Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3838 del 24 luglio 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3838/XVI - Interrogazione: "Procedura di presa in carico di persone affette da dipendenza".

Bertin (Presidente) - Punto n. 16. Risponde l'assessore Marzi.

Marzi (SA) - Venendo alla domanda n. 1, "Si interroga l'Assessore competente per conoscere quale sia la procedura di presa in carico in caso di dipendenze", va innanzitutto precisato che i pazienti non sono mai stati lasciati soli e vengono seguiti in un percorso di presa in carico e di cura che vede integrare l'assistenza sanitaria con quella sociale.

Alla base vi è quindi una valutazione multidisciplinare e multiprofessionale eseguita da più figure, da cui il "Multi" di cui sopra: dal medico, dallo psicologo, dall'educatore e dall'assistente sociale.

Dalla valutazione mirata a un ampio approfondimento della complessità della condizione socio-sanitaria della persona, emerge quello che tecnicamente viene definito il "Piano terapeutico personalizzato". Il dato però fondamentale di cui bisogna tenere conto - e chi ha scritto quest'iniziativa, vista l'attenzione a questo tema, dovrebbe saperlo - è che tali piani terapeutici, per poter essere avviati, devono per forza essere sottoscritti dall'utente.

La presa in carico viene quindi sempre su base volontaria e necessita del consenso dell'utente, il quale può revocarlo in qualunque momento secondo quanto prevedono le garanzie costituzionali.

Inoltre anche la condizione minima necessaria a un'adeguata presa in carico rimane nella centralità della persona, quindi nella sua volontà di manifestare inizialmente una richiesta di aiuto e a sottoporsi poi alla conseguente cura che è volta a contrastare la dipendenza patologica di qualsiasi natura.

La presa in carico delle persone affette da dipendenze viene effettuata presso il servizio SERD dell'Azienda USL - che ricordiamo aver trasformato in una struttura complessa con l'ultimo atto aziendale del 6 novembre 2023 - nella sede principale di Aosta e nelle due sedi distaccate di Châtillon e Donnas.

All'interno del SERD è presente un servizio di assistenza sociale gestito dall'Azienda USL; l'accesso ai servizi è integralmente gratuito per tutte le prestazioni effettuate, da quelle medico-strumentale a quelle riabilitative, ed è libero per la popolazione senza necessità di prescrizione.

Il percorso di cura può essere implementato con trattamenti semi-residenziali, con il servizio di educativa territoriale e con trattamenti residenziali, come le comunità terapeutiche, il gruppo appartamento e gli alloggi supportati.

Anche tali percorsi sono condizionati però dall'imprescindibile consenso e dalla sottoscrizione da parte dell'utente del relativo piano terapeutico.

La mancata disponibilità delle persone a sottoporsi a uno o più interventi rende parziale la presa in carico, rendendo di fatto il percorso di recupero assolutamente inefficace.

Nel trattamento delle dipendenze patologiche, la sfida più grande è insita nel far emergere nella persona la motivazione alla cura, lottando con la continua predisposizione alle ricadute che sovente determinano il conseguente abbandono o la rimodulazione del percorso di cura intrapreso.

È pertanto evidente, oltre che noto, che la presa in carico non presuppone purtroppo alcuna garanzia del recupero della situazione di disagio: quindi ogni situazione volta ad accostare in modo semplicistico un ipotetico e surreale automatismo (presa in carico uguale a guarigione) genera una lettura non corretta e fuorviante che non aiuta certamente né i pazienti, né gli operatori che si dedicano con sacrificante impegno a questo oneroso e complesso lavoro.

Nonostante le persone rilevate all'interno dell'iniziativa presentassero la problematica comune della dipendenza, erano inserite in setting assistenziali molto diversi tra loro e hanno quindi seguito percorsi paralleli ma non uguali.

Una persona era istituzionalizzata e seguita dai servizi socio-sanitari della struttura ed è stata sempre accompagnata nel suo percorso di cure anche quando, in alcune occasioni, si è reso necessario un suo ingresso in Ospedale per l'acuirsi di problematiche sanitarie.

L'altra, caratterizzata da multi-problematicità, è stata presa in carico sempre attraverso un approccio multidisciplinare da più operatori, quindi dal SERD, dal Dipartimento di sanità mentale, dal terzo settore, dall'educatore e dall'assistente sociale.

Gli operatori hanno cercato di costruire e condividere un progetto individuale con il paziente, ma purtroppo la sua adesione non è stata costante, nonostante le diverse figure coinvolte lo abbiano accompagnato lungo tutto il percorso.

Il paziente presentava un quadro sanitario molto complesso ed era stato ricoverato sia in Ospedale, sia nel Dipartimento di salute mentale per ben due volte. Prima del decesso era ancora seguito dal SERD e si era cercato di strutturare un intervento d'inserimento lavorativo, un tirocinio, accompagnato dall'educatore, date le varie difficoltà.

I vissuti delle due persone, accomunati dal triste epilogo, sono esempi che ci fanno capire come le complessità che caratterizzano il campo della salute mentale e delle dipendenze determinino di fatto percorsi di presa in carico, eppure paralleli, altrettanto complessi e che gli stessi possano non essere sufficienti a colmare disagi di grandissima portata.

Presidente - Per la replica, consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Ringrazio l'Assessore, perché finalmente, per una volta, è entrato nel merito delle singole vicende e ha dimostrato all'universo mondo che parlare di quello che è successo a uno o più persone e nei casi specifici non causa sconvolgimenti tellurici tali da fermare addirittura la rotazione della Terra, ma ci permette di discutere dei problemi.

Per una volta quindi ne approfitto per dire: Assessore, lei come fa a sapere di chi parlavo? Perché io non ho messo il dato all'interno di quest'iniziativa. E lo sa perché? L'ho fatto apposta, perché se io dovessi seguire quello che lei vuole ogni volta e che lei propugna ogni volta, cioè il fatto che non si deve parlare di casi specifici, staremmo parlando del nulla, invece le cose succedono.

Allora lei sa benissimo che io sono stato contattato e che mi è stato chiesto di chi stavo parlando e lei ha potuto rispondere in virtù di questo.

È evidente quindi che per il dibattito pubblico e per migliorare l'azione amministrativa della Regione, soprattutto in questi casi, è utile, se non è importante, evidenziare che cosa succede.

Ora mi fa molto piacere ascoltare il suo approccio, quello che ci ha raccontato: multidisciplinare, multi professionale, il Piano di presa in carico, tutta una serie di cose sicuramente interessantissime e altamente professionali che qualcuno ha scribacchiato su un foglio. Poi c'è la realtà, per esempio, a cui lei ha accennato nel finale della sua risposta, con la quale si dice che una persona che aveva evidenti problemi di alcolismo (e che pare - c'è un'inchiesta aperta - sia morta di overdose all'interno di un bagno pubblico) faceva dei colloqui di lavoro.

Forse chi le ha scritto il foglio, la risposta, non le ha detto che spesso saltava questi colloqui di lavoro perché non era nelle condizioni di poterli affrontare ed è evidente che mandare una persona che ha problemi di dipendenza, senza aver fatto il necessario percorso di disintossicazione, è completamente inutile.

Se io mando una persona che soffre di dipendenze, in maniera tale da non renderla cosciente nel momento in cui affronta una qualsiasi operazione della sua giornata, è chiaro che non potrà mai essere avviata al mondo del lavoro, questo è lampante, quindi nessuno pretende che la presa in carico da parte dei servizi sociali risulti la soluzione e la presa in carico significhi guarigione o significhi la risoluzione di tutti i problemi, però ci dev'essere una programmazione.

Lei ha parlato di Piano terapeutico personale, individualizzato. Benissimo, giusto, ma come si può far avviare una persona al lavoro con questo tipo di criticità, prima ancora di averla recuperata?

Qui si inserisce, tra l'altro, tutta una questione legata anche alla sicurezza, all'ordine pubblico e al degrado, perché il luogo in cui questa persona purtroppo ha trovato la morte è evidente che è un problema di sicurezza e di degrado pubblico, perché Piazza Plouves è diventata il luogo dove stazionano una serie di persone che poi danno luogo anche a problemi, così come i vicini giardinetti del Tribunale.

Allora se si comincia a intervenire in queste zone, forse si comincia anche a prendere in carico le persone che queste zone le abitano, forse si comincia a prendere in carico le persone che creano anche problemi e che hanno problemi personali e non si fa il compitino dicendo: "Guarda, tieni, ecco un foglietto, presentati, fai l'orientamento al lavoro" e poi una persona è talmente ubriaca che al lavoro e all'orientamento non ci può andare e salta l'incontro.

È evidente che questo non sia il sistema di portare avanti le questioni ed è evidente, Assessore, che la sua difesa d'ufficio purtroppo in questo caso non funziona. Bisogna fare di più e bisogna farlo ancor prima di abbozzare dei piani che in realtà poi non verranno mai eseguiti.