Oggetto del Consiglio n. 463 del 16 settembre 1982 - Resoconto
OGGETTO N. 463/VII - SITUAZIONE DERIVANTE DALL'ACCERTAMENTO DI CASI DI MALATTIE INFETTIVE DI ANIMALI NEI TERRITORI DEL PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO E DI ALCUNE RISERVE PRIVATE DI CACCIA - (Interpellanza).
PRESIDENTE: Do lettura del testo della interpellanza presentata dal Consigliere Maquignaz.
INTERPELLANZA
In relazione all'epizoozia in atto che interessa varie zone di insediamento e di spostamento dei camosci e stambecchi della Valle d'Aosta, si sono registrate in queste ultime settimane situazioni e dichiarazioni contraddittorie e non chiare.
In particolare l'Ente Parco del Gran Paradiso ha smentito con un sua lettera il fatto di non avere comunicato agli Organi regionali competenti lo stato di allarme per tale malattia. Avrebbe anche denunciato ai veterinari regionali sin dall'undici maggio c.a. casi di cheratocongiuntivite infettiva nel territorio del Parco.
Poiché a seguito della riunione intervenuta tra il Presidente della Giunta regionale e il Presidente dell'Ente Parco non sono stati diffusi elementi di chiarificazione nè si è a conoscenza dell'eventuale accertamento dell'effettiva diffusione dell'epidemia entro e fuori il territorio del Parco il sottoscritto Consigliere
Interpella
il Presidente della Giunta regionale e gli Assessori competenti per conoscere:
1°) i risultati degli accertamenti effettuati dalla Regione all'interno del Parco;
2°) la consistenza dell'epidemia nel territorio del Parco e nelle riserve Turati, Dondena e nell'oasi di Gressoney;
3°) i provvedimenti assunti in modo autonomo dalla Regione e congiuntamente tra questa ed il Parco;
4°) se la situazione di allarme sia veramente stata portata a conoscenza della Regione da parte del Parco;
5°) per quali motivi gli animali sono abbattuti fuori del territorio del Parco e non all'interno di esso;
6°) se i risultati delle prove di laboratorio zooprofilattico di Aosta hanno accertato il possibile contagio per i bovini;
7°) se i bovini ammalati nell'Alta Valle Clavalité sono stati effettivamente contagiati dalla cheratocongiuntivite;
8°) quali iniziative sono state assunte a difesa del bestiame e per un corretto svolgimento del pascolo alpino.
PRESIDENTE: Ha chiesto di illustrare l'interpellanza il Consigliere Maquignaz. Ne ha facoltà.
MAQUIGNAZ - (D.P.): Ho presentato questa interpellanza dopo essermi recato insieme al veterinario regionale, Dott. Margaroli, al Maresciallo della Foresta e di Nus e ad alcuni guardiacaccia, nelle riserve di Dondena e Turati, per verificare le condizioni degli animali che sono affetti da quella malattia denominata cheratocongiuntivite, malattia gravissima che provoca la cecità negli animali, portandoli in alcuni casi anche ad una morte dolorosa. Purtroppo fino a questo momento non si conosce ancora l'origine della malattia.
Ho presentato questa interpellanza per cercare di capire quale può essere la causa di questa grave affezione, anche se mi rendo conto che non è un problema facile; vorrei però ricordare all'Assessore che secondo alcuni la malattia sarebbe nata all'interno del Parco del Gran Paradiso, diffondendosi successivamente nella riserva Turati e in quella di Dondena.
Vorremmo sapere anzitutto se queste voci corrispondono a verità, e poi per quale motivo non si è proceduto nel pascolo del Gran Paradiso - come si è fatto invece nelle riserve di Dondena e Clavalité dove sono stati abbattuti giustamente gli animali ammalati, per evitare il contagio - ad analoghi abbattimenti.
Colgo anche l'occasione per chiedere all'Assessore Rollandin se è possibile conoscere la consistenza attuale dell'epidemia nel territorio del Parco, nelle riserve di Turati e Dondena, e anche nell'oasi di Gressoney, dove sembra che la malattia sia presente.
Infine, vorrei anche sapere se alcuni bovini dell'alta Valle di Clavalité sono stati colpiti da questa malattia.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare l'Assessore alla Sanità ed Assistenza Socia le Rollandin. Ne ha facoltà.
ROLLANDIN - (U.V.): Fin dal momento del la segnalazione della malattia, il problema è stato seguito dai responsabili, sia dell'Assessorato alla Sanità che dell'Assessorato all'Agricoltura, in quanto il tutto è avvenuto in collaborazione con le guardie forestali e con i veterinari interessati alla zona, che hanno aggiornato di volta in volta la situazione sia all'interno delle riserve che al di fuori.
In seguito c'è stato il coinvolgimento dei responsabili del Parco, proprio per venire a conoscenza della situazione reale, tenuto conto dell'estensione del Parco all'interno della Regione, per stabilire l'incidenza della malattia, non solo nelle riserve che potevano essere sotto il controllo (come ricordava prima il Consigliere Maquignaz), ma anche nel Parco, dove era più difficile in un primo momento fare dei controlli.
A questo proposito è stata fatta - come si ricorda anche nell'interpellanza - una riunione ad hoc a Torino, con il Presidente della Giunta ed il Presidente del Parco, per concordare l'azione da svolgere fra Regione e responsabili del Parco. A seguito di questa riunione si sono effettuati dei sopralluoghi congiunti nelle zone interessate sia per stabilire la consistenza della malattia, che per prendere quei provvedimenti concordati.
In quell'occasione le guardie forestali hanno proceduto, insieme alle guardie del Parco, al censimento degli animali, per poter stabilire poi con precisione, nel numero di capi esistenti, la consistenza dei capi ammalati.
Riprendendo punto per punto le richieste fatte dal Consigliere Maquignaz, devo dire che a seguito degli accertamenti fatti all'interno del Parco, si è potuto constatare che la malattia era presente sia all'interno del Parco che al di fuori. Le notizie forniteci a tutt'oggi dai responsabili degli Assessorati e dai guardiaparco sulle perdite che la malattia ha causato nelle riserve e zone limitrofe, sono le seguenti:
- camosci abbattuti perché gravemente ammalati: 209
- camosci rinvenuti morti: 9
- capi abbattuti all'interno del parco: 50
Questo per quanto riguarda il primo punto.
L'epidemia è estesa su tutto il territorio. Accennava prima il Consigliere Maquignaz alle possibili interferenze che possono esserci state nell'estensione dell'epidemia da una zona all'altra. Non essendo ancora note - o almeno essendo note solo alcune delle possibili cause della malattia - non è così semplice stabilire come avviene il contagio e con che periodicità; comunque la malattia si è estesa a tutto il territorio, naturalmente sia nel Parco che fuori, anche perché la malattia era già presente in altri Stati, in tempi molto più remoti (anche nel Parco si ricorda che si era manifestata già nel 1943) e dalla Germania si è estesa nel '39 via via agli Stati confinanti, per arrivare sino a noi.
Siccome i contatti fra animali che vivono all'interno del Parco e quelli che stanno nelle riserve private avvengono di continuo, è lecito pensare che la trasmissione della malattia sia avvenuta in questi termini.
I provvedimenti assunti dalla Regione sono quelli già noti; a seguito della prima individuazione della malattia il Presidente della Giunta ha autorizzato l'abbattimento degli animali ammalati firmando un decreto che, fra l'altro, è in linea con i provvedimenti suggeriti anche da parte degli organi competenti ministeriali, che chiedevano l'abbattimento degli animali infetti, al fine di ridurre la possibilità d'infezione all'interno delle riserve.
Nella relazione che è stata fatta ultimamente, legata al censimento, viene riferito che alcuni capi avevano un occhio leso, segno che a malattia si era fermata a questo stadio.
La situazione è stata portata a conoscenza della Regione nella riunione che si è tenuta, nella quale ci è stata mostrata la lettera inviata ai responsabili veterinari, ai quali però non è mai arrivata. Ad ogni modo le date che segnavano l'inizio della malattia sono state prontamente individuate anche dal le guardie forestali, quindi i provvedimenti sono stati tempestivi.
In risposta al 5° punto, ho già ricordato che gli animali sono stati abbattuti sia all'interno che all'esterno del Parco, dove si sono rinvenuti anche alcuni animali morti a seguito della menomazione irreparabile che li ha colpiti.
I risultati delle prove di laboratorio finora non sono stati significativi, malgrado i numerosi esami che sono stati fatti sia nei laboratori di Torino, sia nel nostro laboratorio di Igiene e Profilassi; purtroppo questa malattia si presenta con una certa periodicità e si scatena a seguito di temperature particolarmente calde, che favoriscono la sua trasmissibilità.
Per quanto riguarda l'ultimo punto, va detto anche che negli anni precedenti - quindi non solo quest'anno - si sono verificati dei casi di altri animali, particolarmente bovini, colpiti da cheratocongiuntivite; però negli ani mali domestici la malattia viene di solito individuata con tempestività ed è perfettamente curabile.
Si sono verificati solo alcuni casi, in particolare nelle mandrie che non venivano sorvegliate, dei quali ci si è accorti ormai quando gli animali erano malati, e si è dovuto abbatterli; pertanto la colpa è dell'incuria dei proprietari che non sono intervenuti
I provvedimenti da prendere adesso sono quelli destinati a salvare i piccoli le cui madri sono state abbattute perché ammalate.
PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare il Consigliere Maquignaz. Ne ha facoltà.
MAQUIGNAZ - (D.P.): Mi dichiaro soddisfatto della risposta.