Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3671 del 23 maggio 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3671/XVI - Inizio della discussione sulla mozione: "Impegno del Governo regionale a non coinvolgere i soggetti del terzo settore nell'organizzazione dei servizi dei consultori previsti dalla legge 194/1978".

Bertin (Presidente) - Punto n. 52. Per illustrare la mozione, si è prenotata la consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz E. (PCP) - La legge 194/78 garantisce il diritto delle donne di poter richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza entro i primi novanta giorni di gestazione. Un emendamento del Governo al Decreto PNRR quater prevede che le Regioni possano avvalersi del coinvolgimento delle associazioni pro-vita nei consultori senza delimitarne le finalità dei loro interventi e soprattutto inserendo un intervento estraneo al piano di governance del PNRR, come rilevato dalla stessa Unione europea. Un ennesimo attacco al diritto di autodeterminazione delle donne, e cerco di spiegare il perché.

All'articolo 2 della legge 194/78 era già possibile la presenza di associazioni di volontariato, dicendo: i consultori, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni, possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.

Per le finalità previste dalla legge, quindi, i consultori potevano già avvalersi della collaborazione volontaria di associazioni, ma il campo era limitato alla maternità difficile dopo la nascita, pertanto non possono aiutare le donne che hanno mostrato la volontà di non abortire ma che necessitano di aiuto.

Con l'emendamento invece al decreto del PNRR si dice una cosa diversa: "Le Regioni organizzano i servizi consultoriali, nell'ambito della missione 6" - e via dicendo - "E possono avvalersi senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno della maturità".

Con quest'emendamento è prevista, all'interno della missione 6, componente 1, quindi reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza territoriale del PNRR - quindi capite perché l'Unione europea dice che è un intervento estraneo - la possibilità di avvalersi e non limita più le finalità che erano invece indicate nella legge 194.

Tengo a dire a tutti che l'oggetto di questa mozione è questo, quindi non che si apra un dibattito sulla questione dell'interruzione volontaria della gravidanza prevista per legge, ma invece che il dibattito sia concentrato effettivamente su questo punto, cioè sul fatto che già la legge prevedeva delle associazioni - e le prevede ancora perché la legge è tuttora in vigore - quindi che prevede la presenza di associazioni per quel tipo di finalità, invece quello che la Regione può fare, ossia dire di non volersi avvalere di queste associazioni per un'altra finalità, o meglio, per tutte le altre finalità, perché la preoccupazione è quella che intanto persone non operatori sanitari possano in qualche modo venire anche a conoscenza di situazioni che tutti potete immaginare... anche se non siete delle donne potete immaginare che non sia proprio una passeggiata una decisione di questo tipo, quindi capire innanzitutto che debba essere tutelata, in tutti i modi, la privacy di chi decide di fare quel percorso. Nulla vieta che invece chi non lo voglia fare venga aiutato per andare in altro senso, ma solo chi decide.

Nella fase di decisione quindi è utile che solo persone con grande professionalità possano in qualche modo interagire con le donne che si recano proprio per queste valutazioni.

Presidente - La discussione generale è aperta. Il consigliere Manfrin si è prenotato, ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Grazie, collega Guichardaz, per aver portato questa mozione che ci permette anche di chiarire, secondo me, alcuni aspetti che probabilmente non sono stati eccessivamente approfonditi e anche per chiarire alcune cose che vengono raccontate e che, in realtà, non sono così.

Lei ha chiesto che la discussione vada nella direzione che lei auspica, io non farò grosse divagazioni, rimarrò evidentemente sul testo della mozione, ma secondo quello che è probabilmente il suo fine, forse avrebbe fatto meglio ad auspicarsi delle divagazioni perché rimanere sul testo della mozione ci porta a fare una considerazione.

Lei ha illustrato la legge 194 nell'illustrazione del testo della sua mozione e ci ha detto che ci sono già delle previsioni ma soltanto per una determinata tipologia di persone, cioè per quelle persone che non vogliono, o vorrebbero, poter superare le criticità dell'interruzione.

In realtà non è così, non c'è questa suddivisione. Leggo l'articolo 2 della 194 testualmente, così almeno tutta l'Aula ne avrà contezza.

L'articolo 2 della legge 194/78 dice: "I consultori familiari, istituiti dalla legge 29 luglio 75 n. 405, fermo restando quanto stabilito dalla stessa legge, assistono la donna in stato di gravidanza con le seguenti:

A) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale, regionale e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio". Nulla da dire.

"B) Informandola su modalità idonee ad ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante". Nulla da dire.

"C) Attuando direttamente o proponendo all'ente locale competente e le strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino non adeguati i normali interventi di cui alla lettera A, e infine" - e questo credo che sia il passaggio più importante - "Contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza".

A seguire c'è scritto: "I consultori, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni, possono avvalersi, per fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato che posso-no anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita".

È già tutto previsto nella norma, è esattamente così. Allora lei ha descritto prima l'emendamento o ha citato un elemento che non è contenuto né nell'emendamento né nella legge che l'emendamento va a toccare. Lei ha detto sostanzialmente che si possono coinvolgere le associazioni pro-vita. Questo non c'è scritto, l'emendamento non dice questo, l'emendamento dice quello che io le leggo, questo è il testo: "Le Regioni organizzano i servizi consultoriali nell'ambito della missione 6 componente 1 del PNRR e possono avvalersi" - e qui sarà contenta la collega Minelli visto che c'è scritto - "Senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica", così almeno non finanziamo visto che lei ce l'ha particolarmente con i finanziamenti che finanziano quello che non le piace, poi magari se finanziamo invece delle altre iniziative che a lei piacciono di più, lei in quel caso di sperperare è contenta, "anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano la qualificata esperienza nel sostegno alla maternità".

Io invito quest'Aula a dire esattamente quale può essere la contrarietà a coinvolgere soggetti del terzo settore - non c'è scritto "Associazioni pro-vita", sono soggetti del terzo settore, quelli che vi piacciono tanto, questa forse è l'unica volta che non vi piacciono - "che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità", che vuol dire sostegno durante ovviamente la gestazione o sostegno anche dopo, quindi vuol dire quella che voi avete considerato la corruzione, peraltro anche il Presidente che vi piace tanto ha detto che comunque il fatto di offrire dei sostegni, del latte, dei pannolini eccetera, non fa cambiare idea a chi vuole praticare l'interruzione di gravidanza - e questo lo avete già detto voi - ma, a prescindere, in realtà questa non è che l'applicazione aggiornandola, attualizzandola - non si parlava di terzo settore, si parlava di associazioni di volontariato - questa attualizza semplicemente quello che è già previsto nella 194.

Quello che voi scrivete nell'impegnativa è obiettivamente non sostenibile e sapete perché? Perché se questo Consiglio votasse questa mozione, chiederebbe - nell'organizzare i servizi a cui le donne si rivolgono - di non avvalersi del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità.

Scritta come l'avete scritta, visto che alla collega piacciono tanto le parole, significa che possiamo avvalerci di persone che non hanno alcuna esperienza o alcuna qualifica per sostenere la maternità.

Io leggo le parole, come giustamente voi avete evocato, e io le applico e le leggo esattamente come le avete scritte, quindi significa che non ci si avvale del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza; vuol dire che ci si può avvalere di soggetti del terzo settore che abbiano nessuna esperienza, esperienza negativa o quant'altro nel sostegno alla maternità.

Obiettivamente questo sarebbe al di fuori degli obiettivi e di quanto è stabilito dalla 194 e sinceramente non possiamo condividerlo.

Presidente - Consigliere Aggravi ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Per cercare di portare un contributo e oggettivamente anche proporre alle proponenti un emendamento.

Adesso vedo che c'è anche una risoluzione, quindi capisco la prenotazione del collega Padovani, l'impressione è di finire in mezzo ar un confronto tutto a sinistra ma io comunque procedo con la linea del gruppo.

Va detto che è un tema estremamente delicato e mi spiace che ciò avvenga nel momento in cui non abbiamo anche la presenza dell'Assessore alla sanità.

Cercherò di non attaccare nessuna parte, perché il tema è estremamente delicato e, oggettivamente, sono temi che, politicizzati, a me creano enorme imbarazzo, perché sono delle situazioni limite estremamente serie in cui - e i lo sottolineerò poi - c'è un passaggio che, secondo me, deve essere rispettato, ovvero la solitudine della donna nel momento estremo di certe decisioni.

Detto questo, io avrei preferito che ci fosse stato l'Assessore alla sanità, e lo dico proprio perché è un tema che è totalmente nell'alveo di quelle competenze.

Leggendo l'impegnativa, oggettivamente non so come dirlo in italiano, però utilizzerò un termine che magari non piace, c'è un po' un passaggio a trabocchetto che è sul termine "I soggetti del terzo settore" perché, da una prima lettura, non è chiaro se i soggetti del terzo settore siano delle associazioni oppure siano degli appartenenti ad associazioni che sono all'interno dei consultori.

Mi sento di richiamare, dal punto di vista tecnico, come ha fatto il collega Manfrin, in particolare il comma 2 dell'articolo 2 della legge - laddove non si lascia alla libertà ciò che deve avvenire, bensì si fa un rimando a specifici regolamenti e convenzioni dei consultori - che parla della possibilità appunto di avvalersi di questi collaboratori, e richiamerò questo principio poi nella parte finale.

Che questa tematica apra a conflitti ideologici, è ben chiaro sin dal dibattito che si ebbe all'epoca quando la 194 passò.

La legge è sostanzialmente un risultato, sicuramente imperfetto e sicuramente perfettibile, di un compromesso complicato e controverso che - a causa di un'impostazione della quale ci troviamo a discutere oggi, che si fonda sulla tensione tra la posizione della donna madre e della sua salute psicofisica e la posizione del nascituro e del far prevalere il diritto di uno a discapito dell'altro - è ovvio che aumenta ancora di più l'attenzione complessiva nel discutere di questi argomenti.

Vedendo soprattutto la prima parte di quella legge, si comprende benissimo che fu oggetto di un compromesso non facile che fu raggiunto; ricordo tra l'altro che c'era un partito di maggioranza relativa che su questo tema rischiò il collasso.

Il consultorio e la struttura socio-sanitaria hanno il compito di esaminare con la donna le possibili soluzioni ai problemi posti, di aiutarla a rimuovere le cause che porterebbero l'interruzione di gravidanza, offrendole tutto l'aiuto necessario, e qui siamo nella parte dell'articolo 5 e in parte sto richiamando cose che sono già state messe sul tavolo della discussione.

È vero, sono passati 50 anni, però l'impianto della legge ha retto e ogni tentativo di modificarla riporta il dibattito a un conflitto principalmente e purtroppo dico ideologico tra le posizioni; poi in realtà chi è già intervenuto a suo modo l'ha evidenziato.

La legge ha retto perché il compromesso raggiunto è stato quello di garantire sostanzialmente il diritto all'aborto ma senza lasciare la donna sola - quindi richiamo quello che ho detto all'inizio - in un momento nel quale può essere portata a scegliere l'aborto perché non vede altra possibilità per se stessa. C'è sostanzialmente un bilanciamento tra il diritto della donna ad abortire e il dovere della sanità pubblica - perché ogni tanto bisogna anche ricordarsi di questo passaggio - quindi dello Stato, dell'ente pubblico, e anche della collettività, di aiutare la donna che abortisce per motivi che possono essere risolti o quantomeno attenuati, perché comunque, fino a prova contraria, lo Stato e la sanità pubblica hanno una finalità ben chiara che ogni tanto ci dimentichiamo, ripeto, nel libero arbitrio dei soggetti coinvolti.

Sicuramente la legge, e soprattutto la sua applicazione, considerato anche il fatto che il mondo sia cambiato in questi anni, ha dei limiti, ma questo bilanciamento, che ho cercato davvero malamente di rappresentare, questo compromesso, io non credo possa essere oggetto di modifiche parziali senza rischiare d'incrinare il quadro complessivo. Cosa sto dicendo? Che il compromesso raggiunto all'epoca, al di là dell'evoluzione della società, al di là di tutta una serie di questioni, comunque regge e comunque nell'impianto complessivo fa tenere in piedi una legge che cerca di disciplinare una situazione estremamente delicata e complicata.

Ne consegue in quest'ottica, nel merito in particolare dell'impegno della mozione in questione, che chiede appunto al Governo di non avvalersi presso i consultori e di soggetti del terzo settore con qualificata esperienza nel sostegno alla maternità, riteniamo come gruppo - essendoci tra l'altro anche la previsione del potere di scelta da parte della Regione - non essere del tutto corretto il fatto che a priori... perché si debba escludere una possibilità senza approfondire e senza vagliare ulteriormente quale può essere anche l'elemento introdotto dall'emendamento richiamato (quello del PNRR quater, che poi è richiamato anche nella risoluzione se non ero successiva) per mantenere quel bilanciamento che ho già citato e che sarebbe vanificato da una presa di posizione tout court scegliendo a priori di escludere una possibilità, perché, ad esempio, si potrebbe prevedere che quei volontari possano...

C'è una risoluzione, provate a vedere sulla posta, mi è stata annunciata una risoluzione da parte della maggioranza, quindi probabilmente il collega Padovani la presenta. Io non l'ho firmata però l'ho utilizzata, abbiate pazienza, pensavo che fosse utile al dibattito, chiedo scusa per lo spoiler al collega Padovani, però questo è quanto, poi la vedrete. È per questo che dico che ad un certo punto mi sento sostanzialmente schiacciato da una sfida a sinistra da cui ovviamente io esco perché non mi sento proprio legato a quella parte. Torno al centro che sto meglio.

Quello che stavo dicendo e che cercavo di dire è che si potrebbe, ad esempio, prevedere che quei volontari siano ammessi ai consultori ma si palesino qualora aventi qualificata esperienza nel sostegno alla maternità in modo da rendere la donna consapevole delle persone con le quali si confronta, rientrando nell'alveo dell'articolo 2 che è già stato citato.

Per questo motivo il gruppo di RV proporrebbe un emendamento alla mozione che cambierebbe l'impegnativa in tal senso, ovvero impegnerebbe il Governo regionale, nell'organizzare i servizi dei consultori previsti dalla legge 194, alla luce delle modifiche apportate dalla legge 56/2024, a istituire un tavolo di lavoro con l'Azienda USL finalizzato a disciplinare le modalità di coinvolgimento dei soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità.

Qual è il principio? Evitare sostanzialmente che, a priori, si prenda una decisione senza approfondire una possibilità e una previsione, cioè senza esercitare la possibilità per la Regione, come ho cercato già di rappresentare, di dire e di fare una sua scelta ponderata nell'ambito, soprattutto rispettando il complesso equilibrio della legge 194.

Lo dico già adesso che nel caso in cui il nostro emendamento non venisse accettato, noi ci asterremo. Sulla risoluzione rimando poi a dopo, visto che l'ho già spoilerata.

Presidente - Consigliere Padovani ne ha facoltà.

Padovani (FP-PD) - In realtà per mozione d'ordine, nonostante lo spoiler, per annunciare la presentazione di una risoluzione sulla mozione da parte della maggioranza.

Presidente - Consigliere Manfrin ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Solo per evidenziare che a noi non è giunta nessuna risoluzione ma richiamo alla sua attenzione l'articolo 65 comma 1ter che prevede che "Ciascun Consigliere possa presentare per iscritto, prima della trattazione dell'ultimo oggetto iscritto all'ordine del giorno, una proposta di risoluzione".

Non essendoci giunta, ovviamente credo che non si possa presentare alcunché.

Presidente - Si fa riferimento all'articolo 104 comma 4, lo legga, il riferimento è a quello, per cui non c'è bisogno di una votazione per inserire la risoluzione, in quanto è riferita alla discussione del punto in questione. Ci sono altri interventi? Consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Io richiamo l'articolo 65 comma 1 che dice: "In occasione di dibattiti concernenti petizioni, mozioni, comunicazioni e relazione su specifici argomenti, possono essere presentate da ciascun Consigliere risoluzioni dirette a manifestare orientamenti o definire indirizzi del Consiglio".

L'1ter disciplina quando devono essere consegnate, il comma 4 articolo 104 dice solo che le risoluzioni presentate in riferimento a materia oggetto delle mozioni sono messe ai voti dopo la votazione delle mozioni, ma devono essere presentate prima, a noi a oggi non è arrivato nulla.

Presidente - No durante la discussione.

Manfrin (LEGA VDA) - Ma come? Non è così?

Presidente - Durante la discussione generale. Consigliere, è chiaro il Regolamento. Consigliera Minelli ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Nell'attesa di dirimere questa azione tecnica...

Presidente - Consigliera, non c'è niente da dirimere, il Regolamento è chiaro.

Minelli (PCP) - Va bene, poi esamineremo anche la risoluzione. Dico solo che ritengo un po' anomalo che parte del Consiglio fosse informata dell'arrivo di una risoluzione e un'altra parte no, adesso è arrivata e la leggeremo, io non ho ancora avuto modo di leggerla, intervengo comunque in discussione generale.

Lo faccio per riprendere anche un po' la questione che si è sviluppata attorno a quest'emendamento al PNRR che è stato approvato e che dice esplicitamente che le Regioni possono avvalersi di quella facoltà che l'emendamento stesso prevede, cioè di utilizzare associazioni del terzo settore all'interno dei consultori pubblici.

Come tutti sapete - perché poi è di dominio pubblico, leggiamo i giornali e siamo informati della situazione - su questo si è sviluppato un grande dibattito che ha visto prendere posizione in modo particolare i partiti politici, io mi riferisco in particolare alla forte e dura presa di posizione della Segretaria del Partito Democratico che ha insistito molto sull'opposizione all'emendamento e ha parlato di attacco pesante alla libertà delle donne perché, in qualche modo, si vuole intervenire sulla loro possibilità di autodeterminarsi e di scegliere sul proprio corpo.

La portavoce nazionale delle donne Democratiche, esprimendo la forte preoccupazione per questa modifica che è stata introdotta dal PNRR, dice: "Faremo presidi informativi e depositeremo in ogni Consiglio regionale risoluzioni che invitano a non applicare la facoltà prevista dalla legge per non ledere la libertà delle donne, la loro privacy e la dignità".

La cosa che in questi giorni però mi ha colpito di più è leggere un'intervista di Repubblica a Raniero La Valle, che è stata fatta proprio nei giorni in cui si discuteva di questa cosa, quando era appena stato approvato l'emendamento.

Raniero La Valle ha 93 anni ed è un intellettuale cattolico che scrisse la legge sull'interruzione di gravidanza. Raniero La Valle fu l'autore dell'articolo 1 e dell'articolo 2 di quella legge ed è stato direttore del quotidiano Il Popolo (che era l'organo della Democrazia Cristiana) e anche di Avvenire.

Cosa dice l'estensore della legge? "Mi dispiace molto di quello che sta accadendo, la Destra trasforma in un'arena di scontro ideologico i consultori. Quando la legge 194 fu approvata nel 1978, c'era un Parlamento per metà di democristiani e un Ministro della giustizia, Francesco Paolo Bonifacio, democristiano, la firmò, perché quella legge non era ispirata a un'ideologia, ma alla vita reale delle donne. La 194 non è stata e non è una legge ideologica. Si sta utilizzando questo tema come arma per cercare consenso e dividere il Paese in forti contrapposizioni. A me dispiace molto che si getti a mare anche il metodo con cui arrivammo all'approvazione".

Poi a una domanda precisa del giornalista che gli chiede: "Ma è già previsto negli articoli della 194, come sostengono la ministra Roccella e la premier Meloni, che i consultori siano aperti a queste associazioni?", cosa risponde l'estensore della legge? "La legge attribuisce ai consultori il compito di assistere le donne in stato di gravidanza che, per qualsiasi ragione, siano in procinto di decidere se portarla a termine. Quello che si vuole introdurre in modo piuttosto subdolo è che ci siano degli operatori di queste associazioni - e poi se vogliamo nasconderci dietro il termine del terzo settore facciamolo pure, però bisognerebbe avere anche il coraggio di dire le cose come stanno - così i consultori diventeranno un'arena di un conflitto e così si distrugge il ruolo dei consultori".

Credo quindi che sia abbastanza chiaro che l'operazione che è stata fatta, è un'operazione che è in buona sostanza un attacco a una legge che garantisce dei diritti fondamentali che sono stati riconosciuti nel lontano 1978.

Ricordo anche che dopo la legge, ma lo sapete tutti, ci fu il referendum del 1981, un referendum voluto dal Movimento per la vita che era abrogativo di vari punti della legge, in sostanza di quasi tutta la legge.

L'Italia - eravamo nel 1981, stiamo parlando di moltissimo tempo fa - era un Paese diverso da quello che è oggi, per certi versi però, forse, dal punto di vista del rispetto dei diritti, era più avanti e la popolazione che andò a votare rispose in una maniera che forse nessuno si aspettava, perché votò in massa il No all'abrogazione di quella legge e dei punti fondamentali di quella legge. Votarono con una percentuale altissima gli elettori italiani, ma votarono con una percentuale altissima gli elettori valdostani, perché la Valle d'Aosta fu la seconda regione per numero di No all'abrogazione della legge, il 77,30%, seconda solo alla Lombardia che aveva il primato del 78,31%.

Io credo quindi che sarebbe anche un segnale di rispetto per le convinzioni di tante persone - e molte di quelle che votarono allora ci sono ancora ma ce ne sono molte altre che la pensano così - accogliere la proposta di non avvalersi del coinvolgimento di questi enti, soggetti del terzo settore, che sono così definiti ma sappiamo tutti di che cosa stiamo parlando perché non serve nascondersi dietro a un dito, quindi dare un segnale che la nostra Regione potrebbe dare.

Adesso noi leggeremo anche questa risoluzione e quindi credo che dobbiamo avere almeno il tempo di riflettere su quello che propone.

Se l'aveste fatta arrivare anche prima, visto che siamo qui da due giorni, forse sarebbe stato più utile, a maggior ragione visto che ci avete chiesto di concludere in mattinata e che abbiamo accettato.

Presidente - Consigliere Manfrin per secondo intervento.

Manfrin (LEGA VDA) - Nessun secondo intervento, io chiedo una riunione della Conferenza dei capigruppo per stabilire, a livello regolamentare, che cosa (incomprensibile) e cosa no.

Presidente - Va bene, allora sospendiamo e facciamo una Capigruppo. Il Consiglio è sospeso. Ha chiesto una Capigruppo, facciamo una Capigruppo.

La seduta è sospesa dalle ore 13:05 alle ore 13:20.

Bertin (Presidente) - Riprendiamo dopo la riunione della Capigruppo, la riunione ha deciso di sospendere i lavori e riprenderli alle ore 15:00. Le questioni regolamentari sono state definite, riprenderemo alle ore 15:00 con la continuazione della discussione in corso.

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La seduta termina alle ore 13:22.