definire dei percorsi di comunicazione che possano tener conto di questi concetti e dare le giuste informazioni, ed è un approccio che, secondo me, dovrà sempre di più essere fatto nostro, soprattutto in zone molto critiche come quelle di montagna, dove dobbiamo dare delle informazioni - chiamiamole "Salvavita", anche se questo non è un modo corretto - di approccio alle situazioni di criticità, e, nello stesso tempo, sottolineare che certi contesti sono comunque accessibili e che questi aspetti vanno trattati con cura.

Questo è, secondo me, un aspetto che bene si inserisce nello stimolo che voglio raccogliere da questo tipo di interpellanza che, al netto di aspetti tecnici che leggerò, apre un discorso molto più ampio e molto più complesso e che, se vogliamo, è interdisciplinare: va dal turismo agli aspetti legati alla sicurezza, alla responsabilità, al lavoro e a tutto quello che ne consegue, anche, in qualche senso, al rischio d'impresa.

Alla fine della puntuale lettura delle risposte ai tre quesiti, magari facciamo un piccolo ragionamento che può dare il "La" a una discussione po' più ampia.

L'interpellanza tocca un argomento complesso che non può essere esaurito nel breve lasso di tempo di una risposta, in quanto richiede un approfondito lavoro di ricerca nella legislazione di settori che dovrebbero coinvolgere le diverse strutture competenti che possano avere contezza di strumenti normativi e fondi regionali, statali e comunitari in maniera trasversale su molte attività.

Da una veloce analisi, ad esempio, in Italia esiste un fondo di solidarietà nazionale - che credo sia quello a cui si è interfacciato anche l'Assessore competente - che è uno strumento finanziario per risarcire i danni subiti dalle imprese agricole a causa di eventi atmosferici eccezionali, come appunto alluvioni, siccità, tempeste, gelate e altre calamità.

Vi è poi il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese: anche questo è già stato oggetto di confronto tra l'Assessore competente in ambito di commercio ed il Ministero per valutare l'attivazione, laddove è necessaria e possibile, per dare le garanzie utili all'accesso al credito in maniera agevolata rispetto all'ordinario.

La Cassa integrazione guadagni - che è stato oggetto peraltro di approfondimenti, nel contesto che abbiamo vissuto recentemente - è un primo pronto intervento per la salvaguardia occupazionale e la garanzia ai nostri datori di lavoro di poter continuare in qualche modo la propria attività con i propri collaboratori.

Pure un fondo di solidarietà dell'Unione Europea è stato preso in considerazione, anche qui grazie a un approfondimento da parte dei nostri uffici e alla valutazione congiunta con le strutture di protezione civile che nella loro operatività annoverano un ufficio dedicato che noi abbiamo contattato e con il quale stiamo cercando d'interloquire per fare le valutazioni per attivare, laddove ce ne siano i presupposti; quest'ultimi sembrano esserci perché l'attivazione del percorso per poter attingere a delle risorse da questo fondo è pari a un danno equivalente all'1,7% mi sembra del PIL della Regione, per noi equivale circa a 71-72 milioni di euro, superati i quali c'è la possibilità di un'attivazione anche di questo fondo europeo.

Poi, si può intervenire anche tramite i fondi strutturali e investimenti europei, quindi il FESR e l'FSE, dai quali si possono trarre delle risorse da finalizzare a questo tipo di sostegno.

Questa è una prima ricognizione che va a focalizzare l'attenzione sui danni diretti, per risarcire il danno constatabile, quantificabile e misurabile, mentre cosa diversa, ma ugualmente interessante, laddove è possibile avvicinarla, sono i danni indiretti: è un po' il discorso che si è fatto anche all'interno di quest'Aula, coinvolgendo già a suo tempo in altre circostanze, come quella del Covid, delle valutazioni che però erano più eque perché toccavano tutti.

Ho percepito nella sua interpellanza un'attenzione particolare alla questione di Courmayeur anche per probabili vicinanze geografiche, ma anche per l'atipicità del contesto che poi caratterizza le attività che sono a monte.

Direi che nel complesso non c'è stato un percorso di quantificazione, al netto d'incontri che sono stati pur organizzati in funzione del fatto di dare una corretta informazione, di cercare un percorso comunicativo comune, soprattutto per non enfatizzare quelle situazioni che nel tempo si sono dimostrate anche molto controproducenti per la nostra regione in senso lato, perché da parte di chi ascoltava non c'era l'identificazione o la cognizione di che cos'era il fenomeno.

Detto questo, tra Assessorato e commercianti, ad esempio, o gestori di servizi, un primo approccio c'è stato, anche se non c'è stata una quantificazione, un'identificazione di un percorso, però credo che sia, nel complesso, riduttivo focalizzare solo l'attenzione sul discorso del rimborso in funzione del mancato utilizzo o della mancata possibilità di operare. Penso che sia opportuno uno sguardo più ampio dove si possa anche approcciare il discorso di mettere nel rischio d'impresa - lo dicevo all'inizio - determinate condizioni, di lavorare per la messa in sicurezza il più possibile, e anche con dei metodi di allertamento sempre più raffinati, per certi versi, che possono identificare e scindere i fenomeni più gravi da quelli che possono invece essere bypassati e creare delle opportunità alternative, così come si è già fatto anche in Val Ferret con una viabilità percorribile in caso di un certo tipo di previsione, ma anche con la mitigazione continua del rischio e dei processi autorizzativi per l'installazione delle attività che siano conseguenti al territorio nel quale vanno a inserirsi.

Penso, se ho colto correttamente il suo stimolo, che ci sia da confrontarsi e da lavorare molto in questa circostanza, al netto del fatto che - quando ci sono degli eventi calamitosi come quello che stiamo affrontando - ci voglia un qualcosa di puntuale e di indicato sul danno effettivo e sulle valutazioni tempo per tempo che si possono mettere a disposizione della situazione che si è venuta a presentare.

Presidente - Per la replica, consigliere Aggravi.

Aggravi (RV) - Chi si occupa di rischi, siano essi di natura idrogeologica, finanziaria, assicurativa o quant'altro, sa che il rischio non si può eliminare, si elimina in situazioni limite, quindi giustamente il richiamo alla mitigazione, o comunque alla riduzione almeno del rischio: per determinare un rischio residuo è fondamentale ed è uno strumento utile in tutti i campi.

Vero anche il tema del rischio d'impresa. Il rischio, usiamo sempre questo termine, è il comune denominatore - in alcune situazioni, e spesso noi lo diciamo soprattutto dell'investire in montagna, a un certo punto, se si mette sulla bilancia l'investimento da fare, e parlo soprattutto dal lato del privato, rispetto al rischio, c'è poi davvero la possibilità che quest'investimento non venga fatto... - ed è un meccanismo estremamente complesso, non è neanche un tema che si può risolvere nei 15-20 minuti di un'interpellanza, però è giusto parlarne, giusto valutare, perché sono soluzioni che non si trovano banalmente con un emendamento o con un ordine del giorno, devono essere un poco più ponderate.

Lei ha fatto una giusta elencazione soprattutto dei fondi legati a una questione di danno diretto, io vorrei fare anche un'ulteriore considerazione rispetto alla risposta che lei ha dato e fare anche una valutazione: spesso e volentieri magari interventi proprio per mitigare il rischio o prevenirlo possono costare meno dell'effetto negativo che viene portato dal fatto che un privato non voglia più investire in una determinata zona oppure che, volenti o no, non siamo riusciti bene a comunicare, e quindi non siamo più attrattivi, in una determinata area, ricordiamo in passato addirittura cosa avvenne sul ghiacciaio del Planpincieux quando ci fu un Presidente del Consiglio che disse: "C'è il ghiacciaio che sta cadendo", che cosa ci ha generato e creato... quindi sappiamo benissimo che nella gestione delle emergenze, al di là del tema soccorso, del tema logistico, c'è anche soprattutto il tema comunicativo, perché comunicare un'emergenza è qualcosa che non si può assolutamente improvvisare e che bisognerà sicuramente affinare il più possibile, perché, anche quando si comunica bene, sappiamo che purtroppo la reazione di chi percepisce l'informazione o la comunicazione è molto incerta, sappiamo come funziona.

Mi sento di lanciare come suggestione è che, al di là del lavoro che fa Montagna Sicura, anche la Fondazione Courmayeur, più dal lato giuridico economico, potrebbe fare magari dei ragionamenti, o comunque aprire un campo che potrebbe servire - potrà sicuramente servire - non soltanto a quella zona geografica ma, in senso lato, a un'attività di ricerca anche altrove, perché comunque sono problemi con i quali tante realtà, e soprattutto le realtà di montagna, avranno a che fare, anche al di là dei confini della Valle d'Aosta.

È un tema quindi che può essere approfondito e giustamente va approfondito prima di tutto dai tecnici, perché sappiamo che è un tema estremamente complesso.

Ripeto, c'è il discorso del costo-opportunità, che deve essere anche ben valutato, quando magari è giusto mettere in piedi un apparato di sorveglianza di un certo tipo, c'è il rischio che i costi di quell'apparato, insieme ai costi degli effetti negativi, potrebbero essere contemperati da un intervento di mitigazione che, magari, costa immediatamente più di altro, ma che nel lungo periodo può garantire appunto il fatto che i privati continuino a investire e soprattutto che non ci siano effetti negativi sull'economia locale.

Questo lo dico perché il rischio è giustamente di gestire la contingenza e di perdersi quello che può essere invece ammortizzato nel lungo periodo, detto in linguaggio più economico.