Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3505 del 4 aprile 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3505/XVI - Discussione generale sulla mozione: "Impegno a monitorare l'iter dello schema di norma di attuazione in materia di concessioni idroelettriche".

Bertin (Presidente) - Riprendiamo. Punto n. 46. Per l'illustrazione della mozione, ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Torniamo ancora una volta con questa mozione sulla questione della norma di attuazione dello Statuto sulle concessioni idroelettriche, una questione che è in ballo da tanto, da troppo tempo e a noi pare anche che si stia sottovalutando l'importanza di questo provvedimento e la sua valenza proprio sotto l'aspetto autonomistico. Come tutti sappiamo, la titolarità delle acque pubbliche da parte della Valle d'Aosta e la possibilità di disciplinarne l'utilizzo sono dei temi fondanti delle rivendicazioni valdostane che hanno portato allo Statuto speciale e all'autonomia regionale. Tale questione ha avuto solo parziale riconoscimento nello Statuto speciale approvato nel 1948, tanto che successivamente si è reso necessario intervenire con norme di attuazione dello Statuto stesso, in particolare con il decreto legislativo 259/2016, che ha riconosciuto infine la titolarità di gran parte delle acque pubbliche anche a uso idroelettrico, e non soltanto potabile e irriguo, da parte della Regione. L'attuale articolo 8 dello Statuto risulta però superato dall'evoluzione normativa e statutaria e deve essere adeguato con un'ulteriore norma di attuazione, in particolare per quanto riguarda l'ultimo comma dell'articolo stesso che riserva ancora allo Stato "la disciplina della procedura e le norme tecniche delle concessioni", questa è la dicitura che c'è nell'ultimo comma.

Il Consiglio regionale con due diverse deliberazioni, rispettivamente del 19 marzo e del 2 luglio del 2019, una mozione prima e una risoluzione poi, ha richiesto la predisposizione di uno schema di norma di attuazione in materia di concessione di tutte le acque pubbliche, comprese quelle a scopo di utilizzo idroelettrico. Nella risoluzione del luglio del 2019, nell'impegnativa, si legge al primo punto: "Si impegna la Giunta regionale a procedere speditamente, per quanto nelle sue competenze, alla definizione e concertazione nell'ambito della Commissione Paritetica Stato-Regione, di una norma di attuazione dello Statuto che consenta alla Regione Valle d'Aosta di avere più ampie prerogative in materia di utilizzo di acque pubbliche a scopo idroelettrico e preveda procedure particolari nella riassegnazione delle autorizzazioni delle grandi derivazioni per una società che sia interamente pubblica, organo strumentale della Regione stessa". Io ricordo che questo testo era stato predisposto successivamente a un'audizione che avevamo avuto con i membri di parte regionale della Commissione Paritetica che avevano sollecitato un'indicazione da parte della Regione. Sulla base poi di questa sollecitazione che era arrivata, nel 2019 la Commissione Paritetica Stato-Regione ha elaborato un primo organico schema di norma di attuazione; questo schema, che è di notevole interesse per la Valle d'Aosta, non ha tuttavia concluso il suo iter approvativo all'interno della Commissione Paritetica. C'è stata nel 2022 una nuova bozza con alcune variazioni, a nostro avviso, peggiorative rispetto al 2019, ma comunque neppure quella seconda bozza è arrivata alla formale approvazione della Paritetica.

Crediamo che su questo percorso un po' accidentato dobbiamo fare il punto. Qui è in gioco una questione di grande rilevanza autonomistica: la competenza legislativa della Regione sulla disciplina delle concessioni di acque pubbliche, perché poi serve a poco essere titolari delle acque se le concessioni devono essere rilasciate con una normativa dello Stato. Tra l'altro, ci troviamo anche in una situazione piuttosto paradossale perché le Regioni a statuto ordinario già hanno ottenuto questa competenza con la legge 12/2019 e la competenza ce l'hanno anche quelle Regioni a Statuto speciale del nord Italia ricche di acque come noi: mi riferisco ovviamente al Trentino Alto Adige e al Friuli-Venezia Giulia. Infatti le Regioni, sia quelle ordinarie sia le speciali, stanno facendo o hanno già fatto le loro leggi regionali. Noi invece, che pure siamo una Regione autonoma, non abbiamo al momento la possibilità di metterci a lavorare alla legge. Allora crediamo che occorra sbloccare la situazione e approvare infine questa fondamentale norma di assegnazione alla Regione della competenza legislativa.

Abbiamo capito, abbiamo ravvisato che molti, a partire dalla società CVA, puntano a una proroga delle concessioni e trascurano la strada della norma di attuazione; quello che però vogliamo evidenziare è che la questione della competenza regionale va definita comunque, indipendentemente dall'ottenimento o meno della proroga delle concessioni idroelettriche. Dal nostro punto di vista, ma credo non solo dal nostro veramente, questa questione è un'esigenza inderogabile per una Regione autonoma, evidenzio anche che, arrivati a questo punto, non dovrebbe più essere una materia così complessa e ancora da sviscerare a lungo, perché ci sono già due bozze come ho detto prima: quella del 2019 e quella del 2022, due testi che, a nostro avviso, si possono anche semplificare.

Cosa diciamo? Diciamo che, secondo noi, si deve fare una cosa chiara, cioè limitarsi a trasferire alla Regione autonoma la competenza di fare la legge regionale in materia di concessioni di derivazione d'acqua senza restrizioni alla competenza e mi riferisco alla competenza legislativa. Le due bozze di norma di attuazione del 2019 e del 2022 affermano entrambe che la Regione nel fare la legge dovrà per forza tenere conto delle normative europee o statali in materia di concessioni di grandi derivazioni d'acqua, questo credo che sia pacifico, ma quest'affermazione, proprio quello che c'è scritto in entrambe le bozze, rende, secondo noi, anche inutile e superfluo in questa fase entrare nel dettaglio delle procedure definendo delle griglie e delle modalità per le concessioni. Secondo noi, non è necessario e credo anche che non sia del tutto conforme allo Statuto di autonomia, andare oltre l'affermazione del principio generale. Come Consiglio regionale, dobbiamo operare per ottenere un trasferimento pieno della competenza legislativa e poi certamente la Regione dovrà esercitarla nei binari che sono previsti dalle norme eurounitarie e statali. Affermare questo principio, perché si tratta di un principio a questo punto, e operare per avere una norma di attuazione che lo recepisca, è sostenere una posizione che è autonomista. Secondo quest'impostazione noi pensiamo che i lavori della Commissione possono accelerare e si può concludere rapidamente, anche perché il tempo stringe, e la Valle può ottenere un trasferimento di competenza molto importante e direi qualificante. Pensiamo anche che tutte le forze politiche dovrebbero unirsi per perseguire quest'obiettivo. Osservo anche che è un preciso compito di tutta la Regione, e in questo modo intendo non soltanto il Governo, la Giunta, ma anche il Consiglio, dare delle indicazioni ai componenti di nomina valdostana nella Commissione Paritetica. Quella è una Commissione tecnica, come ci è stato più volte ricordato, ma che opera sulla base di input politici, da una parte, quelli nostri e, dall'altra, ovviamente quelli del Governo nazionale e dei Ministeri. Noi però, come Regione, le indicazioni le dobbiamo dare, infatti se andiamo a rileggere i verbali dell'incontro del 23 aprile 2019 della I Commissione con i componenti designati nella Paritetica, troviamo ripetuta più volte la richiesta - sia dal presidente della Paritetica che era allora il professor Louvin, sia dal professor Balduzzi, erano presenti solo loro due, il terzo componente non aveva potuto partecipare - di precise indicazioni da parte del Consiglio onde poter operare in modo coerente e proficuo. Vi leggo un paio di passaggi. In apertura il Presidente della Paritetica aveva ricordato: "Occorre mantenere una buona tradizione, che è quella di un collegamento abbastanza continuo e per quanto possibile diretto tra la Commissione Paritetica e questa Commissione - vale a dire la prima - Nella scorsa legislatura avevamo avuto modo di sentirci più volte e anche di recepire indicazioni e suggerimenti utili da questa Commissione". Poi ancora veniva detto... e questa è la parte che ritengo più importante, si stava parlando appunto di quello che doveva fare la Commissione Paritetica: "È importante conoscere l'opinione e interagire positivamente con il Consiglio e la Giunta", ma poi soprattutto entrando nel dettaglio della questione delle concessioni idroelettriche, il Presidente della Paritetica diceva: "Questa è una tematica per la quale siamo in attesa di conoscere anche gli orientamenti del Consiglio regionale, tematica che è quella relativa alle società, la società che produce energia idroelettrica in questa regione è sotto il controllo totalitario in questo momento della Regione Valle d'Aosta. È un tema forte, sono questioni che attendono delle definizioni politiche programmatiche, ma siamo ovviamente ancora nell'impossibilità di determinare con precisione il nostro obiettivo, perché questo sarà poi possibile soltanto sulla base dell'espressione di volontà che daranno gli organi regionali", quindi veniva proprio chiesto che ci si esprimesse, che si desse un'indicazione alla Paritetica. Anche a rileggere queste cose che sono andata a ricercare mi pare molto chiaro che la questione non sia, come mi è stato più volte ricordato in quest'aula, di lasciare lavorare indisturbata la Commissione Paritetica, che poi ovviamente deve lavorare e deve poterlo fare in tranquillità, ma al contrario bisogna mantenere i contatti con frequenza e soprattutto fornire delle indicazioni. Poi, certo, saranno i membri di quella Commissione che dovranno gestire in tutta serenità il loro lavoro, sulla base però di richieste specifiche.

Proprio partendo da queste considerazioni che ho svolto, quello che noi proponiamo al Consiglio regionale è di rivolgere prima di tutto un invito ai componenti di parte regionale nella Paritetica a operare affinché la competenza della Regione di disciplinare con propria legge le procedure e le modalità per il rilascio di tali concessioni sia piena e ampia, senza clausole o griglie restrittive che vanificherebbero la potestà legislativa che la Regione autonoma può esercitare nel rispetto dei principi fondamentali dell'Unione europea e dell'ordinamento dello Stato, che poi è quello che era stato chiesto dal Consiglio nel 2019. Secondariamente chiediamo di impegnare il Governo regionale a fornire una regolare e tempestiva comunicazione informativa alla competente Commissione consiliare sui lavori della Paritetica.

Presidente - La mozione è stata illustrata, apriamo la discussione generale. La discussione generale è aperta. Ha chiesto la parola il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Un intervento per cercare di fornire alcuni elementi alla base dei contenuti della mozione e direi anche delle altre mozioni o comunque ordini del giorno che abbiamo già avuto modo di discutere relativamente a questa questione. Ho letto nella giornata di ieri un'interessante carrellata di prese di posizione dalle quali mi sento di partire, anche perché mi aiutano anche nello sviluppo di alcune considerazioni.

Sicuramente la prima è, se vogliamo, più in termini di autonomia normativa ed è un dubbio che comunque resta, perché oggettivamente il percorso di questa norma di attuazione, o comunque di questa tematica, non è nato oggi, dura da tempo, ha avuto due momenti, oltre ad altri, particolari: uno è stato quello della fine della scorsa legislatura dove sembrava quasi che si dovesse legiferare senza norma di attuazione, perché girava un parere legale nei banchi del Consiglio, che poi non ha avuto seguito; uno il lavoro che è stato fatto da una Commissione speciale che ha avuto una conclusione che io direi anche molto di sintesi, perché ha messo insieme comunque varie sfaccettature che c'erano sia all'interno della stessa Commissione che dell'Aula, che anche di alcuni movimenti, poi più criticato o no, ma comunque è un lavoro che è stato fatto e ognuno ha dato il suo contributo, e poi c'è stata la caduta del Governo nazionale, che comunque non ha facilitato sicuramente il percorso della norma e del testo.

Io non condivido alcune prese di posizioni in cui sostanzialmente si dice che è inaccettabile che la Regione sia sottoposta alle normative di altre Regioni; non mi risulta che siamo sottoposti alle normative di altre Regioni, c'è chi ha già legiferato, noi non abbiamo legiferato in attesa della norma di attuazione e io ritengo che ad oggi il percorso corretto sia per l'appunto avere una norma di attuazione che disciplina le modalità con le quali poter legiferare in quest'ambito, per un motivo semplice ma in realtà complicato: che comunque, rispetto a quando fu scritto lo Statuto, il mondo è cambiato, rispetto anche a quando lo Statuto fu integrato con delle norme di attuazione per blindare la proprietà delle acque, è cambiato e su questo mi consentirà la prima firmataria, ma sfrutto un po' la sua verve quando ci fa delle precisazioni, secondo me, nelle premesse parlare del fatto che lo Statuto possa essere adeguato con un'ulteriore norma d'attuazione non è prettamente corretto, perché non si adegua lo Statuto con una norma, ma sarebbe una revisione che adegua lo Statuto, me lo consenta e so che apprezzerà il rilievo, perché questo vuol dire che ho letto più volte la mozione, quindi non è in senso negativo ma in senso più che positivo.

Poi c'è un ulteriore passaggio che è passato più o meno in sordina per dire che il mondo è ulteriormente cambiato: quello degli impegni che il Governo nazionale si è preso nell'ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza, che è un piano di riforme con degli investimenti, questo va detto, non è un piano di investimenti con alcune riforme, ci sono degli impegni che sono presi all'interno di quel piano e forse andavano letti meglio. So che i numeri e i soldi danno molto più attenzione ma la parte precedente io oggettivamente per una volta l'ho letta con più attenzione rispetto ai numeri e lì ci sono dei presupposti che hanno messo in campo tutta una serie di cose. Lo dissi, se non erro, durante la trattazione di un'iniziativa con l'assessore Caveri, mi piacerebbe sapere cosa ha firmato il ministro Fitto, perché ovviamente lì potremmo capire determinate situazioni, perché anche in questo campo, rispetto alle altre Regioni, ci sono degli interessi contrapposti non di poco conto, perché io capisco anche dei territori che dicono: "Vogliamo le gare perché per una volta non vogliamo che l'ex monopolista ci imponga delle scelte su cui noi non possiamo o comunque non abbiamo un ritorno", perché va detto che la nostra Regione ha avuto un guizzo in un determinato momento e noi abbiamo beneficiato negli anni comunque di questa intuizione, di chiunque sia stata e comunque sia è stata un'ottima scelta, altre Regioni non l'hanno fatto.

Io quindi oggi capisco e lo capivo anche quando sedevo in altre realtà che ovviamente mi trovavano in posizione minoritaria, capivo quei territori che dicevano: "Caspita, abbiamo avuto un monopolista che fino a ieri ha fatto tutto quello che voleva e sul territorio non metteva un euro", noi siamo una realtà completamente diversa, quindi io ritengo che il percorso della norma di attuazione sia necessario, ma soprattutto perché il nostro Statuto, per necessità di cose, non ha presente tutta una serie di aggiornamenti e di previsioni che sostanzialmente possiamo far derivare dal famoso decreto semplificazioni 135 e quindi quello che poi è stato.

C'è però un passaggio che mi consente di tornare - e lo avevo anticipato già nella discussione della mozione precedente - al discorso europeo; un passaggio che io ho già sentito dalle colleghe e che mi lascia molto perplesso è quello di dire che bisogna invitare i membri di parte regionale della Commissione a operare affinché la competenza della Regione a disciplinare con propria legge le procedure e modalità per il rilascio di tali concessioni sia piena e ampia, senza clausole e griglie restrittive che vanificherebbero la potestà legislativa che la Regione autonoma può esercitare nel rispetto dei principi fondamentali dell'Unione europea e dell'ordinamento dello Stato. Lascio lo Stato un attimo da parte e vado sull'Unione europea, le clausole e le griglie restrittive io non penso che derivino dai membri della Paritetica o, meglio, ne ho la certezza, ma anche di quelli di parte statale, perché c'è un Comitato di pietra molto più grosso, molto più pesante e anche molto più coercitivo che però vi piace tanto che è l'Unione europea e che non ha una visione liberista, e qui mi è piaciuta molto la metafora del bob, però in fondo alla pista poi diciamo che c'è una fine e l'Unione europea è tutt'altro che liberista, perché se io vado a leggere - cito alcuni articoli ma andrebbe letto in maniera approfondita - gli articoli 49, 50, 54, 56 e 57 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea e soprattutto le basi di contestazione che la Commissione nel tempo ha fatto dal decreto Bersani in avanti, perché poi le liberalizzazioni in Italia sono partite da Bersani, che è tutt'altro che liberista - semplifico perché il nome è il suo ma c'erano anche altri soggetti -, io penso che sono state delle liberalizzazioni oligopolistiche o anche monopolistiche, non sono legate a una visione liberista, però noi abbiamo questo convitato di pietra che inserisce delle griglie restrittive e delle clausole. Purtroppo diciamo che è un fiume estremamente paludoso quello in cui ci si può muovere, perché l'Italia ha fatto delle scelte, ha preso degli impegni, altri Stati europei - questo va detto -, la Francia qua dietro è la prima, fanno sostanzialmente quello che vogliono. In un'audizione più o meno recente il Presidente dell'EDF ha detto: "Noi dobbiamo difendere il nostro interesse nazionale, quindi sostanzialmente facciamo tutto quello che non fa la Germania", l'ha detto proprio in un'audizione, se non erro, al Senato o a una Commissione dell'Assemblée nationale e poi hanno prolungato con vari escamotage le proprie concessioni.

Noi purtroppo abbiamo, qui sì, anche un ordinamento dello Stato, ma che non ci consente di fare quello che si vuole, cioè non sono i membri della Paritetica che mettono i paletti, perché poi lo vedremo... ma comunque anche nella bozza che chi ha fatto gli accessi agli atti ha potuto vedere, oggettivamente si può vedere un'applicazione della possibilità oggi, quindi oggettivamente la contraddizione che io trovo che, ripeto, se è uno strumento politico, ognuno poi fa e dice quello che vuole... ma le griglie restrittive e le clausole sono emesse dall'ordinamento che adesso c'è, dai patti che si sono presi rispetto alle tranches del PNRR, e non soltanto io temo, però il Capo 2 del trattato, ovvero il diritto di stabilimento e soprattutto un passaggio che è quello dell'articolo 57 sui servizi, laddove alla lettera a) si parla di attività di carattere industriale... qui oggettivamente le griglie non le ha messe né una legge regionale, né una legge dello Stato, le ha messe il Trattato fondamentale dell'Unione europea.

Faccio solo un passaggio sul ruolo di CVA, perché ovviamente noi in realtà continuiamo ad avere questa dicotomia, però noi dobbiamo distinguere un gestore di concessioni rispetto alla gestione invece regolamentare poi delle gare, delle assegnazioni o quello che è, perché non siamo più nella Jugoslavia di Tito, quindi oggettivamente - mi consenta questa rappresentazione - ma CVA non è un ente strumentale, è un gestore all'interno di un mercato complesso, complicato e regolamentato, perché non è un mercato costruito su modelli liberisti. L'operatore agisce e opera secondo le direttive che gli sono date sicuramente dall'azionista e le possibilità che gli sono date dal mercato, sorrido un po' quando vedo alcune affermazioni che dicono che CVA opera come un operatore privato ma, ripeto, non è un ente di erogazione, soprattutto per perseguire il profitto. Poi ora capisco che chi non la vede come il sottoscritto e altri giochi sul termine "profitto", però al contempo o li chiamiamo profitti o li chiamiamo dividendi ma poi, quando scegliamo di spenderli, piacciono un po' a tutti. Oggettivamente quindi quel plusvalore che magari non piace a qualcuno... ma non sto parlando solo delle colleghe di PCP, sto anche guardando la parte di orgoglio diciamo "socialisteggiante" più che altro o "pseudo-socialisteggiante", che poi alla fine dovrebbe trovarsi su queste tematiche, eppure non parla, però la spesa dei dividendi della nostra compagnia poi li vota, quindi forse c'è un profitto che è più socialista di un altro profitto, ma questi sono problemi loro.

Quello che io voglio dire e che mi auguro da membro di quest'Aula, che comunque rappresenta anche una parte dell'azionista unico che ha la compagnia, è che questa continui a fare i profitti, ma non soltanto per la distribuzione dei dividendi, perché poi sull'utilizzo di quei dividendi possiamo parlarne, perché giustamente - però lì sono scelte politiche - ognuno potrebbe dire: "Io quelli li avrei utilizzati per calmierare le bollette, li avrei utilizzati solo su mutui di efficientamento", oppure posso magari averli utilizzati per finanziare il reddito di inclusione di suo tempo che vediamo poi l'effetto sociale che ha avuto, ma dico una cosa a caso, è successa prima che io arrivassi in quest'aula, magari lì potremmo anche discutere se i soldi freschi conviene utilizzarli per determinate spese, ma questo è un altro discorso. Io mi auguro e spero che continui a esserci il profitto, poi l'utilizzo lo possiamo vedere, lo dico soprattutto da "azionista" perché bisogna anche stare attenti a dire: "Siamo tutti azionisti", perché non è sempre così, gli azionisti non prendono solo, gli azionisti hanno anche delle responsabilità in più.

Nel complesso ascolteremo anche il dibattito se ci sarà in aula sulla mozione, non ci sentiamo come gruppo totalmente contrari a quota parte dell'impegnativa almeno dal punto di vista dei principi, anche in coerenza con l'espressione di posizioni che abbiamo avuto nel tempo. È ovvio che il passaggio centrale sul fatto che le clausole e le griglie restrittive non si capisce più o meno chi le abbia messe, e ripeto, non penso che i membri della Commissione Paritetica passati o quelli neo nominati abbiano particolari interesse a inserire delle ulteriori griglie, perché mi sembra che più che griglie ci siano dei begli invasi dal punto di vista normativo che complicano le cose, io quello che mi auguro è che prima o poi si possa finalmente arrivare al dunque rispetto alla norma di attuazione; lo dico anche in termini non soltanto di Commissione Paritetica, ma anche dal punto di vista dei rapporti tra l'Ente Regione e lo Stato centrale, cioè che ci sia anche la possibilità, al di là dei momenti in cui magari la Presidente del Consiglio è venuta a firmare degli accordi che ci possano poi anche essere dei momenti in cui poter definire questa questione, ripeto, al di là del lavoro importante che deve fare la Commissione Paritetica.

Io mi auguro che questo testo in qualsiasi forma sia licenziato, certo e sicuro che il vero problema non è la volontà dei singoli membri, ma il ginepraio normativo che qui non vi piace, ma in altre situazioni vi piace tantissimo, lo dico in senso lato, non soltanto alle colleghe proponenti.

Presidente - Siamo in discussione generale, altri vogliono intervenire? Se non vi sono altre richieste d'intervento, la chiudo. La discussione generale è chiusa. Per il Governo, replica il Presidente della Regione.

Testolin (UV) - Una breve replica, due considerazioni e una constatazione finale che non divergerà sostanzialmente da quello che ci siamo già detti nelle scorse sedute a fronte delle scorse mozioni o risoluzioni presentate, perché la nostra linea di pensiero rimane che la Commissione Paritetica, seppur operante evidentemente su impulso della politica, così come lo è stato nella presentazione della norma d'attuazione presentata nel 2019, oggetto di un confronto e di una necessità che da allora è stata presa in carico dalla Commissione Paritetica, non rimane un organo tecnico indipendente come ormai ha sottolineato già la collega più volte ma con ostinazione, in senso positivo anche, continua a ripresentare periodicamente delle istanze che ricevono da parte nostra sempre lo stesso tipo di risposta.

Quello che è vero invece è che ho visto un cambio di paradigma nel dire che prima ci voleva una norma di attuazione di un certo tipo, con una filosofia che tutelasse la possibilità di mettere sul mercato con continuità, andando a indicare quelle che dovevano essere le prerogative della società di totale proprietà regionale, oggi vedo l'indicazione di una norma di attuazione che ci permetta poi di elaborare una norma regionale che evidentemente dovrà tenere conto delle osservazioni, delle indicazioni e degli obblighi che le normative nazionali ed europee ci mettono di fronte. In questi quattro anni, da quando è stata presentata la norma di attuazione, al netto anche di alcuni rallentamenti che ci sono stati nell'elaborazione e nella lavorazione da parte della Commissione Paritetica che à tour de rôle ha visto dei rallentamenti dovuti una volta alla componente di parte statale, una volta alla componente di parte regionale, e adesso ultimamente un ulteriore rallentamento che ci porterà tra speriamo pochissimo tempo a una ripartenza della stessa... si è confrontata con una dinamica molto intensa anche a livello nazionale quella delle concessioni, una tematica che è stata lungamente dibattuta, che è stata oggetto anche di presentazione di norme a livello nazionale dalla stessa maggioranza, che poi sono state ritirate per volere del ministro Fitto, che ha presentato con forza quelli che erano i vincoli che impedivano un prolungamento delle concessioni a fronte di interventi anche molto importanti che, da parte nostra, era una norma che avremmo sostenuto con vigore, anche perché ci portava a individuare una situazione proattiva sia sul nostro territorio per quanto riguarda le concessioni in essere, sia a livello di sviluppo degli impianti relativi alla gestione delle acque. Una situazione quindi che si è evoluta nel tempo, che oggi si ripresenta con la necessità di identificare un percorso, che ci consenta di andare a individuare il nuovo gestore e che possa permetterci di traguardare positivamente il futuro della gestione delle nostre acque.

Detto questo, tornando invece al discorso squisitamente legato alla mozione, le istanze presentate dalla collega sono sempre le stesse e la nostra posizione non può che essere confermata in un'interlocuzione e una sollecitazione da parte del Governo regionale alla Paritetica in merito alle indicazioni che possono anche emergere dal confronto consiliare, ma che non raccolgono il nostro sostegno nel momento in cui ci sia l'intenzione da parte del Consiglio regionale di sostituirsi nell'interlocuzione o di indirizzare passo passo i lavori della Commissione Paritetica così come fosse un altro organo all'interno del Consiglio regionale.

Per quanto ci concerne, la nostra posizione rimane quella già espressa in precedenti situazioni e sulla mozione ci asterremo.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Perron per dichiarazione di voto, ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Per dichiarazione di voto, anche il nostro gruppo si asterrà su questa mozione, cercherò di argomentare alcune motivazioni.

Sul primo argomento di ordine più generale, direi che su questa questione di cui si è parlato varie volte, a mio avviso, siamo già arrivati a una forma di concordanza tra tutte le forze politiche su quella che deve essere la visione. Siamo arrivati a capire che, per una strategia probabilmente che possa garantire la migliore possibilità di successo, dobbiamo muoverci sia dal lato della Paritetica, sia dal lato del fare una legge regionale, se n'è parlato anche nelle audizioni in Commissione tempo fa.

Per spezzare una lancia per una volta nei confronti della collega Minelli, io penso che le vada dato atto quanto meno di aver portato varie volte il tema sul tavolo e, secondo me, su quel punto siamo arrivati a una visione univoca, ci dobbiamo muovere in due modalità.

Riguardo alla mozione in sé, la motivazione per cui noi ci asterremo è però sempre il discorso di modalità, lei ha portato in effetti un elemento nuovo sul campo che abbiamo annotato, quell'interpretazione di quanto diceva il professor Louvin sulla questione per cui il Consiglio debba esprimersi; sul fatto che debba esprimersi con una mozione che indirizza sono due cose diverse però, ma qua siamo sul campo delle interpretazioni, però prendo atto di quest'elemento ma, a nostro avviso - e questo era il nostro primo ragionamento sul tema -, nulla vieta che potremmo cambiare facendo ulteriori approfondimenti, riteniamo che, pur il Consiglio esprimendosi chiaramente a favore di una norma di attuazione, non debba esprimersi con una mozione per cercare in qualche modo di andare sul campo alto. Questa è la nostra posizione, ci asterremo.

Colgo però l'occasione di fare una riflessione un po' più profonda in merito su questo: invito i colleghi a ragionare un attimo su questo tema. In questo caso la norma di attuazione che auspichiamo... e poi il collega Aggravi ha ben spiegato che ci sono delle motivazioni che vanno oltre noi, che cos'è la norma di attuazione in questo caso se non un tentativo, che noi abbiamo in Statuto, dell'Ente regionale in maniera pattizia con lo Stato di fare da ombrello verso un'entità sovranazionale che impone, per i suoi dettami, certe questioni? Sul legame di queste questioni con il PNRR si è già detto, io ricordo la potenza di fuoco di Conte che spacciava il PNRR come un qualcosa che avrebbe risolto tutti i problemi, c'è una forza (incomprensibile) in questo caso, che fin dall'inizio diceva: "Attenzione, non è tutto oro quello che luccica, perché poi ci sono delle cose da fare" e quella forza è quella che io rappresento ed è la Lega, perché in questo caso - e mi rivolgo ai colleghi, anche agli autonomisti, quelli che rappresentano la parte più progressista, quindi che dicono: "Più Europa" - la norma di attuazione non è proprio un tentativo che si ha di avere un ombrello in qualche modo che ci eviti di essere sottoposti a una visione europea che ci fa mettere a gara in virtù del fatto che i confini nazionali non dovrebbero esistere su certi temi. Stiamo esattamente facendo questo, il che testimonia il fatto che abbiamo bisogno: 1) di legami con le forze nazionali, perché questa è la realtà; 2) dire: "Più Europa" non è affatto conveniente, a meno che non si trovi il modo di trattare direttamente a livello europeo su queste questioni.

Ma se la norma di attuazione non dovesse andare a buon fine o, meglio, ci sono degli impedimenti che tutti conosciamo per questioni normative europee, stiamo cercando in qualche modo che uno Stato forte, una Nazione forte, in grado di farsi valere sui tavoli europei riesca a mantenere le sue prerogative, esattamente quello che dalla nostra parte diciamo da sempre; in questo caso mi sembra la rappresentazione plastica, politica, per cui è necessario un ombrello nazionale che possa su questi temi, fondamentali per la Valle, mettere delle condizioni. Quanto sarà in grado lo Stato di farlo, quanto siamo in grado noi è tutt'altro discorso, ma sicuramente - ripeto - siamo favorevoli alla norma di attuazione, ci mancherebbe, auspichiamo un rapido lavoro sulla legge regionale, l'abbiamo già detto al Presidente e glielo diciamo ancora adesso, però se malauguratamente le cose non dovessero andare o ci saranno degli errori sulla gestione nel futuro delle concessioni, saranno da addebitare a questa maggioranza chiaramente, che ha in mano la questione e l'obbligo di portarla avanti e di portare risultati entro i limiti purtroppo a cui siamo sottoposti, perché non siamo uno Stato autonomo, uno Stato indipendente regionale, quindi siamo sottoposti a una legislazione che va anche al di sopra dei nostri livelli.

Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Vorrei innanzitutto ringraziare il collega Aggravi, che è l'unico che è intervenuto in discussione generale e la cosa, secondo me, è abbastanza significativa di per sé, perché si sta parlando di un tema che credo essere uno dei temi più importanti per quello che riguarda la nostra Regione, il suo assetto, la sua autonomia, perché stiamo parlando di acque, di concessioni e sappiamo che su questo si è fondato buona parte del percorso che ci ha portati a essere quello che oggi siamo e cioè una Regione autonoma.

Ringrazio poi anche per gli interventi che ci sono stati in replica del Presidente e ho sentito adesso la dichiarazione di voto del collega Perron, ma vorrei fare alcune considerazioni. Innanzitutto una è questa: il Presidente sottolinea la mia ostinazione nel portare avanti e nel ripetere cose che sono già state dette o presentate. Quella che lei chiama ostinazione, che notoriamente - e lei lo sa - è un termine che ha un'accezione negativa, per me è piuttosto tenacia o perseveranza e credo che ci sia una bella differenza sulle due cose. Perché tenacia e perseveranza? Perché credo che questo sia un tema che in parte, E da diverse persone, sia sottovalutato; non sto dicendo che ci sia un atteggiamento contrario, ma che ci sia una sottovalutazione sì, io ho questa percezione. Mi dispiace, non è stata fugata questa mia percezione.

Poi il Presidente mi ricorda ancora una volta che la Paritetica è comunque un organo tecnico che elabora, che lavora e poi il Consiglio potrà dire "sì" o "no" su quello che ci verrà portato; dice anche che va bene fare delle interlocuzioni e delle sollecitazioni ma non va bene che il Consiglio si sostituisca in qualche modo a quest'organo. Io ho detto più volte che non c'è una sostituzione, ma c'è una necessità che il Consiglio, il Governo anche, ma anche il Consiglio, perché così ci è stato detto da membri autorevoli della Paritetica, si esprima e dica le sue indicazioni. Prima io ho citato quel verbale del 2019 in cui avevamo ricevuto delle sollecitazioni e vorrei aggiungere una cosa - ed erano le dichiarazioni del professor Balduzzi -: "Ci sono delle questioni sulle quali è indispensabile avere un input da parte vostra, sennò noi siamo afoni, necessariamente afoni" e poi parla della peculiarità della questione delle acque, dice questo: "Abbiamo bisogno di sapere fino a dove vuole andare la Regione Valle d'Aosta, fino a che punto vuole proteggere questa peculiarità e fino a che punto questo si inserisce dentro il sistema, che è un sistema evidentemente complesso dei rapporti con la normativa europea. Questo è un esempio per dire che in una materia come questa, la Commissione Paritetica attende un'indicazione. Non potremo andare oltre fino a quando non ci sia un'indicazione di prospettiva", ed è per quello che avevamo fatto poi, dopo quest'audizione, quella risoluzione che chiedeva delle cose precise, ed era una risoluzione che, secondo me - e credo che su questo non ci sia niente da discutere -, sia equiparabile a una mozione. Di conseguenza, ciò che diceva il collega Perron, che il Consiglio non si deve esprimere come una mozione... questo è un modo del Consiglio di esprimersi ed è quello con cui ci eravamo proprio espressi in quel momento ed è, sulla base di quella mozione e risoluzione, perché poi erano due, una di marzo e quella di luglio successiva a quest'audizione... aveva dato quelle indicazioni che venivano richieste dai membri della Paritetica. Da un punto di vista della procedura, era assolutamente corretto fare una mozione, ma è ciò che abbiamo fatto, ed è sulla base di quello che è stato poi fatto il lavoro che ha portato a quelle due bozze: quella del 2019 e quella del 2022. La stessa cosa era stata ribadita dal Presidente della Paritetica, che poi aveva aggiunto questo: "Penso che il nostro compito, il compito della parte regionale della Paritetica, sia mantenere quanto più possibile le mani libere alla Regione e darle più frecce possibili nel suo arco per fare poi quanto negli anni prossimi sarà intenzione di questa Regione fare". Concludeva dicendo: "La problematica delle acque è una problematica che si intreccia in tutta la storia della Valle d'Aosta, è sbagliato leggerla solo ed esclusivamente in termini di diritto amministrativo di oggi, è una storia che deve essere salvata e deve essere mantenuta e incrementata per quanto è possibile".

Io ho ascoltato con interesse le argomentazioni del collega Aggravi e anche il riferimento alla normativa europea e al fatto che le griglie non derivino dalla Paritetica ma dall'Europa; quello che, secondo me, bisogna mettere a fuoco, che ho cercato di fare ma evidentemente o non sono stata capace o non ho convinto, ma questo è pacifico, ognuno poi pensa quello che ritiene più corretto... secondo noi, quello che bisogna distinguere è il livello istituzionale, che è la competenza della Regione a fare una legge, da quello che poi sarà invece il contenuto della legge stessa, che ovviamente dovrà rispettare quei principi.

Tra l'altro, le due bozze di norme di attuazione, sia quella del 2019, sia quella del 2022, come prima parte proprio all'articolo 1 che cosa dicono? Lo dicono entrambe: "In armonia con i principi eurounitari e con i principi fondamentali dell'ordinamento statale e in attuazione da quanto previsto dagli articoli... la Regione Valle d'Aosta disciplina, con legge regionale, le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni e delle subconcessioni di derivazione d'acqua, qualunque sia l'uso a cui esse siano destinate e di seguito denominate concessioni". Quello che io vorrei dire è che in quei principi che sono anche stati richiamati, in quelle normative che sono state richiamate non c'è una limitazione alla competenza a legiferare, le limitazioni ci sono sulle leggi, come è ovvio che sia, ma qui quello che stiamo discutendo riguardo alla norma di attuazione, così come noi la intendiamo, e ovviamente ci possono essere delle opinioni diverse, è che dovremmo salvaguardare e impegnarci il più possibile proprio per fare quello che ci era stato detto, cioè impegnarsi per mantenere quanto più possibile, e non lo dicevo io, le mani libere alla Regione.

Il discorso quindi scinde le due cose: la competenza che deve essere data alla Regione attraverso norme di attuazione e poco c'entrano le proroghe alle concessioni, perché capisco il discorso che ha fatto il Presidente che dice: "Avremmo sostenuto quella posizione riguardo alla proroga delle concessioni" e, da quello che è stato detto e dai vincoli che il ministro Fitto ha rappresentato, non sarà possibile, ma sono due questioni diverse. La nostra competenza a gestire le acque è indipendente da questo; la norma di attuazione per avere noi la competenza di legiferare ci deve comunque essere e, secondo me, bisogna anche fare in fretta.

Capisco quindi che l'esito della mozione sia scontato, rivendico però il fatto che questo è uno strumento di cui noi dobbiamo avere il pieno utilizzo e si può, ci sta, utilizzare una mozione per fare le due cose che abbiamo chiesto, cioè quella di invitare la Commissione a lavorare in quella direzione, cercando di elaborare una norma che non abbia all'interno della norma le griglie restrittive.

Il secondo impegno che abbiamo chiesto è quello di avere una continua - chiamiamola così - interlocuzione con la Commissione che monitori l'iter del provvedimento al fine di registrare gli aggiornamenti. Ricordo, tra l'altro, che questo secondo impegno è quello che è stato votato all'unanimità da questo Consiglio nel 2022, non sto parlando di un'altra legislatura, sto parlando di questa, sto parlando di una legislatura in cui noi avevamo presentato una mozione che aveva un impegno più stringente, e lo ricordo, era quello che impegnava il Presidente della I Commissione - che allora era il collega Restano - ad aggiornare, ogni qualvolta si fosse riunita la Commissione, sull'iter, sugli sviluppi del lavoro della Commissione Paritetica. Poi il presidente Lavevaz aveva chiesto di emendare... avevamo accettato l'emendamento che era quello di dare informazioni ogni qualvolta ci fossero stati degli aggiornamenti. Purtroppo di informazioni noi in I Commissione non ne abbiamo poi ricevute, questo è un dato di fatto, ma, purtroppo, succede sovente così, quindi abbiamo riproposto lo stesso identico impegno, pensando che un impegno del genere potesse essere votato. Non solo quel secondo impegno, anche il primo, secondo noi, aveva una formulazione che avrebbe permesso a tutti di votarlo, al di là di quelle che nelle premesse possono essere delle formulazioni, come mi ha fatto notare il collega Aggravi, che non sono così corrette per quello che riguarda lo Statuto che deve essere semmai revisionato, accetto la correzione, però l'invito che faceva questa mozione era - e lo rileggo perché voglio che rimanga proprio in evidenza -: "Un invito ai membri di parte regionale della Paritetica a operare affinché la competenza della Regione a disciplinare con propria legge le procedure e le modalità per il rilascio delle concessioni sia piena e ampia, senza clausole e griglie", questa è la competenza a legiferare, non la legge, perché sono due cose diverse.

Presidente - Chiedo all'Assemblea, in ragione anche del numero di persone che si sono prenotate per la dichiarazione di voto, se si ritiene di votare adesso o, anche in ragione dei tempi piuttosto stretti che abbiamo per la ripresa pomeridiana, di rinviare al pomeriggio le operazioni di voto.

Vedo che la proposta è accolta all'unanimità, sospendiamo e riprendiamo alle ore 15:00.

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La seduta termina alle ore 13:08.